Questa "caro" Gasparri potevi evitarla...
Vabbè ma Gasparri è un idiota dai, nessuno lo sta mai a sentire... ^_^
Appena finito lo "speciale" di porta a porta sul caso della Sapienza,e devo dire di essere rimasto schifato.......non che mi aspettassi qualcosa di diverso(le propensioni non proprio laiche di vespa e del primo canale sono note) ,ma vedere Buttiglione che rideva saccente e arrogante mentre Cini e Odifreddi cercavano (invano) di spiegare le ragioni di un legittimo dissenso mi ha dato un idea chiara sul tipo di "dialogo" che si sarebbe dovuto tenere alla Sapienza.
A conferma di cio linko (sperando che non l'abbia gia fatto qualcun'altro) qui il discorso che il pontefice avrebbe dovuto tenere all'Universita;a mio parere non è niente di cosi clamoroso da tirar su questo polverone,ma capisco il dissenso dei prof.della Sapienza:leggendelo ho avuto piu l'impressione di un omelia che di una lectio magistralis universitaria!
^_^ :D :D
per me il problema sta in questo: non l'hanno invitato in una conferenza di filosofia, o durante l'anno, ma all'INAUGURAZIONE. alla conferenza in cui si danno le linee guida dell'anno, alla cerimonia più importante. e non ci sarebbe stato dialogo, così come non ci fu dialogo quando andreotti venne alla Bicocca (ecco cosa successe:
"Nel primo pomeriggio di ieri, nell’aula magna dell’Università Bicocca, a Milano, ho rivolto qualche domanda al senatore a vita Giulio Andreotti, sul tema di quella sua strana assoluzione per prescrizione del reato di associazione a delinquere, ritenuto dai giudici “concretamente ravvisabile” almeno fino al 1980. Per aver osato tanto, sono stato identificato e minacciato da agenti di polizia, e trattenuto in commissariato per quasi due ore. E m’è andata ancora bene.
Nell’aula magna della Bicocca alcuni cronisti stavano intervistando il nostro dipendente a vita su altri temi: il calcio, Moggi, la Nazionale, “la caduta della moralità pubblica come si evince dalle recenti intercettazioni”, il rapporto fra aspiranti attrici e uomini di potere e via leccando. Andreotti era comodamente seduto, rilassato. Ogni tanto faceva una battuta e i cronisti ridevano di gusto. I docenti della Bicocca, intorno, componevano una festosa corona.
A un certo punto mi sono inserito, ho consegnato ad Andreotti un foglio con l’estratto della sentenza della corte d’appello di Palermo, poi confermata dalla Cassazione e con il tono più pacato possibile gli ho chiesto di commentarlo. Ne è nato un dialogo, che ho videoripreso a meno di un metro di distanza, di tre o quattro minuti. L’ho interpellato sulle responsabilità a lui addebitate dalla giustizia italiana, gli ho chiesto se ritenesse una cosa normale la presenza in Parlamento in qualità di senatore a vita di un personaggio così descritto da una sentenza definitiva, gli ho fatto presente che nei giudizi di molte testate internazionali il “caso Andreotti” era considerato uno scandalo, e così via intervistando. Lui ha risposto invitandomi a leggere per intero la sentenza, visto che “dagli estratti si capisce poco”, ha affermato che la prescrizione nasce solo dal dubbio della corte su un singolo incontro (per lui mai avvenuto) con il mafioso Bontade (”un certo Bontade”), ha aggiunto che all’estero incontra solo rispetto e solidarietà. E così via, minimizzando e svicolando, con quei tipici occhi a fessura.
Già mentre gli rivolgevo le domande alcuni agenti in borghese della sua guardia personale mi premevano e tiravano da dietro. Al che mi sono ribellato subito ad alta voce. Ho chiesto ad Andreotti se fosse ancora possibile in questo Paese fare domande ai politici e lui mi ha risposto che nessuno me lo stava impedendo, che fare domande era un diritto “e anche dare le risposte”, poi ha aggiunto: “Ma se lei è qui per fare un numero, allora...”. Le sue guardie intanto mi piantonavano e tenevano da dietro. Ma il principale non s’è accorto di nulla. A intervista finita i gendarmi, agenti della polizia di Stato, hanno cercato di portarmi via tirandomi con forza. Ho protestato a voce alta in mezzo alla sala, mentre iniziava la conferenza. I gendarmi sono spariti. Nessuno dei presenti ha fiatato. Sono rimasto altri venti minuti in aula magna, seduto tranquillamente, continuando a videoriprendere. Poi sono uscito per andarmene via, da solo, e sono stato trattato come un delinquente.
Una guardia privata della Bicocca ha cominciato a inveire in modo minaccioso, urlandomi addosso come un pazzo e cacciandomi a forza da una porta laterale, le guardie personali di Andreotti mi hanno trattenuto, strattonandomi e minacciandomi di sequestrami la videocamera e ordinandomi di mostrare i documenti. Il tono era concitato, nevrotico, da pessimo telefilm americano. Era evidente il tentativo di intimidire. Mentre il guardiano privato continuava a inveire e a minacciarmi, mi sono divincolato e me ne sono andato via. I poliziotti e la guardia privata mi hanno inseguito, mi hanno immobilizzato in un luogo dove non passava nessuno e a nulla sono valse le mie buone ragioni, del tipo: “Io non ho fatto nulla di male, ho semplicemente rivolto delle domande a un politico, riprendere eventi e personaggi pubblici è consentito, se commettete abusi vi denuncerò”.
Gli agenti continuavano a ripetermi: “Tu non puoi comportarti così con il senatore, le tue domande non c’entravano nulla, tu non puoi riprendere senza permesso e hai ripreso anche noi, e poi ti conosciamo già, eri tu a Roma davanti al Senato, tu ora ci dai tutto il materiale e poi ti portiamo in commissariato”. Mentre dicevano questo, uno mi teneva fermo contro un muro e l’altro mi tratteneva lo zaino con la videocamera e un registratore audio. Ho obiettato: “Lasciamo decidere a un giudice chi ha ragione, voi state commettendo un abuso e comunque esigo di conoscere i vostri nomi”. Un agente ha risposto: “La legge sono io ora, il giudice sono io”. Poi, rivolto al collega ha aggiunto: “Ora gli prendiamo le impronte digitali, così l’amico inizia ad abbassare la cresta”. I danni dei telefilm americani sono incalcolabili. Poi sono stato portato in auto da altri agenti di polizia al commissariato di Greco, dove sono stato trattenuto per oltre un’ora e mezza. Lo zaino lo hanno preso in consegna loro. Per puro caso, gravissimo reato, non avevo con me la carta d’identità (mentre ho mostrato un tesserino identificativo di tipo elettorale che, sempre per caso, avevo con me) e abbiamo dovuto attendere che fosse trasmesso un fax da Parma con la fotocopia del mio documento. La qual cosa ha evitato la ventilata pratica della fotosegnalazione con impronte digitali in Questura: che certo sarebbe stata un’esperienza divertente per uno dei cittadini più identificati di Milano.
Per tutto il tempo mi è stato impedito di telefonare al mio legale e di effettuare o ricevere qualsiasi altra chiamata, come chiedevo di poter fare. “Il cellulare lo deve tenere spento”. Ho notato che gli agenti di Greco si consultavano con altre persone al telefono, compresi gli agenti di guardia ad Andreotti, per decidere se sequestrami il materiale o meno. A margine delle complesse trattative ho fatto presente di essere ben noto negli ambienti della Questura e altrove per le mie attività di cittadino impegnato in politica, citando nomi e fatti, compresi esposti e interrogazioni parlamentari contro la polizia di Milano. Alla fine sono stato rilasciato, con videocamera e tutto il resto. Gli agenti hanno redatto un verbale “per uso interno”, che non mi hanno fatto leggere. Ecco tutto. Sono stato trattato in questo modo perché, nel silenzio della gran parte degli operatori dell’informazione, ho rivolto due o tre domande a un senatore a vita giudicato dalla giustizia del mio Paese un colluso con la mafia, salvatosi da una condanna per intervenuta prescrizione del reato. Io, che non ho mai preso una multa in vita mia.
Coerentemente, al tg3 regionale della sera, le mie domande - di pura supplenza giornalistica - sono state definite come l’intervento di un “contestatore”. E il Corriere della Sera odierno, in un riquadrino, riporta la notizia del mio trasferimento coatto in commissariato, “a seguito di una discussione con Andreotti”. Nell’occhiello la “discussione” diventa ’lite’ ".
ora, secondo voi durante l'inaugurazione dell'anno accademico si sarebbe permesso un dialogo tra "contestatori" e pontefice, o avrebbe solo tenuto la sua lectio, ricevuto un applausone, e bella lì?
se avessero invitato, anzichè il papa, l'Imam, senza possibilità di repliche a un suo discorso teologico islamico, voi sareste stati contenti o avreste spedito una lettera di protesta?
quel che dico non è "fuori il papa dalla sapienza", quel che dico è "non all'inaugurazione, dove avrebbe solo dato l'impressione di dare una sorta di "benedizione", fatelo partecipare a un dibattito filosofico in altre occasioni"
Comunque ok, il succo è questo:
-Personalmente non condivido nessuna delle opposizioni alla visita
-Considero però legittime sia le lettere dei professori sia le forme di manifestazione non volte a impedire concretamente il discorso
-Considero illegittimo l' assedio sonoro (però sono convinta che ci fossero tutti mezzi per evitarlo)
Insomma, nel globale mi sembra eccessivo, improprio, scorretto parlare di "scandalosa offesa alla libertà da parte dei laicisti". I professori in particolare non hanno violato un bel niente, non penso che siano stati loro a parlare di assedio sonoro tramite musica house XD.
Che il VAticano soffra di vittimismo è indubbio. Come non ci sono dubbi che la protesta annunciata avrebbe potuto creare disordini; non tanto verso il Papa (superprotetto com'è non rischia nulla, onta a parte) ma tra gruppi studenteschi opposti. Del resto, è indicativo che per quel giorno era stata garantita (dallo stesso Viminale) la presenza di poliziotti in _tenuta antisommossa_. Poliziotti in tenuta antisommossa all'interno della "Sapienza"? Umh...c'è qualcosa di estremamente grave in questo; grave ed illogico. Ora, se ha fatto bene o male o declinare l'invito (che, ripeto, inizialmente - nonostante le prime proteste - era stato confermato) diventa un problema secondario rispetto a quello della necessità di prevedere la presenza di poliziotti in _tenuta antisommossa_ (non so, ogni volta che lo scrivo o lo leggo divento inquieto) per permettere la regolare lettura di un discorso da parte del Papa!
reputo aberrante la proposta di Gasparri, ma d'altronde non mi attendo niente di diverso da una persona non seziente.
Per il resto, come hanno detto diverse pericolosissimi e rossi professori, era sbagliata la circostanza, il papa che fa la sua personale omelia nell'inaugurazione dell'anno accademico.
La trasmissione di Vespa ho evitato di guardarla per non prendere a pugni il mio 42 pollici plasma.
Come al solito ci si ferma all'apparenza del fatto che "la dice il Papa quindi è un omelia". Che i vari intellettuali si fermino a riflettere sui contenuti e sullo stile delle parole pronunciate dal Papa, soprattutto per chi ancora ha il coraggio di sostenere che lui IMPONE il suo punto di vista.
Dopodichè se si vuole fare i sordi, si continui a fare i sordi ma per quanto mi riguarda il discorso del Papa riassume totalmente il mio pensiero.
Ah, nessuno mi ha fatto il lavaggio del cervello, se non si fosse capito.
Saluti ^^
il discorso del papa l'ho letto eh(e questo dovrebbe far riflettere sul fatto che chi ha protestato sia stato un censuratore. Ahahahahah,come no, il discorso del papa lo conoscono tutti anche se non lo ha pronunciato), dicesse mai qualcosa di veramente concreto, e non le solite lamentele sul fatto che la fede deve guidare la sapienza, sennò diventiamo piccolini piccolini.
Poi se aveva le palle andava e faceva un discorso a braccio mettendosi in gioco, zittendo, se aveva gli argomenti, la gente contraria.
http://tv.repubblica.it/home_page.php?play...p;cont_id=16194
ecco le interviste ai professori "terroristi".
Io non concordo con gli studenti che occupano, ma sono d'accordissimo con la formale protesta dei professori.
Loro hanno pacatamente espresso la loro opinione, nulla di più lontano da una "prevaricazione".
e comunque...
alcuni stralci dal discorso...
papa dixit
la questione assolutamente fondamentale: che cosa è la ragione? Come può un’affermazione – soprattutto una norma morale – dimostrarsi "ragionevole"? A questo punto vorrei per il momento solo brevemente rilevare che John Rawls, pur negando a dottrine religiose comprensive il carattere della ragione "pubblica", vede tuttavia nella loro ragione "non pubblica" almeno una ragione che non potrebbe, nel nome di una razionalità secolaristicamente indurita, essere semplicemente disconosciuta a coloro che la sostengono.
:D ????
Egli vede un criterio di questa ragionevolezza fra l’altro nel fatto che simili dottrine derivano da una tradizione responsabile e motivata, in cui nel corso di lunghi tempi sono state sviluppate argomentazioni sufficientemente buone a sostegno della relativa dottrina. In questa affermazione mi sembra importante il riconoscimento che l’esperienza e la dimostrazione nel corso di generazioni, il fondo storico dell’umana sapienza, sono anche un segno della sua ragionevolezza e del suo perdurante significato.
in pratica "se una cosa viene detta per molto tempo, significa che non solo è ragionevole ma è vera"
Ma ora ci si deve chiedere: e che cosa è l’università? Qual è il suo compito? [...]
la vera, intima origine dell’università stia nella brama di conoscenza che è propria dell’uomo. Egli vuol sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda. Vuole verità.[...]
I cristiani dei primi secoli [..] hanno accolto la loro fede non in modo positivista, o come la via d’uscita da desideri non appagati; l’hanno compresa come il dissolvimento della nebbia della religione mitologica per far posto alla scoperta di quel Dio che è Ragione creatrice e al contempo Ragione-Amore.
di nuovo. fede e ragione non sono compatibili, non nel senso cattolico. prendine atto o non parlare di Ragione, quella con la R maiuscola. come dici?ah che conviene cominciare a mischiare il sacro col profano?che serve a far confusione nella testa del popolo? che mettere assieme l'acqua e l'olio (metafora dell'ultimo secondo) per te è possibile e conveniente?
il semplice sapere, dice, rende tristi. E di fatto – chi vede e apprende soltanto tutto ciò che avviene nel mondo, finisce per diventare triste.
Ma verità significa di più che sapere: la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene. Questo è anche il senso dell’interrogarsi socratico: qual è quel bene che ci rende veri? La verità ci rende buoni, e la bontà è vera: è questo l’ottimismo che vive nella fede cristiana, perché ad essa è stata concessa la visione del Logos, della Ragione creatrice che, nell’incarnazione di Dio, si è rivelata insieme come il Bene, come la Bontà stessa.
eh, ma queste non sono direttive per gli scienziati, nooo..... a seguire dibattito? oppure invito anche a esponenti di altre religioni?
molto di ciò che dicono la teologia e la fede può essere fatto proprio soltanto all’interno della fede e quindi non può presentarsi come esigenza per coloro ai quali questa fede rimane inaccessibile. È vero, però, al contempo che il messaggio della fede cristiana non è mai soltanto una "comprehensive religious doctrine" nel senso di Rawls, ma una forza purificatrice per la ragione stessa, che aiuta ad essere più se stessa.
alla faccia.
la ragione, alla fine, si piega davanti alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilità, costretta a riconoscerla come criterio ultimo. Detto dal punto di vista della struttura dell’università: esiste il pericolo che la filosofia, non sentendosi più capace del suo vero compito, si degradi in positivismo; che la teologia col suo messaggio rivolto alla ragione, venga confinata nella sfera privata di un gruppo più o meno grande.
Se però la ragione – sollecita della sua presunta purezza – diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita. Perde il coraggio per la verità e così non diventa più grande, ma più piccola. Applicato alla nostra cultura europea ciò significa: se essa vuole solo autocostruirsi in base al cerchio delle proprie argomentazioni e a ciò che al momento la convince e – preoccupata della sua laicità – si distacca dalle radici delle quali vive, allora non diventa più ragionevole e più pura, ma si scompone e si frantuma.
alla faccia della laicità... non è questa forse un'omelia?
Con ciò ritorno al punto di partenza. Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro.
la ragione alla ricerca di dio. aha... ^_^
posso ricordare che non è un discorso alla Cattolica, ma alla Sapienza? ripeto, se a fare un simile discorso fosse stato un imam che avesse ricordato i valori musulmani vi sarebbe andato bene? perchè il discorso sulle "radici cristiane dell'italia" non va bene considerando la laicità dell'università, e considerando che moltissimi studenti e professori non si riconoscono in quei valori.
Come al solito ci si ferma all'apparenza del fatto che "la dice il Papa quindi è un omelia". Che i vari intellettuali si fermino a riflettere sui contenuti e sullo stile delle parole pronunciate dal Papa, soprattutto per chi ancora ha il coraggio di sostenere che lui IMPONE il suo punto di vista.
Non è un omelia perche la dice il papa,è un omelia perchè per tre quarti del discorso si parla della fede,di come questa si alterni alla ragione nel ricercare la verita (e fin qui nulla di male),e conclude con quell'ultimo paragrafetto in cui si evince chiaramente come,nell'idea del papa,la scienza si subordina alla fede:in base a questo mi pare legittimo che dei professori si opponessero alla "benedizione di inizio anno",facendo presente cio (lo ricordo perche pare si voglia far passare l'idea che la protesta sia iniziata in qualche tendone dei collettivi di sinistra,gia armati di molotov e spranghe)con una pacatissima e argomentata lettera al rettore.
^_^ :D :D
Come al solito ci si ferma all'apparenza del fatto che "la dice il Papa quindi è un omelia". Che i vari intellettuali si fermino a riflettere sui contenuti e sullo stile delle parole pronunciate dal Papa, soprattutto per chi ancora ha il coraggio di sostenere che lui IMPONE il suo punto di vista
Non so se sia rivolto anche a me, ma giusto per evitare equivoci (già nati in passato) sottolineo la differenza tra "impone" e "vorrebbe imporre": laddove auspichi (o, peggio, richieda/esiga) l'imposizione o il mantenimento legale di un obbligo, vorrebbe che quella cosa fosse un obbligo di legge, un'imposizione. Cosa che inoltre, mi sembra andare sia contro l'idea che il culto seguito senza fede, per imposizione, non ha valore di fronte a Dio (non abortisco perché non posso, ma se potessi abortirei; davanti a Dio che valore avrebbe?); sia contro il libero arbitrio, che Dio ha dato e che, laddove si richieda/esiga/auspichi l'imposizione, si vuole se non altro limitare.
Parentesi: questo è valido in generale, non perché è il Papa: se uno a caso dicesse la stessa cosa, avrebbe la stessa volontà di imporre.
Parentesi: questo è valido in generale, non perché è il Papa: se uno a caso dicesse la stessa cosa, avrebbe la stessa volontà di imporre.
Esatto, peccato che, come dimostrato dagli interventi seguenti il mio, pare proprio che valga solo per il Papa.
A me piacerebbe molto che venisse un Imam a spiegare il suo punto di vista, peccato che non viene perchè probabilmente dal suo punto di vista ci ritiene "indegni" di conoscerlo a patto che non ci convertiamo all'Islam. Il Papa invece espone il suo punto di vista a tutti, dal momento che non considera nessuno indegno di esprimere la propria opinione o commentare quella altrui, che è logico si basi sulla fede (di che volevate parlasse, aria fritta? a quello ci pensano già i 67 "docenti razionalisti"), ma il punto è che nel discorso "cita (e ribadisco "cita") la fede in funzione della ragione" e non "fa una dottrina sulla fede", qui la totale differenza dal voler essere un omelia. Lui esprime un augurio che la fede possa guidare la ragione essendo perfettamente consapevole che:
"Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità"
Infine aggiunge il suo augurio, sul quale però chi legge il discorso è tenuto a tenere presente quanto scritto prima, od anche voi come al solito vi limitate ad estrapolare le frasi dal contesto per cercare sostegno alle vostre tesi? Qui mi pare che il Papa sia proprio l'ultimo a non avere argomentazioni, anzi.
Inoltre chi ancora sostiene che ha avuto "paura" del confronto, continua ad attaccarsi sempre alle solite baggianate. E' stato ribadito mille volte che ha ritenuto opportuno soprassedere perchè, come sostenuto dalle autorità CIVILI, la sua presenza poteva essere causa di scontri. Fine. Giustamente ha pensato che se un Papa deve essere usato come pretesto per degli scontri, era meglio stesse a casa.
Piccola nota: a Ratisbona è andato ugualmente nonostante fosse stato molto più pesantemente contestato. Non mi pare in quel caso si sia tirato indietro, semplicemente perchè la contestazione era stata di tutt'altro tipo, sicuramente più costruttivo di uno "stai a casa".
Esatto, peccato che, come dimostrato dagli interventi seguenti il mio, pare proprio che valga solo per il Papa
Posso rispondere solo per quanto mi riguarda, ma posso assicurarti che da parte mia vale in generale; la differenza che vedo è in quanto detto prima, qualora la posizione di una persona vada contro quello che sostiene, contro le stesse cose che dichiara come importantissime se non fondamentali (non vorrei ricordare male, ma il libero arbitrio non è il piú grande dono di Dio all'Uomo?). Anche questo, ovviamente, vale per chiunque nell'assumere una posizione vada faccia cose analoghe.
Per il resto, non condivido che i sessantasette docenti abbiano parlato di aria fritta: si può condividere o no la loro posizione, ma tale posizione mi sembra motivata, e non sulla base di assurdità.
E' stato ribadito mille volte che ha ritenuto opportuno soprassedere perchè, come sostenuto dalle autorità CIVILI, la sua presenza poteva essere causa di scontri
Ma è anche stato fatto notare come autorità civili abbiano detto che "l’annullamento della visita «non è avvenuto per ragioni di sicurezza»", ma che potrebbe essere stato (anche?) una questione d'immagine (vedi qui, dove sono riportate alcune notizie); ora, non dico che questo sia necessariamente vero, ma non vedo motivi per scartarla in toto a favore dell'altra tesi...
A me piacerebbe molto che venisse un Imam a spiegare il suo punto di vista, peccato che non viene perchè probabilmente dal suo punto di vista ci ritiene "indegni" di conoscerlo a patto che non ci convertiamo all'Islam. Il Papa invece espone il suo punto di vista a tutti, dal momento che non considera nessuno indegno di esprimere la propria opinione o commentare quella altrui, che è logico si basi sulla fede (di che volevate parlasse, aria fritta? a quello ci pensano già i 67 "docenti razionalisti"), ma il punto è che nel discorso "cita (e ribadisco "cita") la fede in funzione della ragione" e non "fa una dottrina sulla fede", qui la totale differenza dal voler essere un omelia. Lui esprime un augurio che la fede possa guidare la ragione essendo perfettamente consapevole che:
"Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità"
Innanzitutto il tuo commento sugli Imam è abbastanza infelice,dato che piu volte queste autorita religiose sono intervenute in dibattiti e manifestazioni di vario tipo,a prova che sono aperti al confronto come qualsiasi altro.
Poi,scusa tanto,ma mi sembra che sia tu che per suffragare il tuo punto di vista estrapoli una frase da un contesto che,se analizzato nella sua interezza,esprime ben altro:del resto basta guardare il post di Ashan 'Tyr per rendersene conto.
Hai detto bene:lui esprime un augurio che la fede possa guidare la ragione;si da il caso,pero che all'inaugurazione di un anno accademico di un Universita,ci si aspetti un discorso di tutt'altra specie.
^_^ :D :D
Per il resto, non condivido che i sessantasette docenti abbiano parlato di aria fritta: si può condividere o no la loro posizione, ma tale posizione mi sembra motivata, e non sulla base di assurdità.
E' stato ampiamente dimostrato che il motivo della loro contestazione prendeva spunto da una lettera paradossale su Galielo, sulla quale hanno peraltro fatto una pessima figura. Su questo direi non c'è molto da aggiungere.
Ma è anche stato fatto notare come autorità civili abbiano detto che "l’annullamento della visita «non è avvenuto per ragioni di sicurezza»"
http://www.tgcom.mediaset.it/bin/52.$...orizzontale.jpg
Direi che questa foto scattata stamattina motiva a sufficienza la mia prima tesi.
Innanzitutto il tuo commento sugli Imam è abbastanza infelice,dato che piu volte queste autorita religiose sono intervenute in dibattiti e manifestazioni di vario tipo,a prova che sono aperti al confronto come qualsiasi altro.
Già come quello di Torino. Non nego ci siano figure più aperte. Ci vorrebbe gente come Magdi Allam, ma non troverai mai nessuno come lui.
Poi,scusa tanto,ma mi sembra che sia tu che per suffragare il tuo punto di vista estrapoli una frase da un contesto che,se analizzato nella sua interezza,esprime ben altro:del resto basta guardare il post di Ashan 'Tyr per rendersene conto.
Hai detto bene:lui esprime un augurio che la fede possa guidare la ragione;si da il caso,pero che all'inaugurazione di un anno accademico di un Universita,ci si aspetti un discorso di tutt'altra specie.
^_^ :D :D
E' proprio Ashan che ha estrapolato la frase. Io ho solo specificato che quella frase che lei ha estrapolato ha un antefatto che è stato bellamente ignorato. Lo stesso Papa nel suo discorso sostiene che l'Università deve essere un luogo laico, specifica semplicemente il suo augurio nella parte successiva.
Oppure anche lui deve fare come i politici che vanno a dire ciò che vogliono si senta dire? Senza contare che le sue parole non sono totalmente fuori luogo perchè possono comunque rappresentare il pensiero di gran parte degli studenti, che possono essere liberamente cattolici ed ispirati al cattolicesimo anche se si trovano in un università laica, libertà che i professori ritengono invece di negare.