Ma allora non c'è silenzio.e invece si! :D Il silenzio della foresta... cioè nessun suono umano che intacchi la perfetta armonia della natura...
D'accordo. Sí, in effetti funzionava... >_>
"Glaciare" è bello, però non lo trovo sul dizionario. Cosa c'è di male a usare "congelare"?non c'è? A me piace molto... :unsure:
^_^ OK, e questo mi da' lo spunto per aggiungere una mia opinione (non solo mia, ovviamente): una cosa è fare esercizi di stile, fare i "poeti" e inventare parole, eccetera; e un'altra è scrivere un romanzo fantasy. Cioè: qual è la tua intenzione? Quella di scrivere per virtuosismi, creando un testo bello e fine a sè stesso (il target cioè è il testo), o quello di descrivere la Barriera in modo efficace, vivido, spaventosamente reale? Un virtuosismo dello stile distrae il lettore dalla "Barriera" (o in generale da ciò di cui si parla), attirando la sua attenzione sul testo stesso ("fregatene della Barriera - lo senti quanto suona fico?" :wacko: ). A me la seconda opzione non piace. Vorrei assicurarti che non piace proprio a nessuno (o quasi), ma questo è più difficile da dimostrarti... Te lo dico, poi fanne quello che vuoi! ;)
>_> Ho controllato sul vocabolario. No, glaciare non esiste proprio come verbo della nostra amata lingua. In latino, tuttavia, glacies è ghiaccio. Potremmo intendere glaciare quindi come una fantasia d'autore del verbo ''ghiacciare'' che, invece, deriva dalla traduzione italiana di glacies=ghiaccio. Naturalmente, hai perfettamente ragione, Tyrion, e in fondo non cambia quasi nulla nel complesso. ^_^
Allora, dato che per il momento i nostri giovani scrittori barrieristici permangono nella loro timidezza :unsure: , pensavo di proporvi una descrizione - che ho trovato personalmente stupenda - dello stesso Martin (naturalmente, noi stiamo tutti postando descrizioni di prima mano, mentre Martin prima di pubblicare, chissà a quante persone avrà fatto revisionare questo pezzo :wacko: )
SPOILER IL REGNO DEI LUPI (p. 369)
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Jon dorme fuori dal castello di craster, e si sveglia in una stupenda aurora oltre-la-barriera.
Nuvolette candide si condensavano nel gelo del mattino: era il suo respiro. Jon se ne rese conto svegliandosi, le ossa che gli dolevano ad ogni più piccolo movimento. Spettro era sparito, il fuoco estinto. Jon allungò una mano per prendere la cappa che aveva appeso alla roccia. La trovò rigida, congelata. Vi scivolò sotto e si alzò in piedi, ritrovandosi in una foresta cristallizzata.
La pallida luce rosata dell'alba scintillava sui rami, sulle foglie, sulla roccia. Ogni singolo filo d'erba pareva scolpito da una pietra di smeraldo, ogni goccia di pioggia era un diamante. Fiori e funghi erano avvolti in una crisalide di vetro. Persino sulle pozze fangose riluceva uno strato marrone trasparente. In tutto quel verde splendente, anche le tende nere dei confratelli erano incastonate in una sottile patina di ghiaccio.
Naturalmente, in questo pezzo Martin sceglie parole molto appropriate per dare un determinato effetto.
:dart: Ho controllato sul vocabolario. No, glaciare non esiste proprio come verbo della nostra amata lingua. In latino, tuttavia, glacies è ghiaccio. Potremmo intendere glaciare quindi come una fantasia d'autore del verbo ''ghiacciare'' che, invece, deriva dalla traduzione italiana di glacies=ghiaccio. Naturalmente, hai perfettamente ragione, Tyrion, e in fondo non cambia quasi nulla nel complesso. :dart:
... ma poi l'ho detto anch'io che "glaciare" è bello. Licenza poetica. Tuttavia, proprio perché è la parola, anche cosí inusuale, a essere bella, distrae il lettore dal vero oggetto della descrizione. Io credo che, in un buono scritto, le parole debbano... scomparire (cioè, ci sono ovviamente nel testo, ma il lettore non le percepisce più in quanto parole). Un po' come delle ottime scarpe: quando le indossi, non le senti. :dart:
Torno più tardi sul testo di Martin!
beccatevi questo, anche se non credo che fosse ciò che alexander stone aveva in mente :dart:
Mi scusino coloro che hanno postato prima di me per aver attinto alle loro opere per sistemare l'incipit :dart:
La Barriera.
Da alcuni descritta come una maestosità di 600 e più piedi di massa ghiacchiata, addirittura uno dei posti più eccezionali dell'intera Westeros a detta di altri. Interi eserciti di personaggi altisonanti e blasonati dai nomi impronunciabili s'erano scomodati per arrivare fin lì e molti non contenti ci erano pure schiodati in mezzo a quei ghiacci, ma nulla di tutto ciò riusciva a scaldare il cuore di Tordon, a cui occhi la Barriera pareva solo un brutto ammasso poco elegante tenuto su alla bell’e meglio.
In seguito al tentativo di spacciare chili di azioni di una piantagione di banane vicino Grande Inverno rivelatasi poi inesistente, a Tordon rifugiarsi sul ghiacciolone in attesa del prossimo indulto era parsa un’idea quanto meno accettabile, senonchè il suo parere al riguardo era bruscamente cambiato nel giro di tre minuti di permanenza.
Tordon aveva in breve realizzato che menestrelli e cantori avevano bellamente preso per i fondelli mezza Westeros da secoli con tutte quelle menate epiche e gloriose su quello che probabilmente i Sette Dei avevano destinato a Pyke come ghiacciaia per tonni e merluzzi, e che invece qualche folle architetto con manie di originalità aveva trasformato in una muraglia di dubbio gusto e dalla più totale mancanza di praticità.
Non solo infatti la Barriera era un autentico pungo in un occhio in mezzo a cotante bellezze paesaggistiche, ma risultava anche affetto da numerosi difetti strutturali e amenità varie come crepe o autentici crepacci dove ogni tanto qualcuno ci lasciava un arto, umido e infiltrazioni continue, confratelli dalla dubbia sessualità che con la scusa del reciproco riscaldarsi tentavano d'infiltrarsi nei letti altrui a ogni ora della notte, ma soprattutto scalini perennemente sdrucciolevoli: Tordon era infatti scivolato su almeno una cinquantina di gradini ghiacciati, rimediando un set completo di ecchimosi e bozzi su ogni angolo di pelle disponibile, guarniti da tagli e sfregi delle più diverse profondità; il vero tocco di classe era poi un vistoso occhio da panda procuratosi la notte che uno dei corvi di maestro Aemon era andato a infilarsi proprio nella latrina dove s'era rifugiato a causa degli effetti della nuova dieta, e nel confuso tentativo di fuga il terrorizzato Tordon era inciampato nelle braghe andando poi a prendere in pieno il chiavistello della porta.
Anche il tentativo di sfruttare tutta quella massa gelata per altri fini non aveva sortito grandi risultati: la bottiglia di vodka al melone che aveva incastrato in una crepa nella muraglia era stata inesorabilmente inglobata nel giro di mezza giornata senza alcuna speranza di recupero, poi qualche confratello s’era sbafato il sacchetto di preziose ciliegie dono della zia Giuseppina in arte Giusi, e tanti saluti alla serata Frozen Martini con cui progettava di rompere il ghiaccio con colleghi e superiori.
Tordon si chiedeva quale mente malata avesse selezionato i casi umani che erano i suoi confratelli, e solo l'ancora ridotta permanenza sulla Barriera lo aveva distolto dal proposito di gettarsi dal bastione più alto, ma una simile prospettiva dopo pochi mesi sarebbe parsa allettante a chiunque in simil luogo e in simil compagnia. Per un paio diminuti Tordon aveva soppesato anche l'idea della fuga in solitaria per i ghiacci, ma la vista delle ridenti terre del Nord l'aveva convinto che sfracellarsi al suolo rappresentava una morte meno crudele. La Barriera era circondata dal nulla e l'umanità non aveva la minima intenzione di inoltrarsi in quella desolazione gelida, e Tordon ben ne capiva il motivo: oltre al termometro in perenne sottozero e il QI degli abitanti della zona che si assestava sui medesimi valori, quelle terre erano l'ideale per chiunque fosse un bifolco fuori di testa in cerca di un eremo selvaggio quanto lui.
beccatevi questo, anche se non credo che fosse ciò che alexander stone aveva in mente :dart:
Mi scusino coloro che hanno postato prima di me per aver attinto alle loro opere per sistemare l'incipit :dart:
La Barriera.
Da alcuni descritta come una maestosità di 600 e più piedi di massa ghiacchiata, addirittura uno dei posti più eccezionali dell'intera Westeros a detta di altri. Interi eserciti di personaggi altisonanti e blasonati dai nomi impronunciabili s'erano scomodati per arrivare fin lì e molti non contenti ci erano pure schiodati in mezzo a quei ghiacci, ma nulla di tutto ciò riusciva a scaldare il cuore di Tordon, a cui occhi la Barriera pareva solo un brutto ammasso poco elegante tenuto su alla bell’e meglio.
In seguito al tentativo di spacciare chili di azioni di una piantagione di banane vicino Grande Inverno rivelatasi poi inesistente, a Tordon rifugiarsi sul ghiacciolone in attesa del prossimo indulto era parsa un’idea quanto meno accettabile, senonchè il suo parere al riguardo era bruscamente cambiato nel giro di tre minuti di permanenza.
Tordon aveva in breve realizzato che menestrelli e cantori avevano bellamente preso per i fondelli mezza Westeros da secoli con tutte quelle menate epiche e gloriose su quello che probabilmente i Sette Dei avevano destinato a Pyke come ghiacciaia per tonni e merluzzi e che invece qualche folle architetto con manie di originalità aveva trasformato in una muraglia di dubbio gusto e dalla più totale mancanza di praticità.
Non solo infatti la Barriera era un autentico pungo in un occhio in mezzo a cotante bellezze paesaggistiche, ma risultava anche affetto da numerosi difetti strutturali e amenità varie come crepe o autentici crepacci dove ogni tanto qualcuno ci lasciava un arto, umido e infiltrazioni continue, confratelli dalla dubbia sessualità che con la scusa del reciproco riscaldarsi tentavano d'infiltrarsi nei letti altrui a ogni ora della notte, ma soprattutto scalini perennemente sdrucciolevoli: Tordon era infatti scivolato su almeno una cinquantina di gradini ghiacciati, rimediando un set completo di ecchimosi e bozzi su ogni angolo di pelle disponibile, guarniti da tagli e sfregi delle più diverse profondità; il vero tocco di classe era poi un vistoso occhio da panda procuratosi la notte che uno dei corvi di maestro Aemon era andato a infilarsi proprio nella latrina dove s'era rifugiato a causa degli effetti della nuova dieta, e nel confuso tentativo di fuga il terrorizzato Tordon era inciampato nelle braghe andando poi a prendere in pieno il chiavistello della porta.
Anche il tentativo di sfruttare tutta quella massa gelata per altri fini non aveva sortito grandi risultati: la bottiglia di vodka al melone che aveva incastrato in una crepa nella muraglia era stata inesorabilmente inglobata nel giro di mezza giornata senza alcuna speranza di recupero, poi qualche confratello s’era sbafato il sacchetto di preziose ciliegie dono della zia Giuseppina in arte Giusi, e tanti saluti alla serata Frozen Martini con cui progettava di rompere il ghiaccio con colleghi e superiori.
Tordon si chiedeva quale mente malata avesse selezionato i casi umani che erano i suoi confratelli, e solo l'ancora ridotta permanenza sulla Barriera lo aveva distolto dal proposito di gettarsi dal bastione più alto, ma una simile prospettiva dopo pochi mesi sarebbe parsa allettante a chiunquebin simil luogo e in simil compagnia. Per un paio diminuti Tordon aveva soppesato anche l'idea della fuga in solitria per i ghiacci, ma la vista delle ridenti terre del Nord l'aveva convinto che la sfracellarsi al suolo rappresentava una morte meno crudele. La Barriera era circondata dal nulla e l'umanità non aveva la minima intenzione di inoltrarsi in quella desolazione gelida, e Tordon ben ne capiva il motivo: oltre al termometro in perenne sottozero e il QI degli abitanti della zona che si assestava sui medesimi valori, quelle terre erano l'ideale per chiunque fosse un bifolco fuori di testa in cerca di un eremo selvaggio quanto lui.
Splendida e divertentissima davvero i miei complimenti :dart: :dart: :dart:
Per ora sulla barriera non mi viene in mente una descrizione decente, credo che aspetterò il prossimo argomento
Per adesso mi limito a incollare un testo che ho usato in altre circostanze, quando leggerò meglio il post iniziale cercherò di fare qualcosa di migliore :dart:
Visibile da un miglio di distanza, una sottile linea azzurro-pallido che attraversa tutto l'orizzonte, gigantesca, ininterrotta.
L'ultimo confine del mondo.
Tutto al suo confronto sembra piccolo, fragile. Giocattoli gettati in mezzo alla neve. Frammenti insignificanti che sembrano provenire da un mondo dove tutto è più piccolo e più insignificante.
Alta duecentocinquanta piedi, poggiava su una solida base di roccia, che si diceva fosse stata posata dai Giganti, che l'avevano intagliata dalle ossa stesse della terra. I millenni e il freddo glaciale che imperversavano in quei territori, l'avevano ingrandita con migliaia di tonnellate di ghiaccio, rendendola alta, forte, indistruttibile.
Incrollabile.
Attorno ad essa vivevano e lavoravano poche decine di persone. I Guardiani della Notte .Gente che aveva votato la propria esistenza alla custodia e alla protezione di ciò che la Barriera rappresentava. Essi avevano lasciato la propria vita passata, le gioie e i dolori che essa rappresentava, per dedicarsi anima e corpo al mantenimento e all'accrescimento di questo immane muro di ghiaccio.
Tutti venivano accettati in quella congrega, nessuno escluso. Contadini, ladri, stupratori, cavalieri erranti, bardi, artigiani, ad ognuno sarebbe stato trovato un posto lassù, al confine del mondo.
Un posto in cui la vita passata non contava più. Antiche alleanza e rancori covati per anni venivano lasciati da parte, perchè li nessuno si curava di ciò che accadeva nel resto del mondo. Li c'era una sola direzione verso cui guardare.
Il Nord.
A e Nord, c'era la Barriera.
Era la Barriera a proteggerli da un pericolo che molti di loro nemmeno conoscevano, che pochissimi di loro avevano visto. Un pericolo che molti di loro non credevano nemmeno che esistesse.
Ma tutti erano comunque convinti di un fatto. Qualsiasi cosa ci fosse al di la della Barriera, essa li avrebbe protetti. Era così da migliaia di anni, e così sarebbe continuato per un tempo altrettanto lungo.
E non v'era giorno che passasse senza che, volgendo lo sguardo verso quell'immane muro di ghiaccio e pietra, ogni confratello non pensasse la stessa cosa:
La Barriera... se fosse crollata, l'intero universo sarebbe stato travolto.
Ma la Barriera non crollerà!
Lo spirito che lega coloro che lavorano e lottano ogni giorno per manterene quel baluardo vivo e pulsante non si affievolirà mai.
La voglia di innalzare e rinforzare questo muro, e continuare a presidiarlo per garantire pace, ordine e sicurezza a coloro che vivono al di qua di esso permane e non vacillerà.
Dal primo all'ultimo, che siano semplici maniscalchi, ranger veterani o uomini d'arme di nobili famiglie, tutti i Guardiani della Notte resteranno uniti per continuare la loro veglia, superando dissidi e incomprensioni.
Ed essi continueranno a vegliare, con o senza aiuto, senza pretendere nulla ma accettando quello che viene loro offerto, e tutti sapranno che il giuramento che hanno fatto, la guardia che hanno iniziato, perdurerà in eterno.
Per questa notte, e per tutte le notti a venire.
beccatevi questo, anche se non credo che fosse ciò che alexander stone aveva in menteMi scusino coloro che hanno postato prima di me per aver attinto alle loro opere per sistemare l'incipit
non era quello che avevo in mente, ma denota una certa creatività :dart: . Tuttavia, quello su cui volevo lavorare era una descrizione ( :dart: ). Infatti, la descrizione viene sottavalutata, mentre invece io la vedo come un elemento abbastanza importante e su cui si dovrebbe lavorare di più. :dart:
Oggi pomeriggio ho avuto una nuova ispirazione e ho scritto un nuovo piccolo pezzo.
Quella gelida mattina, il castello di Craster era appena visibile tra la densa foschia che si era formata nell'aria. Il vento aveva iniziato a levarsi da poco, debole e glaciale, e gli alberi si inarcavano stanchi, carichi della brina della notte.
Il confratello smontò dal suo destriero nero, respirando a fatica tra la nebbia ghiacciata. I suoi stivali neri affondarono nella neve fresca, scricchiolando.
Lo sguardo preoccupato dell'uomo salì al cielo, dove nuvole di un grigio cupo nascondevano un sole freddo, e si addensavano, cariche di pioggia. Alla sinistra del castello, la neve si accumulava sopra un capanno distrutto, mentre il vento soffiava tra le fessure delle pietre, venandole di ghiaccio.
D'improvviso, un fulmine spaccò il cielo, e il confratello distolse lo sguardo.
D'inverno, per i ranger, il castello di Craster faceva la differenza tra la vita... e la morte.
E' un pezzo breve, molto meno articolato del primo che ho pubblicato, ma comunque mostra delle pennellate secondo lo stesso stile. Volendo, potrebbe venire molto più complesso e particolareggiato, ma si finirebbe per appesantire esageratamente il complesso della composizione ( perchè il ranger è uscito di pattuglia? Come accoglierà Craster il ranger? Cosa succederà? In inverno, Craster non entra in contatto con gli Estranei? :dart: )
La Barriera... le foreste... le montagne... davvero uno spunto di riflessione e descrizione molto vasto. Stavo pensando di iniziare una descrizione di un lago oltre la Barriera... questa volta ci metterò più tempo, perchè voglio dedicarmi ad una descrizione ben più particolareggiata.
Divertitevi! :dart:
Allora, giusto perché sono il solito precisino, aggiungo al tuo testo l'originale inglese - e poi lo traduco di nuovo:
SPOILER IL REGNO DEI LUPI (p. 369)
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Jon dorme fuori dal castello di craster, e si sveglia in una stupenda aurora oltre-la-barriera.
Nuvolette candide si condensavano nel gelo del mattino: era il suo respiro. Jon se ne rese conto svegliandosi, le ossa che gli dolevano ad ogni più piccolo movimento. Spettro era sparito, il fuoco estinto. Jon allungò una mano per prendere la cappa che aveva appeso alla roccia. La trovò rigida, congelata. Vi scivolò sotto e si alzò in piedi, ritrovandosi in una foresta cristallizzata.
La pallida luce rosata dell'alba scintillava sui rami, sulle foglie, sulla roccia. Ogni singolo filo d'erba pareva scolpito da una pietra di smeraldo, ogni goccia di pioggia era un diamante. Fiori e funghi erano avvolti in una crisalide di vetro. Persino sulle pozze fangose riluceva uno strato marrone trasparente. In tutto quel verde splendente, anche le tende nere dei confratelli erano incastonate in una sottile patina di ghiaccio.
He woke to the sight of his own breath misting in the cold morning air. When he moved, his bones ached. Ghost was gone, the fire burnt out. Jon reached to pull aside the cloak he'd hung over the rock, and found it stiff and frozen. He crept beneath it and stood up in a forest turned to crystal.
The pale pink light of dawn sparkled on branch and leaf and stone. Every blade of grass was carved from emerald, every drip of water turned to diamond. Flowers and mushrooms alike wore coats of glass. Even the mud puddles had a bright brown sheen. Through the shimmering greenery, the black tents of his brothers were encased in a fine glaze of ice.
Come si può vedere, il pezzo tradotto non è esattamente Martin, ma è Altieri - che aggiunge, inventa, toglie, e cambia. Nel bene o nel male non importa - ma penso che sia importante sottolinearlo.
Tradurre bene è difficile, ma ci provo... ecco come la tradurrei io, tentando di rimanere il più fedele possibile al testo originale (diciamo che questo è, ufficialmente, il mio primo quasi-esercizio di scrittura creativa):
Si svegliò alla vista del suo stesso fiato che si faceva nebbia nella fredda aria del mattino. Appena si mosse, le ossa gli fecero male. Spettro non c'era, il fuoco s'era estinto. Jon si allungò per prendere la cappa che aveva appeso alla roccia, e la trovò rigida e congelata. Ci scivolò sotto e si mise in piedi in una foresta trasformata in cristallo.
La luce rosata dell'alba scintillava sui rami e sulle foglie e sulle pietre. Ciascun filo d'erba era scolpito nello smeraldo, ogni goccia d'acqua trasformata in diamante. Sia fiori che funghi erano racchiusi in un rivestimento di vetro. Persino le pozze di fango avevano uno splendore bruno brillante. Tra la luccicante vegetazione, le tende nere dei confratelli erano rivestite di una sottile strato di ghiaccio.
Naturalmente, in questo pezzo Martin sceglie parole molto appropriate per dare un determinato effetto.
Proprio questa tua frase mi ha spinto a rivedere la traduzione di Altieri. Forse sono riuscito a fare persino peggio, ma spero davvero che il mio tentativo possa essere almeno un po' utile! :(
beccatevi questo, anche se non credo che fosse ciò che alexander stone aveva in menteMi scusino coloro che hanno postato prima di me per aver attinto alle loro opere per sistemare l'incipit
non era quello che avevo in mente, ma denota una certa creatività :wacko: . Tuttavia, quello su cui volevo lavorare era una descrizione ( ^_^ ). Infatti, la descrizione viene sottavalutata, mentre invece io la vedo come un elemento abbastanza importante e su cui si dovrebbe lavorare di più. ^_^
ho cercato di aggirare il problema della descrizione infatti, io personalmente le odio e non credo di saperne fare di decenti, oltre al fatto che odiando i capitoli di jon ricordo poco dei particolari della barriera. Comunque ho cercato di far descrivere il più possibile il posto attraverso i lamenti vari :(
Ecco qua quello che mi e' venuto ieri, spero che piaccia. L'idea e' nata osservando la mappa sui libri, e domandandomi cosa si trovasse nei luoghi non raggiunti dalla piantina. Non sono bravo ad analizzare tecnicamente queste cose, quindi lo lascio a chi e' piu' bravo di me, se ne ha voglia.
Protegge da secoli le terre degli uomini dalla Dimora del Male Antico, li protegge dalle belve affamate, i giganti piu' imponenti, e dai bruti senza leggi. Ma soprattutto li protegge dalla morte di ghiaccio, ostili creature che si nutrono di sangue e terrore. Per essi non sarebbero bastate picche e acciaio, soltanto seicento piedi di ghiaccio e solidita' le avrebbero tenute lontane da campi e villaggi. Una immensa cicatrice incantata che segna da est a ovest tutto il paesaggio, percorrendo il continente da costa a costa.
Eppure, la Barriera cela qualcosa di ancora piu' inquietante. L'ignoto. Quella pura parete cristallizzata e' il confine che separa le terre conosciute da quelle sconosciute. Non importa quanto a nord ci si avventuri, anche l'uomo piu' sprovveduto ben presto scorge la splendente cintura, e subito inverte la marcia, sollevato che qualcosa lo abbia trattenuto dall'addentrarsi oltre nelle foreste del gelo. Questo e'la Barriera: un rassicurante confine oltre al quale l'uomo comune non e' costretto ad andare, neppure con lo sguardo della sua mente.
Dalla la sua sommita', l'occhio piu' allenato puo' incontrare la maestosita' di un mondo tutto nuovo, con leggi proprie e misteriose, e sino alle cime innevate che svettano come stendardi all'orizzonte giungono sentieri saltuariamente percorsi da uomo e animale. Piu' a nord, sulle rocciose pareti delle montagne e tra i passi congelati, soltanto pochi temerari osano marcare con le proprie impronte l'altrimenti intonso manto di candida neve eterna. Ma il freddo piu' pericoloso arriva ancora oltre, dove insidiose spire di vento mortale sibilano nelle gole che come macabre ferite si aprono la strada tra pietra e ghiaccio. Questo e' il regno delle creature della notte e dell'inverno, e anche le mappe piu' antiche ne svelano solo approssimativamente le forme. I torrenti dalla superfice solida ed immobile giungono lenti e affaticati dal nord, da luoghi mai ammirati, cosi' distanti e temuti che neanche i cantastorie piu' audaci osano fantasticarne l'aspetto. Nessuno mai si domanda cosa si trovi ancora piu' su, se davvero il freddo puo' diventare ancora piu' feroce, ancora piu' implacabile, tanto che persino il ghiaccio stesso ne perirebbe. Puro freddo, notte ed inverno perenne, questa immagine non riesce a prendere forma nella mente, e mai le cupe immagini evocate giungono all bocca. Il nord, con i suoi paesaggi segreti, e da ognuno di essi si puo' procedere ancora verso nord, e oltre ancora, senza fine.
Questa la ragione intima della Barriera, proteggere l'uomo dall'ignoto piu' atavico, fornire un vicino confine a cui limitare il proprio mondo. Al di la di essa, tutto semplicemente cessa di esistere.
Ciao!
EDIT: mi sono accorto solo ora che cambio tempo dopo poche righe. Corretto e convertito al presente.
mi sono accorto solo ora che cambio tempo dopo poche righe. Corretto e convertito al presente.
si, l'avevo notato e in effetti, ti stavo per avvisare. Tuttavia, bene, ti sei corretto da solo... :wacko: :lol:
ora rimango qui ad aspettare una creatura glaciale che mi ha promesso che arriverà , dai più nordici territori oltre la barriera, tra noi scrittori, entro oggi pomeriggio... -_-
Salve a tutti!
Bello questo topic, mi era sfuggito perchè è da un pò che manco e ho sentito voci sinistre sulla chiusura del sito.
Comunque, anch'io scrivo e mi piacerebbe cndividere i miei lavori con voi, quindi tra oggi e domani pubblicherò sulla cittadella un mio lavoro, un brano che dovrebbe essere l'antefatto della mia opera prima.
Il tema in corso non mi ispira molto, periò aspetto il prossimo per scrivere una qualche descrizione.
Ok, voglio provare a cimentarmi sulla descrizione del territorio oltre la barriera :lol:
Era come penetrare in un sogno.
Non si sarebbe mai potuto spiegare se si trattasse di un incubo o di un bel sogno, ma era qualcosa che andava al di là di tutto quello che si poteva vedere, toccare, immaginare. Oltre la barriera, oltre il mondo, oltre l'essere umano. Gli alberi si alzavano forti e scheletrici, centinaia di sentinelle secolari, con la neve che ricopriva i loro rami in un morbido e perenne drappeggio. Vagare tra quegli alberi era qualcosa di surreale: era come essere osservati da decine di occhi senza espressione. Non ti davano il benvenuto, non ti cacciavano via, ti facevano solo capire che tu eri diverso. A volte essi si aprivano in piccole radure, bianche e perfette ed esitavi a mettere il piede su quel tappeto nevoso perchè ti sembrava di entrare in un palazzo di cristallo con le scarpe infangate. Era come se gli animali della foresta evitassero di passare lì o, appena lo facevano, un nuovo strato di neve andasse a ricoprire i segni delle loro zampe. Persino gli odori parevano attenuati: potevi sentire l'odore del muschio, della resina, della foresta; ma è come osservare un'immagine attraverso uno specchio d'acqua. E' più impalpabile, e come se restasse solo l'essenza e non il supporto fisico.
Il sole in quella foresta pareva diverso: non che scaldasse di meno o splendesse di meno, per quanto era possibile vederlo tra i rami, ma sembrava di un colore più bianco più etereo, come se si mischiasse ai raggi della luna. Già, la luna: a restare immobili, nelle gelide notti, pareva quasi di sentire il rumore dei suoi raggi nella neve; come se un'eterea entità scendesse a sfiorare con passo di danza la superficie bianca...quasi sfiorandola ma senza mai muoverla.
Gli animali c'erano ma non li vedevi: avevi l'impressione che se ti giravi di scatto avresti scorto dietro di te una coda di metalupo che si allontanava. La notte potevi quasi sentire lo sguardo della civetta e dei rapaci notturni, incredibilmente silenziosi nelle loro battute di caccia, così come le loro prede.
Ecco l'impressione che ti assale se ti addentri nella Forestra Stregata oltre la Barriera: niente ti sembrerà apertamente ostile, eppure ti sentirai sempre a disagio. Come un cucciolo albino in mezzo a una nidiata di metalupi neri fulvi e grigi; come una macchia di sangue sulla neve. Non potrai mai integrarti del tutto con quello che ti sta intorno. Però puoi provare a chiudere gli occhi, decidere di abbandonarti al sogno o sperare di svegliari il più in fretta possibile.
Spero piaccia come la mia prima descrizione: questa volta ho provato ad andare maggiormente su una descrizione fisica, aggiungendo subito dopo le sensazioni. :wacko:
Edit: a rileggerlo mi sa che invece sono rimasta sempre sulla descrizione delle sensazioni e poco su quella fisica ^^'' vabbè!
Ok, voglio provare a cimentarmi sulla descrizione del territorio oltre la barriera :lol:
Era come penetrare in un sogno.
Non si sarebbe mai potuto spiegare se si trattasse di un incubo o di un bel sogno, ma era qualcosa che andava al di là di tutto quello che si poteva vedere, toccare, immaginare. Oltre la barriera, oltre il mondo, oltre l'essere umano. Gli alberi si alzavano forti e scheletrici, centinaia di sentinelle secolari, con la neve che ricopriva i loro rami in un morbido e perenne drappeggio. Vagare tra quegli alberi era qualcosa di surreale: era come essere osservati da decine di occhi senza espressione. Non ti davano il benvenuto, non ti cacciavano via, ti facevano solo capire che tu eri diverso. A volte essi si aprivano in piccole radure, bianche e perfette ed esitavi a mettere il piede su quel tappeto nevoso perchè ti sembrava di entrare in un palazzo di cristallo con le scarpe infangate. Era come se gli animali della foresta evitassero di passare lì o, appena lo facevano, un nuovo strato di neve andasse a ricoprire i segni delle loro zampe. Persino gli odori parevano attenuati: potevi sentire l'odore del muschio, della resina, della foresta; ma è come osservare un'immagine attraverso uno specchio d'acqua. E' più impalpabile, e come se restasse solo l'essenza e non il supporto fisico.
Il sole in quella foresta pareva diverso: non che scaldasse di meno o splendesse di meno, per quanto era possibile vederlo tra i rami, ma sembrava di un colore più bianco più etereo, come se si mischiasse ai raggi della luna. Già, la luna: a restare immobili, nelle gelide notti, pareva quasi di sentire il rumore dei suoi raggi nella neve; come se un'eterea entità scendesse a sfiorare con passo di danza la superficie bianca...quasi sfiorandola ma senza mai muoverla.
Gli animali c'erano ma non li vedevi: avevi l'impressione che se ti giravi di scatto avresti scorto dietro di te una coda di metalupo che si allontanava. La notte potevi quasi sentire lo sguardo della civetta e dei rapaci notturni, incredibilmente silenziosi nelle loro battute di caccia, così come le loro prede.
Ecco l'impressione che ti assale se ti addentri nella Forestra Stregata oltre la Barriera: niente ti sembrerà apertamente ostile, eppure ti sentirai sempre a disagio. Come un cucciolo albino in mezzo a una nidiata di metalupi neri fulvi e grigi; come una macchia di sangue sulla neve. Non potrai mai integrarti del tutto con quello che ti sta intorno. Però puoi provare a chiudere gli occhi, decidere di abbandonarti al sogno o sperare di svegliari il più in fretta possibile.
Spero piaccia come la mia prima descrizione: questa volta ho provato ad andare maggiormente su una descrizione fisica, aggiungendo subito dopo le sensazioni. :wacko:
Edit: a rileggerlo mi sa che invece sono rimasta sempre sulla descrizione delle sensazioni e poco su quella fisica ^^'' vabbè!
Molto bella, come unico suggerimento ti potrei dire di togliere "Ecco l'impressine che ti assale se ti addentri nella foresta stregata oltre la barriera" Per iniziare subito con "niente sembrava aperatmente ostile.."
Molto belle le metafore finali per spiegare l'estraneità al paesaggio! -_-
Era come penetrare in un sogno.
(forse troppo duro come vocabolo, meglio entrare... quindi dovresti adattarlo, in questo caso :wacko: )
Non si sarebbe mai potuto spiegare se si trattasse (troppo lunga come forma verbale, stai attenta, perchè questi casi possono rendere difficili la lettura) di un incubo o di un bel sogno, ma era qualcosa che andava al di là di tutto quello che si poteva vedere, toccare, immaginare . Oltre la barriera, oltre il mondo, oltre l'essere umano. Gli alberi si alzavano forti e scheletrici (sono vocaboli un pò contrastanti, espressi l'uno accanto all'altro), centinaia di sentinelle secolari, con la neve che ricopriva i loro rami in un morbido e perenne drappeggio (sei sicura che questo sia il termine più adatto per indicare i rami coperti di neve?) . Vagare tra quegli alberi era qualcosa di surreale (surreale? O irreale? Sono significati differenti, attenzione. Il surrealismo è qualcosa che comunque ha numerosi legami con la realtà) : era come essere osservati da decine di occhi senza espressione. Non ti davano il benvenuto, non ti cacciavano via, ti facevano solo capire che tu eri diverso (sei sicura che l'imperfetto sia la forma verbale più adatta? Per me stona un pò). A volte essi (evita soggetti inutili) si aprivano (vocabolo interessante, ma i fiori si aprono sbocciando, mentre alberi rachitici e forti come quelli descritti da te non si aprono) in piccole radure, bianche e perfette ed esitavi a mettere il piede su quel tappeto nevoso perchè ti sembrava di entrare in un palazzo di cristallo con le scarpe infangate (... forse scarpe infangate disperde un pò il discorso). Era come se gli animali della foresta evitassero di passare lì o, appena lo facevano, un nuovo strato di neve andasse a ricoprire i segni delle loro zampe. Persino gli odori parevano attenuati: potevi sentire l'odore del muschio, della resina, della foresta; ma è (era) come osservare un'immagine attraverso uno specchio d'acqua. E'(Era) più impalpabile, e (era) come se restasse solo l'essenza e non il supporto fisico. (queste frasi mi sono piaciute molto, ma attenzione ai verbi!)
Il sole in quella foresta pareva diverso: non che scaldasse di meno o splendesse di meno (concetto saltabile), per quanto era possibile vederlo tra i rami, ma sembrava di un colore più bianco più etereo, come se si mischiasse ai raggi della luna (luna? sole? insieme?). Già, la luna : a restare immobili, nelle gelide notti, pareva quasi di sentire il rumore dei suoi raggi nella neve (immagine bellissima :lol: ); come se un'eterea entità scendesse a sfiorare con passo di danza la superficie bianca...quasi sfiorandola ma senza mai muoverla.
Gli animali c'erano ma non li vedevi: avevi l'impressione che se ti giravi di scatto avresti scorto dietro di te una coda di metalupo che si allontanava. La notte potevi quasi sentire lo sguardo della civetta e dei rapaci notturni, incredibilmente silenziosi nelle loro battute di caccia, così come le loro prede.
Ecco l'impressione che ti assale se ti addentri nella Forestra Stregata oltre la Barriera: niente ti sembrerà apertamente ostile, eppure ti sentirai sempre a disagio. Come un cucciolo albino in mezzo a una nidiata di metalupi neri fulvi e grigi; come una macchia di sangue sulla neve. Non potrai mai integrarti del tutto con quello che ti sta intorno. Però puoi provare a chiudere gli occhi, decidere di abbandonarti al sogno o sperare di svegliari il più in fretta possibile. (bene!)
( Alla Tyrion Hill maniera -_- ) il pezzo denota una ottima caretterizzazione e un buon vocabolario. Nel complesso, è molto bello... tuttavia -dal punto di vista di lettore- ti propongo una serie di piccole modifiche che potrebbero favorire lo scorrere del tuo brano. Commentare attentamente significa aiutare molto un giovane scrittore. :D
Non dimenticatevi mai di questo: le parole sono pietre. Cioè influiscono moltissimo in una descrizione. Quindi, prima di scegliere una parola, siate cauti. Esistono migliaia di sfumature.
Non fate scontrare tipi differenti di vocabolario. Se iniziate descrivendo i terribili territori oltre la barriera, non potete continuare a descriverli dopo tre righi con termini che indicano luoghi incantati. (...alberi forti...rachitici ...entità eterea che li sfiora con passo di danza...)
inoltre, ponete sempre molta attenzione sulle forme verbali. Non possiamo passare dal presente, all'imperfetto... suona stonato e blocca il discorso. :D
Approfitto per annunciare a voi tutti che dopodomani sarà l'ultimo giorno a tema la Barriera :stralol: . Quindi tutti coloro che hanno in qualche modo contribuito (con testi o traduzioni), possono tranquillamente esprimersi riguardo il nuovo argomento (io un'idea già la avrei...) :stralol:
Ricordiamoci che i temi scelti devono essere più ampi possibili, per non frenare la fantasia e l'inventiva dello scrittore su luoghi estremamente ristretti e definiti.
Detto questo, vi auguro una glaciale serata nordica.