Personalmente, pur non potendosi negare la presenza dell'elemento formativo nel percorso narrativo di Jon, non riesco ad inquadrarlo come preponderante.
Se c'è un romanzo di formazione in GoT, questoo è quello di Sansa, che da "stupid little girl with stupid little dreams" si muta e si evolve in qualcosa di diverso.
Jon, a mio modo di vedere, è già "qualcosa di diverso". E' già, fin dall'inizio, un chiamato, un prescelto, un predestinato a qualcosa di più grande.
Lo è già al termine della primissima puntata, dove trova il suo Lupo Bianco e Tyrion gli rivolge quel memorabile discorso.
Nessuno, anche chi non ha letto i libri, può uscire da una visione attenta della 1x1 senza avere già la convinzione che Jon Snow sia qualcosa di più che un bastardo destinato a passare la sua vita a congelarsi alla Barriera.
Tutto il successivo percorso di Jon Snow è vissuto all'insegna della lotta, interiore ed esteriore, tra il richiamo di questo destino che si fa sempre più forte e sempre più evidente con il susseguirsi delle stagioni e il desiderio, la speranza di potersi sottrarre ad esso. Di, fondamentalmente, poter rimanere per sempre nella caverna con Ygritte. Ma più e più volte viene tirato fuori, a forza quasi, da quella caverna. Sino a quando non comprende che al suo destino non può sottrarsi, che anzi l'unica cosa che può fare è abbracciarlo in pieno. "To defend those who can't defend themselves".
E' un percorso, davvero, dalle fortissime analogie cristologiche. Per questo, personalmente, non riesco a trovare incoerenza in una sua finale e definitiva dipartita. Perchè già qualcuno è stato ucciso per poi risorgere, vivere un altro po' e infine sparire per sempre. Nè sacrificio, né liberazione, ma semplicemente accettazione. Con la quale, sperabilmente, può giungere il sollievo dal dover "fight those battles forever".
Some people choose to see the ugliness in this world, the disarray. I choose to see the beauty. To believe there is an order to our days. A purpose.
Ma infatti è fuori discussione che una sua morte sia uno scenario razionale e coerente. Il fatto è che è anche estremamente prevedibile. E Martin si è sempre battuto contro la prevedibilità. Una morte di Jon convoglierebbe verso uno stereotipo dell'eroe che si immola. Un po' troppo per chi ha sempre voluto abbattere cliché e si è dichiarato in interviste contro di essi.
A me piacerebbe molto un opzione tre, quella dell'esilio come dicevamo.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
Vabbè ma io non ho il feticcio dell'imprevedibilità.
Mi piace essere stupito dal come più che dal cosa.
Ma son gusti schiettamente soggettivi.
Some people choose to see the ugliness in this world, the disarray. I choose to see the beauty. To believe there is an order to our days. A purpose.
Secondo me Jon tu cerchi L imprevedibilità ad ogni costo ma per me non deve essere sempre così . A volte la cosa più banale si può rivelare la soluzione migliore
2 hours fa, JonSnow; dice:Una morte di Jon convoglierebbe verso uno stereotipo dell'eroe che si immola.
Evidentemente qui, per una volta, vediamo la cosa con una sfumatura diversa (hai letto il post che ho scritto al fondo della scorsa pagina?). Per me non sarebbe un eroe che si immola: sarebbe qualcuno che è già stato immolato, cento, mille volte, in tutta la sua vita; e che, finalmente, trova una (amarissima) libertà da una vita di predestinato che è stata solo un fardello.
(Per inciso, non so se si vede la seconda immagine nella mia firma. Anche se non l'avevo composta pensando a Jon Snow ma alla vita in generale -in un momento in cui ero peggio che a terra)- mi viene in mente ora che, per puro caso, si adatta abbastanza bene al concetto. )
EDIT
Ho messo un link perchè si veda in risoluzione decente. Ecco, elemento macabro a parte (ci sono andata giù un po' pesante, ma rispecchiava lo stato d'animo di quel giorno), io la penso così, la fine di Jon Snow.
Il titolo -fondamentale per quello che sto cercando di dire- è "Adesso, finalmente, potrò avere pace?"
http://oi63.tinypic.com/2aiqxdj.jpg
Per me invece è una lettura idealista. La morte giungerebbe dando sollievo, ma la libertà è altro. La libertà personale è già violentata nel profondo dall'atto del sacrificio finale, che è l'emblema di tutte le rinunce che ha da sempre fatto in favore del dovere e del mantenimento dello status quo. E' l'ultima richiesta che egli si ritroverebbe ad accogliere. Ma la libertà è un'altra prospettiva. E' compiere scelte del tutto personali, non influenzate dalla situazione. E' opportunità di ricominciare, di riscrivere la propria storia al di là di ciò che era stato scelto, imposto o prescritto. Per un ragionamento del genere è assolutamente necessario che egli viva.
Nei fatti si potrebbe dare qualunque lettura al suo sacrificio: romantica, idealista, cinica, beffeggiante. Eppure la conclusione sarebbe la medesima e cioè una figura eroica, predestinata o meno, che si sacrifica garantendo la sopravvivenza degli altri. Uno script e una narrazione praticamente abusata in moltissime opere. Coerente, ancora, ma del tutto prevedibile.
Io voglio credere nell'ipotesi di @Metamorfo e in Martin, che fanno propendere per una terza via che non includa né Trono né Morte, evitando conclusioni scontate e riuscendo ad essere sia coerente che sorprendente.
Non sono io ad aspettarmi l'imprevedibilità. E' Martin che da sempre ne ha fatto il suo vessillo. Egli ha sempre ripetuto negli anni di voler abbattere ogni cliché e di essere in primis sempre imprevedibile. Difatti disse di essersi inventato il Red Wedding apposta per abbattere il cliché del figlio che vendica il padre con successo, riscoprendosi eroe. Se lui si prefissa tali obiettivi, allora poi è naturale aspettarsi che si discosti davvero dai cliché. Altrimenti sarebbe abbastanza incoerente.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
Però era prevedibile fin dalla prima stagione che Jon e Dany prima o poi si incontrassero in qualche modo.
Secondo me non sarà la sua morte/esilio la vera sorpresa
JonSnow; (poi non insisto più perchè divento insistente e noiosa, anche se a me questo scambio di idee piace): verissimo che la morte sarebbe, al massimo, sollievo, non libertà. Nella strada che delineavo io, sicuramente influisce molto il mio carattere ed il mio pessimismo di fondo. Ma anche la scelta di Jon che, finalmente, dopo aver dedicato metà della sua vita solo ad una Causa superiore, la consegue e poi è finalmente libero di costruirsi una nuova vita, anzi, di costruirsi la vita, per la prima volta come individuo, temo che, a meno di colpi di genio, resa sullo schermo, in poco tempo (perchè avremo 6 puntate, ma con una gran quantità di battaglie e altri archi narrativi da concludere) e da D&D che non sono esattamente dei maghi dell'approfondimento psicologico, saprebbe di clichè. Solo, sarebbe l'altro, quello del lieto fine.
Il fatto è che, forse, stiamo mescolando due discorsi: sia in Got che in Asoiaf il discorso è aperto. Ma in Got il rischio della banalizzazione è alto, qualunque strada venga scelta (per tutta una serie di motivi, tra cui il più "basso" è il rischio di fanservice e il più "alto" è che, effettivamente, un approfondimento psicologico per immagini è mille volte più difficile che su carta). Quindi, teniamoci pronti alla delusione.
In quanto ad Asoiaf... se solo Martin si decidesse a finirlo, non mi sorprenderebbe che riuscisse a sovvertire qualsiasi clichè, a inventarsi qualcosa di veramente nuovo e inaspettato. Jon dev'essere uno dei personaggi che ama di più, e lui è -o è stato- un genio nel suo campo: io confido che abbia in mente per lui qualcosa di veramente potente e diverso da qualsiasi precedente. Magari non nella stretta sostanza dei fatti, ma nei modi, nelle motivazioni o nelle prospettive... Che il finale del "suo" Jon potrebbe esssere il capolavoro nel capolavoro. Secondo me, lui potrebbe ancora spiazzarci tutti, tirando fuori dal cappello qualcosa a cui non abbiamo pensato, o a cui non abbiamo mai pensato in quel modo. Ma Got... Got non potrà fare miracoli. E i clichè sono dietro l'angolo, positivi o negativi che siano.
Io trovo che il percorso di Jon Snow in Got sia da predestinato: il bastardo di un Lord importante, con illustri natali, che inizialmente ci fanno credere siano solo da parte di padre, ma riguardo i quali si intuisce fin da subito che le cose siano più complesse di come ci appaiono.
Lui che vive fin dalla nascita nel castello del padre naturale, educato ed addestrato alla stessa identica maniera dei fratellastri, godendo delle medesime gioie, pur restando nelle occasioni ufficiali ai margini, ma mai messo da parte, lui che, meditando, osservando, valutando, compie una scelta che ai più appare impulsiva, precipitosa, prematura, quella di arruolarsi nei GdN per cercare di compiere un suo percorso che potrebbe portarlo ad affermarsi finalmente, cosa che gli verrebbe negata continuando a vivere come bastardo di Lord Eddard Stark.
Si arruola nei Gd, si mette in luce, ottiene fin da subito la fiducia e l'affetto del Lord Comandante Mormont il quale lo vuole come suo attendente per iniziarlo alla dimestichezza con il comando, vedendo chiaramente in lui la stoffa del leader; dopo la morte di quest'ultimo, morte che vendica essendo per lui come un padre, viene eletto egli stesso Lord Comandante, con il voto determinante di Maestro Aemon, non uno qualsiasi, altra figura importante per la sua crescita umana.
Si rende responsabile della salvezza di moltissimi Bruti, attirandosi per questo al contempo l'astio di parte dei suoi confratelli che essendo meno lungimiranti di lui non comprendono l'importanza di salvare vite umane che fino a quel momento avevano combattuto e che sarebbero andate ad ingrossare ulteriormente le fila dell'esercito del Night King.
Viene pugnalato a morte per questo.
Viene riportato in vita da Melisandre e da lì tocca il punto più profondamente basso e nichilista della sua parabola: quello in cui si rende conto dell'abisso dell'animo umano, che tutte le battaglie che ha combattuto per gli altri sono state inutili, probabilmente cerca la morte definitiva, senza ottenerla; spinto da Sansa scende in guerra con Ramsey per riconquistare la fortezza di famiglia, si lancia in battaglia in solitaria in maniera suicida, ne percepiamo lo straniamento, tuttavia esce vincitore, viene acclamato King in the North.
Una lenta ma costante ascesa al potere, la sua, che sembra non arrestarsi mai, ma un potere non cercato, non voluto, quasi rifuggito: tutto il potere, tutto il comando sembra destinato a trovare lui.
19 hours fa, JonSnow; dice:Io voglio credere nell'ipotesi di @Metamorfo e in Martin, che fanno propendere per una terza via che non includa né Trono né Morte, evitando conclusioni scontate e riuscendo ad essere sia coerente che sorprendente.
Non sono io ad aspettarmi l'imprevedibilità. E' Martin che da sempre ne ha fatto il suo vessillo. Egli ha sempre ripetuto negli anni di voler abbattere ogni cliché e di essere in primis sempre imprevedibile. Difatti disse di essersi inventato il Red Wedding apposta per abbattere il cliché del figlio che vendica il padre con successo, riscoprendosi eroe. Se lui si prefissa tali obiettivi, allora poi è naturale aspettarsi che si discosti davvero dai cliché. Altrimenti sarebbe abbastanza incoerente.
Concordo, Martin ha voluto abbattere ogni cliché narrativo, tuttavia proprio in questa ottica, perché non provare a prefigurarsi il futuro di Jon il più distante possibile da tutte le logiche che lo vorrebbero, oggi, non interessato al Trono di Spade? Se prendesse coscienza di ciò che è destinato ad essere, se decidesse di accogliere finalmente in maniera positiva il suo retaggio, sarebbe un finale non scontato per quello che ci hanno sempre mostrato come il personaggio forse più cupo ed introspettivo di tutta la saga. Certo, questo cozzerebbe con l'attuale linea di discendenza al trono che come sappiamo adesso è quella Baratheon; a questo proposito, non capisco come ancora si voglia legittimare un ritorno dei Targ senza che si affronti una vera e propria guerra per spodestare i Baratheon. Sappiamo che Robert ascese in seguito ad una sanguinosa ribellione, e comunque aveva sangue Targ per parte di madre, se non erro. Tuttavia, più realisticamente, vedrei Jon mollare tutto e tutti, nel caso non morisse come agnello sacrificale, ed andarsene nelle desolate terre oltre la Barriera in totale solitudine (magari si warga definitivamente in Ghost e vive da lupo fino alla fine dei suoi giorni).
”My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”
___
"Dreams don't mean anything, Dolores. They're just noise, they're not real." "What is real?" "That wich is irreplaceable."
___
"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.
La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."
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Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia
perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.
Sarebbe un finale da fiaba e un po' troppo scontato. Io sono d'accordo con coloro che non vedono la morte di Jon: troppo ovvio il sacrificio dell'eroe; non è nel personaggio nemmeno l'allontanamento spontaneo dell'eroe che va a presidiare le aree pericolose del mondo, dando per scontata la ciclicità di cui si sta parlando in altri thread.
Dando per scontato Se Daenerys è incinta e partorisce entro la fine stagione, secondo voi è pensabile che Jon vivo si allontani? Sappiamo la risposta e, quindi, significa che Martin ha pensato ad altro.
Esatto se il figlio dovesse sopravvivere, andarsene significherebbe svaccare totalmente il personaggio di Jon snow. Ha vissuto tutta la vita senza il vero padre pur credendo che fosse Ned Stark e alla fine lascerebbe suo figlio?? Nah non credo
Concordo, SE il figlio dovesse sopravvivere. SE il figlio dovesse nascere. Non lo darei tanto per scontato. Una gravidanza di Dany potrebbe essere funzionale ad altro, senza che necessariamente essa si compia o senza necessariamente che l'erede sopravviva.
”My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”
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"Dreams don't mean anything, Dolores. They're just noise, they're not real." "What is real?" "That wich is irreplaceable."
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"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.
La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."
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perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.
Ecco, a ben pensarci è così che potrebbe arrivare una morte post parto di Daenerys. Non una morte perché sconfitta, anzi.
A giochi fatti, sconfitti gli estranei e Cersei, pacificato Westeros e dando alla luce un erede Targaryen, lei ha completato il suo percorso e ha distrutto la ruota. E' stata cresciuta come parte di un regime e le è stato costantemente ricordato che la sua utilità era strettamente legata alla riconquista di quel potere perso con Aerys, il padre. Poco importa che lei abbia maturato una visione diversa del modo di governare, soffre comunque di nostalgie.
Pensiamo a chi è rimasto in vita delle grandi casate: sono tutti personaggi che sono usciti dagli schemi.
Senza un figlio, Jon finisce inevitabilmente sul trono: a che altro servirebbe tutto il mistero, tutta l'enfasi e il minutaggio dato al suo essere un Targ legittimo?
(e un figlio ci sarà, altrimenti non si capirebbe tutte le volte che la cosa viene nominata, nei dialoghi Dany-Jon e Dany-Tyrion. E perfino D&D nei commenti ai dvd, quando Dany dice che non può avere figli, dicono in maniera ironica "eh, questo lo vedremo")
Allora, mi rendo conto che tra un po' mi bannate come stalker .
Ma poco fa mi è venuta in mente una cosa, sulla possibilità di Jon di avere, una volta assolto il suo compito, finalmente una vita "sua". So che è una ragionamento molto schematico (forse troppo), e che schematizzare sigifia sempre semplificare; però se parliamo solo di coerenza (di coerenza narrativa e, per così dire, petica; perchè ovvio che, su un terreno così metafisico, non si può ragionare in termini puramente rzionali) mi sembra che abbia dentro un granello di verità. Che poi l'artista, quello vero, possa permettersi il lusso di NON essere coerente, non nel senso di buttar lì a casaccio comportamenti contraddittori, ma di volare più in alto degli schemi, compresi quelli della coerenza più terra-terra, riuscendo comunque ad essere credibile e verosimile, è un altro discorso.
Io penso che molto (o tutto) dipenda dal concepimento stesso di Jon. E da come Rhaegar e, eventualmente, Lyanna sono arrivati a quel passo.
- Se è stato concepito all'interno di un piano (Rhaegar aveva studiato a fondo la profezia, sapeva di dover mettere al mondo la terza testa del drago perchè tale profezia si compisse, anche se sbagliava su quale dei suoi figli sarebbe stato "la canzone del ghiaccio e del fuoco"; e ha scelto Lyanna di conseguenza -Elia era ormai troppo debole per dargli altri figli, e Lyanna era abbastanza forte, anche caratterialmente, da condividere e sostenere un progetto così grande e "pesante")... se fosse così, per me Jon è già stato immolato, nel momento stesso in cui è stato concepito "in funzione di", sacrificandolo a un compito o una missione. O prima ancora, nel momento in cui è stato pensato, progettato. La sua nascita stessa, o prima ancora decidere di mettere al mondo un figlio non in quanto tale -persona, figlio, essere umano dotato di libero arbitrio- ma in funzione di una profezia... significa immolarlo a priori.
Quindi mi dispiace e mi rattrista, ma non vedrei per lui una "seconda chance". Almeno ragionando in modo poetico, narrativo (razionalmente potrebbe anche decidere di fare il maestro d'armi, o il cow boy solitario verso il tramonto, o -non lo dico per mancanza di rispetto ma per fare un esempio paradossale- aprire un'osteria: ma poeticamente... ci sarebbe qualcosa di stonato, secondo me. Incoerente in un senso "poetico", scusate ma non riesco a spiegarmi meglio)
- Se quella di R. e L. è stata "semplicemente" una fuga d'amore, e la nascita di Jon la conseguenza non calcolata del semplice amore tra un uomo e una donna, e poi, quasi casualmente, Jon si sia trovato a coincidere con un figura di importanza epocale; ma se all'inizio, almeno nella volontà dei genitori, fosse nato come un qualunque essere umano, libero... allora sì, mi vedrei benissimo che, portato a termine il compito, potesse iniziare finalmente la sua vita vera.
Ripeto, sono considerazioni al 30% razionali e al 70% poetiche, estetiche (nel senso di "legate alla bellezza del racconto" o che dir si voglia); ma stamattina non riesco a togliermele dalla testa.
E dato che qui si parla di GOT... bè, in Got della profezia si è parlato poco o niente, Jon è il frutto dell'amore di due piccioncini reduci da un matrimonio hippy e romantico in riva ad un fiume: quindi, la seconda via ci starebbe tutta. Non fosse per un piccolo dettaglio: che noi sitamo qui a tagliare il capello in quattro, poi otto e poi sedici (e mi va benissimo: qeusti esercizi di approfondimento sono l'unico modo che abbiamo per riempire il vuoto sospeso in cui ci ha lasciato Martin), ma poi D&D sceglieranno la via più mainstream. Anche se, a rigore, il destino finale dei personaggi dovrebbe essere quello imposto da Martin. Ma Martin nei libri la verità su R e L non ce l'ha ancora svelata; quindi... siamo al punto di prima