In effetti anch'io credo che affrontare i dialoghi sia molto più impegnativo di quanto sembri; la scelta delle parole dovrebbe essere in questo caso ancora più accurata poiché, spesso e volentieri, si corre il rischio di essere vagamente ridondanti e di scadere in un linguaggio fin troppo aulico (che non si abbina a tutti i personaggi...ovviamente)
prometto di pensarci su e di farvelo sapere quanto prima. Tutti i consigli, per evitare di andare OT sul topic, inviatemeli via MP.
In effetti, i dialoghi sono un elemento molto importante, che si lega alla descrizione. Forse, la soluzione potrebbe essere aprire un secondo topic. (senza naturalmente trascurare il presente... sono felice di così tanto interesse...! :sbav: ).
Godetevi l'ultimo giorno a tema strettamente nordico... :sbav:
In effetti, i dialoghi sono un elemento molto importante, che si lega alla descrizione.
Beh, ma il topic si chiama "scrittura creativa", e non "descrizioni". Comunque, io pensavo proprio a un dialogo che, nel suo svolgersi, descrive un luogo, anche se in generale mi piacerebbe che fossero toccati tutti i temi fondamentali della Scrittura Creativa (ad esempio, incipit, descrizione di un personaggio, stile, tecniche creative...).
Questi giorni sono stato molto impegnato all'uni, ma ho seguito con interesse questo topic. Devo dire che il livello dei brani postati mi è sembrato davvero alto per dei dilettanti, nel senso di non-professionisti. Lord Alexander, Erin, Balon, Manifredde avete tutti qualcosa da insegnarmi :sbav:
Soprattutto ho apprezzato moltissimo il confronto che si è creato tra i diversi stili di scrittura e il modo in cui le stesse cose appaiano diverse al vostro occhio. Inoltre le correzioni di Lord Alexander e Tyrion mi hanno fatto capire molte più cose in così pochi giorni di quanto la pratica me ne abbia insegnate in tanti.
Tyrion hai mai pensato di fare l'editor a tempo perso? Secondo me saresti bravo. :sbav: Anche il nostro "pen-master" per usare la formula inventata da Darklady non sarebbe male, ma lui è più "buono".
Sono appena tornato e sono stanchissimo, però prometto di partecipare al prossimo argomento. Sceglietelo bene. Anche se con il permesso del pen-master vorrei postare ugualmente la mia descrizione di Barriera appena l'avrò fatta.
P.s. Concordo con chi dice che qusto topic potrebbe regolarsi come un breve corso di scrittura creativa studiando ogni settimana o ogni mese un elemento della narrativa. Incipit, dialoghi, introduzione dei personaggi, descrizioni fisiche, forme della prosa, tecniche, etc, etc. Magari quando saremo tutti più allenati potremmo realizzare una serie di racconti brevi che abbiano un argomento in comune, o qualsiasi altra cosa esprima la nostra creatività. :figo:
Visto che ho avuto un'oretta libera e non so quando potrò averla di nuovo :sbav: posto un brano che ho scritto dopo cena. Ci sono dei punti in cui i vostri commenti saranno molto graditi, ma siate cattivi, cattivissimi.
Credo di essere andato un pò fuori traccia, ma spero che il buon pen-master non me ne voglia. :sbav: Avevo questa immagine e volevo scrivere prima di dimenticarla. Scusate la lunghezza, non me n'ero accorto scrivendo, ma non riesco a scrivere senza contestualizzare. :figo:
Dieci giorni fa due ranger di pattuglia oltre la Barriera erano morti assiderati. I loro corpi erano stati ritrovati avvolti nei mantelli neri della confraternita, racchiusi in una crisalide di ghiaccio a poche centinaia di metri dal portale sotto il Castello Nero. In mezzo alla tormenta che si era abbattuta sulla Barriera, le sentinelle non si erano accorte del loro arrivo. Le voci dei ranger erano state sovrastate dai tuoni finchè non avevano più avuto la forza di opporsi al freddo.Altri erano morti o andati dispersi nei giorni seguenti, sorpresi mentre cercavano di ritornare al Castello Nero lungo gli stretti sentieri della Foresta Stregata.
Il Lord Comandante aveva ordinato ai confratelli di rimanere al sicuro dietro le mura del Castello Nero. Le sentinelle erano state richiamate, i fortini abbandonati. I guardiani della notte avevano rinunciato a presidiare la Barriera.
Solo ai costruttori era concesso uscire all’aperto per riparare le crepe aperte nei blocchi di ghiaccio dall’acqua che continuava a cadere fitta.
Marek aprì il portone che dava sul cortile e sentì i muscoli del corpo irrigidirsi a contatto con la pioggia che era filtrata sotto tutti i vestiti. Affondando gli stivali nella neve, raggiunse la base della Barriera. Iniziò ad esplorare quell’immensa muraglia di ghiaccio in cerca di nuove lesioni ma per quanto si sforzasse non riusciva a vedere oltre due metri dal suo viso. Il sole, che pure era nascosto da nubi scure, faceva splendere la parte più alta della Barriera, così che quel tenue bagliore si rifletteva su ogni cristallo di ghiaccio e su ogni fiocco di neve che cadeva a terra, illuminando lo spiazzo di una luce fredda ed eterea e abbagliando chi avesse osato alzare lo sguardo oltre la linea dell’orizzonte.
Era un luogo spettrale, un luogo di morte. Eppure la Barriera sembrava emanare un certo tepore, la superficie lucida ricoperta di un sottile strato di acqua.
Marek si tolse un guanto e vi appoggiò il palmo della mano infreddolita. Sotto la sua pressione, il ghiaccio si sciolse e l’acqua si insinuò tra le sue dita e percepì il sangue scorrergli nelle vene e inondare i capillari all’estremità della sua mano. Sentì la voce della Barriera parlare una lingua antica e sconosciuta, e poi un’esplosione di brividi gli disse che il gelo si era fatto strada dentro di lui. In preda agli spasmi, cadde sulle ginocchia e chiuse gli occhi.
Mi raccomando siate cattivi :wub:
Non commento perche' come gia' detto non sono un 'tecnico', a me comunque e' piaciuta. L'unica osservazione riguarda la prima frase: "Dieci giorni fa...". L'uso di questa forma e' piuttosto inusuale (almeno tra le mie letture), perche' di solito trovo cose tipo "Dieci giorni prima...". Insomma, mentre "fa" sembra indicare rispetto a 'ora' (tempo del lettore), "prima" si riferisce senza dubbio al momento in cui si svolge il resto del brano.
Magari pero' e' voluto per dare qualche effetto...
[...]
La prima parte non mi ha interessato, pensavo solo a raggiungere la descrizione della Barriera. Non avevo voglia di "storie".
La descrizione e' per me davvero molto, molto riuscita. Mi e' piaciuta in particolare l'espressione "abbagliando chi avesse osato alzare lo sguardo oltre la linea dell’orizzonte". La sequenza delle due frasi conclusive e' anche stupenda. Dettaglio: non va bene mettere possessivi inutili (tra le sue dita, della sua mano...).
TRovo la descrizione molto "funzonale", mi spiego meglio:
Ti da immediatamente una certa interpretazione della barriera dal punto di vista del personaggio che nonostante si trovi in un luogo spettrale trova un certo fascino nella vista dell'immenso muro di ghiaccio e questo, a parer mio, rende la descrizione chiara e scorrevole senza bisogno di interpretazioni.
Molto ben messa anche l'introduzione narrativa, che introduce indirettamente il clima rigido della zona.
un unica cosa:
Eviterei di ripetere sempre "castello nero", se non nella prima frase in cui lo metti, semplicemente lo darei per sottointeso dicendo ad esempio:
sorpresi mentre cercavano di ritornare
Credo che così la descrizione abbia meno blocchi.
A parte tutto complimenti :sbav: :sbav:
Dieci giorni fa due ranger di pattuglia oltre la Barriera erano morti assiderati. I loro corpi erano stati ritrovati avvolti nei mantelli neri della confraternita, racchiusi in una crisalide di ghiaccio a poche centinaia di metri dal portale sotto il Castello Nero. In mezzo alla tormenta che si era abbattuta sulla Barriera, le sentinelle non si erano accorte del loro arrivo. Le voci dei ranger erano state sovrastate dai tuoni finchè non avevano più avuto la forza di opporsi al freddo.
Altri erano morti o andati dispersi nei giorni seguenti, sorpresi mentre cercavano di ritornare al Castello Nero lungo gli stretti sentieri della Foresta Stregata.
Il Lord Comandante aveva ordinato ai confratelli di rimanere al sicuro dietro le mura del Castello Nero.
Grazie a tutti voi per l’interesse e la creatività che avete dimostrato.
Il tema la Barriera è stato incentrato su territori e paesaggi di montagna, dove le foreste rivelano la loro essenza più pura e primordiale con i loro ghiacciai e inverni, e ha stimolato un’ottima produzione da voi tutti.
Grazie a tutti coloro che mi hanno consigliato e aiutato a decidere il nuovo tema, che, come promesso, allarga gli orizzonti e non limita la creatività.
Il parco degli dei
Possiamo intenderlo come sensazioni, bellezze e interazione della natura.
Possiamo pensarlo come un racconto e/o descrizione legata ad ambienti in Westeros, ma con ampia libertà di collocazione di luogo, di anno, di stagione...
Anche gli Estranei stessi possono essere considerati dei, in quanto il dio Estraneo proviene dal nord della barriera. Immaginate Craster che dona i suoi figli agli estranei, sotto il tempio dei cieli del nord... immaginate dei guardiani della notte che si apprestano al loro giuramento... immaginate l'altissimo parco degli dei degli Arryn...
Ma il tema non è limitato solo alle cronache, dunque liberate la fantasia.
Un parco degli dei in inverno, con la neve, in primavera, con distese di fiori infiniti…
Ora pubblico il mio esempio , un esempio ascrivibile solo per alcuni elementi a Westeros… ma la fantasia può muoversi tranquillamente. Descrivete quello che vi dice il cuore e quello che vi emoziona di più.
In questo brano utilizzo uno zoom particolare, che inizia con l’inquadrare i piccoli fiori azzurri dell’inverno.
Quando la nebbia scendeva dalle montagne per avvolgere le foreste, quei piccoli fiori si rivelavano, bagnati di rugiada, aprendosi timidi nella foschia.
I loro calici erano del celeste livido dell’inverno, e al contatto i loro petali erano gelidi come il ghiaccio.
Quando il vento accarezzava le loro distese, nelle vallate, potevi ammirare lo splendido colore glaciale di migliaia delle loro corolle ondeggiare nell’aria, come un mare sfiorato dalla brezza del mattino.
Così, il parco degli dei si rivelava, in inverno. Nella neve, quei fiori ardevano del loro azzurro intenso, accogliendo chiunque si avvicinasse all’albero del cuore.
L’antico albero si ergeva nel mezzo del loro prato, come un vecchio padre, i rami nudi che salivano verso l’alto, frammentando il cielo. Davanti ad esso, dense volute di nebbia ghiacciata si elevavano da uno specchio d’acqua perfetto, celando in parte l’albero a coloro che pregavano.
E i fiori, tutto attorno al piccolo lago, rilucevano più belli delle rose in primavera, allargando il cuore dell’uomo.
Congiunti i palmi nel silenzio, le preghiere davano nuovo calore a quel luogo dimenticato, risvegliandolo nell’ardore della speranza.
L'unica osservazione riguarda la prima frase: "Dieci giorni fa...". L'uso di questa forma e' piuttosto inusuale (almeno tra le mie letture), perche' di solito trovo cose tipo "Dieci giorni prima...". Insomma, mentre "fa" sembra indicare rispetto a 'ora' (tempo del lettore), "prima" si riferisce senza dubbio al momento in cui si svolge il resto del brano.
Tyrion
La prima parte non mi ha interessato, pensavo solo a raggiungere la descrizione della Barriera. Non avevo voglia di "storie".
La descrizione e' per me davvero molto, molto riuscita. Mi e' piaciuta in particolare l'espressione "abbagliando chi avesse osato alzare lo sguardo oltre la linea dell’orizzonte". La sequenza delle due frasi conclusive e' anche stupenda. Dettaglio: non va bene mettere possessivi inutili (tra le sue dita, della sua mano...).
Ser Cortnay
Eviterei di ripetere sempre "castello nero", se non nella prima frase in cui lo metti, semplicemente lo darei per sottointeso dicendo ad esempio:sorpresi mentre cercavano di ritornare
Credo che così la descrizione abbia meno blocchi.
Prendo nota di tutto e sistemo. :figo: Anche se rileggendolo oggi ho trovato molti più punti in cui è possibile migliorare il testo. Soprattutto a livello di terminologia e perifrasi :sbav:
La parte introduttiva nelle intenzioni voleva essere una breve descrizione indiretta delle condizioni atmosferiche, facendo capire la straordinarietà della tempesta dalle azioni degli uomini, più che da una vera e propria descrizione paesaggistica, però alla fine sono ricaduto nei miei soliti "errori". Ho iniziato a farmi domande e a dare risposte che permettessero di comprendere la seconda parte e il tutto si è un pò troppo allungato. :sbav:
Al prossimo turno provo ad evitare. Grazie a tutti per le correzioni. :wub: :wub:
Onestamente, non ritengo di avere talento per la scrittura. Credo solo di essere un buon lettore...
Tuttavia ho pensato che non fosse molto corretto da parte mia contribuire solo con la critica. E anche per rispetto a tutti quelli che hanno partecipato a questa discussione ho deciso di fare uno sforzo, e preparare anch'io una descrizione. Eccola qua...
Onestamente, non ritengo di avere talento per la scrittura. Credo solo di essere un buon lettore...
Secondo me, dalla descrizione che ho letto, oltre a leggere bene scrivi anche in modo tutt'altro che scontato.
Mi è piaciuto molto il fatto che i due punti luminosi siano gli dei...
Davvero complimenti :unsure: :stralol:
Anche a me sembra che ti sia venuto fuori proprio un bel brano :unsure:
Questo, invece, e' il mio tentativo. Stavolta quasi tutta descrizione!
L'ombra stava coprendo tutto come un drappo di seta celeste. Mentre il sole completava una volta ancora il suo lento arco nel cielo, gli alberi proiettavano le loro forme allungate sul terreno umido. Di quei tronchi di antichissima memoria gli insetti sembravano percepirne la sacralita', e mantenevano un rispettoso silenzio quasi trattenessero il fiato con grande senso di anticipazione. Solo l'acqua che ruscellava nel torrente azzardava qualche placido brontolio, gli ultimi raggi di sole che si riflettaveno sulla sua superficie in brillanti arcobaleni. Attorno, la' dove ancora la luce raggiungeva il suolo, l'erba incolta aveva assunto tonalita' dorate, i profili erano sfumati come se osservati attraverso un sottile tessuto. Lungo le lame solari che penetravano le foglie volavano sospesi infinitesimi grani di polvere, compiendo imprevedibili traiettorie come vivaci fanciulli che giocano in cortile. L'aria era immota, ubriaca degli odori della primavera. Pollini, resine e i frutti maturi che si affacciavano sui rami contribuivano a quella sinfonia di profumi, ognuno con la propria specifica melodia.
L'uomo in cerca degli dei levava sempre gli occhi al cielo, individuando nelle stelle il fine delle proprie preghiere. Non li, pero', dove lo sguardo superbo incontrava soltanto le folte chiome degli alberi che si chiudevano a cupola sulla radura. In quel luogo le preghiere dovevano essere rivolte alla terra e all'aria. Ma soprattutto al volto di legno.
Osservava quella meravigliosa visione da millenni. Il tempo stesso era trascorso davanti ai suoi occhi, e niente di quanto fatto dall'uomo era durato piu' di un battito d'ali. Tra le pieghe della corteccia emergevano lineamenti duri e severi, eterni, ma non privi di compassione per il dramma dell'animo. Davanti a quegli occhi purpurei si erano inginocchiati migliaia di individui dalle origini piu' disparate. Persino i re avevano piegato le loro ginocchia orgogliose tra le radici sporgenti e i ciuffi di erba che rigogliosi spuntavano dal terriccio.
Eppure, quel volto nodoso non era che una maschera, un simulacro eterno e incomprensibile. Altri occhi si celavano dietro i due punti ambrati scavati tra le crepe nel tronco, e ad altre orecchie giungevano le preghiere pronunciate nella solitudine dello spirito. Chi ci fosse all'origine di quel mistero, pero', l'uomo non avrebbe saputo dirlo.
EDIT: ho apportato diverse piccole modifiche (rimozione delle ripetizioni etc)
Ragazzi, siete davvero troppo gentili... :unsure: Se fate cosi', tocchera' ancora a me fare a pezzi il mio stesso brano! :stralol:
Onestamente, non ritengo di avere talento per la scrittura. Credo solo di essere un buon lettore...
Tuttavia ho pensato che non fosse molto corretto da parte mia contribuire solo con la critica. E anche per rispetto a tutti quelli che hanno partecipato a questa discussione ho deciso di fare uno sforzo, e preparare anch'io una descrizione. Eccola qua...
Essere un buon lettore è già un primo passo verso una scrittura "decente". Proprio per questo sono convinto che tu non stia dicendo
Se fate cosi', tocchera' ancora a me fare a pezzi il mio stesso brano!
per falsa modestia. Visto che tu sei dall'altra parte della barricata, il "cattivo" stavolta lo faccio io, e poi vediamo se sono le stesse perplessità che hai tu.
Il Parco degli Dei
Cominciamo dall'inizio. Hai optato per rendere il titolo parte integrante della narrazione. Infatti non nomini più Il parco degli dei in tutto il brano, nè la descrizione che segue si sofferma esplicitamente sull'ambiente che circonda il personaggio. Hai scollegato il parco degli Dei westerosiano da ciò che descrivi, utilizzando l'immagine dei puntini di luce e degli Dei presenti nella narrazione. Se cercavi di personalizzare questo luogo ci sei riuscito benissimo, in effetti il parco del titolo potrebbe essere anche Central Park, se invece il tuo intento era dimostrare che nel parco degli dei, gli dei esistono davvero, hai creato una sovrapposizione di significati che spiazza il lettore. Nel primo caso è una scelta che mi piace, nel secondo un pò meno e avrebbe meritato un maggiore approfondiento. :unsure:
Era giunto lí nonostante tutto, sotto quei ventagli di luce quieta, dopo un lungo viaggio che ormai stava sbiadendosi in fretta dalla sua mente.
Io toglierei la particella.
Un ordine perfetto, niente in eccesso, nulla che mancasse, eppure come se non pianificato. L'armonia fra ogni oggetto e la geometria discreta della luce sembrava raggiunta, non imposta.
Ti serve una frase introduttiva alla descrizione, se ne sente la necessità. Ma questa proprio non mi suona bene. Forse perchè è troppo ellittica di verbo,soprattutto l'ultimo spezzone, non lo so. La seconda frase infatti risente di questa mancanza e opti per un rafforzativo del concetto iniziale di armonia e ordine.
Io le toglierei tutte e due e al posto di dire "C'era un ordine perfetto, descriverei uno-due elementi diretti di quest'ordine. Vale sempre la stessa regola: quando puoi mostrare qualcosa, mostrala.
Potresti iniziare direttamente da qui:
Un filo di vento senza direzione toccava lievemente ogni foglia, ogni bianca salita di foschia. La vita, una linea che passava invisibile attraverso ogni corpo e cosa.
Anche l'uomo, pur non essendone del tutto consapevole, non aveva il potere di disturbare con la sua presenza il miracoloso equilibrio di quel luogo. Immobile, la spada abbassata, l'ultimo assassinio ormai rappreso lungo la lama. E come un pensiero, che gli indicava allo stesso tempo la necessità della lotta, e la sua inutilità.
C'è poi una cosa che non ha convinto:
Era giunto lí nonostante tutto [...] stava sbiadendosi [...] ultimo assassinio [...] Perché era lí? Lo aveva dimenticato.
Il modo in cui i suoi ricordi sbiadiscono non è regolare. Arriva nel parco sapendo ciò che ha fatto, inizia a dimenticare, ma sa che è una cosa brutta, un assassinio, e poi d'un tratto dimentica tutto. Almeno così sembra da come hai descritto i moti del suo pensiero. Non è grave, capisco che tu abbia usato delle frasi che ti piacevano, lo faccio anch'io :stralol: , basterebbe rendere "ultimo assassinio" con un'espressione più neutra, quasi didascalica. Come può definire Assassinio se non ricorda? E' un controsenso.
Perché era lí? Lo aveva dimenticato. E un altro moto di pensiero, forse estraneo a lui, gli fece notare quei due puntini di luce, quasi immobili, sospesi nell'aria a pochi passi da lui. Si muovevano quanto bastava a non turbare il dare e avere del silenzioso incanto. L'uomo volse appena la testa, e gli occhi, per guardare i puntini. "Aspetta," disse una voce nel suo cuore e nella sua mente. Lui aspettò, appena consapevole della lunga spada e dei riflessi che scambiava con la sua armatura e le gocce di rugiada sul terreno."Aspetta," disse ancora la voce. Non c'erano altri pensieri, la sua mente era immobile, quasi ottusa. Potevano essere passati cinque minuti come cinque secoli. Proprio quando uno stato simile al sonno parve prenderlo, l'uomo notò che i due punti si erano impercettibilmente allungati. Dopo istanti durati il tempo di un lungo risveglio, due sottili linee luminose si libravano, parallele, verticali, senza avvicinarsi ne' allontanarsi da lui. Volle allungare un braccio per toccarle, ma il braccio non si mosse.
"Chi siete?" chiese l'uomo. La sua voce risuonò ovattata e distante, in quel luogo intoccabile.
"Noi," rispose la voce nel suo cuore e nella sua mente, "siamo gli Dei".
L'uomo lasciò che la punta della spada si abbassasse fino a toccare il terreno, e si inginocchiò a terra usandola come sostegno. E iniziò la sua preghiera.
Questa parte è bellissima. :stralol: ^_^ ^_^
Anch'io la trovo molto bella Tyrion, sebbene più che un "bosco medievale" ho una visione quasi futurista e "geometrica" del tuo Parco degli Dei....è un complimento, forse espresso male, ma trovo il tuo modo di scrivere e di rendere un'ambiente molto moderno a dispetto del soggetto della descrizione. :unsure:
Se dovessi trovare un'appunto da fare, forse userei meno figure retoriche la prossima volta.....
La descrizione di Manifredde è invece molto più "classicheggiante"; un luogo misterioso in cui si avverte un'atmosfera quasi di sospensione, di attesa, di ancestralità.....
Non mi metto a correggere perché probabilmente non sarei neppure in grado di farlo.....però, mi piacciono entrambi gli scritti.