Caro Mornon,
quando mi dici che non capisci come mai un fedele soffre e un peccatore gode di ottima salute rientri nel campo dei "premi" e della materialità. Capisco quello che dici, molte volte anche io ho fatto le tue identiche riflessioni, ma non è con quest'ottica che puoi cercare di capire quello che sta oltre.
La statistica nei miracoli è una mia considerazione matematica, Dio sa quando e a chi fare un miracolo e ogni sua azione ha sempre tanti di quei risvolti che non potremo mai comprenderli. Non siamo noi che possiamo decidere a chi deve essere fatto il miracolo e ti aggiungo un'altra cosa, non siamo noi che possiamo decidere chi è peccatore e chi è santo (su questo mi trovo, infatti, in disaccordo con la Chiesa)
Bye bye ^_^ :lol:
quando mi dici che non capisci come mai un fedele soffre e un peccatore gode di ottima salute rientri nel campo dei "premi" e della materialità. Capisco quello che dici
Io non dico quello: non lo vedo come un premio (non dico "Visto che sono fedele, allora devo stare bene", quanto piuttosto mi interrogo sul confronto di un fedele agonizzante e un peccatore sanissimo, concludendo che mi viene il dubbio su che Dio sia uno che permette simili cose), e non dico che non sia nel campo della materialità: lo è, ma per i motivi detti mi viene da chiedermi che Dio sia, soprattutto quando venga presentato come amorevole, compassionevole, ecc. Se preferisci, mettila cosí: mi viene da chiedermi che Dio sia, se pone la spiritualità sopra la materialità al punto da far avvenire simili cose. Va bene porla sopra, ma tra il porla sopra e il considerare solo quella o quasi c'è un abisso.
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Gente, riallacciate in fretta il dibattito sul perché Dio lascerebbe soffrire i suoi fedeli e quello sui miracoli al topic iniziale. ^_^
Ricordo a grandi e piccini che il topic è sorvegliato speciale, visti i passati episodi di OT e i toni un po' tesi di ieri, quindi fate i bravi o vi sguinzaglio contro Gregor Clegane. :lol:
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Gente, riallacciate in fretta il dibattito sul perché Dio lascerebbe soffrire i suoi fedeli e quello sui miracoli al topic iniziale. ^_^
Ricordo a grandi e piccini che il topic è sorvegliato speciale, visti i passati episodi di OT e i toni un po' tesi di ieri, quindi fate i bravi o vi sguinzaglio contro Gregor Clegane. :(
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Agli ordini capo!!
Mornon se vuoi possiamo continuare la discussione sul topic "apriamo un dibattito"
Bye bye :lol: :(
Rispondo a questo messaggio:
A quel punto spetta a te decidere, ma se i fatti li conosci la scelta può essere solo una. Se non decidi di prenderla però non pretendere neanche che io ne debba subire le conseguenze o che la rispetti nel senso stretto del termine
L'unica cosa su cui sono d'accordo è che i fedeli non dovrebbero cercare di imporre la loro visione a chi non la condivide (e viceversa), per il resto torno a dire che le risposte assolute sono proprie della religione, e non dell'atteggiamento scientifico: asserire che "se i fatti li conosci la scelta può essere solo una" implica che ritieni di avere la Verità Assoluta, e che chi non concorda con la tua Opinione o non conosce i fatti, o non li ha capiti, o li nega. Onestamente, è una posizione con cui non riesco a trovarmi d'accordo, perché assegna al pensiero del singolo una valenza assoluta perfettamente analoga a quella dei fedeli che dicono che conoscendo dio la scelta può essere solo una.
Mi dici quali ragionamenti sensati, con prove concrete e dimostrabili, inducano un credente a credere che, per esempio, un uomo possa nascere da una vergine, che possa risorgere giorni dopo la sua morte, che sua madre non sia neanche morta ma sia ascesa al cielo dopo di lui, e potrei continuare per giorni… un ragionamento logico è incompatibile con la religione, ecco dove sta la differenza
Libero di crederci, ma non condivido, anche perché quanto dici implica che ogni credente sia o un burino che crede per ignoranza, o uno che crede nonostante la totale illogicità della cosa; atteggiamento che, personalmente, non mi piace.
Inoltre, le domande che fai tu sono relative al cattolicesimo, che è un culto di una religione, ed estenderne la validità non solo alla religione, ma allo stesso piano divino, non mi pare avere base; comunque, vuoi una spiegazione a quelle cose? La verginità di Maria è un errore di traduzione, nel senso che, a quanto ne so, il vocabolo originale della Bibbia indica una giovane donna in età da marito, non una vergine; e quindi questa illogicità viene meno. L'ascesa di Maria? Dogma cattolico, se non si è cattolici, o non ci si crede, cade anche questa illogicità. "Credere nel divino" e "religione" non sono sinonimi, men che meno lo sono "credere nel divino" e "cattolicesimo". Vedi sopra, è possibile credere nel divino e risolvere quelle cose dogmatiche attraverso il ragionamento.
che si avvicina incredibilmente al mio pensiero ma che non ho espresso in questo modo per i limiti sopraccitati di un forum. L’idea di uno “scienziato” è “non ho la certezza assoluto dell’inesistenza di dio, ma le prove a favore dell’inesistenza sono talmente tante che mi comporto come se non esistesse"
Atteggiamento già piú scientifico, anche se torno a dire che tutte queste prove della sua inesistenza non so quanto siano poi effettive: intanto, si possono anche portare prove a sostegno della fallacia di una certa visione di dio, ma questo non dice nulla sull'esistenza del piano divino. Io posso dimostrare che l'affermazione "Davanti a me ho una biro" è falsa, se ho una gomma; e il mio scrivere su questo forum non dipende in alcun modo dall'esistenza delle biro. Questo però non sostiene in alcun modo l'esistenza o la non esistenza delle biro.
Analogamente, si può dimostare che qualche visione, o tutte le visioni, di dio siano fale, e si può fare un modello (perché comunque la scienza tratta di modelli, che sono astrazioni e semplificazioni della realtà) che funzioni senza dio, ma questo non significa che dio non esista. Del resto, ogni modello funziona senza qualcos'altro (il modello della legge di Ohm funziona anche senza considerare le leggi quantistiche), ma questo non implica in alcun modo che quel qualcos'altro non esista.
Del resto, come detto altrove, la scienza non tratta l'esistenza di dio, concentrandosi sull'esperibile.
sull'esistenza di Dio il discorso cambia, perché nessuno delle due può dimostrare che esista o no, e nessuno dei due ha chissà quali prove determinanti in tal senso
Ma scusa, se qualcuno dice di credere in qualcosa, deve anche dimostrare che la cosa esiste, non sono io che non credo a doverlo fare! Ti riporto un esempio famoso: se io dovessi dirti che credo nell’esistenza di una teiera che orbita tra marte e giove, talmente piccola da non poter essere rilevata in nessun modo, e che non ho le prove per dimostrarti che effettivamente esiste. Ci credo per fede. Tu diresti: “io non ho le prove per dire che non esiste, quindi la tua idea è valida tanto quanto dire che non esiste”?
del resto, la scienza non si occupa di dio, quindi uno scienziato nell'esprimersi in tal senso non ha qualche qualifica particolare, parla da persona: e visto che la scienza, trattando delle cose esperibili, non ha come scopo rispondere alla domanda "Dio esiste?", praticare la scienza non dà particolari qualifiche in tal senso, proprio perché non tratta l'argomento.
Il modo di operare della scienza credo invece permetta di investigare anche su questo argomento. Torno a ripetere che la teologia-religione-fede, chiamala come vuoi, non porta prove concrete, e se uno decide di credere in qualcosa detto dalla religione, lo fa per fede. Un’affermazione della scienza la puoi vedere, la puoi capire, puoi tentare di riprodurla, etc...
Altra cosa importante: se domani uno scienziato di fama mondiale dovesse dire in tv di aver trovato la prova indiscutibile che dio esiste, i teologi cosa direbbero “no, a noi non interessa, sei uno scienziato e la religione non è affar tuo”? Ma lo sai quanti soldi la chiesa investe per trovare scienziati che stanno dalla “loro parte”?
Libero di crederci, ma non condivido, anche perché quanto dici implica che ogni credente sia o un burino che crede per ignoranza, o uno che crede nonostante la totale illogicità della cosa; atteggiamento che, personalmente, non mi piace.Inoltre, le domande che fai tu sono relative al cattolicesimo, che è un culto di una religione, ed estenderne la validità non solo alla religione, ma allo stesso piano divino, non mi pare avere base; comunque, vuoi una spiegazione a quelle cose? La verginità di Maria è un errore di traduzione, nel senso che, a quanto ne so, il vocabolo originale della Bibbia indica una giovane donna in età da marito, non una vergine; e quindi questa illogicità viene meno. L'ascesa di Maria? Dogma cattolico, se non si è cattolici, o non ci si crede, cade anche questa illogicità. "Credere nel divino" e "religione" non sono sinonimi, men che meno lo sono "credere nel divino" e "cattolicesimo". Vedi sopra, è possibile credere nel divino e risolvere quelle cose dogmatiche attraverso il ragionamento.
Dimmi dove sta la logicità nella maggior parte dei dogmi di una religione e io ci crederò. Ho citato tre esempi rilevanti del cattolicesimo perché sono i primi che mi sono venuti in mente, ma il discorso vale per altre religioni o idee, tutto ciò che implica qualcosa di sovrannaturale.
Ero a conoscenza dell’errore di traduzione nella bibbia riguardo alla verginità di Maria, ma l’illogicità resta e sai perché? Perché la maggior parte dei fedeli non è a conoscenza dell’errore, e quindi credono ad un’assurdità (per loro Maria è vergine) e perché sono pronto a scommettere tutto quello che vuoi che se anche la notizia dovesse essere resa pubblica, quasi tutti i credenti continuerebbero a credere nella verginità impossibile di Maria. Un prova è che moltissimi credenti di alto livello sono a conoscenza dell’errore (su questo è d’accordo anche la chiesa), ma fanno finta di niente; penso sia una questione di coerenza ancora prima che di fede.
Per il resto mi sembra di avere già risposto in giro… Cmq se dovessi leggere il libro che ti ho consigliato, e dato il tuo interesse alla materia te lo consiglio di nuovo, sarei molto interessato ad un tuo commento. :stralol:
Come ho detto anche nel sondaggio su Evoluzionismo & Creazionismo, sono agnostico. A tal proposito ho una visione come quella del sofista Protagora: "Degli Dei non posso dire né che sono né che non sono, opponendosi a ciò l'oscurità dell'argomento e la brevità della vita umana."
Detto ciò, qualche precisazione in merito al mio pensiero:
1 - ammettendo l'impossibilità dell'uomo di conoscere il divino, se anche questo esiste non mi metto a dissertare sulla sua Natura e le sue determinazioni: può essere antropomorfo o meno, unico o molteplice, corporeo o spirituale, necessario o contingente... Tutto è possibile;
2 - come Kant, ritengo che nessuna prova dell'esistenza di Dio data dalla filosofia tradizionale sia valida. Personalmente trovo paradossale il tentativo di dare dimostrazione discorsiva di un Ente che per sua definizione generale non è sottoposto a leggi fisiche (tranne nel caso in cui sia un Dio come quello ipotizzato da Hobbes, ovvero corporeo) o immanenti nel suo coincidere con la Natura (ad esempio come il Dio di Spinoza);
3 - segue dal punto 2 che l'unica scelta che rimane al credente è credere per fede, ovvero senza prova tangibile o inconfutabile (o almeno presunta tale), nell'esistenza di una Sostanza trascendente.
Parlando della scienza, ritengo che essa derivi dalla ragione umana (che poi questa sia stata creata da Dio resta una possibilità, ma nulla più d iquesto) e che sia valida per la conoscenza della realtà fenomenica (di nuovo, Kant docet).
se qualcuno dice di credere in qualcosa, deve anche dimostrare che la cosa esiste, non sono io che non credo a doverlo fare
Il fatto è che anche tu credi; nella non esistenza, ma comunque credi. E perché il credere indimostrato dell'ateo dovrebbe in qualche modo essere migliore del credere indimostrato del fedele? Il punto centrale è che uno può anche credere che un dio non esista, ma se lo pone come certezza... su quale base? Se non è dimostrato, è tanto atto di fede credere una cosa quanto l'altra. Mi pare troppo comodo dire "Ma sono loro a dover dimostare che esiste", prendendo la mancanza di dimostrazione come dimostrazione della non esistenza. Quante cose indimostrate si sono poi rivelate esistenti?
Il caso della teiera è estremamente diverso, perché il rilevamento di oggetti in orbita è comunque ambito della scienza, l'esistenza di un dio no; e la teiera stessa è un oggetto materiale, un manufatto dell'Uomo, ed è nell'Universo, quindi sarebbe da capire come sia finito lí; Dio invece rientra nella metafisica, non nella fisica, non è nell'Universo, non è materiale, non è un manufatto dell'Uomo, ecc. In altri termini, il caso della teiera è totalmente compreso nella scienza e nella razionalità umana (almeno in teoria posso anche calcolare la probabilità che sia là), quello di Dio no. Inoltre, proprio perché la teiera rientra nel campo del fisico ragionamenti come "La teiera è un costrutto umano, l'Uomo non ne ha mai portata una lí" sono fattibili, da cui una dimostrazione "per improbabilità"; rientrando Dio nel campo del metafisico, ragionamenti in un senso o nell'altro perdono di significato, perché, anche trovandoli (solito discorso che anche dimostrando la non necessità nei modelli, ecc.), si pretenderebbe di portare il divino nel campo del fisico.
Torno a ripetere che la teologia-religione-fede, chiamala come vuoi, non porta prove concrete, e se uno decide di credere in qualcosa detto dalla religione, lo fa per fede. Un’affermazione della scienza la puoi vedere, la puoi capire, puoi tentare di riprodurla, etc.
Non ho mai negato una simile cosa, quello che ho detto è che la scienza non porta nulla che possa vedere riprodurre, ecc., che dimostri la non esistenza di un dio; al massimo può far vedere che logicamente i suoi modelli (che sempre modelli sono) funzionano anche senza un dio, ma questo non dice nulla sulla sua esistenza.
se domani uno scienziato di fama mondiale dovesse dire in tv di aver trovato la prova indiscutibile che dio esiste, i teologi cosa direbbero “no, a noi non interessa, sei uno scienziato e la religione non è affar tuo”?
Io ho solo detto che la scienza investiga gli eventi materiali, esperibili, l'ambito metafisico non rientra nel suo campo di studi; nonostante questo, se uno scienziato riuscisse a dimostrare che dio non esiste, allora si ritornerebbe nell'ambito fisico, e, stante la dimostrazione, allora la posizione della non esistenza non sarebbe piú questione di fede. Ma, finché tale dimostrazione mancherà, sempre fede è.
Ero a conoscenza dell’errore di traduzione nella bibbia riguardo alla verginità di Maria, ma l’illogicità resta e sai perché? Perché la maggior parte dei fedeli non è a conoscenza dell’errore, e quindi credono ad un’assurdità (per loro Maria è vergine) e perché sono pronto a scommettere tutto quello che vuoi che se anche la notizia dovesse essere resa pubblica, quasi tutti i credenti continuerebbero a credere nella verginità impossibile di Maria
L'illogicità non resta, resta per i credenti che..., e la cosa è estremamente diversa: resta per parte dei fedeli di uno specifico culto di una specifica religione. Mi pare ben diverso.
Il mio punto è che, come detto, "religione" è estremamente diverso da "divino": sono il primo a dire che, ipotizzando l'esistenza di un dio, difficilmente sarebbe quello della Bibbia: troppi cambiamenti sono occorsi lungo la Storia. Ma questo al massimo dice qualcosa sul dio della Bibbia come interpretata dai cattolici, ma questo non è qualcosa di valido per l'aspetto divino in generale: magari in origine c'era davvero qualcosa, che poi è stato modificato nel corso dei tempi e ci è arrivato in forma corrotta.
Ripeto per chiarezza, perché è centrale nel mio discorso: "religione" è diverso da "divino", ed è perfettamente possibile e coerente contestare le religioni pur non negando l'esistenza di un piano (inteso come "dimensione", non come "progetto") divino.
Per sottolineare questa distinzione: se mi vieni a dire che è meno atto di fede credere alla non esistenza del dio cattolico rispetto al credere alla sua esistenza, posso anche concordare, perché per i già citati errori di traduzione la figura di tale dio è passata attraverso a una serie di modifiche che fanno giustamente chiedere come possa la figura attuale essere coerente con quella originale; se però il discorso passa alla generalità, "Esiste il piano divino" contro "Non esiste il piano divino", allora le due mi sembrano entrambi atti di fede.
E perché il credere indimostrato dell'ateo dovrebbe in qualche modo essere migliore del credere indimostrato del fedele?
Mi verrebbe da rispondere perché l’ateo crede in qualcosa molto molto molto più probabile del credente. Però spiego meglio la mia situazione perché probabilmente ho dato per scontato un passaggio e non è stato colto un concetto (anche perché pensandoci potrebbe essere solo un questione di termini), sperando di chiarire implicitamente anche tutti gli altri punti: mi ricollego al discorso della teiera nello spazio cambiando oggetto (prendendone cioè uno metafisico, ma il ragionamento è lo stesso); prendiamo, per esempio le fate. Non è possibile dimostrare in maniera incontrovertibile l’esistenza o la non esistenza delle fate. Ma la quasi totalità delle persone che comportamento ha nei confronti delle fate? Una persona sana di mente non è agnostica nei confronti delle fate, anche se non possiamo dimostrare in maniera incontrovertibile il fatto che non esistano. In pratica non siamo agnostici nei confronti delle fate, ma “a-fatisti”. E come per le fate, per i fantasmi, per il mostro volante di spaghetti, si potrebbero fare infiniti esempi di entità invisibili, intangibili e inudibili. Tutte queste cose sono inconfutabili, eppure nessuno crede che l’ipotesi della loro esistenza stia sullo stesso piano della loro inesistenza.
Per me lo stesso discorso vale anche per qualunque divinità. La questione non è se dio sia inconfutabile (non lo è), ma se sia probabile. In base a questo ragionamento, io non posso definirmi agnostico; io non posso sapere con certezza che dio non esiste, ma per me le probabilità del contrario sono talmente basse che in pratica mi comporto come se non lo fosse;in pratica sono ateo.
L'idea di un dio che crea tutto e poi lascia che l'universo vada per la sua strada mi sembra solo una complicazione.
L'idea di un dio che crea tutto e poi lascia che l'universo vada per la sua strada mi sembra solo una complicazione.
però, come per le fate, quasi tutte le persone sono convinte che a rigor di logica ogni effetto abbia una causa.
quindi, risalendo fino alla notte dei tempi, non sarebbe forse logico aspettarsi una causa prima incausata?
quante sono le probabilità che tutto si sia innescato automaticamente? e il "tutto" cosa caspita ci faceva là, pronto per innescarsi?
intendiamoci, è possibile che non ci sia stata nessuna causa prima incausata, ma logicamente non posso accettarlo, o perlomeno non posso accetarlo come probabile, così come logicamente non riesco a credere a un mostro degli spaghetti volante.
un dio che crea tutto e poi lascia che l'universo vada per la sua strada
Giusto per il gusto del sapere, questa era la visione di Cartesio. Pascal paragonò tale concezione all'immagine di un "Dio che dà il calcio iniziale al mondo e poi se ne disinteressa".
non sarebbe forse logico aspettarsi una causa prima incausata?
Kant risponderebbe di no, perché la prova cosmologica dell'esistenza di Dio si basa sul concetto di causa, che è tipico dell'uomo e funziona solo interpretare la realtà fenomenica (cioè quella che si presenta all'uomo, ma di Dio non abbiamo esperienza). Siamo noi ad immaginare che esista una causa causarum (o un motore immobile, per dirla come Aristotele) necessaria, perché risulta a noi più semplice per spiegare ciò che ci circonda.
Per ser Balon:
Il guaio è che se si vuole far partire il ragionamento causa-effetto da un creatore si arriva fatalmente alla domanda “chi ha creato il creatore?”. I credenti in genere rispondono a questa domanda con “c’è da sempre”, ma è una risposta che non da risposte, suona troppo come il bambino che alla domanda perché non fai quella cosa? risponde “perché no!”.
Io ovviamente non so rispondere a domande come cosa c’era prima e perché; credo che nessuno sia in grado di farlo, ma se ritieni che le probabilità che tutto sia iniziato senza una causa siano basse, penso che le probabilità del contrario siano ancora più basse (da qui la complicazione). E ricorda che l’universo lavora su tempi talmente lunghi che anche probabilità (che non implicano questioni sovrannaturali) bassissime possano verificarsi.
Kant risponderebbe di no, perché la prova cosmologica dell'esistenza di Dio si basa sul concetto di causa, che è tipico dell'uomo e funziona solo interpretare la realtà fenomenica (cioè quella che si presenta all'uomo, ma di Dio non abbiamo esperienza). Siamo noi ad immaginare che esista una causa causarum (o un motore immobile, per dirla come Aristotele) necessaria, perché risulta a noi più semplice per spiegare ciò che ci circonda.
non mi ha mai convinto del tutto la contro-dimostrazione di Kant... l'uomo ragiona mettendo in relazione causa e effetto: che l'Universo funzioni così oppure no è un altro discorso, però, visto che siamo uomini, dobbiamo accontentarci di questa relazione. Quindi ipotizziamo (senza dare a questa ipotesi il connotato del dogma) che la realtà materiale funzioni secondo il meccanismo di causa-effetto.
ora, risaliamo, risaliamo, risaliamo, da qualche parte ci si dovrà pur fermare, no?
anche in questo caso, magari non ci si ferma affatto, ma io non riesco a concepire una catena eterna, senza inizio, di causa ed effetto.
Quindi, anche qui, alla luce della nostra limitata forma mentis, ipotizziamo che esista una causa prima incausata.
Non mi sono discostato dal fenomeno, non ho toccato il noumeno.
Ecco, adesso che abbiamo questa causa prima incausata, visto che è un nome troppo lungo e complicato da tenere a mente, chiamiamola Dio.
Che poi sia come dice Cartesio, ovvero che Dio ha semplicemente dato inizio alla catena e poi tutto si sia sviluppato in modo casuale, o che dando inizio alla catena Dio ne abbia da subito stabilito le regole e il fine, è un altro discorso.
x lord-jon
come si giustifica il creatore? la domanda non si pone, anzi non deve proprio essere posta.
il creatore, la causa prima incausata è l'assioma del sistema, l'assioma dell'Universo inteso come logico e retto su causa-effetto. E Godel ci dimostra che non si possono giustificare gli assiomi con le regole del sistema stesso.
Mi verrebbe da rispondere perché l’ateo crede in qualcosa molto molto molto più probabile del credente
Quale sia piú probabile dipende dal punto di vista, e la scienza non viene in aiuto, nel valutare tale probabilità.
Una persona sana di mente non è agnostica nei confronti delle fate, anche se non possiamo dimostrare in maniera incontrovertibile il fatto che non esistano. In pratica non siamo agnostici nei confronti delle fate, ma “a-fatisti”
Posso solo dire che questo vale per te, e per altri, ma non per tutti; conosco molte persone che sono agnostiche nei confronti delle fate. Io stesso lo sono, se con "fate" intendiamo esseri "altri" che nell'iconologia classica sono stati raccolti in tale categoria, ma non reputo che mi manchi sanità mentale. Il punto è che stai prendendo le tue idee, la tua esperienza, e la stai facendo assurgere a verità assoluta: ho assistito personalmente al rito fatto da una mia amica per rompere un pentacolo che altri avevano tracciato per scherzo. Ho assistito personalmente a riti lakota legati al mondo spirituale. E, del resto, anche se nessuno credesse alle fate ci sono altre cose che invece sono credute (poteri paranormali, ecc. Dio stesso), quindi per lo stesso ragionamento si potrebbero usare come dimostrazione dell'esistenza di Dio. E il ragionamento potrebbe essere reso speculare: non "Visto che nessuno [anche fosse vero] crede nelle fate, è piú probabile che Dio non esista", quanto piuttosto "Visto che miliardi di persone credono in qualche dio, è piú probabile che le fate esistano": perché il ragionamento dovrebbe essere valido solo nella "direzione" detta da te?
Inoltre, ci sono cose che la scienza, attualmente, non sa spiegare (come, se non ricordo male, il parlare lingue morte durante le "possessioni demoniache"; virgolette dovute al fatto che possono essere come non essere tali), per quanto sia possibile che in futuro riuscirà a farlo; ma finché non riesce, cosa nega che tali fenomeni facciano parte della realtà classicamente definita "paranormale", se non di quella divina?
Tra parentesi, in stanza con me ci sono altre cinque persone; siamo sei mentalmente insani, secondo il tuo discorso.
Per me lo stesso discorso vale anche per qualunque divinità. La questione non è se dio sia inconfutabile (non lo è), ma se sia probabile. In base a questo ragionamento, io non posso definirmi agnostico; io non posso sapere con certezza che dio non esiste, ma per me le probabilità del contrario sono talmente basse che in pratica mi comporto come se non lo fosse;in pratica sono ateo
Ma come valuti tale probabilità? "Nessuno [il che comunque non è vero] crede nelle fate, quindi è piú probabile che dio non esista" non mi pare avere molto senso, le due cose non sono collegate; e, come per i fulmini globulari (che si pensavano inesistenti, mentre si sono scoperti essere reali), chissà che non si scopra altro in merito alle fate, o a chissà cos'altro. Questo senza contare che la quantità di persone che crede in qualcosa non è assolutamente un metro dell'esistenza di quel qualcosa: altrimenti fino a un secolo fa Dio sarebbe esistito, e prima sarebbe esistita la Terra piatta, ecc. E ovviamente sarebbe valido il ragionamento "Molti credono nei fenomeni paranormali, quindi è piú probabile che Dio esista".
Per chiarezza, sottolineo che parlando di "Dio", di "dio", di "dei", e quant'altro, mi riferisco sempre a una generica dimensione divina non necessariamente legata a religioni, non a un dio/a dei specifici.
Aggiunta:
Il guaio è che se si vuole far partire il ragionamento causa-effetto da un creatore si arriva fatalmente alla domanda “chi ha creato il creatore?”. I credenti in genere rispondono a questa domanda con “c’è da sempre”, ma è una risposta che non da risposte, suona troppo come il bambino che alla domanda perché non fai quella cosa? risponde “perché no!”
Ma perché l'idea di un "Universo infinito" (che sia un'esistenza infinita, una continua morte rinascita, ecc.) dovrebbe essere piú logica di un dio non creato? Su cosa ci fosse prima, anche la scienza si sta ancora interrogando.
ora, risaliamo, risaliamo, risaliamo, da qualche parte ci si dovrà pur fermare, no?
anche in questo caso, magari non ci si ferma affatto, ma io non riesco a concepire una catena eterna, senza inizio, di causa ed effetto.
Attualmente la scienza ti dice che la causa più lontana alla quale possiamo risalire è il Big-Bang. Ma, come dice Mornon, su cosa ci sia stato prima ci stiamo ancora interrogando; quindi chissà...
non mi ha mai convinto del tutto la contro-dimostrazione di Kant... l'uomo ragiona mettendo in relazione causa e effetto: che l'Universo funzioni così oppure no è un altro discorso, però, visto che siamo uomini, dobbiamo accontentarci di questa relazione. Quindi ipotizziamo (senza dare a questa ipotesi il connotato del dogma) che la realtà materiale funzioni secondo il meccanismo di causa-effetto.
Il punto nella filosofia kantiana è proprio questo: la realtà che ci circonda funziona sì secondo il principio di causa-effetto, ma la realtà per come si presenta a noi (fenomenica). In verità, il mondo reale al di là di quello che è da noi percepito (noumenico) potrebbe essere regolato da principi diversi o non essere regolato affatto... Ecco perché la contro-prova di Kant "funziona".
ipotizziamo che esista una causa prima incausata
Hai detto bene, ipotizza. Non avrai modo di dimostrarne l'esistenza: ci credi perché hai fede in questa roba qua, che poi sia il Dio cristiano o no quella è una scelta tua. D'altronde anche Kant credeva in Dio, ma riconosceva l'impossibilità di ricavare una verità assoluta ed incontrovertibile in merito.