Anche queste sono riflessioni che condivido in pieno; Davos Seaworth, tra i personaggi cosiddetti minori, è certamente il mio preferito ed ammetto che è stata proprio la serie tv a farmelo apprezzare meglio; il suo lato così umano, così fallibile, così paterno e protettivo è reso benissimo.
Ancor più che nei libri si coglie il suo bisogno di essere guida e faro, ma mai ingombrante, mai invadente, motivatore e consolatore; perde i suoi amati figli in un modo terribile, li guarda andare incontro al proprio destino nella Baia delle Acque Nere e non può fare nulla per loro; sente su sé il peso della responsabilità del loro fato, ma non per questo abbraccia la sconfitta, lo sconforto, il fallimento e l'abbandono di quanto di buono c'è dentro di lui.
Egli è un personaggio totalmente positivo, non in senso eroico, ma nel senso più comune ed umano che ci sia. Non ha scheletri nell'armadio, non ha un passato oscuro, non ha demoni che lo tormentano, è solo un uomo che compie tentativi per migliorare se stesso e la propria condizione per il benessere familiare; se ci sono defaillances in lui, se ci sono errori e passi falsi, sono umanissimi.
Riconosce il suo percorso e non se ne vergogna, anzi mostra riconoscenza verso Stannis per avergli amputato le dita. E la riconoscenza, a maggior ragione verso chi ci mostra severità di giudizio, è merce rara, ieri come oggi.
E' uno che cade dieci volte e si rialza undici, e non per questo guadagna in prepotenza ed in arroganza, non per questo si eleva moralmente su altri. Anzi, quando può tende la mano.
Anche io ho trovato significativa la preghiera che rivolge a Malisandre nel tentare di riportare in vita Jon, proprio lei che lui tanto disprezza, perché non ne comprende le finalità e non ne approva, in ogni caso, quali che queste siano, i mezzi; proprio a lei, animata da una fede di cui lui fino a quel momento è del tutto privo, si rivolge nell'ora più buia, in una disperata richiesta di aiuto, aiuto per non perderne ancora un altro, di figlio.
E meraviglioso e pregno di pathos è il suo lanciarsi a cavallo quando vede Jon caricare a sua volta da solo contro l'esercito di Ramsay, lui che, come ricorda, non sa combattere, lui che mette le mani avanti prima della battaglia quasi a dire "se si combatte non contate su di me, non sono capace".
Egli contraddice se stesso quando si tratta di proteggere le persone che ama.
Nel primo incontro tra Dany e Jon è colui che, rimanendo fedele alla propria spartana natura, presenta Jon con il suo solo nome ed il titolo di Re del Nord da poco acquisito, ma lo fa solo per rivendicare, con rispetto ma con fermezza, la parità di titolo tra Jon e Dany, sottolineando prima ancora che debba farlo Jon che quest'ultimo è lì in quanto Re e non in veste di lord da fare inginocchiare, per cui la trattativa dovrà svolgersi alla pari.
Qui emerge di nuovo la sua esperienza da uomo di scambi e di commercio, il suo pragmatismo, il suo saper riconoscere quando è il momento di svelare le carte e quando no.
Insomma, un personaggio a tutto tondo, scritto benissimo ed interpretato meglio.
Se non ricordo male ho letto che Martin decise di introdurre il suo POV successivamente, non era previsto nella stesura iniziale, probabilmente andando avanti si sarà reso conto che era un personaggio che andava sviluppato meglio.
”My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”
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"Dreams don't mean anything, Dolores. They're just noise, they're not real." "What is real?" "That wich is irreplaceable."
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"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.
La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."
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Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia
perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.
Il 14/5/2018 at 19:26, Iceandfire dice:Il rapporto Jon -Davos nella serie è tra i più belli e coinvolgenti:Davos è sconvolto dalla sua morte ,ma non la accetta ,ne difende il corpo e cosa incredibile arriva a pregare Melisandre di cui conosce le capacità,di fare qualche magia per resuscitarlo e ci vuole credere con tutte le sue forze a questo miracolo,ha perso suoi figli,non vuole perdere il suo figlio adottivo che apprezza per lealtà, rettitudine ,empatia ,voglia di aiutare sempre i più deboli.E non a caso è lui che lo prende tra le braccia una volta rinato e cerca di motivarlo nel momento in cui per la prima volta lo vede confuso e apatico sul suo futuro.
Davvero bello il tuo intervento, @Iceandfire. Ma soprattutto mi è piaciuta questa osservazione, su un momento di Got che avevo (sob!) scordato in pieno. Ecco: dimenticare le proprie ostilità personali, mettere da parte i pregiudizi per rivolgersi a chiunque offra ancora un brandello di speranza, cercando con tutto te stesso di credere in qualcosa in cui non hai mai creduto, pur di salvare un'altra persona: questo è essere disperati. Ma questo è, anche e soprattutto, essere umani. Nel senso più alto della parola.
E questo è Davos.
Davos che, non a caso, è l'ultimo a rimanere nella stanza con Jon morto, dopo che il miracolo o la magia sembrano non essere riusciti, essersi rivelati una povera, miserrima illusione al limite dell follia: persino i compagni storici, gli amici di Jon se ne sono già andati, si sono arresi, hanno chinato la testa in silenzio davanti all'inelutttabile. Solo Davos esita, non riesce e non vuole accettare una realtà così crudele. E' troppo disperato per accettarlo, troppo ferito, ancora una volta, dalla vita e dalla nemica di sempre, la Morte, per riuscire a capacitarsi del fatto che anche questa volta abbia vinto lei. E in un modo così inaspettato e gratuito, quasi una beffa crudele: non in una battaglia o da parte di un nemico estermo, ma per un tradimento da parte di quelli che sarebbero dovuti essere i subalterni ed i compagni. Troppo deluso ed ancora quasi incredulo per arrendersi di fronte all'evidenza; anche quando è, tra tutte le evidenze, quella più netta, assoluta e definitiva. Davanti alla quale probabilmente si riaprono in lui tante ferite passate, così simili a questa. La morte di Stannis; la morte del figlio. Forse proprio per questo, perchè è l'ennesima perdita in un vita che di perdite ne ha già conosciute troppe, il suo cuore vorrebbe a tutti i costi aggrapparsi a Jon, supplicarlo, dirgli "non andartene, non finire così, almeno tu". Non solo per quello che Jon rappresentava: il nuovo punto fisso, dopo Stannis; addiritura la speranza per il genere umano di fronte all'orrore che sta per travolgere tutto. Ma anche, voglio credere, per il Jon individuo, per l'idealista ed il puro; per il giovane capo che era ancora poco più di un ragazzo e, come età, sarebbe potuto essere suo figlio.
E l'ostinazione di Davos, contro ogni ragionevolezza e razionalità -mi verrebbe quasi da dire "la sua fede", pensando ad un altro ritorno dalla morte, che quella scena riecheggia abbastanza chiaramente, tanto da citare, ad un certo punto, un noto quadro del Mantegna - sarà premiata dall'essere l'unico a cui spetterà il privilegio di esserci nel momento epocale, di assistere all'istante sovrumano e inimmaginabile in cui Jon apre gli occhi e torna, con la difficoltà e l'angoscia smarrita di un uomo che è quasi affogato, a respirare l'aria di questo mondo così disperato ed infelice, ma comunque di nuovo vivo.
Con un po' di fantasia, potremmo quasi pensare che Davos lo veda rinascere, Jon. Venire alla luce per la seconda volta. Che lo accolga nel suo ritorno nel mondo. E che da quel momento ancora di più diventi, per lui, un altro figlio. Una figura da guidare, ma soprattutto proteggere, con i gesti che hai citato e che sono follie, tantopiù per un uomo ponderato e posato come Davos: follie che solo un padre compirebbe; e solo per un figlio.
Da questo punto di vista, Jon bambino e ragazzo ha sofferto moltissimo non solo per l'assenza della figura materna, ma persino di qualsiasi informazione o notizia su di lei, a cui aggrapparsi per immaginarla, costruirsi qualcosa nella mente e nel cuore, riempire quel vuoto. Ma ha avuto molti padri, e sebbene nessuno fosse quello "vero" in senso biologico, tutti sono stati veri, profondamente veri nel senso affettivo: l'indimenticabile e indmenticato Ned, prima di tutti; poi il Vecchio Orso, che ha addirittura reso ufficiale il legame affidando a lui la spada che sarebbe spettata a suo figlio; e, adesso, Davos.
Se pensiamo a Jon come un predestinato, o almeno -ipotesi meno estrema e forse più sensata- se pensiamo che in Asoiaf esistano dei percorsi non completamente casuali, è come se, pur nel suo cammino fondamentalmente di profonda, quasi totale solitudine, la vita gli abbia voluto affiancare in ogni periodo una guida, un maestro: da Ned Jon ha assorbito tutti i propri valori ed ideali, quelli che saranno per tutta la vita il fondamento ed il nucleo di se stesso; da Mormont ha imparato a diventare un combattente ed un uomo, e ad affrontare l'orrore senza tirarsi indietro. E nello stesso periodo ha avuto due altri tutori: Noyle, che gli ha insegnato un modo nuovo di rapportarsi al prossimo, anzichè usarlo come bersaglio su cui scaricare la propria frustrazione, rabbia e male di vivere, e Maestro Aemon, che gli ha insegnato la riflessione pacata, l'accettazione dei passaggi difficili della vita, la capacità di fermarsi e guardarsi dentro e un altro tipo di lotta e combattimento, quelli interiori, in cui essere il migliore spadaccino del Castello Nero non ha alcuna importanza, l'avversario a volte sei tu stesso, o una tua parte, e la vittoria non è mai gioia e trionfo, anzi, a volte è amara e pesa per tutta la vita, come una sconfitta. Persino Tyrion, presenza appena di passaggio nella sua vita, gli aveva lasciato una lezione preziosa per tanti anni a venire: trasforma il tuo punto vulnerabile, quello che ti fa soffrire e con cui gli altri cercheranno di ferirti, in un'armatura. Previenili, sapendo che cercheranno di colpirti proprio lì, e capiranno che non possono più usarlo per farti del male". Chissà se Davos, adesso, sarà "soltanto" -si fa per dire- il consigliere di un uomo ormai compiuto ed arrivato al se stesso definitivo, o se avrà ancora qualcosa da insegnargli, un ultimo tassello per completare il quadro ed il percorso di Jon.
Bellissime riflessioni. Io per Davos fatico a immaginare un finale, perchè rappresenta, almeno in GOT, piú una funzione che un uomo. Lui è il perfetto Primo Cavaliere: cosí bravo che fa sfigurare tutti i re che serve (prima Stannis con la Banca di Ferro, poi Jon con la piccola Mormont), è la voce della ragione, ha vissuto per servire due re in cui credeva senza pretendere nulla in cambio. Ecco mi piacerebbe molto se alla fine Davos scegliesse di vivere la sua vita, magari di solcare ancora i mari (mi viene in mente il senex corycius virgiliano, un ex-pirata che alla fine della sua vita sogna di morire in mezzo al mare). Ma alla fine penso che non ci sará per nessuno un lieto fine per nessuno: i sopravvissuti si portano dentro per sempre il ricordo delle cose bruttissime che hanno visto, delle persone che hanno perduto, esattamente come chi sfugge a una guerra o uno sterminio. Le uniche persone veramente felici, alla fine, saranno due: l' eventuale figlio/a di Jon e Dany, e il piccolo Sam, perchè non avranno alcun ricordo della Lunga Notte. Ironia della sorte: i "figli dell' inverno" vivranno una vita normale, i "figli dell' estate" (come Bran, Arya, Sansa) saranno i piú traumatizzati.
Ma forse questo discorso si applica piú ai personaggi principali, che non a Davos.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Il tuo post mi è piaciuto davvero tanto, @Figlia dell' estate !
Tra l'altro è' vero, è difficile immaginare la meta finale di Davos, anche perchè la sua funzione -consigliare, portare la voce del buon senso e della pacatezza in un mondo impazzito, guidare e a volte proprio proteggere il "figlio" di turno, sia anche un re, ufficialmente molto più potente di lui- con la primavera potrebbe venire meno, o almeno non essere più così necessaria.
Sì, potrebbe continuare nel suo ruolo accanto ad una figura più giovane ed inesperta di politica e potere. Per esempio Gendry; il che avrebbe pure l'ulteriore significato di essere ancora guida e custodia di un Barathenon: in un certo senso sarebbe, simbolicamente, un continuare il suo cammino con Stannis, nonostante la morte di questo. Quasi un riannodare un filo spezzato; una giustizia poetica.
Ma mi rendo conto solo ora che Davos (e su questo mi hai aperto gli occhi tu, con il tuo post), anche se in modo meno appariscente, ha avuto finora un cammino molto simile a quello di Jon. Perchè anche lui ha sempre, e ripeto sempre, sacrificato se stesso come individuo (addirittura rinunciando alla sua famiglia, ma non solo: rinunciando anche a se stesso); ha sempre messo il servizio al primo posto e se stesso all'ultimo; ma talmente in fondo alla lista delle priorità che di spazio, per lui come essere umano con i propri desideri, le proprie aspirazioni e le proprie stanchezze, non ne rimaneva nulla. E quindi, anche se, come scriveva @JonSnow; , pochi più di lui hanno il naturale istinto e le qualità necessarie per essere tra i ricostruttori del nuovo mondo che verrà (a modo suo, addirittura, nel richiamare a pacatezza e senso di giustizia, nel suo piccolo, Davos in molte occasioni cercava già di essere un costruttore, persino mentre il mondo impazzito era in piena fase di distruzione generale: già il ricordare che la vita di un ragazzo, qualunque sia il vantaggio che se ne trarrebbe, ha un valore immenso, intoccabile e mai relativo, già questo cercare di salvare anzichè distruggere, era un atteggiamento da costruttore in mezzo alla follia della distruzione che ormai ha contagiato quasi tutti), troverei giusto che, con l'arrivo di tempi migliori, venisse finalmente tolto questo peso dalle sue spalle. Che l'uomo Davos, esaurito il suo compito nella Storia, venisse lasciato finalmente libero. Di essere se stesso, non più, come hai fatto notare con grande acume, Figlia dell'Estate, una funzione ed un ruolo verso il prossimo e verso la collettività.
E mi colpisce e suggestiona molto anche un'altra tua idea: che in questo caso il suo destino potrebbe essere... il mare. In fin dei conti, il suo simbolo sarà anche una cipolla (il ricordo del passato, delle umili origini, forse anche degli errori e delle attività fuori dalla legge: un simbolo umile e quasi amaramente autoironico, che lui stesso si è scelto quasi per ricordare al mondo ed a se stesso, a differenza di tanti parvenu che avrebbero fatto di tuttto per farli dimenticare, il proprio percorso ed il proprio passato proveniente dal basso). Ma il suo cognome è Seaworth: tanto umile il vessillo, tanto alto, pur nella sua semplicità, puro e nobile (nel senso più ampio del termine) il nome. E se questo nome fosse non dico un presagio, ma un segno, un sottolineare la sua natura e la sua aspirazione, il mondo a cui appartiene veramente; qualcosa che sottolinea e ricorda chi veramente è lui, è l'essere umano Davos? E che, come Jon ha sacrificato tutto di sè come individuo, anche lui ha dovuto sacrificare a favore di altri ruoli, di altri aspetti della sua personalità che la necessità storica richiedeva.
Oh sì: quanto sarebbe bello, per me, che Davos, infine libero, tornasse al suo mondo. Quello da cui proviene, dal basso, come contrabbandiere (ma anche navigatore esperto e di abilità rarissima), e a cui ora tornerebbe ma dall'alto, non più fuorilegge ma legittimato dal titolo e dalla Storia. Purificato. Dalla punizione/espiazione compiuta da Stannis, ma soprattutto da quanto ha fatto e dato al mondo in tempi oscuri ed impazziti. Il mare: il mondo a cui appartiene... e quello di cui è degno.
E allora...
Allora mi piacerebbe immaginare per lui una commiato ed un partenza per mare, un dolce e malinconico scomparire nell'orizzonte immenso. Quasi come quella degli Elfi verso i Rifugi Oscuri. Però, non un viaggio verso l'oblio, ma verso la libertà. Anche se con un momento di tristezza comunque: perchè quella libertà sarà, per le persone che lascia e che hanno imparato ad amarlo, una perdita ed un vuoto; ed anche per lui. Ma per lui sarà anche il ritorno alle sue origini. Alla sua vita. A quella vita che, finalmente, appartiene soltanto a lui.
Spero solo, a questo punto, dopo che, grazie al post di Figlia dell'estate, ho nella mente e nel cuore questo finale dolcissimo, o meglio, dolceamaro -perchè comporta anche tanti, tantissimi addii tra persone che hanno compiuto un lungo e difficilssimo percorso insieme- non succeda, invece, il peggio. Ossia che D&D, o l'HBO, decidano che, proprio perchè Davos, pur sempre trasparentissimo nella propria umanità, è stato, nel dipanarsi delle vicende, soprattutto una funzione, quando questa funzione non sarà più necessaria (leggi: quando i personaggi da 90 saranno i potenziali re e regine, più qualche macchietta minore da lasciar sopravvivere per simpatia e pe alleggerire un po' i duri colpi che il pubblico dovrà certamente mandare giù nel finale), diventerà un personaggio sacrificabile. Purtroppo, temo che in una logica spettacolare potrebbe anche esserlo: è un personaggio che ha scuscitato simpatia ed affetto, quindi la sua morte sarebbe supercommovente e di impatto fortissimo (e il sacrificio finale di qualche giusto e puro immagino ci sarà eccome, per motivi di pathos e spettacolarità), e nello stesso tempo non inficierebbe pesantemente sul filone narrativo principale.
Ma se facessero questa scelta... bè, nella mia fantasia lo sostituirei con l'altro finale: quello che ha preso forma in questi ultimi due post. Che preferisco cento volte... e, tutto sommato, mi commuove persino di più.
Posso concordare con le riflessioni sulla meta finale di Davos Seaworth che ci propone @Figlia dell' estate, alla quale va un mio personale saluto ed un ringraziamento per questo intervento, sintetico ma efficace. Non concordo però su quanto dici, soltanto in un punto:
l'aver oscurato o fatto sfigurare i sovrani che egli ha servito e serve, prima Stannis Baratheon, ora Jon Snow.
Entrambi di una mole fuori dal comune per personalità, rettitudine, senso di giustizia, coraggio, lealtà ed onore; quella di Stannis che cede sovente alla tentazioni di prestare l'orecchio ad una Melisandre che gli promette di conquistare il regno con i mezzi che sappiamo è fuor di dubbio essere un espediente di Martin per mostrarci la fallibilità anche di un uomo di siffatta levatura.
Quindi, porne ser Davos al di sopra a mio modo di interpretare le cose la vedo un po' una lettura forzata, che naturalmente comprendo e rispetto.
Egli, Stannis, vive perennemente in preda a rimorsi per ciò che ha compiuto o lasciato che si compiesse in suo favore, ed in costante conflitto con se stesso: sono proprio queste due caratteristiche, a mio avviso, a sottolinearne l'immensa forza di carattere.
Su Jon più o meno faccio le stesse riflessioni, con la differenza che, ad oggi, Jon non ha commesso errori con conseguenze devastanti per il proprio esercito o bruciato gente sul rogo per propiziare gli dèi (anzi, scagliando una freccia per pietà verso Mance che stava bruciando ha dimostrato quanto sia caritatevole e coraggioso), o ancora acconsentito di utilizzare la magia nera per disfarsi del proprio fratello minore, invero usurpatore del suo diritto al Trono. L'episodio di Lyanna Mormont semplicemente sottolinea la capacità oratoria e diplomatica di Davos, in una situazione nuova in cui Jon si trova per la prima volta a dover ricercare l'appoggio di grandi casate per una guerra personale.
Come primo cavaliere non si discute, naturalmente. Anche io lo vedrei meglio al fianco di Gendry, ad ogni modo.
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Interessante il discorso sui mentori di Jon che sono stati tutti importanti nel suo percorso che io trovo ben delineato anche nella serie.
Ognuno di essi ha contribuito a rendere Jon quello che doveva essere e cioè Azor Ahai con peculiarità precise ,non vendicative perche la vendetta è sterile e chiama altre vendette ,ma proprio lo scudo che difende il dominio degli uomini .
Ned gli ha inculcato il senso dell’onore,Tyrion gli ha spiegato come costruirsi una corazza inattaccabile , Mormont gli ha insegnato che per vincere una guerra il fine giustifica il mezzo,Aemon gli ha spiegato che l’amore è la tomba del dovere e che una scelta fatta va seguita fino in fondo ,tutto giusto ma secondo me Davos è il suo vero padre perché gli e’ vicino e lo supporta sempre in modo estremamente pragmatico e allora fallisci ancora dice ad un Jon confuso e amareggiato profondamente .
Fa di tutto per aiutarlo nel modo più efficace possibile oltretutto sapendo che Jon merita il suo supporto ,mai sopra le righe , mai guerrafondaio ,mai servile o condiscendente.
E’ un personaggio leale ,giusto,affidabile ,emotivamente del tutto coinvolto in quello che fa , un qualcosa di alieno in GoT.
E sottolineo che questo atteggiamento che trova un culmine con Jon ,gli appartiene di base proprio per quello che fa per Gendry rischiando la morte e il biasimo di Stannis per il quale,peraltro ,si è speso moltissimo .
Davos è fatto così ,cerca sempre di agire nel modo migliore o meglio nel modo che gli suggerisce la sua coscienza.
E poi sa trattare con i ragazzini ,Jon deve a lui i 60 uomini dell’isola degli orsi e la considerazione della terribile Lyanna Mormont che aveva zittito Sansa anche in modo crudele ,come sanno fare i ragazzini .
E noi sappiamo quanto importante sia stata Lyanna nella proclamazione del re del Nord .
A tale proposito se ricordate la scena dell’acclamazione bulgara di Jon a re del Nord,si vede un Davos prima stupito ma poi contento anzi felice che inneggia anche lui con convinzione sempre crescente al re del Nord.
E un personaggio del genere non merita di fare l’Ulisse che va oltre le colonne d’Ercole per seguir virtute e canoscenza, e’ un uomo di amore lui per cui stara’ alla fine con chi ama e stima ,al suo fedele servizio ma da vero amico
Non sarà un uomo felice perché ha visto troppe brutture ma sarà di certo una vera ancora ovunque decida di stare
Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei miei bellissimi ed elegantissimi avatar e firma
;
« I am a wolf and I fear nobody. »
''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''
« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »
''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.
Scusate se mi ripeto: purchè non ce lo facciano morire...
Sta venendo fuori che, pur con opinioni diverse (chi lo vorrebbe ancora e più che mai nel suo ruolo di consigliere-padre-mentore, costruttore a fianco e sostegno di un costruttore, reinserito alla grandissima e con il meritato onore in quella collettività per la quale, una volta, è stato un paria ed un outsider, e chi lo vorrebbe veder tornare al "suo" mare, quello che porta nel nome), tutti lo vorremmo profondamente veder sopravvivere. E' un personaggio che, con il suo atteggiamento "forte" ma mai sopra le righe, con l'umanità e l'affetto, persino, che si intravedono dietro l'amore per la giustizia e la rettitudine, si è indubbiamente conquistato un posto nei nostri cuori. Forse non è "il" personaggio totalmente positivo neanche lui, perlomeno nel suo passato (che comunque è un passato da fuorilegge, magari anche costretto dalle circostanze, non certo da assassino. E io me lo immagino saggio, pacato ed equilibrato già anche quando era un contrabbandiere. Attività che, tra l'altro, non a caso è fondata sull'estrema abilità e destrezza -in particolare sul saper navigare con grande perizia, al buio ed in silenzio- ponderatezza nel valutare e prendere decisioni, il giusto equilibrio tra prudenza e spregiudicatezza e una discreta dose di coraggio, non certo su violenza, forza bruta ed aggressività). Ma è di gran lunga tra i più vicini alla purezza ed all'idea di Bene, per quanto è possibile ad un essere umano.
Se ce lo fanno morire, ci resteremo malissimo in tanti, veramente.
15 minutes fa, Stella di Valyria dice:Forse non è "il" personaggio totalmente positivo neanche lui, perlomeno nel suo passato (che comunque è un passato da fuorilegge, magari anche costretto dalle circostanze, non certo da assassino. E io me lo immagino saggio, pacato ed equilibrato già anche quando era un contrabbandiere.
Infatti pur essendo un contrabbandiere va a soccorrere un'esercito assediato durante una guerra che non lo riguarda minimamente, e finisce con l'accettare la dura punizione che Stannis gli infligge, arrivando a dettare una condizione che non mitiga affatto la pena, ma che rispecchia probabilmente la sua visione del mondo (che si avvicina a quella degli uomini del Nord). Un criminale piuttosto atipico.
Sulla sua sopravvivenza, io nutro buone speranze, D&D hanno ceduto ad una buona dose di fanservice (basta pensare a Missandei e Verme Grigio, mi è caduta la mandibola! ), e la sopravvivenza di Davos potrebbe essere nei loro piani.
Penso che lui sia sicuramente tra coloro che sopravvivranno per ricostruire, e poi.. non se lo merita.
Ha perso già tantissimo, ed è così positivo come atteggiamento per chiunque gli sta intorno che davvero mi auguro per lui finalmente la serenità a cui ambisce.
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La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."
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20 minutes fa, Menevyn dice:Sulla sua sopravvivenza, io nutro buone speranze, D&D hanno ceduto ad una buona dose di fanservice (basta pensare a Missandei e Verme Grigio, mi è caduta la mandibola! ),
E' vero: è un motivo "bassamente" pratico e commerciale, ma dovrebbe proprio deporre a favore di Davos. Evviva!!
(Sì, veramente: dopo averci tenuto in vita per millemila stagioni quei due cosi che sembrano finiti lì in mezzo arrivando da un altro film, solo perchè, evidentemente, ad una certa parte di pubblico piaceva la love story con complicazioni varie, non possono far morire un beniamino come Davos! Sperando, solo, che non cerchino la lacrima facile: perchè con la sua morte, le lacrime scorrerebbero a fiumi)
Infatti e ricordo che Davos era un contrabbandiere per vivere e mantenere la sua famiglia ,in un’epoca molto dura per chi non era nobile o quantomeno ricco
Mai lo vediamo in un bordello per esempio o alle prese con donnine compiacenti cosa rara tra la gente di mare .
Ripeto ha una sua etica e già ha pagato grazie a Stannis un suo debito
Voglio dire che giustizia poetica per lui non ci sara’
Sono convinta che sopravviverà ,non ci sarà una carneficina alla fine di GOT
E’ un uomo saggio e buono ,capace di indignarsi per certi scempi che non accettava.
La scena in cui esplode letteralmente contro Melisandte c’è lo rappresenta ancora di più
Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei miei bellissimi ed elegantissimi avatar e firma
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« I am a wolf and I fear nobody. »
''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''
« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »
''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.
Ce lo mostra quella scena di cui parli contro Melisandre, ce lo mostra il suo rapporto con Shireen, con la quale cerca di fare le veci di Stannis e di darle un pò di amore paterno, ce lo mostrano i primissimi minuti che trascorre a tu per tu con Jon, quando gli fa notare che i Guardiani della Notte sono votati alla difesa degli Uomini, e che anche i Bruti sono Uomini... Davos è tra i personaggi più umani che ci siano nella saga, e davvero tra i pochi che meritano di sopravvivere, almeno per ciò che ha già dato.
Forse perché è un uomo del popolo che si è fatto largo nella vita solo grazie alle sue capacità ,alla sua pazienza,al suo pragmatismo,alla sua intelligenza .
Davos vuole solo stabilità e perché no,anche lustro per la sua famiglia di giovane nobiltà come ogni padre vorrebbe.
Credo che queste peculiarità ne facciano una vera eccezione nel mondo di GoT perché mai trama per se stesso e tantomeno ha la puzza al naso con Tormund
Le sue frasi tipo quella circa i morti che stanno arrivando per cui non conta quale scheletro siederà sul trono di spade sono emblematiche
infine credo che la sua nuova famiglia siano Jon e Gendry soprattutto
Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei miei bellissimi ed elegantissimi avatar e firma
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« I am a wolf and I fear nobody. »
''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''
« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »
''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.
In Jon e Gendry rivede senz'altro qualcosa di sè, a Gendry dice, quando lui è progioniero a Dragonstone, "guardaci, due ragazzi del Fondo delle Pulci arrivati nel palazzo di un re".
Che poi, in quel frangente, non è che la situazione di Davos sia tanto diversa da quella di Gendry; entrambi sono in un posto nel quale preferirebbero non essere, Gendry prigioniero delle circostanze, Davos della sua lealtà.
Jon e Gendry: guardacaso due nuovi incontri importanti. E guardacaso un re, seppure molto giovane per questo ruolo e non riconosciuto da tutti, ed un ragazzo. Forse vengono a riempire, per il poco che è possibile, il vuoto lasciato nella vita di Davos, rispettivamente, da altre due figure fondamentali che la morte gli ha strappato via: Stannis e il figlio perso nella battaglia delle Acque Nere.
Non è la stessa cosa, certo: non penso che le persone siano sostituibili, mai. Nel lavoro o nella società in generale, sì; ma nel cuore di chi è stato loro vicino no, assolutamente. Neanche quelle più comuni e "normali". Figuriamoci quelle colossali, come Stannis; o quelle che, viste da fuori, sembravano come mille altre, ma invece erano uniche, perchè le si amava con tutto se stessi, come un figlio o una persona cara. Ma guardacaso Davos ha ritrovato un re da affiancare e sostenere ed a cui offrire la sua innata saggezza e ponderatezza, ed un giovane adulto che una figura paterna, nella sua vita, non l'ha mai avuta, nemmeno nell'infanzia. E sulle cui spalle la Storia potrebbe essere sul punto di caricare responsabilità del tutto nuove, pesanti e di cui non ha esperienza alcuna.
Non ha ritrovato Stannis ed il figlio perduto, perchè non è possibile, la vita non restituisce mai chi si è portato via: ma ha trovato delle figure in qualche modo simili... e, soprattutto, il proprio ruolo. Quello che aveva avuto accanto a loro.
E quindi, se leggiamo le cose in questo modo, manca soltanto Shereen. La piccola, innocente Shereen che per Davos è stata quasi un'altra figlia. Che ha ricambiato il suo affetto con altrettanto affetto a cui, pur nel suo limitatissimo mondo di bambina quasi reclusa, ha aggiunto un regalo immenso, donandogli una parte preziosissima di quello che Davos è adesso: il saper leggere e scrivere. Shereen consegnata alla morte nel modo più crudele, ingiusto, assurdo e folle; Shereen di cui tutto ciò che è rimasto è un giocattolo, un piccolo cervo intagliato nel legno che era anche il segno di un tenerissimo, dolcissimo, paterno gesto di affetto. Shereen che, con il suo candore e la sua dolcezza, nella vita di Davos continua a rimanere un unicum; e probabilmente lo rimarrà per sempre.
E, forse, è giusto così.