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GoT - Percorsi evolutivi e mete finali.
J di JonSnow;
creato il 16 febbraio 2018

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Menevyn
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Menevyn
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Inviato il 21 maggio 2018 14:51

In generale sarà interessante vedere Jaime al Nord, o comunque al di fuori del suo ambiente "naturale" (Cersei, in pratica).



Iceandfire
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Iceandfire
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Inviato il 21 maggio 2018 15:03

Concordo infatti sono molto curiosa di conoscere il nuovo Jaime quello che riempirà con imprese eroiche la sua pagina bianca e che capirà che ama Brienne per la purezza anche dei suoi ideali 


Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei   miei bellissimi  ed elegantissimi avatar e firma

bQ7ab7S.png;
« I am a wolf and I fear nobody. »

''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''

« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »

''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.

 

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Inviato il 21 maggio 2018 17:47

Proseguiamo con un altro dei fedelissimi al seguito della Regina dei Draghi: Jorah Mormont.

Il cavaliere esiliato, erede dell'Isola dell'Orso, figlio di Jeor Mormont, amato e rispettato lord comandante dei Guardiani della Notte, presso i quali si arruola per lasciare che Jorah prenda possesso di titoli e terre.

Eppure, nulla va come previsto; dopo un primo matrimonio durato dieci anni con una Glover, funestato da ben tre aborti, e conclusosi con la morte della fanciulla, Jorah si distingue come guerriero forte e coraggioso durante l'assedio delle mura di Pyke, capitale delle Isole di Ferro, nel corso della Ribellione. E' infatti uno dei primi ad entrare nella capitale, conquistandosi in questo modo il cavalierato; successivamente, durante un torneo a Lannisport per celebrare il successo sui Greyjoy, Jorah l'Andalo incontra e si innamora della bellissima e giovane Lynesse Hightower, figlia di Lord Leyton, di Vecchia Città, una nobile e antica casata tra le più ricche dell'Altopiano. Inaspettatamente, Jorah vince il torneo, incoronando la bella Lynesse Regina di Amore e Bellezza; quella stessa notte ne chiede la mano Lord Leyton, il quale acconsente dopo aver verificato il contraccambiato amore per il cavaliere da parte di sua figlia.

Il loro è dunque un matrimonio d'amore, uno dei pochi che ci vengono narrati nelle Cronache. Tuttavia, le cose precipitano in breve tempo: Lynesse non riesce ad adattarsi alla vita aspra, spartana e per nulla mondana della difficile Isola dell'Orso, abituata agli sfarzi ed agli agi della sua terra d'origine; questo la rende sempre più infelice ed insofferente, nonostante Jorah faccia tutto quanto è nelle sue possibilità per renderla felice e per riprodurre anche lì al nord le consuetudini a cui la bella moglie era avvezza, con regali costosi e feste. Tutto invano. Finisce per dilapidare ben presto le sue finanze, e nell'estremo tentativo di far fronte alle richieste della donna si indebita sempre di più, finendo con il contravvenire ad uno dei più antichi divieti presenti nei Sette Regni: quello di commerciare schiavi.

Una volta scoperto, Lord Eddard Stark, di cui casa Mormont è alfiere, lo condanna a morte, ma egli fugge a Lys con Lynesse per scampare alla condanna, anziché affrontarla o scegliere di arruolarsi a suo volta nei Guardiani della Notte. Si guadagna così l'esilio.

Questo gesto getta grande discredito sulla sua nobile casa e non finirà mai di crucciare suo padre, Jeor Mormont: prima di lasciare il continente occidentale, tuttavia, Jorah lascia sull'Isola dell'Orso Lungo Artiglio, la spada in acciaio di Valyria appartenente alla sua casata, poiché consapevole di non meritarla più avendo disonorato se stesso e la sua famiglia.

Sappiamo che successivamente Lord Mormont la dona a Jon Snow, riconoscendo in lui un ragazzo valido ed onorevole e prendendolo sotto la sua ala protettiva, come un passaggio di consegne tra il figlio che sente di non poter rivedere mai più e questo giovane ragazzo. 

 

A Lys tuttavia le cose non migliorano: il rapporto già deteriorato arriva al capolinea quando Jorah, che intanto vive come mercenario, scopre il tradimento di lei con un mercante del posto, diventandone la concubina. Col cuore spezzato, esiliato dalla sua patria, si reca a Volantis, dove rimane per un anno circa mettendo la sua spada al servizio del miglior offerente.

Lo incontriamo per la prima volta al matrimonio tra Khal Drogo e Daenerys Targaryen a Pentos, dove Viserys lo prende al suo servizio su indicazione di Illyrio Mopatis, ignorando che quest'ultimo è una spia di Varys, il Ragno Tessitore della Corona, e ignorando anche che Jorah spera di ottenere il perdono reale ed il permesso di tornare in patria riferendo allo stesso Varys ogni movimento dei due Targaryen vivendo a stretto contatto con loro.

 

Tutto questo per farci entrare nella psicologia del personaggio, perché sarebbe fin troppo semplicistico etichettare Jorah Mormont, onorevole e coraggioso cavaliere, semplicemente come un mercante di schiavi o un mercenario o ancora come innamorato non corrisposto di Daenerys Targaryen.

Come tutti i personaggi nati dalla penna di Martin, anche per Jorah ci sono motivazioni profonde dietro ogni sua azione; ci sono tormenti, come quello di aver deluso e disonorato il padre, uomo tutto d'un pezzo (ne parla a Dany, a Tyrion e a Jon) e ci sono fantasmi, quello della sua seconda moglie, Lynesse, che gli ha stregato il cuore e poi lo ha abbandonato dopo che lui ha sacrificato tutto per la sua felicità, Lynesse che tanto rivede in Dany.

Sappiamo che da un certo momento in poi Jorah si rifiuta di passare informazioni a Varys, questo accade quando si rende conto che Dany è una ragazza forte e coraggiosa ben più del debole  fratello Viserys, ne è colpito ed affascinato e ne diviene Primo Cavaliere, giurandole fedeltà spontaneamente dopo la morte di Khal Drogo e prima della nascita dei suoi draghi.

Da lì in poi vediamo un Jorah fedelissimo e devoto, l'ombra della giovane Targaryen, sempre presente e sempre attento ad ogni sua necessità, forte combattente e saggio consigliere. Tenta di dissuaderla a compiere scelte azzardate nella iniziale foga di trovare subito eserciti per conquistare il continente che fu della sua famiglia, è diffidente verso qualsiasi uomo le si avvicini, la protegge in tutti i modi possibili.

Fin quando Dany inizia a rendersi conto che lui è innamorato di lei, e la cosa la mette sempre più a disagio ed in soggezione in sua presenza; il cavaliere è geloso di Daario Naharis, il comandante della compagnia di mercenari che giura di combattere per lei nella Baia degli Schiavisti, e che ne diviene presto l'amante; tuttavia Dany continua a fidarsi ciecamente del suo Primo Cavaliere, preferendo spesso i consigli strategici di quest'ultimo a quelli del primo, sapendo di contare su un uomo di grande fiducia e con altrettanta grande esperienza e conoscenza sia del continente occidentale sia di quello orientale. Gli mostra sempre grande rispetto e riconoscenza, prova effettivamente grande affetto per lui, cosa che non impedisce però al cavaliere di provare invece sentimenti più profondi per lei.

Tutto cambia quando Ser Barristan Selmy giunge presso la corte di Dany,  rivelando alla regina dei draghi che Jorah è stato a lungo la spia di re Robert in cambio del perdono reale, cosa che condurrà Dany ad esiliare il cavaliere, sentendosi al contempo ferita e delusa dal suo comportamento.

Con rammarico Jorah si allontana dalla corte di Dany ma durante i suoi spostamenti si imbatte in Tyrion Lannister, a sua volta fuggito da Approdo per sfuggire alla condanna a morte, e pensa bene di catturarlo per portarlo come dono a Dany nel tentativo di riconquistare la sua fiducia. Tra i due si instaura un rapporto ben più profondo di conoscenza e stima reciproca, da Tyrion infatti Jorah viene a conoscenza della morte del padre Jeor, della circostanza in cui questa è avvenuta e di chi lo ha vendicato (Jon). Vediamo un uomo che soffre, oltre che per la perdita della figura paterna, anche perché realizza di non potere più chiedere perdono al padre per averlo deluso.

 

L'onore e l'amore, dicevo, sono le due debolezze del valoroso ser Jorah Mormont.

E' stato in nome del suo amore che si è rovinato, ed è sempre l'amore a dargli la spinta per non lasciarsi andare al proprio destino ed alla propria condizione. Egli è infatti mosso da questo sentimento che difficilmente riesce a mascherare e tenere a freno, la cui gelosia lo pervade, pur consapevole che ci siano diverse decadi di differenza tra lui e la giovane regina, e pur vedendo coi propri occhi la sua amata essere attratta e cedere alle lusinghe prima di Daario Naharis e poi di Jon Snow.

Il suo è più che un amore passionale, il suo è invaghimento cerebrale. Quasi un'ossessione.

 

Eppure, riconosce in Jon un uomo degno di lei, e non mostra mai acredine nei suoi confronti, solo dignitosissima accettazione e rassegnazione; c'è chi vede il suo benestare all'unione tra i due nel suo rifiuto di rientrare in possesso di Lungo Artiglio, offertagli da Jon. 

E' di certo un gesto simbolico molto importante.

A me piace però mettere l'accento anche sulla sua voglia di riconquistare l'onore perduto, anche se non agli occhi dell'anziano padre, ormai deceduto, a quelli di coloro che ora si trova ad affiancare nella guerra che stanno per intraprendere.

Egli è un cavaliere oramai alla fine del suo percorso, che ha tanto amato, tanto sofferto e tanto perduto; dovrà riprendersi l'onore, almeno quello, lottando per la sua casata, per la memoria del grande padre che sa di aver ferito.

 

Probabilmente vedo il suo finale come sacrificio personale, l'ennesimo, in nome di quell'amore impossibile eppure così ardente che gli ha permesso di sopravvivere: credo che potrebbe sacrificare la sua stessa vita in difesa di quella di Jon, amato della sua amata Regina. Un atto d'amore talmente grande e talmente onorevole fugare ogni dubbio sulla sua devozione alla sua causa.

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

ltyUYas.png

My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”

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"Dreams don't mean anything, Dolores. They're just noise, they're not real." "What is real?" "That wich is irreplaceable."

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"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.

La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."

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Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

 

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia

perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.

 

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Stella di Valyria
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Stella di Valyria
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Inviato il 21 maggio 2018 23:25

Allora. Nonostante per me non sia proprio il momento per scrivere (per motivi personali molto amari), dato che questo post era quasi pronto da stamattina e che l'ultima cosa che mi sento di fare, in questo momento, è andare a dormire, lo pubblico lo stesso. Precisando che la parte sarcastica è stata scritta, appunto, prima che ricevessi una certa notizia.
Per motivi di resistenza, vostra e mia, dato che è molto lungo, lo suddividerò in più parti. Non so se riuscirò a tagliarlo secondo una logica precisa o no, abbiate pazienza, non sono esattamente nello stato d'animo per queste cose. Ma cominciamo. E allora:

SER JORAH 1: IL TORMENTO E LA MACCHIETTA

 

Ecco, Jorah è un personaggio che mi ha sempre lasciata perplessa. Perchè è un personaggio che dovrei amare (per motivi che vi dirò dopo), ma invece non mi raggiunge, non riesce ad arrivarmi. Mai.

 

E perchè un personaggio del genere -e questo vale un po' per tutti, non solo per me- non solo in Got, ma persino nei libri (anche se la cosa è molto maggiore in Got) è forse, tra tutti, il più a rischio di grottesco. La vicenda di un character simile, il suo amore incrollabile ed ossessivo per una donna irraggiugibile rischiano di sfociare nell'eccessivo, nel non credibile, nell'involontariamente quasi ridicolo, in bilico come sono su un filo sottilissimo con sotto da una parte il monocorde e dall’altra l’involontariamente patetico. E, a meno di essere degli equilibristi infallibili per sette lunghe stagioni, il rischio è quello di cadere dall'una o dall'altra parte -o un po' da entrambe- e di produrre, alla fine, un risultato paradossale, dove quella che doveva essere una tragedia umana interiore, basata sull'incapacità di dominare una parte del proprio essere, a costo di strapparsi da dentro un pezzo di se' pur di affrancarsi da un sentimento e una pulsione che sono diventati un'ossessione, sfocia invece in una figura emozionalmente neutra, per lo spettatore, e anzi quasi macchiettistica per quanto è goffa, ripetitiva e in passiva accettazione di qualsiasi maltrattamento psicologico.

 

Perchè le passioni malate, o anche solo -ma forse, alla fine, sono la stessa cosa- gli amori non corrisposti in cui si sprofonda, si sceglie di sprofondare come fossero sabbie mobili invece di fuggire a gambe levate ai primi segnali, finchè si è ancora in tempo, esistono eccome e sono esperienze abbastanza pesanti da rovinare un bel pezzo di vita (non chiedetemi perchè... ma lo so bene. Molto, molto bene). Ma nel raccontarli, nel renderli su uno schermo più ancora che in un libro, la ripetitività dei comportamenti esteriori, il grottesco e l’involontario effetto quasi comico sono sempre in agguato.
 

E può succedere, allo spettatore, di cogliere solo questi. Come è successo a me, per moltissimo tempo. Forse proprio fino a pochi giorni fa, quando il pensiero di trovare qualcosa da scrivere quando fosse arrivato il turno di questo character mi ha costretta a fermarmi e dedicargli  l'attenzione che non ha mai suscitato, in me,  in sette stagioni e cinque libri. Così, mi sono imposta di riflettere, a freddo e più con la mente che con il cuore. E qualcosa, finalmente, ho colto,  nel povero, bistrattato Ser Jorah. Ma già il fatto che un personaggio si debba leggere con la mente, perché non ti è arrivato al cuore, anche se poi con la mente finalmente arrivi a capirlo (ma non ad amarlo), è comunque un segno di qualcosa che non va. Qualcosa che, in quel personaggio, non ha funzionato.

 

E dire che, teoricamente, sarei dovuta essere una delle persone più portate a ritrovarmi in questo character, dato che (precisando che io non sono mai arrivata a questi livelli patologici: prima o poi aprivo gli occhi e rinsavivo, anche se sempre troppo tardi, dopo aver buttato via un discreto pezzetto di vita e, ne frattempo, di occasioni neanche prese in considerazione) non ho problemi a scriverlo in un post che intanto è anonimo: la sua situazione è qualcosa in cui mi sono andata a ficcare molte volte nella vita, quasi un copione per cui ho una coercizione a ripetere. E quindi, da un lato dovrei proprio capirlo, Ser Jorah. Comprenderne la sofferenza e l’incapacità di staccarsene, di strappar via se stesso dalla situazione che provoca questa sofferenza; e dall’altro mi sono fatta, avendo avuto modo di rifletterci molto, almeno qualche idea del perché una persona agli occhi degli altri “normale” si possa intrappolare da sola in una situazione del genere, che da un certo momento in poi, somiglia molto di più ad una ostinata, voluta ricerca di dolore ed annullamento della propria dignità che all'innamoramento o all'amore.


Eppure, nel caso di Jorah, tutto è talmente estremizzato che persino io (il che, ripeto, è tutto dire, sob) non sono riuscita ad empatizzare con lui.


E allora, vorrei provare a sviluppare la mia riflessione su questi due filoni: perché ci si può ridurre così, a corteggiare, più che una persona, la propria sofferenza (per il poco che posso dire, perché tra l’altro Jorah è un uomo, e quindi molte spiegazioni che valgono per me non sono applicabili a lui, che inoltre spinge il tutto ad un livello veramente patologico) e perché , pur vivendo uno stato di dolore che, vi garantisco, è autentico, Jorah non riesca quasi a comunicarlo allo spettatore, a trasmetterglielo. Risultando -nonostante la più che dignitosa bravura dell'incolpevole attore- una figura più patetica e buffa che tragica.

Anche se poi i due discorsi si intrecceranno, per ora parto dal secondo: perché il personaggio di Jorah per molti spettatori non funziona? Ovvio che non sono in grado di dare “la” risposta, ma solo delle soggettive e discutibilissime opinioni; però ci provo.


A prima vista, intanto, c’è un motivo superficialissimo, ma non trascurabile a livello di impatto: il fatto che, diversamente dai libri (in cui è un uomo che definire "poco avvenente" è un eufemismo: in realtà dev’essere proprio di una bruttezza rara, ad aggravare ancora il già pesante handicap dell’enorme differenza di età), il Jorah di Got, dove i personaggi più brutti (Tyrion e Brienne, per citarne altri) sono quasi sempre resi più "smussati" ed accettabili esteticamente e televisivamente, è di aspetto tutt’altro che sgradevole. Anzi, almeno per i miei gusti, con una bella spolverata sarebbe uno dei più affascinanti attori della serie, benché stagionatello. E allora, sorge l’obiezione classica, la più facile ed immediata; quella che tra l'altro nella real life ti fanno gli amici quando ti vedono che annaspi ostinatamente in una di quelle situazioni: perché un uomo così si deve umiliare, prostrarsi, soffrire, quando potrebbe avere cento altre donne, se solo non si fissasse su una irraggiungibile? Ma in certi casi l’innamoramento non corrisposto non è razionale. Soprattutto, spesso non nasce da un’obiettiva, realistica stima delle proprie chance quanto da un problema di autostima, di mancanza di amor proprio. Dall’idea di valere troppo poco per meritare la considerazione e l’amore di cui gli altri, tutti gli altri, invece, sono degni. O da un inconscio desiderio di sofferenza come autopunizione, espiazione per un senso di colpa. In ogni caso, a decidere il gioco, in questi casi, a volte non è soltanto quanto ami l’altra persona, ma soprattutto quanto poco tu ami te stesso.
 

E di sensi di colpa o di errori, nel suo passato, Jorah ne ha da vendere. O meglio: ne ha solo due: ma che hanno spalancato un ventaglio di conseguenze molto più ampio dei fatti in se'. Per il suo comportamento da schavista è’ stato accusato ufficialmente di fronte al Potere ed alla società a cui apparteneva, rinnegato dal padre, condannato all’esilio in una terra lontana e diversissima dal mondo in cui è nato. Dove, in un primo tempo,  tanto per peggiorare le cose (la sfortuna di quest'uomo non ha limiti, lo si vede già qui) il suo compito è stato quello di tradire proprio Danaerys, la donna a cui poi sarebbe stato così ossessivamente, quasi patologicamente devoto.  Quindi Jorah sa, sente di avere molte colpe da espiare: verso la società da cui proviene; verso la propria famiglia, che ha amareggiato, deluso e disonorato (la figura parterna, in particolare, dal quale è stato pressoché rinnegato, tant’è che Lungo Artiglio verrà consegnata a Jon). E, come se non bastasse, proprio verso la  stessa donna che ora è la sua luce e ragione di vita, il suo amore, desiderio ed ossessione.


E, per alcuni tipi di personalità, questo -il senso di colpa con cui non si riesce a venire a patti, la totale disistima di sè- è l’inizio della fine. I sensi di colpa lavorano su di te finchè ti convinci che quello, il supplicare, il guardare dal basso l'eventuale felicità altrui, sia il tuo posto. Che non meriti amore ma solo questo: soffrire stando a guardare la persona che ami felice con un altro, metterle in mano il coltello dalla parte del manico, offrirle  la tua ferita e chiederle “conficcacelo dentro, e che faccia ben male”.

Ciò non toglie che la scelta di un attore francamente, apertamente brutto, di aspetto sgradevole come book-Jorah, avrebbe reso la situazione sicuramente più banale, ma anche di comprensione molto più immediata. E questa è stata persino la scelta di Martin, non a caso: sottolineare l'essere irrimediabilmente, inesorabilmente fuori luogo e "fuori partita" di Ser Jorah, non solo per l'età ma anche, e forse soprattutto, per l'aspetto fisico.

Creando una situazione forse persino da clichè, stile La Bella e la Bestia (o il film Fur, se volete, che in fondo racconta la stessa storia); ma un clichè rivisto e corretto tirandolo fuori a forza dalla fiaba e inserendolo nel mondo reale, o in un mondo simil-reale:  dove la Bella non si innamora della Bestia: ne riconosce la bellezza interiore (il che non è neanche così scontato, tra l'altro: è già tanto) e ... ne diventa amica. Mentre la Bestia se ne rimane lì, col cuore inesorabilmente infranto, a doversi accontentare di quel misero surrogato che non è amore, ne è lontanissimo e lo sarà per sempre.
 

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              

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Stella di Valyria
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Stella di Valyria
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Inviato il 22 maggio 2018 0:05

JORAH : PERCHE' NON "FUNZIONA"? (ancora). E la sua EVOLUZIONE.

 

Parlavo dei motivi per cui questo personaggio, alla fine (anzi, da un bel po' di tempo) non "funziona", non prende cone dovrebbe.

Un altro motivo penso sia che in Got mi sembra si calchi troppo la mano – anche se, ripeto: capisco che con un personaggio del genere il rischio fosse altissimo, e la difficoltà nel mantenere la giusta misura veramente alta- sul suo continuo venire “friendzonato”. Alcuni istanti sono quasi grotteschi tanto la sua situazione, in queste situazioni, viene portata all’estremo. Con il risultato che, invece di trasmettere l’angoscia e il tromento del povero Jorah finiscono, involontariamente, col sortire proprio l'effetto opposto: di far (sor)ridere di lui.

 

Tanto che ti ritrovi a pensare che è proprio vero, Jorah-personaggio è scalognato nero persino in questo: la sua storia dovrebbe essere tristissima, invece viene freindzonato talmente alla grande da farlo diventare la caricatura della propria infelicità; e quindi qualcuno che non riesci neanche a prendere sul serio. Un momento tra tanti? Lui e Daario alla ricerca di Danaerys, con Daario che gli rinfaccia di essere vecchio e completa la cortesia, casomai non fosse stata sufficiente, mettendolo al corrente, gentilmente, delle prodezze lettesche della donna che lui, Jorah, non avrà mai ("E' piccola, ma non credere, vedessi le cose che sa fare", o qualcosa del genere). Ecco, qui veramente ti aspetteresti una reazione alla  provocazione gratuita, cattiva e pure duplice (umiliazione personale e provocazione diretta): e invece, macchè. Perchè ribattere significherebbe litigare, e litigare, dividersi, significherebbe sperecare tempo prezioso, quando la priorità è cercare "Lei". E  quindi, niente: Jorah accusa, visibilmente, il colpo, ma "saggiamente" sceglie di non reagire. Neanche questa volta. Neanche ora che Danaerys non c'è e a dargli il millesimo due di picche non è lei ma un playboy sfacciato e spaccone; la cui presenza, però, è utile per la missione "alla ricerca di Dany".
Poi, è vero: Daario è realmente più giovane -e probabilmente più forte- di Jorah. Quindi, se questi avesse reagito, probabilmente -ma non è così scontato: Jorah, molto più del suo antagonista spaccone, ha esperienza e vita, e anche questo sigifica qualcosa- dopo tre minuti si sarebbe ritrovato a terra, pieno di lividi e con un occhio pesto. Ma paradossalmente anche una scena così, l'aver, almeno, tentato di reagire, anche uscendone malissimo, gli avrebbe restituito un po' di dignità. E forse sarebbe stato proprio quello il momento in cui, finalmente, al personaggio Jorah, sconfitto ed ancora una volta umiliato, ma in un modo molto diverso dal suo consueto, oserei dire "umiliato per troppo coraggio", e posto così crudamente di fronte alla propria inesorabile inferiorità, sarebbe riuscita l'impresa che per sette lunghe stagioni ha sempre mancato: trasmetterci finalmente un senso di amarezza per lui, empatia e qualcosa del suo stesso dolore.


Ma il top dei top della mortificazione (e di quanto ci vada giù pesante, con le beffe, la sua vita; o meglio, il duo D&D) sarà quando, dopo che è persino guarito dal morbo grigio -impresa pressochè senza precedemti- i realtà per una botta di totale incoerenza narrativa, ma, nella finzione, quasi solo perchè glielo ha ordinato "Lei", la donna che mai sarà della sua vita, e quindi semplicemente lo doveva fare; dopodichè e si è fatto i soliti millemila chilometri per tornare in area friendzone a farsi torturare psicologicamente come di consueto, gli toccherà vedersela partire con Jon, il bel tenebroso (oltre tutto in versione con men bun, in cui è davvero bello, poco da dire) con cui la competizione è più che mai persa in partenza. In nave: dove ci sarà una convivenza forzata, per giorni e giorni, in spazi piccolissimi; e considerato che i  due sono giovani  e pieni di ormoni ed adrenalina e che D&D stanno puntando decisi in una certa direzione, anche un paraspifferi capirebbe cosa succederà tra di loro, anche senza aver letto i leaks. Ma poraccio Jorah, davvero. King or the Friendzone and Lord of the Bidons. E mai preso sul serio, non solo dalla sua Khaleesi, ma neanche dallo spettatore. E infatti, visto? Pure io, che ero partita per fare un’analisi seria, anche perchè, ripeto, se non empatizzo io, con un personaggio così, non ci empatizza nessuno, dato che queste dinamiche autolesionistiche purtroppo le conosco eccome, sono finita sul sarcasmo.

 

 

In quanto al suo percorso, personalmente mi pare che Jorah sia tra i personaggi che evolvono di meno. Eppure, realizzo solo ora, questo non è un caso, né un errore narrativo.
Inizialmente sì, c’è un’evoluzione, e pure abbastanza veloce: da mercante di schiavi diventa avventuriero apolide, infiltrato e spia, per pagare la sua colpa;  ma presto cambia di nuovo radicalmente rotta -e, soprattutto, obiettivo e, persino, personalità-  perchè totalmente conquistato proprio dalla persona che avrebbe dovuto tradire.

 

Curiosa, per inciso, ragionando in modo moderno e in termini di morale, la via che viene offerta a Jorah per  espiare la propria colpa: agire come infiltrato e spia. Ossia, conquistare la fiducia di una persona per tradirla e, anche se questo inizialmente non lo sa, rivelare l’informazione (sulla sua gravidanza) che porterà alla decisione di ucciderla: in questo modo, tradendo chi gli ha concesso fiducia e provocandone la morte (ingiusta), la società considererebbe il suo debito pagato, il suo reato espiato: Jorah tornerebbe ad avere un minimo di onore, ad essere degno di essere riammesso in quella società stessa, tradendo e preparando il terreno all’assassinio di un’innocente. Bel paradosso, almeno per la nostra mentalità, non vi pare? Ma evidentemente questo è ciò che accade quando il concetto di “giustizia” non è collegato a quello di morale, ma è meramente opportunistico, funzionale agli interessi dei governanti anziché ad un senso di giustizia a prescindere.
 

Invece, in un certo senso, quando improvvisamente ritrova la propria coscienza –perché questo il suo amore per Dany lo fa accadere, almeno in questo non è malato e distruttivo: gli restituisce  una coscienza, da tanto, troppo tempo assopita, dimenticata o messa a tacere - Jorah fa proprio l’opposto: ritrovando il proprio onore, come essere umano e di fronte a se stesso, quando decide di non tradire Danaerys: ossia, nello stesso momento , scelta e gesto in cui lo perde, definitivamente, agli occhi della corte di Approdo del Re e , in genere, della società da cui proviene .
 

Ma compiuti questi passi, relativamente veloci, da quel momento in poi Jorah resterà per sempre fermo. O se si muoverà, sarà per poi tornare al suo  punto fisso. Sempre lo stesso. Sempre con quello stesso nome femminile. La sua evoluzione  sembrerà bloccarsi di colpo, incagliandosi nelle sabbie mobili di una donna troppo giovane per lui e che non riesce, proprio non riesce a vederlo come uomo. Immobile nella sua cieca devozione per lei, eternamente in stand-by nel suo amore destinato a non trovare mai sbocco, non venire mai corrisposto; nel desiderio eternamente frustrato e con il sovrappiù di doverla vedere più o meno felice accanto ad altri uomini . Diventando, per molti, il personaggio-macchietta, lo zerbino messo lì come character riempitivo o di contorno; il poveraccio grottesco e quasi esasperante non solo per i continui friendzonamenti ma anche per quella evoluzione mancata, inesistente, assente. Eppure –l’ho capito in ritardo, ma finalmente l’ho capito-  è proprio questo, il senso e la condanna di questo personaggio: la sua tragedia personale consiste proprio in questa sua mancanza, incapacità totale di evoluzione. Nel non riuscire a voltare le spalle a qualcosa che non potrà mai ottenere e gli causa e causerà solo sofferenza, per proseguire il proprio cammino e proseguirlo da uomo libero; nel non saper andare oltre questa fase in cui la vita lo ha condotto, non sapersi strappare di dosso una situazione malata,  senza sbocco e totalmente autodistruttiva.
Peccato che -mi verrebbe da dire, facendo del facile sarcasmo- questa diventi anche una condanna per lo spettatore, posto di fronte ad un personaggio la cui incapacità di evolvere sfocia sempre più, esteriormente e di fatto, nella monotonia.

 

 

Così, abbiamo quella serie di comportamenti che, a una prima lettura –ma anche ad una seconda ed una terza, temo- appaiono, e ancor di più in un uomo ampiamente adulto, più che altro grotteschi, quando in realtà sono dolorosi;  goffi e di un autolesionismo al limite del ridicolo, mentre sono pregni – in ogni momento, in ogni gesto, in ogni singolo respiro- di un profondo tormento di quelli che non ti mollano un istante, autentico e senza scampo; senza nemmeno la misera speranza di trovare uno sfogo, di venire alla luce.

 

Viene cacciato, e ritorna; gli viene ordinato di guarire, e guarisce (sulla verosimiglianza della cosa e sulla coerenza verso quanto ci è sempre stato raccontato sul Morbo Grigio, sorvoliamo, che è meglio); dopodichè cosa fa? Ciò per cui è guarito: ritorna ancora. E ogni volta solo per vedere l’oggetto del suo amore, desiderio ed ossessione preferirgli un altro, con cui, per motivi vari, non può neanche lontanamente competere: il maestoso Drogo; quel fantoccio forse neanche realmente amato, ma toyboy a quanto pare efficiente e di provata esperienza, di Daario; infine l’affascinante e ombroso (nonchè inesorabilmente giovane) Jon, con il quale la competizione diventa più impossibile e senza speranza che mai.

 

Ma il dolore dietro tutto questo non raggiunge lo spettatore, o almeno, la maggioranza degli spettatori. Perchè si è andati troppo in là, calcando sul pedale dei continui friendzonamenti e delle sue troppe sfortune... o perchè Jorah, il povero Jorah, è qualcosa di troppo profondo e troppo interiore -nei risvolti ossessivo-patologici che forse ha, nell'ostinata disperazione e totale disistima con cui forse, in qualche parte di sè, sì è convinto senza possibilità di appello di non meritare amore- per essere trattato in una serie tv, e tantomeno trascinato per sette stagioni. E non lo aiuta nemmeno la trovata del morbo grigio, probabilmente messa lì (attingendo all'episodio di Connington) giusto per fargli fare qualcosa di un po' diverso del solito incassare friendzonature e toglierlo dallo stand-by per una o due stagioni, e magari cercare a tutti i costi di far percepire allo spettatore una dimensione di dolore in quello che, suo malgrado e pur soffrendo continuamente, rischia sempre più di diventare il Fantozzi di Got: perchè viene condita di tante inverosimiglianze, che finisce col sottrarre ancora serietà e credibilità, se non al Jorah-uomo, al Jorah-personaggio.
Ma questa parte me la tengo per il prossimo post, se no vi faccio addormentare tutti.

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              

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Inviato il 22 maggio 2018 17:48

In effetti credo che il personaggio di Jorah, a differenza di altri (citi Tyrion e Brienne giustamente), non abbia tratto vantaggio dal casting, dove hanno scelto per il suo ruolo un attore di mezza età affascinante, prestante ed avvenente, ed a poco serve impolverare ed appesantire lo scozzese Iain Glen.

Non ha giovato al personaggio in quanto è poco credibile che un uomo con quella fisicità si possa zerbinare, termine che va per la maggiore, al cospetto di una ragazzina appena sbocciata come donna. 

Ma tant'è. Non è nemmeno del tutto escluso a priori che questo non possa accadere e non accada nella vita reale, l'attualità è piena di casi di neo lolite loro malgrado che esercitano il loro fascino da ninfette su improbabili uomini maturi, morbosamente e patologicamente ossessionati da ragazzine poco meno che adolescenti ma già fisicamente attraenti.

Sono appunto situazioni patologiche, ma non sappiamo se e quanto ser Jorah si trovi in questa condizione, e se e quanto Dany sia complice volontaria o meno nell'alimentare la fiamma del suo trasporto verso di lei.

Nella serie meno, molto meno, nei libri alcuni episodi ci fanno intendere altro, ha un atteggiamento a tratti più ambiguo. 

 

Ad ogni modo, ser Jorah mi sembra una di quelle personalità che è destinata a ripercorrere sempre gli stessi passi, e pur con grande dignità si lascia nuovamente travolgere da un interesse che riesce a stento a governare. 

Se la sua condizione appare a tratti grottesca, intesa come qualcosa verso cui appare impossibile non provare ilarità, è perché secondo me in GoT hanno calcato troppo la mano su quanto Dany (ripeto, diversamente a quanto accade in ASOIAF) lo tenga a distanza, preferendogli uomini più giovani e prestanti; hanno scelto di mettere in evidenza il comportamento eticamente corretto della Regina dei Draghi, che non cade mai nell'errore provocarlo e di solleticarne l'interesse, non volendo probabilmente macchiare l'immagine di una Dany pura e giusta, ma finendo di contro con il far apparire Jorah, guerriero e cavaliere fortissimo e valido, solo come un uomo schiavo di un amore non corrisposto.

Modificato il 05 July 2024 17:07

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My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”

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"Dreams don't mean anything, Dolores. They're just noise, they're not real." "What is real?" "That wich is irreplaceable."

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"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.

La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."

___

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

 

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia

perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.

 

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Inviato il 22 maggio 2018 17:50

JORAH - 2  : PERCHE' NON "FUNZIONA"? (segue). Ed EVOLUZIONE.

 

Parlavo dei motivi per cui questo character, alla fine (anzi, da un bel po' di tempo) non "funziona", non prende e coinvolge come dovrebbe; anzi, forse proprio per niente.

Un altro motivo penso sia che, come ha appena detto @porcelain.ivory.steel , in Got mi sembra si calchi troppo la mano – anche se, ripeto: capisco che con un personaggio del genere il rischio fosse altissimo, e la difficoltà nel mantenere la giusta misura non trascurabile- sul suo continuo venire “friendzonato”. Alcuni istanti in cui questo accade sono quasi grotteschi, tanto la sua situazione di incassatore professionale di due di picche viene portata all’estremo. Con il risultato che, invece che trasmettere l’angoscia e il tromento del povero Jorah, finiscono, involontariamente, col sortire proprio l'effetto opposto: far (sor)ridere di lui.

 

Tanto che ti ritrovi a pensare che è proprio vero, Jorah-personaggio è scalognato nero persino in questo: la sua storia dovrebbe essere tristissima, invece viene freindzonato talmente alla grande da farlo diventare la caricatura della propria infelicità; e quindi qualcuno che non riesci neanche a prendere sul serio. Un momento tra tanti? Lui e Daario alla ricerca di Danaerys, con Daario, autentico gentelman, che gli rinfaccia di essere vecchio e completa la cortesia, casomai non fosse stata sufficiente, mettendolo al corrente, gentilmente, delle prodezze lettesche della donna che lui, Jorah, non avrà mai ("E' piccola, ma non credere, è infuocata, vedessi le cose che sa fare", o qualcosa del genere). Ecco, qui veramente ti aspetteresti una reazione alla frecciata gratuita, crudele e pure duplice (umiliazione personale e provocazione): e invece, macchè. Perchè ribattere significherebbe litigare; e litigare, dividersi, significherebbe sperecare tempo prezioso, quando la priorità è cercare "Lei". E  quindi, niente: Jorah accusa, visibilmente, il colpo, ma "saggiamente" sceglie di non reagire. Neanche questa volta. Neanche ora che Danaerys non c'è e a dargli il millesimo due di picche non è lei ma un playboy sfacciato e spaccone; la cui presenza, però, è utile per la missione "alla ricerca di Dany".
Poi, è vero: Daario è realmente più giovane -e probabilmente più forte- di Jorah. Quindi, se questi avesse reagito, probabilmente -ma non è così scontato: Jorah, molto più del suo antagonista spaccone, ha esperienza e vita, e anche questo sigifica qualcosa- dopo tre minuti si sarebbe ritrovato a terra, pieno di lividi e con un occhio pesto. Ma paradossalmente anche una scena così; anche l'aver, almeno, tentato di reagire, pure uscendone malissimo, gli avrebbe restituito un po' di dignità. E forse sarebbe stato proprio quello il momento in cui, finalmente, al personaggio Jorah, sconfitto ed ancora una volta umiliato, ma in un modo molto diverso dal suo consueto, oserei dire  "umiliato per troppo coraggio, una volta tanto", e posto così crudamente di fronte alla propria inesorabile inferiorità, sarebbe riuscita l'impresa che per sette lunghe stagioni ha sempre mancato: trasmetterci finalmente un senso di amarezza per lui, empatia e qualcosa del suo stesso dolore.


Ma il top dei top della mortificazione (e di quanto ci vada giù pesante, con le beffe, la sua vita; o meglio, l'inesorabile duo D&D) sarà quando, dopo che è persino guarito dal morbo grigio -impresa pressochè senza precedenti- in realtà per una botta di totale incoerenza narrativa, ma, nella finzione, quasi solo perchè glielo ha ordinato "Lei", la donna che mai sarà della sua vita, e quindi semplicemente lo doveva fare; dopodichè e si è fatto i soliti millemila chilometri per tornare in area friendzone a farsi torturare psicologicamente come di consueto, gli toccherà vedersela partire con Jon, il bel tenebroso (oltre tutto in versione con men bun, in cui è davvero bello, poco da dire) con cui la competizione è più che mai persa in partenza. In nave: dove ci sarà una convivenza forzata, per giorni e giorni, in spazi piccolissimi; e considerato che i  due sono giovani  e pieni di ormoni ed adrenalina e che D&D stanno puntando decisi in una certa direzione, anche un paraspifferi capirebbe cosa succederà tra di loro, anche senza aver letto i leaks. Ma poraccio Jorah, davvero. King or the Friendzone and Lord of the Bidons. E mai preso sul serio, non solo dalla sua Khaleesi, ma neanche dallo spettatore. E infatti, visto? Pure io, che ero partita per fare un’analisi seria, anche perchè, ripeto, se non empatizzo io, con un personaggio così, non ci empatizza nessuno, dato che queste dinamiche autolesionistiche purtroppo le conosco eccome, sono finita sul sarcasmo.

 

 

In quanto al suo percorso, personalmente mi pare che Jorah sia tra i personaggi che evolvono di meno. Eppure, realizzo solo ora, questo non è un caso, né un errore narrativo.
Inizialmente sì, c’è un’evoluzione, e pure abbastanza veloce: da mercante di schiavi diventa avventuriero apolide, infiltrato e spia, per pagare la sua colpa;  ma presto cambia di nuovo radicalmente rotta -e, soprattutto, obiettivo e, persino, personalità-  perchè totalmente conquistato proprio dalla persona che avrebbe dovuto tradire.

 

Curiosa, per inciso, ragionando in modo moderno e in termini di morale, la via che viene offerta a Jorah per  espiare la propria colpa: agire come infiltrato e spia. Ossia, conquistare la fiducia di una persona per tradirla e, anche se questo inizialmente non lo sa, rivelare l’informazione (sulla sua gravidanza) che porterà alla decisione di ucciderla: in questo modo, tradendo chi gli ha concesso fiducia e provocandone la morte (ingiusta), la società considererebbe il suo debito pagato, il suo reato espiato: Jorah tornerebbe ad avere un minimo di onore, ad essere degno di essere riammesso in quella società stessa, tradendo e preparando il terreno all’assassinio di un’innocente. Bel paradosso, almeno per la nostra mentalità, non vi pare? Ma evidentemente questo è ciò che accade quando il concetto di “giustizia” non è collegato a quello di morale, ma è meramente opportunistico, funzionale agli interessi dei governanti anziché ad un senso di giustizia a prescindere.
 

Invece, in un certo senso, quando improvvisamente ritrova la propria coscienza –perché questo il suo amore per Dany lo fa accadere, almeno in questo non è malato e distruttivo: gli restituisce  una coscienza, da tanto, troppo tempo assopita, dimenticata o messa a tacere - Jorah fa proprio l’opposto: ritrovando il proprio onore, come essere umano e di fronte a se stesso, quando decide di non tradire Danaerys: ossia, nello stesso momento , scelta e gesto in cui lo perde, definitivamente, agli occhi della corte di Approdo del Re e , in genere, della società da cui proviene .
 

Ma compiuti questi passi, relativamente veloci, da quel momento in poi Jorah resterà per sempre fermo. O se si muoverà, sarà per poi tornare al suo  punto fisso. Sempre lo stesso. Sempre con quello stesso nome femminile. La sua evoluzione  sembrerà bloccarsi di colpo, incagliandosi nelle sabbie mobili di una donna troppo giovane per lui e che non riesce, proprio non riesce a vederlo come uomo e compagno. Immobile nella sua cieca devozione per lei, eternamente in stand-by nel suo amore destinato a non trovare mai sbocco, non venire mai corrisposto; nel desiderio eternamente frustrato e con il sovrappiù di doverla vedere più o meno felice accanto ad altri uomini . Diventando, per molti, il personaggio-macchietta, lo zerbino messo lì come character riempitivo o di contorno; il poveraccio grottesco e quasi esasperante non solo per i continui friendzonamenti ma anche per quella evoluzione mancata, inesistente, assente. Eppure –l’ho capito in ritardo, ma finalmente l’ho capito-  è proprio questo, il senso e la condanna di questo personaggio: la sua tragedia personale consiste proprio in questa sua mancanza, incapacità totale di evoluzione. Nel non riuscire a voltare le spalle a qualcosa che non potrà mai ottenere e gli causa e causerà solo sofferenza, per proseguire il proprio cammino e proseguirlo da uomo libero; nel non saper andare oltre questa fase in cui la vita lo ha condotto, non sapersi strappare di dosso una situazione malata,  senza sbocco e totalmente autodistruttiva.
Peccato che -mi verrebbe da dire, facendo del facile sarcasmo- questa diventi anche una condanna per lo spettatore, posto di fronte ad un personaggio la cui incapacità di evolvere sfocia sempre più, esteriormente e di fatto, nella monotonia.

 

 

Così, abbiamo quella serie di comportamenti che, a una prima lettura –ma anche ad una seconda ed una terza, temo- appaiono, e ancor di più in un uomo ampiamente adulto, più che altro grotteschi, quando in realtà sono dolorosi;  goffi e di un autolesionismo al limite del ridicolo, mentre sono pregni – in ogni momento, in ogni gesto, in ogni singolo respiro- di un profondo tormento di quelli che non ti mollano un istante, autentico e senza scampo; senza nemmeno la misera speranza di trovare uno sfogo, di venire alla luce.

 

Viene cacciato, e ritorna; gli viene ordinato di guarire, e guarisce (sulla verosimiglianza della cosa e sulla coerenza verso quanto ci è sempre stato raccontato sul Morbo Grigio, sorvoliamo, che è meglio); dopodichè cosa fa? Ciò per cui è guarito: ritorna ancora. E ogni volta solo per vedere l’oggetto del suo amore, desiderio ed ossessione preferirgli un altro; con cui lui, per motivi vari, non può neanche lontanamente competere: il maestoso Drogo; quel fantoccio forse neanche realmente amato, ma toyboy a quanto pare efficiente e di provata esperienza, di Daario; infine l’affascinante e ombroso (nonchè inesorabilmente giovane) Jon, con il quale la competizione diventa più senza speranza ed impietosa che mai.

 

Ma il dolore dietro tutto questo non raggiunge lo spettatore, o almeno, la maggioranza degli spettatori. Perchè si è andati troppo in là, calcando sul pedale dei continui friendzonamenti e delle sue troppe sfortune... o perchè Jorah, il povero Jorah, è qualcosa di troppo profondo e troppo interiore -nei risvolti ossessivo-patologici che forse ha, nell'ostinata disperazione e totale disistima con cui forse, in qualche parte di sè, sì è convinto senza possibilità di appello di non meritare amore- per essere trattato in una serie tv, e tantomeno trascinato per sette stagioni. E non lo aiuta nemmeno la trovata del morbo grigio, probabilmente messa lì (attingendo all'episodio di Connington) giusto per fargli fare qualcosa di un po' diverso del solito incassare friendzonature e toglierlo dallo stand-by per una o due stagioni, e magari cercare a tutti i costi di far percepire allo spettatore una dimensione di dolore in quello che, suo malgrado e pur soffrendo continuamente, rischia sempre più di diventare il Fantozzi di Got: non lo aiuta, perchè viene condita di tante palesi inverosimiglianze, che finisce col sottrarre ancora serietà e credibilità, se non al Jorah-uomo, al Jorah-personaggio.
Ma questa parte me la tengo per il prossimo post, se no casomai qualcuo sia riuscito ad arrivare fin qui nella lettura, lo faccio addormentare sul posto. :(

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              

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Inviato il 23 maggio 2018 13:16

JORAH 3 - LA MALATTIA

 

Avrei voluto aspettare che ci fosse qualche altro intervento in mezzo, ma dato  che nessuno si palesa (ma lo amate così poco, il povero Ser Jorah? Scalognato pure in questo, povero), continuo il mio post a puntate. Non so nemmeno se qualcuno la leggerà mai, a parte Porcelain, ma va be': ci sono cose che si fanno per principio :) E poi, anche se Jorah non mi ha mai raggiuto davvero, mi piace almeno chiedermi perchè: cosa non ha funzionato, almeno per i miei opinabilissimi gusti, e cosa si può salvare. E cosa, rimaneggiandomelo un po' nella mia mente (lo faccio spesso, con film e simili) posso rendere molto più consono al mio modo di pensare e sentire.
E quindi, ostinatamente, continuo per la mia strada solitaria:)

 

Allora, ho accennato all' –alquanto infelice, per me- vicenda del Morbo Grigio.

 

Ma inizio con un passo indetro: ho trovato singolare e molto significativa la reazione di Danaerys alla malattia di Jorah. L’eterno zerbino, l’amico ma mai considerato più di tanto, come troppo spesso succede con le cose -o le persone- date per scontate, perchè comunque si sa che ci saranno sempre, qualunque cosa succeda saranno sempre lì, al loro posto, al nostro fianco. Situazione in cui, finalmente –e non è inverosimile: quante volte, per capire quanto ci tieni a qualcuno, hai bisogno rischiare di perderlo- lei rivela, o forse scopre, almeno la profondità dell’affetto che prova per lui, anche se è sempre e solo affetto, non certo amore. Ma lo fa in un modo a dir poco particolare: occhi che si riempiono di lacrime, espressione sconvolta (e va bene), e poi... e poi, quella frase che solo lei, solo Danaerys Targaryen dai millemila titoli e dalle quasi altrettanto numerose pretese potrebbe concepire:  “Ti ordino di guarire”.

 

Ordinargli di guarire. Da una malattia che, future incoerenze di D&D a parte, fino a quel momento è risaputo essere mortale. E' uno strano misto tra un’espressione di affetto (la prima),l’incapacità -verosimile, comprensibile, dolorosamente umana- di accettare la “botta” sconvolgente di una condanna senza appello, davanti a cui si può solo chinare il capo, e il delirio di onnipotenza che a volte pare proprio una caratteristica di Danaerys, via di mezzo tra le pretese di una regina –o aspirante tale- troppo esaltata per realizzare che anche il proprio potere ha dei limiti, che essere una Targaryen non la rende padrona della vita altrui, né tantomeno della Vita e della Morte stesse, ed i capricci di una bambina viziata.

 

Chi di noi ha vissuto momenti simili le conosce molto bene, probabilmente, quelle sensazioni. L’incredulità, prima di tutto. La quasi impossibilità, all’inizio, di accettare ciò che sta succedendo. E, insieme, il desiderio, quasi il bisogno di negare la realtà, cercando vie di fuga, soluzioni alternative. Ma a nessuno di noi verrebbe in mente di dire “TI ORDINO di guarire”. Ecco: l’incapacità, sul momento, di accettare ciò che sta succedendo,  è umanissima, fino in fondo. Ma il modo in cui la traduce... è da Danaerys. Solo da Danaerys.

 

 

E poi, su quella scena, lo perdiamo di vista, il sempre più sfortunato Ser Jorah. Per ritrovarlo molto tempo dopo -ma qualcuno, tra gli spettatori, ne avrà sentito la mancanza, nel frattempo? O sarà stato come Gendry, che abbiamo immaginato remare surrealmente sulla sua barchetta per tre stagioni, senza che ce ne importasse più di tanto?- in una situazione nella quale, casomai (è quasi sarcasmo) non lo si fosse colto prima, la sua passione si manifesta in modo ormai assolutamente palese come un’ossessione malata, oltre il limite del patologico.

Perchè è davvero emblematica, quella scena del braccio devastato, quasi da zombie, che si protende all’improvviso dallo sportello mentre il povero Sam, trattato alla Cittadella peggio di uno stagista (a  passare giornate a far fotocopie, al confronto, lui ci avrebbe messo la firma), facendo sobbalzare sia lui che noi: momento in se’ pericolosissimamente in bilico tra tragico, pulp e trash, per il facile, troppo facile effetto di sorpresa e disgusto che provoca –di nuovo, al limite del grottesco: ma povero Jorah-personaggio, che più sprofonda nella sua tragedia, più è condannato a muoversi sempre a limite di un effetto involontariamente quasi comico -  ma, allo stesso tempo, efficacissimo. Per la frase che la accompagna. Perché riceviamo un mare di informazioni, da quelle sole tre parole, da quel nudo e crudo “Lei è arrivata?” lanciato così, senza cornice né spiegazione alcuna. Perché “lei” può essere solo “Lei”, l’oggetto della tua ossessione, la donna a cui hai dedicato, pensandoci ininterrottamente, non solo anni di vita quando sarebbe ancora potuta essere decente, se solo avessi trovato la forza di strappartela da dentro, ma anche mesi di sofferenza, solitudine, consapevolezza della morte che ti aspetta in fondo alla scala che discendi , tuo malgrado, un gradino ogni giorno, un gradino per ogni centimetro quadrato di pelle e carne conquistato dal Morbo. Colei che non richiede neanche più di esser nominata perché per te è diventata l’unica al mondo, nel mondo non esiste e non può esistere altra donna che lei, la tua vera malattia, prima e più di quella, più visibile, che ti sta devastando la carne. E -nella tua parziale perdita di lucidità o per l’urgenza di quando sai che nella clessidra per te stanno ormai cadendo giù gli ultimi granelli di sabbia - dimentichi persino l'ovvia considerazione che non ha senso logico iniziare una frase, rivolta ad uno sconosciuto, con quel “lei”, senza altre precisazioni, per il semplice motivo che per gli altri, per tutti gli altri, non è così, "lei" non dice nulla, è non è nessuno.

 

 

Quella frase scarna ed essenziale, pur con un risvolto grottesco (poco da fare: ormai questo povero personaggio è stato rovinato, e qualunque cosa faccia, fosse anche la più tragica -e qui si trova davvero in una situazione tragica-  ci vediamo una retrolettura grottesca) ci fornisce in un attimo una quantità di informazioni: ovviamente, che lo sconosciuto che consuma la propria agonia in quella cella, senza più neanche un nome e un’identità, è Jorah ritrovato. Che è ancora vivo, anche se verosimilmente, nello scempio che vediamo su quel solo braccio, è giunto al punto finale, al termine del suo cammino; ma anche e soprattutto che è sprofondato più che mai anche nell’altra sua malattia, quella del cuore, dell’anima e, anche, del corpo che, anche devastato e distrutto, ancora desidera e brama ciò che non può avere. Un amore –ammesso che lo si possa ancora definire tale- che ormai è ossessione totale, onnipresente, annichilente, tossica, che esclude ogni altro pensiero e tutto annulla e divora.

 

 

E non aiuteranno, ancora una volta, il doppiamente povero Jorah ("doppiamente" perchè maltrattato dalla sua Danaerys quanto, o forse pi ancora, dalla sceneggiatura) ad acquistare credibilità e spessore tragico, il carosello di inverosimiglianze che, da questo punto in poi, si metterà in moto, per riportare sulla terraferma un personaggio che per movimentare la trama si è voluto spingere non solo sull’orlo del precipizio, ma già molti passi più in là. A parte l’incurabilità del Morbo Grigio, viene smentita la sua stessa natura: prima è un malattia che ti pietrifica anche dentro,  e ora si riduce ad un brutto sfogo epidermico. Un bel peeling, sebbene un po’ drastico e non esattamente gradevole, in effetti, lo riconosco, e non se ne parla più: accidenti, eliminare un’ostinata l’acne giovanile probabilmente è più difficile.

Ma a me ha lasciato a di poco perplessa anche il dettaglio della lettera di commiato (e d’amore, ovviamente) alla sua Dany: accidenti, stai morendo di una malattia crudele e contagiosa, che a quanto pare si propaga anche attraverso gli oggetti ed a distanza di tempo (ricordiamo che in Got la piccola Shereen ha contratto il Morbo Grigio dalla bambola che abbracciava e teneva contro la guancia). E tu cosa fai? Pensi “Ma sì, dai: mandiamo alla donna dei miei sogni e dei miei incubi un po’ di germi, virus, batteri o quello che sono (e non state a fare i pignoli, che io qui sto in pieno paramedioevo, e questi microcosi li devono ancora scoprire, oh)”. In effetti, contagiarla a morte sarebbe un modo per farsi ricordare da lei. E per far sì che lei finalmente pensi a lui. E tanto, eh. Ma dico: dettarla a un altro, sano, questa toccante lettera d’amore, no, eh? 

 

 

In quanto alla meta finale, temo sia abbastanza scontata: Jorah, con la sua totale, assoluta fedeltà, con il suo amore che non chiede nulla (perchè sa già che non lo potrà mai ottenere) e offre tutto, mi appare il personaggio che più di tutti, fin dall’inizio, è votato ad un finale di morte. E di morte come sacrificio. Tutto il suo percorso, da quando lo conosciamo, è un lento, graduale ma deciso cammino di autoannullamento ed autodistruzione. Sarà –forse troppo prevedibilmente, ma non può che essere così- un sacrificio per "Lei", pe difenderla o salvarla. O, se Danaerys dovesse morire prima di lui, un cercare una morte eroica alla quale correre incontro, dentro cui gettarsi a capofitto: di fatto, un suicidio, che concluda -nel senso di "porre fine", con l'amaro sollievo che ne consegue, ma anche di "coronare"- l'annichilimento di se stesso che ha iniziato anni ed anni fa. In ogni caso, la sua scelta (o non-scelta) è da anni quella della rinuncia a se stesso, dell’annullamento per ed in Danaerys: la sua meta finale non potrà che essere il coronamento di questo percorso. Forse l'unico modo per gridare al mondo il suo amore alla sua regina. Per seguirla fino in fondo. Per sentirsi, finalmente e nel modo più povero e amaro, legato per sempre a lei.

Spero solo, per il personaggio, che almeno questa morte sia dignitosa. Che non si risolva, invece, screditato com'è, ormai, il personaggio, in un "ma guarda questo, scemo fino in fondo". Mi dispiacerebbe tantissimo: perchè il personaggio, coì come è stato trattato, non mi ha detto quasi nulla e non sono riuscita ad amarlo veramente, per quanto lo volessi e, ripeto, mi ci riconoscessi; ma quello che c'è dietro di lui, quello che sarebbe potuto essere se gli avessero risparmiato tante esagerazioni d eccessi e lo avessero trattato in modo più sobrio, sì, tanto.  E quindi spero che, almeno in una sua eventuale morte, avvenga il piccolo miracolo: che sia sobria e dignitosa, pur nella disperazione che porta con se'. E che lasci, nello spettatore, l'amarezza ed il dolore che merita.


 

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              


Iceandfire
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Iceandfire
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Inviato il 23 maggio 2018 13:46

Jorah Mormont non è certamente uno dei personaggi di GoT che preferisco, essenzialmente perchè non ho stima degli zerbini eterodiretti che mandano all'aria anche l'onorabilità di una famiglia solo perchè travolti da fattori strettamente emotivi da cui si lasciano guidare.

Nondimeno non trovo Jorah una sorta di macchietta, certamente per lui vale uno dei detti chiave di GoT e cioè che l'amore è la tomba del dovere specie quando i sentimenti sono la stella polare dei comportamenti posti in atto.Ma ricordo che la passione non è mai razionale nè condizionabile.

Certamente Jorah ama molto il padre e la sua casata e per questo soffre per quanto ha combinato spinto da una passione totalizzante per chi peraltro lo ha solo usato e non ha meritato il suo amore cieco e distruttivo.Sa di aver sbagliato però e non cerca scuse e per me questo è un    punto importante a suo favore , non accusa gli altri per quello che gli è capitato, non si rifugia nell'alcool o frequenta bordelli, in questo ha dignità e mostra onorabilità

Poi conosce Dany ma perchè la deve spiare per tornare a casa sua ma  stando al suo fianco tutti i giorni e proteggendola di fatto man mano si innamora di una ragazza forte ed indomita  che non ha subito una sorte meschina ma l'ha rimodellata mostrando nei fatti di avere doti da leader,non è solo la sua bellezza che lo colpisce.

E allora da uomo innamorato come se fosse la prima volta si dedica totalmente a lei e vive nella sua ombra pur conoscendo la relazione di Dany con Daario ( che non lo valeva anche come saggezza ) e pur capendo che altri sarebbero stati i suoi consiglieri.

Quando Dany lo esilia disprezzandolo per il suo tradimento iniziale, è sconvolto perchè aveva investito tutto emotivamente su di lei che era la sua sola ragione di vita e non demorde ,cerca il modo di farsi perdonare e riaccettare pur essendo conscio del fatto che non era stato del tutto leale con lei.

Anche qui non cerca vendetta o ha atteggiamenti autodistruttivi,riparte ancora da zero,cattura Tyrion perchè donandolo a Dany spera di essere perdonato e finisce con lui tra gli ultimi ma con un solo pensiero fisso:tornare da Dany e farsi perdonare.

Molto bella è la scena di lui nell'arena quando combatte prima e poi difende la Targaryen...peraltro ha già contratto il morbo grigio ma non vuol soccombere senza avere il perdono di Dany.

Mostra una grande forza di animo ,si aggrappa al suo amore totalizzante per lei,un amore che è innanzitutto dedizione totale, per fare una morte degna.

E invece inopinatamente,grazie a Sam che lo cura a suo rischio e pericolo in nome del padre, ripeto un grande uomo,guarisce a torna da Dany ove trova...Jon Snow con annessi e connessi dispiaceri dato che non può competere con il giovane e bello re del Nord.

Anche in questa situazione mostra la sua nobiltà di animo, non prende a testate il muro, ma si propone a Dany per la missione oltre la  barriera.

E qui ritorna il Jorah  Mormont    che lui ed il padre volevano fosse perchè anche lui entra a far parte di coloro,dei grandi cavalieri e non , che saranno in prima fila a combattere gli Estranei

Ah per inciso chi sia Jorah Mormont ce lo dice il fatto che non abbia voluto indietro la spada ancestrale della famiglia,non l'aveva meritata...io spero sempre che la meriti e che Jon abbia Alba come spada

Per me morirà difendendo il suo amore :Dany

Modificato il 05 July 2024 17:07

Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei   miei bellissimi  ed elegantissimi avatar e firma

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« I am a wolf and I fear nobody. »

''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''

« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »

''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.

 

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Inviato il 23 maggio 2018 14:36

Apprezzando lo stoicismo di @Stella di Valyria nel dissertare in lungo e in largo ed in modo così appassionato di un personaggio che, come pare evidente, stimola poco interesse :excl2:, mi trovo d'accordo con entrambe. Anche io sono convinta che le due chiavi di lettura per il personaggio di Jorah Mormont siano l'amore totalizzante e l'onore, il primo vissuto con grande dignità seppur sempre con la consapevolezza dell'impossibilità; il secondo è il suo motore personale una volta preso atto che Dany sarà sempre la sua Regina, quella che ha scelto, quella che ammira, quella che ama, ma mai la sua donna.

Anche io ammiro moltissimo l'atteggiamento orgoglioso e dignitoso, mai volto ad impietosire: certo, come dice @Iceandfire, non è mai facile mettere in campo un approccio razionale quando si parla delle ragioni del cuore, ed in GoT non è il primo né l'ultimo a confermare quelle bellissime e verissime parole di Maestro Aemon: prima di lui Jaime, Jon, lo stesso  - forse - principe Rhaegar. 

Eppure se pensiamo a quanto un uomo della sua levatura morale può avere intimamente sofferto per quelle che appaiono debolezze ma sono invece forze dell'animo umano, capiamo ancor meglio lui e la frustrazione che questo sentimento così intenso ma inappagato deve avergli causato.

Piacerebbe anche a me se Lungo Artiglio tornasse infine, meritatamente, in possesso di Jorah, anche se per poco; aspetto sempre l'apparizione di Alba, che sono sicura ci sarà, anche se non riesco ad immaginarmi in che modo.

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My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”

___

"Dreams don't mean anything, Dolores. They're just noise, they're not real." "What is real?" "That wich is irreplaceable."

___

"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.

La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."

___

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

 

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia

perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.

 

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Inviato il 23 maggio 2018 14:45

Jorah è sbagliato in tutto. 

 

Casting e resa.

 

Come detto si calca troppo al mano sul suo essere sfigato finendo per renderlo ridicolo piuttosto che da compatire.


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Inviato il 23 maggio 2018 14:48

Sì, è un po' la sintesi dei motivi per i quali anche secondo me non rende televisivamente. Peccato.

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"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.

La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."

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Iceandfire
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Inviato il 23 maggio 2018 15:36

Però ricordo male oppure nei libri Jorah ,che non e’ un Adone e non ha l’eleganza e la classe innata di chi lo interpreta in GoT,arriva a baciare Dany mentre nella serie la loro interazione è molto più delicata con lui che mai osa neanche sfiorarla?

Questo per la precisione 


Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei   miei bellissimi  ed elegantissimi avatar e firma

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''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.

 

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Stella di Valyria
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Inviato il 23 maggio 2018 15:53
%d/%m/%Y %i:%s, King Glice dice:

Jorah è sbagliato in tutto. 

 

Casting e resa.

 

Come detto si calca troppo al mano sul suo essere sfigato finendo per renderlo ridicolo piuttosto che da compatire.

%d/%m/%Y %i:%s, King Glice dice:

Jorah è sbagliato in tutto. 

 

Casting e resa.

 

Come detto si calca troppo al mano sul suo essere sfigato finendo per renderlo ridicolo piuttosto che da compatire.


Non ho parole: va be' che io sono prolissa, ma sei riuscito a esprimere in quattro righe (anzi tre, unendo le prime due) ciò che io ho detto in tre post oceanici.
Vado a scavare una buca e mi ci nascondo dentro.
Ciao, è stato bello conoscervi.

 

P.s. che bella l'idea che state sollevando, che Lungo Artiglio alla fine torni a lui, anche solo per un momento. Sì, sarebbe meritatissimo: perchè non ha riscattato il proprio onore come voleva la corte di Approdo, cioè con il tradimento, con un'altra macchia, ma lo ha riscattato mille volte di più rifiutando questo tradimento, prima di tutto, e poi soffrendo in silenzio, conservando una fedeltà e lealtà assolute, a prescindere dal motivo. D&D, vi prego: se deve morire, che almeno muoia combattendo con Lungo Artiglio nelle mani. Che Jon gli porti via la donna che ama è nell'ordine delle cose, per molti motivi; ma che, involontariamente e pur avendogliela persino offerta indietro, di fatto finisca anche per portargli via la spada, il simbolo del suo essere un Mormont figlio degno ed onorato, sarebbe davvero troppo.
Per inciso, nel rifiutare la spada offertagli da Jon (chiudendo un occhio sull'inverosimiglianza di uno scambio di spade prima di una battaglia, con tutti gli inconvenienti che comporta combattere con una spada sconosciuta), ancora una volta è venuta a galla la sua mancanza di autostima, il suo senso di colpa, il suo sentirsi indegno, disonorato, macchiato per sempre. Ecco, sarebbe bello che qualcuno o qualcosa, restituendogli la spada o quasi costringendolo ad impugnarla e farsene carico, gli facesse sentire che quella macchia l'ha espiata da un pezzo. Che il suo cuore è di nuovo limpido e puro.


E quindi (qui contraddico ciò che ho scritto i giorni scorsi ma è una cosa che mi avete fatto capire adesso voi, con i vostri interventi), che la sua evoluzione, in un certo senso, si è compiuta proprio durante quella lunga stasi; anzi, proprio grazie a questa: che il suo cammino, paradossalmente, è consistito proprio nell'immobilità della fedeltà e della dedizione.
 

 

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Inviato il 23 maggio 2018 16:11

Sì, lo accennavo all'inizio @Iceandfire, nei libri lei è un tantino più ambigua in un'occasione in particolare, al punto che Jorah arriva a baciarla, mentre in GoT credo che abbiano volutamente scelto di non mostrare Dany come una piccola seduttrice, mantenendo la purezza e l'ingenuità della stessa. Mia impressione questa ovviamente. Nei libri lui è molto più tendente alla gelosia che poi sfocia in rabbia quando lei lo respinge, mentre nella serie entrambi vengono ripuliti da questi eccessi, viene fatta apparire lei come giusta e pura e lui come il cavaliere che non è mai in preda all'ira, poco credibili entrambi, ovviamente.


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