Oh, potente Thoros, sapevo che non mi avresti deluso! La tua critica e' stata tonificante, e molto utile.
Rispondo a qualche cosa...
Innanzi tutto, e' proprio vero (e questa era difficile da cogliere - io stesso non me ne ero reso completamente conto): il titolo era necessario al pezzo, cosi' da poter dare per scontato che ci si trovava in un certo tipo di luogo, senza doverlo piu' specificare nel testo. Inoltre, proprio come hai notato, questo non e' affatto il Parco degli Dei westerosiano (quello con l'albero facciuto, ecc.). Quello che avevo in mente era un luogo sacro e unico, come quello che si trova su quell'isoletta al centro del lago di Harrenhal (l'Occhio degli Dei, mi pare che si chiami). Finora questo luogo mitico non e' stato mai descritto nelle Cronache, anche se e' chiaro che lo dovremo vedere in uno dei prossimi libri, prima o poi.
Per quanto riguarda l'osservazione di Darklady, che vede il mio parco non tanto come un "bosco medievale", ma quasi futurista e "geometrico": sono felice di avere raggiunto qui quello che volevo. Il luogo doveva essere assolutamente alieno, straniero al mondo, proprio perche' un luogo unico e speciale. Ho avuto paura a usare il termine "geometria", ma alla fine ho detto "Massi', chissenefrega, puo' anche funzionare"... :unsure:
Gli Dei sono, poi, il trionfo della geometria pura... ^_^ Due punti, due rette parallele...
Era giunto lí nonostante tutto, sotto quei ventagli di luce quieta, dopo un lungo viaggio che ormai stava sbiadendosi in fretta dalla sua mente.
Io toglierei la particella.
Direi proprio di si'...
Ti serve una frase introduttiva alla descrizione, se ne sente la necessità. Ma questa proprio non mi suona bene. Forse perchè è troppo ellittica di verbo,soprattutto l'ultimo spezzone, non lo so. La seconda frase infatti risente di questa mancanza e opti per un rafforzativo del concetto iniziale di armonia e ordine.
Io le toglierei tutte e due e al posto di dire "C'era un ordine perfetto, descriverei uno-due elementi diretti di quest'ordine. Vale sempre la stessa regola: quando puoi mostrare qualcosa, mostrala.
Concordo completamente. Rileggendo non funzionava neppure a me, mi dava un senso di macchinoso... Ma proprio non riuscivo a metterla a posto. Segno che dovevo semplicemente eliminarla, come dici tu!
C'è poi una cosa che non ha convinto:
Era giunto lí nonostante tutto [...] stava sbiadendosi [...] ultimo assassinio [...] Perché era lí? Lo aveva dimenticato.Il modo in cui i suoi ricordi sbiadiscono non è regolare. Arriva nel parco sapendo ciò che ha fatto, inizia a dimenticare, ma sa che è una cosa brutta, un assassinio, e poi d'un tratto dimentica tutto. Almeno così sembra da come hai descritto i moti del suo pensiero. Non è grave, capisco che tu abbia usato delle frasi che ti piacevano, lo faccio anch'io :stralol: , basterebbe rendere "ultimo assassinio" con un'espressione più neutra, quasi didascalica. Come può definire Assassinio se non ricorda? E' un controsenso.
Qui hai colto una cosa importante, che mi era completamente sfuggita: e cioe' che in questo pezzo potevo mostrare i ricordi che sbiadiscono. Io invece la descrizione della lama sporca di sangue l'ho messa la' pensando "qua devo descrivere un po' l'uomo, far vedere che e' un guerriero...". Insomma, nei miei intenti non era un ricordo, ma una descrizione che si accompagnava alle altre descrizioni (luce, foglie, foschia, ecc.). Mi spiace di avere perduto questa splendida occasione, perche' davvero ci sarebbe andata bene.
Poi c'e' un'altra cosa che noto adesso, e cioe' la ripetizione di "terreno" e "terra" nell'ultima frase. In generale, un po' tutte le frasi mi sembrano un po' farraginose, ed e' una cosa che non riesco a levarmi. Anche quando disegno succede la stessa cosa: i miei disegni sono un po' troppo "legnosi", troppo precisi... non c'e' scioltezza. Uno dei miei sogni irrealizzabili e' proprio quello di sapere disegnare e scrivere davvero bene - ma sono evidentemente troppo "razionale" e "scientifico" per riuscire a sciogliermi come sarebbe necessario. :stralol:
Poi c'e' un'altra cosa che noto adesso, e cioe' la ripetizione di "terreno" e "terra" nell'ultima frase. In generale, un po' tutte le frasi mi sembrano un po' farraginose, ed e' una cosa che non riesco a levarmi. Anche quando disegno succede la stessa cosa: i miei disegni sono un po' troppo "legnosi", troppo precisi... non c'e' scioltezza. Uno dei miei sogni irrealizzabili e' proprio quello di sapere disegnare e scrivere davvero bene - ma sono evidentemente troppo "razionale" e "scientifico" per riuscire a sciogliermi come sarebbe necessario. :stralol:
Ne noterai ancora di errori. Ogni volta che leggerai un tuo scritto. Non credo che sia il tuo approccio ad essere sbagliato. Semplicemente sai di aver letto cose migliori e vuoi scrivere su livelli che sono altissimi. Magari non saresti contento nemmeno scrivendo con uno stile simile ai tuoi autori preferiti. :unsure: :stralol:
E' questo che fa grande un scrittore.
[...]
Mi sembra opportuno anche rispondere al pen-master, la sua descrizione è passata in secondo piano a causa di tutti i tentativi degli altri utenti ma è quella che mi ha colpito di più per la capacità linguistica espressa. ^_^
Hai un vocabolario pazzesco, Lord Alexander, proprio uno dei miei limiti.
E forse è per questo che non mi aspettavo di leggere questa frase:
dense volute di nebbia ghiacciata.
Sia chiaro. Nel complesso delle descrizione è un dettaglio trascurabile, ma giacchè ci siamo, questa frase non mi quadra. :unsure:
Non so se lo fai consciamente ma mischi due ambiti percettivi completamente diversi. Si crea un effetto straniante. Non riesco a capire cosa succede, o meglio lo faccio con un'intuizione. Lo strato di ghiaccio che c'è sul lago si sta sciogliendo ? Credo sia questo, giusto? Allora perchè complicarti la vita utilizzando un'immagine poetica che non rende a pieno la forza di quello che vuoi esprimere? Sono convinto che puoi scriverlo molto meglio. Per il resto, ogni volta che posti qualcosa prendo appunti. :stralol: :stralol:
Anche quando disegno succede la stessa cosa: i miei disegni sono un po' troppo "legnosi", troppo precisi... non c'e' scioltezza. Uno dei miei sogni irrealizzabili e' proprio quello di sapere disegnare e scrivere davvero bene - ma sono evidentemente troppo "razionale" e "scientifico" per riuscire a sciogliermi come sarebbe necessario. :stralol:
Quanto ti capisco... e non mi dispiacerebbe un thread simile anche per il disegno, sebbene penso che allora davvero metterei a dura prova il mio tempo libero :unsure:
Dopo aver commentato gli scritti di Tyrion e di Lord ALexander, non potevo dimenticare di commentare il brano di Manifredde. ^_^ ^_^
A me la tua descrizione è piaciuta. Forse all'inizio ci sono delle frasi superflue che, secondo me, potrebbero essere eliminate tranquillamente. Io farei così.
L'ombra stava coprendo tutto come un drappo di seta celeste. Mentre il sole completava una volta ancora il suo lento arco nel cielo, gli alberi proiettavano le loro forme allungate sul terreno umido. Di quei tronchi di antichissima memoria gli insetti sembravano percepirne la sacralita', e mantenevano un rispettoso silenzio quasi trattenessero il fiato con grande senso di anticipazione. Solo l'acqua che ruscellava nel torrente azzardava qualche placido brontolio, gli ultimi raggi di sole che si riflettaveno sulla sua superficie in brillanti arcobaleni.
Sono sempre dell'idea che più snello è un testo, più è incisivo. :unsure:
Per il resto non credo ci siano grosse correzioni da fare. Ho letto solo la tua versione editata, e mi sa che hai già eliminato gran parte degli errori della prima stesura. :stralol: :stralol: ^_^
L'ombra stava coprendo tutto come un drappo di seta celeste. Mentre il sole completava una volta ancora il suo lento arco nel cielo, gli alberi proiettavano le loro forme allungate sul terreno umido. Di quei tronchi di antichissima memoria gli insetti sembravano percepirne la sacralita', e mantenevano un rispettoso silenzio quasi trattenessero il fiato con grande senso di anticipazione. Solo l'acqua che ruscellava nel torrente azzardava qualche placido brontolio, gli ultimi raggi di sole che si riflettaveno sulla sua superficie in brillanti arcobaleni.
Sono sempre dell'idea che più snello è un testo, più è incisivo. :unsure:
Per il resto non credo ci siano grosse correzioni da fare. Ho letto solo la tua versione editata, e mi sa che hai già eliminato gran parte degli errori della prima stesura. :stralol: :stralol: ^_^
Grazie mille! Si in effetti quella seconda frase sembrava anche a me un po' troppo lunga. Tuttavia semplicemente eliminarla porta secondo me a una perdta nel ritmo. Magari potrei fare qualcosa di questo tipo:
Di quei tronchi di antichissima memoria gli insetti sembravano percepirne la sacralita', e mantenevano ovunque un rispettoso silenzio.
Mi sembra che la parola 'ovunque', anche se non strepitosa, aiuti a non fare sembrare la frase 'monca'.
Nulla da dire per la prima osservazione. La si toglie e basta ^_^
L'ombra stava coprendo tutto come un drappo di seta celeste. Mentre il sole completava una volta ancora il suo lento arco nel cielo, gli alberi proiettavano le loro forme allungate sul terreno umido. Di quei tronchi di antichissima memoria gli insetti sembravano percepirne la sacralita', e mantenevano un rispettoso silenzio quasi trattenessero il fiato con grande senso di anticipazione. Solo l'acqua che ruscellava nel torrente azzardava qualche placido brontolio, gli ultimi raggi di sole che si riflettaveno sulla sua superficie in brillanti arcobaleni.
Sono sempre dell'idea che più snello è un testo, più è incisivo. :unsure:
Per il resto non credo ci siano grosse correzioni da fare. Ho letto solo la tua versione editata, e mi sa che hai già eliminato gran parte degli errori della prima stesura. :stralol: :stralol: ^_^
Grazie mille! Si in effetti quella seconda frase sembrava anche a me un po' troppo lunga. Tuttavia semplicemente eliminarla porta secondo me a una perdta nel ritmo. Magari potrei fare qualcosa di questo tipo:
Di quei tronchi di antichissima memoria gli insetti sembravano percepirne la sacralita', e mantenevano ovunque un rispettoso silenzio.
Mi sembra che la parola 'ovunque', anche se non strepitosa, aiuti a non fare sembrare la frase 'monca'.
Se non ti convince potresti provare anche a modificare l'ordine della frase precedente per evitare quella strozzatura che facevi notare. Fai un pò di prove.
Esplicitando il soggetto della prima frase potresti scrivere una cosa del tipo:
Anche gli insetti sembravano percepire la sacralità di quegli antichi tronchi, rimanendo in un rispettoso silenzio
Ci sono millemila possibilità. E' questo il bello. ^_^
Mi sembra opportuno anche rispondere al pen-master, la sua descrizione è passata in secondo piano a causa di tutti i tentativi degli altri utenti ma è quella che mi ha colpito di più per la capacità linguistica espressa. :unsure:
Hai un vocabolario pazzesco, Lord Alexander, proprio uno dei miei limiti.
Condivido in pieno, il pezzo e' molto bello (l'ho riletto piu' di una volta, e confermo). E il vocabolario e' un altro mio serissimo limite (che ho cercato di superare usando il dizionario dei sinonimi, ma non mi e' servito a nulla, il testo mi diventava ancora piu' artificiale...).
Bel topic, peccato non averlo visto subito, ma in fondo la Dama ha perso solo un'occasione, gliene restano ancora molte altre...
E l'attuale argomento le piace molto, ha già qualche idea, ma ancora troppo confusa... Quando avrà preso ben forma nella sua mente e potrà cercare di prender vita con le parole e non solo come fuggevoli lampi di viosioni mentali, pubblicherà anche lei qualcosa...
Ora, un piccolo appunto (ben più generico di quanto lui stesso ha dimostato di saper fare) sullo scritto di Tyrion Hill (senza voler ignorare gli altri scritti, che però dovrà rileggere per poterne fare un buon commento)...
Non per voler andare controcorrente, ma alla Dama non è piaciuto molto... Forse l'effetto che volevi ottenere era proprio quello, ma la narrazione sembrava molto spezzata, come se le frasi non riuscissero a scorrere in armonia l'una con l'altra ma fossero finite quasi per caso in sequenza... Il ritmo procedeva a singhiozzo e non riusciva a rendere un tutto unico e legato... E la sensazione era ancor più evidenziata da alcune parti di frasi di un'intensa poeticità evocativa (bianca salita di foschia; non turbare il dare e avere del silenzioso incanto; istanti durati il tempo di un lungo risveglio) che stonavano col procedere a tratti, quasi sincopato dal resto del testo...
Forse era davero il tuo intento, forse davvero volevi rendere questa sorta di mancanza di legami con tutto (mondo, pensiero, universo...), nel qual caso hai pienamente raggiunto il tuo scopo...
Forse era davero il tuo intento, forse davvero volevi rendere questa sorta di mancanza di legami con tutto (mondo, pensiero, universo...), nel qual caso hai pienamente raggiunto il tuo scopo...
Carissima Dama, no, non era minimamente il mio intento... e concordo completamente con quello che hai scritto - è la mia croce!
Sono felicissimo che tu sia arrivata - era ora! :stralol:
Carissima Dama [...]
Sono felicissimo che tu sia arrivata - era ora! :wacko:
La Dama ringrazia, sentendosi molto lusingata... :stralol:
Ed ora, scritto in realtà un po' di getto, ecco il suo testo, volutamente un po' barocco nello stile...
Alla vostra spietata lettura! :figo:
L’allegro scrosciare dell’acqua contro le pietre levigate del letto del sinuoso torrentello si diffondeva lieve, tintinnante nella fresca aria mattutina, limpida e tersa; il suo argentino canto si univa alla frusciante melodia della frizzante brezza tra le foglie novelle degli alberi richiamati a nuova vita dall’arrivo della dolce, attesa primavera.
Il frinire di una solitaria cicala tra la giovane erbetta faceva da accompagnamento al timido cinguettio di una rondine tornata al suo nido, mentre un passero cantava la sua gioia allo spuntar del sole che imperlava di iridescenti sfumature la chiara rugiada che ammantava ogni pianta del nascosto parco, residenza privilegiata degli dei.
Il riverbero del primo raggio del nascente astro andò timidamente a sfiorare una roccia solitaria, avvolgendola nella sua aura protettiva, con la delicatezza di un’affettuosa amante lieta di essersi ricongiunta con l’oggetto del suo amore; una lucertola, resa ardita dallo splendente ritorno del giorno, fece capolino da sotto la pietra, vi si arrampicò con calma voluttà, quasi volesse partecipare a quell’intimo abbraccio per godere nuovamente del tenue, delicato calore che da esso scaturiva.
Un secondo dardo di luce, come in preda alla gelosia di quella gioiosa unione, trafisse un’errante nuvola per aprirsi la strada verso il fusto di una colonna poco distante, la colpì con la sua abbagliante forza, diffondendo la sua chiara, brutale, rossastra luminosità che si allargò lentamente come un purpureo fiore sanguinante.
Finalmente, pago dello spettacolo offerto dai suoi focosi araldi, il sole fece capolino all’orizzonte, in un fiammeggiante tripudio che incendiò coi suoi colori ogni masso, ogni ramo, ogni lieve increspatura della spumeggiante acqua del torrente, quasi concedendo una torrida, vitale carezza a tutto ciò che incontrava sul suo maestoso cammino.
Per un istante, un fuggevole momento, un palpitar del cuore, parve quasi che ogni ciottolo del sentiero, che serpeggiando si snodava dalle rovine del tempietto alla solitaria statua oltre il torrente, brillasse di una sua personale, sfolgorante luminosità, come tanti piccoli soli che volessero rivaleggiare in splendore con il ruggente punto infuocato che reclamava la sua sovranità nel cielo.
La brezza si placò, trattenne il fiato per assistere a questo sempiterno spettacolo che ad ogni alba si ripeteva senza mai perdere il suo fiammante ardore e persino le gaie acque del torrente parvero chetarsi per non disturbare l’arrivo del maestoso sole, e solo quando il fiammeggiante re ebbe compiuto il suo trionfale ritorno, l’intero giardino parve tornare ancora una volta alla sua vita: la liquida giocondità del torrente tornò a scorrer lieta sotto il vetusto ponticello che ombreggiava amorosamente il suo passaggio, il vento riprese la sua eterna serenata, sfiorando quasi languidamente i rampicanti abbarbicati sull’antico simulacro di una dea ormai irriconoscibile, dando così voce ad ogni foglia che nel suo stormire cantava odi agli dei, la rondine riprese il suo allegro gorgheggio, ritrovando il suo nido intatto tra ciò che restava del tetto del tempietto…
E su tutto, col benestare di quello splendente occhio infuocato nel lontano cielo, vegliava il vecchio salice, come un amoroso padre che osservi i suoi giovani figli aprirsi alle gioie ed ai piaceri dello sconfinato mondo, mentre lui, istante dopo istante, sentiva l’inevitabile appropinquarsi della sua stessa morte.
Innanzitutto ciao, e complimenti per il tuo brano, molto poetico! Tuttavia, ad una veloce lettura (sono al lavoro) ho notato che soprattutto nelle prime frasi fai periodi molto lunghi in cui ogni sostantivo e' preceduto quasi inevitabilmente da un aggettivo, dando a mio avviso un effetto un po' strano, un ritmo straniante...
L’allegro scrosciare dell’acqua contro le pietre levigate del letto del sinuoso torrentello si diffondeva lieve, tintinnante nella fresca aria mattutina, limpida e tersa; il suo argentino canto si univa alla frusciante melodia della frizzante brezza tra le foglie novelle degli alberi richiamati a nuova vita dall’arrivo della dolce, attesa primavera.
Il frinire di una solitaria cicala tra la giovane erbetta faceva da accompagnamento al timido cinguettio di una rondine tornata al suo nido, mentre un passero cantava la sua gioia allo spuntar del sole che imperlava di iridescenti sfumature la chiara rugiada che ammantava ogni pianta del nascosto parco, residenza privilegiata degli dei.
IMHO sono un po' troppi (considerato che non ho evidenziato gli aggettivi posti dopo il sostantivo :stralol: )
Innanzitutto ciao, e complimenti per il tuo brano, molto poetico! Tuttavia, ad una veloce lettura (sono al lavoro) ho notato che soprattutto nelle prime frasi fai periodi molto lunghi in cui ogni sostantivo e' preceduto quasi inevitabilmente da un aggettivo, dando a mio avviso un effetto un po' strano, un ritmo straniante...
L’allegro scrosciare dell’acqua contro le pietre levigate del letto del sinuoso torrentello si diffondeva lieve, tintinnante nella fresca aria mattutina, limpida e tersa; il suo argentino canto si univa alla frusciante melodia della frizzante brezza tra le foglie novelle degli alberi richiamati a nuova vita dall’arrivo della dolce, attesa primavera.
Il frinire di una solitaria cicala tra la giovane erbetta faceva da accompagnamento al timido cinguettio di una rondine tornata al suo nido, mentre un passero cantava la sua gioia allo spuntar del sole che imperlava di iridescenti sfumature la chiara rugiada che ammantava ogni pianta del nascosto parco, residenza privilegiata degli dei.
IMHO sono un po' troppi (considerato che non ho evidenziato gli aggettivi posti dopo il sostantivo :wacko: )
Mi hai preceduto... stavo per mandare io stesso un messaggio con scritto: "Troppi aggettivi". :stralol: Nel quote qui sopra ho messo in grassetto anche quelli che avevi deciso di non indicare. Sono davvero troppi! (questo non significa che siano tutti inutili, naturalmente).
L'intenzione della Dama era quella di cercar di ricreare una sorta di effetto sonoro con l'utilizzo di aggettivi evocativi... In effetti forse ha un po' esagerato... :stralol:
Ciao scrittori. Scusate la mia assenza.
L’allegro scrosciare dell’acqua contro le pietre levigate del letto del sinuoso torrentello si diffondeva lieve, tintinnante nella fresca aria mattutina, limpida e tersa; il suo argentino canto si univa alla frusciante melodia della frizzante brezza tra le foglie novelle degli alberi richiamati a nuova vita dall’arrivo della dolce, attesa primavera.Il frinire di una solitaria cicala tra la giovane erbetta faceva da accompagnamento al timido cinguettio di una rondine tornata al suo nido, mentre un passero cantava la sua gioia allo spuntar del sole che imperlava di iridescenti sfumature la chiara rugiada che ammantava ogni pianta del nascosto parco, residenza privilegiata degli dei.
Il riverbero del primo raggio del nascente astro andò timidamente a sfiorare una roccia solitaria, avvolgendola nella sua aura protettiva, con la delicatezza di un’affettuosa amante lieta di essersi ricongiunta con l’oggetto del suo amore; una lucertola, resa ardita dallo splendente ritorno del giorno, fece capolino da sotto la pietra, vi si arrampicò con calma voluttà, quasi volesse partecipare a quell’intimo abbraccio per godere nuovamente del tenue, delicato calore che da esso scaturiva.
Un secondo dardo di luce, come in preda alla gelosia di quella gioiosa unione, trafisse un’errante nuvola per aprirsi la strada verso il fusto di una colonna poco distante, la colpì con la sua abbagliante forza, diffondendo la sua chiara, brutale, rossastra luminosità che si allargò lentamente come un purpureo fiore sanguinante.
Finalmente, pago dello spettacolo offerto dai suoi focosi araldi, il sole fece capolino all’orizzonte, in un fiammeggiante tripudio che incendiò coi suoi colori ogni masso, ogni ramo, ogni lieve increspatura della spumeggiante acqua del torrente, quasi concedendo una torrida, vitale carezza a tutto ciò che incontrava sul suo maestoso cammino.
Per un istante, un fuggevole momento, un palpitar del cuore, parve quasi che ogni ciottolo del sentiero, che serpeggiando si snodava dalle rovine del tempietto alla solitaria statua oltre il torrente, brillasse di una sua personale, sfolgorante luminosità, come tanti piccoli soli che volessero rivaleggiare in splendore con il ruggente punto infuocato che reclamava la sua sovranità nel cielo.
La brezza si placò, trattenne il fiato per assistere a questo sempiterno spettacolo che ad ogni alba si ripeteva senza mai perdere il suo fiammante ardore e persino le gaie acque del torrente parvero chetarsi per non disturbare l’arrivo del maestoso sole, e solo quando il fiammeggiante re ebbe compiuto il suo trionfale ritorno, l’intero giardino parve tornare ancora una volta alla sua vita: la liquida giocondità del torrente tornò a scorrer lieta sotto il vetusto ponticello che ombreggiava amorosamente il suo passaggio, il vento riprese la sua eterna serenata, sfiorando quasi languidamente i rampicanti abbarbicati sull’antico simulacro di una dea ormai irriconoscibile, dando così voce ad ogni foglia che nel suo stormire cantava odi agli dei, la rondine riprese il suo allegro gorgheggio, ritrovando il suo nido intatto tra ciò che restava del tetto del tempietto…
E su tutto, col benestare di quello splendente occhio infuocato nel lontano cielo, vegliava il vecchio salice, come un amoroso padre che osservi i suoi giovani figli aprirsi alle gioie ed ai piaceri dello sconfinato mondo, mentre lui, istante dopo istante, sentiva l’inevitabile appropinquarsi della sua stessa morte.
:stralol: troppi aggettivi! Aggettivi e avverbi ovunque. Perdonami, lismaya, sono una persona disponibile, ma non ti sei accorta tu stessa rileggendolo che il brano è illeggibile? Numerosi aggettivi da te usati esprimono lo stessissimo significato, altri sono ripetuti una, due, tre volte. Inoltre è buona norma, spesso, porre l'aggettivo in successione al sostantivo.
Attenzione agli aggettivi! Sono come sirene che cercano di attirarci nelle acque pericolose delle descrizione fiacche.
La verità è che aggettivi e avverbi sono parole molto pigre, portano a pensare che funzionano bene, ma in realtà non aggiungono molto.
Le frasi con troppi aggettivi e avverbi sono come alberi di mele troppo carichi: i rami si spezzano per il peso.
Lei camminava aggraziatamente nella spaziosa stanza, prendendo rapidamente una lettera dalla sua borsa alla moda e guardandola con i suoi intensi occhi grigi.
Il consiglio è: dosarli.