Samuel, infatti ho voluto precisare che io non lo penso affatto: il problema è molto più serio che qualche "scienziato pazzo", purtroppo :-(
Pegli. Ti ringrazio davvero per i link che hai messo. Non è che ne avresti anche qualcuno di qualche rivista scientifica seria? Magari non influenzata dalla politica che oggi cavalca qualsiasi baggianata per avere voti? O magari che non ci faccia credere che in Italia si cerca una possibilità di metodi scientifici alternativi (cosa che sembrano fare di più i nazimalisti e i politici dei ricercatori), mentre l'unica alternativa che si segue da anni nel nostro paese è quella di non finanziare la ricerca, mentre negli altri paesi si finanzia anche proprio la ricerca sugli animali?
Prima di rispondere con altre argomentazioni, vorrei capire dove farlo.
Non mi va di rispondere a provocazioni, grazie.
Non so quanto un biologo molecolare possa essere considerato attendibile nei suoi pareri sulla sperimentazione animale... chissà se un oncologo può esserlo a proposito di tumori e salute ;-)
Esistono 5 posti nel mondo dove i centenari sono molto più frequenti che in qualsiasi posto. Uno di questi è in Sardegna e ti assicuro che lì non si fanno mancare né la carne, né grassissimi formaggi di pecora, né il vino. Da National Geographic cartaceo.
Da quando gli indiani sono un popolo vegetariano? La mangiano eccome la carne, non il manzo, ma la mangiano.
Come dice lo stesso articolo, dottori consigliano la carne (la maggior parte), mentre qualcuno no. La maggior parte diranno di non esagerare, come per qualsiasi cosa.
Arrivo un po' tardi e ammetto che non ho letto tutta la discussione..
In un paese come l'Italia parlare di veganesimo é relativamente piú facile perché la frutta e verdura di stagione sono sempre disponibili.
Non credo che una dieta vegana sia sostenibile per tutti quei paesi dal clima piú rigido che dipendo dall'import di vegitali freschi.
Frutta e vedura importati sono sempre di qualita piú scadente rispetto alla frutta e verdura di stagione a km zero.
Vegitali di import e exoport non possono essere elementi di una buona dieta equilibrata, l'apporto nutritivo é ridotto e come gusto sanno spesso di plastica.
Le spese di trasporto fanno levitare i costi per i prodotti giá di loro mediocri, quidi é alquanto impensabile vincere la concorrenza con la carne.
Dispendio enegetico di una persona che lavora tutto il giorno al freddo é piú alto, difficilmente si puó saziare con quello che la dieta vegana offre.
Non so quanto un biologo molecolare possa essere considerato attendibile nei suoi pareri sulla sperimentazione animale... chissà se un oncologo può esserlo a proposito di tumori e salute ;-)
Ripeto come sopra: le robe dette sono sempre le stesse, a cui si è già risposto. Cosa ti aspetti, mettendo un video della Hack o un articolo di Veronesi? Che veniamo tutti colti da un illuminazine divina e iniziamo a dire "se lo hanno detto "LORO" allora deve essere vero"?
Almeno per me l'ipse dixit non funziona; che Gandhi fosse vegetariano non potrebbe fregarmene una mazza.
E' dimostrato che i vegetariani sono dal 20 all'80% più protetti dalle malattie cardiovascolari , il 40% più protetti dal cancro e dal 20 al 60% più protetti dall'alta pressione arteriosa.
I soliti numeri in allegria. Più protetti rispetto a chi?
Rispetto agli onnivori in generale? Un po grossolana come suddivisione, no?
Rispetto agli onnivori che eccedono nel consumo di carne? E grazie al quarzo!
Rispetto agli onnivori sedentari? Quelli stressati e con ritmi infernali? Lo stile di vita incide sul rischio cardiovascolare quanto e più dell'alimentazione, anche questo è dimostrato....ma Veronesi non lo dice.
Anche perché pesano in media circa il 10% in meno rispetto agli onnivori. Proteggendoci dall'obesità, il vegetarianesimo riduce il rischio di diabete e ancora malattie cardiovascolari e tumori.
Ahhhh....ecco qual era il barbatrucco. Si da per scontato che una dieta onnivora conduca inevitabilmente, deterministicamente, al sovrappeso e si dice che allora la dieta vegetariana è meglio. Ditemi voi se è un modo corretto di fare informazione scientifica.
I bambini indiani, cha appartengono ad un popolo tutto vegetariano per cultura, hanno in media un quoziente intellettivo elevatissimo.
Qui onestamente non so cosa rispondere, visto che dalle inesattezze si passa alla menzogna totale. In India si mangia la carne (sopratutto pollo, ma anche agnello) nell'entroterra, e si mangia anche il pesce nelle zone costiere. L'unica parte dell'India in cui il consumo è ridotto fin quasi al vegetarianesimo è nell'entroterra della zona sud del paese.
Questo è un film/documentario (prodotto e co-diretto da Kip Andresen con il supporto di Leonardo Di Caprio) che trovo davvero utile e ricco di informazioni, se qualcuno avesse davvero voglia di osservare al di là dei luoghi comuni.
Non ci sono immagini cruente (solo un paio e brevissime, il tema è soprattutto la sostenibilità per l'ambiente di carne e derivati), e si criticano apertamente anche moltissime delle più note associazioni mondiali ambientaliste.
Dura circa un'ora e mezza, è in lingua originale con i sottotitoli... ma penso che valga davvero la pena guardarlo, per chiunque abbia a cuore questi temi (anche in modo critico):
Restano però due domande alle quali ancora non ho trovato risposta e rispetto alle quali sono davvero curiosa.
Senza malizia chiedo a chiunque si senta di rispondere:
1) Perché in una visione di 'rispetto della vita', una vita animale vale più di quella vegetale? Non mangio carne di animale, ma verdura sì. Entrambi sono organi vitali e non sappiamo quanta sofferenza provi una verdura quando è strappata dalla terra.
2) Chi opta per una vita orientata secondo il suddetto principio 'rispetto della vita', come si pone rispetto a deratizzazione, disinfestazioni contro mosche, vespe e zanzare, eliminazione di acari e pidocchi, debellamento di virus e batteri causa di malattie come ebola, epatite, colera, lebbra, difetrite, AIDS e così via?
Bisognerebbe parlare non di rispetto per la vita, ma di rispetto per l'autocoscienza e la biodiversità.
In tal modo si giustificherebbe razionalmente.
1) il mangiare/sfruttare piante/vegetali (non sono autocoscienti), con il limite di non intaccare la biodiversità (es. no alla deforestazione).
2) il non mangiare/sfruttare animali dotati di una certa complessità e intelligenza in quanto bene o male autocoscienti (che poi sono gli animali che inducono i sentimenti "teneroni" di empatia... cani gatti agnellini vitellini porcellini pulcini delfini ecc.), e in ogni caso rispettare l'equilibrio naturale (es. no in ogni caso alla pesca selvaggia, anche se le sardine e i gamberetti non posso certo dirsi particolarmente intelligenti e autocoscienti).
3) fare ecatombe di pidocchi, virus e batteri (non sono minimamente intelligenti/autocoscienti e in ogni caso ce ne sono così tanti fantistiliardi che la biodiversità non sarebbe minimamente intaccata).
Ovvio che atteggiamenti estremisti, come per esempio imporre il divieto di consumare il latte e le uova di mucche o galline allevate in condizioni dignitose, o la pretesa di individuare dei confini e dei criteri oggettivi e precisi sia per quanto riguarda i meritevoli di tutela (diciamo che il pidocchio non è autocosciente, mentre il delfino è autocosciente, e dunque il primo si può uccidere mentre il secondo no: che dire dei "casi limite", tipo la vongola? Credo che la scelta se mangiarla/ucciderla o meno dovrebbe essere lasciata "libera") restano e resteranno sempre irrazionali...
E i topi?
Intendo anche tipo i ratti di fogna, che non solo ci fanno saltare sulla sedia, ma che sono grossi come gatti, aggressivi come un animale rognoso e per i quali, se hai la disgrazia di trovartene uno in caso, sei costretto a mettere in atto vere e proprie procedure sanitarie di disenfettazione. Con loro, nel caso, come mi comporto se scelgo una vita orientata rispetto per la vita/autocoscienza/biodiversità?
I topi sono animali di riconosciuta intelligenza (oltre che estremamente parac**i!).
A parte che non metterei la mano sul fuoco su gamberetti, pidocchi, batteri e così via.
Eh beh teoricamente i topi dovrebbero rientrare negli intoccabili.
A meno di non essere così tanti e così zozzi da minacciare, in virtù del loro numero e del loro essere portatori di pericolose malattie, la biodiversità stessa.
L'uomo è pur sempre parte di questo mondo, è ovvio e naturale che elimini (nei limiti di una "reazione proporzionata") animali che minacciano la sua esistenza e la sua salute.
Credo che neanche l'animalista più invasato affermerebbe il contrario..
Certo un discorso tipo "i ratti sono brutti e schifosi, offendono il mio gusto estetico, sterminiamoli" sarebbe inaccettabile.
Su gamberetti e pidocchi e meduse e vongole... magari hanno una coscienza (quantomeno percepiscono la realtà esterna e reagiscono a determinati stimoli), ma dubito abbiano addirittura un'autocoscienza... per non parlare della coscienza dell'autocoscienza (apparente gioco di parole ma che secondo me è un livello che appartiene solo all'uomo - adulto e "pensante" -)
Non sono proprio convinta al 100% della coscienza dell'autocoscienza come discriminante, come non lo sono dell'intelligenza perché si potrebbe ribattere "E che cos'è autocoscienza? Cos'è intelligenza?" ecc. Non sono concetti universali, ma suscettibili di diverse interpretazioni nella loro stessa definizione più comune. Qui si parla, invece, di farne dei criteri per stabilire dignità o maggiore diritto di avere rispetto e di vivere.
ma nessun concetto è davvero universale...
anche il concetto di vita è variamente interpretabile e varia a seconda dei luoghi, tempi, ambiti.
Io faccio il ragionamento inverso.
Non mi chiedo: quali sono i criteri che mi diranno chi merita di vivere e chi no?
Io parto dalla considerazione che gli animalisti hanno già deciso - a monte - chi merita di vivere e chi no: ovvero, i vegetali e gli animali meno complessi/evoluti/intelligenti tendenzialmente possono morire senza patemi, gli animali evoluti/complessi/intelligenti tendenzialmente meritano la massima tutela, ammettendo deroghe solo in caso di situazioni altamente impattanti sull'ambiente.
Come si potrebbe giustificare razionalmente questo stato di cose? Rispetto della biodiversità e dell'intelligenza (o coscienza o che so io).
Ovviamente ci sono innumerevoli altri criteri, più o meno razionali, più o meno vantaggiosi, che ci possono dire chi/cosa merita la vita/rispetto e chi/cosa invece no. E' tranquillamente sostenibile la tesi che solo gli esseri umani vanno tutelati in questo senso eh, e il resto dei viventi è lì a nostro uso e consumo.
Il realtà per gli animalisti tutti gli appartenenti al regno animale sono da tutelare. A meno che non sia necessario ucciderli per "autodifesa" o per sopravvivere (ma in questi casi può essere legittimo pure umani gli uomini, quindi...).
Quelli che ammettono la possibilità di mangiare gli animali meno complessi sono al massimo una netta minoranza.