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GoT - Percorsi evolutivi e mete finali.
J di JonSnow;
creato il 16 febbraio 2018

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Stella di Valyria
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Stella di Valyria
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Inviato il 27 maggio 2018 11:50
Il 27/5/2018 at 09:53, porcelain.ivory.steel dice:

conoscenza intesa come approccio scientifico e sperimentale.

In questo Sam potrà benissimo fare da pioniere.

 

Qualcosa di simile alla rivoluzione (o nascita) del metodo scientifico portata da Galileo?
Mi pare di ricordare una cosa, ma è una reminiscenza da liceo, un singolo concetto che mi è affiorato all'improvviso dopo decenni, in mezzo alla nebbia; quindi potrei prendere una cantonata epocale (nel caso, chiedo scusa in anticipo): non a caso un Galileo sboccia nel 1600: secolo di progressi enormi nel campo che ora definiamo scientifico, anche in termini di metodo, di tipo di approccio, di procedura. Perchè (questo è il passaggio su cui ho qualche dubbio... o meglio: pensandoci bene, sono quasi sicura di averlo studiato così, è da vedere se non era una semplificazione) è in quell'epoca che il corpo -di un morto- non è più considerato intoccabile, la Chiesa permette finalmente di dissezionare i cadaveri. E quindi nasce un modo di approcciarsi alla conoscenza del tutto nuovo, basato sull'osservazione diretta (e da qui o insieme a questo, con Galileo, sul metodo sperimentale in generale, che è anch'esso osservazione diretta, con in più tutto un preciso protocollo da seguire).

Secondo la tua bellissima ipotesi, @porcelain.ivory.steel, la "rivoluzione scientifica" portata da Sam potrebbe corrispondere a questa, alla rivoluzione Galileana o meglio, al 1600 in generale. Nel mondo delle Cronache, l'elemento cardine che permetterebbe la svolta sarebbe non il poter, finalmente, studiare il corpo umano in modo diretto, anzichè facendo ipotesi "dall'esterno", bensì l'affrancarsi da spiegazioni di tipo magico: anche queste, a modo loro e più ancora, ipotesi "dall'esterno", nel senso che attribuiscono ai fenomeni cause appunto esterne in quanto soprannaturali. Quindi inconoscibili per definizione, oltre che del tutto non controllabili da parte dell'essere umano.

 

Approccio al sapere che, pertanto, può solo essere un vicolo cieco, una strada che non porterà mai a nulla. Se non, come nella Cittadella, alla gelosa, ossesssiva conservazione di un sapere sclerotizzato, morto, mummificato. Perchè non sa progredire... perchè non ha, sia nel suo metodo che nella situazione con cui deve misurarsi(un mondo in cui l'elemento magico, effettivamente, è presente, e spesso in modo decisivo) , i mezzi , le risorse e gli strumenti per progredire.

 

Paradossalmente, quindi, come diceva @porcelain.ivory.steel , un'eventuale scomparsa della magia da Westeros, che abbiamo ipotizzato in diversi topic, potrebbe non essere un elemento negativo: perchè potrebbe essere la nascita del sapere autentico, quello fondato su uno spirito scientifico, anche se umanistico nell'oggetto e nei temi. O quello, comunque, fondato su un terreno su cui l'uomo può muoversi ed intervenire, perchè è lui l'agente e la causa, non un imponderabile, inconoscibile, incontrollabile fattore esterno.

 


Per inciso, Sam non è del tutto il primo, ad adottare questo approccio sperimentale e di ricerca personale: l'antico studioso sul cui testo egli apprende dell'uso dell'ossidiana per curare il Morbo Grigio, probabilmente aveva già tentato questa strada. Ma, come accaduto anche nella rel life a scienziati talmente eccezionali da essere troppo avanti rispetto ai tempi (mi viene in mente, in tempi più recenti, Boltzmann, che ha intuizioni fenomenali ma che in gran parte non vengono comprese, sono persino vagamente derise, tanto sono "avanti" rispetto al contesto culturale dell'epoca; e forse anche questo fortissimo disconoscimento del suo lavoro sarà tra le cause che lo porteranno al suicidio. Per inciso, anni dopo le sue teorie troveranno piena conferma sperimentale.) nessuno gli darà ascolto, il suo lavoro finirà tra i libri quasi dimenticati, quelli troppo sbrigativamente classificati come cantonate e incidenti di percorso di menti stravaganti. Certo, c'è un fatto che non è esattamente di aiuto: che egli... muoia di Morbo Grigio. Ma la scienza -ora lo sappiamo- procede per tentativi ed errori: lo sbaglio ci può anche stare, è contemplato, fa parte del cammino. E non per questo, per uno sbaglio o un elemento che rivela che la scoperta è ancora da perfezionare, bisogna gettare via tutto il lavoro di una vita, deridendolo, resettandolo completamente.  Tutto: compreso il metodo, l'idea di tentare vie nuove ed inesplorate.

Ecco: Sam, forse, riuscirà in quell'impresa che a quel lontano Maestro del passato, ormai quasi del tutto consegnato all'oblio e sottilmente deriso, sicuramente mai preso sul serio nè tantomeno seguito, non era riuscita, perchè i tempi non erano ancora pronti.

 

Modificato da Lord Beric il 05 July 2024 17:07 per

                              

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Inviato il 27 maggio 2018 12:06

Sì, è esattamente la mia idea di quello che potrebbe significare il percorso di Sam ed il suo fine ultimo, per cui non solo amico e consigliere fidato di Jon, non solo un improbabile eroe fuori dai classici stereotipi di ciò che questo dovrebbe essere, ma qualcosa di ben più confacente alla natura cuoriosa ed indagatrice dello stesso Sam. 

Egli, come tu ricordi, è un Confratello dei GdN, ma sappiamo anche che qualsiasi legge può essere cambiata, e che questo contrasta di netto con la sua nuova condizione, penso a Gilly ed al suo bambino, ed al suo essere divenuto volente o nolente l’erede maschio di Collina del Corno. 

Sicuramente mi piacerebbe che Sam avesse la possibilità di proseguire i suoi studi fino alla fine dei propri giorni, come maestro Aemon prima di lui, suo grande mentore e faro. E mi piacerebbe che il suo lascito, la sua eredità per i posteri fosse qualcosa di concreto, e non una pagina a caso nella storia di qualcun altro. 

Ma questo scenario penso di poterlo già adesso escludere. 

Modificato il 05 July 2024 17:07

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"Dreams don't mean anything, Dolores. They're just noise, they're not real." "What is real?" "That wich is irreplaceable."

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"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.

La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."

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Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

 

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia

perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.

 

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Stella di Valyria
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Inviato il 27 maggio 2018 17:06

Condivido pienamente l'appropriatezza di questo finale, ma non lo escluderei del tutto.

 

Allora: in teoria, abbiamo alcune possibilità, ma anche alcuni impedimenti. Diventare Maestro e poi tornare nei GdN, a prendere il posto di Maestro Aemon (che, se non sbaglio, è tuttora vacante) è una possibilità, ma con il problema di Gilly. Anche se, in realtà, i GdN hanno spesso frequentato donne, all'occorrenza: ma le prostitute di Città della Talpa sono cosa ben diversa da una compagna fissa ed amata: su questo non so cosa direbbe la regola. E i Maestri sono sempre soli: ignoro -o non ricordo- se facciano un voto di castità, ma i fatti indicherebbero  decisamente di sì. Mentre il Piccolo Sam, a rigore, non sarebbe un problema: perchè Sam lo sente come un figlio, e di fatto con Gilly formano una famiglia, ma biologicamente non lo è. Ma in ogni caso, ritrovarsi, dopo qualche anno di studio, confinato in capo al mondo, praticamente ritirato a scrivere le Cronache del Giaccio e del Fuoco, come solo suo compito "alto" per il resto della vita, per un uomo assetato di cultura e di nuovo come Sam mi sembrerebbe un percorso un po' "monco". Che ha portato a qualcosa di grandissimo, ma allo stesso tempo termina troppo presto, viene troncato quando poteva ancora crescere e portare altri frutti.


In quanto a diventare Lord di Collina del Corno (con annessa rivincita postuma sul padre e relativa giustizia poetica), circondato dai libri -come lo zio di Asha in Asoiaf- continuando a studiare e scrivendo le Cronache, ma nello stesso tempo unito a quello che sente, profondamente, come il suo nucleo familiare; tutto questo è impossibilitato dal il giuramento dei GDN. A meno, come scriveva Porcelain, di cambiamenti di regole o di una dispensa "per merito" conferita, per esempio, dal futuro re.

 

Ma penso che questi problemi si porranno, semmai, nei libri, e Martin avrà sicuramente una soluzione adeguata (facendo finta che usciranno, un lontano giorno del duemilaesperaci). Libri in cui la Barriera, se lo scontro con gli Estranei è ciclico come abbiamo spesso ipotizzato, a rigore di logica dovrebbe venire riparata, ed i GdN esistere ancora. Magari non più disprezzati e ridotti a pochi avanzi di galera, ma considerati un corpo nobile e con una funzione reale. In Got, invece, la soluzione finale potrebbe benissimo essere molto più semplice: si lascia intendere allo spettatore che il pericolo che arrivava dai ghiacci è vinto per sempre, come in un fantasy classico; quindi la Barriera non ha più ragione di esistere... e i GdN neppure. Il che lascerebbe Sam libero, e la sua strada lo potrebbe portare ovunque lui desideri: la sua meta finale comprenderà, comunque, essere il Narratore; ma il resto, la situazione di contorno, l'ambito in cui questo avverrà, li sceglierebbe lui.

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              


Iceandfire
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Inviato il 27 maggio 2018 17:17
6 hours fa, Figlia dell' estate dice:

A proposito di una possibile gravidanza di Danaerys, nella 2x2 Jon e Sam parlano di Gilly, Jon dice: "E chi la farà partorire, tu?" e Sam risponde: "Potrei farlo, l' ho letto in un libro". Spoiler per il futuro?

Io sono convinta che sarà Sam a far partorire Dany  proprio perché in GoT nulla viene detto a caso e nello specifico ci viene suggerito qualcosa di preciso.

E sarebbe altamente drammatico che Sam debba decidere tra la vita della madre e quella del figlio oppure se egli per salvare il figlio praticasse ,come illustrato in qualche libro che ha portato via dalla cittadella ,un taglio cesareo ,letale per la madre.

Il tutto in assenza di Jon e con presente probabilmente Jorah Mormont che alla scelta di salvare il figlio potrebbe opporsi all’inizio (con Dany che lo farebbe desistere )

Sarebbe un momento altamente drammatico e ricco di grande pathos.

Tornando a Sam mi viene da aggiungere che fa una scelta epocale nel senso che ha l’intelligenza e la bontà d’animo propria di alcuni reietti,di capire che la scienza non deve essere per pochi eletti che magari la usano solo quando,diventati maestri,vanno al servizio dei pochi ricchi padroni anche delle vite della gente comune ,ma va impiegata soprattutto ed essenzialmente per aiutare davvero chi ne ha bisogno .

E questo in un’epoca in cui un guerriero aveva un grande peso specifico per la sua casata mentre i deboli ,nobili soprattutto ,(figurarsi se persone di basso ceto , un ceto che non aveva nessun diritto ma solo doveri )non avevano alcuna possibilità di far valere altre doti che,in tempo di pace invece sarebbe state fondamentali  e apprezzate .

In quello stato di guerra continuo è vero il padre di Sam è stato disumano per la scelta operata e per le modalità con cui ha imposto al primogenito di farsi da parte ,ma resta il fatto che ha difeso l’esistenza stessa della sua  casata prediligendo il figlio in grado di seguire le sue orme .Tutto è molto cinico ma è anche di un pragmatismo estremo(homo homini lupis) .Anche se resta il fatto che il padre nutriva un disprezzo profondo per un figlio che riteneva vile ed inadeguato e che invece ,secondo me sarà fondamentale per la vittoria sul NK,mentre ama il figlio giusto e lo capiamo nella scena del rogo che ha anche un significato simbolico :ha bruciato un figlio non amato ma anche quello prediletto (nobile e di buon cuore peraltro ) viene non metaforicamente bruciato.

E anche in questo ci torna alla mente il raffronto con Tywin e il figlio rifiutato perché deforme e ritenuto inadeguato.

Quanto a Bran c’è un dialogo preciso con Meera che ci dice molto :lei non vorrebbe che Bran guardasse nel passato perché credeva non fosse ancora pronto e Bran le risponde che ormai era il corvo a 3 occhi e che era necessario affrontasse il suo dovere.

Bran in quello che vede ed ha visto capisce che esiste una inderogabile priorità che e’ la Guerra contro gli Estranei e conosce il ruolo che in essa avranno Jon innanzitutto (Bran avrà visto con quanto amore e dolore Jon lo ha salutato,ma non per questo cerca solo di parlare con lui )e anche Arya cui non a caso regala il pugnale di acciaio di Valyria che doveva ucciderlo .E una priorità è una priorità e assorbe ogni energia ,sentimenti,pulsioni.

Inoltre prima che morisse era il corvo a 3 occhi che gli faceva vedere i momenti chiave di tutti gli eventi passati .

E se ci si fa caso Sam ha fatto lo stesso con lui chiedendogli di vedere la scena del matrimonio tra Rhaegar e Lyanna da cui si evince che Jon è non solo l’erede di casa Targaryen ma figlio legittimo e,quindi,Azor Ahai come da leggenda scritta nelle famose pergamene che secondo me possono essere rinvenute e correttamente interpretate .

E questo potrebbe in un certo senso tranquillizzare Bran che peraltro ha in parte sangue in comune con Jon ,è ghiaccio.

Potrebbe wargarsi in Viserion ....In tutti gli eventi della ottava stagione Sam dovrebbe avere un ruolo chiave di grande supporto per il portatore dell’anello...pardon di Jon e della sua guida Bran 

Modificato il 05 July 2024 17:07

Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei   miei bellissimi  ed elegantissimi avatar e firma

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« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »

''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.

 

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Stella di Valyria
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Inviato il 27 maggio 2018 18:05
3 hours fa, Iceandfire dice:

Sam dovrebbe avere un ruolo chiave di grande supporto per il portatore dell’anello...pardon di Jon e della sua guida Bran 


:)Ma sai che proprio stamattina mi chiedevo se fosse un caso che Martin abbia scelto per Sam (un nome reale e comune, tra l'altro, molto diverso da quasi tutti gli altri di Got, che sono di fantasia o comunque varianti di fantasia di nomi reali, almeno credo) proprio il nome del fedele aiutante di Frodo? Il nome di colui che non è certo l'eroe della situazione, che invece è Frodo, ma senza il qualce l'eroe non avrebbe mai potuto assolvere al suo compito? Mi viene davvero il dubbio che sia una citazione :) 
E in effetti, il Martin-Sam è stato introdotto come un personaggio da cui aspettarsi poco o nulla: un debole tra i forti, una figura dimessa ed il cui possiibile contributo appariva al massimo più che altro la profonda amicizia ed il sostegno morale. E invece si sta rivelando sempre di più complementare ed indispensabile, con il proprio contributo, all'eroe, Jon: esattamente come il Tolkien-Sam con Frodo.


 

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              


Iceandfire
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Inviato il 29 maggio 2018 15:57

Che poi la figura di Sam non la vedo tanto dimessa considerando la sua parabola in GoT.

Certamente quando arriva a Castello Nero è depresso ed impaurito ,ha paura del futuro ed e’ perfettamente conscio di essere del tutto inadeguato alla nuova vita che gli è stata imposta e alla quale non era affatto portato .

Era peraltro un ragazzo davvero perspicace ed intelligente e,superata la fase iniziale di sbandamento dimostra tutto il suo pragmatico e lucido valore .

A ben vedere era una mente libera che non subiva quanto gli era imposto solo perché viveva in un mondo violento e prevaricatore (e ne aveva pagate le conseguenze ).

In quel mondo solo i violenti ,i temerari ,coloro che si attenevano a regole precise di una convivenza violenta erano considerati onorevoli anche se molti non lo erano affatto.Ma intanto andavano spesso a farsi ammazzare o mutilare nella migliore delle ipotesi solo perché vassalli di un signore senza scrupoli che poteva dare loro un pugno di oro e un poco di potere in più .

Sam per quei tempi era un uomo moderno e civile che per la sua intelligenza (e anche lealtà nel supportare Jon ,la donna amata e suo figlio ed i suoi confratelli )non solo era sopravvissuto senza danni ma si era fatto apprezzare per la sua sagacia e per il suo spirito di osservazione da ricercatore ,non solo da Jon ma anche da Mormont ,Stannis,il maestro della cittadella .

E Sam ha sempre fatto la cosa giusta e più produttiva anche rischiando di persona (vedi tentativo di stupro di Gilly mandato a monte con grande coraggio grazie anche all’aiuto istintivo ma meritato di Ghost ).

Questo per dire che è facile mettere etichette e bullizzare chi non sa o non vuole combattere (ma che sa fare ben altro e lo vedremo ancora credo ) molto più difficile è cercare di capire il modo di porsi di un apparente vigliacco le cui gesta resteranno e saranno raccontate ai posteri mentre di troppi morti in battaglia ,carne da macello e basta , si perderà la memoria .

Sam è un personaggio moderno ,il più moderno di GOT perché eroe pur essendo un antieroe alla faccia della gente di vedute limitate e legate alle tradizioni del tempo in cui ha vissuto ,è in un certo senso  l’elogio della ragione e dell’intelligenza ,il fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza.

Per questo sarà uno dei superstiti più importanti ,ricostruirà anche dalle rovine e sarà la speranza del nuovo mondo 

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 30 maggio 2018 9:14

Sono d'accordo, Sam è un bastian contrario all'interno della società in cui è nato ed è costretto a vivere, ma non è mai vittima, non si pone come tale, dopo una prima fase di scoramento al Castello Nero trova subito la sua strada, anche grazie all'incarico di attendente di maestro Aemon, dove puà mettere a frutto la sua competenza ad esempio con le lettere ed affinare le proprie capacità cognitive.

Ha sicuramente una forza di volontà elevata ed un coraggio evidente, dove per coraggio intendo una forza d'animo capace di affrontare e dominare anche situazioni difficili  e scomode senza mai perdere in lucidità ed in umanità.

Da questo punto di vista sì, Sam è una personalità di rottura con tutto il contesto storico e sociale circostante.


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Inviato il 30 maggio 2018 12:15

@porcelain.ivory.steel, Bella questa osservazione! Il "coraggio" non è soltanto quello di buttarsi nella mischia con la spada in pugno: questa è la forma di coraggio più esteriore e superficiale, e quella -l'unica, probabilmente- che si è portati a cogliere in una società e cultura fondate, di fatto, sulla forza bruta e sullo scontro fisico (tra singoli o tra gruppi, come guerra). Ma ne esistono tante altre: il coraggio di restare coerenti ad un'idea, ad un progetto o ad un principio, che è un coraggio tutto interiore di fronte a se stessi e dentro se stessi, che gli osservatori esterni facilmente non coglieranno neanche. E che Sam possiede, nel suo perseguire la sua vocazione, il sapere e la conoscenza. O il coraggio di non tirarsi indietro di fronte ad un essere umano sull'orlo della disperazione (Gilly) che ti chiede aiuto, in una situazione ben diversa dal classico combattimento tra spade, ma che richiede di comportarsi contro ogni usanza e contro il giudizio negativo che, dagli altri, sicuramente ti pioverà addosso.

 

Forse prendo una cantonata, ma a un certo punto Ned non diceva qualcosa che in sostanza significava "il coraggio non è non provare paura: il coraggio è aver paura, ma andare avanti ugualmente"? Ecco, anche questa forma di coraggio, Sam la possiede; forse più di ogni altro. Sam non è un vigliacco, come il padre l'ha convinto al punto che, al Castello Nero, parlando con Jon, usa questa parola per descrivere ciò che più lo caratterizza, quasi per presentarsi. E' un timoroso, questo sì, sicuramente. Un essere umano che teme molte cose. Compreso il fatto stesso non saperle affrontare; o di non essere all'altezza delle aspettative che, dall'esterno (la figura paterna, ser Allister, le regole del Castello Nero) gli vengono buttate addosso, senza tener in alcun conto la sua indole, la sua personalità, i suoi punti di debolezza e di forza; il suo esistere come individuo e non come l'ennesimo ingranaggio da inserire tra mille altri ingranaggi tutti uguali. Ma che sa affrontare i propri timori e, quando è necessario, per una Causa in cui crede veramente -che non è e non sarà mai il duello, il torneo o la guerra fine a se stessa, come avrebbe voluto il padre- trova anche la forza, il coraggio di vincerli.

 

 

(Per inciso, anche il coraggio nella sua accezione più semplice, quella a cui ho accennato ad inizio post, non è per niente un discorso univoco, scontato, monolitico. E Asoiaf e Got ce lo insegnano benissimo. Esiste il coraggio tormentato di un Ned, che si reca malvolentieri ad Approdo del Re e lì si muove su un terreno che non è il suo, tra intrighi e pericoli, ben sapendo di camminare su un filo di lama e rimpiangendo mille volte il terreno ben più sicuro di Grande Inverno, ma non si tira indietro per dovere e fedeltà a Robert. Quello deciso e spregiudicato -forse più da giovane, più da ragazzo, rispetto a Ned- ma nello stesso tempo sempre ponderato di un Robb, quando organizza battaglie ed attacchi. Quello un po' da spacconi di un Loras e un Renly, anche se questo è molto più visibile nei libri, che in realtà più che coraggio è sopravvalutazione di se' e sottovalutazione del pericolo: in una parola, incoscienza, risultato della somma tra  inesperienza di vita ed eccessiva autostima. Quello di un Tyrion nella battaglia di Dark Water, quando non si tira indietro alla responsabilità che gli è caduta addosso e prima organizza e poi, quando il momento lo richiede, scende nel cuore della battaglia, anche se probabilmente, uomo non avvezzo a combattere e fisicamente svantaggiatissimo, il suo, in quel momento, è proprio il coraggio di cui parlava Ned: non l'assenza di paura, ma l'aver paura eppure andare avanti, compiere il proprio dovere nonostante questa. Quello di un Jaime che corre incontro alle fauci distruttive del drago, "coraggio" che forse nasconde un "ma sì: intanto, se anche andasse male, non sarà una gran perdita"; se non addiritttura un inconscio desiderio di morte. Quello istintivo, irruento e poco ponderato perchè nasce dall'urgenza immediata -anche nel senso di "non mediata" da una valutazione razionale- di salvare una persona amata, di un Jon che, vedendo Rickon in pericolo, si butta a capofitto nella zona di portata degli arcieri Bolton; per non dire che forse anche dietro questo probabilmente c'è un più o meno consapevole desiderio di morte, del sollievo di essere finalmente chiamato fuori dal gioco; o perlomeno un amare poco o nulla la propria vita, per quello che è diventata.

 

 

Tutto questo per dire: il termine "coraggio" ha mille significati, e mille modi per manifestarsi. E quello che il conformista, superficiale, monolitico padre-padrone di Sam cerca, esige in lui, è solo uno di quei mille modi. Probabilmente il più superficiale e banale; e certamente non il più alto.

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              


Iceandfire
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Inviato il 30 maggio 2018 16:16

E poi ,ancora a ben vedere ,Sam è stato decisivo per il destino di Jon come tale e come Azor Ahai.

Avendo realizzato che con Thorne ci sarebbero stati tempi duri per Jon e durissimi  per lui Gilly e il piccolo Sam,viene allo scoperto anche come abile politico e retore infatti pronuncia un discorso molto intelligente e ricco di paragoni diretti ed indiretti ,non rivolto contro Thorne che era un militare stimato dalla truppa specie dopo il suo comportamento nella battaglia a Castello Nero,ma circonstanziato contro chi Thorne sosteneva per motivi strumentali e che era un vigliacco.

Inoltre cita anche il rispettatissimo ex Lord Commander Mormont che doveva essere vendicato e questa vendetta è stata opera di Jon.Tocca un tasto notevole tra militari ecco.

Voglio dire che dopo l’elezione di Jon a LC da lui abilmente caldeggiata nascono tutti i successivi fondamentali sviluppi di GoT compresa l’amicizia e l’alleanza con i Bruti che hanno il massimo rispetto di Jon .

E Sam di fatto fa incontrare il son  del ghiaccio e del fuoco con la fatale Targaryen fuoco e basta ,anche troppo direi con la famosa raccormandata sul vetro di drago presente nell'isola dove era la casa ancestrale Targaryen.

Da qui il detto :tutti vorremmo un amico come Sam ,uno peraltro non invidioso dei successi di Jon ...un programmatore intelligente e lucido non da poco ( e senza neanche essere davvero cosciente di questo )

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 30 maggio 2018 17:32

Mi ricollego a questa ultima osservazione per dire giusto una cosa in aggiunta a quanto detto da voi,  e cioè che la statura di Sam, l'importanza del suo lavoro di ricerca e studio, la sua costante applicazione viene riconosciuta da una delle maggiori figure di ASOIAF, Stannis Baratheon. E' un concetto che avevo espresso già in precedenza, ma alla luce di quanto stiamo dicendo mi piace riprenderlo un attimo.

Con quel suo "Cerca ancora, Samwell Tarly", Stannis lo incoraggia a non abbandonare la sua ricerca di documenti e fonti in cui è presente il vetro di drago e qualsiasi altra informazione possa tornare utile nella lotta contro gli Estranei. 

Sam si sente, così, inorgoglito e stimolato, ed è questo che un re, ma in generale qualsiasi leader, deve fare con la sua gente, incoraggiarla e mai umiliarla, supportarne le iniziative degne di lode e fare in modo che ognuno si senta libero di esprimere se stesso al meglio, ognuno in base alla propria indole e capacità.

Allo stesso modo, anche Jon accetta di lasciarlo partire alla volta della Cittadella per far sì che Sam ampli la sua conoscenza, pur non nascondendo il dispiacere per l'amico dal quale si deve separare, ma convinto che quella decisione possa portare un futuro beneficio a tutti loro.

Stannis, Tyrion, Jon, maestro Aemon, il Lord Comandante Mormont, sono uomini saggi e lungimiranti. E la fortuna di Sam è stata anche quella di incontrarli lungo la propria strada, servendone alcuni ed affiancandone altri.

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

ltyUYas.png

My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”

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"Dreams don't mean anything, Dolores. They're just noise, they're not real." "What is real?" "That wich is irreplaceable."

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"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.

La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."

___

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

 

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia

perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.

 


Iceandfire
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Inviato il 30 maggio 2018 22:21

Infatti un vero leader deve essere capace di motivare coloro che lo seguono ,non vessarli, non rimproverarli gratuitamente , non sminuirne la figura con altri ,ma deve capirne le possibilità e metterli in condizione di operare al meglio (e per questo Thorne ricorda il sergente di full metal jacket  e basta)

La derisione e i pettegolezzi e l’invidia gratuita non appartengono ad un vero leader 

Modificato il 05 July 2024 17:07

Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei   miei bellissimi  ed elegantissimi avatar e firma

bQ7ab7S.png;
« I am a wolf and I fear nobody. »

''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''

« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »

''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.

 

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Inviato il 30 maggio 2018 22:40

@porcelain.ivory.steel  Vero, proprio. Giorni fa scrivevo quanto del proprio se stesso attuale Davos debba, anche lui, a Stannis; e quanto della propria crescita e formazione Jon -che, come noti tu, Porcelain,  ha contribuito tantissimo al percorso di Sam- debba ai suoi mentori (a volte veri e propri padri putativi); di cui l'ultimo potrebbe essere -chissà- proprio Davos. E Sam, con la scoperta dell'ossidiana ed altro, come notava @Iceandfire, ricambia materialmente Jon. Non penso che questo sia un caso: non solo i percorsi dei personaggi si intrecciano, come è ovvio che sia in un romanzo; ma l'evoluzione di questo gruppo di personaggi più che da tre linee separate è formata da una rete, un intreccio continuo. Talvolta è quasi un attraversare gli stessi passaggi (la ricorrenza della figura di Stannis, che tra l'altro mostra immediatamente stima e rispetto anche verso Jon riconoscendo, anche in lui, un essere umano di quelli speciali, con qualcosa di più degli altri; ed i mentori comuni a Jon e Sam, in particolare Maestro Aemon); altre una sorta di scambio atipico, un ricevere (da uno) e restituire (ad un altro). Un''interazione continua, in cui ognuno arricchisce il suo prossimo con un po' di se': della propria esperienza, di ciò che ha imparato dalla vita, magari sulla propria pelle; del proprio particolare talento. In una parola: collaborazione. Per restare a galla in un mondo sempre più aspro e difficile. Come, semplicemente, dovrebbe essere, tra esseri umani degni di questo nome.

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              

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Inviato il 31 maggio 2018 16:05

Tormund Veleno dei Giganti, Pugno di Tuono, Affabulatore, Soffiatore di Corno, Marito di Orse e Padre di Eserciti.

O, più semplicemente, Tormund.

Inizialmente presentato come nemico di Jon Snow, successivamente ne diviene uno dei più leali amici ed alleati.

In GoT si è cercato di caratterizzare al meglio il rapporto tra Mance Rayder, un tempo confratello dei Guardiani della Notte , poi auto proclamatosi Re oltre la Barriera, ed il popolo libero, di cui Tormund è uno dei rappresentanti, tuttavia non è mai stata delineata troppo chiaramente la struttura gerarchica alla corte di Mance, probabilmente perchè anche questa non è particolarmente rigida e strutturata.

Di certo notiamo subito una profonda confidenza tra Mance e Tormund, troviamo infatti Tormund nella sua tenda quando Jon incontra per la prima volta il Re oltre la Barriera, e da qui possiamo dedurre che sia uno dei suoi uomini più fidati, consigliere politico, forse, uno dei suoi luogotenenti insieme al Lord delle Ossa ed al Maknar dei Thenn.

I Bruti, o popolo libero, come sappiamo sono un insieme di persone, centinaia, migliaia, liberamente stanzianti nei territori aspri oltre la Barriera, il vero Nord, come loro amano definirlo; sono organizzati in famiglie, clan e tribù differenti, spesso in conflitto tra loro, alcuni più bellicosi, altri meno, hanno culture e tradizioni proprie, ed una delle loro caratteristiche è quella di non inginocchiarsi a nessuno dei re provenienti da sud, intendendo l'atto di sottomissione come forma di limitazione alla propria libertà; di contro, gli abitanti di Westeros tendono ad avere un concetto molto negativo dei Bruti, in particolare le popolazioni che vivono al Nord del continente occidentale, costretti spesso a fronteggiarli, in quanto li vedono come un'accozzaglia eterogenea di barbari, razziatori, predoni e stupratori, sovente inclini a scorribande nelle terre appena a ridosso del lato sud della Barriera.

Con l'avvento di Mance Ryder, però, ci viene raccontato come un centinaio tra clan e tribù del popolo libero si unisca sotto la sua guida per sferrare l'attacco alla Barriera ed ai Guardiani della Notte, da sempre loro nemici, con l'obiettivo di trasferirsi nei territori più a sud, poiché l'inverno sta arrivando e con l'inverno altre cose ben peggiori e terribili: Mance sa che se il popolo libero restasse a nord della Barriera troppo a lungo sarebbe destinato all'estinzione, o peggio, è quindi suo preciso obiettivo quello di far passare più gente possibile al di là dell'immenso muro di ghiaccio che da secoli li separa dal resto del continente.

Tormund è di certo tra i personaggi più amati di GoT, il suo contributo e la sua popolarità crescono di stagione in stagione, riesce infatti a sopravvivere ad alcune tra le più feroci, intense ed epiche battaglie di tutta la serie: quella al Castello Nero, quando è ancora un antagonista di Jon e dei Guardiani della Notte, ad Aspra Dimora, nella Battaglia dei Bastardi ed ancora nella missione oltre la Barriera nella S7; queste ultime tre come alleato di Jon.

Sono senza dubbio alcuni tra i momenti più epici, dalla scalata alla Barriera, ad Aspra Dimora col suo straziante finale, alla Battaglia per riconquistare Grande Inverno, in cui si è sempre dimostrato un guerriero ferocissimo.

Dopo che l'esercito di Mance viene sopraffatto da quello di Stannis e da questo fatto prigioniero, Jon persuade Tormund, che intanto ricompone quel che resta dei Bruti, della necessità di far attraversare loro la Barriera. Tormund, dapprima riluttante all'idea dimostrarsi alla sua gente in catene ma dalla parte di Jon, successivamente si persuade quando comprende che è l'unica scelta che la sua gente ha di continuare a rimanere in vita. Da allora inizia un'intensa collaborazione tra i due, fatta di stima personale e reciproco rispetto.

Tormund riconosce che Jon ha vissuto troppo a lungo tra di loro per non essere intimamente mutato, per quanto egli rimanga sempre fedele alla sua confraternita e ne rispetti le regole, ed informato della sua morte per mano di alcuni dei suoi stessi confratelli si reca con Edd l'Addolorato al Castello Nero per vendicarne l'onore.

Passa dal vederlo come avversario a riconoscerne il valore in battaglia, nonché quello umano.

Bellissimo a mio parere il confronto tra lui e ser Davos la notte precedente la Battaglia dei Bastardi, quando si trovano a riflettere su come entrambi sbagliassero a credere in dei Re, (Stannis e Mance), mentre ora hanno di fronte Jon, un uomo, e scelgono di credere in esso, nell'uomo, fino alla morte, se sarà necessario, poiché lo stesso Jon è morto per il diritto alla vita del popolo libero.

"I corvi l'hanno ucciso, è morto per noi, se noi non facciamo lo stesso per lui saremo dei codardi, e se lo saremo ci saremo meritati di essere stati gli ultimi uomini liberi", sono le parole che pronuncia nel perorare la causa di Jon con i capi del popolo libero nel combattere alle porte di Grande Inverno.

 

Per quanto mi riguarda ritengo che sia Jon che Tormund abbiano appreso tantissimo l'uno dall'altro, e tratto un indubbio vantaggio dalle reciproche naturali differenze; combattono da sempre la stessa guerra ma su fronti opposti, ognuno di loro è convinto che la propria causa sia più giusta di quella dell'altro, finchè non si trovano a convivere ed a rendersi conto di quanto siano tutti, indistintamente, uomini e ciò che li divide, fisicamente ed ideologicamente, è solo il nascere, vivere e morire da lati opposti della Barriera.

La minaccia però adesso è reale ed è per tutti, e Tormund che dopo la morte di Mance si trova a guidare quel che resta del popolo libero si rende conto che il tempo delle lotte tra gli uomini è finito, che devono allearsi con chi può proteggere tutti loro.

 

Per me Tormund è uno di quei personaggi destinati a salutarci, così come il suo popolo è destinato ad essere annesso, finalmente, al resto del Regno, o di quel che ne rimarrà a guerra finita.

Se Mance ha avuto la lungimiranza e la saggezza di comprendere che i Bruti dovessero infine lasciare le terre a nord della Barriera e cercare riparo a sud per sopravvivere, ma poi di fatto il suo orgoglio non gli ha permesso di compiere il passo successivo, toccherà a Tormund dichiarare terminate definitivamente tutte le schermaglie con le popolazioni a sud.

 

Probabilmente sarà lui a portare a Grande Inverno la notizia della caduta della Barriera, e combatterà la sua ultima battaglia accanto ai suoi amici.

D'altronde, è sopravvissuto a talmente tante situazioni drammatiche che non può non dare il suo contributo decisivo un'ultima volta.

Per quanto, poi, sia un personaggio minore, credo sarà straziante dirgli addio anche per l'innata simpatia che trasmettono la sua capigliatura e la sua barba fulva, un altro baciato dal fuoco, si direbbe.

Modificato il 05 July 2024 17:07

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La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."

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Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia

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Stella di Valyria
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1922 messaggi
Stella di Valyria
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S

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Inviato il 31 maggio 2018 21:26

Oh, Tormund. Dico subito che sono molto in difficoltà a scrivere qualcosa su di lui: non so perché, ma è uno di quei personaggi che mi hanno raggiunta poco, nonostante la forte comunicativa dell’attore. Forse perché sono rimasta spiazzata dalla grande differenza rispetto ad Asoiaf ed a come, da questo, me lo ero immaginato, e non ho mai superato del tutto questa difficoltà, questa specie di diffidenza. Quindi, temo di non averlo seguito con tutta l’attenzione che avrebbe meritato.

 

Ma dato che non riesco a rinunciare a scrivere anche quando forse sarebbe il caso :)  ... ho provato lo stesso a pensare qualcosa. Anche se, per farlo, l’unica è fare una specie di confronto con quello che da un certo punto in poi diventa il suo interlocutore, compagno, alleato, amico e punto di riferimento per eccellenza: Jon Snow. E pensare al loro legame. Non per sviare il discorso divagando su un altro personaggio, anzi; ma per il semplice motivo che avere un elemento di riferimento e paragone è un "trucco" che forse mi aiuterà a tirare fuori qualche idea; poi ovvio che cercherò di tenermi più su Tormund che su Jon. Ma chiedo scusa sin d’ora se, anziché volare alto, probabilmente sbattacchierò malamente le ali ad un desolante pollo-level: ma sto parlando di un personaggio che, per mia colpa, conosco molto poco, cercate di essere comprensivi :)E ora, raccogliamo un bel po' di incoscienza, e buttiamoci in un discorso che non so da che parte prendere. :)

 

 

Curiosamente, rispetto a Jon Tormund mi appare contemporaneamente sia il suo doppio che il suo opposto. Simmetrico, per molti aspetti –il suo analogo al di là della Barriera- e, per altri, l'esatto contrario.

 

Come Jon, Tormund è uomo capace di superare i preconcetti, gettarsi alle spalle in poco più di un attimo secoli di pregiudizi assorbiti e respirati assieme alla cultura in cui si è formato, quella della propria gente: Tormund, come Jon, sa riconoscere nell'altro  il simile a sé. Comprendere che lealtà, buona fede, valore ed onore possono esistere in ogni essere umano, sono le stesse ed hanno pari dignità e valore, indipendentemente dal lato della Barriera da cui, solo per casualità, quell'essere umano è venuto alla luce. Per la sua gente, Tormund sarà uno dei primi a compiere questa presa di coscienza, diventando l’avanguardia e l’apripista di un percorso di avvicinamento epocale, straordinario e fino a poco prima assolutamente inconcepibile; esattamente come Jon tra i Guardiani.
In questo, dicevo, Tormund è il corrispettivo, quasi un "doppio" di Jon. Ed entrambi paiono riconoscersi, tra tanti, come simili, portatori degli stessi valori di lealtà, coraggio ed onore che non hanno bandiera né etichetta di appartenenza.

Ma per quasi tutto il resto, Tormund è  il suo opposto. E, proprio in virtù di questo, a volte il suo complementare. Quasi un’immagine speculare, in cui alcune caratteristiche coincidono ed altre appaiono ribaltate.

 

 

Tanto Jon è complesso, introverso, sofferto, tormentato, lacerato, portatore involontario di un grumo di infelicità che non lo abbandona mai, tanto Tormund è lineare, sanguigno, semplice fino a rasentare, in alcuni momenti, una quasi buffa ingenuità (per esempio nello scambio di battute sulla manovra a tenaglia. Fatto peraltro comprensibilissimo, perché figlio di un'altra cultura e un modo di vivere più immediato e con meno sovrastrutture, materiali ma anche mentali). Ed è espansivo, estroverso, ottimista; portato a sdrammatizzare i momenti di tensione più estrema -quelli che precedono una battaglia, per esempio- con una battuta di grana grossa, ma talmente lontana dai castelli mentali ed ansie anticipatorie che, nello stesso momento, l’interlocutore si sta costruendo, che in qualche modo riesce nel suo intento, come minimo lo spiazza talmente da strappargli un sorriso. Il che, in un momento di estrema preoccupazione, è già tanto. Anche per la sicurezza che, indirettamente, infonde, sapere di avere accanto a te una figura così salda, solida; senza cedimenti e non incrinabile dalla paura. Mentre Jon sa essere un capo, sa trascinare e convincere, e questo include anche l’infondere sicurezza e senso di forza; ma lo fa, appunto, nelle vesti di capo. Quando parla come Lord Comandante o Re del Nord. Ma come individuo, come Jon, è irrimediabilmente condannato alla consapevolezza. Di tutto ciò che potrebbe andare storto; di ogni possibile sviluppo negativo. Dell’altra possibilità; del peggio.

 

 

Tormund, lo capiamo in ogni istante, ama la vita. Profondamente, con tutto se stesso. Possibilmente quella sana, semplice ma un po’ godereccia, quando possibile –un otre di buon vino, un momento di festa tra compagni con del cibo abbondante da assaporare di gusto, probabilmente la vicinanza di una donna- ma anche il semplice fatto di esserci, di camminare su questo mondo; di essere vivo. Eppure, non teme la morte. Per un insieme di fattori: per coraggio, valore e lealtà, prima di tutto, come ben ricordato da @porcelain.ivory.steel    in quella citazione. Ma, forse, persino perché... la morte stessa, fa parte della vita. Perlomeno, la battaglia in cui ti giochi tutto, l’adrenalina che sale a mille; la situazione in cui veramente la vita si riduce al suo nudo nucleo essenziale, che è il lottare con tutto te stesso per sopravvivere. L' istante in cui ti sembra veramente che il momento finale sia giunto e forse non distingui neanche più il combattere per coraggio dal combattere per paura. Perchè anche questi sono aspetti della vita, quasi inevitabili, almeno in quell’epoca ed in quel tipo di società. Aspetti e momenti di quella stessa vita che lui tanto ama. Quindi, se sei deciso a viverla fino in fondo, la vita, e soprattutto viverla rimanendo te stesso, con i tuoi valori e la tua coscienza, non puoi essere selettivo; non puoi fuggire da nulla di ciò che essa ti pone sul cammino o ti chiede. Tantomeno da una battaglia per difendere la tua gente, o per il fratello spirituale che, in un'altra occasione, l’ha salvata. E l'ha fatto non mandando avanti un esercito mentre stava a guardare al sicuro nelle retrovie, ma mettendosi in gioco per primo, rischiando in prima persona. E tantissimo, contro i Bruti ma anche "contro" i suoi stessi uomini.

 

 

Per Jon, invece, la vita ha smesso da molto tempo di essere una gioia. Per lui il semplice fatto di esistere, ormai, è più che altro un peso. Anche lui non teme la morte, e anche per lui questo accade principalmente per coraggio, valore ed altruismo; ma spesso ci viene da pensare che sia anche perché la morte sarebbe, finalmente, una liberazione. Da questo peso. Dall’amarezza che gli trabocca da dentro. Da un'esistenza che, di fatto, da troppo tempo è quella di uno strumento della Storia, non la sua. Tanto da apparire, in alcuni momenti -la cavalcata verso gli arcieri Bolton, l’ordine a Mel di non riportarlo più in vita- come se Jon la cercasse, la morte. Come se la corteggiasse .

 

 

Lascio un attimo il filo del discorso, per un'osservazione che mi viene in mente ora. Mi rendo conto che in una specie di consuntivo di quasi-fine percorso, come questo topic, si dovrebbero guardare i personaggi dall’alto e nel complesso, cogliendone il disegno d’insieme e non fissandosi su un singolo particolare, che può essere anche una scivolata contingente di D&D. Però c’è stato un momento che mi ha dato francamente fastidio, e molto. Ma ne vorrei parlare lo stesso perchè invece, solamente adesso, forse, mi viene in mente una possibile chiave di lettura. Ed è la frase di Tormund a Jon ritornato dalla morte, in risposta all’ipotesi che questi possa essere una specie di dio. Una frase di grana grossa, ma proprio: una battuta di quel genere e su "quell’argomento" che evidentemente D&D ritengono molto “virile” e su cui hanno insistito moltissimo, in certi dialoghi tra personaggi maschili in GOT (e che non riporto qui perché... ehm...  non mi sembra tanto il caso. Diciamo solo che... è un discorso di dimensioni, ecco. E non esattamente a favore di Jon). Di grana grossa, appunto; e pure scherzosa. Decisamente scherzosa. Leggerissima. Con un risultato complessivo che, a prima vista, mi era apparso una mezza follia, da un punto di vista narrativo: doppiamente fuori luogo, per contenuto e per tono.
Ma ripensandoci, intanto capisco che questo è Tormund, fino in fondo. Tormund che è, di natura, un compagnone, allegro e scherzoso; ma, anche e soprattutto Tormund che è un uomo rude o tale deve apparire- ed un guerriero, cresciuto ed educato come tale, in una società di guerrieri. E quindi, probabilmente sceglie di mascherare l'enorme, insperata gioia che sicuramente prova per l’impossibile, inaudito ritorno del compagno, amico e quasi fratello, dietro una battutaccia rude; come se niente fosse. Perché un abbraccio commosso, magari con una lacrima sfuggita che ti riga lentamente una guancia, non sarebbe da uomo, non rientrerebbe nella sua cultura. Ma non posso credere che, vedendo il nuovo alleato, la guida, l'artefice, con lui, di un capovolgimento storico ma anche il compagno e l'amico tanto simile a lui risorto, ritornato da oltre quel confine che nessuno varca due volte, i suoi sentimenti si limitino realmente ad un “Ah, be’, ma guarda. Allora facciamoci due risate, dai” ed una battuta scherzosa, tra l’altro pure molto irriverente: come deve essere stato immenso il dolore, benchè contenuto e contollatissimo -in apparenza, davanti al cadavere di Jon: ma in realtà talmente forte e pieno di rabbia da spingerlo, poco prima, ad assaltare il Castello Nero per soccorrere i pochi fedelissimi a Jon- altrettanto profonda deve essere la sua gioia, ora.

Sicuramente.
E allora, per la prima volta adesso, proprio mentre sto scrivendo queste righe, mi chiedo: chissà se anche l'allegro, dissacrante sprezzo del pericolo che mostra, del tutto analogamente, con battute non esattamente da salotto elegante (tipo quella sul cosa fare nell’attesa di una battaglia)... non sia anche questo, almeno in parte, una maschera. Un modo per non lasciar trapelare esternamente quelli che, per un guerriero formatosi in una cultura di guerrieri, sono momenti di debolezza: come l’affetto o l’amore per un amico e la commozione che ne scaturisce; o una vena di sincera, semplice, normalissima paura. Quelli che, invece, sono solamente momenti di autentica, profonda umanità. E che lo renderebbero un po' meno "personaggio" e molto più "persona".
E' solo un'ipotesi buttata lì, eh. Però... è uno spunto che non mi dispiace, ecco.

 

 

Detto questo (divagazione non in programma, che mi ha fatto un po' perdere il filo), dove ero rimasta? Ah sì: al fatto che Jon da una parte, e prima Mance, ma poi, raccogliendo in un certo senso la sua eredità –anche se, come scriverò in un post successivo, i due sono caratteri completamente diversi- Tormund dall'altra, sono gli artefici di questo fatto enorme: l’avvicinamento storicamente epocale, quasi impossibile, tra Popolo Libero e uomini a sud della Barriera. Avvicinamento che –e anche in questo Martin è amaramente realistico- da entrambe le parti, non arriverà mai a convincere tutti: i rapporti tra esseri umani sono difficili; quelli tra moltitudini di esseri umani ancora di più. A volte -e le tante guerre in corso nel mondo reale, anche adesso, anche in questo stesso momento in cui leggete queste righe, ne sono la tragica, amarissima testimonianza- sono quasi impossibili. E l’uccisione di Jon sarà il dolorosissimo apice di tutto questo. Ma durante i momenti cruciali del processo di avvicinamento, quando per primi osano prendere posizione l'uno a favore dell'altro, o quando arringano la propria gente per convincerla ad un passo che fino a poco prima sarebbe apparto a tutti inconcepibile, ci sono attimi in cui, per qualche istante, entrambi appaiono vivere un altro aspetto di quella che, in un post precedente, ho chiamato “la solitudine del capo”: quando osano compiere, per primi, il passo decisivo di avvicinamento all’”altro”, a quello che la tua cultura ti ha insegnato essere il nemico, il "diverso", c’è sempre un attimo di sospensione, prima che altri manifestino il proprio consenso: e in quell’attimo, come spettatore, sei teso, preoccupato; temi l’ammutinamento, la rivolta; non sai cosa succederà. E in quell’attimo, quel brevissimo attimo, li senti e vedi soli, anche in mezzo alla propria gente. Soli con il proprio coraggio, il proprio cuore limpido e libero da pregiudizi. E vicini, invece, paradossalmente, l’uno all’altro. Al “diverso”. Al “nemico”.

 

E si alleeranno, almeno Tormund e Jon, non solo per fronteggiare un pericolo talmente enorme che richiede di superare qualunque divisione per unire le forze, ma perché sanno scoprirsi simili, uguali pur nelle loro enormi differenze; quasi fratelli. Quelli che non nascono dal sangue, ma vengono creati dalla vita. Dal fare un pezzo di strada insieme, e di quelli essenziali, su cui ci si gioca un pezzo importante di se stessi, quando non addirittura la propria sopravvivenza. Dal cogliere, nell'altro, gli stessi tuoi valori, gli stessi ideali. Dal guardarsi e vedersi davvero, non solo negli occhi, ma nel cuore. E riconoscersi.

E dal capire come, dietro le superficiali differenze e diversità, siamo tutti foglie di uno stesso albero.

 

Semplicemente, esseri umani.

 

Così poco. E così tanto.

 

 

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              

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Stella di Valyria
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Stella di Valyria
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Inviato il 31 maggio 2018 22:03

Ancora io :) Ma ho pensato fosse meglio spezzare il post in due, in corrispondenza agli argomenti trattati, per non farne un lunghissimo mappazzo illeggibile. Allora, mi sono ancora rimaste le ipotesi sulla

 

META FINALE

 

del nostro Tormund.
Da un lato, “tecnicamente” (pensando all'impatto sul pubblico, la spettacolarità, la necessità o meno del character ai fini della trama), purtroppo lo vedrei come un personaggio destinato al sacrificio. Decisamente destinato al sacrificio. Perchè dal punto di vista dello spettacolo, dell'emozione, lui che muore per Jon,  che sia per difenderlo, direttamente, in un momento cruciale, o più genericamente combattendo al suo fianco, spingendo l’amicizia, la lealtà e la gratitudine per lui fino al dono di sè più estremo, funzionerebbe alla grandissima. Sarebbe una scelta narrativa molto da clichè, ma commovente e di sicuro, fortissimo impatto emotivo sul pubblico. Che questo personaggio lo ama, credo, più o meno dalla prima sua apparizione. E D&D  ce l’hanno messa davvero tutta per farlo amare, renderlo un beniamino del pubblico. Lavorando addirittura su due fronti: uno, quello "serio" e "pesante", della lealtà verso Jon, degli ideali forti e del valore umano; l'altro, quello leggero, dei siparietti con Brienne e di certe battute (anche se poi, come notavo nel post precedente, mi viene il dubbio che tanto leggere non fossero, ma rivelassero qualcosa di ben più profondo sull'"uomo" Tormund).  E  il pubblico più ingenuo, se ragiona molto superficialmente, non se lo aspetterebbe nemmeno, un epilogo del genere; dato che, sin qui, a costo di sacrificare un bel po’ di realismo, in battaglia il Nostro è apparso pressochè invincibile ed invulnerabile. Ma anche a prescindere da quest'ultima osservazione, poco da dire: veder morire Tormund sarebbe dolorosissimo. Ci starei malissimo persino io che, dicevo, non mi sono mai ritrovata del tutto in questo personaggio, o almeno ho cominciato a ritrovarmici troppo tardi. Il che la dice lunga.

 


Però, pensando non alle esigenze dello show ma solo a lui, Tordmund...

Non sarà che qualche speranza l'abbiamo?


Perchè Tormund, io lo vedo necessario. Vivo. Tra i costruttori. Perché i Bruti, qualunque cosa facciano –che si insedino nel Dono, ampliato, magari per decisione di Jon Snow, o che alla fine, conosciuta la corruzione e il marcio della società cosiddetta “evoluta”, preferiscano tornare al loro mondo, più puro e scevro da sovrastrutture superflue e spesso corrotte, ora che il pericolo di ghiaccio è stato spazzato via, e alla loro vita di “uomini liberi”, alla loro società e cultura più immediata e per certi versi molto più sana- avranno bisogno di un capo. Di una guida. Di un riferimento.
E di un elemento di raccordo con il resto di Westeros, una sorta di mediatore culturale ed ammortizzatore dell’impatto, nel caso invece restino a Sud.

Certo, i Bruti tendono alla disgregazione sociale: c’erano voluti anni, a Mance, e una minaccia terribile ed incombente, per convincerli a superare le divisioni inn tribù e le ostilità interne. E Tordmund non è un Mance. Non è un “politico”, nel senso migliore del termine. E ricordiamo che Mance era cresciuto a sud della Barriera, quindi ha avuto una formazione di base in una società dalle strutture sociali e politiche articolate, complesse.  Tormund, come lui, è un giusto ed un puro. Spesso un illuminato, nonostante la parvenza ingenua. Un precursore; uno che sa vedere nuove strade dove gli altri vedono solo muri. Ed ha il coraggio e la lungimiranza di imboccarle, anche contro tutte le tradizioni e i retaggi del passato. Ma  è un uomo d'azione, non penso possa avere una visione “politica” di una società complessa, frammentata da tensioni interne e difficile da gestire. Però...

Però può anche darsi che l'opera di unificazione compiuta da Mance ormai rimanga, resista nel tempo, rinsaldata da una guerra -"la" Guerra per antonomasia, quella che resterà ser senpre nella Storia- combattuta fianco a fianco, superando finalmente le ostilità tribali e tra piccoli gruppi. E Tormund comunque ha grande personalità e fortissimo carisma naturale, ha un valore in battaglia che chiunque gli riconosce ed un enorme ascendente e seguito; e questi, probabilmente, cresceranno ancora esponenzialmente, se avrà guidato i Bruti nella vittoria contro l’orrore. Così pure, la sua scelta di allearsi con Jon, di combattere con e a volte per lui, superando pregiudizi e odi vecchi di secoli, radicati nella storia e nella cultura degli Uomini Liberi, se avrà permesso di annientare il pericolo immane che stava per abbattersi sull’intero popolo degli Uomini Liberi, verrà rivalutata e verosimilmente convincerà anche le ultime sacche di resistenza "indipendentista".  Quindi, avrà senza dubbio tutte le caratteristiche per essere un capo. Semplice e lineare, certo non machiavellico come certi personaggi che abbiamo conosciuto a Sud della Barriera; ma che si è conquistato fiducia e rispetto; è seguito ed amato. E di un capo, o più ancora di una guida, di un punto di riferimento, i Bruti avranno bisogno, soprattutto nella fase di ricostruzione -o invenzione- di un nuovo mondo sulle macerie del vecchio. Su una società -anche la loro- sconvolta, chiamata a ricreare le proprie radici. E forse su, letteralmente, un nuovo terreno. Sul disorientamento di un cambiamento drastico rispetto a tradizioni perpetuate per secoli; ma anche sulle ferite e sul dolore che ognuno dei sopravvissuti si porta dentro. La primavera potrà anche arrivare, ma non saranno tempi facili, non subito: e un Tormund potrebbe tenere unito il popolo che Mance ha radunato con tanto tempo e fatica; dargli sicurezza, senso di continuità e -anche, fondamentale in una fase di "melting pot" di genti e culture- di identità. Pur cercando la fusione, l'approccio con l'"altro" ed il "diverso".

 

E niente: a queste considerazioni affido le mie speranze che Tormund, nonostante il suo sacrificio sarebbe sicuramente uno dei momenti più commoventi e toccanti di Got, abbia qualche chance di sopravvivere.
Chissà.

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              

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