SANSA IV:
Questo è un capitolo bellissimo. Inizia con una delle più belle descrizione dell'aurora delle Cronache. Martin sembra dare molta importanza al momento in cui sorge il sole (probabilmente anche a causa della Battaglia dell'Alba), questa è particolarmente suggestiva perché i colori caldi richiamano la Fortezza Rossa (e i capelli di Sansa) e perché il tono fiabesco si adatta perfettamente alla storyline di Sansa. I capitoli di Sansa danno sempre un po' di freschezza ad Approdo e sono un po' triste che lei se ne stia per andare. Il momento della colazione è ben descritto e Tyrion dice quello che noi tutti pensiamo:
"Niente di meglio che una robusta colazione per stuzzicare l'appetito in vista di un banchetto da settantasette portate"
Io sono una buona forchetta e quindi condivido totalmente queste usanze
In seguito Joffrey compie uno dei suoi atti peggiori: distruggere un libro rarissimo . Mi immagino la reazione che avrebbe avuto la mia professoressa di Bibliografia. Molto interessante anche la discussione storica tra Tyrion e Oberyn Martell:
"Suo zio lo servì lealmente in qualità di Primo Cavaliere, così come altrettanto lealmente aveva servito il Giovane Drago prima di lui. Viserys avrà anche regnato per un solo anno, ma dominò per quindici anni, questo mentre Daeron faceva la guerra e Baelor recitava le preghiere." Il tono di voce del Folletto divenne acido. "E se anche eliminò il nipote, chi può biasimarlo? Qualcuno doveva pur liberare il reame delle follie di Baelor."
A pensarci bene, questa discussione sarebbe stata sufficiente per convincere Oberyn della colpevolezza di Tyrion. Devo dire, inoltre, che non condivido il giudizio così negativo di Tyrion su Baelor. Era effettivamente un fanatico, ma ha avuto l'idea dell'unione matrimoniale con la casa Martell (tant'e vero che Daeron il Buono ha chiamato il suo primo figlio Baylor); inoltre se, come sostiene Oberyn, è diventato pazzo a causa del morso delle vipere andrebbe compatito piuttosto che biasimato.
Il momento più emozionante è la discussione tra Tyrion e Sansa in carrozza. Da un lato ammiro la cortesia glaciale di Sansa, dall'altro trovo questa sua freddezza eccessiva (e lo dico pur apprezzando molto il personaggio Sansa). È vero che Sansa ha appena subito un lutto a causa dei Lannister, ma è vero anche che ha avuto l'occasione di passare del tempo con Tyrion e non le sarà sfuggito l'odio che c'è tra Joffrey e suo marito. Infatti più che diffidenza Sansa sembra provare per Tyrion compassione:
"Sembra un bambino che sta morendo di fame, ma io non ho cibo da dargli. Perché non mi lascia in pace?"
Viceversa Tyrion è veramente tenero nei suoi confronti. È come se l'armatura di cortesia di Sansa avesse mandato in frantumi l'armatura di Tyrion, quella maschera di cinismo che lui indossa con tutti .
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Scusandomi per la lunga pausa, proseguo…
Jon IX
Descrizione della continuazione della battaglia alla Barriera, per certi versi meno originale di quella nel precedente capitolo di Jon, ma che si concentra su un unico momento cruciale, quello della testuggine e delle sua distruzione in extremis. Si capisce come, nel corso del logorante scontro tra Bruti e GdN, gli uni riescono a trarre lezione dalle sconfitte inflitte dagli altri e a migliorare la propria offensiva. Insomma, paradossalmente il prolungarsi delle ostilità dà anche il via ad un “miglioramento” reciproco della controparti. Infatti i Bruti sono riusciti a escogitare un sistema per proteggersi dalle frecce incendiarie, dopo aver visto quanto spesso queste vengono utilizzate dai confratelli, ma i GdN a loro volta trovano comunque un nuovo sistema per contrastarli.
Jon osserva per l’ennesima volta la commistione tra la pacifica vita quotidiana dei Bruti e il loro lato più minaccioso, quando guarda da lontano Dalla e Val, la prima in gravidanza molto avanzata, e lì vicino la testuggine quasi pronta ad attaccare. Sono osservazioni che abbiamo visto fare numerose volte anche nel periodo di spionaggio di Jon e rappresentano un po’ i sentimenti contrastanti che lui nostre verso quel popolo.
Assistiamo anche al ritorno di uno dei personaggi (tra quelli secondari ma di un certo rilievo) più monodimensionalmente antipatici della saga, Janos Slynt, che dopo essere stato messo in una posizione di inimicizia con Eddard e Tyrion ora viene contrapposto a Jon, un altro personaggio molto amato. Dal dialogo però è interessante vedere emergere una sfumatura di “guerra di religione”, con Septon Cellador che si schiera insiem e a Janos contro Jon in quanto devoto agli Antichi Dei e non al Credo. Questo è un dettaglio che non ricordavo. E’ un ulteriore segno del fatto che, per quanto le due religioni abbiano convissuto pacificamente per tanto tempo, una certa ostilità non si è mai del tutto spenta. Martin non brilla in modo particolare per la caratterizzazione culturale del mondo, almeno rispetto ai picchi raggiunti da alcuni altri scrittori Fantasy, ma questo rapporto tra le due religioni, caratterizzato da una convivenza pacifica ma in fondo non troppo, è una delle cose più interessanti.
Tyrion X
Così come le Nozze Rosse, anche questo capitolo mi ha suscitato l’assurda speranza fino all’ultimo che, rileggendolo, l’esito potesse cambiare. E’ un sentimento del tutto irrazionale e insensato, ma che involontariamente viene spontaneo durante certi momenti della rilettura, segno che la conoscenza degli eventi non implica affatto per forza un minore coinvolgimento. Fa davvero arrabbiare che Oberyn fino all’ultimo sembra avercela fatta e che la sorte sembra ormai decisa, poco prima dell’improvviso capovolgimento della situazione. Sotto questo aspetto Martin è stato davvero “crudele” nel “giocare” con i suoi lettori. A ben pensarci, la sua tanto rinomata crudeltà secondo me non deriva tanto dalla morte dei personaggi, che tutto sommato non è nemmeno così frequente come si dice (la maggioranza dei personaggi importanti e amati sopravvive a lungo e talvolta anche con qualche forzatura), ma anche dal modo in cui essa si verifica e in cui viene descritta.
Comunque, prima di chiedere il verdetto per singolar tenzone Tyrion si lascia andare in uno sfogo sulla sua condizione che suona parecchio vittimistico, ma che rispecchia comunque la realtà, vista anche l’ammissione del padre stesso a inizio ASOS. La sua scelta di non accettare l’offerta di perdono di suo padre rappresenta un po’ la ripicca finale contro un genitore ingiusto. Tywin stesso sembra rimanerci male, non so se per quel gesto di disobbedienza radicale o perché si sente effettivamente un po’ dispiaciuto di non poter graziare il figlio. Non si può inoltre non notare un parallelismo con il caso di Eddard Stark, che invece si è ritrovato costretto a confessare per proteggere la figlia. Tyrion ovviamente non ha una simile responsabilità, e quindi sotto questo aspetto ha più libertà di scelta.
Bello anche il dialogo tra Tyrion e Oberyn, con la Vipera Rossa che pregusta la possibilità di un’alleanza con il Folletto per gli interessi di Dorne. Molto suggestiva poi la riflessione di Tyrion su quanto profondamente le vicende dei predecessori influenzino la sorte dei figli. Forse è una delle più belle citazioni di Tyrion in assoluto, e lo è stranamente senza alcun bisogno di umorismo.
E infine abbiamo il duello con l’esito di cui ho già parlato, descritto in maniera avvincente e con grande cura per i dettagli (compresi i particolari truculenti della morte di Oberyn, visto che Martin è notoriamente bravo in simili descrizioni, ma non solo quelli). Molto azzeccato il fatto che Oberyn per (quasi) vincere si serva della luce del sole, il simbolo dei Martell. Ma al di là del carattere adrenalinico e drammatico di tutta la scena, un dettaglio interessante è anche l’irritazione di Gregor nel sentire Oberyn parlare in continuazione di Elia. Di sicuro non sono sensi di colpa, visto il personaggio. Mi viene da ipotizzare che la Montagna abbia una forte propensione all’emicrania, e che quindi soffra molto di più della media nel sentire discorsi ripetitivi o comunque in qualche modo seccanti. Nei capitoli di Arya di ACOK e ASOS ci sono anche altri piccoli segni di questa possibile “debolezza” di Gregor. Se così fosse sarebbe un particolare interessante.
In definitiva, davvero un grande capitolo.
Daenerys VI
Primo capitolo dedicato alla gestione politica di Meeren. In ADWD tali capitoli si sono guadagnati una forte insofferenza dei lettori, ma il tema in sé di dover governare una città con delle radici culturali fortemente diverse dalle proprie e cercare di cambiare delle usanze frutto di secoli/millenni di storia lo trovo potenzialmente molto interessante. Peccato che non sia stato portato avanti in maniera ottimale e sia stato trascinato troppo per le lunghe.
Come già detto, uno dei principali problemi della caratterizzazione culturale della Baia degli Schiavisti è un fastidio pressoché unanime e continuo che i suoi abitanti suscitano nel lettore. Questo lo si vede anche dai piccoli dettagli di questo capitolo, a partire dalla descrizione dei corpi nudi degli schiavisti spogliati dei loro gioielli, tutti presentati come sgradevoli alla vista, cosa forse un po' forzata.
Tuttavia,la punizione che Dany infligge ai 163 schiavisti, condannati ad una fine piena di sofferenze, è qualcosa di moralmente discutibile, nonostante le monodimensionalità degli schiavisti stessi. C’è anche da considerare il fatto che Dany tecnicamente non potrà mai avere la certezza che tutti quelli che ha condannato siano personalmente responsabili della sorte dei bambini (mi pare di ricordare che la serie tv si spinga anche oltre il libro in questo senso, e presenti esplicitamente uno di questi nobili che ha votato contro quella strage dei bambini). Diciamo che, non avendo certezze in merito, Dany sentiva comunque il bisogno di dare una forte dimostrazione di potere e del suo senso di giustizia, in modo da creare monito per il futuro. A proposito di amministrazione della giustizia, sono da notare anche le punizioni riservate da Dany da chi si lascia andare troppo nei soprusi post-saccheggio. In ASOIAF abbiamo diversi esempi di come si sceglie di tenere (o meno) sotto controllo la fase successiva alla conquista (basta pensare a Roose Bolton a Harrenhal), quindi anche qui si potrebbero fare dei confronti.
Inizia ovviamente anche a porsi il problema di quello che succede alle altre città conquistate (Astapor e Yunkai), che Dany ovviamente si è lasciata alle spalle e che non ha modo di controllare direttamente. Lì già la situazione sta decisamente sfuggendo ci mano. Questo evidenzia come, se già l’impresa di governare una città dalle radici culturali così diverse e di cambiarne le usanze è alquanto ardua, l’idea di fare lo stesso con ben tre città è una vera e propria follia.
Molto interessante anche il fatto che alcuni uomini liberi vogliano spontaneamente essere venduti come schiavi di lusso. Non è una scelta poi così folle e surreale, in quanto non è da dare per nulla per scontato che una persona tra una vita libera di povertà e precarietà e una di schiavitù agiata e protetta sceglierebbe per forza la prima. E’ una riflessione che si potrebbe ampliare e di cui si potrebbe dibattere a lungo, anche in relazione a diversi fatti storici del mondo reale. Basta pensare alla nostalgia che hanno alcuni per i periodi della dittatura... Peccato che i capitoli Meerenesi di Dany non approfondiscano meglio questo tema.
Verso la fine del capitolo abbiamo il famoso faccia a faccia con i due “traditori” Jorah e Barristan. Uso questo termine tra virgolette, perché in realtà c’è una forte sproporzione tra le colpe dei due e Barristan a pensarci bene non ha fatto nulla contro di lei e non l’ha tradita nel vero e proprio senso del termine. Anche per questo motivo, l’atteggiamento di Jorah risulta in effetti molto arrogante, così come appaiono deboli agli occhi di Dany le giustificazioni che presenta, come il tipico “se non l’avessi fatto io l’avrebbe fatto qualcun altro”. Inoltre Daenerys si trova spiazzata nell'apprendere che Jorah ha continuato a spiarla per molto più tempo di quanto sperava. Detto questo, non riesco a non provare pena per lo sfortunatissimo cavaliere, che in effetti col passare del tempo si è davvero legato a Dany, diventando uno dei suoi più sinceri alleati. La descrizione della sua partenza, filtrata anche dall'amarezza della ragazza, risulta abbastanza toccante.
Nella parte finale dal capitolo Dany cerca di distrarsi con un libro di racconti cavallereschi dei Sette Regni, cosa che fa scattare l'associazione con Sansa, nonostante abbia avuto da sempre una visione ben più disincantata di quest’ultima. Forse però il desiderio quasi utopistico di cambiare radicalmente la Baia degli Schiavisti, salvando tutti gli schiavi, la rende per certi versi anche più idealista di Sansa stessa con il suo mondo perfetto di dame e cavalieri. Tuttavia in Dany in questo capitolo si intravede anche una forte consapevolezza della difficoltà della sua impresa, in quanto lei stessa si ripete più volte quanto le sue conquiste finora abbiamo avuto conseguenze distruttive. Inoltre viene analizzate l’alternativa di marciare verso occidente, e anch'essa non risulta del tutto edificante, vista la difficoltà di trovare risorse per sfamare tutta la popolazione che la seguirebbe. La cosa più pragmatica da fare probabilmente sarebbe partire con una fetta più ristretta del suo seguito, guerrieri o comunque altre persone utili alla sua impresa, abbandonando gli altri al loro destino nella città (che verrebbe tra l'altro privata delle sue risorse per “finanziare” la marcia). Tuttavia sarebbe una scelta estremamente cinica, che Dany ovviamente non potrebbe accettare di compiere.
Jaime IX
Tra i capitoli di Jaime di ASOS, il cui livello in media è estremamente alto, questo è uno di quelli che mi entusiasmano di meno, non perché sia brutto ma perché è molto frammentato, quindi non riesco nemmeno a fare un commento organico ma posso solo fare piccoli accenni. Il capitolo rappresenta comunque una valide conclusione dell'arco narrativo di Jaime in ASOS.
Divertente vedere Tommen mettere con entusiasmo timbri ad ogni cosa, per il solo piacere del gesto in sé, anche a decreti inquietanti come la legittimazione di Ramsay Snow/Bolton o l’innalzamento al rango di lord di Rolph Spicer.
Interessante come Jaime si fidi di Addam Marbrand per allenarsi con lui a maneggiare la spada con la mano sinistra. Anche in ACOK, a Harrenhal, è stato fatto accenno di sfuggita all'ottima reputazione di cui questo cavaliere gode, e la parziale che Jaime gli riserva è un’altra prova in merito. E' uno di quei personaggi estremamente marginali, ma che nei vari capitoli riesce a ricevere di sfuggita un minimo di caratterizzazione.
Quando Jaime osserva i resti del duello tra Gregor e Oberyn e ripensa all'uccisione dello stalliere che si è trovato suo malgrado coinvolto, abbiamo l’ennesima conferma della brutalità della Montagna, che ha dato il colpo di grazia al ragazzo intenzionalmente e non per incidente. Vediamo anche il cambiamento di rotta di Tywin, che dal volersi tenere Gregor per eseguire il lavoro sporco ora, viste le complicazioni dei rapporti con i Martell in seguito alla morte di Oberyn, non ha altra scelta che guarirlo solo allo scopo di poterlo giustiziare. Come ben sappiamo, dopo la sua morte Cersei avrà ben altri propositi…
Prosegue il dramma del tira e molla tra Cersei a Jaime, il cui rapporto è ormai completamente compromesso, con l’ennesimo tentativo della donna di usare il sesso come arma di manipolazione. Da un lato Jaime si dimostra completamente sordo ai desideri della sorella, il cui interesse è tutto incentrato sulla propria autorealizzazione politica e sui figli, mentre lui sotto questo aspetto di dimostra ben più pragmatico e cinico. Tale pragmatismo però va completamente in frantumi quando manifesta la sua brama di ufficializzare la loro relazione e mettere fine a tutta la rete di segreti e inganni. Interessante quando Jaime esprime vergogna soprattutto per ciò che ha dovuto fare per tenere nascosto il loro rapporto e dichiara, forse per le prima volta in assoluto, esplicito dispiacere per quanto accaduto a Bran. Tra l'altro questo atteggiamento rispecchia il giudizio che ho sempre avuto io sulla relazione tra Jaime e Cersei: non mi crea particolari problemi o turbamenti in sé, ma mi inquieta la facilità con cui rischia di essere scoperta e quindi quello che i due sono disposti a fare per tenerla nascosta. Da notare anche come Jaime non riesce a trattenersi dal mostrare molta più compassione per Tyrion (accusato ingiustamente da Catelyn per colpa della “bravata” di Joffrey) che per il figlio che secondo la versione ufficiale Tyrion stesso avrebbe assassinato, cosa che non può che infastidire la sorella.
Dopo il dialogo con Cersei abbiamo quello con quella che attualmente è forse la seconda donna più presente nella vita di Jaime, ovvero Brienne. Prosegue il processo di “redenzione” di Jaime, di cui abbiamo già visto i segni anche nella scena con Cersei, non solo per il rimorso verso la questione di Bran ma anche per la sua riluttanza ad avere rapporti sessuali nella Torre della Guardia Reale, segno probabilmente di un recuperato rispetto verso l’ordine di cui fa parte. Qui vediamo Jaime incaricare Brienne di una vera e propria impresa da ballata cavalleresca, che per quanto disperata e forse insensata ha un forte valore simbolico di redenzione, così come lo ha la spada che le consegna e il nome che decide di darle. Curioso anche quante persone sono in realtà a conoscenza della messa in scena della presunta “Arya Stark”: oltre a tutti i Lannister, ora ne è consapevole pure Brienne. Non è che il segreto dei Bolton sia poi così al sicuro.
Povera Sansa, incolpata anche da tutti quelli che hanno dubbi sulla colpevolezza di Tyrion
Jon X
Se ASOS rappresenta il punto più basso della storyline di Tyrion, questo capitolo è il punto più basso delle vicende di Jon. Paradossale il fatto che abbia luogo proprio dopo uno dei suoi maggiori momenti di gloria, dopo tutto il carisma e tutta l’abilità mostrata nel comandare la difesa della Barriera. Nonostante le notevoli prestazioni, Jon si ritrova umiliato e quasi condannato a morte per tradimento, accusato di essersi schierato con quelli a cui ha inflitto sconfitte nella battaglia di poco prima. Si nota subito a inizio capitolo come la sua paura principale non sia tanto quella di morire, quanto quella di essere ricordato da tutti con disonore, e questa paura secondo me affonda le sue radici nella sua vecchia frustrazione per essere nato bastardo e nel timore di non riuscire a riscattarsi da tale condizione. Sotto questo aspetto c’è una notevole somiglianza tra lui e Tyrion e non a caso a inizio AGOT i due si sono avvicinati molti.
Molto bello l’incontro tra Jon e Tormund, da cui si evince che il gioviale bruto non nutre rancore verso il ragazzo, come se lo capisse e non riuscisse a biasimarlo più di tanto. Una parentesi di pace e buon senso, in cui i due si parlano come da uomo a uomo e non in base al loro ruolo di contrapposizione reciproca in guerra. Il racconto di Tormund sullo stupro della figlia non lo ricordavo ed è sempre curioso (in un modo un po' inquietante, se ci pensate) vedere quanto i bruti vedono tale pratica con leggerezza, come quasi un normale momento di incontro-scontro tra uomo e donna dopo il quale ci può anche essere una riconciliazione. Penso che questo passaggio sarebbe stato molto controverso se fosse stato trasposto nella serie TV, visto che già la scena tra Jaime e Cersei ha suscitato molte polemiche.
Ho trovato inquietante anche il momento in cui Varamyr rivela di aver visto la reale situazione dei GdN sorvolando la Barriera con la sua aquila. I confratelli hanno fatto tutta questa fatica per minimizzare le proprie difficoltà e sperare che alcune sconfitte avrebbero spinto i Bruti a ritirarsi, e ora si scopre che è stato tutto inutile. Mance sa benissimo che i GdN non possono resistere a lungo e quindi non ha la minima intenzione ad abbandonare, visto che è solo questione di (poco) tempo prima di vedere i confratelli crollare. Il piccolo barlume di speranza che si poteva nutrire durante i successi precedenti viene soffocato e appare più chiaro che mai che quelle piccole vittorie, così tanto sudate e festeggiate, non significano assolutamente niente nel quadro globale. Come già detto, questo capovolgimento di prospettiva a me fa un po' venire i brividi, e questo nonostante l’atteggiamento relativamente calmo e diplomatico di Mance verso il traditore. Personalmente, mi ha fatto persino più effetto questo rispetto alla visione del corno dell’inverno, eppure è una cosa molto logica e prevedibile, dato che il lettore ha fatto conoscenza con l’aquila e con i vantaggi che essa offre già da tempo.
Alla luce di tutto questo, il colpo di scena finale, con l’arrivo di Stannis, non solo è coerente con quanto visto nei capitoli di Davos, ma come intreccio narrativo è anche l’unica e la più naturale conseguenza di questo dialogo. Non c’è altro modo per far sopravvivere Jon e permettere i GdN di resistere ulteriormente. L’unica altra possibilità è farlo morire e far cadere la confraternita in una clamorosa sconfitta, ma ciò sarebbe stato probabilmente anticlimatico.
Nel capitolo viene inoltre evidanziato che, tra Janos Slynt e Alliser Thorne, il secondo ha un’intelligenza notevolmente superiore, in quanto è stato lui a tendere a Jon in “tranello” dell’assassinio di Mance Rayder come prova della sua lealtà. Questo lo si vedrà anche a inizio ADWD, quando Alliser a differenza di Janos eviterà di farsi giustiziare come uno scemo. Poi a me il personaggio di Thorne è piaciuto soprattutto come resa nella quarta stagione, e forse anche questo contribuisce a farmelo vedere come di un livello un po’ superiore.
Arya XIII
Ultimo capitolo dell’accoppiata Arya e Sandor. Con grande tristezza, visto che secondo me i due avevano il potenziale di dare ancora di più, per quanto trovi anche questa chiusura abbastanza azzeccata. Si tratta di un rapporto riconducibile ad un modello visto in film come "Leon" o "Il Mondo Perfetto", con l’uomo maturo cinico e burbero che viaggia insieme a un minore ancora acerbo ma dal passato problematico. La cosa inusuale è che in questo caso l’evoluzione del rapporto non si conclude con una conciliazione, come spesso accade in storie di questo genere, ma la frattura in qualche modo rimane fino alla fine, dato Arya non riesce mai a superare davvero il rancore che prova per lui.
La questione ovviamente è molto sfumata e ambigua, dato che ci sono molti passaggi da cui invece si intuisce che la ragazza in qualche modo ha comunque iniziato ad affezionarsi a Sandor. Si presentano diverse occasioni in cui ha la possibilità di scappare ed esprime la consapevolezza di poterlo fare, eppure sceglie altrimenti. Inoltre nello scontro alla locanda, quando vede Sandor in pericolo, non esita ad appoggiarlo invece di approfittarne per allontanarsi, e in seguito si dedica a lungo a medicargli le ferite pur avendo la possibilità di abbandonarlo da molto prima. Per non parlare del fatto che dimentica il suo nome nella lista dell’odio, anche se successivamente lo rimette. La sue decisione finale di abbandonare l’uomo al suo destino è parecchio controversa e ha fatto storcere il naso a svariati lettori, visto che pure il Mastino è un personaggio estremamente amato, ma io in qualche modo la apprezzo: è appunto una scelta narrativa inusuale, che evita la più prevedibile conclusione di una riconciliazione tra i due, così come anche quella di una vera e propria vendetta che nel caso specifico sarebbe apparsa più come un favore. Nella scelta permane comunque la giusta sfumatura di ambiguità, dato che secondo alcune delle interpretazioni la ragazza, in profondità, non ha avuto il coraggio di porre fine alla vita di un uomo a cui inconsciamente di stava iniziando ad affezionare.
In questo capitolo rivediamo per l’ultima volta Messer Sottile, personaggio molto marginale ma che non può non rimanere in qualche modo impresso. A ben pensarci, è la prima volta che lo vediamo coinvolto in una conversazione. In ACOK lo abbiamo visto solo descritto in maniera riassuntiva nei ricordi di Arya. Comunque anche nel dialogo rimane intatta la sua aura di uomo ordinario e insieme pericoloso, che traspare anche dal modo in cui riesce ad imporre il silenzio allo scudiero. La scena in cui Arya lo uccide, sfogando tutta la sua rabbia così a lungo trattenuta, è molto popolare. A ben pensarci è anche la prima e finora l’unica vendetta che la ragazza riesce a compiere in prima persona, visto che fino a questo momento le se uccisioni sono state dettate dal puro e semplice istinto di sopravvivenza. Personalmente, preferisco Arya nei panni della sopravvissuta che in quelli della vendicatrice (quest’ultimo aspetto del personaggio imho viene spesso anche un po’ sovradimensionato), ma la scena ha comunque il suo perché. Oltre a Messer Sottile, da notare la prontezza e la lucidità con cui accoltella anche lo scudiero, verso cui non ha motivo di nutrire particolare rancore ma che in quel momento ovviamente si presentava come uno dei nemici.
A proposto di vendetta, in questo capitolo Arya apprende anche della morta di Joffrey e va notato che la sua reazione iniziale è molto più fredda di quanto ci si potesse aspettare, dato che la ragazza si rende conto di quanto poco ciò serva a migliorare la sua situazione. A proposito invece di sopravvivenza, viene rivelata la triste sorte della servitù di Harrenhal durante il governo dei Bravi Camerati e poi al ritorno di Gregor Clegane, facendoci capire che Arya ha fatto solo bene a scappare (sono sempre rimasta stupita da come alcuni detrattori considerassero quella fuga non necessaria o addirittura poco lungimirante). Vargo Hoat ha fatto effettivamente tagliare un piede alla servitù, proprio come lei ha prospettato a Gendry per persuaderlo a fuggire con lei, a gli uomini della Montagna hanno poi passato quasi tutti a fil di spada.
Interessante il passaggio in cui Sandor augura a Tyrion una tortura con l’altofuoco. Mi sono sempre chiesta il perché del suo rancore nei confronti del Folletto, visto che i due non sembrano avere mai avuto degni di nota, a parte il piccolo scambio di parole ostili all’inizio i AGOT, in cui Sandor si era unito a Joffrey nello sbeffeggiarlo. Probabilmente il Mastino attribuisce a lui la colpa della sua necessità di fuggire da Approdo del Re, o forse è addirittura frustrato dal fatto di essersi mostrato più codardo di un nano in occasione della Battaglia delle Acque Nere?
Anche le scene di Arya a Padelle Salate sono molto belle. A proposito del rapporto tra lei e Sandor, va notato come dopo essere stata fregata dalla donna Arya pensa a come le cose sarebbero andate diversamente se ci fosse stato Sandor nella sua stessa situazione, ulteriore conferma del fatto che il viaggio con lui è stato in qualche modo “formativo”. Nonostante tutto, Sandor ha rappresentato per lei una sorta di distorto modello paterno, e anche questo è il bello del loro rapporto. Da evidenziare anche che ad Arya passa per la testa l’ipotesi di uccidere la donna che l’ha imbrogliata, cosa che può apparire inquietante e avvicinarla quasi ad una vera e propria criminale da strada, per quanto sia solo un fugace pensiero.
Un capitolo molto ricco di spunti e su cui ci sarebbero tante altre cose da dire, ma il commento si sta davvero dilungando troppo e quindi lo concludo qui. Reputo la storyline di Arya in ASOS nel complesso un po’ altalenante, con capitoli troppo diluiti e riempitivi e altri ben più entusiasmanti, ma tutta la parte delle sue avventure con Sandor è davvero di alto livello e questo capitolo conclusivo non fa certo eccezione. Riesce a chiudere davvero bene l’arco narrativo del personaggio nel continente occidentale. La partenza per Braavos (praticamente obbligata, perché era chiaro che prima o poi sarebbe dovuta avvenire) rappresenta anche il suo definitivo distacco dalla vecchia vita e dalle illusioni dell’infanzia, con la necessità di lasciare un mondo che ormai è diventato una versione completamente stravolta e dilaniata della sua “casa”.
Sam IV
Capitolo molto preparatorio in cui Samwell si prepara a compiere quello che probabilmente è il culmine delle sue imprese. Se nelle vicende post-Pugno dei Primi uomini il personaggio ha avuto diversi momenti di valore, si tratta comunque del coraggio istintivo della disperazione. Il vero punto forte di Sam è sempre stato un altro e nel suo prossimo capitolo ne darà la dimostrazione. Per ora ci si limita a porre le basi del nuovo problema: il rischio concreto che Janos Slynt diventi il nuovo comandante, di cui Sam piano piano prende la consapevolezza.
Un altro scopo del capitolo è farci vedere l’esercito di Stannis da un punto di vista completamente esterno e distaccato. A differenza di Davos, Sam non ha nessun legame personale con il sovrano e si limita a vedere le sue forze per quello che sono, ovvero uno schieramento non privo vi ambiguità e aspetti problematici (in primis il fanatismo religioso), ma che è stato l’unico esercito a rispondere alla richiesta di aiuto dei confratelli in nero. Teneri anche i commenti di Gilly, che essendo poco abituata a vedere un tale sfoggio di vessilli si limita ad essere colpita dal loro aspetto vivace. Sam ci regala anche un nuovo punto di vista su Jon. E’ dai tempi della visita di Tyrion alla Barriera che non lo vediamo descritto da un PdV diverso da quello di Jon stesso, e ora possiamo vedere la grande differenza e la grande evoluzione che il personaggio ha avuto: se agli occhi di Tyrion il bastardo appariva come un ragazzino piano di sogni, vulnerabile e permaloso, ora con Sam assistiamo ad un Jon completamente cambiato, indurito e amareggiato dopo tutte le esperienze con cui ha dovuto scontrarsi.
E’ infine in questo capitolo che Sam prospetta per la prima volta l’ipotesi di mandare Gilly a Collina del Corno. Nella serie TV è stato dato maggiore spazio a questa vicenda, con la scena di Randyll che si indigna nell'apprendere che Sam ha avuto una relazione con una donna dei nemici del reame. In questo capitolo invece, almeno secondo l’idea che Sam ha del padre, Randyll sembra più propenso ad apprezzare l’idea che il figlio sia quantomeno stato abbastanza virile da conquistare una donna. Ammetto che mi incuriosirebbe vedere come riproporrebbe Martin quell'incontro, perché nella sua antipatia Randyll è un personaggio che mi ha sempre suscitato interesse, ma mi rendo conto che probabilmente ciò non sarebbe particolarmente utile all'economia della saga.
Jon XI
Qui abbiamo il primo dialogo tra Jon e Stannis: due personaggi cruciali che fino ad ora hanno percorso strade completamente separate e che ora finalmente hanno modo di interagire, e in effetti il risultato non delude. La relazione funziona anche perché sono entrambi dei personaggi con la loro nutrita schiera di fan e sostenitori, ma che al tempo stesso pur non essendo certo nemici hanno un rapporto caratterizzato da certa tensione e contrapposizione, dovuto a priorità e soprattutto visioni differenti.
Comunque è anche un capitolo che prosegue l’operazione del porre Stannis sotto una buona luce. Dopo il suo salvataggio in extremis di Jon e dei GdN, dichiara senza troppe esitazioni di credere alle parole del ragazzo circa le accuse di tradimento e quindi di essere dalla sua parte contro le diffamazioni da parte di Slynt e affini. Inoltre Stannis riesce persino ad ammettere il suo ritardo nel venire in soccorso dei Guardiani della Notte. Penso che pochi altri personaggi nel gioco abbiamo la sua stessa capacità di alternare momenti in cui il lettore è spinto a tifare animatamente per lui a momenti in cui si tende a provare una spiccata antipatia nei suoi confronti.
A inizio capitolo c’è anche un’allusione ad una possibile attrazione di Jon verso Melisandre, al punto che lui la paragona a Ygritte nel suo essere “baciata dal fuoco”. Spero però che queste restino tali per tutta la saga, altrimenti secondo me il rapporto perderebbe la sua sottigliezza e sfocerebbe fin troppo nel fanservice a tutti i costi. Il fatto che Melisandre non soffra il freddo nemmeno in cima alla Barriera è un'altra delle sue innumerevoli doti sovrannaturali, che forse iniziano a diventare un po’ troppe.
Comunque il capitolo finisce con l’offerta di Stannis a Jon Snow, un’offerta che il ragazzo avrebbe apparentemente ben pochi motivi per rifiutare ma che si rivelerà ben più problematica di quanto sembri. Per ora ci limitiamo ad osservare come Stannis cerchi anche di suggellare la pace tra i il reame e i Bruti con un patto matrimoniale tra Jon e Val, applicando una mentalità tipica dei Sette Regni ad un popolo che ovviamente ha ben altre usanze. Se questa forzatura, questa incapacità di comprendere la mentalità di un altro popolo, conferma ulteriormente la rigidità del sovrano (cosa che vedremo anche in ADWD, quando Stannis rifiuta l’idea di permettere ad una moglie di lancia di combattere), dall'altro lato già la sola disponibilità alla pace con i Bruti mi ha in parte sorpreso, rivelando un pragmatismo e un’apertura che non è da tutti. Ma a ben pensarci si tratta di un lato di Stannis che abbiamo già visto nel modo in cui lui accetta il culto di R’holl, una religione esotica ed estranea ai Sette Regni. E' paradossale come Jon Snow, il GdN più vicino in assoluto ai Bruti e più aperto verso di loro, trovi in uno come Stannis (un uomo che ha sempre sostenuto il valore del rispetto rigoroso della legge, al contrario della maggior parte dei confratelli ex criminali, e quindi con più motivazioni ad essere ostile a un popolo del genere) il sostenitore principale di questa visione.
Mi scuso veramente per la lunghissima pausa...
TYRION VIII:
Sinceramente questo è uno dei capitoli più divertenti che io abbia mai letto. Non tanto per la morte di Joffrey (che anzi mi ha fatto pure un pò pena), ma per tutta la descrizione della festa. Se c'è una cosa che mi è sempre piaciuta dei capitoli ad Approdo del Re sono le liste di cibi improponibili. Perché, nonostante Martin si sforzi di renderli sempre più disgustosi, mi fanno venire una gran fame!
Un'altra cosa divertentissima è lo spettacolo musicale, in particolare Hamish l'arpista che sceglie di cantare a un matrimonio una canzone che parla dell'ex della sposa.
Il premio per la battuta migliore spetta a Olenna:
"Spero proprio che ci canti Le piogge di Castamere. È già passata un'ora dall'ultima volta che l'abbiamo sentita, per cui mi sono dimenticata come fa."
Questo capitolo ci svela anche un mistero rimasto in sospeso dal primo libro: Chi ha tentato di uccidere Bran? L'altro grande mistero (Chi ha ucciso Jon Arryn?) verrà svelato alla fine di ASOS, quasi a chiudere un cerchio.
La cosa interessante è che il lettore è portato a credere che i due misteri siano collegati, ma alla fine l'episodio della daga risulta essere solo il gesto stupido di un tredicenne viziato, che nulla a che vedere con il grande gioco. Questa soluzione apparentemente banale è in realtà molto raffinata, degna di un vero e proprio giallo. Meno convincenti sono le ragioni per cui Joffrey voleva uccidere Bran, ma quello è un altro discorso...
Mi ha fatto molta tenerezza Tyrion in questo capitolo, specie quando tenta di fare una conversazione con Sansa:
La sofferenza le aveva conferito un'espressione tormentata, vulnerabile, che se possibile rendeva Sansa ancora più bella. Tyrion avrebbe voluto raggiungerla, voleva fare breccia nell'armatura della sua cortesia, un'armatura perfetta quanto glaciale.
[...]
"Io verrò in qualsiasi luogo il lord mio marito desidera che io venga."
"Avevo sperato di compiacere te, mia signora."
"A me compiace compiacere il mio signore."
Ma come si fa a non schipparli?
Purtroppo per Tyrion, niente può far dimenticare a Sansa che lui è un Lannister e che ha combattuto dalla parte dei Lannister:
Sansa gli afferrò il braccio. "Che cosa ha fatto ser Ilyn della spada che era appartenuta a mio padre?"
Tyrion non riuscì a risponderle. "Avrei dovuto restituire Ghiaccio a Robb Stark." Ma non lo aveva fatto.
L'unica persona che è gentile con Tyrion è Garlan Tyrell. Spero che Martin abbia in serbo un ruolo per lui nel prossimo libro, altrimenti sarà un vero e proprio spreco. Tyrion riesce però a prendersi una piccola rivincita su Joffrey:
"Certo che monterò la scrofa, maestà" dichiarò il Folletto. "Ma solo se tu monterai il cane!"
"Io?" Il giovane re era confuso. "Non sono mica un nano. Perché dovrei farlo ?"
"Ma è chiaro, sire: sei l'unico uomo qui dentro che sono certo di riuscire a sconfiggere!"
Non ho mai apprezzato le battute sarcastiche di Tyrion (come non apprezzo il sarcasmo in generale), ma in questo caso ho apprezzato. Il sarcasmo è per Tyrion un meccanismo di difesa, come per Sansa la cortesia. Ironicamente sarà proprio questa battuta a mettere nei guai Tyrion.
Il momento più intenso del capitolo è sicuramente la morte di Joffrey:
Ser Meryn aprì a forza la bocca del re per infilargli un cucchiaio in gola. Mentre lo faceva, gli occhi del ragazzo incontrarono quelli di Tyrion. "Ha gli stessi occhi di Jaime." Solo che Tyrion non aveva mai visto lo Sterminatore di Re così spaventato. "Questo ragazzo ha solo tredici anni."
Martin ha fatto di tutto perché odiassimo Joffrey, ma al momento della sua morte è riuscito a renderlo umano, un semplice ragazzino spaventato. Allo stesso modo Cersei appare semplicemente come una donna in pena per suo figlio. Se devo essere sincera ho provato più pena per lei in questo momento che non durante la Walk of Shame.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Bentornata
Anch'io a breve conto di riprendere, anche perché ormai non mi manca molto
Tyrion XI
E’ l’ultimo capitolo di Tyrion di ASOS ed è davvero un gran capitolo. La fine, con il memorabile patricidio e la risoluzione del rapporto tra Tyrion e Tywin, è in realtà un momento previsto e atteso da parecchio, anche se continuamente rimandato per via della loro comunità di obiettivi e ovviamente dell’appartenenza alla stessa casata. La cosa era evidente fin da AGOT, quando è stata messa sul tavolo la natura del loro rapporto con quel “tutti i nani sono bastardi agli occhi dei padri” e quando poi c’è stato quel racconto su Tysha che ha rivelato fino a che punto era profonda la frattura. Spesso i finali più belli non sono quelli inaspettati, che cercano la sorpresa a tutti i costi, ma che proseguono con massima coerenza con quanto è stato stabilito fin dall’inizio e semplicemente rimandano l’inevitabile trovando vari espedienti per farti pensare che magari le cose potrebbero andare altrimenti, quando in realtà si tratta solo di diversivi. Comunque va notata la grande sorpresa che Tywin manifesta dopo aver subito il colpo di balestra, quasi non si aspettasse che il figlio trovasse realmente il coraggio di farlo. Interessante anche la scelta di far usare a Tyrion proprio la balestra, arma molto amata e utilizzata da Joffrey. Forse è stato fatto proprio per conferire al gesto una tinta un po' più scura, o forse per ribadire che nonostante tutto Tyrion continua ad essere più vicino al resto della famiglia di quanto non vorrebbe.
Oltre alla conclusione della grande ascesa di Tywin, con quella morte così ridicola e dissacrante per un personaggio politico di simile caratura, abbiamo anche l’ultimo confronto tra Tyrion e Jaime. Anche in questo caso si regolano dei conti in sospeso e Jaime finisce per svelare lo scomodo segreto che si è portato dietro negli anni. Per come si è svolto il dialogo, Jaime poteva tranquillamente continuare a tenersi quel segreto, ma sembra quasi che sentisse in qualche modo il bisogno di liberarsene. Forse anche questo fa parte della sua volontà di chiudere un vecchio capitolo della sua vita? Comunque è incredibile quanto tutti, persino Jaime, abbiano sottovalutato il profondo bisogno di Tyrion di essere amato e quindi l’importanza che ha rappresentato per lui ciò che gli ha dato Tysha in quel poco tempo. Secondo me Jaime non si aspettava una reazione così forte dopo tutti questi anni e mai avrebbe immaginato che ciò sarebbe stata la scintilla che avrebbe causato la fine del padre. Anche la già citata sorpresa di Tywin prima della morte mi fa pensare che lui non abbia mai capito fino in fondo l’impatto che il suo “insegnamento” ha avuto sul figlio.
E’ anche interessante osservare il contrasto tra la pianificazione e la razionalità di Varys e l’“effetto collaterale” causato dal puro sentimento umano (ammesso che il Ragno Tessitore non avesse previsto pure questo e ciò non facesse parte del suo piano per distruggere la Casa Lannister, ma mi sembrerebbe esagerato). Varys inoltre sembra non avere la minima idea di dove siano finiti Sansa e Dontos, mentre noi sappiamo che in questo caso è stato un altro grande manipolatore ad avere avuto la meglio nella “gara intellettuale” tra i due. E’ sempre divertente osservare dall’alto tutti questi intrecci con qualche conoscenza in più rispetto ai personaggi, nonostante ci siano invece tanti altri misteri che personaggi come Varys e Ditocorto sicuramente ci nascondono. Comunque è molto bella e intrigante anche tutta la descrizione del percorso che Varys e Tyrion fanno nei sotterranei. Riesce davvero a trasmettere la sensazione di un’antica fortezza piena di storia e inquietanti misteri.
L’omicidio di Shae in un certo senso è anche più inquietante di quello di Tywin, in quanto si tratta di una ragazza, per quanto poco simpatica, in quel momento del tutto indifesa. Rimane il beneficio del dubbio su fino a che punto il suo gesto di “tradimento” (che, ricordiamolo, non si è limitato all’abbandono di Tyrion, ma c’è stata una collaborazione molto attiva per umiliarlo) è stato causato dal freddo calcolo e fino a che punto dalla paura, e ci possono essere pareri discordanti sul grado di compassione provato per lei. Nonostante Martin faccia di tutto per farci tifare per Tyrion e dipingercela in maniera antipatica, va ricordato che sotto sotto è come già detto una donna del tutto indifesa e che, senza la fortuna di essere nata in una classe sociale altolocata, deve farsi strada nella vita con le sue sole forze, in un mondo estremamente ostile e ingiusto. Detto questo, non mi è mai stata tanto simpatica e quindi non mi è nemmeno dispiaciuto così tanto perderla, visto che ormai aveva esaurito il suo ruolo narrativo. Anche con Tywin Martin ha scelto di premere molto sul pulsante dell’antipatia in questo epico finale, dipingendolo non solo come duro e spietato (cosa che era già ben nota) ma anche estremamente ipocrita, dato che lo troviamo dedicarsi a quello stesso passatempo per cui lui ha sempre biasimato il figlio. Forse è stata una scelta un po’ gratuita e non necessaria: il rapporto tra Tyrion e Tiwyn funzionava bene anche senza bisogno di questa aggiunta.
SANSA V:
Questo capitolo è molto suggestivo, ma mi ha anche messo una tristezza infinita. È l'ultima vediamo Sansa ad Approdo del Re e i suoi POV riuscivano sempre a dare un tocco di delicatezza alla città delle menzogne.
Inoltre rivediamo il Viscido
Non mi era mancato.
Mi ha molto colpito la reazione di Sansa alla morte di Dontos:
"Tu lo hai... ucciso." Sansa si aggrappò alla murata, si sporse in avanti e vomitò nelle Acque Nere. Che fosse sfuggita ai Lannister per finire nelle grinfie di qualcuno addirittura peggiore?
Si, Sansa. La risposta è si.
"Mi dicesti che la vita non è una canzone cavalleresca. E che un giorno lo avrei imparato a mie spese." I suoi occhi si riempirono di lacrime. Ma Sansa non sarebbe stata in grado di dire se piangeva per ser Dontos Hollard, per Joffrey Baratheon, per Tyrion Lannister oppure per se stessa. "Menzogne? Tutte menzogne, senza fine, da tutti quanti, su qualsiasi cosa?"
"Da quasi tutti quanti. A parte te e me, naturalmente."
Ma certo, Petyr. Come no
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Sam V
Come già accennavo nel commento al precedente capitolo di Sam, è qui che il ragazzo mette in moto la propria intelligenza, con il classico meccanismo (a dire la verità abbastanza stereotipato, ma comunque efficace) della compensazione della mancanza di doti fisiche. Sam stesso ricorda come nei libri precedenti avesse paura non solo di veri o presunti pericoli “fisici”, ma anche del confronto verbale con personalità che gli incutono soggezione. Se nelle sue peripezie oltre la Barriera ha affrontato il primo tipo di paura, qui si ritrova a misurarsi con il secondo. Quindi questo suo confronto con due dei principali candidati al comando, con un misto di strategia e persuasione, rappresenta un po’ il culmine dell’evoluzione del personaggio alla fine di questi primi tre libri della saga.
Anche con questo capitolo prosegue l’”operazione simpatia” nei confronti di Stannis, che fa fare l’ennesima brutta figura all’odiato Janos Slynt, mandando in frantumi ogni sua illusione di poter essere il candidato che il re sceglierebbe per il comando della confraternita. In questa occasione Stannis viene anche valorizzato in confronto a Robert, dimostrandosi abbastanza acuto nel cogliere la manipolazione di Ditocorto dietro alle considerazioni espresse dal fratello su Slynt in passato.
Ho sempre trovato affascinante il rapporto di scivolosa e ambigua simbiosi che si instaura tra l’esercito di Stannis e i GdN, con loro che concedono al re la loro fortezze, consapevoli che non riuscirebbero mai a presidiarle (e restaurarle) personalmente, ma al tempo stesso insistono sulla loro neutralità nella guerra per il trono. E’ proprio in questo capitolo che viene fuori questa importante proposta di Stannis. Dopo questo sarà sempre più difficile per i GdN risultare credibili di fronte all’attuale governo dei Sette Regni nel rivendicare la propria indipendenza. La situazione è estremamente difficile, perché d’altro canto l’aiuto di Stannis è cruciale e quindi risulta arduo dire di no.
Jon XII
Se per Tyrion l’ultimo capitolo del libro è quello del drammatico confronto con il proprio passato, la stessa cosa avviene in un certo senso per Jon, anche se ovviamente con un esito molto meno radicale. Tyrion si confronta con il suo “essere bastardo agli occhi del padre in quanto nano”, mentre Jon ripercorre i suoi amari ricordi a Grande Inverno e torna a ripensare al costante complesso di inferiorità che ha nutrito nei confronti di Robb per via delle sue origini illegittime. Sembra un po’ di rivivere l’atmosfera di AGOT e viene persino ripescato il conflittuale rapporto tra Jon e Catelyn. Il cerchio si chiude e, grazie al dilemma che gli è stato imposto dall’offerta di Stannis, il giovane deve affrontare timori e desideri proibiti che fin dal principio lo hanno afflitto. La cosa bella di ASOS è proprio il modo pressoché perfetto in cui riesce a chiudere tutti gli archi narrativi, sia a livello di mera trama che a livello tematico. Questo genere di eleganza è proprio quello che manca negli ultimi due libri, al di là della qualità media in sé dei capitoli.
Oltre al discorso sul conflitto tra la fedeltà alla confraternita e la realizzazione della sua fantasia represse di diventare lord di Grande Inverno, per Jon la situazione è particolarmente delicata perché rimanendo tra i GdN in effetti rischia la vita stessa, data l’ostilità ne suoi confronti del possibile comandante Janos Slynt. In un certo senso la situazione è simile a quella che gli si è presentata con Ygritte, quando Jon di base già desiderava la ragazza, ma per essere spinto tra le sue braccia ha avuto bisogno anche di una “necessità esterna” per giustificarsi. Anche in questo capitolo a prima vista Jon sembra tendere ad una simile svolta, almeno fino all’incontro simbolico con Spettro, dove si gioca per l’ennesima volta con la parola “Snow”.
Sul finale dal capitolo c’è poco da commentare: anche se Jon non riesce a diventare Lord di Grande Inverno, ascende al potere in un altro modo. Il suo personaggio è sempre stato accusato di essere un po’ predestinato e prevedibile in questo suo ruolo di bastardo che nonostante tutto riesce a salire in alto. Io però ho vissuto e rileggo tuttora questa scena con una certa soddisfazione. La trovo ben orchestrata, con la candidatura di Jon che avviene dietro le quinte (il ragazzo arriva dopo che il suo nome è già stato proposto in pubblico), il colpo di scena del corvo e di nuovo l’uso della parola “Snow” come espediente.
Sansa VII
In questo ultimo capitolo di Sansa assistiamo alla fine di Lysa Arryn. Sarò l’unica, ma nonostante tutto io non riesco a provare quella sensazione di trionfale soddisfazione che forse condividono gli altri lettori. La donna è veramente odiosa e nel rileggere quel capitolo l’ho riscoperta anche peggio di quanto ricordassi, dato che mi erano passati di mente alcuni particolari come la sua difesa ad oltranza di Marillion (che grazie a Lysa continua a violentare impunito tutte le ragazze che vuole), il fatto di punire un altro ragazzo al posto di Robert per le sue malefatte (pratica che condivide con Cersei, come vedremo in AFFC) o lo stesso comportamento nei confronti di Sansa prima del “volo”. All’inizio le promette di lasciarla andare se confessa la sua colpa di aver sedotto Petyr e poi, proprio quando la ragazza per esasperazione si ritrova a cedere, si abbatte su di lei con quell’impeto omicida. Insomma, ci sono tutti gli elementi per essere contenti della fine di questo personaggio, ma nonostante questo non sono mai riuscita a farlo fino in fondo. Forse anche perché ho una certa tendenza a “ribellarmi” quando l’autore cerca si fare troppa pressione per accrescere l’antipatia verso qualcuno.
Lysa è una donna dalla mente estremamente instabile, afflitta da una miriade di insicurezze e che ha avuto una vita profondamente infelice. I suoi comportamenti più detestabili alla fine sono il riflesso delle sue debolezze. Il modo in cui parla a Sansa del suo amore per Petyr, come se fosse un sentimento reciproco, non è altro che un modo per autoconvincersi di questo fatto, dato che sicuramente anche lei in fondo sente che le cose stanno diversamente. Basta vedere come si evolve tutta la scena: all’inizio Lysa non fa che ripetere quanto sia solido il loro legame, ma alla fine dopo l’arrivo di Petyr crolla e manifesta più apertamente tutta la sua insicurezza, prendendosela anche con lui per quanto accaduto (nel profondo consapevole che in realtà è lui che ha preso l’iniziativa con Sansa) e cercando con disperazione la conferma di sbagliarsi. In quel momento sinceramente arriva a farmi pena e non riesco a provare grande simpatia per il modo spietato in cui Ditocorto la consola, la bacia e la illude, per poi rivelarle la verità e buttarla giù con quel “solo Cat”. Sarò l’unica al mondo, che devo dire? ::unsure: Mi dispiace molto meno per Marillion, probabilmente perché nel suo essere viscido non mostra nemmeno tutte le fragilità che ha Lysa. Detto questo, al di là del discorsi su antipatia e pietà, come personaggio Lysa secondo me è molto riuscita in questa sua caratterizzazione così sopra le righe: si fa odiare ma non passa certo inosservata ed è una figura che rimane impressa. Quindi sotto questo aspetto trovo che sia stata comunque una delle tante perdite di personaggi “d’impatto” avvenute in ASOS, cosa che di per sé va benissimo, ma è un peccato che nei libri successivi i personaggi memorabili persi in precedente non siano stati sostituiti da altrettanti personaggi della stessa caratura.
Lo sfogo di Lysa comunque viene usato da Martin anche come occasione per spiegarci diversi misteri rimasti in sospeso, come il significato di quel “tansy” mormorato da Hoster e soprattutto l’origine di uno dei fattori scatenanti della Guerra dei Cinque Re: l’avvelenamento di Jon Arryn. Probabilmente Ditocorto ha ucciso Lysa non tanto per quello che ha rischiato di fare a Sansa, ma soprattutto per la sua manifestata incapacità di mantenere l’oscuro segreto.
L’altra scena memorabile del capitolo è ovviamente la costruzione del castello di neve. Nulla da dire, davvero bella e poetica. Riesce a esprimere il sentimento di nostalgia per i bei tempi andati della Casa Stark e a trasmetterlo forse anche a chi non è un grande sostenitore di questa casata. E’ forse anche uno dei capitoli che spinge di più a rivalutare il personaggio di Sansa a chi ancora serba per lei una certa antipatia derivata dai tempi di AGOT. Nel breve flashback, vediamo anche una rappresentazione del rapporto tra Arya e Sansa piuttosto inedito, con le due che giocano insiele allegramente e vanno d’accordo. Si può inoltre cogliere un interessante parallelismo tra due momenti diversi delle storyline delle due sorelle. Ricordate quando Arya ha buttato nel torrente la bambola della bambina del villaggio, esattamente com’è stato fatto con il cadavere della madre (da lei visto nel sogno di lupo)? Ecco, qui invece vediamo Sansa infilzare la testa del bambolotto di Robert sulle mura del castello di neve costruito, esattamente come lei ha visto fare con la testa di suo padre. Non so se si tratti di una mera coincidenza involontaria o se Martin abbia davvero voluto tracciare un parallelismo, ma in ogni caso è abbastanza bizzarro. Da notare anche che Sansa in un primo momento è quasi tentata a cedere al bacio di Ditocorto. Penso che questo particolare dimostri, più che un qualche genere di interesse verso l’uomo, il debole che la ragazza ha sempre avuto per le manifestazioni di galanteria, di cui infatti Petyr astutamente la riempie. Sarà interessante vedere come si evolveranno i sentimenti di Sansa dopo l’assassinio a cui qui ha assistito.
Entrambe le scene sono governate da un’atmosfera gelida e piena di neve, ma nel primo caso il clima invernale è sfruttato in maniera positiva come fonte di gioia, bellezza e dolci ricordi, mentre nel secondo caso diventa un modo per accentuare la sensazione di pericolo e morte che si avvicina. In un capitolo di Jon di ACOK Qhorin ha osservato come il fuoco può essere sia fonte di vita che di morte, e così avviene anche con la neve. Nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, entrambi gli elementi possono assumere sfaccettature contrastanti.
Epilogo
Un altro capitolo visto dagli occhi di un personaggio marginale destinato subito a morire, che al tempo stesso è anche un nuovo tuffo nella mediocrità e nella miseria umana. Abbiamo quindi l’occasione di conoscere Merret Frey, l’ennesimo uomo insignificante, caratterizzato dalla sfiga continua e da una voglia di rivalsa destinata a fallire in modo ridicolo.
Al di là di Merret nello specifico, è anche un’occasione per avvicinarci di più alla famiglia Frey, in cui come già ben sappiamo oltre a invidia e diffidenza verso la altre casate regna anche una continua rivalità interna, con una spietata e darwiniana gerarchia tra gli stessi membri della casata. Abbiamo quindi i Frey “maschi alfa” e quello che invece vengono inevitabilmente lasciati più in disparte. Va notato però anche un aspetto, se così vogliamo chiamarlo, “positivo” di Lord Walder Frey, ovvero l’ala protettrice che estende a tutti i suoi parenti, inclusi quelli più dimenticabili (anche se la cosa contrasta un po’ con la sua indifferenza verso la sorte del ragazzo dalla mente debole sgozzato da Caltelyn alle Nozze Rosse). Questo per ammissione dello stesso Merret, che pensa con timore al momento in cui il vecchio non ci sarà più e alla possibilità che possa succedergli qualcuno di peggiore. Da notare anche il modo in cui Walder si è sforzato di insegnare a Strevon l’importanza dei legami di sangue. E’ praticamente come un boss mafioso “vecchio stile”, spietato ma al tempo stesso dotato a modo suo di un qualche valore morale (non certo di quello del rispetto delle leggi dell’ospitalità, ma almeno dell’attaccamento alla famiglia sì). Morto Stevron, i restanti eredi non sembrano possedere nemmeno quello. La “crisi invernale” della disillusione e perdita di punti di riferimento (tema che attraversa un po’ tutta la saga) riguarda quindi anche la famiglia Frey.
Scopriamo anche che Lothar, la persona che sembrava più amichevole e comprensiva verso gli Stark anche dopo la “bravata” di Robb, è in realtà forse la principale e più spietata mente dietro alla Nozze Rosse. Una cosa abbastanza inquietante.
Comunque la mediocrità di Merrett si manifesta anche nel momento della morte, nel modo in cui lui si dimostra pronto a cedere qualunque cosa pur di salvarsi la pelle e in cui continua a dichiararsi innocente delle Nozze Rosse, continuando a dire che “ha solo bevuto”, pur essendo quel bere una parte del piano del massacro che lui ha giocato consapevolmente.
Oltre alla crisi della Casa Frey, qui si assiste anche alla crisi della Fratellanza Senza Vessilli, che dopo la scomparsa di Beric ha assunto tinte più oscure. A sottolineare questo c’è il fatto che il ruolo del Lord della Folgore che viene ironicamente interpretato a turno da altri membri dei fuorilegge, come una sorta di “perversione”. Viene infine rivelata la nuova guida della banda, una Catelyn resuscitata e piena di rancore. So che questo colpo di scena è odiato da molti lettori, ma a ma non ha mai dato tutto questo fastidio: alla fine non è altro che lo sviluppo di tutta la parte dedicata in precedenza è stata dedicata ai misteriosi poteri di Thoros di Myr, che in qualche modo dovevano portare a qualcosa di concreto. Sotto questo aspetto la svolta delle resurrezione è stata preparata bene. Inoltre va notato che prima di uccidere Merrett i fuorilegge cercano di estorcergli informazioni su Arya, segno che oltre alla vendetta Catelyn probabilmente ha ancora spazio per qualche altro interesse e che forse sotto questo aspetto un po’ di umanità le è rimasta.
Con questo finisco la rilettura di ASOS. E' stata lunga ma alla fine l'impresa è compiuta. Grazie dell'attenzione a chiunque abbia eventualmente avuto la pazienza e il masochismo di leggere Grazie agli altri collaboratori e in particolare a Figlia dell'Estate che non ha ancora mollato e la cui rilettura continuerò a seguire .
Curiosità : a fine asos, ci sono allusioni sul fatto che l'autunno sia un po' troppo freddo? Ho letto che Martin si divertirebbe a piazzare queste allusioni in giro
JAIME VII:
Jaime è uno di quei personaggi per cui provo sentimenti molto contrastanti. Solo in questo capitolo mi ha suscitato sia odio sia amore. Mi ha sempre scioccata l'indifferenza di Jaime nei confronti del figlio. A molti può far piacere visto che Joffrey era un personaggio odiato da tutti, a me viene quasi la voglia di rivalutare Cersei (che è uno dei personaggi che odio di più). Lei ha compiuto atti orribili, ma almeno l'ho fatto per i figli (anche se non si può certo definire una madre modello). Soprattutto mi ha dato fastidio questa frase:
"Se Cersei vorrà un altro bambino, glielo darò...e questa volta lo stringerò fra le mie braccia"
Tralasciando il fatto che il non aver potuto crescere Joffrey come un figlio mi sa tanto di scusa (comunque era lo zio, ci viveva accanto), ma come può Jaime pensare seriamente che il dolore di una madre per la morte di un figlio si possa cancellare così facilmente?!
D'altra parte Jaime ha sviluppato un buon rapporto con Tommen in AFFC, quindi anche sotto questo è migliorato.
Mi è piaciuto molto il momento in cui Jaime entra in città:
«Che cos'è questa puzza atroce?»
"Morte"si limitò a pensare Jaime. «Fumo, sudore e me**a.» disse invece. «Ovvero, Approdo del Re. Se hai un buon naso, dovresti riuscire a sentire anche l'odore dei complotti.»
Questa insofferenza di Jaime nei confronti dei complotti è una delle caratteristiche che più lo differenziano dagli altri Lannister e che lo rendono quasi la "pecora nera" della famiglia. Forse è per questo che a me il Jaime-politico non ha mai convinto più di tanto.
La scena con Cersei è abbastanza forte e nella serie SPOILER GOT 4
hanno deciso di renderla ancora più forte.
È (se non sbaglio) la sesta scena di sesso di ASOIAF. Ma la parte interessante è quella che viene dopo:
«Ne ho abbastanza di usare cautela. I Targaryen si sposavano tra fratello e sorella, perché noi non dovremmo fare lo stesso? Sposami, Cersei. Affronta il reame e dì a tutti che è me che vuoi.»
Emerge chiaramente "l'ingenuità" di Jaime contrapposta all'ambizione di Cersei. La cosa ironica è che la proposta di Jaime è simile a quella di Ned in AGOT (scappa con Jaime e figli ad Essos) e Cersei le ha rifiutate entrambe. In fondo, è stata lei a volere la rottura con Jaime e non il contrario.
Infine arriviamo al dialogo con Tywin. In esso si scontrano due diverse concezioni della famiglia: da un lato la famiglia come ideologia, simbolo, concetto astratto, dall'altro la famiglia come legame profondo e viscerale con i membri che la compongono 8nel caso di Jaime i suoi fratelli). È interessante notare come Jaime, che ci viene presentato da Tyrion come il "cocco di papà", sia in realtà il più distante da Tywin
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);