Se avete tempo/voglia, sarei interessato a sapere il vosto parere: usciamo da Tolkien e da altri autori piú o meno noti, e andiamo sul fantasy contemporaneo e nostrano. Ho in mente un libro particolare, di uno scrittore che conosciamo: La Rocca dei Silenzi. Se non proprio questa, un'impostazione simile a vostro parere potrebbe far assurgere il fantasy a livello artistico, dell'altra letteratura, come altri generi hanno già fatto? Ovviamente, mi riferisco alla nota dell'autore

Purtroppo non l'ho ancora letto (e neanche comprato ad essere sincero Andrea PERDONOOOO).

Ciauz

Non avendolo letto (e purtroppo non avendo tempo libero per i prossimi tre mesi) ho cercato adesso sulla rete qualche informazione. Ho trovato un brano del libro su questo link, so che non è sufficiente per giudicare l'opera, però da quel che ho letto, lo stile , l'ambiente, i personaggi e i loro nomi, e anche le armi mi sembrano tradizionalmente fantasy, quasi una partita a D&D (anche la centralità data ai personaggi e non alle loro azioni me lo fa pensare). Non vedo innovazione, ma da un piccolo brano certo non posso vedere i messaggi dell'opera, o particolari più generali.

l'autore scrive (tratto dal suo sito):

Ho una qualche speranza? Sì, che La Rocca dei Silenzi chiarisca una volta per tutte qual è il mio pensiero sulla fantasy attuale, che troppo spesso perde il senso della misura.

   Non avrete tra le mani un libro di 800 pagine, con 40 personaggi diversi e 10 trame parallele. I miei numeri, questa volta, sono più bassi. Ma, spero, più difficili da dimenticare.

Con questo mi pare si differenzi da Tolkien e dalla sua volontà di creare un mondo.

Detto questo, confesso che questo romanzo mi piace e che va esattamente nella direzione che mi ero auspicato: intensità e nessuna pietà con ciò che è sciocco buonismo. Nel contempo, è fantasy classica, perché, mi dico, cosa, noi italiani non siamo in grado di scriverne di buona? Mi spiace, ma penso proprio questa sia una sciocchezza, come lo è volersi instradare a forza in direzione mediterranea, più nostrana: lo faccia chi sente di esservi incline. Io no.

   Sono cresciuto con romanzi anglosassoni, relativamente al fantastico, e questo scrivo per il momento, senza preoccuparmi troppo perché sono mosso dall'entusiasmo più genuino. E perché è ancora il tempo del revisionismo, per me, ne sono fermamente convinto; c'è ancora troppo che vorrei nei filoni con cui sono cresciuto.

   Quello dello stacco totale, dell'originalità piena, non è ancora prossimo. Arriverà, le radici attecchiscono lentamente e devono espandersi forti e ramificarsi; poi sarà il momento.

Non posso dire altro.

To', ho scoperto solo ora che D'Angelo è un utente di questo forum...

le armi mi sembrano tradizionalmente fantasy, quasi una partita a D&D

Le armi sono le classiche medioevali, in un'ambientazione simile non mi pare strano

Comunque, per chi fosse interessato, faccio una breve ancitipazione; breve, ma non da poco, leggerla vorrebbe dire capire alcune cose del romanzo, cose che sono rese parecchio dopo l'inizio. Non dico nulla sul romanzo in sé, ma quanto scriverò facilmente farebbe capire delle cose, nel corso della lettura del romanzo. A voi la scelta

ANTICIPAZIONI

Il romanzo contiene una riflessione sul "problema" etico della clonazione e della manipolazione genetica, e nella nota dell'autore viene anche spiegato il motivo che ha spinto a scrivere questo romanzo - motivo compreso dopo averci ragionato su.

Se avete tempo/voglia, sarei interessato a sapere il vosto parere: usciamo da Tolkien e da altri autori piú o meno noti, e andiamo sul fantasy contemporaneo e nostrano. Ho in mente un libro particolare, di uno scrittore che conosciamo: La Rocca dei Silenzi. Se non proprio questa, un'impostazione simile a vostro parere potrebbe far assurgere il fantasy a livello artistico, dell'altra letteratura, come altri generi hanno già fatto? Ovviamente, mi riferisco alla nota dell'autore

Per la mia opinione in dettaglio sul libro rimando al 3d in rilievo qui nel Forte

A proposito della domanda posta da Mornon invece devo dire che "La Rocca dei Silenzi" rappresenta, imho, un esempio ben riuscito di come la fantasy possa tranquillamente incarnare temi di rilievo.

Nello specifico la Rocca tocca, anche se in maniera non travolgente imho , un grande tema dei giorni nostri (la dialettica tra tecnica e morale). Non posso dire che la Rocca sia un punto di arrivo, quanto a forza e complessità dei temi trattati, ma neanche che non sia segno di un'importante corrente alternativa alla fantasy da botteghino.

Insomma, questa è, imho, la strada giusta da percorrere, anche se di strada bisogna macinarne ancora tanta

Chiarisco una cosa. In tutto questo non c'è nessuna critica personale ad Andrea, che anzi ammiro perchè è riuscito a far accettare all'editore qualcosa di più impegnato (della solita fantasy, non so se la Fortezza è sulla stessa linea della Rocca perchè non l'ho letta ). Sarebbe interessante sapere se è stato difficile il dialogo con la Nord su questo punto

Ciauz