dopo nove mesi i reni non se ne vanno a spasso, ma tu te lo asporteresti a cuor leggere un rene, fosse anche per fare una donazione? Oppure faresti un danno al tuo corpo (che sempre danno è, se sei nato con due reni un motivo c'è) senza fregartene nulla? Una donna che decide di abortire non lo fa perchè un bambino le sta scomodo, mica tante coppie o genitori single in caso di "incidente" ricorrono all'aborto. Io vedo in continuazione spose col pancione o ragazzine madri che hanno deciso, nonostante certoil bebè non fosse una manna dal cielo, di poter fare un sacrificio. Altre donne si rendono conto che avere un figlio in quel momento e in quelle circonstanze non si può,e non lo hanno, pagando comunque un prezzo a livello psicologico (che non siamo mostri), ricordandoci che non si fanno le leggi per i cretini e i fessi.
Nel tuo intervento parli della gravidanza come se fosse una cosa da nulla, se così fosse nessuno abortirebbe e darebbe invece i figli in affido, ha invece un fortissimo emotivo, sia positivo che negativo dato l'estrema soggettività, e anche per una donna che ha fortemento voluto un bambino la gravidanza può trasformarsi in un inferno a livello psicologico.
In linea generale, mi trovo d'accordo con Beric: sono favorevole all'aborto, anche se non deve diventare un mezzo contraccettivo, e dovrebbe essere affiancato dal supporto necessario ad assicurarsi che sia una scelta meditata; però una volta che il feto è fuori dal corpo della madre... non lo influenza piú, non è piú parte di esso, e la madre che ha abortito lo ha rifiutato; quindi, che diritto dovrebbe avere sul feto? Ci sto pensando, ma ora come ora non vedo perché i medici non dovrebbero provare a tenerlo in vita; però nell'impostare una cosa simile si dovrebbero prendere in considerazione le consueguenze che avrebbe sul feto questo tentativo.
Anche perché, in tutta onestà, finché è dentro la madre, e quindi è lei a doversi accollare i rischi e le difficoltà del caso, è un conto; ma quando è fuori, a questo punto perché la scelta dovrebbe essere sua, e non, per dire, del padre?
L'inferno sarebbe portarlo in grembo fino alla nascita? Non sono sarcastico, per essere chiari, ma se è così, mi sembra un tantino ingigantire un problema (bada bene, ho scritto "problema", non "sciocchezza")
Non penso che la gravidanza sia solo "portarlo in grembo fino alla nascita": lo senti dentro di te, lo senti crescere, essere costretta a portare per nove mesi in grembo qualcosa che non vuoi (e a sopportare il dolore del parto, oppure un'operazione invasiva, tra parentesi), con tutti i rischi che comporta (perché comunque una gravidanza non è scevra da rischi), penso possa essere decisamente pesante, se non altro da un punto di vista psico-emotivo.
però una volta che il feto è fuori dal corpo della madre... non lo influenza piú, non è piú parte di esso, e la madre che ha abortito lo ha rifiutato; quindi, che diritto dovrebbe avere sul feto? Ci sto pensando, ma ora come ora non vedo perché i medici non dovrebbero provare a tenerlo in vita;
Perchè stiamo parlando di aborto terapeutico, intervento che avviene o in caso di rischio della salute della madre o perchè il feto è affetto da gravi malformazioni o gravi patologie genetiche o gravi patologie e malformazioni cardiovascolari/neurologiche. Un feto che già di per sè è affetto da gravissimi danni, in più viene sottoposto a rianimazione e a incubazione che possono aumentare e/o aggravare i danni.
Poi magari ce la fa... e a quel punto la sua vita avrà due destini: vivere in una famiglia frustrata che sarà costretta ad affrontare una situazione, come un figlio gravemente malato magari con problemi cerebrali, che non si sentiva pronta/adeguata/ in grado di sopportare e sostenere; oppure finirà in un orfanotrofio sperando che qualcuno lo adotti. E non per essere cinica.... ma immagino che il mondo sia pieno di coppie disposte ad adottare un bambino costretto a vivere come un vegetale o affetto da gravissime patologie genetiche.
Lady delle Gocciole Extra Dark
We are only human, and the gods have fashioned us for love. That is our great glory, and our great tragedy.
dopo nove mesi i reni non se ne vanno a spasso, ma tu te lo asporteresti a cuor leggere un rene, fosse anche per fare una donazione? Oppure faresti un danno al tuo corpo (che sempre danno è, se sei nato con due reni un motivo c'è) senza fregartene nulla? Una donna che decide di abortire non lo fa perchè un bambino le sta scomodo, mica tante coppie o genitori single in caso di "incidente" ricorrono all'aborto. Io vedo in continuazione spose col pancione o ragazzine madri che hanno deciso, nonostante certoil bebè non fosse una manna dal cielo, di poter fare un sacrificio. Altre donne si rendono conto che avere un figlio in quel momento e in quelle circonstanze non si può,e non lo hanno, pagando comunque un prezzo a livello psicologico (che non siamo mostri), ricordandoci che non si fanno le leggi per i cretini e i fessi.
Sono d'accordo al 100%. Nulla da eccepire, per questo l'aborto è previsto nella nostra legislazione. Se parliamo dell'intervallo di tempo in cui è possibile praticarlo, secondo me entrano gioco più fattori che non semplicemente il volere della madre, tutto qua.
Nel tuo intervento parli della gravidanza come se fosse una cosa da nulla, se così fosse nessuno abortirebbe e darebbe invece i figli in affido, ha invece un fortissimo emotivo, sia positivo che negativo dato l'estrema soggettività, e anche per una donna che ha fortemento voluto un bambino la gravidanza può trasformarsi in un inferno a livello psicologico.
Vabè ma allora siete pretestuosi ^_^ quoto me stesso:
bada bene, ho scritto "problema", non "sciocchezza"
Mi sembra chiaro.
Non penso che la gravidanza sia solo "portarlo in grembo fino alla nascita": lo senti dentro di te, lo senti crescere, essere costretta a portare per nove mesi in grembo qualcosa che non vuoi (e a sopportare il dolore del parto, oppure un'operazione invasiva, tra parentesi), con tutti i rischi che comporta (perché comunque una gravidanza non è scevra da rischi), penso possa essere decisamente pesante, se non altro da un punto di vista psico-emotivo.
Qui entrano in gioco la singola situazione e la responsabilità, come dicevo prima. La metto giù drasticamente semplice:
Sei una bella ragazza di 19 anni. hai la tua vita sessuale, te la vivi come ti fa più comodo senza che nessuno ti debba giudicare. Tu, in pieno possesso delle tue facoltà mentali, decidi di fare sesso non protetto perchè ti piace di più, o perchè ti fidi di quell'ammasso di ormoni ambulante del tuo partner adolescente. Che tu voglia o no un figlio sai quello a cui stai andando in contro, a una malattia o una gravidanza (in una parte dei casi, non obbligatoriamente, è ovvio). Quello a cui vai in contro è una conseguenza naturale del tuo comportamento. Ribadisco, perchè non voglio incorrere nelle male parole di nessuno, che ognuno vive come meglio crede, ma se poi la stessa ragazza mi dovesse dire "non voglio il bambino" e abortisse io la vivrei come una mancanza di responsabilità, e giudicherei molto più maturo chi, per continuare ad usare la stessa metafora di qualche post fa, continuasse a ballare invece di spegnere lo stereo.
Per questo ho scritto precedentemente che la questione è più culturale che prettamente medica.
Perchè stiamo parlando di aborto terapeutico, intervento che avviene o in caso di rischio della salute della madre o perchè il feto è affetto da gravi malformazioni o gravi patologie genetiche o gravi patologie e malformazioni cardiovascolari/neurologiche. Un feto che già di per sè è affetto da gravissimi danni, in più viene sottoposto a rianimazione e a incubazione che possono aumentare e/o aggravare i danni.Poi magari ce la fa... e a quel punto la sua vita avrà due destini: vivere in una famiglia frustrata che sarà costretta ad affrontare una situazione, come un figlio gravemente malato magari con problemi cerebrali, che non si sentiva pronta/adeguata/ in grado di sopportare e sostenere; oppure finirà in un orfanotrofio sperando che qualcuno lo adotti. E non per essere cinica.... ma immagino che il mondo sia pieno di coppie disposte ad adottare un bambino costretto a vivere come un vegetale o affetto da gravissime patologie genetiche
Come detto mi trovo d'accordo con Beric, a fronte di una situazione come quella da lui (e da te) descritta reputo che prima di cercare di far sopravvivere il feto ci si dovrebbe interrogare non poco sulla questione; solo, deve essermi sfuggito che il discorso verte solo sull'aborto terapeutico, anche visto che si è parlato di gravidanze non volute (e quindi interrotte non per scopo terapeutico) stavo facendo un discorso generale ^_^
Sei una bella ragazza di 19 anni. hai la tua vita sessuale, te la vivi come ti fa più comodo senza che nessuno ti debba giudicare. Tu, in pieno possesso delle tue facoltà mentali, decidi di fare sesso non protetto perchè ti piace di più, o perchè ti fidi di quell'ammasso di ormoni ambulante del tuo partner adolescente. Che tu voglia o no un figlio sai quello a cui stai andando in contro, a una malattia o una gravidanza
Attenzione a una cosa: ho detto che l'aborto non deve diventare un anticoncezionale, e questo caso facilmente ci rientrerebbe: il mio discorso era sull'aborto in generale, in casi come questi c'è sicuramente una componente di responsabilità personale che non dovrebbe essere trascurata.
però una volta che il feto è fuori dal corpo della madre... non lo influenza piú, non è piú parte di esso, e la madre che ha abortito lo ha rifiutato; quindi, che diritto dovrebbe avere sul feto? Ci sto pensando, ma ora come ora non vedo perché i medici non dovrebbero provare a tenerlo in vita;
Perchè stiamo parlando di aborto terapeutico, intervento che avviene o in caso di rischio della salute della madre o perchè il feto è affetto da gravi malformazioni o gravi patologie genetiche o gravi patologie e malformazioni cardiovascolari/neurologiche. Un feto che già di per sè è affetto da gravissimi danni, in più viene sottoposto a rianimazione e a incubazione che possono aumentare e/o aggravare i danni.
Poi magari ce la fa... e a quel punto la sua vita avrà due destini: vivere in una famiglia frustrata che sarà costretta ad affrontare una situazione, come un figlio gravemente malato magari con problemi cerebrali, che non si sentiva pronta/adeguata/ in grado di sopportare e sostenere; oppure finirà in un orfanotrofio sperando che qualcuno lo adotti. E non per essere cinica.... ma immagino che il mondo sia pieno di coppie disposte ad adottare un bambino costretto a vivere come un vegetale o affetto da gravissime patologie genetiche.
Ma non è certo al 100% che il bambino abbia malattie gravi inoltre mi pare che gli stessi medici hanno detto che sarebbe rianimato laddove sia possibile e che eviterebbero comunque l'accanimento terapeutico. A tal riguardo mi sembra significativo questo articolo del Messaggero: Link. Inoltre tutto ciò è già previsto dalla legge sull'aborto e quindi le dichiarazioni dei docenti non fanno altro che confermare quanto già presente nella legge...
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Continuo a non capire, se devo essere sincero. L'inferno sarebbe portarlo in grembo fino alla nascita? Non sono sarcastico, per essere chiari, ma se è così, mi sembra un tantino ingigantire un problema (bada bene, ho scritto "problema", non "sciocchezza")
Quando abortisci, quello che hai in corpo non è un bambino. E' un embrione in sviluppo. Non lo conosci, non lo senti e non lo vivi come faresti dopo otto mesi di gravidanza. Il rapporto che si crea con qualcosa che è dentro di te e che rifiuti, qualcosa che è parte di te e che rigetti, non dovrebbe essere una tortura applicabile alla leggera. In nome della vita del bambino. E della donna, a chi frega qualcosa?
Fammi capire, vivere sapendo che da qualche parte hai un figlio che non volevi, e che hai affidato a cure che giudichi più capaci e premurose delle tue è peggio che saperlo morto perchè ai tempi non hai voluto terminare la gravidanza?
Primo: la morte è un lutto, il lutto si può elaborare. Secondo: quello che abortisci non è un neonato, è un embrione più o meno avanti nello sviluppo. Non è un figlio, insomma, nel senso completo e profondo del termine.
Questo, a mio modo di vedere, è abbastanza relativo, nonostante sia d'obbligo la premessa che ognuno vive come meglio crede. Ma tra chi davanti a una responsabilità che si è creato da solo scappa e chi invece resta a raccogliere i cocci una differenza c'è. Per me, almeno.
Non è che scegliere di abortire sia un lavarsi le mani. E' una scelta che ha il suo prezzo e che comporta delle conseguenze, non è la via facile ma il male minore. Non scappa da nessuna parte la donna, effettua una scelta con tutta consapevolezza: il fare questo è un riconoscersi la responsabilità della situazione che ha creato.
Non esattamente. Non ha possibilità di vivere una vita sociale all'interno dei nostri standard. C'è una scuola di pensiero, più filosofica che medica, che crede fermamente nella soggettività della percezione del mondo. Se la mia vita da cerebroleso significasse mangiare il pongo e vedere i Puffi, me ne sbatterei altamente di non poter fare il fisico nucleare o di uscire con le ragazze, la mia vita sarebbe il massimo così com'è. Perchè giudicare la mia esistenza in base ai tuoi standard di vita?
Perchè sono io che ti devo mantenere e accudire e sacrificare metà del mio tempo e tutta la mia serenità psicologica anche se non ti voglio, ecco perchè.
Sei una bella ragazza di 19 anni. hai la tua vita sessuale, te la vivi come ti fa più comodo senza che nessuno ti debba giudicare. Tu, in pieno possesso delle tue facoltà mentali, decidi di fare sesso non protetto perchè ti piace di più, o perchè ti fidi di quell'ammasso di ormoni ambulante del tuo partner adolescente. Che tu voglia o no un figlio sai quello a cui stai andando in contro, a una malattia o una gravidanza (in una parte dei casi, non obbligatoriamente, è ovvio). Quello a cui vai in contro è una conseguenza naturale del tuo comportamento. Ribadisco, perchè non voglio incorrere nelle male parole di nessuno, che ognuno vive come meglio crede, ma se poi la stessa ragazza mi dovesse dire "non voglio il bambino" e abortisse io la vivrei come una mancanza di responsabilità, e giudicherei molto più maturo chi, per continuare ad usare la stessa metafora di qualche post fa, continuasse a ballare invece di spegnere lo stereo.
Questo mi sembra un discorso disumano, perchè è crudele. Ti è proibito sbagliare? In base a quale sadismo chiunque faccia un errore deve per forza pagare senza possibilità di scamparla? A te piacerebbe? E gli errori non sono scelte che si rivelano sbagliate, sono ca**ate fatte per immaturità, testa calda, cinque minuti di sbando o un bicchiere di troppo. Con che diritto rovini la vita a una persona in base alla tua norma che chi sbaglia deve sempre pagare, senza appello?
Qui entrano in gioco la singola situazione e la responsabilità, come dicevo prima. La metto giù drasticamente semplice:
Sei una bella ragazza di 19 anni. hai la tua vita sessuale, te la vivi come ti fa più comodo senza che nessuno ti debba giudicare. Tu, in pieno possesso delle tue facoltà mentali, decidi di fare sesso non protetto perchè ti piace di più, o perchè ti fidi di quell'ammasso di ormoni ambulante del tuo partner adolescente. Che tu voglia o no un figlio sai quello a cui stai andando in contro, a una malattia o una gravidanza (in una parte dei casi, non obbligatoriamente, è ovvio). Quello a cui vai in contro è una conseguenza naturale del tuo comportamento. Ribadisco, perchè non voglio incorrere nelle male parole di nessuno, che ognuno vive come meglio crede, ma se poi la stessa ragazza mi dovesse dire "non voglio il bambino" e abortisse io la vivrei come una mancanza di responsabilità, e giudicherei molto più maturo chi, per continuare ad usare la stessa metafora di qualche post fa, continuasse a ballare invece di spegnere lo stereo.
si rompe il preservativo, la pillola non fa effetto per via dell'interazione con altri farmaci, o perchè può capitare che dopo un po' perda di efficacia, la spirale fa cilecca.... sono tutte eventualità possibili. e in questo caso? io, personalmente, faccio di tutto per prendere tutte le precauzioni possibili, e mi è sempre andata bene, ma non ho problemi ad ammettere che ora come ora, per quella che è la mia vita e la mia condizione economica, psicologica e quant'altro (insomma, per motivi miei) se, NONOSTANTE LE PRECAUZIONI, dovessi rimanere incinta, abortirei. non tutte le persone rimangono incinte perchè sfarfalleggiano felici di fiore in fiore, e non tutti sono propensi a rimettere in gioco tutta la propria vita per una circostanza sfavorevole.
Anch'io, come Iskall, considero un embrione solo un insieme di cellule che potenzialmente può diventare vita. Per i cattolici quella è già vita, per me no. la legge sulla IVG c'è e funziona: se i cattolici non vogliono abortire mi sta bene, che seguano i loro principi, ma che non vengano a impormi una morale che non mi appartiene.
e comunque penso che in nessun caso si arriverà ad una modifica della legge 194.
Gli italiani sono, purtroppo, nell'insieme un popolo meschino, che muove il c**o solo quando ha degli interessi personali da far valere, da tutelare, da mantenere o forse da conquistare.
In ogni caso non si muove per la giustezza del principio ( vedi la vittoria del menefreghismo al referendum sulla fecondazione assistita ).
E il fatto che abortire sia possibile offre una possibile soluzione a situazioni incasinatissime o non gestibili altrimenti ad un sacco di persone.
Ivi comprese figlie di famiglie cattoliche, in generale ben più inclini a rimanere incinte "per errore", nonostante la fornicazione secondo la chiesa sia peccato mortale, perchè alla fine fornicano esattamente come gli altri, ma educate al principio che il preservativo è il demonio.
Siccome non si dice, ma il mondo gira così, c'è troppo gente, anche all'interno del sedicente mondo cattolico, che ha motivi di cattiva coscienza e di inconffessabili interessi personali su questo argomento perchè si possa pensare di arrivare veramente ad una riforma restrittiva della 194.
E' chiaro che a parole gli danno ragione, ma su questo tema il Papa e la CEI parlano a vuoto.
In fondo la coerenza di quella parte della società non è la loro prerogativa più forte.
Guardate ad esempio i leader dei partiti cattolici; quasi tutti sposati divorziati e risposati con figli sparpagliati qua e la avuti da donne diverse ( e magari anche altrettante amanti disperse qua e la cui son state passate congrue buste di soldi per abortire e starsene zitte ), non si vergognano della loro manifesta incoerenza????
Quindi tranquilli che la le legge 194, al di la delle polemiche sterili, non si tocca.
Chi è di ideali laici e magari combattè negli anni '70 per avere questa legge la reputa una conquista storica e sociale e non vuole toccarla.
Chi a parole invece sposa la causa dei baciapile, mediamente in privato ha "incoffessabili" motivi per essere altrettanto schierato a difesa della 194.
Quando abortisci, quello che hai in corpo non è un bambino. E' un embrione in sviluppo. Non lo conosci, non lo senti e non lo vivi come faresti dopo otto mesi di gravidanza.
Lo dico senza voglia di fare polemica, ma...leggete quando scrivo? Hai scritto otto mesi, rientra perfettamente nei casi previsti attualmente dalla legge. E' un caso che non mi preoccupo di analizzare, mi riferivo (come ho già scritto) soltanto a tutti quei casi in cui non sia più possibile per legge abortire, visto che a quanto ho letto lì era finita la discussione.
Primo: la morte è un lutto, il lutto si può elaborare. Secondo: quello che abortisci non è un neonato, è un embrione più o meno avanti nello sviluppo. Non è un figlio, insomma, nel senso completo e profondo del termine.
Come, se e in quanto tempo si riesca ad elaborare un lutto è una questione tanto sfumata quanto la concezione di feto/figlio, a maggior ragione se rientra nel caso di cui sopra, e ancora di più perchè si entra in un campo governato dall'emotività.
Perchè sono io che ti devo mantenere e accudire e sacrificare metà del mio tempo e tutta la mia serenità psicologica anche se non ti voglio, ecco perchè.
Quindi questo ti darebbe il potere di vita e di morte su un organismo "altro". Soprattutto se, come già detto, esistono misure alternative.
Questo mi sembra un discorso disumano, perchè è crudele. Ti è proibito sbagliare? In base a quale sadismo chiunque faccia un errore deve per forza pagare senza possibilità di scamparla?
Sbagliare non solo non è proibito, ma è necessario. Se ne paghi le conseguenze, ovviamente, altrimenti ti stai solo divertendo a scapito di qualcun altro. Poi, non metterla giù dura, non sto parlando di frustare a sangue chi lascia la luce accesa, ma di assumersi la responsabilità delle proprie azioni, non mi sembra sadico nè scandaloso. Trovo molto più scandalosa la voglia di far ca***te a spese degli altri e pretendere di uscirne oltre che senza danni, con la coscienza pulita.
A te piacerebbe?
Semplicemente, io non mi sono tirato indietro. Degli errori da te menzionati ho preso il menù completo, se vuoi saperlo, immaturità, testa calda, cinque minuti e bicchiere di troppo, come succede alla maggior parte degli adolescenti. Fortunatamente non mi è mai successo di compiere dei reati (come tra l'altro non lo è restare incinta per tornare al 3D) ma fuggire dai propri errori è infantile, così come lo è viverne le conseguenze come una punizione. E non è che sia diventato un monaco o un mormone, sono ancora un immaturo irascibile ubriacone, ma so quello che faccio. Se fai i conti con la realtà impari a riconoscere i tuoi limiti.
E gli errori non sono scelte che si rivelano sbagliate, sono ca**ate fatte per immaturità, testa calda, cinque minuti di sbando o un bicchiere di troppo. Con che diritto rovini la vita a una persona in base alla tua norma che chi sbaglia deve sempre pagare, senza appello?
Io trovo questo delirante. Che significa "la mia norma per cui chi sbaglia deve sempre pagare" ? Io rovino la vita? Ma siamo o no responsabili di quello che facciamo? E, ribadisco che non sto parlando di torturare nessuno. Che ci siano delle eccezioni o delle attenuanti è chiaro, ogni situazione va accertata singolarmente, ma già il solo appellarsi a ciò si porta dietro un sacco di quesiti interessanti.
si rompe il preservativo, la pillola non fa effetto per via dell'interazione con altri farmaci, o perchè può capitare che dopo un po' perda di efficacia, la spirale fa cilecca.... sono tutte eventualità possibili. e in questo caso?
In questo caso non è il caso che ho scritto io, non mi cambiate le parole da sotto per far filare i vostri ragionamenti ^_^
Anch'io, come Iskall, considero un embrione solo un insieme di cellule che potenzialmente può diventare vita. Per i cattolici quella è già vita, per me no.
Vi è così difficile realizzare che non si ha una data posizione solo in quanto cattolici? Quella è la tesi avversa. Non etichettatela con una parte di popolazione che non vi piace per attaccarla meglio. E' pieno di atei contrari all'aborto.
Anch'io, come Iskall, considero un embrione solo un insieme di cellule che potenzialmente può diventare vita. Per i cattolici quella è già vita, per me no. la legge sulla IVG c'è e funziona: se i cattolici non vogliono abortire mi sta bene, che seguano i loro principi, ma che non vengano a impormi una morale che non mi appartiene.
Non sono cattolico e sono contario all'aborto. E' un problema?
Gli italiani sono, purtroppo, nell'insieme un popolo meschino, che muove il c**o solo quando ha degli interessi personali da far valere, da tutelare, da mantenere o forse da conquistare. In ogni caso non si muove per la giustezza del principio ( vedi la vittoria del menefreghismo al referendum sulla fecondazione assistita ).
Il tuo principio giusto può essere ingiusto per altri. Per molti in quel caso il non-voto è una dichiarazione di ''incapacità di scelta''... io ho votato a favore ma non ero affatto certo di questo, forse adesso mi asterrei... perchè votare per forza se non si è certi di cosa scegliere?
Tutto il resto è aria fritta e rifritta fine solo a sè stessa e alla propria ideologia politica. Libere divagazioni sul nulla...
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
In questo caso non è il caso che ho scritto io, non mi cambiate le parole da sotto per far filare i vostri ragionamenti
infatti non ho detto che tu abbia affermato questo, ma resta il fatto che in genere si dice: "non prendi precauzioni, sono solo ghezzi tuoi se resti incinta, quindi l'aborto è sbagliato in quanto usato come metodo anticoncezionale".
Per questo io mi chiedo cosa pensate riguardo alla possibile eventualità che uno conosca bene la contraccezione e la metta regolarmente in pratica, e che capiti la fatalità che qualcosa vada storto.... se io mi bombo di ormoni da anni, se sto sempre attenta eccetera, si vede che proprio di accogliere una nuova vita non ne voglio sapere. Certo, l'aborto non è affatto una cosa da prendere alla leggera, ma mi pare che spesso si additino le donne che lo fanno come stupide oche che fanno quel che vogliono senza pensarci per poi liberarsi a cuor leggero dell'ingombrante fardello: non ci sono solo gli estremi "malformazioni del feto, stupri" e "senza precauzioni perchè ci piace così".
in ogni caso credo che in questo ambito ognuno rimarrà sempre ancorato sulle proprie posizioni: gli antiabortisti considerano l'embrione una vita, gli altri no. Certo è che l'aborto è sempre stato fatto, fin dall'alba dei tempi. e di certo se si vuole responsabilizzare alla maternità e alla paternità non lo si può fare andando a rendere difficile o proibito l'aborto, ma con una sana campagna di educazione sessuale; peccato che ad ascoltare certe menti geniali come quelli di "Acquaviva 2000" (sottotitolo: cultura cattolica in rete) non ci si stupisce del fatto che la mentalità contraccettiva in Italia non ci sia.... peccato che però gli istinti li abbiamo tutti, e che non basti dire "no, non si fa" per impedire ai ragazzini di avere esperienze sessuali anche precoci... basta aprire un qualunque manuale di psicologia, o basta dare un'occhiata a quell'ammasso di ormoni saltellanti che è qualunque adolescente.
Ecco un esempio tratto da quel sito (che esprime tesi abbastanza simili a quelle del moige, che però ha cancellato le sue "lezioni di sessualità" dal sito, che strano..:
http://www.acquaviva2000.com/FAMIGLIA/ment...traccettiva.htm
La contraccezione minaccia il matrimonio
La storia è una parabola per combattere l'aborto. Poiché l'aborto prospera sulla mentalità contraccettiva, noi combattiamo realisticamente l'aborto non moltiplicando i nostri sforzi per rafforzare la mentalità contraccettiva, ma lavorando per eliminarla. Ma il primo passo - la valutazione realistica del nemico - è un passo che la nostra società non ha ancora fatto. In realtà, al momento tutto sembra indicare che "invece del cambiamento ci sarà piuttosto la rovina."
io a leggere certe cose non so se vomitare o ridere.....
/me mode mod on
Almeno da questa discussione cerchiamo di lasciare fuori gli aspetti più prettamente politici, grazie.
/me mode mod off
Dal momento che per me ha risposto più o meno a tutti SteeJans, mi limito a quotare le sue risposte che vi risparmio ripetizioni.
Aggiungo 2 cose:
mi fa ridere che vi preoccupate del feto perchè "poverino" potrebbe subire un accanimento terapeutico quando invece ammazzarlo è cosa buona e giusta. Ipocrisia totale.
Tra la vita e la morte di chi? Non c'è solo la vita in senso biologico vegetativo. Io la vita infernale di una donna in cambio della vita biologica di un bambino non la do.
Punto primo. Se è in pericolo la sopravvivenza della madre è giusto che sia lei a decidere, anche la Chiesa si è espressa in questo senso ed è rispettosa qualsiasi scelta uno faccia. Punto secondo. Continuo a non capire in che senso sia infernale. Si tratta di stare 9 mesi in aspettativa, non corri rischio di perdere lavoro, non corri il rischio di compromettere nulla (a meno che non si ricada nel punto uno sul quale mi sono già espresso), se non vuoi il bambino dopo perchè non puoi mantenerlo basta darlo in affido. Prima volevi ucciderlo e poi mi vieni a raccontare che il distacco ti farebbe soffrire? Ma dai.
Volgo l'occasione per fare una domanda: qual'è il tuo problema se una donna che non la pensa come te decide di abortire ed è libera di seguire le proprie convinzioni? Insomma, perchè deve essere restrittiva la legge?
Il mio problema è che se ci rimettesse solo la donna sarebbero giustamente affari suoi, ma qui ci rimette un essere innocente che non ha avuto nessuna colpa. E non venitemi a fare la storia dell'ammasso di cellule, il cuore di un feto inizia a battere dopo 5 settimane, se per voi quello è un ammasso di cellule allora lo è qualsiasi uomo. Per me l'aborto, potendo esistere la contraccezione, è solo un omicidio legalizzato che ha l'unico fine di sottostare all'egoismo delle persone. La vita di un neonato mi è scomoda? Me ne libero. Vorrei vedere se la vita in gioco fosse la vostra da che parte vi schierereste.
Il mio problema è che se ci rimettesse solo la donna sarebbero giustamente affari suoi, ma qui ci rimette un essere innocente che non ha avuto nessuna colpa. E non venitemi a fare la storia dell'ammasso di cellule, il cuore di un feto inizia a battere dopo 5 settimane, se per voi quello è un ammasso di cellule allora lo è qualsiasi uomo. Per me l'aborto, potendo esistere la contraccezione, è solo un omicidio legalizzato che ha l'unico fine di sottostare all'egoismo delle persone. La vita di un neonato mi è scomoda? Me ne libero. Vorrei vedere se la vita in gioco fosse la vostra da che parte vi schierereste.
PER TE è vita. per me no. ergo, una legge che mi imponesse di tenere in grembo un feto che non voglio, sarebbe inumana. e dato che per fortuna la legge ha trovato un modo per mettere dei paletti tra "quel che è considerata vita" e quella che non lo è, mi pare giusto che ce ne si possa avvalere. Sei antiabortista e non vuoi abortire? NON FARLO!!! io non ti imporrò mai di abortire, ma per favore, non imponete a me quelle che sono vostre convinzioni!
e comunque il rispetto della vita "sempre e comunque" fa parte di una mentalità che non mi appartiene. io non considero la vita come "un dono" dato da dio o chi altri, ma come un'eventualità, quindi non ritengo sia necessario preservarla "sempre e comunque".
se mi avessero abortita, di certo non sarei qua a dispiacermene, perchè non me ne sarei mai accorta, semplicemente non sarei mai esistita, così come non esiste mio fratello ermenegildo, che non è mai stato nemmeno concepito.
io alla "vita" preferisco la qualità della vita. io coi disabili ci lavoro, li vedo tutti i giorni. e sinceramente vedo famiglie rovinate, genitori che perdono tutta la loro esistenza solo per permettere che un figlio si spenga soffrendo, o che devono stare tutto il giorno dietro a una persona che a volte non parla, non vede, non sente, o che magari nemmeno è in grado di alimentarsi da solo. per me non c'è gioia nel sopportare questa sofferenza, non c'è ricompensa dopo, c'è solo una vita misera e sofferente. Una volta che il figlio è nato, ovviamente si cerca di farlo stare bene, ma credo sia una decisione non da biasimare non far nascere chi abbia gravi malformazioni e sarebbe costretto a soffrire ogni giorno della sua vita. (e comunque in un sacco di ospedali cattolici pratiche come l'eutanasia sottobanco sono all'ordine del giorno, e si sa bene, quindi non venitemi a fare la morale)
il problema poi è che a non mettere paletti nel concetto di "vita" si rischia di andare indietro all'infinito, perchè anche uno spermatozoo o un ovulo sono potenzialmente vita. petrucci, tu dici "il cuore batte a 5 settimane, quindi è vita", uno potrebbe dire "lo spermatozoo cerca l'ovulo, quindi cerca di formare la vita", e c'è gente che questo discorso lo fa davvero, e condanna quindi anche la contraccezione. chi può allora decidere cosa è giusto o cosa è sbagliato? tu? il papa? io?
moralmente ognuno decide per sè, ma in Italia decidono i legislatori, che hanno attuato una legge che mi pare sia una buona mediazione tra le diverse istanze.
ripeto: io non impedisco di non abortire, che nessuno mi impedisca però di farlo, se lo ritenessi necessario.
Come detto mi trovo d'accordo con Beric, a fronte di una situazione come quella da lui (e da te) descritta reputo che prima di cercare di far sopravvivere il feto ci si dovrebbe interrogare non poco sulla questione; solo, deve essermi sfuggito che il discorso verte solo sull'aborto terapeutico, anche visto che si è parlato di gravidanze non volute (e quindi interrotte non per scopo terapeutico) stavo facendo un discorso generale ^_^
Scusa mi era parso di capire che Beric si riferisse alla rianimazione del feto e di conseguenza anche tu. Dato che è possibile farlo solo in caso di aborto terapeutico avevo scritto il mio post ^_^
Ma non è certo al 100% che il bambino abbia malattie gravi inoltre mi pare che gli stessi medici hanno detto che sarebbe rianimato laddove sia possibile e che eviterebbero comunque l'accanimento terapeutico. A tal riguardo mi sembra significativo questo articolo del Messaggero: Link. Inoltre tutto ciò è già previsto dalla legge sull'aborto e quindi le dichiarazioni dei docenti non fanno altro che confermare quanto già presente nella legge...
Una delle analisi prenatali più frequenti che si fanno e che permette di evidenziare diverse malformazioni gravi (mancato sviluppo neurale, mancato sviluppo polmonare) o patologie genetiche è l'amniocentesi. Gli errori diagnostici dell'amniocentesi sono stimati allo 0,1-0,2%. Anche la villocentesi ha probabilità di errore estramamente basse e nel caso si abbiano esiti incerti si fa un'amniocentesi. E nel caso in cui nessuna delle due diagnosi da esiti certi in alcuni casi si può fare funicolocentesi ovvero prelievo ed analisi direttamente del sangue fetale.
La legge permette di rianimare e mantenere in vita i feti che sono estratti vivi. Già di base sai che stai estraendo un feto con gravi patologie e lo stai rianimando. A questi si aggiungono eventuali danni da rianimazione.
A me sembra accanimento terapeutico anche semplicemente così.
Poi per carità il raro caso della diagnosi sbagliata ci può essere (l'ultimo caso a Milano qualche mese fa), ma cosa fai...rianimi tutti i feti estratti vivi sperando che tra loro una volta nella vita ti capita di trovarne uno sano?
Per quanto riguarda la riduzione delle settimane a Milano. Molte gravi malformazioni si possono riscontrare solo alla 21esima o alla 22esima settimana facendo la morfologica. La possibilità di abortire alla 24esima ti dava la possibilità di scgliere cosa fare ed eventualmente abortire. Ridotta alla 22esima settimana non hai più possibilità di scelta.
Lady delle Gocciole Extra Dark
We are only human, and the gods have fashioned us for love. That is our great glory, and our great tragedy.