Si sono anche dimenticati, a parte la versione Dany dei libri, che anche nella loro stessa serie Dany dice a Daario che non può portarlo con sé perché lei, per conquistare alleati, probabilmente dovrà sposarsi un lord di Westeros. Ora invece sposarsi un lord di Westeros, che pure ama, sembra un problema perché dovrebbe condividere il potere. Ma avrebbe dovuto farlo anche sposando un non Targaryen /Stark.
Questa è l'unica Odissea: gli Argonauti partono in cerca della realtà per trovare, alla fine,
colui che la sta sognando. (Il pappagallo dalle sette lingue)
Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo. ( Virgilio - Eneide )
Tutte le fini sono il mio inizio, tutti i cammini sono il mio sentiero.
(benedettini disertori)
Comincio da ciò che non ho gradito a livello di scrittura e struttura, un qualcosa di già ampiamente rilevato: l'assalto via mare di Euron con annessa uccisione di Rhaegal. Probabilmente tra le scene più brutte e illogiche di cui ho memoria in GoT. Oltre a non avere una logica a livello strategico - né Daenerys né i suoi alleati tengono conto della flotta di Euron -, oltre ad essere ulteriormente illogica a livello strutturale (le navi di Euron apparentemente invisibili e non avvistate da nessuno), vede nell'abbattimento del drago il suo punto peggiore, poiché reso oggetto di un attacco in successione di per sé impossibile da operare. Ulteriormente ridicoli sono i fotogrammi successivi, con una pioggia di arpioni che si abbattono su Drogon, guarda caso, senza minimamente sfiorarlo. In tutto ciò anche la resa generale del tutto appare anticlimatica, sbrigativa e ricca di inutile foga, ove tutto si è svolto con una velocità disarmante quanto l'assenza di senno da cui tale tutto è accompagnato. Il possibile impatto visivo non è una giustificazione accettabile.
Venendo al resto...
Apertura suggestiva.
Volti emaciati esprimono cordoglio, le espressioni si perdono nel pallore di un gelo apparentemente senza fine. Dopo tanto tempo il concetto di morte non può essere più violato, la dignità è ripristinata nella concessione di una partenza definitiva. Il pianto che si appropria del volto di Daenerys è quello di una donna che avverte su di sé il peso di non aver potuto ricambiare un amore così totalizzante e riverente. Le lacrime di Sansa cadono per Theon come non è accaduto per Rickon. Comprensibile. I legami più profondi si forgiano spesso nella condivisione diretta di un identico dolore. Theon, per lei unico testimone del trauma più profondo, l'unico che potesse realmente stabilire una connessione emotiva sullo stesso, comprendendo la portata di quella così brutale violazione. Simbiosi assodata dalle cicatrici sui loro corpi, firma depravata del medesimo aguzzino. Parole solenni e giuste si trascinano in una voce stremata per l'ultimo saluto. Scopriamo quanto già ci è noto: l'egoismo dell'uomo è miseria dinanzi al potere insito nella morte. La fede in una memoria storica, l'immortalità degli uomini al di là della carne mediante la loro continua rievocazione mnemonica ed emotiva, è l'unica consolazione di chi è sopravvissuto.
Il giubilo è la conseguenza più naturale dello scampato pericolo. La complicità di Jon, Sansa e Tormund, non differentemente da quella di Jamie, Tyrion e Brienne, scorre sotto gli occhi spenti della Madre dei Draghi, specchio di una distanza incolmabile, un separatismo emotivo prodotto da un dolore irrecuperabile, dalla perdita, dall'alienazione, dal rifiuto di un popolo che non l'accetterà mai realmente e che non riuscirà mai a comprenderla, come lei parimenti con il suddetto popolo. Ella non può che avvertire il peso di tale rigetto, la ridondanza di un'assenza di empatia. L'unica persona davvero sola nella stanza. Nell'amore della gente verso Jon Snow emerge la vulnerabilità sopita in Daenerys, le sue certezze crollano, un senso di sedimentata insicurezza non può fare a meno di invaderla. Significativo che gli unici soggetti che avvertano l'impulso di coinvolgerla e rivolgersi a lei in modo positivo, senza acredine, e con spontaneo calore umano siano Jon e Tormund, che tentano, per quanto vanamente, di estendere anche a lei il piacere della condivisione di un'inaspettata gioia. Jon e Tormund, segnati a loro tempo dagli effetti dell'emarginazione e dell'esclusione, un meccanismo per loro così familiare, un'iniquità vissuta sulla loro pelle, ora riflettuta da un altro essere umano non dissimile da loro. Solo coloro che hanno provato una cosa simile possono ritrovarsi sensibili alla medesima, riassaporando un mai superato retrogusto di ingiustizia e brutalità.
Dinanzi a ciò è il sorriso di Sansa a spegnersi, anestetizzata alla comprensione emotiva, tanto da trovare gratificante l'emarginazione operata verso Daenerys, ritrovandosi altrettanto ad essere creatura preda di risentimento, lo stesso che la porta a perdere il controllo a causa di quelle risate e a dover evadere dopo un attento sguardo. Le parole che la Madre dei Draghi rivolgerà successivamente a Jon, riferendosi a lei, promuovono pertanto un assunto assennato. Ciò che Sansa ha subito l'ha segnata oltre qualunque strato di pelle, ha inquinato la sua natura. Il risultato del male che l'ha violata ha invaso la sua anima, sino a inaridirla, sino a renderla incapace di qualunque sinergia con il dolore altrui. Ciò che resta sono gli elaborati meccanismi di difesa, la mostra di una serafica freddezza, ove il costante mantra è la preservazione del proprio status quo. Come si evince dalla conversazione con Sandor Clegane (il dolore inteso come forgia evolutiva più efficace), ella cavalca il destriero della disillusione, totalmente vittima di una negatività coercitiva che le rende impossibile vedere e aspettarsi quanto di positivo ci possa essere nell'essere umano. Il Bene pertanto diviene una forma distorta, una proiezione da irridere e che cozza con il plausibile. Amarezza e oscuro sarcasmo circoscrivono il comportamento di una persona ad ora nuovamente oggetto di una costrizione emotiva auto inflittasi, quella del cinismo, emblema di un ulteriore prigione, in cui però ella si sente e sa di essere perlomeno al sicuro. Il risvolto positivo è dunque da lei visto come un miraggio etico. Non si inseguono più le chimere. Il meglio di sé è stato perso e non lo si avrà più indietro. Permane l'accettazione.
L'intimo confronto tra Jon e Daenerys mette in luce l'inizio del crollo nervoso di quest'ultima. Non vi è più margine per l'ego, non vi è più la fermezza figlia di ferree motivazioni. C'è solo la sensibilità di una creatura rifiutata, consapevole di un rigetto senza fine a cui la sua persona non era sin qui mai stata abituata e verso cui reagisce con smodata fragilità. Nulla può il singolo di fronte alla richiesta di un amore collettivo. L'amore di Jon nei suoi confronti è un qualcosa che non le basta e che non potrà bastarle. Ogni fibra di lei è seviziata dalla respinta di una terra che non la desidera e che rivolge la propria benevolenza altrove. Ella avverte offesa e dolore profondi, e propone (comanda) il da farsi.
Il consiglio di guerra propone due visioni parimenti accettabili. Quanto Sansa sostiene è un assunto profondamente razionale, in quanto un attacco immediato, con uomini stremati e forze disorganizzate rappresenta un suicidio militare e una foga che tralascia le condizioni precarie dei propri guerrieri. Per contro, Daenerys non ha torto nel voler partire alla carica, in quanto Cersei non arresterebbe comunque la propria avanzata e i propri piani bellicosi, ritrovandosi ad attaccare ciò che resta del Nord entro breve, come da organizzazione preventiva. L'unica via di mezzo sarebbe arroccarsi in difesa e attendere, ma di base nessuna delle due posizioni ha eccessivamente torto o ragione. Il sostegno che Jon dà a Daenerys nell'occasione, oltre che seguito di un dovere, è figlio di un supporto morale che egli ritiene necessario alla luce delle insicurezze e del malessere della suddetta.
''You think I am a good man. I pushed a boy out of a tower's window... crippled him for life. For Cersei. I strangled my cousin with my own hands just to go back to Cersei. I would have murdered every man, woman and child in Riverrun for Cersei. She is hateful... and so am I.''
Il legame tra Jaime Lannister e Brienne di Tarth perde invece la sua innocenza. Il tratto platonico che lo sospingeva, raccogliendolo in un nucleo di purezza e inesauribile affinità d'animo, è eroso e prevaricato da una passione rovente, a sua volta segnata dal dominio di un impeto viscerale, impossibile da ignorare. Ciò che è immaginifico svanisce in favore della potenza del gesto, sintomo dell'inusuale, dell'imponderabile. Entrambi riconoscono il predominio di ciò che sentono, la loro decisione coincide. L'idea muta in atto, lo stesso sentimento è sradicato dalla sua astrazione. Ma Brienne è pronta alla scelta, la accoglie, non vi è più alcun disagio, bensì la presenza di un pudore perpetuo, di una dignità ambivalente e rispettata, tanto dall'uno quanto dall'altro. Una parte di Jaime è conscia di essere stata guidata da emozioni non dissimili. Per quanto possa volersi dire il contrario, egli non avrebbe mai violato la persona che l'ha fatto rinascere solo per un'egoistica pulsione. Non è meno smarrito di quanto non lo sia lei dinanzi a quanto germogliava già dentro di lui. La scelta successiva, quella più ardua, non è l'indizio di un passo indietro, quanto il palesarsi di un fatalismo oscuro, di una consapevolezza nefasta. Per quanto sia andato avanti, per quanto abbia trovato una sua dimensione e per quanto sia venuto a contatto con una libertà identitaria e individuale così tangibile, egli non può fare a meno di sentire il richiamo di quel legame così distorto. Un qualcosa con cui, ancora oggi, sceglie di punirsi e di infliggersi, un qualcosa verso cui avverte profonda responsabilità, un qualcosa che egli identifica come un suo problema, un problema a cui solo e soltanto lui potrà mettere fine. In un senso o nell'altro è un atto di piètas umana ad esplodere in Jaime, incapace di accettare l'eventuale morte della sorella. Non è illuso dalla possibilità di amarla ancora, è invece in parte illuso nella possibilità di poterla ancora salvare. Per compiere tutto ciò egli non può che essere il giudice più severo di sé stesso. Egli teme tutto ciò che sta provando, ma ancor di più teme la verità insita nelle parole di Brienne - ''You are better than she is, you are a good man.'' -, la portata del significato al loro interno. Egli ha paura delle parti migliori di sé. Non può fare a meno di sentirsi terribilmente sbagliato, corrotto da sentimenti, emozioni e da una natura negativa. Si giudica aspramente e, di più, cerca di convincersi di essere capace solo di negatività e sofferenza. Un qualcosa che non può fare a meno di affrontare da solo, affinché la donna che ha di fronte, come tante altre persone, non possa essere consumata dalla sua natura. Volente o nolente, la scelta che compie esautora Brienne, ponendola in una condizione apparentemente salvifica, lontana da quel che egli considera solo un male, ossia sé stesso. Lo dice egli stesso. E' odioso, si odia e pertanto è convinto, sa, di meritare nient'altro che Cersei Lannister.
Le parole e le azioni di un uomo che ha provato a placare la sua natura ma che crede di aver fallito. Ancora una volta ritorna un anima dilaniata, la cui eventuale pace è un atteso messaggio, ora profondamente in ritardo.
La scelta di Jon dinanzi alle sorelle e all'albero del cuore è significativa della potenza del legame che ha con loro. Tra amore e famiglia egli compie una scelta di onore e affetto, in favore della seconda. Pone un branco di cui fa parte e al tempo stesso non fa parte al di sopra della donna che ama, contravvenendo pertanto alla volontà di quest'ultima (checché ne dica Varys sul suo essere piegato alla volontà di Daenerys). Una scelta che racchiude in sé uno sforzo non da poco e che è emblematica del dove risiedano realmente la lealtà e l'affetto di Jon, probabilmente anche per il futuro.
Il fatto che Sansa riveli a Tyrion quanto Jon ha confidato alla famiglia è un qualcosa di profondamente deludente sul piano umano, poiché Jon si è fidato di lei nell'occasione, come si era già fidato in passato lasciandola in comando e riconoscendole un valore, lei ha ora violato tale fiducia con questo gesto, venendo anche meno alla parola data e ad un giuramento in piena regola. Da questo punto di vista molto grave. La sua scelta comunque è causata da una volontà di tutelarsi da quello che considera un pericolo, pertanto compie una decisione di auto conservazione. Nelle parole di Tyrion verso di lei emerge evidente il fatto che egli in realtà non cerchi di convincere Sansa sulla bontà e l'idoneità di Daenerys, ma cerchi invece di convincere sé stesso.
Il commiato tra Jon, Sam e Tormund, oltre che profondamente umano nella separazione, fa trasparire un messaggio intrinseco non da poco: l'unica fase della sua vita in cui Jon si sia realmente sentito a casa e parte di un qualcosa è stato nel ritrovarsi ai confini del Nord, nella Night's Watch. Solo da Guardiano della Notte egli ha trovato per la prima volta un posto al mondo in cui fosse eguale e non avesse emarginazione, trovando altrettanto una sua dimensione identitaria. L'ironia e la contrapposizione di quanto pur il tormento e il peso del compito fossero coincisi con una molto relativa serenità mai più ritrovata. Le frasi che dice a riguardo di Ghost sul suo appartenere al Nord e sul fatto che meriti di trovare la sua pace lì possono valere anche per egli stesso, e forse ne è anche consapevole.
Ciò che è interessante è che perfino uno come Varys riesca a evolvere e a non incorrere nei comportamenti del passato, ove avrebbe già agito tempestivamente. Egli sceglie invece di mantenere la promessa fatta a Dany e di palesarle le proprie perplessità in modo aperto e diretto. Il responso è chiaro. Una Daenerys segnata da molteplici lutti e rifiuti ha ormai scelto di non considerare le migliaia di vite innocenti di Approdo del Re, oltrepassando dunque limiti etici e morali che prima non aveva potuto fare a meno di porsi, pur essendo essi il prodromo di un inevitabile svantaggio militare. Una scelta pragmatica quanto impetuosa che circoscrive ulteriore dubbio sul viso dell'eunuco. I discorsi tra Tyrion e Varys sono dunque il seguito di un qualcosa di cui si era già consapevoli: entrambi hanno sempre nutrito dubbi tanto nella personalità quanto nella condotta di Daenerys. Dubbi che ora emergono preponderanti nelle loro menti e che, alla luce di un'alternativa più idonea, sono per loro impossibili da ignorare. Dubbi che aprono a scenari drastici, ove neppure il matrimonio è da loro ritenuta un'opzione positiva, a causa della convinzione che la Regina dei Draghi possa assoggettare il proprio compagno in favore delle sue convinzioni.
La decapitazione di Missandei, avvenuta per volontà di una soddisfatta e sempre più folle Cersei, essere che non conosce resa, essere ormai prigioniero della convinzione e della certezza di non aver nulla da perdere e di potersi concedere ogni idillio, è un ulteriore varco nel cuore di Daenerys. Una discrepanza emotiva, un ulteriore lesione su su una natura già dilaniata. Ella non può che constatare il fallimento della benevolenza, dell'idealismo, del sistema diplomatico e relazionale adoperato sinora. Ogni fibra del suo corpo non può che ritrovarsi invasa da un sincero furore che divampa all'interno dei recessi della sua anima. All'interno di lei albergano dunque le connivenze della vendetta, una complessità di sentimenti che diligentemente fa evincere il suo crollo nervoso.
Gli ultimi fotogrammi dell'episodio segnano difatti l'uscita di scena di Daenerys Targaryen per come la conosciamo ora.
Un episodio la cui qualità risiede principalmente nella grande performance collettiva proposta dal Cast, ove la recitazione ha avuto davvero pochissime sbavature e abbastanza punti alti, un qualcosa che non capitava da molto.
Se non altro non ricordavo un Dinklage su questi livelli da tempo immemore.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
10 hours fa, Ancalagon dice:Si ma la sesta ha veramente 4/5 ottime puntate
Concordo, il livello è calato visibilmente nelle ultime 2 stagioni. E credo anche che l'attesa di 2 anni tra la penultima e l'ultima fosse solo un problema economico.
Purtroppo il budget limitato ha costretto a tagli evidenti e clamorosi stravolgimenti con conseguenti buchi di trama ed eventi velocizzati e semplificati talvolta in modo grottesco.
@JonSnow; complimenti, sono d'accordo sul 99% della tua recensione... sei riuscito a spiegare benissimo gli stati emotivi di ciascun personaggio in ciascuna situazione dell'episodio, facendo comprendere le motivazioni che li hanno portati a dire determinate frasi e ad avere determinati comportamenti.
4 hours fa, lamporosso dice:
Euron potrebbe pensare che a dirglielo sia stato Qyburn mentre discutevano fuori dalle mura.
Ehm ma a che pro? Mi pare che avessero altro di cui parlare, non è che fossero seduti in attesa dal barbiere "Ah a proposito, lo sai che tua sorella è incinta?"... bah per carità puo' anche essere, propenderei di piu' verso l'ennesima svista/forzatura del ineffabile duo™ come ha scritto Balinor, "tanto i piu' non si fanno questi problemi ed una giustificazione la si trova sempre", un po' come Dany che si "dimentica" della flotta di Euron (che insomma ci puo' stare con tutto quello ha da fare: lava, stira le camice di Jon, dai da mangiare ai draghi, fai la spesa etc.)
@JonSnow; vorrei aggiungere un paio di considerazioni alla tua disamina molto bella
Tutti ce l'hanno con Jon perché sembra agire da zerbino di Dany. Io ricordo che neppure l'integerrimo Ned Stark era stato in grado di imporre la propria volontà col suo migliore amico Robert quando si è trattato di fare la scelta più importante della sua vita, che avrebbe segnato la sua fine e il destino dei suoi familiari. Non solo non era stato capace di rifiutare l'offerta di Robert, diventare suo primo cavaliere, ma per tutti quegli anni gli ha tenuto segreta l'identità di Jon perché non si fidava di ciò che avrebbe fatto il re. Perché sapeva che la loro amicizia, che era una fratellanza come più volte ribadito da Robert stesso, non sarebbe valsa a nulla di fronte alla possibilità per Robert di perdere la corona.
Così Jon/Aegon non è in grado di imporsi con Dany ma neppure con le sorelle, e cerca disperatamente di bilanciare l'attrito tra le parti per salvaguardare la posizione di Daenerys come regina perché sente che glielo deve.
Il fatto che decida di dire la verità alle sorelle è proprio da Jon, il suo senso del dovere, della verità a tutti i costi, gli impedisce di serbare per sè i suoi natali pur sapendo che dire la verità porterà a delle conseguenze, magari alla stessa rottura con Daenerys.
Ho trovato invece la reazione di Sansa e Dany in merito molto umana ma anche molto egoista.
Da una parte vediamo Daenerys fragile e insicura come non la vedevamo da quando era stata venduta a Drogo e cerca di usare l'amore di Jon a suo vantaggio, prima supplicando e poi usando la sua autorità per farlo tacere. Ha avuto un atteggiamento manipolatorio dettato dal terrore di perdere ciò che ha costruito con tanta fatica. E' rimasta sola ormai e credo che vederemo il suo personaggio rinchiudersi sempre di più. "Per andare avanti dovrai tornare indietro", le disse la maegi tanti anni prima. Dovrà perdere tutto. In questo suo crollo psicologico, che raggiunge l'apice con la esecuzione di Missandei, mi ha fatto davvero pena.
Si vede dal suo volto la stanchezza, la disillusione, l'insicurezza, la rabbia, il dolore per le perdite subite.
Molto bella anche l'ultima parola di Missandei, quel "Dracarys" che aveva segnato l'inizio dell'ascesa di Dany, quando aveva liberato gli Immacolati e l'ancella. Con quel Dracarys, Missandei sta dicendo a Dany di ricordarsi chi è e di fare quello che ha sempre fatto: distruggere i tiranni.
Poi abbiamo visto una Sansa utilizzare il segreto di Jon a suo vantaggio. "Knowledge is power", le aveva insegnato Ditocorto e lei sta applicando l'insegnamento ora, sicuramente credendo di avere buone intenzioni cioè la salvaguardia della sua famiglia. Però la salvaguardia della famiglia è la stessa scusa che hanno sempre usato anche i Lannister per fare tutto ciò che hanno fatto. Mi è piaciuto invece il gesto di appuntare la spilla Stark sul farsetto di Theon, una legittimizzazione post mortem molto toccante.
Mi è piaciuta Arya. Quando Gendry le ha chiesto la mano per un attimo ho temuto il peggio. Per fortuna è rimasta nel personaggio e ha ribadito quello che dice da quando aveva nove anni: io non sarò mai una lady. Per lei vedo un futuro da errante. Sarebbe bello se una parte del viaggio la facesse col Mastino, ma credo che anche Sandor ci lascerà presto.
Per un attimo mi sono arrabbiata per Jaime ma poi ho capito che non sta tornando da Cersei perché non ha capito niente, perché non si è evoluto, ma perchè il suo destino è legato a quello della sorella. Sono gemelli prima che amanti, impossibile ignorare il richiamo di questo legame viscerale nato nella pancia della madre. Forse in qualche modo lui si è sentito anche in colpa di avere avuto la sua redenzione, quel lampo di felicità che pensa di non meritare, mentre sua sorella sta per essere distrutta. Inoltre spero che alla fine ci regaleranno almeno il compiersi della profezia di Cersei attraverso di lui e che con essa si concluda il suo percorso.
Mi sono commossa per ser Brienne. Tutti gli uomini che nella vita ha amato l'hanno alla fine abbandonata non ricambiata e sono morti. Mentre guarda anche Jaime andare via, sa già che non lo vedrà mai più. Per un attimo si era illusa che questo amore fosse ricambiato (in un certo senso lo è, ma non come lo ama lei) e che sarebbero rimasti a Winterfell/Mulino Bianco insieme, ma il suo cuore un'altra volta si è spezzato.
Sono stata colpita dalla recitazione generale, come avevo già accennato. Persino Jon, che di solito non ci regala grandi espressioni emotive, mi ha stupita. Emilia si è calata nella parte alla grande. Tyrion è tornato Tyrion e persino Varys ha smesso di fare da tappezzeria.
Lena impeccabile come sempre.
L'unica nota davvero stonata è sempre Euron. Sempre eccessivo, sempre macchietta, come i cattivi di certi film.
Questa è l'unica Odissea: gli Argonauti partono in cerca della realtà per trovare, alla fine,
colui che la sta sognando. (Il pappagallo dalle sette lingue)
Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo. ( Virgilio - Eneide )
Tutte le fini sono il mio inizio, tutti i cammini sono il mio sentiero.
(benedettini disertori)
4 minutes fa, Oathkeeper dice:Poi abbiamo visto una Sansa utilizzare il segreto di Jon a suo vantaggio. "Knowledge is power", le aveva insegnato Ditocorto e lei sta applicando
Ditocorto avrebbe usato Daenerys. Sansa è una copia sbiadita di ciò che era little finger.
Da questa puntata ne esce malissimo lei come tutte gli Stark che paiono degli Xenofobi
9 minutes fa, Oathkeeper dice:Tutti ce l'hanno con Jon -cut- molto toccante.
Insomma, penso Jon passerà ai posteri come portatore di ingenuità e stupidità. Io apprezzo queste analisi, ma su questo punto mi pare palese creare un problema dove non c'è. Jon non vuole il potere, ama Dany, ma deve per forza dirlo alle sue sorelle, che continuano a ripetergli che non importa che non siano dello stesso genitore, son sempre fratelli ormai. E le conseguenze dell'ingenuità di questo personaggio, che per me a questo punto è solo conveniente e cattiva scrittura, saranno catastrofiche. Jon "Plot Device" Snow suona meglio, con tutto il bene che voglio al personaggio
9 minutes fa, Oathkeeper dice:Per un attimo mi sono arrabbiata per Jaime ma poi ho capito che non sta tornando da Cersei perché non ha capito niente, perché non si è evoluto, ma perchè il suo destino è legato a quello della sorella. Sono gemelli prima che amanti, impossibile ignorare il richiamo di questo legame viscerale nato nella pancia della madre. Forse in qualche modo lui si è sentito anche in colpa di avere avuto la sua redenzione, quel lampo di felicità che pensa di non meritare, mentre sua sorella sta per essere distrutta. Inoltre spero che alla fine ci regaleranno almeno il compiersi della profezia di Cersei attraverso di lui e che con essa si concluda il suo percorso..
4 minutes fa, Ancalagon dice:Ditocorto avrebbe usato Daenerys. Sansa è una copia sbiadita di ciò che era little finger.
Da questa puntata ne esce malissimo lei come tutte gli Stark che paiono degli Xenofobi
Beh... Gli hanno bruciato il nonno e lo zio e rapito la zia... Anche io li guarderei con un pelino di diffidenza...
9 minutes fa, Ser Jorah dice:Beh... Gli hanno bruciato il nonno e lo zio e rapito la zia... Anche io li guarderei con un pelino di diffidenza...
Dopo aver sventato un apocalisse zombie per merito loro non è il caso di fare gli schizzinosi.
Scusate, ma a me il fatto che la Lunga Notte sia stata trattata in modo cosi scialbo continua a non andare giu.
1 hour fa, Oathkeeper dice:
Per un attimo mi sono arrabbiata per Jaime ma poi ho capito che non sta tornando da Cersei perché non ha capito niente, perché non si è evoluto, ma perchè il suo destino è legato a quello della sorella. Sono gemelli prima che amanti, impossibile ignorare il richiamo di questo legame viscerale nato nella pancia della madre. Forse in qualche modo lui si è sentito anche in colpa di avere avuto la sua redenzione, quel lampo di felicità che pensa di non meritare, mentre sua sorella sta per essere distrutta. Inoltre spero che alla fine ci regaleranno almeno il compiersi della profezia di Cersei attraverso di lui e che con essa si concluda il suo percorso.
Sono stata colpita dalla recitazione generale, come avevo già accennato. Persino Jon, che di solito non ci regala grandi espressioni emotive, mi ha stupita. Emilia si è calata nella parte alla grande. Tyrion è tornato Tyrion e persino Varys ha smesso di fare da tappezzeria.
Lena impeccabile come sempre.
D'accordissimo col tuo post, soprattutto con le parti che ho quotato qui sopra. Su Jaime la penso come te, non è un'involuzione (sarebbe troppo deludente), e penso che nessuno si sarebbe davvero aspettato una vita a Grande Inverno per lui. Cersei, nel bene e nel male, è sempre stato il suo destino.
L'unica cosa è che penso che in qualche modo Brienne lo rivedrà, se Sansa a un certo punto dovesse recarsi ad Approdo difficile che lei non l'accompagni.
Anche io stranamente ho apprezzato la recitazione sia della Clarke che di harington, quando fa i discorsi "istituzionali" devo dire che funziona sempre molto. Però che tristezza l'aver lasciato Ghost come un paio di calzini usati.
In generale, al netto delle cose migliorabili, darei a questa puntata un 7 pieno, con alcuni picchi notevoli soprattutto nelle scene di Tyrion.
1 hour fa, JonSnow; dice:Comincio da ciò che non ho gradito a livello di scrittura e struttura, un qualcosa di già ampiamente rilevato: l'assalto via mare di Euron con annessa uccisione di Rhaegal. Probabilmente tra le scene più brutte e illogiche di cui ho memoria in GoT. Oltre a non avere una logica a livello strategico - né Daenerys né i suoi alleati tengono conto della flotta di Euron -, oltre ad essere ulteriormente illogica a livello strutturale (le navi di Euron apparentemente invisibili e non avvistate da nessuno), vede nell'abbattimento del drago il suo punto peggiore, poiché reso oggetto di un attacco in successione di per sé impossibile da operare. Ulteriormente ridicoli sono i fotogrammi successivi, con una pioggia di arpioni che si abbattono su Drogon, guarda caso, senza minimamente sfiorarlo. In tutto ciò anche la resa generale del tutto appare anticlimatica, sbrigativa e ricca di inutile foga, ove tutto si è svolto con una velocità disarmante quanto l'assenza di senno da cui tale tutto è accompagnato. Il possibile impatto visivo non è una giustificazione accettabile.
Venendo al resto...
Apertura suggestiva.
Volti emaciati esprimono cordoglio, le espressioni si perdono nel pallore di un gelo apparentemente senza fine. Dopo tanto tempo il concetto di morte non può essere più violato, la dignità è ripristinata nella concessione di una partenza definitiva. Il pianto che si appropria del volto di Daenerys è quello di una donna che avverte su di sé il peso di non aver potuto ricambiare un amore così totalizzante e riverente. Le lacrime di Sansa cadono per Theon come non è accaduto per Rickon. Comprensibile. I legami più profondi si forgiano spesso nella condivisione diretta di un identico dolore. Theon, per lei unico testimone del trauma più profondo, l'unico che potesse realmente stabilire una connessione emotiva sullo stesso, comprendendo la portata di quella così brutale violazione. Simbiosi assodata dalle cicatrici sui loro corpi, firma depravata del medesimo aguzzino. Parole solenni e giuste si trascinano in una voce stremata per l'ultimo saluto. Scopriamo quanto già ci è noto: l'egoismo dell'uomo è miseria dinanzi al potere insito nella morte. La fede in una memoria storica, l'immortalità degli uomini al di là della carne mediante la loro continua rievocazione mnemonica ed emotiva, è l'unica consolazione di chi è sopravvissuto.
Il giubilo è la conseguenza più naturale dello scampato pericolo. La complicità di Jon, Sansa e Tormund, non differentemente da quella di Jamie, Tyrion e Brienne, scorre sotto gli occhi spenti della Madre dei Draghi, specchio di una distanza incolmabile, un separatismo emotivo prodotto da un dolore irrecuperabile, dalla perdita, dall'alienazione, dal rifiuto di un popolo che non l'accetterà mai realmente e che non riuscirà mai a comprenderla, come lei parimenti con il suddetto popolo. Ella non può che avvertire il peso di tale rigetto, la ridondanza di un'assenza di empatia. L'unica persona davvero sola nella stanza. Nell'amore della gente verso Jon Snow emerge la vulnerabilità sopita in Daenerys, le sue certezze crollano, un senso di sedimentata insicurezza non può fare a meno di invaderla. Significativo che gli unici soggetti che avvertano l'impulso di coinvolgerla e rivolgersi a lei in modo positivo, senza acredine, e con spontaneo calore umano siano Jon e Tormund, che tentano, per quanto vanamente, di estendere anche a lei il piacere della condivisione di un'inaspettata gioia. Jon e Tormund, segnati a loro tempo dagli effetti dell'emarginazione e dell'esclusione, un meccanismo per loro così familiare, un'iniquità vissuta sulla loro pelle, ora riflettuta da un altro essere umano non dissimile da loro. Solo coloro che hanno provato una cosa simile possono ritrovarsi sensibili alla medesima, riassaporando un mai superato retrogusto di ingiustizia e brutalità.
Dinanzi a ciò è il sorriso di Sansa a spegnersi, anestetizzata alla comprensione emotiva, tanto da trovare gratificante l'emarginazione operata verso Daenerys, ritrovandosi altrettanto ad essere creatura preda di risentimento, lo stesso che la porta a perdere il controllo a causa di quelle risate e a dover evadere dopo un attento sguardo. Le parole che la Madre dei Draghi rivolgerà successivamente a Jon, riferendosi a lei, promuovono pertanto un assunto assennato. Ciò che Sansa ha subito l'ha segnata oltre qualunque strato di pelle, ha inquinato la sua natura. Il risultato del male che l'ha violata ha invaso la sua anima, sino a inaridirla, sino a renderla incapace di qualunque sinergia con il dolore altrui. Ciò che resta sono gli elaborati meccanismi di difesa, la mostra di una serafica freddezza, ove il costante mantra è la preservazione del proprio status quo. Come si evince dalla conversazione con Sandor Clegane (il dolore inteso come forgia evolutiva più efficace), ella cavalca il destriero della disillusione, totalmente vittima di una negatività coercitiva che le rende impossibile vedere e aspettarsi quanto di positivo ci possa essere nell'essere umano. Il Bene pertanto diviene una forma distorta, una proiezione da irridere e che cozza con il plausibile. Amarezza e oscuro sarcasmo circoscrivono il comportamento di una persona ad ora nuovamente oggetto di una costrizione emotiva auto inflittasi, quella del cinismo, emblema di un ulteriore prigione, in cui però ella si sente e sa di essere perlomeno al sicuro. Il risvolto positivo è dunque da lei visto come un miraggio etico. Non si inseguono più le chimere. Il meglio di sé è stato perso e non lo si avrà più indietro. Permane l'accettazione.
L'intimo confronto tra Jon e Daenerys mette in luce l'inizio del crollo nervoso di quest'ultima. Non vi è più margine per l'ego, non vi è più la fermezza figlia di ferree motivazioni. C'è solo la sensibilità di una creatura rifiutata, consapevole di un rigetto senza fine a cui la sua persona non era sin qui mai stata abituata e verso cui reagisce con smodata fragilità. Nulla può il singolo di fronte alla richiesta di un amore collettivo. L'amore di Jon nei suoi confronti è un qualcosa che non le basta e che non potrà bastarle. Ogni fibra di lei è seviziata dalla respinta di una terra che non la desidera e che rivolge la propria benevolenza altrove. Ella avverte offesa e dolore profondi, e propone (comanda) il da farsi.
Il consiglio di guerra propone due visioni parimenti accettabili. Quanto Sansa sostiene è un assunto profondamente razionale, in quanto un attacco immediato, con uomini stremati e forze disorganizzate rappresenta un suicidio militare e una foga che tralascia le condizioni precarie dei propri guerrieri. Per contro, Daenerys non ha torto nel voler partire alla carica, in quanto Cersei non arresterebbe comunque la propria avanzata e i propri piani bellicosi, ritrovandosi ad attaccare ciò che resta del Nord entro breve, come da organizzazione preventiva. L'unica via di mezzo sarebbe arroccarsi in difesa e attendere, ma di base nessuna delle due posizioni ha eccessivamente torto o ragione. Il sostegno che Jon dà a Daenerys nell'occasione, oltre che seguito di un dovere, è figlio di un supporto morale che egli ritiene necessario alla luce delle insicurezze e del malessere della suddetta.
''You think I am a good man. I pushed a boy out of a tower's window... crippled him for life. For Cersei. I strangled my cousin with my own hands just to go back to Cersei. I would have murdered every man, woman and child in Riverrun for Cersei. She is hateful... and so am I.''
Il legame tra Jaime Lannister e Brienne di Tarth perde invece la sua innocenza. Il tratto platonico che lo sospingeva, raccogliendolo in un nucleo di purezza e inesauribile affinità d'animo, è eroso e prevaricato da una passione rovente, a sua volta segnata dal dominio di un impeto viscerale, impossibile da ignorare. Ciò che è immaginifico svanisce in favore della potenza del gesto, sintomo dell'inusuale, dell'imponderabile. Entrambi riconoscono il predominio di ciò che sentono, la loro decisione coincide. L'idea muta in atto, lo stesso sentimento è sradicato dalla sua astrazione. Ma Brienne è pronta alla scelta, la accoglie, non vi è più alcun disagio, bensì la presenza di un pudore perpetuo, di una dignità ambivalente e rispettata, tanto dall'uno quanto dall'altro. Una parte di Jaime è conscia di essere stata guidata da emozioni non dissimili. Per quanto possa volersi dire il contrario, egli non avrebbe mai violato la persona che l'ha fatto rinascere solo per un'egoistica pulsione. Non è meno smarrito di quanto non lo sia lei dinanzi a quanto germogliava già dentro di lui. La scelta successiva, quella più ardua, non è l'indizio di un passo indietro, quanto il palesarsi di un fatalismo oscuro, di una consapevolezza nefasta. Per quanto sia andato avanti, per quanto abbia trovato una sua dimensione e per quanto sia venuto a contatto con una libertà identitaria e individuale così tangibile, egli non può fare a meno di sentire il richiamo di quel legame così distorto. Un qualcosa con cui, ancora oggi, sceglie di punirsi e di infliggersi, un qualcosa verso cui avverte profonda responsabilità, un qualcosa che egli identifica come un suo problema, un problema a cui solo e soltanto lui potrà mettere fine. In un senso o nell'altro è un atto di piètas umana ad esplodere in Jaime, incapace di accettare l'eventuale morte della sorella. Non è illuso dalla possibilità di amarla ancora, è invece in parte illuso nella possibilità di poterla ancora salvare. Per compiere tutto ciò egli non può che essere il giudice più severo di sé stesso. Egli teme tutto ciò che sta provando, ma ancor di più teme la verità insita nelle parole di Brienne - ''You are better than she is, you are a good man.'' -, la portata del significato al loro interno. Egli ha paura delle parti migliori di sé. Non può fare a meno di sentirsi terribilmente sbagliato, corrotto da sentimenti, emozioni e da una natura negativa. Si giudica aspramente e, di più, cerca di convincersi di essere capace solo di negatività e sofferenza. Un qualcosa che non può fare a meno di affrontare da solo, affinché la donna che ha di fronte, come tante altre persone, non possa essere consumata dalla sua natura. Volente o nolente, la scelta che compie esautora Brienne, ponendola in una condizione apparentemente salvifica, lontana da quel che egli considera solo un male, ossia sé stesso. Lo dice egli stesso. E' odioso, si odia e pertanto è convinto, sa, di meritare nient'altro che Cersei Lannister.
Le parole e le azioni di un uomo che ha provato a placare la sua natura ma che crede di aver fallito. Ancora una volta ritorna un anima dilaniata, la cui eventuale pace è un atteso messaggio, ora profondamente in ritardo.
La scelta di Jon dinanzi alle sorelle e all'albero del cuore è significativa della potenza del legame che ha con loro. Tra amore e famiglia egli compie una scelta di onore e affetto, in favore della seconda. Pone un branco di cui fa parte e al tempo stesso non fa parte al di sopra della donna che ama, contravvenendo pertanto alla volontà di quest'ultima (checché ne dica Varys sul suo essere piegato alla volontà di Daenerys). Una scelta che racchiude in sé uno sforzo non da poco e che è emblematica del dove risiedano realmente la lealtà e l'affetto di Jon, probabilmente anche per il futuro.
Il fatto che Sansa riveli a Tyrion quanto Jon ha confidato alla famiglia è un qualcosa di profondamente deludente sul piano umano, poiché Jon si è fidato di lei nell'occasione, come si era già fidato in passato lasciandola in comando e riconoscendole un valore, lei ha ora violato tale fiducia con questo gesto, venendo anche meno alla parola data e ad un giuramento in piena regola. Da questo punto di vista molto grave. La sua scelta comunque è causata da una volontà di tutelarsi da quello che considera un pericolo, pertanto compie una decisione di auto conservazione. Nelle parole di Tyrion verso di lei emerge evidente il fatto che egli in realtà non cerchi di convincere Sansa sulla bontà e l'idoneità di Daenerys, ma cerchi invece di convincere sé stesso.
Il commiato tra Jon, Sam e Tormund, oltre che profondamente umano nella separazione, fa trasparire un messaggio intrinseco non da poco: l'unica fase della sua vita in cui Jon si sia realmente sentito a casa e parte di un qualcosa è stato nel ritrovarsi ai confini del Nord, nella Night's Watch. Solo da Guardiano della Notte egli ha trovato per la prima volta un posto al mondo in cui fosse eguale e non avesse emarginazione, trovando altrettanto una sua dimensione identitaria. L'ironia e la contrapposizione di quanto pur il tormento e il peso del compito fossero coincisi con una molto relativa serenità mai più ritrovata. Le frasi che dice a riguardo di Ghost sul suo appartenere al Nord e sul fatto che meriti di trovare la sua pace lì possono valere anche per egli stesso, e forse ne è anche consapevole.
Ciò che è interessante è che perfino uno come Varys riesca a evolvere e a non incorrere nei comportamenti del passato, ove avrebbe già agito tempestivamente. Egli sceglie invece di mantenere la promessa fatta a Dany e di palesarle le proprie perplessità in modo aperto e diretto. Il responso è chiaro. Una Daenerys segnata da molteplici lutti e rifiuti ha ormai scelto di non considerare le migliaia di vite innocenti di Approdo del Re, oltrepassando dunque limiti etici e morali che prima non aveva potuto fare a meno di porsi, pur essendo essi il prodromo di un inevitabile svantaggio militare. Una scelta pragmatica quanto impetuosa che circoscrive ulteriore dubbio sul viso dell'eunuco. I discorsi tra Tyrion e Varys sono dunque il seguito di un qualcosa di cui si era già consapevoli: entrambi hanno sempre nutrito dubbi tanto nella personalità quanto nella condotta di Daenerys. Dubbi che ora emergono preponderanti nelle loro menti e che, alla luce di un'alternativa più idonea, sono per loro impossibili da ignorare. Dubbi che aprono a scenari drastici, ove neppure il matrimonio è da loro ritenuta un'opzione positiva, a causa della convinzione che la Regina dei Draghi possa assoggettare il proprio compagno in favore delle sue convinzioni.
La decapitazione di Missandei, avvenuta per volontà di una soddisfatta e sempre più folle Cersei, essere che non conosce resa, essere ormai prigioniero della convinzione e della certezza di non aver nulla da perdere e di potersi concedere ogni idillio, è un ulteriore varco nel cuore di Daenerys. Una discrepanza emotiva, un ulteriore lesione su su una natura già dilaniata. Ella non può che constatare il fallimento della benevolenza, dell'idealismo, del sistema diplomatico e relazionale adoperato sinora. Ogni fibra del suo corpo non può che ritrovarsi invasa da un sincero furore che divampa all'interno dei recessi della sua anima. All'interno di lei albergano dunque le connivenze della vendetta, una complessità di sentimenti che diligentemente fa evincere il suo crollo nervoso.
Gli ultimi fotogrammi dell'episodio segnano difatti l'uscita di scena di Daenerys Targaryen per come la conosciamo ora.
Un episodio la cui qualità risiede principalmente nella grande performance collettiva proposta dal Cast, ove la recitazione ha avuto davvero pochissime sbavature e abbastanza punti alti, un qualcosa che non capitava da molto.
Se non altro non ricordavo un Dinklage su questi livelli da tempo immemore.
Su Jon Snow mi sento di dissentire: é vero che Sansa e Daenerys ci fanno entrambe una figura pessima, ma lui mi é sembrato una macchietta. La scena di lui ubriaco dopo i festeggiamenti é stata imbarazzante, specie se paragonata all'attegiamento triste e riflessivo di Davos e Sandor o a quello di Sansa e Daenerys. É vero che lui non ha subito perdite "importanti", ma ha sempre visto metá dei suoi uomini morire. Cosí come non c'é stata alcun tipo di riflessione da parte sua sulle sue origini. Non ci é dato sapere cosa pensa di Ned, di Rhaegar, di sua madre. Non una scenetta in cui va da Jaime e gli dice: "Senti, tu che facevi parte della guardia reale... ma Rhaegar, non che mi interessi, é solo una curiositá, che tipo era?", Niente. Non dico che dovevano fare una stagione su lui che va dallo psicologo, ma siccome stanno impostando tutto su quello...
Anche la scelta di dire la veritá alle sorelle (desiderio umanissimo e comprensibilissimo) mi é sembrata contraddittoria: lui ribadisce che Sansa e Arya sono la sua famiglia, ma allora perché dirglielo per forza, perché non seppellire il segreto dentro di sé scegliendo cosí di essere (al di lá del dato biologico) il figlio di Ned Stark e non il figlio di Rhaegar?
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
@Figlia dell' estate Anche a me questo Jon non sta piacendo. Non perché sta facendo scelte sbagliate/discutibili, ma proprio perché sembra profondo quanto una pozzanghera. Che non parli dei Targaryen con Dany, che non cerchi notizie su Lyanna (tramite Bran, magari) è veramente incomprensibile. Sono cose che accadono off-screen per ragioni di tempo? Va bene, ma ogni tanto qualche accenno fallo, fammi capire che la notizia ti ha colpito/sconvolto.
Introspezione zero. Praticamente deve fare tutto lo spettatore, immaginando da un'espressione o una mezza frase il suo stato d'animo.
«When you heard him play his high harp with the silver strings and sing of twilights and tears
and the death of kings, you could not but feel that he was singing of himself and those he loved.»
— A STORM OF SWORDS
Concordo, spesso però mi chiedo se ciò non sia dovuto anche alle capacità attoriali di Kit, a mio giudizio, scarse.[mention=62212]Figlia dell' estate[/mention] Anche a me questo Jon non sta piacendo. Non perché sta facendo scelte sbagliate/discutibili, ma proprio perché sembra profondo quanto una pozzanghera. Che non parli dei Targaryen con Dany, che non cerchi notizie su Lyanna (tramite Bran, magari) è veramente incomprensibile. Sono cose che accadono off-screen per ragioni di tempo? Va bene, ma ogni tanto qualche accenno fallo, fammi capire che la notizia ti ha colpito/sconvolto.
Introspezione zero. Praticamente deve fare tutto lo spettatore, immaginando da un'espressione o una mezza frase il suo stato d'animo.
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@Kain L'attore di sicuro non aiuta, ma è pur vero che scene e dialoghi non li inventa lui. Per cui è proprio una mancanza a monte, in cui si privilegiano screzi/drammi/occhiatacce. Se toglievano due minuti al banchetto e facevano vedere un Jon malinconico con Spettro o Rhaegal, o anche nelle cripte ma senza Dany che automaticamente sposta il focus sul trono, era chiedere tanto?
«When you heard him play his high harp with the silver strings and sing of twilights and tears
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