L'intenzione della Dama era quella di cercar di ricreare una sorta di effetto sonoro con l'utilizzo di aggettivi evocativi... In effetti forse ha un po' esagerato... :stralol:
Stavolta mi sa di si. :lol:
Comunque la Dama non si preoccupare. Sono convinto che (posso darti del tu, vero? :lol: ) se avessi avuto un concetto da esprimere e una storia da far proseguire, avresti fatto molto meglio di così. Diciamo che in questa descrizione si vede proprio che è un gioco letterario senza uno scopo. Ti soffermi su tanti particolari senza trovare il fulcro di ciò che stai rappresentando. E' come se guardassi la Guernica e in un minuto cercassi di descriverla tutta. Ovviamente è impossibile.
Per quanto concerne l'effetto sonoro, secondo me, potrebbe essere reso meglio dall'utilizzo di particolari verbi, più che degli aggettivi, come hai tentato di fare, forse involontariamente (scrosciare, frinire, gorgheggiare). Ciò presuppone, però, un certo dinamismo dell'azione che purtroppo non c'è.
La tua stessa descrizione, in definitiva, sarebbe risultata molto migliore eliminando esclusivamente il superfluo, già solo concentrando l'attenzione su poche immagini. Ti suggerisco di editare questo brano considerando ciò che ti hanno detto Manifredde, Tyrion e Lord Alexander. Elimina tutto ciò che non è indispensabile e rileggilo. Secondo me troverai che la descrizione non è poi così male. :wacko: :figo:
tema molto difficile, il luogo sacro... provo a farla un po' bucolica...
La ragazza percorreva sentiero che portava al parco degli Dei. Sotto i sandali dorniani, la ghiaia gemeva e crepitava dolcemente. Sansa poteva quasi percepire il calore che emanavano le piccole pietre bianche, arroventate dal sole estivo.
Alla sua sinistra, una siepe la separava dal campo dei tornei, un enorme serpente verde che guizzava attraverso l'erba ingiallita dalla siccità.
Sansa allungò la mano, accarezzando le foglioline e ramoscelli. Sorrise; le piaceva quel il ruvido formicolio che solo il contatto con la natura viva e fresca può regalare.
Il parco degli Dei era piccolo, e arioso. La ragazza passò accanto ai tronchi nodosi dei tigli secolari, e si inginocchiò davanti a una piccola fontana, felice di potersi rinfrescare polsi e tempie.
L'acqua mormorava e zampillava, e la sua melodia irregorale si fondeva con il frinire di milioni di piccoli insetti. Nascosti fra l'erba, o nel profondo delle chiome ombrose degli alberi, erano invisibili: sembrava fosse l'aria stessa cantare.
Sansa chiuse gli occhi e unì la propria voce a quella del parco, mentre a oriente il cielo iniziava a tingersi di rosso.
Il battito del cuore era rapido e affannoso, come se avesse corso all'impazzata per miglia. La sua anima gridava con tutte le sue forze, straziata dalla paura e dal dolore, come se diecimila aghi di ghiaccio le venissero conficcati dentro. Certo l'anima è incorporea, ma era l'unico modo per poter descrivere quello che provava. Il corpo tremava, con braccia e gambe in preda a crampi lancinanti. Sudore freddo gli imperlava la fronte. Avrebbe voluto gridare, ma la voce pareva sparita. Gli occhi erano serrati, ultima difesa contro l'orrore che lo circondava.
E poi quella lieve brezza. Piano piano tutt'intorno si fece silenzio. Con un sospiro tremante si lasciò trasportare: il cuore iniziò a rallentare. Con la mente inizò a vagare tra gli alberi di quel bosco di querce antiche, dove le nevi perenni accoglievano i visitatori con il loro bianco tappeto. Al centro il lago, anch'esso sempre imprigionato nelle spire del gelido inverno, uno specchio gelato per la luna. Non c'erano odori in quel posto, nè di muschio nè di altro: solo l'odore della pace che aveva tanto cercato. Perchè la pace poteva avere un odore, come aveva un suono. Ma non si potevano descrivere, perchè erano dentro il proprio cuore.
Non vi erano alberi-diga in quel posto, era solo un antico bosco. Eppure gli dei erano lì, insieme a lui. E non l'avrebbero mai lasciato. Non poteva vederli nè sentirli, ma sapeva che erano lì, e non l'avrebbero mai abbandonato.
Un sorriso rilassato apparve nel suo volto. Gli occhi azzurri si aprirono sereni, vedendo ciò che agli altri era precluso. Adesso era nel regno degli dei.
La guardia che gli stava accanto gli diede un colpo con l'asta della lancia e gli fece un rude cenno verso il patibolo, dove il boia lo stava aspettando. Per un doloroso istante il rumore della folla, l'odore del sangue di chi era morto prima di lui, il dolore dato dalle corde che gli stringevano i polsi parvero sommergerlo.
Ma poi il silenzio tornò e l'ultimo contatto con la realtà scomparve.
Era con i suoi dei.
Non ho avuto tempo di rileggelo...l'ho buttato giù così su due piedi :stralol:
Non ho avuto tempo di rileggelo...l'ho buttato giù così su due piedi :stralol:
... e allora non rileggere, Erin! Era bellissimo. Forse puoi togliere un verbo "iniziare" di troppo. Il lago... "uno specchio gelato per la luna". Che immagine! Hai capacità di sintesi davvero straordinarie.
Per Balon: secondo me, molto meno riuscito del primo (che resta a mio parere il migliore pezzo postato finora). E le siepi non "guizzano"... :wacko:
E le siepi non "guizzano"... :stralol:
Le siepi no, ma forse i serpenti possono :wacko:
Comunque due bellissimi pezzi, complimenti! E condivido il giudizio di Tyrion sulla splendida immagine dello specchio!
se avessi avuto un concetto da esprimere e una storia da far proseguire, avresti fatto molto meglio di così. Diciamo che in questa descrizione si vede proprio che è un gioco letterario senza uno scopo. Ti soffermi su tanti particolari senza trovare il fulcro di ciò che stai rappresentando. E' come se guardassi la Guernica e in un minuto cercassi di descriverla tutta. Ovviamente è impossibile.
Be', in effetti quello era un po' l'intento della Dama (a cui ovviamente puoi dare del tu!
Comunque, dopo aver porvato a seguire i vostri consigli, la Dama ha sfrondato qua e là qualche aggettivo, ha lievemente modificato alcune frasi, ha eliminato qualcosina... Alcune parti le sembrano effettivamente migliori, altre, a suo parere, invece hanno un po' perso... Indubbiamente il pezzo, almeno ai suoi occhi, non è più lo stesso, chè ha perso alcune dele cose su cui la Dama cercava di giocare (come il richiamo ad un paio di scrittori, visto che normalmente lo stile dei suoi scritti è un po' diverso e da alcuni, come il Cavaliere, viene addirittura definito come eccessivamente scarno e semplicistico, ma lì son gusti)...
A voi la spietata lettura! >_>
L’allegro scrosciare dell’acqua contro le pietre levigate del letto del ruscello si diffondeva lieve, nella fresca aria mattutina, limpida e tersa; il suo canto si univa al frusciare della brezza tra le foglie novelle degli alberi richiamati alla vita dall’arrivo dell’attesa primavera.Il frinire di una cicala tra l’erbetta faceva da accompagnamento al timido cinguettio di una rondine tornata al suo nido, mentre un passero cantava la sua gioia allo spuntar del sole che imperlava di iridescenti sfumature la rugiada che ammantava ogni pianta della residenza privilegiata degli dei.
Il riverbero del primo raggio dell’astro nascente andò timidamente a sfiorare una roccia, avvolgendola nella sua aura protettiva, con la delicatezza di un’affettuosa amante lieta di essersi ricongiunta con l’oggetto del suo amore; una lucertola, resa ardita dal ritorno del giorno, fece capolino da sotto la pietra, vi si arrampicò con calma voluttà, quasi volesse partecipare a quell’intimo abbraccio.
Un secondo dardo di luce, come in preda alla gelosia, trafisse una nuvola errante per aprirsi la strada verso il fusto di una colonna poco distante, la colpì con abbagliante forza, diffondendo la sua brutale e rossastra luminosità che si allargò lentamente come un purpureo fiore sanguinante tra le scanalature, disegnando ombre da un colore più cupo e intenso.
Finalmente, pago dello spettacolo offerto dai suoi focosi araldi, il sole fece capolino all’orizzonte, in un tripudio fiammeggiante che incendiò coi suoi colori ogni masso, ogni ramo, ogni lieve increspatura dell’ acqua del torrente, quasi concedendo una torrida, vitale carezza a tutto ciò che incontrava sul suo maestoso cammino.
Per un istante durato un palpitar del cuore, parve quasi che ogni ciottolo del sentiero, che serpeggiando si snodava dalle rovine del tempietto alla solitaria statua oltre il torrente, brillasse di una sua personale, sfolgorante luminosità, come tanti piccoli soli che volessero rivaleggiare in splendore con il punto infuocato che reclamava la sua sovranità nel cielo.
La brezza si placò, trattenne il fiato per assistere a questo sempiterno spettacolo che ad ogni alba si ripeteva senza mai perdere il suo ardore e persino le acque del torrente parvero chetarsi per non disturbare l’arrivo del maestoso sole, e solo quando questi ebbe compiuto il suo trionfale ritorno, l’intero giardino parve tornare ancora una volta alla sua vita: la liquida giocondità del torrente tornò a scorrer sotto il vetusto ponticello che ombreggiava amorosamente il suo passaggio, il vento riprese la sua eterna serenata, sfiorando quasi languidamente i rampicanti abbarbicati sull’antico simulacro di una dea ormai irriconoscibile, dando così voce ad ogni foglia che nel suo stormire cantava odi agli eterni, la rondine riprese il suo allegro gorgheggio, ritrovando il suo nido intatto tra ciò che restava del tetto del tempietto…
E su tutto, col benestare di quello splendente occhio infuocato nel cielo sconfinato, vegliava il vecchio salice, come un amoroso padre che osservi i suoi giovani figli aprirsi alle gioie ed ai piaceri del mondo, mentre lui, istante dopo istante, sentiva l’inevitabile appropinquarsi della sua stessa morte.
La Dama sta lavorando anche ad una diversa versione della descirzione dello stesso parco, una versione un po' più "reale" e fatta meno di lampi di immagini, una visione un po' più d'insieme, ma al momento è ancora solo una bozza tra i suoi pensieri, perciò difficilmente riuscirà a postarla prima del cambio d'argomento, ma visto che tanto è una descrizione che le serve per un racconto su cui sta lavorando, è comunque sulla lista delle cose da fare, e una volta comletata, se a qualcuno dovesse interessare (anche solo per darle qualche consiglio stilistico) la Dama sarà ben lieta di fargliela avere...
...
Erin, si vede che ti eserciti abbastanza. Sia nel primo pezzo che hai postato che in questo, ci sono gli stessi pregi o gli stessi "difetti", a seconda di chi legge. Sei molto brava a descrivere le situazioni con leggerezza sia per la scelta del vocabolario che usi, sia per la forma colloquiale, sia perchè a volte chiami direttamente il lettore ad interagire col testo come quando dici Certo l'anima è incorporea, ma era l'unico modo per poter descrivere quello che provava.
Hai mai visto Kiss Kiss Bang Bang? il film inizia con il protagonista che guarda in telecamera e parla direttamente allo spettatore. L'effetto? La completa distruzione della finzione scenica. Nel film, abbastanza comico, rende tutto più grottesco, perciò ottiene il risultato voluto. Nel tuo brano, invece, non mi sembra apporti miglioramenti. C'è un motivo per cui è stata inserita o è solo perchè hai scritto di getto? E' una struttura che si adatta molto di più a brani scritti in prima persona, a flussi di coscienza, brani in cui scrittore e protagonista non hanno confini ben definiti. Diciamo che in una descrizione in terza persona fanno fatica, secondo me. Ne capirei l'utilizzo solo se fosse legato ad elementi o situazioni "leggeri" o comunque all'ottenimento di un risultato. Per un'esecuzione sinceramente mi sfugge..
Oppure è una scelta stilistica a priori, il che va bene lo stesso. >_> :(
Non vi erano alberi-diga in quel posto, era solo un antico bosco. Eppure gli dei erano lì, insieme a lui. E non l'avrebbero mai lasciato. Non poteva vederli nè sentirli, ma sapeva che erano lì, e non l'avrebbero mai abbandonato.
L'hai scritto di corsa, si vede.
Ad una seconda lettura è facile notare la ripetizione del concetto. :D
Un sorriso rilassato apparve nel suo volto. Gli occhi azzurri si aprirono sereni, vedendo ciò che agli altri era precluso. Adesso era nel regno degli dei.
La guardia che gli stava accanto gli diede un colpo con l'asta della lancia e gli fece un rude cenno verso il patibolo, dove il boia lo stava aspettando. Per un doloroso istante il rumore della folla, l'odore del sangue di chi era morto prima di lui, il dolore dato dalle corde che gli stringevano i polsi parvero sommergerlo.
Ma poi il silenzio tornò e l'ultimo contatto con la realtà scomparve.
Era con i suoi dei.
Qua mi sembra ti sia lasciata andare alla bellezza dei versi senza curarti di ciò che stavi scrivendo in realtà.
E' ancora vivo, ma vede ciò che gli altri non vedono, è nel regno degli dei. Poi la guardia lo tocca, tu scrivi che sente il colpo con l'asta, perciò non è morto ancora. Quindi come fa a vedere ciò che agli altri è precluso. Ha una visione? Ma siccome prima dici che non vede nè sente gli dei, come fa? Insomma c'è qualcosa che non funziona a livello di logica in quello che hai scritto. In ogni caso avresti dovuto spiegarlo meglio. ;) :o
Comunque tutte queste annotazioni sono solo pignolerie, nell'economia di un testo con un buon impianto generale. ^_^
....
Sono felice che ti sia piaciuto il mio testo...ora vedo di rispondere alle tue osservazioni.
-1: "Certo l'anima è incorporea, ma è l'unico modo per descrivere quello che provava" A dire il vero l'ho scritto per mettere le mani avanti a causa di quanto avevo scritto nella frase precedente. Ho pensato che al lettore il concetto dell'anima trafitta da aghi di ghiaccio potesse risultare come "leggerezza" mia (come può una cosa incorporea essere trafitta da aghi?)...e quindi ho voluto con la frase incriminata, spiegare che era un concetto voluto, un tentativo di descrivere quello che provava. Forse la troppa prudenza ha rovinato l'effetto >_>
-2: la ripetizione del concetto, si...me ne sono accorta anche io dopo che l'avevo postato...ma ero molto stanca e poi Tyrion aveva già commentato e non mi pareva giusto falsare il testo :(
-3: per quanto riguarda l'ultima parte pensavo si capisse in tutto l'impianto del testo. Nel momento in cui le paure e il dolore stavano per sommergerlo, il mio protagonista ha trovato nel suo cuore la pace rievocando la visione del parco degli dei. Adesso non so se questo possa essere considerato un banale meccanismo di difesa della mente oppure possa essere un intervento degli dei mossi a compassione. Mi sono ispirata a quei prigionieri che nei film, o nei libri, vanno a morire con una serenità/stoicismo (che poi può essere anche rassegnazione) che data la situazione in cui si trovano pare disarmante. Guardandoli (o leggendo la descrizione) pare che tutto il caos intorno a loro non esista...ecco cosa volevo intendere.
Speravo si capisse... :D però forse a spiegarlo avrebbe rovinato un pò la poesia.
;)
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Sono felice che ti sia piaciuto il mio testo...ora vedo di rispondere alle tue osservazioni.
-1: "Certo l'anima è incorporea, ma è l'unico modo per descrivere quello che provava" A dire il vero l'ho scritto per mettere le mani avanti a causa di quanto avevo scritto nella frase precedente. Ho pensato che al lettore il concetto dell'anima trafitta da aghi di ghiaccio potesse risultare come "leggerezza" mia (come può una cosa incorporea essere trafitta da aghi?)...e quindi ho voluto con la frase incriminata, spiegare che era un concetto voluto, un tentativo di descrivere quello che provava. Forse la troppa prudenza ha rovinato l'effetto >_>
Secondo me ti sei fatta un problema di troppo, tutto qui. :o ^_^
-3: per quanto riguarda l'ultima parte pensavo si capisse in tutto l'impianto del testo. Nel momento in cui le paure e il dolore stavano per sommergerlo, il mio protagonista ha trovato nel suo cuore la pace rievocando la visione del parco degli dei. Adesso non so se questo possa essere considerato un banale meccanismo di difesa della mente oppure possa essere un intervento degli dei mossi a compassione. Mi sono ispirata a quei prigionieri che nei film, o nei libri, vanno a morire con una serenità/stoicismo (che poi può essere anche rassegnazione) che data la situazione in cui si trovano pare disarmante. Guardandoli (o leggendo la descrizione) pare che tutto il caos intorno a loro non esista...ecco cosa volevo intendere.
Speravo si capisse... :( però forse a spiegarlo avrebbe rovinato un pò la poesia.
Anch'io avevo capito cosa volessi dire, solo che ti facevo notare che al di là della bellezza delle frasi, che a volte può essere fine a se stessa, in quel pezzo ci potevano essere delle contraddizioni. :( ^_^
Comunque visto che vi siete tutti prestati alle mie critiche :D vi permetto di fare lo stesso. Linciatemi ;)
Un’ascia restava ancora conficcata al centro del ceppo, sorpresa in quella posa eterna da un sottile strato di ghiaccio. La lama cristallizzata mandava mutevoli bagliori dorati tutt’attorno mentre le fiamme consumavano foglie, rami e tronchi ammucchiati in un’enorme pira funeraria. Gli ultimi alberi cuore a sud delle Barriera stavano bruciando.
Marek prese posto vicino a Ellis, un confratello muto proveniente da Porto Bianco. L’odore del fumo gli irritava la gola e lo faceva respirare a fatica, ma quando anche l’ultima sentinella grigia fu abbattuta, sommersa da grida di giubilo, la notte scese su di loro e la neve cominciò a fioccare più fitta. Il vento, fino a quel momento assente, ravvivò le fiamme e sollevò la cenere in una densa nuvola scura.
Marek si stropicciò gli occhi accecati dalle lacrime. Si guardò accanto e vide i confratelli stringersi attorno al fuoco in cerca di calore. Un passo alla volta si avvicinarono, sempre più stretti, finchè, dove un tempo c’era il Parco degli Dei, non restarono che pochi carboni spenti.
-3: per quanto riguarda l'ultima parte pensavo si capisse in tutto l'impianto del testo. Nel momento in cui le paure e il dolore stavano per sommergerlo, il mio protagonista ha trovato nel suo cuore la pace rievocando la visione del parco degli dei. Adesso non so se questo possa essere considerato un banale meccanismo di difesa della mente oppure possa essere un intervento degli dei mossi a compassione. Mi sono ispirata a quei prigionieri che nei film, o nei libri, vanno a morire con una serenità/stoicismo (che poi può essere anche rassegnazione) che data la situazione in cui si trovano pare disarmante. Guardandoli (o leggendo la descrizione) pare che tutto il caos intorno a loro non esista...ecco cosa volevo intendere.
Speravo si capisse... >_>
Beh, io avevo capito, e mi era piaciuto molto. Comunque, i commenti del Prete Rosso sono davvero corretti. Ho trovato particolarmente appropriato il suo commento alla tua precisazione sull'anima incorporea: l'effetto è quello che dice lui, e va usato esattamente nel modo che dice lui. Quella frase è quasi dissacrante, e questo nel tuo pezzo appare abbastanza fuori luogo. Oddio, a me è piaciuto: un po' di leggerezza, dell'ironia che a tratti traspare, mi mette allegria. Ma devo ammettere che il Prete Rosso ha ragione, e non conta più di tanto il fatto che mi abbia divertito. Quello che mi piace dei tuoi scritti è la freschezza: quella rimane comunque.
Molto bello davvero. Molto bello. Quasi come Balon, se non alla pari. :(
Metto quello che mi viene da correggere - ma davvero, ti consiglio caldamente di non darmi retta! >_>
Un’ascia restava ancora conficcata al centro del ceppo, sorpresa in quella posa eterna da un sottile strato di ghiaccio. La lama cristallizzata mandava mutevoli bagliori dorati tutt’attorno mentre le fiamme consumavano foglie, rami e tronchi ammucchiati in un’enorme pira funeraria. Gli ultimi alberi cuore a sud delle Barriera stavano bruciando.
Marek prese posto vicino a Ellis, un confratello muto proveniente da Porto Bianco. L’odore del fumo gli irritava la gola e lo faceva respirare a fatica, ma quando anche l’ultima sentinella grigia fu abbattuta, sommersa da grida di giubilo, la notte scese su di loro e la neve cominciò a fioccare cadere più fitta. Il vento, fino a quel momento assente, ravvivò le fiamme e sollevò la cenere in una densa nuvola scura.
Marek si stropicciò gli occhi accecati dalle lacrime. Si guardò accanto e vide i confratelli stringersi attorno al fuoco in cerca di calore. Un passo alla volta si avvicinarono, sempre più stretti, finchè, dove un tempo c’era il Parco degli Dei, non restarono che pochi carboni spenti.
Ci sono diverse cose davvero riuscite in questo testo, secondo me. È molto cinematografico. Ad esempio, lo zoom all'indietro, in cui si vedono prima dettagli (ceppo, foglie, rami, tronchi) fino al tutto (enorme pira funeraria). Mozzafiato. Anche la precisione del dettaglio: uno potrebbe scrivere, normalmente, "ascia conficcata nel ceppo", ma tu hai scritto: "ascia conficcata al centro del ceppo". Proprio lí, al centro. Questo risveglia una immagine vivida, precisa. E anche questo è impressionante.
Ho cancellato l'infodump sul confratello muto di Porto Bianco: dopotutto si suppone che i due siano amici, si conoscano già bene, quindi specificare che il tipo viene da Porto Bianco distrae, ed è comunque irrilevante alla scena (con la sola possibile eccezione dell'essere muto, che potrebbe indicare lo stato d'animo di Marek - si siede vicino a un muto perché non ha nessunissima voglia di parlare, di fronte a quello spettacolo angosciante).
Infine: i luoghi comuni proprio non li sopporto.... cieli plumbei, colli taurini, e... neve che fiocca. Se non troviamo di meglio, ebbene, facciamola pure cadere, questa dannata neve! :D Oltretutto, il verbo "cadere" ottiene di accentuare l'atmosfera pesante della scena. Poi, credo che quell'"ancora", all'inizio, sia abbastanza superfluo.
Ma come vedi, sono davvero cose cosí minuscole, da non riuscire a rovinare il testo, davvero riuscito.
Metto quello che mi viene da correggere - ma davvero, ti consiglio caldamente di non darmi retta! :(
Quando migliorano il testo oggettivamente, non vedo perchè non dovrei fare alcune correzioni. :D
È molto cinematografico. Ad esempio, lo zoom all'indietro, in cui si vedono prima dettagli (ceppo, foglie, rami, tronchi) fino al tutto (enorme pira funeraria). Mozzafiato. Anche la precisione del dettaglio: uno potrebbe scrivere, normalmente, "ascia conficcata nel ceppo", ma tu hai scritto: "ascia conficcata al centro del ceppo". Proprio lí, al centro. Questo risveglia una immagine vivida, precisa.
Devi ringraziare Erin per quell'incipit. L'idea mi è venuta dalla sua descrizione. E anche dal fatto che davanti alla scrivania ho Foresta di cristallo, di James Ballard, e visto che è morto dieci giorni fa, mi sembrava un buon modo di ricordarlo. ;) :o
Ho cancellato l'infodump sul confratello muto di Porto Bianco: dopotutto si suppone che i due siano amici, si conoscano già bene, quindi specificare che il tipo viene da Porto Bianco distrae, ed è comunque irrilevante alla scena (con la sola possibile eccezione dell'essere muto, che potrebbe indicare lo stato d'animo di Marek - si siede vicino a un muto perché non ha nessunissima voglia di parlare, di fronte a quello spettacolo angosciante).
In effetti era per questo, e per sottolineare il contrasto con le grida di giubilo. Marek vive l'esperienza come un funerale, gli altri come una festa. SI rendono conto ciò che hanno fatto solo alla fine.
Mi sembrava un buon modo di raccontare alcune emozioni, senza soffermarmici troppo. Effettivamente avrei dovuto spiegare meglio. Solo che non volevo comettere l'errore fatto nel pezzo precedente. Devo ancora trovare la giusta misura. >_>
Cavoli ragazzi, siete davvero bravissimi o_o
Ho letto tutti i vostri testi e sono rimasta senza parole.. non posso commentarli tutti perchè dovrei partire dall'inizio, o quasi.. ma comunque, lasciatemelo dire, mi avete fatto venire i brividi.
Ho pensato di scrivere qualcosa pure io anche se non mi sento affatto brava.. l'ho scritto in questo momento, buttato giù d'istinto. Non oso quindi immaginare quanti errori di vario genere ci saranno xD
Le vostre critiche, quindi sono più che ben accette! ^^
IL PARCO DEGLI DEI
Era alla disperata ricerca di quel luogo di cui aveva tanto sentito parlare. I suoi antenati vi si recavano quando chiedevano aiuto ai loro Dei. Ormai era rimasto solo un ricordo evanescente del mondo di una volta.
Gli Antichi Dei avevano abbandonato il cuore della gente, ed erano pochi quelli che ancora si recavano nel Parco Degli Dei per pregare.
La corsa impediva al suo cuore di battere regolarmente, i capelli le si appiccicavano al collo sudato e i vestiti sembravano rallentarla sempre più. Questo, però, non bastò a fermarla. Improvvisamente apparve davanti ai suoi occhi un arco di pietra, e Femke seppe di averlo trovato. Rallentò la sua corsa, arrivando a fermarsi di fronte all'entrata; alcune pietre dell'arco erano ricoperte di soffice muschio, altre si erano smosse a causa del tempo e tra loro spuntavano ciuffi di erba. Lentamente ma con decisione, la ragazza si incamminò: superata l'entrata, le sembrò quasi di aver abbandonato il suo mondo e di essere entrata in un altro. Non guardò dietro di sè, ormai il suo sguardo era stato catturato dall'imponente Albero del Cuore al centro del Parco. Si avvicinò ad esso, allungando una mano per sfiorarne la bianca corteccia. Le dita affusolate seguirono il percorso delle increspature nel tronco, per poi bloccarsi nelle vicinanze del volto scolpito. Femke osservò la linea dura della bocca e, quando incontrò gli occhi colore del sangue, credette quasi di annegare. La stavano osservando, lo sapeva. Non abbassò lo sguardo, al contrario decise di aprire il proprio animo ad essi, lasciando fuoriuscire tutto ciò che teneva dentro. Dopo pochi minuti, distolse gli occhi e si guardò intorno: l'erba incolta, le piantine abbandonate a se stesse, le pietre ricoperte di muschio su cui una volta si erano seduti i suoi antenati, le foglie rosse dell'albero-diga sull'acqua del laghetto poco distante. Per la prima volta in vita sua, Femke sentì il suo animo farsi leggero, e la pace tanto ricercata la avvolse in un abbraccio forte ma al tempo stesso delicato. Capì di essere finalmente a casa.
Eccomi qui. Il tema Il Parco degli dei è stato un tema interessante, che ha portato tutti all'immedesimazione in un paesaggio silenzioso ed 'elevato', ricco di spunti di fantasia e di poesia.
Ora distacchiamoci dalle Cronache, e sconfiniamo in un argomento che potrebbe rivelarsi davvero molto interessante da sviluppare.
Il Surrealismo
Tema immenso, multiforme, che si basa sulla più pura e segreta fantasia.
Per stimolarvi, ecco a voi alcuni bellissimi quadri che, con ironia o occhio attento, vi insegneranno quanto la fantasia sia spesso specchio di pensieri ed emozioni.
'La corda sensibile' : René Magritte
http://danyli.netsons.org/wp-content/galle...dasensibile.jpg
'Viandante sul mare di nebbia' : Caspar David Friederich
http://www.freewebs.com/moebiusring/e12.jpg
'La condizione umana' : René Magritte
http://sogniebisogni.ilcannocchiale.it/med...na_magritte.jpg
'Il ritratto': René Magritte
http://www.teatronaturale.it/imgart/6380-1.jpg
Liberate l'immaginazione.
Posterò il mio brano il più presto possibile. >_> :(
...
Beh, a me è piaciuto davvero molto. Ma hai riletto, comunque? Secondo me va benissimo scrivere di getto, d'istinto, ma poi occorre anche una rilettura (anzi: dieci). Se non hai nemmeno riletto, beh, allora sei un genio. Ma me lo chiedo perché vedo alcuni refusi ("basto", "lo sapevo", ...).
Il Surrealismo
...
Già il Parco degli Dei l'avevo preso in direzione surrealistica - finirà che esco pazzo! >_>
Quadri fantastici, by the way.