E' vero che leggo molto in inglese, tuttavia sono andato a controllare i classici (e non i romanzi fantasy tradotti orrendamente e pubblicati malamente "tanto vendono lo stesso"): ho trovato due copie diverse dei Promessi Sposi, e in entrambe la punteggiatura e' usata esattamente come ho detto io
In tutti i libri che ho controllato invece è come ho detto io.
La ragione di questo e' che in questo modo hai una regola semplice: con la tua distinzione fra punteggiatura che appartiene al citato e punteggiatura che appartiene al citante, ti sei cacciato in un bel ginepraio... Devi continuamente risolvere eccezioni, come la questione sui gruppi ,"; (che ovviamente sono spaventosi e quindi non si fanno)
Non è vero che si devono continuamente risolvere eccezioni, nel mio messaggio ho delineato poche linee guida che coprono i vari casi, senza perdersi in mille eccezioni.
A parte questo, la distinzione personaggio/narratore era solo per cercare di spiegare ad Arya come mai quel "Dal taschino" andava maiuscolo.
Come nota personale, non trovo necessariamente spaventosi gruppi che ricadono nel modello "punteggiatura-virgolette-punteggiatura" (per esempio, !",, come in «"Basta!", disse», non mi dà alcun fastidio).
Ad esempio, queste sono tutte sbagliate:
"Basta, andiamo a casa." Disse Luigi.
"Basta, andiamo a casa". Disse Luigi.
"Basta, andiamo a casa." disse Luigi.
"Basta, andiamo a casa" disse Luigi. (questo e' come ha fatto AryaSnow, se ricordo bene)
"Basta, andiamo a casa", disse Luigi. (e questo e' come lo faresti tu, giusto?)
L'unico modo giusto di scriverlo e' questo:
"Basta, andiamo a casa," disse Luigi
Non concordo, confortato in questo da tutti i libri che ho controllato:
- «Al pane», disse Renzo, ad alta voce e ridendo, «ci ha pensato la provvidenza.» E tirato fuori il terzo e ultimo di que' pani raccolti sotto la croce di san Dionigi (I Promessi Sposi, Alessandro Manzoni).
- "«Temo di essermi reso sgradito», sussurrò al signor Honeyfoot" (Jonathan Strange e il Signor Norrel, Susanna Clarke).
- «Tuo fratello è piú grosso di me» rise Tyrion (Il Trono di Spade, George R. R. Martin).
- «Perché è la mia filosovia» spiegò Jacopo (La Notte dei Desideri, Michael Ende).
- «No» disse (Tre Millimetri al Giorno, Richard Matheson).
- «Una donna è stata ferità, là» venne a dirci uno (Il Treno, Geroges Simenon).
- «L'hai appeso» disse Ruth (Amabili Resti, Alice Sebold).
- «Che bella sorpresa, tesoro», esclamò la mamma (Mamma non deve sapere, Toni Maguire).
Aggiunta: Metto un altro paio di autori italiani, quindi senza filtro della traduzione:
- «Statene pur sicura» rispose vociando (Novelle, Aldo Palazzeschi).
- «Carta non mente» annuncia (La Donna delle Meraviglie, Alberto Bevilacqua).
Inoltre, anche a usare la regola che dici tu, avendo come frase senza virgolette "Basta, andiamo a casa, disse Luigi.", il passaggio si può fare tanto a
"Basta, andiamo a casa", disse Luigi.
quanto a
"Basta, andiamo a casa," disse Luigi.
In entrambi i casi la punteggiatura è quella senza virgolette, non vedo motivi per cui l'unica scelta giusta sarebbe quella di chiudere le virgolette dopo la virgola. Anzi: visto che quella virgola non appartiene alla frase del personaggio, non vedo perché metterla dentro le virgolette.
Quello che noto oscillare, nell'uso odierno, è la virgola prima di "disse" (ma sempre fuori dalle virgolette, per come ho visto).
Se preferisci usare quella forma libero di farlo, ma non vedo motivi per sostenere che sia l'unica giusta.
Considera anche una cosa: se metti la virgola dentro, cosa fai quando c'è un altro segno di punteggiatura?
"Basta, andiamo a casa!" disse Luigi.
Non puoi mettere la virgola dentro; a questo punto o non la si mette, o la si mette fuori:
"Basta, andiamo a casa!", disse Luigi.
Ma, se la si mette fuori, tanto vale metterla sempre fuori.
io preferisco usarle... e semplicemente basta aggiungerle
Perché aggiungerle cosí: ," e non cosí: ",? Sempre aggiunta è.
Luigi disse: "Basta, vado a casa." Prese la moto, e se ne ando'.
In questo caso la citazione e' conclusa da un punto, perche' e' il testo che la cita che lo esige. E quindi "prese" va con la P maiuscola
Però:
Luigi disse: "Basta, vado a casa"; immediatamente dopo, prese la moto, e se ne andò.
In questo caso va benissimo con la minuscola.
E' vero che leggo molto in inglese, tuttavia sono andato a controllare i classici (e non i romanzi fantasy tradotti orrendamente e pubblicati malamente "tanto vendono lo stesso"): ho trovato due copie diverse dei Promessi Sposi, e in entrambe la punteggiatura e' usata esattamente come ho detto ioIn tutti i libri che ho controllato invece è come ho detto io.
Che strano. Ho controllato i primi due "Promessi Sposi" che mi sono capitati, ed e' come dico io - vale a dire che Alessandro Manzoni scriveva cosi'... Il primo posto e' qui, il secondo (fotocopia!) e' qui. Poi mi sono fermato, perche' mi sembrava di avere fatto il mio punto. Certo, da quello che dici tu vedo che la convenzione e' tutt'altro che stabile, ma quella che uso io mi e' sempre sembrata la piu' diffusa. E pertanto quella "corretta".
Certo, se ti piace mettere la "virgola" fuori dalle virgolette invece che dentro, vabbe', fallo! ^_^ Per me la cosa davvero importante e' che la virgola ci sia - se manca e' proprio un errore (secondo me), perche' e' come usare le virgolette come se fossero una virgola (operator overloading).
Ad esempio, queste sono tutte sbagliate:
"Basta, andiamo a casa." Disse Luigi.
"Basta, andiamo a casa". Disse Luigi.
"Basta, andiamo a casa." disse Luigi.
"Basta, andiamo a casa" disse Luigi. (questo e' come ha fatto AryaSnow, se ricordo bene)
"Basta, andiamo a casa", disse Luigi. (e questo e' come lo faresti tu, giusto?)
L'unico modo giusto di scriverlo e' questo:
"Basta, andiamo a casa," disse Luigi
Non concordo, confortato in questo da tutti i libri che ho controllato:
- «Al pane», disse Renzo, ad alta voce e ridendo, «ci ha pensato la provvidenza.» E tirato fuori il terzo e ultimo di que' pani raccolti sotto la croce di san Dionigi (I Promessi Sposi, Alessandro Manzoni).
Scusa, questa dove l'hai trovata? Se e' una citazione dai Promessi, la citazione potrebbe essere stata fatta non topograficamente fedele all'originale... come puoi vedere tu stesso dai link ai libri completi che ho postato.
- "«Temo di essermi reso sgradito», sussurrò al signor Honeyfoot" (Jonathan Strange e il Signor Norrel, Susanna Clarke).
- «Tuo fratello è piú grosso di me» rise Tyrion (Il Trono di Spade, George R. R. Martin).
- «Perché è la mia filosovia» spiegò Jacopo (La Notte dei Desideri, Michael Ende).
- «No» disse (Tre Millimetri al Giorno, Richard Matheson).
- «Una donna è stata ferità, là» venne a dirci uno (Il Treno, Geroges Simenon).
- «L'hai appeso» disse Ruth (Amabili Resti, Alice Sebold).
- «Che bella sorpresa, tesoro», esclamò la mamma (Mamma non deve sapere, Toni Maguire).
Aggiunta: Metto un altro paio di autori italiani, quindi senza filtro della traduzione:
- «Statene pur sicura» rispose vociando (Novelle, Aldo Palazzeschi).
- «Carta non mente» annuncia (La Donna delle Meraviglie, Alberto Bevilacqua).
Ammetto che mettere la virgola fuori non sia in effetti un errore, ma toglierla del tutto lo e'. Comunque oggi si fa quello che si vuole, certo...
Inoltre, anche a usare la regola che dici tu, avendo come frase senza virgolette "Basta, andiamo a casa, disse Luigi.", il passaggio si può fare tanto a
"Basta, andiamo a casa", disse Luigi.
quanto a
"Basta, andiamo a casa," disse Luigi.
In entrambi i casi la punteggiatura è quella senza virgolette, non vedo motivi per cui l'unica scelta giusta sarebbe quella di chiudere le virgolette dopo la virgola.
Ma non ci deve essere un motivo: ho semplicemente detto che era la convenzione scelta. Francamente non vedo nemmeno io "ragioni" per cui debba andare dentro o fuori, ma vedo che si fa sempre cosi'. Poi sara' che leggo anche molto in inglese, e quindi la mia statistica sia un po' distorta. Per quanto mi riguarda, persistero' caparbiamente a scrivere come il Manzoni... :unsure:
Anzi: visto che quella virgola non appartiene alla frase del personaggio, non vedo perché metterla dentro le virgolette.
Quello che noto oscillare, nell'uso odierno, è la virgola prima di "disse" (ma sempre fuori dalle virgolette, per come ho visto).
Se preferisci usare quella forma libero di farlo, ma non vedo motivi per sostenere che sia l'unica giusta.
No, certo: evidentemente non posso piu' affermare con sicumera che e' l'unica giusta, ma al post precedente ne ero davvero convinto, perche' per quanto posso vedere nei libri che compro io e' generalmente cosi'. Nei libri che compri tu invece no - e che ci posso fare? ^_^
Considera anche una cosa: se metti la virgola dentro, cosa fai quando c'è un altro segno di punteggiatura?
"Basta, andiamo a casa!" disse Luigi.
Non puoi mettere la virgola dentro; a questo punto o non la si mette, o la si mette fuori:
"Basta, andiamo a casa!", disse Luigi.
Ma, se la si mette fuori, tanto vale metterla sempre fuori.
Ti posso dire quello che vedo nei libri che leggo, e come fa il Manzoni: il punto di domanda e quello esclamativo si "mangiano" la virgola successiva - cioe':
"Basta, andiamo a casa!" disse Luigi.
Controlla pure sui Promessi Sposi. E' una convenzione, non c'e' bisogno di "logica". Solo a posteriori puoi ricavare (per induzione) una regola semplice alla base di questo. Il resto e' caos, a mio parere...
io preferisco usarle... e semplicemente basta aggiungerlePerché aggiungerle cosí: ," e non cosí: ",? Sempre aggiunta è.
Luigi disse: "Basta, vado a casa." Prese la moto, e se ne ando'.
In questo caso la citazione e' conclusa da un punto, perche' e' il testo che la cita che lo esige. E quindi "prese" va con la P maiuscola
Però:
Luigi disse: "Basta, vado a casa"; immediatamente dopo, prese la moto, e se ne andò.
In questo caso va benissimo con la minuscola.
Certo, se usi il punto-e-virgola la maiuscola non ci va, mentre se usi il punto ci va. Cosa c'e' di nuovo, scusa? :D
Ho un'edizione piuttosto vecchiotta, forse almeno di una cinquantina d'anni, de I promessi sposi. Essendo uno dei miei libri preferiti, l'ho letto 5 volte. E i dialoghi erano scritti dopo questo simbolo :- .
Ogni volta che ne cominciava uno nuovo, c'era sempre all'inizio il trattino preceduto dai due punti. Prima si usava molto di più rispetto alle virgolette. Però in tanti altri libri che ho letto, moderni e non, si usa sempre mettere la frase all'interno delle virgolette precedute dai due punti.
a me alle elementari hanno insegnato l'uso del :- quando si trattava di inserire dialoghi, ma sperchè erano sempre discorsi del tipo Giovanni disse: - . Se invece si fosse trattato di inserire una frase di dialogo, e dire poi disse Giovanni, mettere i puntini non avrebbe avuto senso.
Così me lo spiegarono all'epoca, poi boh.
Cosa di cui sono abbastanza sicura, almeno guardando i libri che ho in casa, è che le parti di dialogo vanno trattate come qualsiasi altra frase, semplicemente una votla finite si aggiunge l'apposito simbolo, tipo così
"Ciao!" disse Tizio.
-'giorno...- rispose Caio, il nato sullo scoglio.
<< Che strana giornata.>> aggiunse Sempronio <<Mi sento la cucuzza pesante.>>
"Oggi stavo andando dal pescivendolo" s'intromise Piercarolambo "e non vuoi che lo becco di nuovo a scongelare marmotte?"
Poi io quando scrivo su pc amo e sempre amerò il - , ma son gusti miei.
Alla fine non credo conti molto, almeno non quanto gli spazi e l'uso corretto di punti e virgole.
da quello che dici tu vedo che la convenzione e' tutt'altro che stabile, ma quella che uso io mi e' sempre sembrata la piu' diffusa. E pertanto quella "corretta"
Nella mia esperienza invece è piú diffusa l'altra; sottolineo che non sto dicendo che la tua sia sbagliata. Solo, quando due forme sono diffuse possono essere entrambe corrette. E viste le citazioni discordanti che troviamo, tu in misura maggiore in un caso io nell'altro, mi sembra questo il caso.
I motivi logici per cui preferisco quella con la virgola fuori li ho già detti.
Scusa, questa dove l'hai trovata? Se e' una citazione dai Promessi, la citazione potrebbe essere stata fatta non topograficamente fedele all'originale... come puoi vedere tu stesso dai link ai libri completi che ho postato
Wikiquote, trascrizione come il tuo primo collegamento; per le scansioni, ti rimando a dopo.
Ammetto che mettere la virgola fuori non sia in effetti un errore, ma toglierla del tutto lo e'. Comunque oggi si fa quello che si vuole, certo
E non solo oggi, se consideri che anche in libri di qualche tempo fa si trovano... Manzoni compreso (vedi dopo) ^_^
non ci deve essere un motivo: ho semplicemente detto che era la convenzione scelta. Francamente non vedo nemmeno io "ragioni" per cui debba andare dentro o fuori, ma vedo che si fa sempre cosi'
Solo per chiarire: io non vedo ragioni per cui debba andare dentro, ma ne vedo per cui debba andare fuori (le virgolette segnalano cosa ha detto il personaggio, ma non appartiene al discorso del personaggio); di nuovo, sottolineo che con questo non voglio dire che fare altrimenti è sbagliato, lo dico solo perché «non vedo nemmeno io "ragioni" per cui debba andare dentro o fuori» sembra indicare che si pensi che nemmeno io le veda in entrambi i casi.
Ti posso dire quello che vedo nei libri che leggo, e come fa il Manzoni: il punto di domanda e quello esclamativo si "mangiano" la virgola successiva - cioe':
"Basta, andiamo a casa!" disse Luigi.
Controlla pure sui Promessi Sposi. E' una convenzione, non c'e' bisogno di "logica". Solo a posteriori puoi ricavare (per induzione) una regola semplice alla base di questo
Non ho bisogno di controllare, ti credo sulla parola; ma la virgola è indicativa anche dell'espressione parlata: se si dice «"Basta", disse Tizio», tra "Basta" e "disse Tizio" c'è una pausa, un cambio di intonazione, e la virgola serve a quello; per questo, per quanto la virgola sia sicuramente un segno convenzionale, reputo che ci sia anche logica dietro. E proprio per tale logica, visto che quella pausa c'è anche dicendo «"Basta!", disse Tizio», personalmente non capisco perché l'esclamativo dovrebbe "mangiarsi" la virgola.
Tra l'altro, in questa copia di I Promessi Sposi appare questo (pagina 12):
«Ella ha intenzione» proseguì l'altro
[...]
«Cioè.....» rispose
[...]
«Or bene» disse il bravo
[...]
«Ma, signori miei» replicò don Abbondio
tutti senza virgola; e in questa (pagina 11):
«Ella ha intenzione», proseguì l'altro
[...]
«Cioè....», rispose
[...]
«Or Bene», disse il bravo
[...]
«Ma, signori miei», replicò don Abbondio
tutti con la virgola fuori (nota anche il diverso numero di puntini sospensivi dopo "Cioè").
Anche quelle sono scansioni; a questo punto, bisognerebbe vedere i manoscritti originali, per sapere come faceva Manzoni e se faceva sempre nello stesso modo (da notare anche che, visto come presentava il libro, potrebbe anche rifarsi non a uno stile suo, ma a uno piú antico; sarebbe interessante vedere un confronto con altri suoi testi).
Scorrendo un po' di libri so Google, ho persino visto dialoghi/citazioni in cui per ogni nuova riga ripeteva le virgolette; del tipo:
" Messer Azzolino aveva un suo novel-
" latore il quale faceva favolare quando erano
" le notti grandi di verno.
"arrivata tardi
questo dal Decameron (pagina XXIII); oppure (vado a capo per non dover fare un dialogo che troppo lungo, ma le virgolette ci sono senza che cambi paragrafo. Purtroppo, non riesco a ritrovare il libro in cui c'era questo):
«La signora è
»arrivata tardi.»
Riporto un dialogo anche da questa edizione di I Promessi Sposi:
«Orsù», interruppe il bravo, «se la cosa avesse a decidersi a»
«ciarle, ella ci metterebbe un sacco. Noi non sappiamo, nè»
«vogliamo saperne di più. Uomo avvertito.... ella ci intende.»
A parte il "nè" (che oggi si scrive, per ragioni fonetiche, "né"), l'uso delle virgolette di Manzoni, almeno in quell'edizione, è decisamente diverso da quello da te indicato.
Direi che andando sui libri antichi c'è di tutto.
Certo, se usi il punto-e-virgola la maiuscola non ci va, mentre se usi il punto ci va. Cosa c'e' di nuovo, scusa?
Evidentemente avevo frainteso quello che intendevi :unsure:
"Ciao!" disse Tizio.-'giorno...- rispose Caio, il nato sullo scoglio.
<< Che strana giornata.>> aggiunse Sempronio <<Mi sento la cucuzza pesante.>>
"Oggi stavo andando dal pescivendolo" s'intromise Piercarolambo "e non vuoi che lo becco di nuovo a scongelare marmotte?"
A memoria, sui libri che ho controllato sarebbe stato piú
<<Che strana giornata>> aggiunse Sempronio. <<Mi sento la cucuzza pesante.>>
o
<<Che strana giornata>>, aggiunse Sempronio. <<Mi sento la cucuzza pesante.>>.
io quando scrivo su pc amo e sempre amerò il - , ma son gusti miei
Tieni però presente che in teoria non è un trattino (-), ma una lineetta (–) ^_^
Aggiunta: Nuova discussione? Essendo partita da un testo inviato penso sia in tema, ma soprattutto visto che si sta generalizzando si rischia di far deragliare la discussione.
da quello che dici tu vedo che la convenzione e' tutt'altro che stabile, ma quella che uso io mi e' sempre sembrata la piu' diffusa. E pertanto quella "corretta"Nella mia esperienza invece è piú diffusa l'altra; sottolineo che non sto dicendo che la tua sia sbagliata. Solo, quando due forme sono diffuse possono essere entrambe corrette.
A questo punto devo ammetterlo: anche se occorre dire che, per quanto ho potuto vedere dalle mie ricerche con Google, la convenzione anglosassone e' (al contrario di quella italiana) ben stabilita - cioe' discussioni come questa nostra sarebbero impossibili perche' in quel caso non c'e' dubbio alcuno - la "virgola" va dentro (e si', anche Martin scrive cosi' ;) ). Per giunta, a quanto ho letto, questa convenzione "si sta diffondendo in tutta Europa" (per pure ragioni pratiche, immagino, di "standardizzazione"... perche' dopotutto non e' che stiamo facendo un confronto con il cinese - non esiste ragione per cui le regole tipografiche nei dialoghi debbano differire fra inglese e italiano).
E viste le citazioni discordanti che troviamo, tu in misura maggiore in un caso io nell'altro, mi sembra questo il caso.
I motivi logici per cui preferisco quella con la virgola fuori li ho già detti.
Indubbiamente i tuoi motivi mi sembrano "logici", ma la logica non c'entra nulla con questo discorso. Una convenzione e' stabilita semplicemente dall'uso, nel linguaggio. Ad esempio, e' decisamente illogico che le espressioni "Lettera alla mia mamma", "Lettera a mia mamma", "Lettera a mio figlio" siano tutte corrette, mentre l'espressione "Lettera al mio figlio" sia scorretta. Eppure e' cosi' - anche se e' illogico.
se si dice «"Basta", disse Tizio», tra "Basta" e "disse Tizio" c'è una pausa, un cambio di intonazione, e la virgola serve a quello; per questo, per quanto la virgola sia sicuramente un segno convenzionale, reputo che ci sia anche logica dietro. E proprio per tale logica, visto che quella pausa c'è anche dicendo «"Basta!", disse Tizio», personalmente non capisco perché l'esclamativo dovrebbe "mangiarsi" la virgola.
Non c'e' nulla da "capire", non e' matematica o fisica. Semplicemente si usa cosi'...
Tra l'altro, in questa copia di I Promessi Sposi appare questo (pagina 12):
«Ella ha intenzione» proseguì l'altro
[...]
«Cioè.....» rispose
[...]
«Or bene» disse il bravo
[...]
«Ma, signori miei» replicò don Abbondio
tutti senza virgola;
Ma li hai cercati col lanternino? Io sono schizzato a una pagina a caso (518), e ci ho letto subito:
"Son cose brutte," disse l'amico, accompagnando Renzo in una stanzetta [...]
Ma cos'e', un complotto cosmico? :D Inoltre ho trovato un'altro link ai Promessi, e ci trovo addirittura questo esempio incredibile:
«Non si potrebbe,» disse don Abbondio, «trovar qualche uomo che venisse con noi, per far la scorta al suo curato? [...]»
(lo trovi qui).
Cioe', si tratta di una virgola che chiaramente non appartiene al discorso citato - eppure e' decisamente dentro! Illogico quanto vuoi, ma e' cosi'... Vabbe'.
e in questa (pagina 11):
«Ella ha intenzione», proseguì l'altro
[...]
«Cioè....», rispose
[...]
«Or Bene», disse il bravo
[...]
«Ma, signori miei», replicò don Abbondio
tutti con la virgola fuori (nota anche il diverso numero di puntini sospensivi dopo "Cioè").
Qui invece, pur cercando, ho visto che la convenzione seguita e' proprio quella che dici tu (virgola fuori). Oh, sia chiaro, accetto che non sia un errore - anche se scelgo di continuare a seguire la convenzione cui sono abituato.
Anche quelle sono scansioni; a questo punto, bisognerebbe vedere i manoscritti originali, per sapere come faceva Manzoni e se faceva sempre nello stesso modo (da notare anche che, visto come presentava il libro, potrebbe anche rifarsi non a uno stile suo, ma a uno piú antico; sarebbe interessante vedere un confronto con altri suoi testi).
Insomma, dipende dalla casa editrice... Mi sa che hai ragione. Tuttavia vorrei sottolineare che la cura nello stampare un libro di Manzoni mi aspetto che sia in generale un po' maggiore di quella che si pone - mettiamo - per stampare un romanzo di fantascienza (o qualsiasi altro genere "sottovalutato") da dare in pasto alle masse.
Scorrendo un po' di libri so Google, ho persino visto dialoghi/citazioni in cui per ogni nuova riga ripeteva le virgolette; del tipo: [...]
Interessantissimo - ma a questi livelli comincio a sentirmi certo che sia stato proprio l'autore a scegliere questa convenzione. Troppo "strano".
Direi che andando sui libri antichi c'è di tutto.
Mi pare proprio che tu abbia ragione...
Aggiunta: Nuova discussione? Essendo partita da un testo inviato penso sia in tema, ma soprattutto visto che si sta generalizzando si rischia di far deragliare la discussione.
No, siamo chiaramente sul tema "Scrivere".
e' decisamente illogico che le espressioni "Lettera alla mia mamma", "Lettera a mia mamma", "Lettera a mio figlio" siano tutte corrette, mentre l'espressione "Lettera al mio figlio" sia scorretta. Eppure e' cosi' - anche se e' illogico
Strettamente parlando no, se vuoi posso dirti il motivo logico che sta dietro quello: "mamma" è un vezzeggiativo, "figlio" no; infatti, "Lettera alla mia madre" è tanto scorretto quanto "Lettera al mio figlio"; e "Lettera al mio figlioletto" è tanto giusto quanto "Lettera alla mia mamma". Poi sono d'accordo nel dire che una convenzione si può imporre di là dalla logica, ma quella differenza ha una motivazione.
Se poi mi chiedi perché i vezzeggiativi ammettono l'articolo e i "normali" no... allora no, non so se ci sia una motivazione logica; ma attento a una cosa: non ho detto "È giusto perché è logico", ma "Tra due opzioni entrambe accettabili baso la mia scelta su quella che trovo piú logica". Perché su qualcosa devo basarla, no? ;)
Ma li hai cercati col lanternino?
:D Lo scientifico metodo di ricerca è stato questo: tieni premuto "Pagina giù"; smetti, guarda se sulla pagina selezionata c'è un dialogo. Se sí, usavo quello; se no, ripetevo la procedura. Scientifico, no? ;)
Tuttavia vorrei sottolineare che la cura nello stampare un libro di Manzoni mi aspetto che sia in generale un po' maggiore di quella che si pone - mettiamo - per stampare un romanzo di fantascienza (o qualsiasi altro genere "sottovalutato") da dare in pasto alle masse
Sarebbe da sperare, visto che la cura in ogni caso, tristemente, sembra un lusso non richiedibile :(
Interessantissimo - ma a questi livelli comincio a sentirmi certo che sia stato proprio l'autore a scegliere questa convenzione. Troppo "strano"
A me vengono in mente due ulteriori possibilità: la prima, convenzioni oggi cadute in disuso; la seconda, un periodo con ancora nulla di minimamente convenzione, e tutti facevano come volevano (quindi, piú che una libertà stilistica, una mancanza di linee guida).
E il tuo uso del trattino, che dovrebbe essere una lineetta, è squisitamente inglese (è solo una battuta, sia chiaro, non una critica) :blink:
/me mod mode: on
Aggiunta: Nuova discussione? Essendo partita da un testo inviato penso sia in tema, ma soprattutto visto che si sta generalizzando si rischia di far deragliare la discussione.
No, siamo chiaramente sul tema "Scrivere".
No, siete chiaramente OT.
L'intento di chi ha aperto il topic era il seguente:
Perciò Scrivere: le vostre opere è diventato il topic dove ognuno, con la propria esperienza e con la propria fantasia può pubblicare qualsiasi cosa, dalle poesie, ai racconti alle descrizioni a parti di romanzo, discutere di tutti gli elementi narrativi e ricevere consigli quando ne ha bisogno.
e non quello di disquisire sulle regole di scrittura, quindi vi consiglio di seguire l'idea di Mornon :D
/me mod mode: off
No, siete chiaramente OT.
L'intento di chi ha aperto il topic era il seguente:
Perciò Scrivere: le vostre opere è diventato il topic dove ognuno, con la propria esperienza e con la propria fantasia può pubblicare qualsiasi cosa, dalle poesie, ai racconti alle descrizioni a parti di romanzo, discutere di tutti gli elementi narrativi e ricevere consigli quando ne ha bisogno.
e non quello di disquisire sulle regole di scrittura, quindi vi consiglio di seguire l'idea di Mornon :D
Qho, ma sei sicuro? A me pare che questa faccenda di come usare la punteggiatura sia un fondamentale elemento dello scrivere. Pensa ad esempio a Mariateresa che non andava mai a capo (anche andare a capo - quando farlo e quando non - fa parte delle convenzioni grafiche di cui stiamo parlando). Dovevamo forse aprire un altro topic per dirle che era sbagliato? Dove glielo dicevamo, se non qui? E discutere dello spreco di aggettivi e avverbi, e di come e quando usarli? Parimenti, questa cosa di dove e se mettere i segni di interpunzione nei dialoghi e' importantissima, perche' uno scritto che non seguisse tali regole rischierebbe di essere praticamente illeggibile...
Comunque, non voglio negare il vantaggio di avere un topic dedicato esclusivamente alle convenzioni tipografiche, l'ortografia, ecc., anche se il confine fra tecnica e arte per me resta molto difficile da definire...
Riguardo il brano del folletto, sarei davvero curiosa di sapere qualcosa in più su quel libro...mi ci sto appassionando :D
Io sono davvero impaziente di scoprire di più! Le partite dei gdr hanno sempre il loro fascino! ;)
ps:tanto ormai siamo OT, quindi posso dirlo. Si va a capo ogni volta che si cambia scena, e questo bisogno dipende dall'autore. Ho letto libri dove di rado si andava a capo, e la cosa non mi ha mai disturbata. Riguardo lo spreco di aggettivi e avverbi, quelli non sono OT, rientrano nella parte sia tecnica che stilistica. Ma davvero, in nessun corso di scrittura che ho seguito, ho appreso che fosse vietato rallentare il ritmo di un brano per soffermarsi su alcuni particolari. Perchè lì l'autore vuole che ci si fermi un attimo e si rifletta su quel particolare, che magari tornerà utile tempo dopo per capire delle cose che sembrano irrisolvibili ma sono ovvie. Tuttavia, ritengo scorretto utilizzare troppi aggettivi in una stessa frase. Non perchè il ritmo si rallenta, ma perchè spesso non si capisce nulla. Meglio delle similitudini, anche se scontate, ma che puntano su qualcosa di evocativo. Un buon metodo ritengo sia quello, nella prima stesura, di mettere tutti gli aggettivi che secondo noi possono essere adatti. Nelle revisioni successive, si deve eliminare via via quelli superflui, fino a lasciare solo i più efficaci. Io lavoro così e mi trovo bene, anche se la revisione va fatta tante volte, prima in generale e poi sui vari capitoli.
Si va a capo ogni volta che si cambia scena
Non solo, ci possono essere altri criteri.
in nessun corso di scrittura che ho seguito, ho appreso che fosse vietato rallentare il ritmo di un brano per soffermarsi su alcuni particolari
Perché, come ti è già stato diverse volte detto, non è vietato. Semplicemente, nel caso specifico diverse persone reputano che non sia il caso di farlo e ti sono state date le motivazioni di questo.
Ma, posto che nessuno ha detto che è vietato... qual è il senso di continuare a ripetere che in nessun corso di scrittura ti hanno detto che è vietato?
Non lo ripeterò più, anche perchè stiamo andando OT e io voglio sapere di più sui brani o muoio di curiosità! :D
Questo brano è in forma di bozza, devo snellirlo molto e mi servono pareri. Appartiene ad un corpus mitologico, Eorclastann, creato per il mio mondo. In realtà si regge anche solo, come la maggior parte dei racconti contenuti in Eorclastann.
Prima che la terra fosse plasmata, assai prima che il Tempo cominciasse a scorrere e le umane creature a vivere esisteva Alwalda detto dagli uomini l'Onnipotente. Alwalda possedeva la stessa forma che in seguito ebbero i suoi figli, fonte inestinguibile ed immensa di luce ed energia. Iniziò pronunciando il nome della luce,e da quel momento essa fu l'essenza di tutte le sue creature. Egli le plasmò partendo da se stesso, e ad ognuna impresse una diversa forma di energia, detta natura e unica per ciascun essere.
La luce si liberò in un bianco bagliore, formato da tutti i colori e dalle loro infinite sfumature. L'energia che si sprigionò fu potente e vasta quanto il Creatore, si espanse in tutte le direzioni seguendo la propria natura, e nel Vuoto vi furono lo spazio trapuntato di stelle e i corpi celesti.
Ma ammirando gli astri incandescenti e lo strato di rocce e polvere dei pianeti desiderò non essere il solo a poter amare, e così diede vita ai colori che componevano la sua luce,e nacquero gli Aesir che gli umani chiamano Dei o Angeli.
Fatto questo Alwalda si ritenne soddisfatto del suo lavoro e scelse la Terra, che in seguito gli elfi chiamarono Isgard, per riposarsi assieme alle nuove creature.Ma Isgard era spoglia e desolata,informe massa di fuoco liquido ,e nessuna vita vi era compatibile.E allora Alwalda le infuse luce ed energia maggiore di quella già presente,perchè crescesse più forte e più bella di ogni altra cosa da lui creata,e la Terra lentamente prese forma.
Il fuoco si raffreddò,la roccia fusa divenne terra solida, e il vento spazzò via i vapori soffocanti dell'atmosfera. Così vennero le nubi, e con esse la pioggia. La pioggia colmò i solchi scavati nella terra dal fuoco, nacquero i fiumi,i laghi e i mari,e dal terreno lambito dall'acqua nacquero i germogli delle piante.
La stella solare e la luna illuminarono il pianeta, gli alberi crebbero alti e forti,e nacquero il giorno e la notte.Poi il Creatore lasciò che ciò che aveva creato crescesse fino a raggiungere l'aspetto definitivo,e ad ogni Aesir assegnò la protezione di una delle sue creature.
Gli Aesir erano innumerevoli e composti anche loro di luce ed energia,ciascuno dotato di una sua natura.Ed ecco che essi scelsero i vari elementi sui quali vegliare,divenendo parte intengrante di essi.Tutta la superfice terreste fu popolata da ninfe, creature devote alla natura. C'erano altri Aesir,i quali ebbero a cuore la luce in tutte le sue forme,ed essi regnavano sia durante il giorno e che durante il crepuscolo e la notte.
Indomabile invece fu il Tempo,regolato direttamente da Alwalda,che scandiva lo scorrere degli anni e delle ere,senza influire nella struttura del mondo.
Trascorsero 5 miliardi di anni,il regno di Alwalda era prosperoso e felice, e l'armonia dimorava nei cuori dei suoi figli. Eppure vi era uno degli Aesir che non godeva di quella felicità:Sceadu, detto anche dagli uomini l'Ombra.
L'Ombra aveva tante forme e tanti nomi,tra i quali l'appellattivo di Araer,poichè era il protettore dell'alba.Era il più bello,per corpo e per 'mente,dei figli di Alwalda,e nessuno lo eguagliava in potenza. La sua brama di luce era così grande ed insaziabile che,contrariamente alla sua natura,egli concepì l'idea di impadronirsi non solo della luce di tutti gli Aesir,ma anche di quella dell'intero universo. Ma si avvide ben presto che la sua avidità non solo lo tormentava con la sua incontentabilità, ma che non riusciva a godere della luce di cui si impadroniva.
E allora passò dal desiderio all'odio incondizionato contro tutto e tutti,perfino contro la luce da lui bramata,e fece del suo unico motivo di vita la distruzione di ciò che Alwalda aveva creato.Decise di poter fare a meno di suo Padre e cercò di distruggerlo, smuovendo i suoi congiunti con le parole.:
<<Perchè fratelli,perchè la luce che possediamo per diritto dobbiamo infonderla nelle cose create da Alwalda?!>>gridò innanzi a tutti gli Aesir <<Non siamo forse esseri superiori alle piante e al vento,non li abbiamo indirizzati noi secondo il nostro volere per rendere la vita possibile su questa terra?!Se è vero che il nostro Creatore è Onnipotente e signore di tutto,perchè non bada alle sue creazioni senza sottrarci luce ed energia?!Non siamo forse noi i più grandi tra i suoi figli, e liberi di agire come vogliamo,in quanto dotati di una natura tutta nostra?!Io propongo di riprenderci ciò che ci spetta in quanto signori di terra,acqua,vento e fuoco!>>.
Avvene a quel punto che gli Aesir lottarono tra di loro,molti appoggiando Sceadu, e molti altri lottando per difendere Alwalda,e la Terra fu scossa da tumulti che ne arrestarono la crescita.Quando Alwalda vide cosa era successo,si adirò molto perché la lotta delle Potenze stava distruggendo quello che lui aveva creato,e intervenne chiedendo a Sceadu quale fosse il motivo del suo malcontento.Dopo che questi ebbe esposto le sue ragioni,vi fu un lungo silenzio. E ad un tratto Alwalda rise,una risata tonante e profonda,che smosse le rocce nelle viscere della terra.
:<<Tu desideri qualcosa che già possiedi,Araer>>disse infine alla sua creatura<<perchè vedi,i tuoi fratelli hanno condiviso la luce con me e le altre creature e godono di questo,acquistandone sempre di nuova>>
<<Io voglio il mondo>>replicò imperterrito Sceadu, e la rabbia gli rendeva il volto oscuro e terribile. A quel punto,Alwalda emise un grido di collera e rispose severo
:<<Poichè la tua mente ha creato per conto suo questi sentimenti,e poiché tu sei preso solo da te stesso e non vuoi ascoltare nessun altro all'infuori di te,io ti bandisco dalla terra degli Aesir.Potrai ritornare,se mai ti pentirari del tuo errore.Ma ti dico una cosa,Araer,il più bello tra i miei figli.Se anche tu ti impadronissi di tutta la luce del mondo,finanche della mia luce,ben poco profitto ne ricaveresti.Infatti,non è nella sola luce che risiede ciò che cerchi. Da sole,infatti,esse non avrebbero identità propria.E questo vale anche per te e per tutti i tuoi fratelli e le tue sorelle>>
<<Mi hai dato una volontà,e scelgo di essere padrone di me stesso!>> esclamò irato Sceadu<<Non voglio nessun padrone a comandarmi!>>
<<Tu non sarai mai il padrone dei miei figli,Sceadu.Il potere vuole la solitudine,e tu rimarrai solo. E ora vattene!>>rispose risoluto Alwalda.
Sceadu urlò, il grido gli squarciò la gola dalla morbida voce, e la sua figura fu oscurata dalle tenebre che egli stesso aveva concepito. Dunque prese a fuggire verso nord,e con lui era tutta la schiera di Aesir che lo aveva adulato.
Ogni terra da lui attraversata venne devastata da fuoco e fumi velenosi ,e molto tempo passò perché l'erba ricrescesse.Ma nel crudo nord ,quella che divenne la sua terra,vi erano solo ghiacci,freddo e dolore eterno.
ps:i nomi in anglosassone potrebbero cambiare, recentemente ho fatto si che la lingua elfica e delle fate fosse il gallese.
Non lo ripeterò più, anche perchè stiamo andando OT e io voglio sapere di più sui brani o muoio di curiosità! ;)
Per quanto mi riguarda, quello è un racconto indipendente. Era stato scritto apposta per il contest e poi postato qui in versione allungata :indica:
Il tuo nuovo brano... vediamo se poi trovo tempo per leggerlo e commentarlo, in questi giorni ci sono già quelli del contest che mi tengono occupata abbastanza :dart: