Temo che sarà un messaggio lungo, e me ne scuso.
Quoto dal numero del "Corriere della Sera" di ieri:
Poca cultura. E la creatività di un Paese svanisce
di
Francesco Alberoni
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Se un Paese perde le sue radici culturali, la sua storia, la sua arte, la sua lingua diventa incapace di creare, e svanisce. Al tramonto dell'impero romano, gli artisti non erano più capaci di fare un ritratto, di scolpire una statua, nemmeno un capitello. E oggi io vedo, in Italia e in Europa, la stessa pericolosa decadenza della capacità di creare. L'Italia distrutta e povera del dopoguerra ha prodotto un grandissimo cinema e grandi scrittori come Moravia, Buzzati, Gadda. E pensiamo alla fioritura culturale francese con pensatori come Sartre, Camus, Barthes, Foucault, Morin. Ma non voglio annoiarvi con i nomi. Basta dire che questi due Paesi, anche da soli, davano un contribuito essenziale alla cultura mondiale.
Oggi non è più così. E non si può attribuirlo, all'improvviso irrompere di autori indiani, cinesi, giapponesi o arabi. Dobbiamo domandarci se non abbiamo compiuto qualche errore fatale.
Io penso di sì. L'abbiamo fatto quando abbiamo incominciato a disprezzare la nostra cultura, la nostra storia, la nostra scuola classica, la nostra filosofia, la nostra lingua, quando abbiamo rinunciato a prendere come modelli da imitare i nostri grandi personaggi. E quando abbiamo ristretto i programmi scolastici di italiano, di latino, di storia, di filosofia, a pensare che tutto si possa ridurre ad apparenza, immagine. A credere che la lingua, il pensiero razionale sistematico non siano più importanti e si possa fare ogni cosa improvvisando, e che basti un vocabolario di mille parole. E che la storia sia inutile, per cui anche i manager, i professionisti, i politici affermati spesso non sanno chi erano Giacobbe, Teodorico o Ruggero Bacone e, nonostante la mondializzazione, non sanno nulla della storia dell'India o della Cina.
Certo, conoscono i cantanti, i calciatori, i politici, seguono i talk show e sfogliano i giornali. Ma questo tipo di cultura non consente di leggere e di capire un qualsiasi libro serio di saggistica o di filosofia. E chi non sa leggere questi libri non saprà mai nemmeno scrivere. E nemmeno fare un progetto, perché non saprà pensare in grande e in modo logico e sistematico. Ma paradossalmente questa cultura non basta nemmeno a fare buoni programmi televisivi (che, infatti, ormai acquistiamo dall'estero) e film che si impongano nel mercato mondiale. Se non vogliamo svanire dobbiamo tornare a spostare tutti i nostri standard verso l'alto: verso il rigore, la cultura, la fantasia, l'eccellenza.
Desolante. triste. ma devo dire di essere d'accordo (e pensare che Alberoni non mi piace) quasi in tutto.
E dico quasi perchè anche in questo discorso torna un punto dolente della cultura italiana: si è legati ad un passato che non si riesce, o forse non si vuole, svecchiare, salvo finire nell'immondezzaio del banale, per usare una parola gentile che non rende.
Che l'ignoranza la faccia da padrona a tutti i livelli un dato di fatto: non serviva il servizio de "Le Iene" con le domande ai vari politici e risposte da brivido per saperlo (la Rivoluzione Francese a seconda metà dell'800! "effetto Abu Graib"=effetto risultatne da una serie di vicende che portano ad uno sviluppo particolare....!!!! ^_^ ), basta pensare che Mammuccari conduce un programma intitolato "Cultura Moderna" in cui di cultura c'è solo il fondoschiena della valletta! Basta scorrere i palinsesti televisivi e contare il numero di pseudoralityshow, di telnovelas e di servizi di gossip rispetto a quelli di informazione (della serie, io torno dal lavoro a mezzanotte e riesco a vedere la seconda perte di Voyager!) o ai film di un certo livello. basta farsi un giro in internet e guardare i blog che vengono aperti e postati....
Che siamo un paese dove si legge poco, e poco di valore, è assodato; che il cinema costi troppo, e che sia nflazionato da scemenze, anche; che la televisione sia spofondata a livelli abissalmente lontani da quello che era un tempo, pure; che la scuola nn insegni, non trasmetta, non formi e non prepari (alla faccia dei proclemi diogni nuovo governo, senza distinzioni di colore) è storia vecchia...e che si butti via sempre più in fretta quel che si dovrebbe conservare, pure.
Dall'altra posso ancora dire che esiste un'incredibile ottusità nel tentativo di svecchiare senza distruggere il nostro passato ed il nostro bagaglio culturale. I programmi di studio continuano ad incentrarsi in misura sballatissima sul passato piuttosto che sul recente: con tutto il rispetto per chi li ha studiati, letti ed amati, ma forse sarebbe più utile conoscere Montale di Manzoni, o Benni di D'annunzio; saebbe utile che i libri di storia non si fermassero all'inizio degli anni '50, ma proseguissero almeno fino agli anni '80; sarebbe il caso che certi professori che si intestardiscono a voler guardare indietro capissero che il mondo è andato avanti (posso fare un esempio personale? io mi sono sentito dire da un docente che non ero interessato alla letteratura italiana contemporanea...solo che lui da quindici anni ripete il corso su D'Annunzio ed è tanto se fa un accenno a Calvino! Io gli ho ribattuto di andarsi a prendere un vocabolario e leggere cosa vuol dire "contemporanea", che la mia letteratura è più contemporanea della sua...in breve gli ho dato dell'imb****le! Poi ho fatto l'esame con un altro docente).
Srebbe anche il caso di non bocciare in blocco tutto ciò che viene dall'estero, ma di prenderlo cum grano salis, discriminando, e non tutto pedissequamente - magari così tutti quelli che se ne sono riempiti la bocca saprebbero cosa vuol dire "bombastico" -. All'estero lo hanno fatto: il Nobel a Dario Fo è stato recepto come uno schiaffo dall'Accademia dei Lincei, e molti non lo hanno capito...ma non credo che all'Accademia di Svezia (che chiede indicazioni non vincolanti a 140 diversi istituti di cultura mondiali prima di procedere alla scelta) siamo una massa di imbecilli: probabilmente hanno visto e recepito qualcosa che sfugge perfino a noi italiani.
Se quella cultura è stata abbandonata è per un'ottima ragione... non funziona. Non serve a niente.
A guidare il mondo sono i paesi con una forte cultura tecnica. Noi facciamo perdere ore e ore per l'insegnamento del latino, che a niente serve sul mondo del lavoro. Noi facciamo studiare un branco di poeti e di poetucoli quando la nostra preparazione matematica finisce allegramente nel WC.
Mi ricordo una osservazione di Gramsci, sui primi fascisti: "E questi uomini, che hanno conosciuto solo la realtà della scuola e non quella dell'economia, con un po' di latino, un po' di greco, una preparazione classica che non li prepara per il mondo moderno...".
Non queste parole, ma questo il senso.
Mi sono altamente rotto di questi esimi disoccupati, i filosofi, che non saprebbero far crescere una pianta, programmare un computer o avvitare un bullone. La cultura del futuro deve essere tecnica e pratica - abbiamo i brillanti esempi di India, Cina e Paesi del Nord a testimoniarlo.
A nessuno frega un accidenti di Dante sul mondo del lavoro.
Sono d'accordo a metà.
Sono d'accordo quando ci si lamenta della cultura del consumismo, della scuola che si disinteressa del contemporaneo, del fatto che adesso contino solo gli spettacoli, del fatto che adesso l'arte ripiega su se stessa e scompare... ma in fondo non sono effetti del post-postmoderno? Non è la crisi stessa causata dal relativismo?
QUello su cui non sono d'accordo è la perdita della cultura, o delle radici italiani.
Parliamoci chiaro, non è solo dante che fa cultura. Anche un contadino che sa quando piantare il seme o un artigiano che dice un proverbio al figlio fanno cultura, e questo è importante ricordarlo. L'italia non ha perso la sua cultura o le sue radici: semplicemente questi sono gli effetti della globalizzazione, che smussano le culture tradizionali e nazionali, con effetti positivi e/o negativi, a seconda dei casi o dei punti di vista.
A guidare il mondo sono i paesi con una forte cultura tecnica. Noi facciamo perdere ore e ore per l'insegnamento del latino, che a niente serve sul mondo del lavoro. Noi facciamo studiare un branco di poeti e di poetucoli quando la nostra preparazione matematica finisce allegramente nel WC.Mi sono altamente rotto di questi esimi disoccupati, i filosofi, che non saprebbero far crescere una pianta, programmare un computer o avvitare un bullone. La cultura del futuro deve essere tecnica e pratica - abbiamo i brillanti esempi di India, Cina e Paesi del Nord a testimoniarlo.
su questo non sono assolutamente d'accordo.
é inutile fare o saper fare se non sai perchè lo fai. Non sto a ricordare che tutta questa scienza e tecnica deriva dalla filosofia... da noi tutto deriva dalla filosofia, che adesso si limita principalmente alla funzione di "ordinamento" dei saperi, ovvero la critica epistemologica e il riordinamento delle competenze specifiche, per quanto le è possibile, ma tutti i saperi scientifici da noi sono iniziati con lei.
I brillanti esempi che brillanti esempi sono? Ad India, Cina e Paesi del Nord mica manca la cultura "oziosa" che disprezzi...la stai confondendo imho con il settore socio-politico, con quello economico e ancora con gli effetti della globalizzazione che impongo determinati standard. Persino la materialista cultura comunista (e sottolineo cultura :lol:) non ti dice mica di buttare tutto nel ce**o e di interessarti alla pratica (che è anch'essa cultura, poi. Lo facevano i futuristi con l'arte... ma per creare una nuova arte).
Vedi, il fatto è che adesso ci sono professioni che tempo fa non c'erano. Specializzazioni, eccetera... il filosofo moderno, una figura sicuramente un pò ambigua e a volte mangiasoldi, riassume in un certo senso queste specializzazioni in attesa. E' inutile altrimenti saper inventare la bomba atomica se non ti arriva qualcuno che sappia impedire alla gente di scannarsi l'un l'altro ^_^
La cultura del futuro deve essere tecnica e pratica - abbiamo i brillanti esempi di India, Cina e Paesi del Nord a testimoniarlo.
A nessuno frega un accidenti di Dante sul mondo del lavoro.
Allora perdiamo per strada la nostra meravigliosa cultura classica??Se c'è qualcosa che rende unico il nostro paese è proprio tutto ciò a cui tu sputi sopra Gone. Se la mia cultura deve essere nutrita con l'unico scopo di confrontarmi col mondo del lavoro allora apriamo pure la strada al mondo sognato da Fritz Lang, occludiamoci la mente e diventiamo degli automi nel nome del progresso.
Giusto per quotarti....Non me ne frega un'accidente del Mondo del lavoro quando mi siedo sul mio letto la sera e apro un libro. Io lavoro per vivere, non vivo per lavorare!
Se quella cultura è stata abbandonata è per un'ottima ragione... non funziona. Non serve a niente.
A guidare il mondo sono i paesi con una forte cultura tecnica. Noi facciamo perdere ore e ore per l'insegnamento del latino, che a niente serve sul mondo del lavoro. Noi facciamo studiare un branco di poeti e di poetucoli quando la nostra preparazione matematica finisce allegramente nel WC.
Mi ricordo una osservazione di Gramsci, sui primi fascisti: "E questi uomini, che hanno conosciuto solo la realtà della scuola e non quella dell'economia, con un po' di latino, un po' di greco, una preparazione classica che non li prepara per il mondo moderno...".
Non queste parole, ma questo il senso.
Mi sono altamente rotto di questi esimi disoccupati, i filosofi, che non saprebbero far crescere una pianta, programmare un computer o avvitare un bullone. La cultura del futuro deve essere tecnica e pratica - abbiamo i brillanti esempi di India, Cina e Paesi del Nord a testimoniarlo.
A nessuno frega un accidenti di Dante sul mondo del lavoro.
siamo uomini, non siamo robot.....
su questo non sono assolutamente d'accordo.é inutile fare o saper fare se non sai perchè lo fai. Non sto a ricordare che tutta questa scienza e tecnica deriva dalla filosofia... da noi tutto deriva dalla filosofia, che adesso si limita principalmente alla funzione di "ordinamento" dei saperi, ovvero la critica epistemologica e il riordinamento delle competenze specifiche, per quanto le è possibile, ma tutti i saperi scientifici da noi sono iniziati con lei.
Ehm, ma anche no ^_^
La scienza e la tecnica hanno esistenza indipendenti dalla filosofia. Che poi con l'illuminismo, tanto per dirne una, si sia avuto un balzo è innegabile, ma la tecnica deriva dal semplice tentativo di sopravvivere (e di fregare il prossimo tuo prima che lui freghi te).
Quelli che scoprirono l'uso militare dei cavalli, e diedero il via alla prima forma di guerra lo fecero spinti dalla filosofia...?
E' l'evoluzione a dare una direzione. I filosofi sono le prostitute dei militari, e servono per lo più a giustificare le atrocità o le necessità ambientali.
I filosofi aborigeni della nuova guinea non vedono niente di male nel cannibalismo. A loro mancano le proteine; noi ne abbiamo avute molte e lo aborriamo. E' stata la filosofia a spingerli? No. La filosofia da' solo giustificazioni per quello che non abbiamo la forza di cambiare, IMHO.
I brillanti esempi che brillanti esempi sono? Ad India, Cina e Paesi del Nord mica manca la cultura "oziosa" che disprezzi...la stai confondendo imho con il settore socio-politico, con quello economico e ancora con gli effetti della globalizzazione che impongo determinati standard. Persino la materialista cultura comunista (e sottolineo cultura) non ti dice mica di buttare tutto nel ce**o e di interessarti alla pratica (che è anch'essa cultura, poi. Lo facevano i futuristi con l'arte... ma per creare una nuova arte).
La cultura comunista dovette creare un'ideologia di regime (per altro, tradendo le idee stesse di Marx al riguardo). India e Cina possono avere quel retroterra culturale di cui parli, ma non investono ore su ore a studiare i loro vecchi poeti... non si guardano l'ombellico. Guardano avanti, e i loro diplomati, come anche quelli russi eh, fanno tanta, ma tanta, ma tanta di quella matematica... e infatti sono meglio preparati, rispetto a noi.
Vedi, il fatto è che adesso ci sono professioni che tempo fa non c'erano. Specializzazioni, eccetera... il filosofo moderno, una figura sicuramente un pò ambigua e a volte mangiasoldi, riassume in un certo senso queste specializzazioni in attesa. E' inutile altrimenti saper inventare la bomba atomica se non ti arriva qualcuno che sappia impedire alla gente di scannarsi l'un l'altro
Come sopra. Il filosofo non impedisce niente a nessuno... non può :lol: Non ha un peso, non ha un valore, di lui non frega niente a nessuno. Per essere ancora più precisi, oggi, per convincere le masse occidentali, servono anchor-man, non filosofi, e questi ultimi si vedono, chiaramente, relegati a posti meno importanti. Non sono più le prostitute preferite del regime, e ne soffrono.
La bomba atomica viene tenuta in serbo NON per via di una maturità filosofica, ma solo per una questione pratica di interessi militari ed economici. Il filosofo farebbe meglio a tornarsene nella sua stanzetta a leggere Pascal, che era sì filosofo ma anche matematico, e magari prendere esempio, perchè non è l'etica, non è l'antropologia, non è la sociologia a dominare queste notti moderne. Sono matematica, economia e guerra, come sempre. Anzi... più di sempre, visto che la matematica è uscita dal suo terreno di indagine astratto ed è entrata, come un colosso, nel quotidiano.
La cultura del futuro deve essere tecnica e pratica - abbiamo i brillanti esempi di India, Cina e Paesi del Nord a testimoniarlo.
A nessuno frega un accidenti di Dante sul mondo del lavoro.
Allora perdiamo per strada la nostra meravigliosa cultura classica??Se c'è qualcosa che rende unico il nostro paese è proprio tutto ciò a cui tu sputi sopra Gone. Se la mia cultura deve essere nutrita con l'unico scopo di confrontarmi col mondo del lavoro allora apriamo pure la strada al mondo sognato da Fritz Lang, occludiamoci la mente e diventiamo degli automi nel nome del progresso.
Giusto per quotarti....Non me ne frega un'accidente del Mondo del lavoro quando mi siedo sul mio letto la sera e apro un libro. Io lavoro per vivere, non vivo per lavorare!
Della tua cultura non te ne faresti molto, se non avessi i soldi per mangiare.
Gli ebrei di Gerusalemme assediata non trovarono scappatoie culturali al cannibalismo, quando le loro risorse alimentari finirono e i morsi della fame si fecero sentire.
Dici bene quando dici che lavori per vivere, e non vivi per lavorare... siamo d'accordo. Ma a livello globale, è la produzione a contare. E' la competitività, e la conoscenza tecnica, perchè i filosofi non serviranno a niente quando la tua classe lavoratrice MAL preparata e MAL qualificata non saprà fronteggiare un'epidemia, o la concorrenza estera.
Lo spirito è il prodotto di uno stomaco pieno. La conoscenza che diventa azione è il fuoco di Prometeo, quella che serve solo da consolazione è indegna di un uomo giovane, IMHO.
Noi siamo i fuochi che ardono il mondo, che lo cambiano. Non veniamo al mondo per cullarci al ritmo di parole morte, veniamo al mondo per lasciare ben altre tracce.
Un uomo non ha bisogno della filosofia per essere felice. Gli bastano una donna, una casa, un lavoro che gli piaccia e tempo per se stesso. E questi vengono forniti dall'economia - con lo stomaco pieno ogni uomo è il filosofo di se stesso. I filosofi a stomaco vuoto sono cannibali molesti, come quelli che arringano le società "decadenti", ma che in vita loro non hanno prodotto niente, e starebbero meglio zitti e umili piuttosto che alti e in cattedra.
Tutto, sia chiaro, IMHO, ma sinceramente.
Modifica rapida: per quanto riguarda il nostro paese, a me interessa poco di essere italiano. Io sono l'uomo di una certa donna, io sono l'amante di determinati scrittori (anche filosofi, lo ammetto), io sono l'appassionato di determinati hobbies... poi potrei essere un pò ovunque in occidente.
Della tua cultura non te ne faresti molto, se non avessi i soldi per mangiare.
Ben lungi da me occuparmi solo della mia cultura generale. In qualsiasi campo la crescita professionale è fondamentale, corsi di aggiornamento, specializzazioni...siamo d'accordo Gone, non potrei nutrirmi solo di cultura, e mi ritengo piuttosto preparato nel mio campo, e ritengo nel mio piccolo di lasciare qualcosa al mondo nel mio lavoro (spero col passare degli anni di lasciare ben + di un segno..ma chi può saperlo?).
Questo è ben diverso però dal sostenere esattamente l'opposto. Non si può in nome del progresso abbandonare la nostra cultura <xkè tanto non serve al mondo del lavoro!!>...ma dai. Il lavoro non è tutto quel che conta nella mia vita.
Noi siamo i fuochi che ardono il mondo, che lo cambiano. Non veniamo al mondo per cullarci al ritmo di parole morte, veniamo al mondo per lasciare ben altre tracce.
E' inutile vivere se non hai gli strumenti per capire e decifrare il mondo. Senza questo saremmo delle macchine, dei robot, e non mi pare che questi possano lasciare delle tracce nel mondo. La pratica è lo strumento, il braccio, ma è dalla mente e dalle idee che nasce il significato di ciò che facciamo.
Non puoi cambiare il mondo se non hai elaborato una riflessione su di esso, e quelle parole non sono affatto morte: esistono pensieri di perenne attualità.
Senza cultura, filosofia, arte... in cosa siamo diversi da tutto il resto? Noi inventiamo le gru, le formiche sollevano per natura molto più di quanto io o te potremo mai fare... e non è certo questo che ci rende più determinanti di loro.
La cultura del futuro deve essere tecnica e pratica - abbiamo i brillanti esempi di India, Cina e Paesi del Nord a testimoniarlo.
Hai una seppur vaga idea del "mazzo tanto" che si fanno i cinesi sui classici prima di poter accedere a fisica? Quanto sono legati alla loro cultura gli indiani della classe dirigente? Quanti canti tradizionali sanno a memoria gli ingegneri scandinavi?
Della tua cultura non te ne faresti molto, se non avessi i soldi per mangiare.
Ben lungi da me occuparmi solo della mia cultura generale. In qualsiasi campo la crescita professionale è fondamentale, corsi di aggiornamento, specializzazioni...siamo d'accordo Gone, non potrei nutrirmi solo di cultura, e mi ritengo piuttosto preparato nel mio campo, e ritengo nel mio piccolo di lasciare qualcosa al mondo nel mio lavoro (spero col passare degli anni di lasciare ben + di un segno..ma chi può saperlo?).
Questo è ben diverso però dal sostenere esattamente l'opposto. Non si può in nome del progresso abbandonare la nostra cultura <xkè tanto non serve al mondo del lavoro!!>...ma dai. Il lavoro non è tutto quel che conta nella mia vita.
La Cina non ha abbandonato la propria, ma Deng Xiao Ping ha detto, nel suo primissimo discorso da leader del partito - "Rispettiamo il sapere tecnico".
E ha portato la Cina dal terzo mondo al primo. 15 cinesi su 100 oggi sono ricchi, e gli altri guadagnano circa il doppio, in termini reali, rispetto al periodo di Mao. Il che è il doppio della sporcizia, certo, ma significa almeno che hanno da mangiare.
Che tu ami leggere Dante è un conto. Piace anche a me. Che ti piacciano i filosofi, che ti piaccia il cinema, che ami la nostra letteratura... tutto perfetto. E' tuo diritto, sono ottime produzioni nobilitano l'anima, in piccole dosi.
Ma che questa cultura serva alla nazione è tutto da dimostrare. Non si parla solo della tua vita.
I nostri giovani perdono moltissime ore a studiare materie inutili ai più come il latino, o il greco. Perdono ore e ore a studiare i letterati, e arrivano alla maturità senza conoscere la STORIA del mondo.
Mi frega qualcosa del pessimismo cosmico... ? No, credo di no. Il discorso l'ha chiuso la Bibbia dicendo "non c'è niente di nuovo sotto il sole, tutto è affanno, e non c'è niente di meglio per un uomo che lavori e che si goda i frutti della vita" (mia sintesi del Qoeleth, bel libro dell'Antico Testamento, di diversi secoli più vecchio di Cristo). I sentimenti umani sono più o meno quelli da sempre.
Fondamentale, invece, lo studio della storia, che noi mettiamo in secondo piano rispetto allo studio di autori e tendenze letterarie. Frega poco di D'Annunzio quando poi non si raccontano i dettagli del fascismo... ma conveniva così. Parliamo degli scrittori e non facciamo storia, specie quella recente che è pericolosa. Non scriviamo nei libri di storia che siamo le prostitute degli USA o della Russia, a seconda del partito e del periodo.
Per tacere poi del resto. La preparazione matematica, che serve molto più della filosofia a costruire una mente razionale, logica, ordinata. La preparazione tecnica, la comprensione dei meccanismi del business.
Serve Dante per capire un telegiornale? Petrarca o D'Annunzio spiegano i meccanismi del PIL, o la ragione per cui l'indebitamento di un paese è negativo solo a certe condizioni? Nell'era delle banche e delle imprese è demenziale non studiare le basi di economia politica, economia aziendale e diritto economico.
Quindi, l'assunto fondamentale di questo topic è, per me, altamente errato. E' proprio la cultura tecnica a formare la mente, a dare una chiave di interpretazione precisa ai nostri tempi, specie unita a un pò di sano cinismo. Che cosa sa l'esperto di Leopardi dei meccanismi di svalutazione della moneta?
I saggi di sociologia poi... quali? Di quali saggi parliamo?
Dei lavori, ottimi e scientifici, di alcuni SCIENZIATI dell'antropologia, della storia e della sociologia americani? Quelli che lavorano statistiche alla mano, con una conoscenza enciclopedica delle leggi economiche e matematiche che regolano la loro materia di studio? Mi viene in mente l'eccellente Paul Diamond, il suo Armi Acciaio e Malattie. Mi viene in mente Hosbawm.
Ma non parliamo di loro, che infatti scrivono con riferimenti pratici e non presuppongono affatto una formazione classica... anzi. Un ragioniere non fatica a leggere Hosbawm, un diplomato del classico, in diversi punti, sì.
La protesta di questo filosofo, sicuramente acculturato, mi sembra la solita rivendicazione dell'orticello. Insincera oppure ingenua, perchè è evidente che la comprensione del mondo passa attraverso storia, economia, tecnica e logica. Non certo attraverso poesie e giustificazioni ideologiche che lasciano il tempo che trovano.
E questo, penso lo avrai notato, l'ho scritto senza riferimenti al lavoro.
E' inutile vivere se non hai gli strumenti per capire e decifrare il mondo.
Economia, logica, matematica, storia.
Non letteratura.
Senza questo saremmo delle macchine, dei robot, e non mi pare che questi possano lasciare delle tracce nel mondo. La pratica è lo strumento, il braccio, ma è dalla mente e dalle idee che nasce il significato di ciò che facciamo.
La mente umana si è evoluta per gestire le mani. Mente e corpo sono tutt'uno, e l'idea senza la pratica è ben misera cosa. Non lo dico io eh... lo diceva un tale Leonardo Da Vinci.
Non puoi cambiare il mondo se non hai elaborato una riflessione su di esso, e quelle parole non sono affatto morte: esistono pensieri di perenne attualità.Senza cultura, filosofia, arte... in cosa siamo diversi da tutto il resto? Noi inventiamo le gru, le formiche sollevano per natura molto più di quanto io o te potremo mai fare... e non è certo questo che ci rende più determinanti di loro.
Non confondere la cultura cristallizzata ed elaborata da una elite con quella che inevitabilmente si forma come prodotto della vita. La cultura si sviluppa in strada, non mi servono Dante o Petrarca, e neanche Leonardo, per dire che ci sarà sempre una cultura.
Quanto all'essere diversi... chiesero ad Einstein se avrebbe considerato la sua ricerca un successo o un fallimento alla fine della sua vita. Lui rispose che la natura non è un imprenditore, e che lui ne faceva parte, come tutto quanto il resto.
Hai una seppur vaga idea del "mazzo tanto" che si fanno i cinesi sui classici prima di poter accedere a fisica? Quanto sono legati alla loro cultura gli indiani della classe dirigente? Quanti canti tradizionali sanno a memoria gli ingegneri scandinavi?
Gli indiani della classe dirigente sono stati così legati alla loro cultura da riprendere in pieno i metodi inglesi per formare una classe di amministratori validi, e ora stanno riprendendo tutto il meglio dell'occidente, e a volte anche il peggio, senza badare troppo alle sottigliezze.
I cinesi sono stati guidati per due giri di fila (due giri cinesi sono MOLTOO lunghi) da leader che guardavano all'estero. Deng Xiao Ping e Jiang, che del primo è stato un emulo intelligente, e che viene detto l'amerikano.
Sugli ingegneri scandinavi invece temo di non sapere niente, ma se mi dici che tradizionalmente prima di costruire un palazzo derubano, bruciano e stuprano sulle coste vicine, mi iscrivo subito alle loro università ^_^
Stai facendo una grossa confusione tra formazione e informazione.
Non è necessario avere informazioni per poter comprendere informazioni (economia per comprendere il pil) perchè sono tutte cose acquisibili nell'età adulta.
Il latino e il greco non sono informazioni linguistiche (come il business english) ma formazione mentale.
E' noto che in media alle facoltà scientifiche chi ha fatto il classico dopo un breve periodo di difficoltà (carenza di informazioni) recupera rispetto ai compagni dello scientifico e ottiene risultati più brillanti (migliore formazione in partenza).
A parte che esiste una notevole utilità pratica della formazione, per esempio senza il greco capire il russo moderno (fondamentale in futuro, la russia è un paese del bric) diventa molto più difficile. Molti matematici si sentono profondamente affini al pensiero platonico. Eccetera...
A parte questo, un tecnico che impara l'economia ha molte meno possibilità di diventare un manager rispetto a uno proveniente da una formazione culturale classica di alto livello. Ancora una volta, è la mente a fare la differenza. Quale teorizzazione della leadership può sviluppare uno che sa solo come funzionano i componenti di una friggitrice?
Stai facendo una grossa confusione tra formazione e informazione.
Sì?
Non è necessario avere informazioni per poter comprendere informazioni (economia per comprendere il pil) perchè sono tutte cose acquisibili nell'età adulta.Il latino e il greco non sono informazioni linguistiche (come il business english) ma formazione mentale.
Due assunti, zero dimostrazioni pratiche. Vorresti per favore chiedere a un diplomato del liceo classico se la struttura economica americana, per lui, è solida? Quale è il suo rapporto fra indebitamento e PIL? Posso chiedere quale è la tua formazione?
Questo è solo il pregiudizio crociano contro la conoscenza tecnica, che teorizzava che latino e greco formassero la mente, mentre tecnica ed economia non fossero che applicazioni. Come ti ho detto poc'anzi... con diversi riferimenti ed esempi... la storia recente dice il contrario. Ma anche quella antica eh... i romani conquistarono il mondo perchè sapevano fare i mattoni migliori, mica perchè studiavano i propri letterati o i classici greci.
E' noto che in media alle facoltà scientifiche chi ha fatto il classico dopo un breve periodo di difficoltà (carenza di informazioni) recupera rispetto ai compagni dello scientifico e ottiene risultati più brillanti (migliore formazione in partenza).
Hai statistiche?
A parte che esiste una notevole utilità pratica della formazione, per esempio senza il greco capire il russo moderno (fondamentale in futuro, la russia è un paese del bric) diventa molto più difficile. Molti matematici si sentono profondamente affini al pensiero platonico. Eccetera...A parte questo, un tecnico che impara l'economia ha molte meno possibilità di diventare un manager rispetto a uno proveniente da una formazione culturale classica di alto livello. Ancora una volta, è la mente a fare la differenza. Quale teorizzazione della leadership può sviluppare uno che sa solo come funzionano i componenti di una friggitrice?
Perchè la "formazione classica di alto livello" è quella tradizionale per i ricchi ^_^ Negli istituti di formazione classica si conoscono i membri delle "famiglie bene", si stringono i contatti, e i vari pargoletti, dopo aver studiacchiato platone, ricevono tutoring e ALTRI contatti dopo il diploma.
Chissà come mai diventano manager di alto livello :lol:? Sarà forse perchè sono amici degli amici?
Comunque se vuoi ti faccio qualche esempio di leader nazionali a sfondo tecnico o tecnicheggiante (ma già ti ho fatto un paio di nomi Immensi).
Io credo che, al solito, la virtù sia nel mezzo. Al giorno d'oggi serve, e molto, che una persona si sappia muovere in un mondo tecnologico...è quindi importante la fisica come la matematica. Personalmente credo che anche filosofia, storia e letteratura siano notevolmente importanti, però che non siano fondamentali come le altre. Per dirla in maniera cruda...il meccanico è importante che sappia trattare una macchina, non che citi Platone e Socrate. Credo che la "riduzione dei programmi di latino, filosofia & co." non sia un problema se avviene in istituti tecnici o professionali...anche perchè non credo che a ragioneria si sia mai fatta della filosofia. Io ho fatto lo scientifico e sono contento dell'istruzione che ho avuto, ma ciò non vuole dire che uno che ha fatto un professionale sia meno contento della sua istruzione. A me serviva una base per fare una cosa, a lui per farne un'altra. Non possiamo pretendere che tutti abbiano la "cultura classica" e che tutti possano citare la repubblica di Weimar o che possano parlare di impressionismo o che altro. Al mondo servono tante cose, ritengo però che per la persona media sia più importante saper contare rispetto a filosofeggiare.
Tanto per aggiungere altro... è stato un filosofo (credo fosse Galimberti?) a fare presente come la tecnica uccida la democrazia... perchè la democrazia è l'espressione di una opinione INFORMATA sulla cosa pubblica, mentre la tecnica rende le tue opinioni, o le mie, non informate.
Che ne so io di ingegneria genetica, per votare con coscienza sul referendum sulle staminali?
Che ne so io di quello che è veramente il bilancio dello stato? Ho gli indici... ? Conosco veramente l'indice di indebitamento? So verso chi ho questi debiti, so quali debiti posso sperare di prolungare...? La Reaganomics era buona o no...?
Guarda caso, per tornare in ambito democratico, è fondamentale documentarsi su tutti questi argomenti, e questo non si fa semplicemente con "l'informazione", come dici tu. A differenza dei letterati, che si leggono e si dimenticano, questi sono tutti argomenti che richiedono uno studio continuo, passione e sacrificio, che i filosofi non ci mettono, e che quindi giudicano senza conoscere.
Preparazione TECNICA, per capire il mondo. Perchè se non capisci le radici BIOLOGICHE del cannibalismo guineano, ad esempio, non capirai la loro cultura.
E ti sfido a capirla leggendo Leopardi.
Io credo che, al solito, la virtù sia nel mezzo.
Questo era ciò che ho tentato di spiegare. Non posso che quotarlo.
Se tutti cercassero solo la cultura tecnica non ci sarebbe + cultura classica, ci si dimenticherebbe della storia dei nostri patrimoni artistici etcetc...Turismo...questo è ciò che viene nutrito dalla cultura...e il turismo è fonte di guadagni mica da ridere. Con questo spiego che il mio discuorso non è solo egoistico, ciò non toglie che è anche egoistico. Non posso pensare solo al bene mio ma anche al bene del mondo...lasciami dire che però vale anche il viceversa! Un dicorso nel mezzo quindi come dice la nostra Vipera di Dorne! ^_^
La discussione sta diventando molto interessante, spero che non finiamo a parlare su due binari paralleli, sarà una mia impressione ma mi sembra il rischio principale...
Vorresti per favore chiedere a un diplomato del liceo classico se la struttura economica americana, per lui, è solida? Quale è il suo rapporto fra indebitamento e PIL?
Quelle che gli chiedi sono informazioni. La sua formazione gli permette di acquisire queste informazioni facilmente: se viene fuori dalla grammatica greca e dalla letteratura francese può benissimo venire a capo anche di questi concetti. Un ragioniere invece queste cose le ha già studiate a scuola. Sono informazioni, però.
Ora arrivamo alla fine: chi ha fatto il classico ora sa dell'economia americana, e la valuta avendo in mente tutte le teorie sulle strutture economiche e il benessere della società che la filosofia gli ha dato. Il ragioniere, che fa?
Ma anche quella antica eh... i romani conquistarono il mondo perchè sapevano fare i mattoni migliori, mica perchè studiavano i propri letterati o i classici greci.
Ma povero Cesare, ha una tale profondità di riflessione nel De Bello Gallico...
E una volta fatti i mattoni migliori per lastricare l'impero, per tenerlo insieme ci è voluta una finezza politica di cui sono in buona parte debitori dei greci... ^^
Hai statistiche?
Solo opinioni di professori universitari.
Perchè la "formazione classica di alto livello" è quella tradizionale per i ricchi Negli istituti di formazione classica si conoscono i membri delle "famiglie bene", si stringono i contatti, e i vari pargoletti, dopo aver studiacchiato platone, ricevono tutoring e ALTRI contatti dopo il diploma.Chissà come mai diventano manager di alto livello ? Sarà forse perchè sono amici degli amici?
Questa è dietrologia all'italiana. Del resto smentita nella pratica, perchè nessuna azienda internazionale può permettersi di sprecare stipendi e follie per una schiappa di ceo amico dell'amico di qualcuno.
Inoltre non è giusto dire "studiacchiato" Platone perchè per capirlo davvero ce ne vuole... si può anche studiacchiare l'elettrotecnica, dipende da che persona sei.
Che poi al classico ci siano solo i figli delle famiglie bene, non so dove lo hai sentito dire. Ci sono negli istituti privati, non nella scuola pubblica.
Preparazione TECNICA, per capire il mondo. Perchè se non capisci le radici BIOLOGICHE del cannibalismo guineano, ad esempio, non capirai la loro cultura.E ti sfido a capirla leggendo Leopardi.
Leopardi mi allena la mente, mi affina la sensibilità linguistica e mi sprona alla riflessione... poi quando si presenterà un problema etico, avrò il cervello ben allenato.
E le radici biologiche del cannibalismo da sole non mi dicono niente, se non ho una base di antropologia e un bagaglio culturale per comprendere le implicazioni etiche e sociali del fenomeno.