Peccato che peppa pig sia in tutto e per tutto una BAMBINA con le sembianze di un maiale! Peppa pig vive in una casa, va a scuola, va a trovare i nonni, aiuta la mamma in cucina, festeggia i compleanni, non mi risulta che nessun maiale REALE faccia altrettanto. Nella maggior parte dei cartoni per bambini gli animali sono umanizzati e hanno caratteristiche molto più umane che animali. Masha (di Masha ed orso) ha un orso come baby sitter, dubito che nella realtà un orso sarebbe disposto a prendersi cura di una bambina!! Quindi se avessi voluto far comprendere a tua nipote cosa mangia, forse sarebbe stato meglio portarla in una fattoria a vedere un maiale REALE, anziché paragonarlo a peppa pig!!
Mia nipote sa che i maiali non sono come Peppa Pig, e le è stato anche spiegato che orsi e lupi (e gli animali in generale) non si comportano come appaiono nei cartoni. Resta il fatto, però, che ammettere ciò che facciamo con gli animali è considerato immorale.
Tra l'altro, vivo in campagna, e mia nipote è a stretto contatto con conigli e polli (una volta anche con capre). Dirle che quegli animali si devono mangiare non dovrebbe essere così sbagliato.
E allora perdonami ma non capisco il senso del tuo esempio. Non ho mai detto che sia sbagliato farle vedere un coniglio e spiegarle che si mangia (tra l'altro io ho fatto l'esempio del maiale allevato in fattoria, quindi...), ho detto che non mi pare opportuno usare il personaggio di un cartone animato, peraltro quasi totalmente umanizzato, per spiegarle tale concetto. È immorale non concedere all'animale una vita dignitosa, per quel che mi riguarda non ho mai reputato IMMORALE cibarsi di un animale, ma forse il mio codice etico fa un po' acqua, non so.
Sto semplicemente facendo notare, da un punto di vista neutrale, che nonostante si affermi che gli animali vadano trattati in un certo modo (poiché è necessario/sono inferiori), allo stesso tempo si prova vergogna per ciò che si fa.
"Va bene mangiare un maiale, ma guai ucciderlo in pubblico/davanti ai bambini".
Ovviamente sto parlando in modo generico, riferendomi alla società, non ai comportamenti delle singole persone.
P.s. L'esempio che ho fatto magari è un tantino estremizzato (però lei sapeva già cos'è un maiale vero, semplicemente non lo collegava al prosciutto).
Per molte persone è facile liquidare la faccenda con frasi come "siamo onnivori quindi dobbiamo per forza mangiare carne" oppure "l'atto di uccidere per procurarsi sostentamento è naturale e quindi non c'è nulla di male", fin tanto che la carne la si va a comprare al supermercato. La cosa cambia quando invece si deve "tornare alle origini", cacciare e uccidere di persona la preda per potersene nutrire. In quanti sarebbero ancora in grado di farlo?
Intendi dal punto di vista emotivo? Ben pochi, suppongo. Ma non per ipocrisia, quanto per il fatto che la progressiva settorializzazione della nostra società industriale ha fatto si che determinate mansioni che una volta erano più "comuni" tra la gente finissero per essere svolte solo da determinati settori della società. Se per 3 - 4 generazioni deputi l'uccisione degli animali a determinati contesti, è ovvio che l'uomo comune perda dimestichezza, anche emotiva, con l'atto di uccidere un animale. Un nostro padre o nostro nonno ne avrebbero molta di più, provenendo da un ambiente più vicino alle tradizioni rurali; i nostri figli, probabilmente, ne avranno ancora meno di noi. Per quel che vale, se il pescivendolo mi da il pesce vivo, non ho problemi a seccarlo di persona.
Cacciare e uccidere sarebbe probabilmente un modo più equo di procurarsi la carne, una "sfida"più alla pari col mondo animale, ma facendolo finiremmo per sterminare quasi totalmente la fauna mondiale, se davvero volessimo raggiungere lo stesso livello di produttività dell'allevamento. Allevamento che comunque non è che sia la più innaturale delle cose per noi, visto che lo facciamo da oltre 10.000 anni.
Perché dovremmo vergognarci di quello che facciamo agli altri animali, se consideriamo giusto e normale cibarcene?
Infatti no. Non dovremmo.
Sto semplicemente facendo notare, da un punto di vista neutrale, che nonostante si affermi che gli animali vadano trattati in un certo modo (poiché è necessario/sono inferiori), allo stesso tempo si prova vergogna per ciò che si fa.
"Va bene mangiare un maiale, ma guai ucciderlo in pubblico/davanti ai bambini".
Aspetta. La vergogna o l'ipocrisia non c'entrano nulla con questo. Semplicemente c'è modo e modo di far passare un messaggio. Io sono favorevolissimo all'educazione sessuale nelle scuole, e sono tutto fuorchè un bacchettone, ma non è che per spiegare il sesso ai ragazzi li porto a vedere una coppia che sc**a.
Be' è un discorso alquanto generico che inoltre prende in considerazione solo alcuni animali, perché francamente io non ho mai visto un adulto preoccuparsi di uccidere un insetto di fronte ad un bambino. È logico che, quando si tratta di bambini, ci sia anche una certa attenzione per ciò che viene loro mostrato. Uccidere un coniglio non è come schiacciare una mosca, nel primo caso, infatti, il bambino vedrà sangue, le interiora dell'animale, etc., tutte cose che potrebbero colpirlo, disgustarlo, etc. Quindi non è sempre la vergogna ciò che spinge gli adulti a non mostrare l'uccisione di un animale ad un bambino. Io non mostrerei ad un bambino neppure un'autopsia, per fare un esempio assurdo, ma questo non vuol dire che il medico legale debba provare vergogna per il suo lavoro. Io sono cresciuta in campagna e ho visto, fin da bambina, mia nonna sgozzare polli e sventrare conigli, lei non si è mai vergognata di ciò che faceva né io sono mai rimasta traumatizzata dalla cosa, però posso capire che magari un genitore preferisca risparmiare al figlio piccolo la visione di qualcosa che potrebbe disgustarlo, spaventarlo, etc.
Anche se è difficile, non consideriamo per un attimo il fattore culturale, perché è ovvio che è quello il problema (una tribù di indigeni non si fa problemi a mostrare certe cose ai bambini / non fa distinzioni tra insetti, pesci e mammiferi).
Se si afferma che uccidere altri animali è indispensabile per la nostra sopravvivenza, per coerenza non dovrebbero sorgere eccezioni o problemi etici di alcun genere.
Nel momento in cui ai più mettiamo davanti un maiale vivo e diciamo "questa è la tua cena, arrangiati", ecco che iniziano i problemi. Problemi dovuti all'etica, al fattore culturale, ecc.. Problemi che non dovrebbero esistere, se si vuole seguire meramente il criterio di catena alimentare.
Come faccio con il pesce, dovrei prendere il maiale e ricavarne un pasto, senza farmi troppi problemi.
Quali conclusioni traiamo? Le solite (forse non avrei dovuto riportare la discussione su questo tema ): ci comportiamo con incoerenza per colpa del fattore emotivo (che regola le nostre tradizioni e i nostri valori).
Quindi, se non siamo in grado di uccidere da soli un vitello, forse non dovremmo criticare le inclinazioni etiche degli animalisti/vegan.
Ma che ci sarebbe di incoerente?
Perché, per essere favorevoli in modo coerente ad una cosa, bisognerebbe per forza poterlo fare facilmente di persona?
Uno che si impressiona a vedere il sangue allora per coerenza dovrebbe anche essere contrario alla chirurgia, visto che probabilmente non avrebbe "lo stomaco" di praticarla personalmente?
PS: ok, con questo avatar non mi aspetto di venire presa sul serio da nessuno
Quindi, se non siamo in grado di uccidere da soli un vitello, forse non dovremmo criticare le inclinazioni etiche degli animalisti/vegan.
Mi sembra un sillogismo un po' ardito. :)
Se un indiano mi volesse impedire di mangiare carne bovina perché è sacra tratterei la sua critica alla stessa stregua di quella di un vegano che mi volesse impedire la medesima cosa per le sue ragioni etiche: si tratta in ogni caso di limitazioni alla mia libertà di scelta sulla base di motivazioni etiche, filosofiche o religiose, in generale sulla base di convinzioni.
Ciascuno di noi si impone per scelta o fede le limitazioni che preferisce, ciascuno ha il diritto di considerare la propria filosofia di vita migliore rispetto alle altre. C'è un momento di confronto, ci si parla tutti assieme, se qualcuno trova convincenti le argomentazioni di un altro bene, altrimenti tanti saluti e amici come prima, ciascuno libero di vivere secondo le proprie scelte.
Al contrario c'è chi ritiene la "conversione" un elemento portante della propria filosofia di vita, e questa invasività, soprattutto se motivata unicamente con considerazioni etiche, pone le varie opzioni su un piano secondo me differente tra loro.
Discorso diverso per le motivazioni scientifiche, ma mi sa che almeno sull'argomento in questione ci sono, come dicevo prima, tante conclusioni, pochi dati e ancora meno metodologie. :)
Queste sono tutte considerazioni interessanti, che meritano un approfonimento da parte di addetti ai lavori (e non escludo prima o poi di cercare risposte approfondite).
Per me non cambia molto, visto che personalmente la mia scelta è essenzialmente etica nei onfronti degli animali, e le considerzioni sulla salute e sull'impatto ambientale (peraltro importantissime) non mi farebbero tornare indietro neanche se venissero improvvisamente smentite (cosa che dubito, ma tutto può essere, ci mancherebbe).
Perdona la franchezza, ma non è un po' "strano" passare pagine e pagine a spiegare le motivazioni scientifiche a favore del veganesimo, cercando di far capire come sia la scelta migliore a livello logico (e non emotivo) per il pianeta, e poi di punto in bianco dire che anche se le considerazioni venissero smentite (cioè se magari si scoprisse che la dieta vegana in realtà danneggia il pianeta di più) tu rimarresti comunque vegano?
A questo punto, con che diritto puoi criticare chi adotta un atteggiamento ugualmente emotivo/personale per parlare della questione?
Ma io sarò libero di criticare chi e cosa mi pare??
Io penso che le cose che ho detto su inquinamento e consumo di risorse siano IMPORTANTISSIME (l'ho scritto in neretto e sottolineato). E le uso nelle discussioni con chi potrebbe essere maggiormente sensibile a quei temi che a questioni puramente etiche.
Ma siccome PER ME la motivazione resta etica e ho scelto di non nutrirmi di animali che hanno sofferto e sono stati uccisi per me, non avrei dubbi a mantenerla in ogni caso.
Ma siccome non è così, non vedo perchè dovrei pure giustificarmi. Mah!
Ancora una cosa: penso che scandalizzarsi di fronte alle immagini dei mattatoi sia quanto di più IPOCRITA un onnivoro possa fare.
Ipocrita? No, non direi
Nessuno nega il tuo diritto di criticare, ci mancherebbe, ti facevo soltanto notare come, così come tu agisci su base primariamente emotiva (per tua stessa ammissione), così gli altri hanno tutto il diritto di agire su tale base e in tal modo rispondere in maniera da "cliché onnivoro" e non ragionata e scientifica (cosa che tra l'altro hanno comunque fatto) :) .
E, sempre per lo stesso principio di reciprocità, così come tu sei "libero di criticare chi e cosa ti pare", così lo sono anche gli altri. Se io ravviso quello che (a mio giudizio, sia chiaro, posso sbagliare pure io) è un errore nel tuo ragionamento, io mi sento portato a criticarlo e a fartelo notare. Tutto qui :) .
Mi è capitato un particolare episodio, che voglio prendere ad esempio dell'ipocrisia che vige nella nostra società: ho accennato a mia nipote di 4 anni che di fatto Peppa Pig è quello che lei mangia solitamente nei panini imbottiti. Per questa affermazione sono stato additato come un "folle insensibile" che vuole traumatizzare i bambini.
Non so se tu volessi traumatizzare tua nipote, ma se io avessi anche solo rischiato di farlo nello stesso modo con mio nipote, quando aveva 4 anni, mi sarei aspettato, a ragione, che mio fratello mi desse del pazzo, come minimo.