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Contestualizzare la storia
E di Erin
creato il 27 gennaio 2008

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nymerios
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Inviato il 28 gennaio 2008 18:47

sulle azioni negative dell'uomo un certo Von Clausewitz, ufficiale prussiano durante le guerre napoleoniche, figlio del suo tempo e della sua cultura, parafrasando un certo filosofo greco stupido e sconosciuto, mi pare si chiamasse Platone, ed altri due filosofi che sostennero ciò, altrettanto insignificanti, di nome Seneca e Spinoza, disse che:

"un uomo è un animale sociale, dunque un animale politico. Un animale politico è un essere belligerante proprio perché la guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi."

 

(from Wikipedia)

Con questa asserzione von Clausewitz afferma che in una comunità la politica, e quindi l'azione di governo, sono gerarchicamente superiori alla guerra e la utilizzano come strumento per i propri scopi. Non è possibile concepire un progetto bellico se non sussiste una comunità politica, per quanto primordiale, che lo decida.[1] Ecco perché scrive anche:

« La guerra non è mai un atto isolato. »

« La guerra non scoppia mai in modo del tutto improvviso, la sua propagazione non è l'opera di un istante. »

 

Ancora più importante, seppure molto meno citata, è l'affermazione che la natura della guerra è la risultante di tre forze inseparabili: il cieco istinto (odio, inimicizia, violenza primordiale), la libera attività dell'anima (valore militare, gioco d'azzardo e calcolo delle probabilità, strategia) e la pura e semplice ragione (politica), che è l'unico elemento razionale:

« Il primo di questi tre aspetti riguarda particolarmente il popolo; il secondo, il comandante in capo e il suo esercito; e il terzo il governo. »

 

Queste convinzioni formano il contesto necessario entro cui comprendere altre affermazioni più "tecniche":

« La guerra è l'impiego illimitato della forza bruta. »

« La guerra è un atto di violenza il cui obiettivo è costringere l'avversario a eseguire la nostra volontà. »

« Scopo dell'atto di guerra è disarmare l'avversario. »

 

Ciò si ricollega dunque, Balon, al tuo discorso della ricerca del piacere.

 

"Uccidi un uomo e sei un assassino. Uccidine milioni e sei un conquistatore. Uccidili tutti e sei Dio".

(Jean Rostand)


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Ser Balon Swann
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Inviato il 28 gennaio 2008 18:49
Ma ti faccio notare una cosa. Nel titolo parlo di contestualizzare gli eventi storici. Alla fine l'azione di autoconservazione, di ricerca del piacere e del rifiuto del dolore, è sempre inserita in un contesto più ampio, soprattutto man mano che la società si evolve e diventa complessa.

 

semplicemente, la storia non è altro che una continua serie di sopraffazioni... la ricerca del Piacere di alcuni individui prevale sulla ricerca di altri individui... causando dolore e morte...

 

la morale, i diritti umani, la legge, non sono altro che "paletti" "protezioni artificiali" che gli uomini più forti(pochi o molti, dipende dalla società in questione) erigono al fine di tutelarsi dalla ricerca del piacere del prossimo, ricerca che spesso genera dolore e sopraffazione.

 

In definitiva, credo che la morale e la legge siano una esplicazione dell'istinto di autoconservazione e della volontà di raggiungere il piacere dei più forti (che, come ripeto x l'ennesima volta, può essere mangiare caviale o guadagnare il regno dei cieli).

 

 

es. nella cultura azteca i "più forti" erano i sacerdoti e i guerrieri. Ovvio che la morale e la legge fosse tutta improntata verso la guerra e una religiosità fanatica.

 

es. nella nostra cultura il "più forte" è il popolo, quindi tutti. Ovvio che la morale e la legge sia improntata verso la tutela equilibrata dei desideri e della volontà di tutti.

 

Alla fine, sotto sotto, alla base di tutto, c'è l'autoconservazione, il piacere e il dolore. Che si parli di Pericle, di Papa Giulio II, di Hitler.

 

Cambiano i concetti di piacere e dolore (che sono relativi), ma il discorso è sempre lo stesso.



joramun
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joramun
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Inviato il 28 gennaio 2008 19:00
Ma c'è una cosa che non cambia e non è mai cambiata: tutte le tue azioni si riducono a tre cose.

 

l'autoconservazione, la ricerca del piacere (che, ripeto, è da interpretare in senso molto vasto) e il rifiuto del dolore

Ok,ma ammetterai che,messa questo modo,la tua teoria diventa troppo "generalizzata" e non e` piu in grado di spiegare efficacemente la varieta delle azioni umane.

Ad esempio:la religione (istanza culturale) ci dice di donare,l`economia(altra istanza culturale) di pensare solo a noi stessi;la maggior parte di noi puo scegliere l`uno o l`altro atteggiamento,o raggiungere una sorta di compromesso che metta d`accordo tali "modus pensandi": come puo la tua teoria spiegare entrambi gli atteggiamenti?Per come la vedo io sarebbe come spiegare la caduta di una mela e la rotazione della terra con l`affermazione :"sono entrambe fatte di materia!"

In altre parole:se io compro un maglione e tu fai canottaggio,e ovvio che entrambi stiamo soddisfacendo un nostro piacere,ma con azioni molto differenti tra loro.;per te si tratta di differenze secondarie,per me e tutta la differenza del mondo.

:D :wacko: ^_^


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zack86sq
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Inviato il 28 gennaio 2008 19:37

Ho seguito con molto interesse il ragionamento di Balon fin qui espresso sui 3 bisogni primordiali di ogni uomo e su come questi influenzino ogni scelta del singolo individuo. E sono d'accordo con lui, ma solo limitatamente all'azione di una sola persona se questa non interagisse con altre limitando a sua volta il perseguimento degli stessi fini.

Quando si vuole contestualizzare un evento che ha coinvolto popoli interi in periodi distanti dal nostro, ho notato che, fin qui, si tende ad associare all'operato di qualcuno i termini assolutamente arbitrari di "giusto", "sbagliato" che si rifanno alla propria morale (assolutamente relativa e non scientifica) per cui le azioni di Hitler, o Giulio Cesare, subiscono un filtro in base alla morale di appartenenza e non in base al raggiungimento di un obiettivo oggettivo che Hitler, o Giulio Cesare, si era prefissato.

Premetto che qualunque storico che si permettesse di inserire un giudizio morale in un testo sarebbe quanto meno criticabile, dovendosi attenere all'oggettività dei fatti. Secondo me le azioni di ogni politico o militare o popolo dovrebbero essere condotte in termini di utilità alla causa->effetto->ottenimento di risultati->miglioramento scientifico della vita.

Perciò ritornando all'esempio di Hitler è fuorviante ragionare in termini morali del suo operato, sicuramente ad oggi non condivisibile. Ma non si può negare che sia stato un ottimo politico capace di catalizzare su di se le spinte nazionalistiche della Germania di inizio secolo. Allo stesso modo si può dire che sia stato un pessimo stratega e che abbia perso una guerra in malo modo. Ma evitiamo di dire "giusto" o altri aggettivi di stampo morale. Ragioniamo in termini di causa-effetto quando si parla di eventi complessi e ricostruiamoli senza giudicare, specie se gli eventi di cui si parla sono accaduti secoli fa. :)


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sharingan
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sharingan
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Inviato il 28 gennaio 2008 19:48

Sì ma è illusorio dire che la morale deve rimanere esclusa da un giudizio storico... la morale proprio perchè personale e intima non può essere messa da parte in nome di una scienza che è tutto fuorchè perfetta... il compito dello storico non è solo quello di ricostruire eventi storici in modo cronachistico e pedante ma deve anche dare un giudizio altrimenti il mestiere dello storico sarebbe semplicissimo e troveremmo libri tutti uguali... invece alcuni eventi sono giudicati in modo diverso da storico a storico mentre altri no... altrimenti abbiamo il pensiero unico... ma in certi casi come il nazismo l'evidenza della negatività di tale ideologia è talmente palese che dovrebbe essere automatica la condanna dello storico... e infatti così è... la morale non è un estranea nella storia ma ne è anzi forse il tratto più caratteristico...


 

« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »

 

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zack86sq
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Inviato il 28 gennaio 2008 20:15

Sì ma è illusorio dire che la morale deve rimanere esclusa da un giudizio storico... la morale proprio perchè personale e intima non può essere messa da parte in nome di una scienza che è tutto fuorchè perfetta... il compito dello storico non è solo quello di ricostruire eventi storici in modo cronachistico e pedante ma deve anche dare un giudizio altrimenti il mestiere dello storico sarebbe semplicissimo e troveremmo libri tutti uguali... invece alcuni eventi sono giudicati in modo diverso da storico a storico mentre altri no... altrimenti abbiamo il pensiero unico... ma in certi casi come il nazismo l'evidenza della negatività di tale ideologia è talmente palese che dovrebbe essere automatica la condanna dello storico... e infatti così è... la morale non è un estranea nella storia ma ne è anzi forse il tratto più caratteristico...

Non credo che costruire uno scenario completo con migliaia di interconnessioni sia così facile come credi, comunque anche se lo fosse non vedo come questo possa cambiare la sostanza di una ricostruzione ben fatta.

Anche se uno storico omette per scelta il suo punto di vista morale (ovvio che sia impossibile farlo completamente, ma almeno nei riferimenti espliciti è possibile) nessuno impedisce ad ognuno di noi di trarre un giudizio morale dal saggio scritto da questo storico. Anzi se tutti vedessero nel Nazismo di Hitler quell'aberrazione di regime che è stato senza essere condizionati da un giudizio morale già espresso dall'autore lo troveri molto più rilevante che se fosse un accodarsi al giudizio già espresso da altri. Ma è solo una mia opinione. :)

 

EDIT: la morale è forse quello che ci fa dire in tono dispregiativo "la storia la fanno i vincitori"


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Ser Balon Swann
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Inviato il 28 gennaio 2008 20:17
Ad esempio:la religione (istanza culturale) ci dice di donare,l`economia(altra istanza culturale) di pensare solo a noi stessi;la maggior parte di noi puo scegliere l`uno o l`altro atteggiamento,o raggiungere una sorta di compromesso che metta d`accordo tali "modus pensandi": come puo la tua teoria spiegare entrambi gli atteggiamenti?

 

molto semplicemente la religione è la speranza che la nostra ricerca del piacere possa finalmente trovare compimento in un mondo ultraterreno privo di dolore. Io dono pensando al futuro (se sono credente, ovviamente)

 

l'economia (diciamo pure "pensare a noi stessi") invece è la ricerca del piacere qui e adesso

 

 

sono fermamente convinto che facendo la carità ad un mendicante non pensiamo al mendicante, ma cerchiamo di gratificare il nostro ego... perdonatemi la licenza poetica, ma credo che ciò che in realtà vogliamo sia "vedere riflessa negli occhi degli altri una immagine migliore di quella che noi stessi vediamo guardandoci allo specchio"

 

ne è la prova il fatto che dopo aver dato 5 euro al barbone, la stragrande maggioranza delle persone non lo segue per vedere se va a comprarsi un pezzo di pane o invece un bella bozza di vodka... il destino del barbone in realtà ci è indifferente...


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Iskall Ytterligare
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Inviato il 28 gennaio 2008 20:52
Il mio, di me che scrive un libro di storia o un articolo di giornale.

Non sarà mai il mio pensiero puro e astratto dovuto solo alla mia psicologia e personalità, perchè questa stessa identica persona nata in Corea o in Laos o trecento anni fa la penserebbe diversamente.

Perchè? Per via della cultura di riferimento principale ^^

 

 

bene, è una soluzione ottima.

 

Quindi tu sei più o meno d'accordo con me quando definisco Cesare un criminale di guerra (visto che si la mia psicologia sia la mia personalità ma soprattutto la mia cultura mi insegnano che massacrare il 30% di un popolo non è proprio una bella azione...)

 

Sicuramente chi oggi facesse una cosa del genere sarebbe accusato di genocidio, e saremmo pure d'accordo.

All'epoca acclamavano Cesare e a queste cose nemmeno ci facevano caso.

Dov'è il problema? Mi sembra di scrivere un'ovvietà...



joramun
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Inviato il 28 gennaio 2008 22:22
molto semplicemente la religione è la speranza che la nostra ricerca del piacere possa finalmente trovare compimento in un mondo ultraterreno privo di dolore. Io dono pensando al futuro (se sono credente, ovviamente)

 

l'economia (diciamo pure "pensare a noi stessi") invece è la ricerca del piacere qui e adesso

 

 

sono fermamente convinto che facendo la carità ad un mendicante non pensiamo al mendicante, ma cerchiamo di gratificare il nostro ego... perdonatemi la licenza poetica, ma credo che ciò che in realtà vogliamo sia "vedere riflessa negli occhi degli altri una immagine migliore di quella che noi stessi vediamo guardandoci allo specchio"

 

ne è la prova il fatto che dopo aver dato 5 euro al barbone, la stragrande maggioranza delle persone non lo segue per vedere se va a comprarsi un pezzo di pane o invece un bella bozza di vodka... il destino del barbone in realtà ci è indifferente...

A parte che seguire un povero cristo dopo che gli ha dato 5 euro sarebbe un po strano.....

Accettiamo questa impostazione un po cinica (se posso dirlo),e ammettiamo pure che tutto quanto accada su questo pianeta sia dovuto a questa sorta di "deus ex machina" che per te sembra essere questo Piacere:non hai ancora dato una spiegazione del perche questo "piacere" assuma forme diversissime tra loro.Torniamo all`esempio del barbone di prima:io gli do 5 euro perche(a tuo parere) voglio gratificare il mio ego;la signora che passa prima di me non fa lo stesso.......perche?Non ti chiedo di spiegarmi il fatto (evidente,stando alla tua teoria)che cosi soddisfa il suo piacere,ma di spiegarmi perche il suo bisogno e diverso dal mio....

Stesso discorso per quello che tu definisci istinto di sopraffazione:"la storia non e altro che una continua serie di sopraffazioni",cosi hai detto.... questa affermazione e quantomeno semplicistica perche non spiega i progressi della scienza,lo sviluppo della cultura umanistica,l`arte e la filosofia (ma quelle le spiega il piacere,giusto,perche usare un solo deus ex machina quando ne possiamo avere due!);e anche volendo limitare la storia a una serie di conflitti,perche alcuni di questi si risolsero in genocidio mentre altre portarono alla democrazia?

Come dicevo prima,e una spiegazione troppo generica quella che tu dai:come se qualcuno ti chiedesse di spiegargli la precesione degli equinozi e i moti delle maree e tu gli rispondessi:"beh,perche la terra gira!"


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Ser Balon Swann
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Inviato il 28 gennaio 2008 23:28
Sicuramente chi oggi facesse una cosa del genere sarebbe accusato di genocidio, e saremmo pure d'accordo.

All'epoca acclamavano Cesare e a queste cose nemmeno ci facevano caso.

Dov'è il problema? Mi sembra di scrivere un'ovvietà...

 

 

nessun problema. quello che sto cercando di farti capire è che non puoi dire (adesso semplifico al massimo) "Hitler era cattivo e Cesare buono"

 

puoi dire invece

 

1. hitler era cattivo e cesare era cattivo (e in questo modo li giudichi dalla tua prospettiva culturale ecc.)

 

oppure

 

2. hitler e cesare non erano ne buoni ne cattivi, solamente uomini del loro tempo cresciuti in un dato contesto storico/sociale ecc (e in questo modo li giudichi immedesimandoti nella cultura del loro tempo)

 

 

non ha senso dire "hitler era cattivo e cesare buono", perchè uno lo giudichi con il metro di giudizio 1., mentre l'altro con il metro di giudizio 2.

 

 

 

Accettiamo questa impostazione un po cinica (se posso dirlo),e ammettiamo pure che tutto quanto accada su questo pianeta sia dovuto a questa sorta di "deus ex machina" che per te sembra essere questo Piacere:non hai ancora dato una spiegazione del perche questo "piacere" assuma forme diversissime tra loro.Torniamo all`esempio del barbone di prima:io gli do 5 euro perche(a tuo parere) voglio gratificare il mio ego;la signora che passa prima di me non fa lo stesso.......perche?Non ti chiedo di spiegarmi il fatto (evidente,stando alla tua teoria)che cosi soddisfa il suo piacere,ma di spiegarmi perche il suo bisogno e diverso dal mio....

 

già solo bevendo un bicchierino di troppo i tuoi valori morali cambiano dalla A alla Z

 

se poi assumi una bella droga pesante cambiano pure i tuoi gusti sessuali

 

e se ti si sballano gli ormoni da pacifico ecologista mi diventi dall'oggi al domani un serial killer

 

 

E' tutta una questione di ormoni, feromoni, sinapsi cerebrali, codice genetico, neuroni e quant'altro... che variano da perosna a persona

 

 

Stesso discorso per quello che tu definisci istinto di sopraffazione:"la storia non e altro che una continua serie di sopraffazioni",cosi hai detto.... questa affermazione e quantomeno semplicistica perche non spiega i progressi della scienza,lo sviluppo della cultura umanistica,l`arte e la filosofia (ma quelle le spiega il piacere,giusto,perche usare un solo deus ex machina quando ne possiamo avere due!);e anche volendo limitare la storia a una serie di conflitti,perche alcuni di questi si risolsero in genocidio mentre altre portarono alla democrazia?

 

 

i progressi della scienza,lo sviluppo della cultura umanistica,l`arte e la filosofia ... proprio così, l'arte e la filosofia possono dare un piacere intellettuale raffinatissimo, e in parte colmare la nostra tensione verso l'infinito...

 

quanto ai conflitti e come sono finiti... non so... potrebbe essere una questione di fortuna, di casualità, di abilità, un disegno divino...

 

io ti posso spiegare perchè scoppiano determinati conflitti, ma non sono in grado di dire perchè finiscono in un certo modo... certo una

fattore importantissimo è la forza (in tutte le sue forme), ma non so dire se sia l'unica componente


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Inviato il 29 gennaio 2008 0:04
nessun problema. quello che sto cercando di farti capire è che non puoi dire (adesso semplifico al massimo) "Hitler era cattivo e Cesare buono"

 

puoi dire invece

 

1. hitler era cattivo e cesare era cattivo (e in questo modo li giudichi dalla tua prospettiva culturale ecc.)

 

oppure

 

2. hitler e cesare non erano ne buoni ne cattivi, solamente uomini del loro tempo cresciuti in un dato contesto storico/sociale ecc (e in questo modo li giudichi immedesimandoti nella cultura del loro tempo)

 

 

non ha senso dire "hitler era cattivo e cesare buono", perchè uno lo giudichi con il metro di giudizio 1., mentre l'altro con il metro di giudizio 2.

 

Ehm... ma non dovremmo chiarire prima cosa vuol dire buono e che cosa cattivo? Non c'è un buono in senso assoluto, perchè per te, me e un antico romano magari son tre cose diverse. Tra me e te ci saranno più affinità dovute alla cultura d'origine, ecco, ma finisce qui. Non li giudico immedesimandomi nella cultura del loro tempo, come potrei fare? Semplicemente ho le mie opinioni e il mio metro, ma non è che in fatto di etica si possa usare una specie di sistema standard di pesi e misure...


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Ser Balon Swann
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Inviato il 29 gennaio 2008 0:50
Ehm... ma non dovremmo chiarire prima cosa vuol dire buono e che cosa cattivo? Non c'è un buono in senso assoluto, perchè per te, me e un antico romano magari son tre cose diverse. Tra me e te ci saranno più affinità dovute alla cultura d'origine, ecco, ma finisce qui. Non li giudico immedesimandomi nella cultura del loro tempo, come potrei fare? Semplicemente ho le mie opinioni e il mio metro, ma non è che in fatto di etica si possa usare una specie di sistema standard di pesi e misure...

 

insomma, a me non importa niente di che metro di giudizio usi per paragonare l'operato di due uomini... basta che sia lo stesso

 

o sono entrambi sottoposti alle tue personalissime e individualissime opinioni, o attraverso l'immedesimazione nel contesto dell'epoca (anche se diventa più difficile: da che punto di vista giudichiamo l'operato di cesare? da quello del romano medio? del gallo medio? dell'aristocratico medio? dello schiavo?)

 

quindi, se Hitler era un omicida, lo è anche Cesare

 

invece se Hitler è prodotto del suo tempo, lo è anche Cesare


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Inviato il 29 gennaio 2008 10:49 Autore

 

o sono entrambi sottoposti alle tue personalissime e individualissime opinioni, o attraverso l'immedesimazione nel contesto dell'epoca (anche se diventa più difficile: da che punto di vista giudichiamo l'operato di cesare? da quello del romano medio? del gallo medio? dell'aristocratico medio? dello schiavo?)

 

quindi, se Hitler era un omicida, lo è anche Cesare

 

invece se Hitler è prodotto del suo tempo, lo è anche Cesare

 

Si certo, se li giudico con la mia cultura sono entrambi omicidi.

Ma se li devo considerate come prodotti del loro tempo dico una cosa:

Cesare agisce perfettamente in armonia col suo tempo: fa guerre, conquista, prende schiavi ecc...nessuno della sua società sarebbe scandalizzato dal suo comportamento (diciamo che erano preoccupati dal fatto che poteva rovesciare il potere come poi ha fatto...ma del resto...Mario, Silla...non erano nemmeno passati 50 anni)

Hitler agisce 2000 anni dopo. Lo schiavismo (perchè se non venivano uccisi gli ebrei erano schiavi..), lo sterminio e compagnia danzante, NON sono in armonia con la società in cui vive. E' lui a farli diventare la norma della Germania in quel trentennio e passa del 900.


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Inviato il 29 gennaio 2008 12:03
Hitler agisce 2000 anni dopo. Lo schiavismo (perchè se non venivano uccisi gli ebrei erano schiavi..), lo sterminio e compagnia danzante, NON sono in armonia con la società in cui vive. E' lui a farli diventare la norma della Germania in quel trentennio e passa del 900.

 

 

quindi lo giudichi negativamente perchè non era in armonia con il suo tempo...

 

allora dovresti giudicare negativamente anche Cristo, tanto per dirne uno... oppure Galieo Galilei...

 

 

per lo stesso principio, dovresti anche evitare di giudicare negativamente la caccia alla streghe e la varie torture dell'inquisizione, in quanto perfettamente armoniose con i tempi...


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Inviato il 29 gennaio 2008 12:59

il lavoro dello storico è ANALIZZARE I FATTI E NON DARE GIUDIZI IN MERITO E, SE LI HA TENERSELI PER SE!

lo studio della storia non è fatto di opinioni personali, uno storico deve capire come e perché si è arrivati a certi avvenimenti, non dire "quello fu un criminale, questo fu giusto, quello un eroe..." anche perché oggi 2008 io posso ritenere Cesare un grande, un Israeliano può ritenerlo un criminale e un boscimano chiedere "Cesare chi?"...


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