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Scrittura Creativa
L di Lord Alexander Stone
creato il 17 aprile 2009

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Erin
Confratello
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Erin
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Inviato il 21 aprile 2009 21:14

 

( Alla Tyrion Hill maniera :lol: ) il pezzo denota una ottima caretterizzazione e un buon vocabolario. Nel complesso, è molto bello... tuttavia -dal punto di vista di lettore- ti propongo una serie di piccole modifiche che potrebbero favorire lo scorrere del tuo brano. Commentare attentamente significa aiutare molto un giovane scrittore. -_-

 

Non dimenticatevi mai di questo: le parole sono pietre. Cioè influiscono moltissimo in una descrizione. Quindi, prima di scegliere una parola, siate cauti. Esistono migliaia di sfumature.

Non fate scontrare tipi differenti di vocabolario. Se iniziate descrivendo i terribili territori oltre la barriera, non potete continuare a descriverli dopo tre righi con termini che indicano luoghi incantati. (...alberi forti...rachitici ...entità eterea che li sfiora con passo di danza...)

 

inoltre, ponete sempre molta attenzione sulle forme verbali. Non possiamo passare dal presente, all'imperfetto... suona stonato e blocca il discorso. :D

 

 

 

Wow...complimenti i tuoi commenti e le tue critiche sono davvero utili e costruttive. Effettivamente noto solo ora le imprecisioni verbali, motivo in più per rileggere più volte il testo prima di postarlo :wacko:

Per quanto concerne il termine "drappeggio" per descrivere la neve sugli alberi, è stata una scelta intenzionale: volevo dare l'impressione di pieghe di una veste o di un abito...hai presente i panneggi della veste di qualche statua? ecco..è quella l'idea che volevo dare^^

Sono contenta che apprezzi il mio modo di scrivere, nonostante le mie sbavature e imprecisioni!

 

Alla proxima :D


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Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 21 aprile 2009 22:17

Nella tua descrizine ci sono momenti bassi, e momenti altissimi, che si alternano. Mi sembra evidente che tu abbia la stoffa della vera scrittrice, ma voglio indicare lo stesso quelli che mi sembrano i brani riusciti, e quelli macchinosi e pesanti. I pezzi pesanti lo sono, probabilmente, per un uso ripetuto degli stessi vocaboli, che da' un senso di ridondanza fastidioso (anche se, in un caso, non hanno rovinato una frase davvero riuscita). Indico le parole ripetute in rosso. Indico i pezzi riusciti in verde. Indico i pezzi pesanti in blu. Concordo con il Boss per quanto riguarda il tempo verbale e l'eliminazione di parole non necessarie (ad esempio, tu, essi, ecc.). Suggerimento (che vale per qualsiasi scrittore): rileggere almeno 10 volte, fino a che non suona leggero e scorrevole.

Era come penetrare in un
sogno
.

Non si sarebbe mai potuto spiegare se si trattasse di un incubo o di un bel
sogno
,
ma era qualcosa che andava al di là di tutto quello che si poteva vedere, toccare, immaginare.
Oltre la barriera, oltre il mondo, oltre l'essere umano.
Gli alberi si alzavano forti e scheletrici, centinaia di sentinelle secolari,
con la neve che ricopriva i loro rami in un morbido e perenne drappeggio.
Vagare tra quegli alberi era qualcosa di surreale: era come essere osservati da decine di occhi senza espressione. Non ti davano il benvenuto, non ti cacciavano via, ti facevano solo capire che tu eri diverso. A volte essi si aprivano in piccole radure, bianche e perfette
ed esitavi a mettere il piede su quel tappeto nevoso perchè ti sembrava di entrare in un palazzo di cristallo con le scarpe infangate. Era come se gli animali della foresta evitassero di passare lì
o, appena lo facevano, un nuovo strato di neve andasse a ricoprire i segni delle loro zampe.
Persino gli
odori
parevano attenuati: potevi sentire l'
odore
del muschio, della resina, della foresta; ma è come osservare un'immagine attraverso uno specchio d'acqua. E' più impalpabile, e come se restasse solo l'essenza e non il supporto fisico.

Il sole in quella foresta pareva diverso: non che scaldasse di meno o splendesse di meno, per quanto era possibile vederlo tra i rami, ma sembrava di un colore più bianco più etereo, come se si mischiasse ai raggi della luna. Già, la luna: a restare immobili, nelle gelide notti, pareva quasi di sentire il rumore dei suoi raggi nella neve; come se un'eterea entità scendesse a
sfiorare
con passo di danza la superficie bianca...quasi
sfiorandola
ma senza mai muoverla.

Gli animali c'erano ma non li vedevi:
avevi l'impressione che se ti giravi di scatto avresti scorto dietro di te una coda di metalupo che si allontanava.
La notte potevi quasi sentire lo sguardo della civetta e dei rapaci notturni, incredibilmente silenziosi nelle loro battute di caccia, così come le loro prede.

Ecco l'impressione che ti assale se ti addentri nella Forestra Stregata oltre la Barriera: niente ti sembrerà apertamente ostile, eppure ti sentirai sempre a disagio.
Come un cucciolo albino in mezzo a una nidiata di metalupi neri fulvi e grigi; come una macchia di sangue sulla neve.
Non potrai mai integrarti del tutto con quello che ti sta intorno. Però puoi provare a chiudere gli occhi, decidere di abbandonarti al sogno o sperare di svegliari il più in fretta possibile.


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Ser Balon Swann
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Ser Balon Swann
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Inviato il 22 aprile 2009 2:20

Io non sono un aspirante scrittore, ma questo gioco è intelligente e costruttivo, quindi mi butto anch'io con una breve descrizione! -_-

 

I colori della sua nobile casa lo circondavano. Sopra di lui il cielo era grigio e denso come il mare d'autunno, le nubi che si addensavano appena poco più alto delle cime degli alberi. Gli stivali sprofondavano nella neve fresca, bianca come la farina, al riparo dai milioni di fiocchi di neve che si rincorrevano tutto intorno.

Il gelo, invece, quello era dentro di lui. Il gelo non aveva colore, nè odore. Jon però poteva udirlo.

Il gelo era lo schiocco del suo mantello, gonfiato dai venti del nord. Il gelo era la voce della foresta, ora il grido disperato delle correnti imprigionate in una stretta valle, ora il mormorio dei rami e dei ruscelli.

Alle pendici degli Artigli, la foresta era buia, e contorta. I sentieri e le piste che come rughe sottili fendevano le terre selvagge erano larghi abbastanza per un uomo e il suo cavallo, nient'altro. Jon osservò la vegetazione che scorreva al suo fianco; gli aghi e i rami erano ondeggiavano nitidi nella tempesta, sferzandolo come una risata sprezzante.

Poi Jon guardò in profondità, dietro le prime linee degli alberi, dove i tronchi degli alberi millenari si confondevano con l'oscurità. Di tanto in tanto una radura lontana rompeva l'accavallarsi delle tenebre, ma era per pochi attimi. Le ombre tornavano ben presto a inghiottire l'universo.


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Manifredde
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Manifredde
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Inviato il 22 aprile 2009 9:57

La superficie era lattea e brillante, i tiepidi raggi di un sole allo zenith riverberavano la loro luce con pigrizia. L'immobile linea dell'orizzonte era appena visibile al di la' della densa atmosfera, e divideva bianco da bianco, quello del cielo coperto appena un po' meno vivace delle campagne innevate che si stendevano attorno. I rumori morivano tra i fiocchi che andavano ad alimentare il soffice manto. Come cadaveri, pochi alberi dal tronco nero levavano i secchi rami verso l'alto, sembravano quasi chierici in preghiera per l'arrivo della primavera. Avrebbero innalzato le loro invocazioni ancora a lungo.

Si mosse qualcosa all'orizzonte, un punto indistinto al principio, un piccolo dettaglio insignificante reso sfocato dalla nebbia. Rapidamente si ingrandiva, nero come una goccia di inchiostro che caduta per distrazione da un enorme calamaio, andava ad imbrattare la pergamena di piu' fine qualita'.

Centinaia di uomini e cavalieri si riversarono nella valle rumorosamente, con prepotenza, presto trasformando il manto nevoso in disgustosta fanghiglia scura, e frantumando la serenita' del luogo. Un simile torrente di bestie si stava avvicinando da ovest, con la stessa arrabbiata energia. Nuovi colori avrebbero tra breve arricchito il panorama: il rosso del sangue e il nero dei cadaveri.

E nuovi odori si sarebbero conquistati i propri spazi nell'aria immota. Il lezzo delle viscere avrebbe attirato numerose creature affamate in cerca di cibo.

Per anni le ossa si sarebbero spartite la terra con i sassi, mentre l'acciaio avrebbe reso il paesaggio ancora piu brillante, fino a quando la ruggine non avesse tramutato quei riflessi argentati in macchie ambrate, confondendosi con le foglie morte degli autunni futuri.

Questi i contributi che la guerra avrebbe donato.


T
Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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3429 messaggi
Inviato il 22 aprile 2009 13:27

Mio Dio, Balon, quello che hai scritto per me e' fantastico... La cosa di gran lunga migliore che ho letto finora, per i miei gusti. C'e' solo da togliere un "erano" che hai dimenticato, ed eliminerei l'inciso nell'ultima frase: "dietro le prime linee degli alberi".

 

Io non sono un aspirante scrittore, ma questo gioco è intelligente e costruttivo, quindi mi butto anch'io con una breve descrizione! -_-

 

I colori della sua nobile casa lo circondavano. Sopra di lui il cielo era grigio e denso come il mare d'autunno, le nubi che si addensavano appena poco più alto delle cime degli alberi. Gli stivali sprofondavano nella neve fresca, bianca come la farina, al riparo dai milioni di fiocchi di neve che si rincorrevano tutto intorno.

Il gelo, invece, quello era dentro di lui. Il gelo non aveva colore, nè odore. Jon però poteva udirlo.

Il gelo era lo schiocco del suo mantello, gonfiato dai venti del nord. Il gelo era la voce della foresta, ora il grido disperato delle correnti imprigionate in una stretta valle, ora il mormorio dei rami e dei ruscelli.

Alle pendici degli Artigli, la foresta era buia, e contorta. I sentieri e le piste che come rughe sottili fendevano le terre selvagge erano larghi abbastanza per un uomo e il suo cavallo, nient'altro. Jon osservò la vegetazione che scorreva al suo fianco; gli aghi e i rami erano ondeggiavano nitidi nella tempesta, sferzandolo come una risata sprezzante.

Poi Jon guardò in profondità, dietro le prime linee degli alberi, dove i tronchi degli alberi millenari si confondevano con l'oscurità. Di tanto in tanto una radura lontana rompeva l'accavallarsi delle tenebre, ma era per pochi attimi. Le ombre tornavano ben presto a inghiottire l'universo.


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Ser-Cortnay
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Ser-Cortnay
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Inviato il 22 aprile 2009 14:22
Mio Dio, Balon, quello che hai scritto per me e' fantastico... La cosa di gran lunga migliore che ho letto finora, per i miei gusti. C'e' solo da togliere un "erano" che hai dimenticato, ed eliminerei l'inciso nell'ultima frase: "dietro le prime linee degli alberi".

 

Sono d'accordo: la descrizione è molto profonda e raccoglie i particolari essenziali e i sentimenti in maniera poetica, ma lineare e scorrevole. Molto bella l'idea del gelo "interno" a Jon nonostante il clima senza dubbio gelido.

Mi è piaciuta la metafora:

Sopra di lui il cielo era grigio e denso come il mare d'autunno

 

Davvero complimenti!! -_- -_-


M
Manifredde
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Manifredde
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Inviato il 22 aprile 2009 14:41
Mio Dio, Balon, quello che hai scritto per me e' fantastico... La cosa di gran lunga migliore che ho letto finora, per i miei gusti. C'e' solo da togliere un "erano" che hai dimenticato, ed eliminerei l'inciso nell'ultima frase: "dietro le prime linee degli alberi".

 

Sono d'accordo: la descrizione è molto profonda e raccoglie i particolari essenziali e i sentimenti in maniera poetica, ma lineare e scorrevole. Molto bella l'idea del gelo "interno" a Jon nonostante il clima senza dubbio gelido.

Mi è piaciuta la metafora:

Sopra di lui il cielo era grigio e denso come il mare d'autunno

 

Davvero complimenti!! -_- -_-

 

Concordo, davvero un bellissimo brano. L'unica nota (a mio avviso) e' l'uso della farina accostato alla neve: rende il colore, ma la neve (e il gelo) sono tanto umidi quanto la farina e' secca e asciutta. IMHO portare alla mente in maniera cosi' improvvisa la farina allontana dalla descrizione il senso dell'umidita', e quel genere di percezioni che si incontrano nell'ambiente da te descritto. Non c'e' una sostanza piu' bagnata e/o fredda da usare al suo posto?


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Darklady
Bardo Spadaccino dalla corte di Kellgeard
Guardiani della Notte
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Darklady
Bardo Spadaccino dalla corte di Kellgeard

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Guardiani della Notte

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Inviato il 22 aprile 2009 16:21

Sono rimasta finora in sordina per il puro piacere di leggere quanto è stato scritto sinora, le critiche costruttive, i consigli e tutto il resto.

E'un topic molto bello ed interessante, sebbene ciò che mi ha attirato di più è lo stimolo intellettuale che invoglia, sia chi partecipa sia chi si limita alla sola lettura, di tenersi sempre al passo con gli ultimi post.

 

Detto questo, vorrei sottoporre al vaglio di tutti voi una sorta di proposta. Non si tratta di un vero e proprio argomento su cui scrivere, bensì un consiglio, o meglio un suggerimento.

Creare descrizioni basandosi sui libri di Martin per quanto bello è forse un pochino riduttivo, fosse solo perché bene o male tutti hanno una visione dei luoghi delle cronache, tuttavia troverei più stimolante leggere descrizioni di luoghi ignoti, inventati e non, che si materializzino nella mente del lettore mano a mano che scorre le parole......

 

"Pen-Master" che ne dici? -_-


T
Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 22 aprile 2009 17:01

[...]

Anche a me "farina" aveva dato un leggero fastidio, ma poi ho pensato: "Pero' la neve farinosa esiste, quindi...", cosi' l'ho comunque accettato. Resta il fatto pero' che un punto di fastidio me l'ha dato, e questa e' la sola cosa che conta (non importa capire esattamente perche'). Se ha dato fastidio anche a te, vuol dire che va eliminato. In ogni caso, e' un dettaglio minimo! -_-

 

[...]

Concordo nel modo piu' assoluto con la proposta di Darklady!!!


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Ser Balon Swann
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Ser Balon Swann
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Inviato il 22 aprile 2009 17:27

grazie!

 

sì, in effetti farina richiama pasticcini e uomini focaccina, quindi non proprio in linea con l'atmosfera un po' dark che ho cercato di ricreare...

 

si potrebbe togliere la simitudine e lasciare "Gli stivali sprofondavano nella neve fresca, bianca, al riparo al riparo dai milioni di fiocchi di neve che si rincorrevano tutto intorno".

 

se non addirittura togliere anche bianca.

avevo già utilizzato una similitudine con colori la frase prima, meglio non appesantire troppo il testo.


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Alexander
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Inviato il 22 aprile 2009 17:35 Autore
Detto questo, vorrei sottoporre al vaglio di tutti voi una sorta di proposta. Non si tratta di un vero e proprio argomento su cui scrivere, bensì un consiglio, o meglio un suggerimento.

Creare descrizioni basandosi sui libri di Martin per quanto bello è forse un pochino riduttivo, fosse solo perché bene o male tutti hanno una visione dei luoghi delle cronache, tuttavia troverei più stimolante leggere descrizioni di luoghi ignoti, inventati e non, che si materializzino nella mente del lettore mano a mano che scorre le parole......

 

"Pen-Master" che ne dici?

 

dico che la fantasia non ha limiti. -_- E' per questo, milady, che gli scrittori esistono. ;)

 

Tuttavia, essendo in tanti, dobbiamo comunque avere un minimo di filo conduttore. non posso dare consigli alla rinfusa...e nella scrittura l'ordine è molto importante. Tra l'altro, per ogni tema, intendo offrire delle indicazioni, spunti di riflessione o comunque intendo stimolare discussioni.

 

I temi spaziano quanto più possibile, e lasciano alla fantasia dell'aspirante scrittore la possibilità di muoversi e di costruire, senza limiti. Per iniziare, in effetti, ho scelto 'la barriera e i territori oltre' ... ma naturalmente, il topic è aperto a chiunque voglia cimentarsi in una descrizione (o in una storia, com'è capitato, se siete bravi) ambientata in luoghi freddi e dalle sfumature consigliate dal tema. Per carità, non voglio limitarvi.

 

I luoghi indicati dai temi, che appartengono alle Cronache, sono quindi da considerarsi indicativi. In effetti, le cronache riassumono molti paesaggi, e possono essere frutto di una moltitudine di descrizioni differenti.

 

Come prossimo argomento, avevo intenzione di proporre un tema così ampio da lasciare completamente libera l'immaginazione dell'autore. Un tema che sono sicuro vi piacerà e vi stimolerà. -_-

 

Complimenti per i nuovi brani: li ho letti con piacere. -_-


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Alexander
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Alexander
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Inviato il 22 aprile 2009 17:53 Autore
La superficie era lattea e brillante, i tiepidi raggi di un sole allo zenith riverberavano la loro luce con pigrizia. L'immobile linea dell'orizzonte era appena visibile al di la' della densa atmosfera (atmosfera o nebbia?), e divideva bianco da bianco, quello del cielo coperto appena un po' meno vivace delle campagne innevate che si stendevano attorno. I rumori morivano tra i fiocchi che andavano ad alimentare (lavora su questo termine, non va bene nel contesto)il soffice manto. Come cadaveri, pochi alberi dal tronco nero levavano i secchi rami verso l'alto, sembravano quasi chierici in preghiera per l'arrivo della primavera. Avrebbero innalzato le loro invocazioni ancora a lungo.

Si mosse qualcosa all'orizzonte, un punto indistinto al principio, un piccolo dettaglio insignificante reso sfocato dalla nebbia. Rapidamente si ingrandiva, nero come una goccia di inchiostro che caduta per distrazione da un enorme calamaio, andava ad imbrattare la pergamena di piu' fine qualita'. (lavora un pò su questo pezzo, soprattutto sulla disposizione delle parole nell'ordine di lettura)

Centinaia di uomini e cavalieri si riversarono nella valle rumorosamente, con prepotenza, presto trasformando il manto nevoso in disgustosta fanghiglia scura, e frantumando la serenita' del luogo. Un simile torrente di bestie si stava avvicinando da ovest, con la stessa arrabbiata energia. Nuovi colori avrebbero tra breve arricchito il panorama: il rosso del sangue e il nero dei cadaveri.

E nuovi odori si sarebbero conquistati i propri spazi nell'aria immota. Il lezzo delle viscere avrebbe attirato numerose creature affamate in cerca di cibo.

Per anni le ossa si sarebbero spartite la terra con i sassi, mentre l'acciaio avrebbe reso il paesaggio ancora piu brillante, fino a quando la ruggine non avesse tramutato quei riflessi argentati in macchie ambrate, confondendosi con le foglie morte degli autunni futuri. (prolessi interessante)

Questi i contributi che la guerra avrebbe donato.

 

collega manifredde. Personalmente, ho trovato ben poco da proporre come sostituzione nel tuo testo, tuttavia scegli sempre con estrema attenzione le parole da usare. La tua è una bella riflessione. Ti accorgerai tu stesso, rileggendola dei punti in cui rallenta lo scorrere del tutto.

 

Complimenti ancora per il tuo racconto sulla cittadella. -_-


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Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 22 aprile 2009 21:53

Ma non si potrebbero anche fare dei dialoghi?


M
Manifredde
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Manifredde
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M

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Inviato il 23 aprile 2009 8:21

La superficie era lattea e brillante, i tiepidi raggi di un sole allo zenith riverberavano la loro luce con pigrizia. L'immobile linea dell'orizzonte era appena visibile al di la' della densa foschia, e divideva bianco da bianco, quello del cielo coperto appena un po' meno vivace delle campagne innevate che si stendevano attorno. I rumori morivano tra i fiocchi che andavano ad accumularsi sul soffice manto. Come cadaveri, pochi alberi dal tronco nero levavano i secchi rami verso l'alto, sembravano quasi chierici in preghiera per l'arrivo della primavera. Avrebbero innalzato le loro invocazioni ancora a lungo.

Si mosse qualcosa all'orizzonte, un punto indistinto al principio, un piccolo dettaglio insignificante reso sfocato dalla nebbia. Rapidamente si ingrandiva, nero come una goccia di inchiostro caduta per distrazione da un enorme calamaio, andando ad imbrattare la pergamena di piu' fine qualita'.

Centinaia di uomini e cavalieri si riversarono nella valle rumorosamente, con prepotenza, presto trasformando il manto nevoso in disgustosta fanghiglia scura, e frantumando la serenita' del luogo. Un simile torrente di bestie si stava avvicinando da ovest, con la stessa arrabbiata energia. Nuovi colori avrebbero tra breve arricchito il panorama: il rosso del sangue e il nero dei cadaveri.

E nuovi odori si sarebbero conquistati i propri spazi nell'aria immota. Il lezzo delle viscere avrebbe attirato numerose creature affamate in cerca di cibo.

Per anni le ossa si sarebbero spartite la terra con i sassi, mentre l'acciaio avrebbe reso il paesaggio ancora piu brillante, fino a quando la ruggine non avesse tramutato quei riflessi argentati in macchie ambrate, confondendosi con le foglie morte degli autunni futuri.

Questi i contributi che la guerra avrebbe donato.

 

Sono il primo a postare una versione riveduta e corretta? Si puo' fare? Nel caso, ecco qui. Non ho apportato cambiamenti riguardanti il ritmo, perche' onestamente non noto rallentamenti (non sono molto 'tecnico' e se le cose non le sento a istinto non ci arrivo -_- . Me li puoi evidenziare? Grazie mille per i consigli, credo che le frasi da te annotate siano ora decisamente migliori!

 

Ma non si potrebbero anche fare dei dialoghi?

 

Anche se l'idea delle descrizioni e' davvero interessante, piacerebbe anche a me se si potesse fare un discorso analogo per i dialoghi. Ricordo che quando ho scritto alcuni capitoli di test per il mio romanzo, i dialoghi erano le parti in cui trovavo piu' difficolta'... Magari puo' essere uno dei temi futuri!


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Darklady
Bardo Spadaccino dalla corte di Kellgeard
Guardiani della Notte
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Darklady
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Guardiani della Notte

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Inviato il 23 aprile 2009 9:39

In effetti anch'io credo che affrontare i dialoghi sia molto più impegnativo di quanto sembri; la scelta delle parole dovrebbe essere in questo caso ancora più accurata poiché, spesso e volentieri, si corre il rischio di essere vagamente ridondanti e di scadere in un linguaggio fin troppo aulico (che non si abbina a tutti i personaggi...ovviamente) -_-


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