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La tolleranza ha dei limiti
S di Ser Garlan Tyrell
creato il 06 giugno 2005

Questa discussione è stata archiviata, non è più possibile rispondere.
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Dayan
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Dayan
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Inviato il 01 luglio 2005 15:58

>) :victory:

 

ya ya.

E' dura sostenenere certe tesi per iscritto. La possibilità di misunderstanding è sempre molto alta, e su argomenti delicati...

 

bene così :victory:


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xaytar
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xaytar
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Inviato il 02 luglio 2005 1:42
E' da 25 pagine (o no, Xay?) che dico che italiani e stranieri devono essere UGUALI quando delinquono e quando si comportano bene!!

 

si...mi scoccia farti pensare che avevo inteso il contrario >)

ringrazio te e tutti quanti per questa discussione, che reputo molto bella e più che interessante :blink:

 

Ora, se vogliamo dire che nessuno è colpevole finchè non viene dimostrato il contrario va bene, avete ragione e nessuno lo discute.

 

Però la realtà è questa e qua a Milano tutti i giorni ci si va a sbattere contro soprusi e soprusi e soprusi.

 

Questa è la realtà. Punto.

 

Poi sulla teoria avete tutte le ragioni che volete. Sfortunatamente la vita è questa, se volete negarlo, fate pure, ma non la farà diventare diversa.

 

I problemi si risolvono riconoscendoli, non negandoli.

 

Io sono stufo di vedere queste cose, e dover star zitto per non essere tacciato di razzismo.

 

quando mi "incaponivo" non era per una difesa a prescindere degli immigrati, non ti vorrei far pensare così.

non voglio neppure dirti che a milano le cose non vadano bene, per carità.

credo a quello che dici, a quello che vedo e quello che sento: a milano la situazione è maledettamente critica.

tuttavia per una milano c'è una torrita (esempio di cittadina perfettamente integrata), insomma non volevo che si dicesse che tutta l'italia è come milano ed arrivare a generalizzare problemi :victory: non ti reputo razzista, se fossi milanese probabilmente sarei ancora più infuriato di te su queste cose :victory:

tuttavia, volevo porre proprio l'accento su questo: migliorare la situazione, mettere i problemi all'interno del proprio campo. così come io nn posso dire che tutta l'italia sia come torrita, nn puoi dire che tutta l'italia sia come milano, capisci? e le statistiche vanno tutte interpretate...il che non è una difesa dell'immigrato...

ribadisco come te la condanna al criminale, la necessità di una riforma a livello amministrativo-giudiziaro, eccetera...

il mio era solamente un porre l'accento su certe "dichiarazione generalizzanti (non razziste per carità)", tipo dire che la realtà è che gli immigrati sono dei criminali, che staremmo tutti meglio senza di loro, che ci rubano il lavoro le donne e la cultura ecc :P capisci cosa voglio dire? non lo sto dicendo nè con malizia nè con ironia, solamente il cercare di guardare il "cubo" da più angolazioni: perchè se il cubo lo guardi solamente da una certa visuale, vedi un quadrato e basta :victory:


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Mornon
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Inviato il 02 luglio 2005 13:36
Nello specifico Adel Smith ha infranto alcune di queste regole?!

 

Chiamare "cadaverino" il crocifisso e buttarlo dalla finestra è da considerarsi diffamazione/ingiuria/vilipendio?


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Brandon
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Inviato il 02 luglio 2005 13:53

Stradella, morti due coniugi

scomparsa la figlioletta

 

STRADELLA (PAVIA) - I corpi senza vita di marito e moglie, di origine marocchina, sono stati trovati stamani in un appartamento di via Nazionale, a Stradella, nel Pavese. La prima ipotesi è quella dell'omicidio-suicidio: l'uomo avrebbe strangolato la moglie e poi si sarebbe impiccato. Sulla vicenda c'è, però, un ulteriore giallo: si sono perse le tracce della figlioletta della coppia, una bimba di sette anni. La morte di Aziz B., 30 anni, operaio in un'officina a Arena Po poco distante da Pavia, e di sua moglie Malka K. di 29, dai primi accertamenti, risalirebbe a martedì scorso, anche se l'allarme è scattato solo stamani. I coniugi erano immigrati regolari e vivevano da un paio d'anni nel comune pavese.

 

Posto questo trafiletto preso dal corriere perche' anche loro sono vittime di cui anche noi siamo responsabili.

 

Ciao


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Damien Amfar
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Inviato il 02 luglio 2005 14:01
Chiamare "cadaverino" il crocifisso e buttarlo dalla finestra è da considerarsi diffamazione/ingiuria/vilipendio?

 

 

Vilipendio penso di no, visto che non è la bandiera italiana o qualsiasi altro simbolo legato allo stato. Diffamazione credo sia rivolta verso una persona :wub:

 

Sinceramente non saprei come si potrebbe imputare l'offesa (sempre che di offesa si possa parlare, un avvocato non avrebbe problemi a far notare che "cadaverino" significa "piccolo cadavere" e non ha accezione negativa ^_^ ).

 

 

 

 

 

 

 

Ciauz ;)


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Damien Amfar
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Inviato il 02 luglio 2005 14:03

Posto questo trafiletto perche' anche loro sono vittime di cui anche noi siamo responsabili.

Eh?! :wub:

 

 

Al più dobbiamo cercare la bambina, di cosa saremmo responsabili?!

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciauz ;)


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Inviato il 02 luglio 2005 14:06

quando una persona si suicida a mio avviso siamo tutti un po' responsabili.

 

Ma ovviamente questa riflessione puo' essere opinabile.

 

Come tutte a dir il vero.


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Inviato il 02 luglio 2005 14:17
Chiamare "cadaverino" il crocifisso e buttarlo dalla finestra è da considerarsi diffamazione/ingiuria/vilipendio?

 

 

Vilipendio penso di no, visto che non è la bandiera italiana o qualsiasi altro simbolo legato allo stato

 

Il vilipendio è solo verso cose legate allo stato? ;)

 

 

Diffamazione credo sia rivolta verso una persona

 

Effettivamente forse sí :wub:

 

 

Sinceramente non saprei come si potrebbe imputare l'offesa (sempre che di offesa si possa parlare, un avvocato non avrebbe problemi a far notare che "cadaverino" significa "piccolo cadavere" e non ha accezione negativa

 

Qui gli avvocati ci sguazzerebbero, penso ^_^


D
Damien Amfar
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Inviato il 02 luglio 2005 14:34
Il vilipendio è solo verso cose legate allo stato?

 

No, il vilipendio è un'offesa, ma è reato solo per ciò che rappresenta lo stato. Il resto credo abbia un'altro nome, ma aspettiamo Lord o Sergio per saperne di più ;)

 

 

quando una persona si suicida a mio avviso siamo tutti un po' responsabili.

 

Hai ragione, è assolutamente opinabile ^_^

 

 

 

 

 

 

 

Ciauz :wub:


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Inviato il 02 luglio 2005 14:36

grazie dell'arguta osservazione :wub:


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Inviato il 02 luglio 2005 19:30

Se per Lord si intendeva me, eccomi ;)

Ha ragione Mike il vilipendio è un delitto contro la 'personalità dello stato' e comprende quindi anche le istituzioni ed i simboli cche lo rappresentato (presidente, bandiera, ecc.). Si può compiere sia con scritti che parole e perfino atti concreti (il classico esempio della bandiera buciata o strappata). Di più non ricordo o non me na fido a prendere i libri polverosi dell'uni :p

 

Ingiuria e diffamazione offendono il "decoro" e l'"onore" di una persona, anche giuridica (associazioni, ecc.). Il giudice dovrà indagare sulla effetiva lesione di queste due qualità. Si differenziano per la gravità :wub:

 

ciao, ciao


M
Mornon
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Inviato il 02 luglio 2005 20:07

E se uno insultasse i simboli di una qualche religione? :wub:


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Inviato il 02 luglio 2005 20:57

Un tempo era reato come alla bandiera, oggi non lo è più.


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Lord Lupo
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Inviato il 03 luglio 2005 12:15
E se uno insultasse i simboli di una qualche religione? ;)

Si dovrebbe valutare se tali insulti ledono il decoro e/o l'onore dell'ingiuriato o diffamato :D

Ma è una cosa, comunque, diversa dal vilipendio anche nel modus procedendi. Se non sbaglio (dovrei controllare sul codice per essere sicuro) in caso di vilipendio l'autorità giudiziaria può procedere d'ufficio. Invece per ingiuria e diffamazione si procede a querela di parte...


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Brandon
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Inviato il 13 luglio 2005 16:20

Questo articolo mi sembrava utile alla discussione.

Ciao

 

 

http://www.repubblica.it/2005/b/rubriche/g...nitl/unitl.html

 

 

Omar, a un passo dalla cittadinanza

trovò la porta dell'ufficio chiusa

 

 

Omar ha fatto tante file che ha perso il conto. Anche di notte, a volte. Quello che gli fa rabbia è che la legge è dalla sua parte. Nessuno mette in discussione che abbia i requisiti per ottenere i documenti che gli consentirebbero di lavorare in Italia.

 

Non è il solo. Sono tantissimi quelli che si trovano nella sua condizione. Ha presentato tutti i certificati richiesti. "Deve solo attendere", gli hanno detto.

 

Sono passati due anni. Ma c'è anche chi attende da molto più tempo: dieci anni, addirittura. Omar sa benissimo che chi lascia il proprio paese va incontro a disagi, difficoltà e a volte anche a discriminazioni. Ma credeva che ci fosse un limite, anche perché non è stato lui, ma un suo parente morto da anni, a compiere quel passo.

 

La cosa che gli fa più rabbia - mentre per l'ennesima volta si avvia verso l'ufficio - è che mai gli è stata data una risposta negativa. In tal caso avrebbe potuto reagire in qualche modo: presentare un ricorso, anche avviare una causa. Invece niente: il suo diritto è sempre stato negato attraverso il più subdolo dei metodi, il rinvio della risposta. A volte determinato da problemi burocratici, da qualche altro documento da presentare, più spesso semplicemente dal fatto di non essere riuscito ad arrivare allo sportello.

 

Il fatto di non essere il solo è l'unica consolazione. Omar sa che il suo problema è condiviso da altre seicentomila persone, quante, in Italia, sono state regolarizzate con l'ultima sanatoria. Qualcuno l'ha risolto arrendendosi alle pretese delle varie 'agenziè che sono fiorite là, attorno all'ufficio: con 500-1000 euro, o l'equivalente in dollari, è possibile avere il documento in tempi più rapidi e anche evitare le file. Ma Omar non ha tutti quei soldi e, inoltre, non vede perché dovrebbe pagare per qualcosa che gli spetta. Anche perché, come tutti, un po' di soldi li ha comunque già spesi, fra traduzioni e ricerche d'archivio, per presentare la domanda. Circa 500 euro, molto per le sue tasche di disoccupato.

 

Adesso è alle viste dell'ufficio. Non crede ai suoi occhi. Controlla l'ora: sono già le otto e pensava di essere in ritardo. Temeva di trovare davanti a sé una fila ancora più lunga e caotica di quelle che ha visto tante volte negli ultimi anni. Invece la strada è sgombra, deserta.

 

Accelera il passo. Forse è davvero la volta buona. Arriva davanti alla porta. E' chiusa. Un sospetto trasforma rapidamente la speranza in inquietudine. Bussa. Nessuna risposta. Bussa un'altra volta. Niente. Ma c'è un tale che si dirige nella sua direzione. Gli parla direttamente in italiano: "Hanno chiuso", gli dice. Omar è sbalordito: "Hanno chiuso così, senza nemmeno avvertire?". "Sì - è la risposta - hanno semplicemente chiuso, evidentemente non ce la fanno e non sanno nemmeno come dirlo. Ma legga un po' qua".

 

E' il ritaglio di un giornale, la data è il 25 maggio scorso. Un'intervista al responsabile dell'ufficio con la porta sprangata: "Abbiamo un arretrato di lavoro per almeno dieci anni. Nel 2003 le pratiche sono state 43.000, nel 2003, 75.000, nel 2004 abbiamo superato la cifra del primo anno: 44.500. Insomma, noi ce la mettiamo tutta. Ma abbiamo perduto novanta impiegati ed è chiaro che siamo stati costretti a rallentare i ritmi di lavoro". "sarà - dice con rabbia Omar - ma quando il problema della cittadinanza riguarda un calciatore, alla fine si risolve tutto". Ne ottiene uno sguardo di solidarietà e di compassione. Il genere di sguardo che si rivolge a chi proprio non sa come va il mondo. Decide di chiudere la conversazione: "Adios", dice e prende malinconicamente la strada del ritorno. Percorre la Avenida Marcelo T. de Alvear, raggiunge la Avenida 9 de Julio diretto verso la fermata del metro.

 

Omar, infatti, non si trova in Italia. L'ufficio che non lo riceve non è quello di una questura. E' il nostro consolato di Buenos Aires. E le dichiarazione riportate in quell'articolo (apparso sul quotidiano "La Nacion") non sono di un funzionario della polizia italiana ma del responsabile dell'ufficio passaporti del consolato generale italiano nella capitale argentina. Omar, nipote di emigrati italiani, è uno dei tanti che hanno presentato - in base alla legge - domanda per avere la cittadinanza del loro paese d'origine con la speranza di tornare e di trovare un lavoro.

A volte, gli "altri" siamo noi.

 

(13 luglio 2005)


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