Ah ecco: scusa, avevo letto in fretta e frainteso. Anche perchè sai che non la ricordavo, nel libro? Sob! Ormai sono passati più di due anni da quando l'ho letto, sarebbe l'ora di una bella rilettura In ogni caso, ti volevo ringraziare per avermi ricordato quell'episodio, che avevo quasi dimenticato. Lo sono dovuta andare a rivedere nel dvd, per poterne parlare; e solo grazie a questo ho colto la meravigliosa, devastata espressione di Iain Glen, che la prima volta, appena intravista com'è, mi era sfuggita. Hai ragione: la scelta di casting per me resta un po' strana, ma lui non poteva fare di meglio per calarsi nel personaggio -nonostante la sua avvenenza naturale, paradossalmente, in partenza lo sfavorisse tantissimo- e renderne tutto lo strazio ed il dolore dignitoso, contenuto e silenzioso. Bravo davvero.
Infatti concordo con voi sul fatto che Glen confermi di essere l’interprete straordinario di un personaggio scritto per essere ben più sfigato, passatemi il termine.
”My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”
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"Dreams don't mean anything, Dolores. They're just noise, they're not real." "What is real?" "That wich is irreplaceable."
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"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.
La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."
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Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia
perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.
Il PG, come scritto da Martin per GoT, in Asoiaf sarebbe stato grottesco. Jorah in Asoiaf non è uno sfigato come in GoT, è un uomo devastato.
Ma quasi TUTTI i PG sono stati ampiamente rivisti per l'adattamento televisivo, poi trasformatosi in opera originale. Pensiamo a Dany che nei libri ha 16 anni o a Ramsay che rimesso paro paro sullo schermo avrebbe fatto solo ridere.
Some people choose to see the ugliness in this world, the disarray. I choose to see the beauty. To believe there is an order to our days. A purpose.
19 hours fa, Pongi dice:A me la scena del libro è sempre parsa una delle peggiori cadute di gusto di Martin, un tipico clichè soft porn da bestseller americano d'avventura che mi sembra ben poco in linea con la crudezza realistica a cui ci ha abituati.
Tieni però conto che Dany nel libro ha qualcosa come tredici anni quando sposa Drogo, sarebbe stato problematico riuscire a far funzionare una scena come quella della serie. Poi, certo, colpa anche di Martin, che d'altronde della troppo giovane età iniziale dei protagonisti s'è in seguito pentito...
2 hours fa, Menevyn dice:
Tieni però conto che Dany nel libro ha qualcosa come tredici anni quando sposa Drogo, sarebbe stato problematico riuscire a far funzionare una scena come quella della serie. Poi, certo, colpa anche di Martin, che d'altronde della troppo giovane età iniziale dei protagonisti s'è in seguito pentito...
Proprio per questo non riesco a trovarla verosimile. Una timida tredicenne, che non ha mai sfiorato un uomo in vita sua in dieci minuti si trasforma in una tigre da materasso? Per me funziona ancora meno della scena della serie. E soprattutto non ha senso Drogo, che fin lì in nessun momento aveva dato l'idea di essere un romantico tenerone.
Pezzo di @JonSnow;
Samwell Tarly:
Il finto codardo. L'eroe improbabile. Dopo Bran, il vero narratore di entrambe le opere. Una mente abile incastrata in un corpo limitante. Un altro soggetto preda di un destino scelto da una terza persona e non causato dalla propria volontà. Come altri prima di lui si ritroverà solo e allo sbaraglio.
Il suo inizio è corroso e compromesso dalla paura. Una paura del quotidiano che lo inibisce. Eppure segue Emerson, fervente sostenitore della Conoscenza intesa come antidoto della paura. Egli si pone alla ricerca. Il sapere diviene un metro di vita, un ritrovo originale e accogliente, motivo di miglioramento. E' sospinto da impulsi che, per quanto banali, sono essenziali. La curiosità, la propensione all'accrescimento del suo mondo interiore.
E' alla perizia e all'indagine che egli si concede, non alla presunzione del sapere. La volontà di assistere e ricevere i lasciti di altri uomini, il contributo rilevante e assoluto di una storia precedente, la volontà di recepire, ricercare e condividere tutto ciò. Non c'è avidità in lui. Non c'è volontà di isolarsi nella conoscenza. La sua è una conoscenza sana, è un moto che lo raggiunge al fine di elevarlo interiormente e renderlo migliore per gli altri, non per far sì che egli si erga.
Per giungere a conoscere, a prendere atto, ad incamerare sapere è anche necessario avere coraggio, determinazione, sacrificio.
Tre fattori determinati che gli permettono di sopravvivere contando esclusivamente sulla propria forza intellettuale. Il modo in cui si affaccia ai contenuti è passionale, coinvolgente, pieno di vita. Non c'è chiusura, ma inclusione. E allo stesso modo in cui egli ama il tomo, è in grado di amare chi gli sta accanto.
Si affeziona a Jon Snow, si innamora di Gilly, stringe un legame concreto con i suoi confratelli. Non rigetta, non combatte quello che ha dentro, perora la causa dell'altro quanto quella altrui, giungendo infine ad atti di coraggio impensabili, al solo fine di soddisfare un'ideale, di mettere al sicuro qualcosa. Vi è sensibilità insita in lui.
Ma principalmente egli assiste, incamera, osserva. Ne consegue che è, come si citava in precedenza, il vero narratore, ruolo che condivide con Brandon Stark. Ed i narratori sono destinati a sopravvivere. C'è la necessità che qualcuno annunci un passato remoto al mondo finché vita è presente in lui, affinché nulla sia stato vano, affinché tutto si sia svolto per un senso, per quanto liberamente interpretabile. Suo padre stesso, Randyll Tarly, lo beffeggia poiché destinato a passare la vita nell'assistere e raccontare le storie di uomini più grandi di lui che hanno lasciato qualcosa alle proprie spalle. Eppure in quella beffa c'è un qualcosa di serio. C'è una logica, c'è una grandezza di fondo.
Egli saprà, conoscerà, incamererà. E' il suo destino.
A) Qualora Jon Snow sopravvivesse e fosse costretto a salire al Trono, vi sono pochi dubbi che egli finirebbe col diventare in qualche modo il suo nuovo Gran Maestro.
B) Che è invece lo scenario più probabile, dato che la morte di Randyll e Dickon Tarly servirebbe proprio a questo, diviene Lord di Collina del Corno, erede diretto di suo padre, giungendo infine ad essere ciò che in origine era destinato ad essere prima che Randyll lo spedisse alla Barriera. Un bel contrappasso.
”My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”
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La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."
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Uh, Sam, che bello.
Premesso che ci vuole una bella faccia tosta per intervenire dopo questo post assolutamente irraggiungibile di @JonSnow;, che ogni volta sembra volare ancora più in alto dello scritto precedente, faccio appello al mio bisogno ossessivo - compulsivo di scrivere per trovare il coraggio di farlo comunque.
Sam, per me, incarna da sempre due figure: il Non-Adatto e, appunto, il Narratore. E la sua evoluzione, il suo percorso, è proprio la transizione, graduale, non facile e soprattutto assolutamente non scontata, dall’una all’altra.
Della seconda ha già trattato @JonSnow; , e qui non c’è storia, mi sarebbe impossibile aggiungere anche solo una parola a ciò che ha scritto lui. Allora, proverò a dire qualcosa sulla prima, anche se è, probabilmente, molto più scontata e meno affascinante.
Inizialmente, Sam ha molto in comune con Brienne: entrambi non rispettano i canoni, i clichè; non possiedono le qualità standard richeste dal tipo di società, cultura e fase storica in cui vivono: per una donna, bellezza, grazia e femminilità; per un uomo, coraggio, possenza fisica ed attitudine alla guerra. Per inciso, con il linguaggio di oggi potremmo parlare di "ruoli di genere" e di una mentalità che, almeno per certi trati sociali medio-alti, vede la "femmina" ed il "maschio" come rigidamente vincolati a quei ruoli, semplicemente inconcepibili al di fuori di essi. Entrambi sono anime limpide ma ingabbiate, per usare una frase di JonSnow, dentro "un corpo limitante". E quindi entrambi vengono percepiti come irrimediabilmente "sbagliati"; nel caso di Sam -da parte del padre prima e dei "bulli" del Forte della Notte poi, Ser Allister compreso- addirittura al limite del diritto più basilare: quello di esistere.
Entrambi sono pertanto condannati a un percorso di umiliazioni, vessazioni, ferite. Con la differenza che Brienne trova almeno nel padre un sostenitore, una figura illuminata che le permette di assecondare e valorizzare il suo talento, per quanto inconsueto ; mentre Sam subisce i primi, crudeli traumi proprio dalla figura paterna: da quella figura così importante nel forgiare una personalità, nel porsi come figura di riferimento o negarsi, nel conferire sicurezza ed autostima o distruggerla. Ser Tarly offre al figlio "sbagliato" il peggio di sè: prima nel reiterato, inesorabile, spietato tentativo di trasformarlo in quello che non è, plasmarlo, annientarne personalità e peculiarità per ricostruirlo secondo un “modello” più accettabile dall società e più corrispondente alla propria, egoistica ed egocentrica, idea di "figlio". E poi con il rifiuto più esplicito, duro, netto e totale. Un gesto disumano, quasi inconcepibile per un padre: l' esplicita minaccia di morte o, in alternativa, la Barriera. Alternativa che, conoscendo le caratteristiche del figlio, equivale ad un’altra probabile condanna a morte, ma compiuta senza la fatica di sporcarsi le mani.
In questo mi ricorda un altro personaggio ancora, un altro non-adatto, l'altro "figlio sbagliato" che vive e soffre il rifiuto, forte e nettissimo, da parte della figura paterna: Tyrion. Ma mentre questi, esasperato, finirà col ribellarsi ed uccidere chi ha respinto ogni tentativo di raggiungerlo, il pacioso, innocuo, totalmente indifeso Sam non saprebbe mai neanche concepire un’azione del genere. Anche se il suo genitore è crudele quanto Tywin e, probabilmente, vicino ad una pazzia patologica. No: il pacifico, innocuo, indifeso Sam china il capo e si lascia condurre nel luogo che lo terrorizza, che sa che, probabilmente, sarà la sua fine.
Come un vitello al macello.
Luogo nel quale si presenta, prima ancora che tutto inizi, già arreso, già sconfitto, conscio com'è della propria inadeguatezza al ruolo che gli verrà richiesto; già come vittima da sacrificare.
E invece...
E invece, passati in qualche modo i primi tempi -che si riveleranno esattamente come aveva temuto, se non peggio- il Castello Nero diventerà il luogo di un nuovo inizio. Della nascita del nuovo Sam. O della liberazione del vero Sam.
E colui che scopre per lui una strada alternativa, che gli “inventa” un nuovo ruolo ed una nuova possibilità di vita che poi sarà il percorso lungo cui si compirà la sua evoluzione, è proprio Jon. Jon che al Castello Nero inizialmente è stato, per motivi esattamente opposti da qeulli di Sam (troppa bravura con le armi, assenza di paura del prossimo, sicurezza che porta alla chiusura; nonchè un'enorme carico di rabbia, delusione e frustrazione, da sfogare perchè protese verso l'esterno, non ripiegate dentro se stesso come le ferite e le umiliazioni subite da Sam), un altro outsider. Jon che solo da poco è stato realmente accolto dai suoi compagni, perchè solo da poco ha imparato -da Noyle- l'empatia per il prossimo. E prendendosi cura di Sam, offrendogli amicizia, caricandosene la custodia e la difesa, applica fino all'estremo ciò che ha imparato solo di recente, ma ha interiorizzato benissimo perchè evidentemente già gli apparteneva, andava solo cercato dentro di sè, focalizzato e separato, grazie ad una nuova consapevolezza, dallo strato di rabbia e dolore che gli impediva di venire alla luce. E paradossalmente Sam trova, nel pressochè coetaneo Jon, non solo un amico, ma moltissimo di quella figura paterna, protettiva, di riferimento e di guida, che non ha mai avuto in Ser Tarly.
Ok, forse è meglio che spezzi il post in due, perchè ne sta uscendo il solito papiro senza fine, e temo che diventi illeggibile e scoraggi chiunque per la lunghezza eccessiva. Ma la seconda parte ariverà molto presto... ancora questa sera, forse
Bene: avete avuto tempo di respirare? Perchè ve l'ho detto, che ne avevo ancora un pezzo
Alla Fortezza, nel luogo dove meno se lo sarebbe aspettato, Sam inizierà il suo nuovo percorso, quello finalmente adatto a valorizzare le sue doti ed i suoi interessi, quello che finalmente lo rispecchia e gli appartiene. Quello fatto veramente per Sam, non la sovrastruttura che il padre voleva costruirgli addosso, le vesti di un altro che voleva fargli indossare. Ma, incidentalmente, Sam farà anche qualcos'altro. Qualcosa di impensabile, inaudito, enorme: ucciderà un Estraneo.
Eppure, questo non lo distoglie da quella che sa essere la sua vera strada. Perchè Sam conosce se stesso, i propri limiti e –per adesso molto meno, inizierà timidamente a scoprirli con maestro Aemon e forse per un bel po’ non ci crederà neanche lui- i propri punti di forza.
E perchè Sam è concreto, saggio, modesto, non avventato: e comprende bene che un’impresa contingente, valorosa ma dovuta in gran parte ad un insieme di circostanze, benchè strepitosa, non fa e non farà mai di lui un combattente.
Eppure, questo episodio non è contingente; ha nel suo cammino un'iportanza ed un ruolo ben preciso. Perchè il suo percorso, prima ancora che di crescita e sviluppo, deve essere di emancipazione, di liberazione: dalle umiliazioni paterne e dall'enorme, totale senso di disistima ed inadeguatezza perenne che ne è derivato, e che rischia di schiacciarlo per tutta la vita.
E l'uccisione dell'Estraneo, insieme ad una vittoria su una delle proprie pecche che più sente e di cui più si accusa, esplicitamente, appena arrivato alla Barriera, in uno dei primi dialoghi con Jon: la paura (e direi quasi la paura della paura, il perenne timore di non essere all'altezza in quanto vigliacco). Sarà un balsamo per la sua costruenda fiducia in sè stesso, un incoraggiamento, un clamoroso smentire l'etichetta che il padre gli ha attaccato addosso, anzi, incisa come un marchio a fuoco. Gli restituirà un briciolo di autostima, seppure ancora fragile, timida; quasi incredula: cosa di cui aveva un immenso bisogno per iniziare ad affrancarsi, almeno in piccolissima parte, da una formazione di se' continuamente umiliata, sminuita, calpestata, castrata dal padre. Quel gesto, benché in parte fortuito, è un po’ una compensazione, un tirare una riga su elementi che, altrimenti, avrebbero probabilmente minato la sua fiducia in se stesso talmente tanto da ostacolarlo pesantemente nel cammino che dovrà compiere. Quel cammino confacente al suo autentico essere, ma comunque lungo, difficile e non scevro di occasioni che richiederanno scelte, decisioni improvvise e, molto spesso, coraggio. E consapevolezza di poterlo trovare, da qualche parte, dentro di sè, nonostante la vecchia "etichetta" del vigliacco .
Cammino che porterà, dopo tempo e vita, al nuovo Sam: l'uomo di sapienza. Ma non quella custodita gelosamente, in modo quasi iniziatico, esclusivo e settario che scopriremo nei Maestri della Cittadella, sorta di monaci cistercensi ma interessati a difendere possessivamente il sapere molto più che a tramandarlo e diffonderlo; e meno ancora ad "usarlo", applicarlo in qualcosa di pratico. Quasi come se "usare" il sapere lo degradasse, lo sporcasse, lo privasse della sua aura di nobiltà.
E Sam, lo capiamo da moltissimi indizi, getterà il seme di un nuovo modo di intendere il sapere: più aperto al nuovo, alla sperimentazione (vedi, per quanto discutibile per molti aspetti, la “cura” di Jorah); all’utilizzo pratico e concreto della conoscenza (gli studi sui metodi per combattere gli Estranei, oltre che sul Morbo gigio, proprio su quei testi che i Maestri si limitano a custodire gelosamente, come resti imbalsamati di qualcosa che ha avuto, in passato, vita e significato, ma ora è ridotto a sterile monumento a se stesso ). Un sapere, probabilmente, che finalmente non si limiterà ad auto-custodirsi, ma cercherà di evolversi, avanzare, progredire. E che è il solo tipo di sapere che permette all'umanità stessa di evolversi, avanzare, progredire.
Per inciso, osservazione piccina picciò: con la figura di Sam ritorna, in un modo mille volte più complesso ed articolato, il messaggio che ho sempre pensato fosse alla base del Signore Degli Anelli, e della Compagnia dell'Anello in particolare: che la diversità può essere una ricchezza. E che ,tutti possono contribuire alla Causa, nella varietà dei loro talenti. Anche un Merry e un Pipino, due piccoli hobbit che all'inizio, tra detentori della magia, prodi guerrieri ed il Portatore, sembrano messi lì solo per simpatia ma che, in una situazione particolare, avranno un ruolo fondamentale; come, in Asoiaf e Got, un Sam, disastrosamente, pateticamente inadatto alle armi, ma la cui inteligenza e sincera, appasionata disponibilità ad apprendere varrà -mi riferisco alla vicenda dell'ossidiana- più di un esercito.
E così, alla fine, Sam sarà anche il Narratore: affinchè ciò che sarà accaduto, quando tutto sarà compiuto–un arco che, intuiamo dai racconti della Vecchia Nan, non è un unicum ma è destinato a ripetersi ciclicamente- non sia affidato, come in passato, agli incerti e mutevoli specchi deformanti della tramandazione orale e della leggenda in cui questa, inevitabilmente, prima o poi è destinata a sfumare e perdersi, ma venga finalmente raccontato. Scritto. Ordinato. Nero su bianco; in modo oggettivo, immutabile, defiitivo.
Per quanto "definitivo" possa essere il sapere dei poveri, precari, limitatissimi esseri umani.
Samwell Tarly il codardo che nulla di buono poteva fare nella vita
Ma è davvero cosi’? Che banalità !Ma la banalità non ha cittadinanza,abitualmente in GoT anche se probabilmente è facilmente reperibile nella vita di tutti i giorni e diciamolo, di questi tempi rende tutto più facile e credibile .
Vediamo per la prima volta Sam a Castello nero umiliato da Thorne che lo definisce porcello e lo espone al pubblico ludibrio dei suoi confratelli perché lo considera un peso inutile e certamente dannoso.Fortuna per lui che Jon ,anche dopo la lezione di Tyrion,inizia a proteggerlo perché ritiene ingiusto che un debole debba essere gratuitamente e crudelmente angariato.
Da qui inizia una grande amicizia tra lui e Jon,mutuata da quella del Signore degli Anelli ,ma diversa perché i due diventano subito amici,sodali ,si comprendono essendo ultimi rifiutati dalla società e costretti a diventare GdN con tante rinunce per avere un posto in quella violenta e stupida società .Sam si considera un codardo mentre invece per Jon e’ una sorta di “bastardo”, molto peggio di lui perché il padre lo ha rinnegato per la sua codardia senza aver mai voluto vedere le peculiarità positive di Sam , in particolare la sua voglia di conoscenza che lo dominava e che se possibile ne faceva un guerriero ancora più scarso .A parte il fatto che Sam voleva essere un mago...Jon aiuta Sam a non essere demolito da Thorne e da alcuni confratelli ottusi ,ma Sam in cambio gli offre una gratitudine ed una fedeltà assolute ,immarcescibili
Inoltre come Tyrion capisce che solo perseguire in modo totalizzante la conoscenza lo potrà riscattare agli occhi suoi e della gente .Si innamora di Gilly e arriva a chiedere a Jon di farla scappare e già da quel momento si capisce che farà di tutto per proteggere l’amore della sua vita ,lui Samwell il codardo indegno di essere l’erede Tarly mostra cocciutaggine ,dedizione, applicazione incredibile .
E’ come quei personaggi che non vogliono ne’ sanno essere eroi ma che di fatto sono quelli che alla fine portano avanti la baracca con piccoli ma essenziali atti di eroismo di cui poco dopo ci si dimenticherà per vari motivi ; a parte il fatto che magari il piccolo eroe della giornata non ha le physique di role ,un classico direi .
Samwell inoltre conosce la retorica e l’arte del convincere la gente e ricambia Jon del suo aiuto facendo un discorso caloroso che convince i confratelli a votare Jon come Lord Commander .
Abile retore,eroe per caso quando si tratta di proteggere Gilly e il piccolo ,fin troppo, Sam,
e’ anche un ricercatore instancabile per aiutare il suo migliore amico, uno studente sveglio ed indomabile nonostante tutto e con la grande capacità di rendere pratiche le cose studiate e di affrontare tutto per conoscere quello che poteva essere utile .
Che abisso tra lui,scienza pragmatica costruita per alleviare le sofferenze della gente , e gli altri maestri pieni di se stessi, per i quali la scienza era qualcosa di fine a se stessa ,per pochissimi eletti e che gratificava solo coloro che in essa era versati mentre la plebe nessun vantaggio da essa doveva avere .
E Sam non è riconoscente e leale solo con Jon ma pure con Mormont padre e per questo tenta con Jorah la cura del morbo grigio .
Certo nella cittadella,al sicuro , può finalmente studiare e con la possibilità di diventare un grande maestro e invece ad un certo punto capisce che deve mollare certe cariatidi inutili chiuse nelle loro monadi e raggiungere Jon al cui fianco potrà essere più utile.
E allora manda al diavolo tutto e torna da Jon ma a conti fatti incontra per primo Brandon Stark che ha tutta la conoscenza del mondo ma che da essa è stato devastato e non riesce ancora ad utilizzarla come dovrebbe .
Ma Sam lo aiuterà ed avrà un ruolo chiave nella lotta contro gli estranei anche perché ha una spada di acciaio di Valyria e perché potrebbe trovare gli incantesimi per produrre con i draghi altro acciaio di Valyria per esempio .
E Sam è proprio la figura dell’amico ,e’ l’amico e’ qualcosa che poi c’è ne è meglio e’ diceva una canzone di qualche anno fa , ma Sam è unico ,irripetibile ed instancabile meglio del Sam de il Signore degli Anelli secondo me
Per me scriverà ASOIAF nel castello dei suoi avi di cui sarà meritatamente , il giusto e protettivo Signore
Certo che se Jon non muore.... beh lo vedo al suo fianco a ripetere Tanto Jon Ritorna sempre ed io con lui
Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei miei bellissimi ed elegantissimi avatar e firma
;
« I am a wolf and I fear nobody. »
''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''
« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »
''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.
Vile, codardo, pavido, tutto ciò che Samwell Tarly è convinto di essere quando lo conosciamo.
Non brillerà mai per audacia fine a se stessa, ma quando si tratterà di scegliere per il bene di chi gli sta a cuore quel coraggio Sam lo trova, lo trova sempre.
L'improbabile, appunto, l'inverosimile, colui che non ti aspetti possa cambiare le sorti delle altrui esistenze poiché difficilmente si immagina in grado di mutare la propria. Eppure, è spesso nelle personalità più umili e dimesse che si annida una forza insospettabile.
A maggior ragione quando sei un Tarly, erede di Rendyll Tarly, figlio primogenito di uno dei più importanti lord dell'Altopiano, uomo fiero e duro, comandante scaltro ed esperto di comprovata lealtà, che nella personalità arguta e delicata di Sam vede soltanto debolezza, vergogna e sdegno, onta che si abbatterebbe sulla propria casata nel caso in cui fosse lui a succedergli a Collina del Corno.
Pensa quindi di passare al suo secondogenito, Dickon, l'eredità di terre e titoli e di mandare il proprio primogenito alla Barriera, o per lui la morte.
Non esattamente un uomo che incoraggia e sprona, e sappiamo quanto questo possa influire nell'autostima di un ragazzo già di suo costretto a vivere in un corpo grasso, goffo, impacciato, limitante, che la società medievale di Westeros condanna poiché ritiene inadatto a combattere, a maggior ragione se hai nobili natali e sei destinato a succedere ad un guerriero di comprovata ferocia.
Ma Sam non ha alcuna intenzione di fare della guerra e dei combattimenti la propria ragione di vita; è la conoscenza il suo fine ultimo.
Egli è un ragazzo istruito, intelligente, arguto e curioso, gentile e premuroso ma tutt'altro che sciocco.
Si rende conto ben presto che la sua condizione non gli consentirà una vita facile al Castello Nero, e si lascia andare inizialmente allo sconforto. Trova poi in Jon Snow un valido aiuto, e negli altri confratelli, Pyp e Grenn su tutti, amici leali con cui fraternizzare ed accettare con più leggerezza e rassegnazione il proprio nuovo ruolo.
Ovvio che le lettere e gli studi sono sempre al centro dell'interesse di Sam, la conoscenza non fine a ste stessa ma da mettere a disposizione degli altri; sogna di divenire un maestro della Cittadella, affianca il saggio vecchio Aemon Targaryen nelle fasi conclusive della sua vita sognando di prenderne il posto a tempo debito, eppure la vita lo conduce in una direzione diversa.
Deve compiere una metamorfosi anche lui, deve affrontare gli Estranei, e deve vedere con i propri occhi la minaccia reale prima di tutti i suoi confratelli, ad esclusione di Jon. Diviene per tutti Sam il Distruttore.
E chi può dire se questo epiteto, che lui rinnega continuamente, non sia per lui presagio di qualcos'altro, una sorta di predestinazione, nomen omen.
Che divenga, in ultimo, distruttore di qualcos'altro, attraverso il suo sapere, magari (mi torna alla mente il famoso altare di ghiaccio che dovrebbe essere la fonte del vero potere del Re della Notte, ma dubito che ci mandino Sam).
Capisce prima degli altri quanto la conoscenza di ciò che li può distruggere sia la via da perseguire, e come ogni sapiente si butta anima e corpo negli studi; riceve l'approvazione di Stannis Baratheon nel continuare le sue ricerche sul vetro di drago (a tal proposito, la grandezza del personaggio anche in questi piccoli dettagli è evidente, e che rimpianto per come viene trattato in Got, un sovrano che si reca, unico tra tanti, alla Barriera su richiesta di aiuto, unico che spinge affinché si studi e si cerchino rimedi contro gli Estranei), chiede a Jon di potersi recare alla Cittadella per acquisire una conoscenza sempre maggiore.
Insomma, a suo modo, con i suoi mezzi e le sue capacità, egli è parte attiva nella lotta alla minaccia più grande che i Sette Regni si apprestano ad affrontare.
Un sapere mai sciorinato, mai esibito, mai sbandierato, messo a disposizione, ad esempio, di Brandon Stark, colui che ad un sapere potenzialmente infinito ha la possibilità unica di attingere a piene mani ma che ancora non sa gestire al meglio.
Ed è anche in grado di compiere atti di estremo coraggio, come quando si ribella al padre e porta via Gilly ed il piccolo Sam dalla casa paterna evitando loro una vita di umiliazioni e sottomissioni da parte di quell'uomo che ha già umiliato e sottomesso lui, in passato; o quando contravviene alla proibizione dei maestri della Cittadella nell'intentare la cura del morbo grigio di ser Jorah, comprendendo di essere, per il cavaliere, l'unica possibilità di sopravvivenza e guarigione.
Penso che, essendo il narratore di questa epica storia, sia destinato alla sopravvivenza, ed a prendere il suo posto a Collina del Corno; credo anche che la sua conoscenza sia ancora di grande utilità per Jon ed alleati, e che probabilmente D&D affideranno a lui, insieme a Bran, il compito della rivelazione a Jon dei suoi natali.
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"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.
La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."
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Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia
perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.
(Scusate se faccio le citazioni così, ma non saprei come citare due volte lo stesso pm)
Cito @porcelain.ivory.steel: "Che divenga, in ultimo, distruttore di qualcos'altro, attraverso il suo sapere, magari (mi torna alla mente il famoso altare di ghiaccio che dovrebbe essere la fonte del vero potere del Re della Notte, ma dubito che ci mandino Sam). "
Idea molto bella. E sul non mandarci Sam, concordo (Sam non è e non sarà mai un guerriero, e se ha sottratto al padre la spada di Valyria, probabilmente è perchè la consegnerà a qualcuno, un guerriero vero, che sarà, lui sì, chiamato ad affrontare direttamente gli Estranei ma quel tipo di spada non lo possiede ancora. E a me, tanto per buttare lì un nome, verrebbe in mente il Mastino...). Ma Sam potrebbe scoprire l'esistenza e la funzione di quell'altare (che, ricordo per chi non avesse letto il post in cui se ne era parlato, è quello su cui abbiamo visto il NK trasformare in Estraneo il neonato di Craster; e questo ci aveva suggerito l'idea che fosse, quell'altare, il centro o l'origine di un qualche potere magico, a cui i WW debbono molto della loro esistenza). Lo potrebbe scoprire usando i mezzi che gli sono propri: attraverso i libri, la cultura, la conoscenza. Conoscenza che si rivelerebbe -e già si sta rivelando -un'arma, a volte potente come e più di un esercito.
Curioso destino e, quasi, contrappasso in positivo, per Samwell Tarly: il padre-padrone lo ha disprezzato, lo ha giudicato, addirittura, indegno di esistere, perchè non era e non sarebbe mai stato un guerriero. Be': tramite i libri, lo studio, il pensiero, la conoscenza, tramite, insomma, proprio ciò che il suo padre-padrone tanto disprezzava, Sam probabilmente avrà un ruolo fondamentale per vincere la più enorme, sovrumana, feroce, impossibile, importante delle battaglie. Paradossalmente, attraverso i libri, Sam sarà un guerriero. Perchè -ed è così anche nella vita- ognuno rende al massimo solo quando può combattere con le armi che ha, e sul terreno che gli è proprio. Ed è bello e consolante pensare che, persino in un mondo, come quello di Westeros, fondato sulla forza bruta, dove l'arte neanche esiste e lo studio -che vada al di là del leggere e scrivere- è appannaggio di pochissimi (a parte i Maestri -e anche qui, notare che in ogni corte ce n'è uno in tutto, e basta e avanza- e pochissimi "stravaganti" come Tyrion o lo zio di Asha, che in Got neanche vediamo), il sapere si riveli, alla fine, un arma potente, fenomenale e, probabilmente, decisiva.
Cito ancora @porcelain.ivory.steel
"probabilmente D&D affideranno a lui, insieme a Bran, il compito della rivelazione a Jon dei suoi natali."
Oh sì, me lo aspetto anch'io. Anche perchè Bran ormai è uno strumento. Una funzione, non un essere umano. E' potentissimo, sovraumano; ma per arrivare a questo ha completamente perso ogni senso di umanità, empatia, affetto. Qualità -insieme alla delicatezza necessaria per comunicare una notizia di quelle che scuotono alle fondamenta un'esistenza- che invece il nostro Sam possiede in abbondanza, insieme alla profondissima, quasi fraterna amicizia per Jon. A meno che a D&D non interessi proprio cercare di smorzare, per il pochissimo che è possibile, l'impatto devastante della rivelazione (povero Jon, in questo caso), se in quel momento gli sarà necessario l'affetto e la comprensione di un fratello, quel fratello paradosssalmente non è più Bran, ormai spintosi troppo oltre, ma Sam.
Per inciso, proprio riguardo alla scoperta dei natali di Jon, mi viene in mente una cosa: che c'è una strettissima interazione tra Bran e Sam. Anzi, di più: complemetarietà. Bran ha acquisito poteri strepitosi, è, probabilmente, il più potente Corvo A Tre Occhi di questa era. Si sposta nel tempo, vede, ascolta; può essere testimone diretto di qualsiasi cosa. Ma per completare ciò che ha scoperto nelle sue visioni, per indicargli cosa e dove cercare, per dare un senso fino in fondo a ciò che ha visto e sentito, per trasformare il passivo "essere testimone" in un autentico "conoscere"... sarà un caso, ma è stato necessario Sam. L'umanissimo, semplice, limitato, terreno, assolutamente non magico Sam. Che, tra l'altro, da bambino avrebbe voluto essere... un mago. E, ancora una volta, il sapere. Come a dire: il soprannaturale è necessario, in un mondo che deve affrontare il soprannaturale e un nemico che da una magia, da un elemento soprannaturale è tenuto in vita. Ma senza il sapere persino la magia più potente può essere incompleta, monca, potenzialmente inutile.
Mah la conoscenza di Sam sarà quella che spiegherà eventi considerati magici ma troppe volte non tali.
Anche nel corso della nostra storia è accaduto ,nello specifico cito ad esempio le magie delle streghe guaritrici che guarivano con l’impiego di erbe mediche o tanto per dire con l’uso di corteccia di salice impiegata ,in epoche piu’antiche ma civili, in infuso nell’asklepion di Kos per curare i reumatismi per esempio di Cicerone .
Senza un piccolo eroe di tutti i giorni come Sam ,per giunta dileggiato e considerato un essere vile ed imbelle ,la Scienza non avrebbe spiegato certi fenomeni apparentemente magici e il mondo sarebbe rimasto nella lunga notte dell’ignoranza ,del raggiro e della manipolazione e della servitù compiacente o obbligata ,dominato da zombie avidi di potere ,zombie perché senza ricerca e conoscenza non c'è vera vita ,solo sopraffazione da parte del più forte.
Per me Sam incarna anche questo ,la grande spinta dell’uomo per migliorare le sue condizioni tramite la conoscenza che ,Brandon a parte (che infatti non la sa usare nel modo migliore ) ,non è infusa ma va perseguita senza arrendersi , con metodo e costante applicazione , giorno per giorno ,metabolizzando le sconfitte ma senza mai inorgoglirsi troppo fino a diventare inutilmente superbi e distanti per qualche vittoria che e’ sempre una tappa raggiunta ,non la fine di un cammino che non si sa dove porterà perché la conoscenza umana non è sempre e necessariamente un valore positivo se male impiegata .
E in questo ambito ,ma non solo (Sam è anche un amico fedele e leale ) , Sam ,colui che voleva essere un mago senza sapere di essere un ricercatore , è una delle chiavi di GoT perché può davvero lui e solo lui spezzare davvero la ruota con la conoscenza
Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei miei bellissimi ed elegantissimi avatar e firma
;
« I am a wolf and I fear nobody. »
''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''
« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »
''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.
Molto interessante la tua chiave di lettura, @Iceandfire, in pratica è come se Martin avesse affidato al personaggio di Sam il compito di introdurre nelle Cronache lo studio, la ricerca, il progresso in maniera sistematica, metodica e sostanziale, e non solo come evento sporadico o occasionale.
In effetti, in un altro 3d ci interrogavamo qualche tempo fa sulla tecnologia presente a Westeros, rilevando, in ultima analisi, come ben pochi progressi siano stati compiuti in un'epoca simil - medioevale in cui le competenze meccaniche e le strumentazioni belliche, ad esempio, si sono molto affinate.
Al contrario, invece, è come se Westeros fosse imbrigliata in una sorta di calma statica da questo punto di vista, una mancata evoluzione che stride col contesto storico a cui Martin si rifà.
In più di un'occasione, poi, si è rilevato come grandissima importanza sia attribuita all'elemento magico, ma molto poco ci si è invece interrogati sul perchè altrettanto peso non si venga riconosciuto alla conoscenza intesa, appunto, come ricerca continua e costante di informazioni atte ad indagare fenomeni e risolvere problematiche.
Sam è colui che, in questa ottica, sembra voler introdurre proprio questo, sembra essere per Martin quasi un precursore di un'evoluzione ad ampio raggio che di certo anche la società civile e politica di Westeros si appresta ad affrontare.
I suoi studi, le sue ricerche, i suoi tentativi, la tenacia e la caparbietà che dimostra di fronte ai dinieghi imposti dai cauti, circospetti maestri della Cittadella, sembrano spingerlo a porsi come figura che, prima fra tanti, possiede la capacità, l'acume ed il coraggio necessario a mettere in atto una piccola grande rivoluzione in questo senso, ad introdurre una nuova fase del sapere umano, che possiamo ipotizzare darà il via ad una sorta di Illuminismo westerosiano.
Abbiamo già visto, in effetti, come dalla morte dei draghi Targaryen l'elemento magico a Westeros si sia via via indebolito, fino a scomparire quasi del tutto, per poi ricomparire con la nascita dei draghi di Daenerys e crescendo costantemente di pari passo con questi. Senza contare il ritorno degli Estranei e le sempre maggiori capacità cognitive di Bran riconducibili anch'esse all'elemento magico.
Assodato il fatto che questa magia di certo sarà determinante nella Lunga Notte e nella lotta che attende uomini ed Estranei, possiamo immaginare che, con ogni probabilità, al termine di questi eventi tanto devastanti l'assetto generale di Westeros per come la conosciamo sarà radicalmente mutato.
Si può inoltre presumere che anche il ruolo della magia cesserà in virtù di tali sconvolgimenti, ed allora sarà necessario che un altro approccio di totale rottura col passato che prenda il posto del precedente modo di pensare e di operare, non più fondato sulla superstizione e sul pregiudizio ma sulla forza del ragionamento e dello sviluppo, sulla conoscenza intesa come approccio scientifico e sperimentale.
In questo Sam potrà benissimo fare da pioniere.
”My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”
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"Dreams don't mean anything, Dolores. They're just noise, they're not real." "What is real?" "That wich is irreplaceable."
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"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.
La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."
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Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia
perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.
Se Jon Snow è un personaggio epico-tragico, che, come Edipo e altri dopo di lui, ignora le proprie origini, Samwell Tarly è un personaggio borghese (in senso storico, non sociale) la cui psicologia è segnata dal rapporto conflittuale con un padre-padrone, assente ed eccessivamente presente allo stesso tempo (tema caro alla letteratura italiana e mitteleuropea del '900, pensate a Kafka o a Italo Svevo). E' un aspetto, come facevate notare, che lo accomuna a Tyrion, ma mentre Tyrion ci viene sin da subito presentato come un piccolo eroe della conoscenza, Samwell Tarly appare come un "inetto" (altro tema caro alla letteratura novecentesca), per poi evolversi e diventare un eroe. Evoluzione che GOT è riuscita a rendere alla perfezione. Perciò se Jon Snow morirà (un mio professore una volta mi disse che gli eroi tragici o muoiono o non sono eroi tragici), Samwell Tarly sopravvivrà. Condivido tutte le vostre riflessioni, ma dissento completamente su un punto: il fatto che Bran sia troppo inumano per rivelare le sue origini a Jon. Io penso che il rapporto tra Bran e Jon sia molto più profondo di quanto si pensi. Bran e Jon si sono cercati per tutto questo tempo, senza mai incontrarsi (c'è quella bellissima scena nella 4x5 quando Bran vede Jon combattere contro i ribelli e dice a Jojen "è mio fratello"), la prima cosa che dice Bran quando torna a Grande Inverno è "dov'è Jon, devo parlare con lui", e non è forse un caso che Bran appaia sconvolto non dopo la morte di Hodor, ma dopo la scoperta dei natali di Jon (per me Bran ha visto anche dell' altro, ossia il destino di Jon). Io mi aspetto molto dall' incontro Jon-Bran e sto attendendo GOT 8 per 3/4 per questo momento, quindi spero vivamente che non affidino a Samwell l' onere di dire a Jon la verità. Sam avrà il compito di consolare Jon e di farlo ragionare (perché io mi aspetto che Jon darà di matto). D' altra parte Bran e Sam sono personaggi molto simili, entrambi dei diversi (uno storpio e un ciccione), entrambi portatori di conoscenza (umana quella di Sam e metafisica quella di Bran) e mi aspetto che saranno i due grandi narratori della storia (Samwell scriverà le Cronache del ghiaccio e del fuoco), e che scoprano il modo in cui sconfiggere gli estranei (sono sicura che i libri che Sam ha portato dalla Cittadella sono gli stessi studiati da Rhaegar), regalandoci, magari già dalla prima puntata, un mega spiegone-spoiler dei libri sulla famosa profezia. Riguardo al futuro di Sam, io non riesco proprio a immaginarmelo a Collina del Corno (anche se è l' unica cosa che darebbe un senso al disgustoso rogo dei Tarly), ho sempre immaginato che sarebbe rimasto a Grande Inverno assieme agli Stark e all' eventuale figlio/a di Jon e Dany (che sarà cresciuto a Grande Inverno dagli zii). A proposito di una possibile gravidanza di Danaerys, nella 2x2 Jon e Sam parlano di Gilly, Jon dice: "E chi la farà partorire, tu?" e Sam risponde: "Potrei farlo, l' ho letto in un libro". Spoiler per il futuro?
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Sono totalmente d'accordo con te riguardo la tanto decantata apparente inumanità di Bran, anche a me ha sempre fatto storcere il naso la sicurezza con cui si afferma che lui non è ormai in grado di entrare in empatia con altri esseri umani. Mentre nei confronti di Sansa è stato a dir poco gelido, e verso Meera ha mostrato poca sensibilità, lo abbiamo invece visto contraccambiare l'abbraccio di Arya, e lo vediamo stupirsi nello scoprire che Jon non è mai stato un bastardo, insomma, non credo che egli realmente non senta più alcun legame con la famiglia e le persone care, semplicemente che avendo ora accesso ad una conoscenza potenzialmente illimitata conosce anche cose molto gravi e serie che sono accadute o stanno per accadere e che hanno bisogno che lui si mantenga costantemente concentrato.
Da non sottovalutare poi la sua connessione con il Re della Notte.
Sappiamo inoltre, per sua stessa ammissione, che non è ancora in grado di controllare al meglio le sue capacità, e forse paga anche questo sforzo in termini di apparente distacco dal prossimo.
Certo, la scrittura della settima stagione non ha aiutato, hanno a mio avviso sprecato minutaggio in scene assolutamente inutili e non ne hanno concesso abbastanza invece laddove anche una frase in più, una battuta, un dialogo scritto come si deve avrebbe migliorato la comprensione di quanto stava accadendo.
Continuo a pensare alla scena girata e poi tagliata in cui si vede Sansa che si rivolge a Bran per capire quali siano le intenzioni di Arya. Quello per me è stato un grosso errore, non giustificabile con la volontà di mantenere l'effetto sorpresa finale nella condanna a morte di Ditocorto.
Anche per me la rivelazione a Jon delle sue origini può tranquillamente arrivare da Bran soltanto o da lui insieme a Sam, non vedo perchè Bran non dovrebbe essere in grado di porre la questione nei giusti termini; come hai ricordato, cerca Jon prima di tutti a Grande Inverno, così come il suo metalupo, Estate, ha sentito il richiamo di Spettro più di una volta. I due sono certamente interconnessi più di quanto non si dica e non si veda.
Inoltre, di certo Bran svolgerà un ruolo chiave anche, finalmente, in battaglia, con ogni probabilità si wargerà in uno dei draghi, divenendo a suo modo per un breve lasso di tempo ciò che da bambino sognava, un cavaliere che va in battaglia al fianco dei suoi fratelli.
Ad ogni modo, per tornare su Sam, sì, sarebbe semplicemente la cosa più ovvia se fosse lui a far nascere il bimbo di Dany e Jon, se un erede verrà alla luce; come dicevo, per me se non dovesse tornare a Collina del Corno sarà comunque il detentore di un sapere finalmente alla portata di molti, e non soltanto dei pochi elitari privilegiati maestri della Cittadella.
Anche in questo senso lo vedo precursore, in quanto per me intuirà che il sapere, la conoscenza per essere davvero utili devono essere condivisi e messi a disposizione, e non tenuti per sé.
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La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."
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