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Scrittura Creativa
L di Lord Alexander Stone
creato il 17 aprile 2009

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zack86sq
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zack86sq
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Inviato il 11 maggio 2009 20:57

La settimana scorsa non ho fatto in tempo a postare il mio brano sul surrealismo. Non era un granchè. Stavolta però, anche per non perdere questa bella abitudine, non posso eludere le richieste del pen-master.

 

Ben sapendo che su questi lidi l'Artico va di moda, mi butto sul secondo tema della settimana: la giungla e la cascata. Anche perchè non ho mai descritto una foresta equatoriale, quindi vale come esercizio doppio. :unsure: Rileggendo gli altri brani che ho postato, ci aggiungo un paragrafo, quello iniziale, in cui c'è anche un dialogo, così magari i vostri consigli possono aiutarmi in una delle cose che più mi danno noie. Spero sempre di non essere uscito dal tema della settimana, ma non garantisco.

Come sempre siate cattivi, ogni oltre limite. :unsure: :D

 

-Continua a camminare. Abbiamo ancora alcune ore di luce da sfruttare prima di fermarci. - disse Marek affondando nel fango fino alla caviglia, la paura di inciampare nelle radici coperte degli alberi lo faceva avanzare lentamente.

Si voltò indietro e vide Joseph appoggiato con la schiena al tronco di un’enorme acacia dalle fronde rossastre, la testa rivolta verso l’alto cercando di prendere più aria possibile. - Non ce la faccio. – disse – Devo fermarmi un po’.-

Marek infilò il machete nel fodero appeso alla cintura e si piantò di fronte al compagno. Vedeva il suo torace alzarsi ritmicamente, il sudore gli bagnava il viso spigoloso. - Non possiamo riposare adesso.- disse - Lo senti questo rumore? –

Joseph si guardò intorno, cercando segni rivelatori sotto la fitta vegetazione della foresta pluviale. Sentiva un scroscio continuo e regolare, un rumore lontano, sordo. – E’ acqua? –

- Sono le rapide del fiume Congo. A meno di cinque chilometri di distanza ad Est. – disse Marek – Dobbiamo trovare solo un posto dove guadarlo e saremo dall’altra parte. –

- Oltre il confine? –

- Saremo al sicuro. –

 

 

Proseguirono per diverse ore uno dietro l’altro, finchè l’ultimo raggio di sole riuscì a filtrare oltre il fitto intrico di rami e foglie della giungla. Il rumore dell’acqua era aumentato durante tutto il pomeriggio. Quando decisero di accamparsi, esso sovrastava di gran lunga ogni altro suono ed era tanto limpido che avrebbero potuto sentire il rumore della singola goccia d’acqua cadere sulle rocce e sulle piante della foresta.

La notte passò in fretta. Non videro mai animali pericolosi e il fuoco che avevano acceso li tenne lontani dagli insetti più fastidiosi. Alle prime luci del mattino fecero una colazione leggera con gallette tostate e marmellata di ciliegie e raccolsero alcuni frutti dagli alberi che crescevano nei dintorni.

Pappagalli grandi quanto un bambino affilavano il becco sul tronco degli alberi e volavano sulle loro teste in un vortice di piume colorate. Scimpanzè si rincorrevano sui rami e li scrutavano dall’alto, mentre continuavano a spostarsi faticosamente aprendosi la strada a colpi di machete. Non riuscivano a compiere più di tre, quattrocento metri ogni ora, ma ormai doveva mancare poco. Il rombo dell’acqua era assordante. Potevano, perfino, sentire la terra tremare sotto di loro. Un ultimo colpo affondò senza resistenza nella parete di felci giganti che gli ostruiva il passaggio e quando Marek tirò indietro il braccio capì che la sua fuga era giunta alla fine.

 

Davanti a lui c’era una ripida parete rocciosa alta circa cento metri. L’acqua che traboccava dalla sua sommità precipitava in una cascata imponente, trascinando sedimenti, radici di alberi morti e pietre giù per la scarpata in un continuo schiantarsi di corpi sulle rocce sottostanti.

Ai suoi piedi, un piccolo lago era un frenetico ribollire di acqua e vapore che, poco oltre la loro posizione, confluiva in un ampio alveo stretto tra due alti argini d’argilla. Lento e placido il fiume spariva inghiottito dalla foresta dopo una lieve curva verso Est, la superficie liscia e schiumosa illuminata dal sole del mattino.

Quello era il confine tra la Repubblica democratica e la Repubblica del Congo. Erano arrivati.

 

Ovviamente le congruenze sulla fauna e la flora della foresta non sono state verificate. Ho fatto solo un veloce giro su google. :lol: :lol:


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Il Grande Iulio
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Il Grande Iulio
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Inviato il 12 maggio 2009 19:54

Salve a tutti, sono iscritto da poco a questo forum e accetterò consigli da chiunque. Sto scrivendo un libro, un fantasy ambientato in un futuro neanche troppo lontano dove l'europa è stata quasi del tutto distrutta da grandi guerre... il resto del mondo se la passa un po' meglio. La storia segue diversi personaggi, che si trovano in luoghi diversi, e descrive dal punto di vista di ognuno. Non lo divido in capitoli ma attuo una divisione tipo "il quinto giorno" (non so se nessuno di voi l'ha letto) con date e luogo. Come potrete vedere uno dei personaggi ha lo stesso nome del mio account. Vi prego di essere sinceri e criticare senza pietà: ;)

 

1 gennaio XII, astronave Phoebus, Saturno

 

Il paesaggio fuori dal vetro era terribilmente deprimente. In un altro momento forse gli sarebbe apparso come uno spettacolo cosmico, ma in quel mentre Mark non poteva trovarlo bello: lo fissava intensamente, come se con i suoi occhi avesse potuto vedere le astronavi nemiche prima dei sensori della Phoebus. I superiori sembravano dire il contrario, ma egli ne era sicuro, ormai la guerra era persa. Da quando il Ministro degli Esteri aveva insultato gli ambasciatori rettiliani, per l’Impero Inglese erano stati guai: un sacco di nazioni, fino al giorno prima fedeli alleate, avevano preso a lanciare missili e ultimatum. E Mark sapeva che presto anche là, in quel angolo sperduto del sistema solare, le conseguenze si sarebbero fatte sentire. A suo parere la guerra universale che si stava combattendo era assolutamente insensata, non riusciva a capire i giochi di potere e non pensava che la vittoria avrebbe portato dei vantaggi; ma da bravo soldato inglese, svolgeva il suo lavoro senza discutere. A spaventarlo non era tanto la paura di morire – aveva visto talmente tante morti da non temere più nemmeno la sua – ma la vita che conduceva. I capricci dei superiori, il cibo liofilizzato, le vanterie dei compagni. Era stanco di quella vita. E, nonostante fosse un bravo soldato inglese, appena avuta l’occasione sarebbe scappato. La Terra, la Terra. Gli mancava molto. Erano sedici anni che era lontano dal suo pianeta natale: troppo! La fuga rimaneva l’unica possibilità. Non si scoraggiava, anche se i motivi per farlo erano tanti, prima di tutto la distanza: più di un miliardo di kilometri. Per tornare sulla Terra, se avesse potuto li avrebbe percorsi anche a piedi.

 

1 gennaio XII, GGJ, provincia di Ravenna

 

Il Grande Iulio si rigirò nella branda; aprì gli occhi. Scoccò un’occhiata all’orologio attaccato alla parete. Indicava le sei e venticinque. Temeva sempre che quell’orologio fosse sempre sul punto di rompersi, a causa del continuo tremore a cui era sottoposto quasi ininterrottamente dalle sette di mattina alle sette di sera. Però teneva duro, e di questo c’era solo da rallegrarsene, perché un orologio è sempre un orologio e ha il suo valore. Si alzò scostando il lenzuolo sudicio – l’ultima volta che era stato lavato era la vigilia della partenza, ovvero diciotto giorni prima –, si avvicinò alla sedia e sì vestì. Anche i suoi abiti avevano bisogno di una bella lavata. Prese un po’ d’acqua dalla tanica in cui raccoglieva la pioggia e si sciacquò il viso; era opaca e aveva un odore penetrante e acidulo. Evitò di pensare a quali sostanze dovevano esservi disciolte. Staccò la sua spada dal muro e la infilò nella cintura, a sinistra, poi prese il PSP [il psp non è il noto aggeggio elettronico ma una pistola: viene detto più avanti] e lo infilò nella cintura, a destra. Aprendo la porta corazzata lanciò un’occhiata alla Monna Lisa. La tela era annerita e rovinata, piena di crepe. Quindi, con voluta lentezza, si avviò lungo il corridoio. Il rumore dei suoi passi, amplificato dalle pareti di metallo, rimbombava, facendogli temere di svegliare qualcuno. Arrivato a metà del corridoio, alzò la testa e si assicurò che la botola sul soffitto fosse ancora aperta. Chiese «Vedette? Marco, Paolo, tutto bene?» e fu soddisfatto che in risposta gli giungesse un deciso, anche se assonnato «Nulla di particolare da segnalare.» e poi un «Sa per caso che ore sono?». «Le sei e mezza, dovete resistere ancora mezz’ora. E vi ho già detto che dovete darmi del tu.» Dopo aver controllato, in alcuni rapidi passi fu in fondo al corridoio, risalì la scaletta e, dopo aver tolto il chiavistello, aprì il portellone, che cigolando riempì di luce il buio corridoio. Mentre si adattava al freddo esterno osservava i desolati paraggi. Con triste consapevolezza pensò che adesso la città, e quasi tutta l’Europa, era una sorta di zoo, e anche serra, degli orrori. Tutto intorno al punto d’osservazione le auto, i carri, le roulotte, le biciclette e le tende della popolazione formavano un grande cerchio. Erano tutti accampati fitti, e dal satellite apparivano di certo ben visibili; ma il Grande Iulio non sapeva se esserne felice o doversene preoccupare. In ogni modo la stazza del GGJ, alto alla piattaforma più di trenta metri, li avrebbe resi comunque ben rintracciabili, nonostante le spesse nubi che spesso riempivano il cielo. Un oggetto simile non si nascondeva facilmente. Rimase così per un po’ di tempo, ad osservare il frutto di dodici anni di lavoro. L’aveva visto crescere pezzo per pezzo, ne aveva fatto progetti, aveva fatto arrivare da luoghi lontani l’uranio per i motori atomici, e si era applicato alla sua costruzione con ogni fibra del suo essere. E il risultato era stato più che soddisfacente. Il GGJ era contemporaneamente una fortezza medievale, un bunker, un carro armato, un laboratorio scientifico, un ospedale, una caserma e un condominio. Il corpo centrale, dalla forma tozza, largo ventidue metri, era dotato davanti di un mazzafrusto di proporzioni titaniche e dietro di un’altrettanto grande ascia bifronte. Questa seconda arma aveva una lama affilata, per colpire bersagli “morbidi” (un albero era considerato morbido), ed una più rozza, per demolire edifici, mura e quant’altro. Il Grande Iulio si era premunito che le lame, come le punte della sfera metallica del mazzafrusto, fossero costruite col ferro più puro che avessero a disposizione: come sapeva per averlo letto e per esperienza diretta, il ferro respinge la magia e il sovrannaturale, soprattutto quando adoperati dalle forze del Male. Per utilizzare un paragone non molto esatto, come l’acqua spegne il fuoco, così fa il ferro con il sovrannaturale. I cingoli, alti diciotto metri, larghi dieci e alla base lunghi quaranta, erano in alto più lunghi che in basso, vedendoli di profilo apparivano come un trapezio rovesciato. La parte del corpo centrale che si trovava al disopra dei cingoli aveva, a destra e a sinistra, una conformazione a ziggurat: contando anche la piattaforma superiore quattro strati di quasi quattro metri ciascuno, come livelli di mura uno sopra l’altro. Dalle pareti sporgeva un grande numero di bocche da fuoco orientabili, che in realtà bocche da fuoco non erano: le parti nascoste dalle pareti non erano infatti cannoni ma baliste, anche se scientificamente evolute e dotate di un sistema di specchi che permetteva di vedere l’esterno e mirare. Al centro della piattaforma stava una grande torretta girevole, dotata di un lungo cannone (vero), a cui si accedeva tramite una botola sul soffitto del piano inferiore. All’interno si trovava la sala di comando. Al di sopra di questa torretta ve n’era un’altra, più piccola, con un cannone (vero anche questo) antiaereo. Al di sopra dei motori v’era una stanza segreta che conteneva un antico eliplano, alimentato da un motore a benzina, e delle gigantesche ancore, terminanti con giganteschi rampini, che il Grande Iulio aveva fatto installare nel caso che il GGJ si trovasse in bisogno di maggiore stabilità. Su ogni piano si trovavano stretti dormitori per molte persone, addette a manovrare le baliste. Le stanze rimanenti erano occupate dalla dispensa, dal laboratorio, dalla biblioteca, dalla camera del Grande Iulio, dalla cassaforte, dalla toilette e dalla stanza delle armi. Quest’ultima conteneva qualche centinaio d’archi, una cinquantina di balestre e pistole, e una coppia di mitragliatrici; infine i proiettili, severamente centellinati. Il Grande Iulio era soddisfatto. Il suo maggiore timore per quel colosso di metallo era che i motori si bloccassero. Se ciò fosse accaduto, era molto probabile che non si riuscisse a trovare il guasto in quei complicati meccanismi, con il rischio di far saltare per aria tutto. Ma forse non c’era motivo di preoccuparsi: il motore era nuovo, e durante i diciotto giorni da cui era in funzione aveva lavorato alla perfezione. Con questi pensieri in testa, il Grande Iulio rientrò dal portellone, mostrando alle cieche pareti una smorfia di malcelata allegria.


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Alexander
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Alexander
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Inviato il 12 maggio 2009 20:11 Autore

per questo c'è Scrivere: le vostre opere. A quanto pare serve a qualcosa in fin dei conti... buona fortuna! ;)


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Il Grande Iulio
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Il Grande Iulio
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Inviato il 12 maggio 2009 20:54

Molte grazie! Provvedo subito a spostare il testo. ;)


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Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 12 maggio 2009 22:19

Nessuno dice nulla? Tocca sempre a me... ;)

Nel complesso mi sembra OK, però (adesso lo so, faccio il difficile come al solito) mi piacerebbe tanto qualcosa che non fosse troppo convenzionale... Mi piacerebbe qualcosa di strano e sorprendente!

 

Allora, solita (mia) convenzione: rosso per la frase secondo me da cambiare, verde per come la cambierei (se non c'è la parte verde, non so come cambiarla!). Cancellata se la cancellerei... Sia chiaro: si tratta solo di cose che mi sono venute in mente leggendo, e quasi nessuna ha la pretesa di essere nemmeno un suggerimento: sono solo idee. Per me il pezzo funziona, anche se non mi ha entusiasmato.

 

-Continua a camminare. Abbiamo ancora alcune ore di luce da sfruttare prima di fermarci. - disse Marek affondando nel fango fino alla caviglia, (al posto della virgola ci metterei un duepunti, o anche un punto) la paura di inciampare nelle radici coperte degli alberi lo faceva avanzare lentamente.

Si voltò indietro e vide Joseph appoggiato con la schiena al tronco di un’enorme acacia dalle fronde rossastre, la testa rivolta verso l’alto cercando di prendere più aria possibile. - Non ce la faccio. – disse – Devo fermarmi un po’.-

Marek infilò il machete nel fodero appeso alla cintura e si piantò di fronte al compagno. Vedeva il suo torace alzarsi ritmicamente, e il sudore gli bagnava bagnargli il viso spigoloso. - Non possiamo riposare adesso. Non adesso, - disse - Lo senti questo rumore? –

Joseph si guardò intorno, cercando segni rivelatori sotto la fitta vegetazione della foresta pluviale. Sentiva un scroscio continuo e regolare, un rumore lontano, sordo. – E’ acqua? –

- Sono le rapide del fiume Congo. A meno di cinque chilometri di distanza ad Est. – disse Marek – Dobbiamo trovare solo un posto dove guadarlo e saremo dall’altra parte. –

- Oltre il confine? –

- Saremo al sicuro. –

 

Proseguirono per diverse ore uno dietro l’altro, finchè l’ultimo raggio di sole riuscì a smise di filtrare oltre il fitto intrico di rami e foglie della giungla. Il rumore rombo (?) dell’acqua era aumentato andato aumentando durante tutto il pomeriggio. Quando decisero di accamparsi, esso sovrastava di gran lunga ogni altro suono ed era tanto limpido che avrebbero potuto sentire il rumore della singola goccia d’acqua cadere sulle rocce e sulle piante della foresta.

La notte passò in fretta. Non videro mai animali pericolosi e il fuoco che avevano acceso li tenne lontani dagli tenne lontano gli insetti più fastidiosi. Alle prime luci del mattino fecero una colazione leggera con gallette tostate e marmellata di ciliegie, e raccolsero alcuni frutti dagli alberi che crescevano nei dintorni attorno.

Pappagalli grandi quanto un bambino affilavano il becco sul tronco degli alberi e volavano sulle loro teste in un vortice vortici di piume colorate. Scimpanzè si rincorrevano sui rami e li scrutavano dall’alto, mentre continuavano a spostarsi faticosamente aprendosi la strada a colpi di machete. Non riuscivano a compiere più di tre, quattrocento metri ogni ora, ma ormai doveva mancare poco. Il rombo dell’acqua era assordante. Potevano, perfino, sentire la terra tremare sotto di i loro piedi. Un ultimo colpo affondò senza resistenza nella parete di felci giganti che gli ostruiva il passaggio, e quando Marek tirò indietro il braccio capì che la sua fuga era giunta alla fine conclusa.

 

Davanti a lui c’era una ripida parete rocciosa alta circa cento metri. L’acqua che traboccava dalla sua sommità precipitava in una cascata imponente, trascinando sedimenti, radici di alberi morti e pietre giù per la scarpata in un continuo schiantarsi di corpi sulle rocce sottostanti.

Ai suoi piedi, un piccolo lago era un frenetico ribollire ribolliva di acqua e vapore che, poco oltre la loro posizione, confluiva in un ampio alveo stretto tra due alti argini d’argilla. Lento e placido il fiume spariva inghiottito dalla foresta dopo una lieve curva verso Est, la superficie liscia e schiumosa illuminata dal sole del mattino. (non mi funziona che la "sparizione" del fiume preceda la sua descrizione).

Quello era il confine tra la Repubblica democratica e la Repubblica del Congo. Erano arrivati.

Nel complesso va abbastanza bene, suona credibile. Ci sono dettagli che fanno sentire il peso della realtà (la faticosa lentezza dell'avanzata, la vita e i frutti attorno ai due uomini, i rumori che si sovrappongono pur restando nitidamente separati...). No, per quanto mi riguarda non è affatto male! ^_^


Z
zack86sq
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zack86sq
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Inviato il 12 maggio 2009 23:15

Nessuno dice nulla? Tocca sempre a me... ^_^

Tyrion tocca a te, come sempre, e meno male. ^_^ Perchè ogni volta mi trovi un sacco di piccoli errori che tolgono molto al brano se letti uno dopo l'altro. Come al solito segno tutto e correggo sul mio pc l'originale. :dart: ^_^

Stavolta la descrizione della foresta e soprattutto della cascata mi hanno messo un pò alle corde. :(

mi piacerebbe tanto qualcosa che non fosse troppo convenzionale... Mi piacerebbe qualcosa di strano e sorprendente!

Beh, non vorrai mica che ti faccia leggere le mie migliori idee qui su questo topic? ^_^ :figo:

Dai Tyrion, la prossima volta mi impegno di più. ;)

Cmq questi sono degli esercizi obbligati. Credo che ognuno di noi riesca a scrivere qualcosa di originale e sorprendente solo quando narra le sue storie.

Nel complesso va abbastanza bene, suona credibile. Ci sono dettagli che fanno sentire il peso della realtà (la faticosa lentezza dell'avanzata, la vita e i frutti attorno ai due uomini, i rumori che si sovrappongono pur restando nitidamente separati...).

La verosimiglianza è la mia unica preoccupazione in questo tipo di esercizi. A parte "l'acacia" menzionata nel secondo paragrafo, che dubito fortemente possa resistere agli acquazzoni equatoriali. ^_^ ^_^

Comunque ci sono altre cose da correggere su questo brano, credo. Per esempio l'uso dei tempi verbali in questa frase in particolare:

 

Potevano, perfino, sentire la terra tremare sotto i loro piedi. Un ultimo colpo affondò senza resistenza nella parete di felci giganti che ostruiva il passaggio, e quando Marek tirò indietro il braccio capì che la sua fuga era conclusa.

In tutto il paragrafo la narrazione avviene utilizzando la 3a persona plurale, ma qui passa alla 3a singolare, per poi continuare così nel paragrafo successivo.

Ci ho pensato un pò ma alla fine non ho trovato nientye di meglio ed ho postato, ma ancora non mi suona bene. ^_^


S
Seetharaman Toral
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Seetharaman Toral
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Inviato il 12 maggio 2009 23:48

 

 

Allora il contrasto tra solitudine del primo periodo e questa presenza del resto del brano, soprattutto la grotta, spiazza il lettore. Secondo me potresti sistemarlo facilmente. ^_^ ^_^

innanzitutto grazie a tutti della pazienza :dart:

 

purtroppo l'ho scritto un po' di fretta e ad un orario a cui sono un po' bollita, poi in generale non sono mai stata un fenomeno con gli incipit ^^'

 

spero di ritagliarmi abbastanza tempo domani per sistemarlo ;)


L
lysmaya
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lysmaya
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1623 messaggi
Inviato il 29 maggio 2009 1:45

Ehm... Per problemi personali la Dama è stata assente dal forum per un po'... ma che è successo a questo topic? già finito il gioco? Pen-master???


T
Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 29 maggio 2009 13:02

Si', giusto: la migliore discussione del forum si e' spenta. Boss, dove sei? :unsure:


Q
Qhorin Halfhand
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Qhorin Halfhand
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Inviato il 29 maggio 2009 19:06

Breve OT °_°

 

Ho parlato con alcuni utenti del forum, i quali mi hanno detto che potrebbe risultare simpatica l'idea di istituire una specie di contest di scrittura.

 

L'idea iniziale era che ogni volta si designasse un tema e che tutti gli scritti proposti venissero postati nel topic. Gli stessu partecipanti al contest, ma anche tutti gli altri utenti del forum, avrebbero poi espresso la loro preferenza e il vincitore avrebbe poi proposto il tema successivo.

 

Se qualcuno trova interessante questa proposta e ha ulteriori idee da proporre, inviate a me un pm in modo da non intasare il topic ^_^

 

Fine OT °_°


S
Seetharaman Toral
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Seetharaman Toral
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1717 messaggi
Inviato il 30 maggio 2009 0:53

partecipai una volta a un contest così su un altro forum...fu molto divertente, si sceglieva un tema e poi ognuno postava un racconto (non troppo lungo) che in qualche modo si riallacciasse a esso ^_^


T
Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 30 maggio 2009 1:04

partecipai una volta a un contest così su un altro forum...fu molto divertente, si sceglieva un tema e poi ognuno postava un racconto (non troppo lungo) che in qualche modo si riallacciasse a esso ^_^

Sí, siiiií! E funzionerà anche qui - è un'idea fantastica! Anche se credo che finirai col vincere sempre tu, che sei un vero talento! ^_^


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Seetharaman Toral
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Seetharaman Toral
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1717 messaggi
Inviato il 30 maggio 2009 1:15

grazie del complimento, ma due pezzi ho postato finora,mica chissà cosa...e poi non ancora tutti si sono sbizzarriti, con un contest magari sarà una bella lotta ^_^


M
Maynard
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Maynard
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Inviato il 30 maggio 2009 2:05

Non ho particolari velleità letterarie, e neanche troppo tempo da dedicare, ma se si mettesse in piedi un contest del genere potrei decidere di cimentarmi ; )


T
Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Bannato
3429 messaggi
Inviato il 30 maggio 2009 9:05

grazie del complimento, ma due pezzi ho postato finora,mica chissà cosa...e poi non ancora tutti si sono sbizzarriti, con un contest magari sarà una bella lotta ^_^

Sono due? Dov'è quello che non ho letto? ^_^


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