JON VI:
Questo capitolo mi ha emozionato tantissimo.
Jon ritorna al Castello Nero e lo trova quasi abbandonato, poi incontra Donal Noye, che quasi non lo riconosce. E poi rivediamo Maestro Aemon (mi eri mancato)
Il momento più bello è sicuramente quello in cui Jon scopre la "verità" su Bran e Rickon:
"E Grande Inverno... Jon, sii forte... Grande Inverno non esiste più..."
"Non esiste più?" Jon fissò gli occhi lividi di Aemon, la ragnatela di rughe che era stata il suo volto. "Ci sono i miei fratelli a Grande Inverno. Bran, il piccolo Rickon..."
Non so se fremo di più per il rincontro tra Jon e Bran o per quello tra Jon e Theon.
Molto bello anche il momento in cui Jon pensa a Ygritte:
"Ho infranto il giuramento che le avevo fatto. Non volevo, ma..." Hai sbagliato tutto. Sbagliato ad amarla. Sbagliato a lasciarla.
Significativo il fatto che lui sogni la sua morte, specie alla luce del fatto che SPOILER GOT 6
abbia sangue Targaryen
Mi ha colpito soprattutto il fatto che lui ripeta "Non sarò il padre di un figlio bastardo". Mi è venuto un pensiero inquietante: non è che Ygritte era incinta al momento della sua morte?
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
CATELYN VI:
Questo capitolo è stato ancor più doloroso di quello delle Nozze. Non so cosa sia stato peggio, se gli sfottò di Walder Frey o la falsa gentilezza dei suoi altri figli. Mi è piaciuto però come siano stati introdotti personaggi importanti inseguito, come Aegon Campanello e Petyr Foruncolo. Mi ha colpito molto questo passaggio:
"Una parte di Catelyn avrebbe voluto stringere al cuore quel macabro trofeo. "Mettilo via, lord Bolton. Ti prego" si costrinse a dire".
Questo desiderio di vendetta prelude gli agli sviluppi futuri (Lady Stonehearth).
ARYA X:
Questo capitolo è molto bello per l'atmosfera, nei capitoli precedenti la pioggia era terrificante, adesso è una pioggia sottile, è la quiete prima della tempesta. Trovo che aver affidato la narrazione ai POV di Arya e Catelyn in questo modo sia geniale. Due donne molto diverse che si cercano dal' inizio del libro senza mai trovarsi, due storie che sono in realtà una sola. Pensate alla descrizione della musica:
"I musicanti in una torre suonavano qualcosa di diverso da quelli nella fortezza sulla riva opposta del fiume. Qualcosa che assomigliava più a un inno di guerra che a una canzone di nozze. "Non sono molto bravi, quei suonatori" notò Arya."
Si adatta perfettamente all' inizio del capitolo successivo:
"I tamburi martellavano, martellavano. Anche la testa di Catelyn Stark martellava. Pifferi e flauti risuonavano dalla galleria dei musicanti sul fondo della sala. Archi stridevano, corni soffiavano, cornamuse intonavano un ritmo intenso, ma era il pestare dei tamburi a guidare la cadenza. La musica rimbalzava contro le pareti, echeggiando verso il basso, nella sala della fortezza, dove gli ospiti mangiavano, bevevano e gridavano gli uni agli altri. "Walder Frey dev' essere sordo come un masso per chiamare musica questo frastuono".
CATELYN VII:
E' un capitolo tragico e bellissimo al tempo stesso. Ogni cosa ha un senso: perché i musicanti non sono bravi (perché in realtà sono arcieri), perché c'è più vino che cibo (per far ubriacare i soldati del Nord), perché Roslin sta piangendo e alcuni Frey non sono presenti, e tutto viene rivelato da un dettaglio insignificante come la maglia di ferro sotto i vestiti di Edwin. Da lì è un crescendo di emozioni, fino alla morte di Cat. Le nozze Rosse sono la sua tragedia, non quella di Robb, la tragedia di una madre:
"Potevano farle tutto quello che volevano: imprigionarla, stuprarla, ucciderla. Non aveva importanza. Aveva vissuto fin troppo a lungo, e Ned la stava aspettando. Era per Robb che aveva paura."
Il momento più bello è sicuramente il finale:
"Pazza" disse qualcuno. "E' uscita di senno..."
"Ponete fine" disse qualcun altro.
Una mano la prese per i capelli, le tirò indietro la testa. Come lei aveva fatto con Campanello. "No, non fatelo, non tagliatemi i capelli. Ned ama i miei capelli..."
L' acciaio si aprì la strada nella sua gola. Il suo morso era purpureo. E gelido.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
ARYA XI:
E' un capitolo struggente. Aria è a un passo dal raggiungere la sua famiglia, quando esplode il delirio: accampamenti bruciati, soldati trucidati, e in sottofondo (come nel capitolo precedente) The Rains of Castamente. E' il punto di massima tensione, il momento in cui tutte le emozioni di Arya sembrano esplodere nel momento in cui fugge:
"Aria Stark riprese a correre. Non più per suo fratello, non più per sua madre. Corse per se stessa. Corse più rapida di quanto avesse fatto prima, a testa bassa, con i piedi che macinavano il fiume".
A mio parere la cosa migliore del personaggio di Arya è che, in fondo, è solo una bambina che vuole la mamma. Per questo io ho preferito il percorso di Arya in ASOS rispetto a quello in ACOK, perché in ASOS emerge maggiormente la sua fragilità e il suo bisogno di aiuto. Non a caso Arya sarebbe sicuramente morta se non fosse stato per il Mastino. Lo so che Arya è un ostaggio prezioso, ma a me piace pensare che Sandor l'abbia salvata per un moto di affetto e di pietà.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
TYRION VI:
I capitoli ad Approdo del Re mi stanno piacendo molto. Sarà per le interazioni tra i personaggi, molto più interessanti rispetto a quelle di ACOK. In questo capitolo vediamo Tyrion discutere prima con Sansa e poi con la sua famiglia e in entrambi i casi è evidente il suo disagio. La scena con Sansa non aggiunge nulla di nuovo, ma è importante perché è la prima volta che vediamo Sansa dopo il matrimonio (e l'ultima prima della rivelazione delle Nozze Rosse). E' affascinante come all'apparenza Sansa sembri ingenua e quasi stupida mentre in realtà sta ingannando Tyriom. La parte più bella è sicuramente quella del concilio. Il momento in cui Tyrion minaccia Joffrey è carico di tensione, con Cersei che ovviamente prende le parti del figlio:
"Lascia che il nanerottolo minacci pure quanto vuole, Joff. Voglio che il lord mio padre e mio zio lo vedano esattamente per quello che è"
Bisogna dire però che anche Tyrion cerca di mettere Tywin contro sua sorella:
"In effetti, il fatto che te ne stavi nascosto sotto Castel Granito sembra proprio farina del sacco di Robert" concetto di cui Tyrion non voleva proprio che suo padre rischiasse di dimenticare.
E' un atteggiamento abbastanza infantile, ma proprio per questo (considerando che Tyrion e Cersei sono due fratelli) credibile. Ciò inoltre fa risaltare ancora di più la figura di Tywin:
"Fai silenzio, Cersei. Joffrey, quando i tuoi nemici ti sfidano, devi rispondere con il ferro e il fuoco. Quando fanno atto di sottomissione, tuttavia, devi aiutarli a rialzarsi. Altrimenti, nessun uomo sarà mai tuo suddito. E chiunque dica "Io sono il re", non è affatto un vero re. Qualcosa che Aerys non ha mai capito, ma che tu capirai."
Sebbene io non apprezzi molto i personaggi color "grigio canna di fucile", Tywin mi ha sempre affascinato per la sua intelligenza, che non è semplicemente astuzia, ma anche saggezza. Giustamente Arya Snow faceva notare come Tywin sia lontano da ogni forma di crudeltà gratuita (diversamente da Cersei), ma questo atteggiamento di estrema freddezza e indifferenza verso il prossimo è forse una forma di malvagità anche peggiore della crudeltà:
"Fu fatto con eccessiva brutalità, te lo concedo. Non c'era alcun bisogno di fare del male a Elia, si trattò di una follia. A tutti gli effetti, Elia non significava nulla."
Inoltre questa sua voglia di giustificarsi potrebbe essere vista come una forma di ipocrisia:
"Ma di certo non le tue, padre. Oh, no, mei e poi mai Tywin Bannister si ritrova con le mani lorde di sangue."
Allo stesso tempo vediamo emergere in questo capitolo anche un Tywin più fragile:
"Non Robert Baratheon II" corresse Tyrion "ma Aerys Targaryen III"
"Il ragazzo ha tredici anni. C'è ancora tempo." Lord Tywin passeggiò fino alla finestra. Cosa insolita per lui: ma era più sesso di quanto volesse dare a vedere. "Ha bisogno che gli venga impartita una dura lezione"
Il solo pensiero di Aerys sembra turbare Tywin: cosa è successo tra loro? Tywin ha sempre avuto intenzione di tradirlo oppure il loro rapporto si è deteriorato col tempo? E' in tutto ciò qual è il ruolo di Joanna?
Una nota finale va alla piccola Rhaenys:
"Se proprio ci tieni a saperlo, fu ser Amory a portarmi il cadavere della ragazzina. L'aveva trovata nascosta sotto il letto del padre, come se la piccola avesse creduto che Rhaegar poteva ancora proteggerla."
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Riprendo dove ero rimasta prima della pausa di agosto
Sansa V
Mi piace come sono descritte le reazioni e i pensieri di Sansa in questo capitolo. L'unica cosa che alla prima lettura mi ha fatto storcere un po' il naso è che in certi momenti Sansa sembra quasi sconvolta in negativo dalla morte di Joffrey, quando avrebbe più di una ragione per esserne contenta. A ben pensarci però anche una reazione così ambivalente è naturale per il personaggio, visto che si tratta pur sempre di un evento molto violento e inaspettato, che comprensibilmente provoca reazioni irrazionali e incontrollate. Inoltre, nel notare la gemma mancante e quindi il suo possibile coinvolgimento nel delitto, Sansa sembra vivere male la sola ipotesi, ma a ben pensarci anche questo è comprensibile, anche perché l’idea in sé di essere stata coinvolta a sua insaputa in un regicidio non è certo qualcosa di così leggero da digerire.
In questo capitolo diciamo addio a Dontos. Devo ammettere che, nonostante fosse un uomo piccolo e insignificante, mi ci ero comunque un po’ affezionata. Tendo anche ad avere un debole per i personaggi simili, che pur essendo secondari sono ben caratterizzati, che non vengono presentati come virtuosi o carismatici, ma che anzi costituiscono un frammento meschino ma ordinario dell’umanità. Nonostante tutto mi ha fatto tenerezza il suo indossare i colori della sua casata “per tornare almeno per una notte ad essere cavaliere”, il suo ricordare a Sansa il giorno in cui si sono conosciuti e il modo in cui Sansa gli ripulisce la bocca. La sua morte comunque rappresenta l’ultimo passo verso la disillusione di Sansa: non bastava la parodia delle ballate, in cui al posto del cavaliere valoroso c’è un ubriacone fallito e ridicolo, ma persino quella si è dimostrata una bugia, visto che nell’ubriacone viene a mancare persino il movente altruistico.
Ditocorto invece si rivela in tutta la sua spietatezza, e non mi riferisco solo all’uccisione di Dontos (che cinicamente potrebbe anche essere stato l’unico modo per assicurarsi che non tradisse anche Sansa). Scopriamo infatti che è stato lui a persuadere Joffrey a ingaggiare dei nani al banchetto per sbeffeggiare Tyrion, e tutto questo solo per aumentare ulteriormente le “prove” della colpevolezza del Folletto, che è stata vista come la vittima perfetta su cui scaricare la responsabilità del delitto. Forse era dai tempi del pugnale puntato alla gola di Eddard che Ditocorto non si mostrava a qualcuno con tale sincerità. Sappiamo anche che è un personaggio piuttosto vendicativo (data la sua ostilità agli Stark per via della delusione d’amore subita in giovinezza), quindi probabilmente ha anche visto l’occasione perfetta per ripagare Tyrion per il modo in cui questi lo ha “fregato” in ACOK nel famoso “gioco dei tre”. Forse, per quanto a suo dire la pianificazione del regicidio non avesse una ragione specifica (come spiega in una delle sue più emblematiche citazioni), in fondo c’era dietro anche questo movente.
Infine, il disorientamento provato da Sansa durante la discesa dalla scogliera mi ha ricordato quello di Catelyn durante la salita verso Nido dell’Aquila. Dato che Sansa per Ditocorto diventerà una sorta di “seconda Catalyn”, anche questo parallelismo contribuisce ad anticipare il bizzarro rapporto che si arriverà ad instaurare.
Jaime VII
In questo capitolo di consuma una scena di sesso che, per come è stata riproposta nella serie TV, ha suscitato grandi controversie e critiche. C’è infatti questo rapporto con Cersei abbastanza ambiguo e inquietante, che parte con una ribellione della donna e poi si trasforma in un apparente consenso. La scena è stata accusata di essere una sorta di “giustificazione dello stupro”, o meglio, una rappresentazione della possibilità di far cambiare idea ad una donna inizialmente riluttante tramite l’imposizione e l’uso della forza. Il messaggio che passa è insomma che un primo “no” potrebbe non essere definitivo e che quindi può valere la pena insistere, anche in modo violento. Nei libri la scena è diversa e il consenso successivo di Cersei è ben più esplicito, ma c’è comunque questa ribellione iniziale e questa prevaricazione da parte di Jaime, che rende probabilmente anche la scena del libro suscettibile a simili accuse. Potrebbe essere interessante sentire pareri a riguardo su questo forum. Rappresentare una scena del genere può forse far passare un messaggio “pericoloso”?
A parte questo, nel capitolo è evidente l’indifferenza di Jaime per la sorte del figlio e l’uomo stesso resta sorpreso da quanto poco la sua morte lo tocchi. Vede l’evento più che altro nella prospettiva di “come reagirà Cersei” e cosa la sorella ora vorrà da lui. Eppure qualcosa in Jaime è cambiato, e non solo nell’aspetto (deve essere strano, per una personalità famigerata come quella dello Sterminatore di Re, poter camminare per le strade della città a lui tanto famigliare senza essere riconosciuto e senza attirare la minima attenzione). E’ vero che arriva dalla sorella tutto pieno di incontenibile desiderio, ma qualcosa in lui si spezza quando lei respinge la sua folle proposta di sposarlo. Forse, di fronte al suo freddo pragmatismo e al suo dare la priorità ai calcoli politici, percepisce che la donna non lo ha amato tanto quanto lui ha amato lei? E’ interessante che, dopo che lei lo scaccia, Jaime sembra particolarmente determinato a continuare a fare il cavaliere della Guardia Reale. Ricordiamo che il suo ingresso nell’ordine era stato motivato proprio dal desiderio di stare sempre accanto a Cersei, ma in questo caso c’è anche dell’altro, visto che Jaime si dichiara stanco di tutti i complotti e intrighi, inclusi quelli di Cersei stessa. Forse non vuole ancora ammettere a sé stesso di essere stato influenzato da Brienne più di quanto avrebbe voluto.
Quanto a Brienne, per la prima volta la vediamo veramente colpita e psicologicamente distrutta. Dopo tutta la resistenza mostrata di fronte ai pericoli, alle umiliazioni e alla prospettiva di stupro, la vediamo crollare di fronte alla notizia della morte di Catelyn, in seguito alla quale la donna capisce che non potrà più adempiere alla sua promessa di riportarle le figlie. Probabilmente in questo modo Brienne si è sentita privata dell’unica cosa che aveva ancora speranza di poter raggiungere: ricoprire quel ruolo di cavaliere impeccabile tanto simile a quello delle ballate che appassionano Sansa.
DAVOS V:
Continua lo scontro tra Melisandre e Davos, ma mentre nei capitoli precedenti il comportamento di Davos sembrava alquanto irrazionale, questa è Melisandre ad avere torto marcio. La cosa più interessante è che non c'è solo lo scontro tra fanatismo e razionalità, ma anche tra ragione di stato e moralità. Melisandre avanza delle ragioni che sono "utilitaristiche" (la morte di un bambino per la vita di tanti bambini), mentre Davos oppone dei ragionamenti semplici, ma non per questo meno efficaci. Particolarmente complesso è anche l'atteggiamento di Stannis. All'apparenza sembra determinato a non bruciare Edric, in realtà non è così, e lo stesso Davos se ne accorge. Mi ha molto colpito questo passaggio:
"Ieri notte, scrutando il focolare, anch'io ho visto cose nelle fiamme. Ho visto un re, che portava in capo una corona fatta di fiamme. E quella corona bruciava, Davos...bruciava!" Quella corona ha annientato il re, riducendolo in cenere."
Penso che questa profezia non abbia bisogno di spiegazioni.
Ho particolarmente apprezzato, inoltre, la descrizione di Roccia del Drago e il paragone avanzato da Maestro Pylos tra il capitano di una nave e il politico. Si tratta di un topos letterario molto diffuso nell'antichità e sono contenta che Martin lo abbia inserito.
JON VII
Capitolo molto bello, ma se devo essere del tutto sincera ho preferito il precedente. La scena della battaglia è molto ben descritta, quando ormai il lettore è certo della disfatta dei GdN, esce fuori il piano (geniale) di Donal Noye. Si capisce inoltre che la situazione è veramente disperata da alcuni elementi (come il tentativo di Maestro Aemon di usare degli spaventapasseri per spaventare il nemico) e questo è un aspetto che SPOILER GOT 4:
purtroppo la serie non è riuscita a trasmettere.
Molto commovente la morte di Ygritte (peccato che io non la sopporti), e in questo caso, invece, SPOILER GOT 4:
gli sceneggiatori hanno fatto un ottimo lavoro.
Mi rimane, tuttavia, un dubbio importante: è stato o non è stato Jon ad uccidere Ygritte?
La vera star della battaglia rimane comunque, per me, Satin. Mi è piaciuto molto il fatto che Martin abbia rivelato il suo "mestiere" solo alla fine, il lettore lo intuisce già dall'inizio ma la conferma arriva solo dopo che Satin si rivela anche un bravo guerriero. L'ho trovato un vero tocco di classe.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Davos VI
Interessante il ricordo del dialogo tra Davos e Melisandre sulla capacità di leggere in futuro nelle fiamme. Riceviamo la conferma che tale pratica è spesso ingannevole, in quanto molte di quelle che si ritengono autentiche visioni sono in realtà solo delle forma di autoinganno indotto dalla volontà di venire realizzato un proprio desiderio. La cosa è ironica perché, anche se Melisandre con questo discorso fa riferimento a Ser Axell Florent, in realtà probabilmente anche lei stessa è vittima di un simile errore e non riesce a comprendere la vera identità di “Azor Ahai rinato”. La tendenza a questa sorta di autoillusione, a sentire/vedere ciò che si desidera e a desiderarlo al punto da convincersi che la cosa sia realtà, è tipica in generale degli atteggiamenti fideistici (in campo religioso, ma non solo. Il concetto infatti ha anche una portata ben più generale), quindi è un discorso particolarmente calzante per Melisandre. E’ anche il motivo per cui secondo me lo scetticismo di Davos verso il culto del Dio Rosso è giustificato, e lo è nonostante le varie dimostrazioni degli effettivi poteri della sacerdotessa. Il possesso di tali poteri infatti non è la dimostrazione che tutto quello che Melisandre sostiene sia vero. Il salto logico dalla prima verità (assodata) e la seconda conclusione, che sembra compiere anche Stannis, può essere frutto del desiderio di trovare una soluzione miracolosa ad una situazione che altrimenti sembra senza uscita.
Le azioni di Davos in questo capitolo comunque sono semplicemente coerenti con quanto ha sempre sostenuto, quindi non è che di loro indichino chissà quale sviluppo o tratto psicologico inedito del personaggio. Tuttavia fanno emergere più che in altre occasioni la sua ambivalenza. Da un lato infatti Davos è un po’ un “nuovo Eddard Stark” (concedetemi il termine), determinato a seguire i suoi principi etici anche a costo di correre grande rischi in maniera quasi suicida (disobbedire in quel modo a Stannis facendo fuggire Edric Storm è davvero estrema come impresa in quel senso) e pressoché incapace di mentire. Dall’altro però emerge anche il suo lato più “da contrabbandiere”, con trovate che per certi versi sono anche sintomo di astuzia. E’ infatti notevole la sua intuizione circa i limiti delle previsioni Melisandre, che si limitano ai fatti che la riguardano personalmente e non riescono a cogliere azioni che, pur influenzando i suoi progetti, lo fanno in maniera più indiretta. Anche il modo in cui Davos convince Edric a partire e in cui successivamente spiega le proprie azioni di fronte a Stannis, quando argomenta con un sofisma quasi da avvocato come mai la sua azione non sarebbe da considerarsi un tradimento contro il sovrano, mostrano questo aspetto del personaggio.
Fa sorridere il passaggio in cui Davos si promette di tornare a fare una vita normale e tranquilla se riuscirà a sopravvivere anche a questa impresa. Sembra quasi il discorso di un tossicodipendente che si promette di smettere il giorno dopo. Ormai l’emblema dell’ “uomo medio” per eccellenza è totalmente invischiato nei meccanismi politici (in parte anche per scelta propria), e non so se mai riuscirà a liberarsene.
Il ricordo di Stannis di quello che Joffrey ha fatto con la gatta in tenera età ci chiarisce cosa intendeva Cersei quando nel capitolo di Tyrion parlava della “marachella con un gatto”. In effetti all’epoca l’azione di Joffrey poteva anche sembrare un comportamento ingenuo, dato dalla curiosità di un bambino di vedere i gattini senza rendersi conto delle conseguenze, e non una manifestazione di sanguinaria crudeltà. Questo spinge a farsi domande sulla reazione ultraviolenta di Robert, che considero effettivamente eccessiva. Non so se Joffrey fosse destinato e diventare quello che è già dall’inizio o se l’educazione ricevuta (maltrattamenti e distacco del padre da un lato, tendenza della madre ad assecondarlo sempre dall’altro) lo abbia in parte influenzato, ma in ogni caso il fatto getta un’ulteriore ombra su questa presunta reazione padre-figlio.
Comunque questo capitolo prepara il colpo di scena che avverrà più avanti sulla Barriera, con l’arrivo dell’esercito di Stannis, e a mio parere riesce a farlo discretamente.
Jon VIII
Dall’inizio di questo capitolo, intuiamo che Jon non ha ancora avuto notizia della tragica fine del fratello alle Torri Gemelle, visto che collega il lupo insanguinato del sogno non a Vento Grigio ma a Estate. La notizia della morte di Robb contribuirà infondere in Jon quella maggiore dose di freddezza che attualmente non ha ancora raggiunto. Tuttavia in questo capitolo si compie ugualmente un importante passo evolutivo del personaggio: emerge la sua capacità di leadership, con la memorabile battuta “A te la barriera” con cui Donal Noye gli affida la responsabilità della battaglia e il carismatico discorso con cui Jon riesce a risollevare il morale dei suoi uomini, quasi disperati dopo aver visto il grande numero dei Bruti.
La descrizione della battaglia comunque mi piace molto perché è atipica. Infatti per buona parte del tempo i Guardiani della Notte non vedono nemmeno il nemico e tendono a colpire nel mucchio alla cieca, guardando le loro pietre e frecce venire inghiottite dalle tenebre. E’ un clima molto particolare, che mi ha ricordato certe descrizioni della guerra moderna lette in altri romanzi, dove ci si limita a buttare bombe e granate in direzione dei nemici senza nemmeno sapere se si è mai riusciti ad uccidere qualcuno o meno. Ad un certo punto l’atto di scagliare frecce nel buio di Jon Snow diventa altrettanto meccanico e cieco quanto quello di Sam di camminare mettendo un piede avanti all’altro durante la fuga dal pugno dei Primi Uomini. I entrambi i casi c’è la concentrazione sul mero atto ripetitivo, sul cercare di vincere la propria stanchezza per continuare a compierlo per più tempo possibile. La consapevolezza arriva solo con il sorgere del sole, quando l’esercito dei Bruti diventa visibile, ed è allora che Jon riesce davvero a tirare fuori il proprio carisma con il già citato discorso di incoraggiamento, dimostrando una capacità fuori dal comune di resistere ai duri colpi di una realtà che si rivela nella sua essenza più minacciosa.
Comunque l’esito di del combattimento rappresenta una vittoria dell’ordine e della disciplina dei Guardiani della Notte sulla molteplicità caotica del Popolo Libero. Jon stesso ribadisce in questo capitolo lo svantaggio che la disorganizzazione arreca al nemico. Ciò che gioca più di tutto a favore dei GdN è ovviamente la posizione, il fatto di avere il dominio della gigantesca muraglia di ghiaccio, ma la Barriera è un fondamentale simbolo dell’ordine (ed è tanto odiata dei Bruti proprio per questo motivo). Non manca in questo esito anche una nota di amarezza, e non a caso nel vedere i corpi senza vita di Donal Noye e del gigante alla fine della battaglia Jon prova una certa tristezza anche per il secondo oltre che per il primo. Ricordiamo che l’invasione dei Bruti, nella sua brutalità, rappresenta anche la furia primitiva di un popolo che è stato emarginato, confinato a forza nel territorio più ostile e pericoloso dei Sette Regni. Insomma, ho apprezzato questo capitolo non solo per la bella descrizione della battaglia, ma anche per il sapore agrodolce che emerge in alcuni passaggi, che ricorda come nel mondo di Martin spesso le cose non siano affatto semplici.
Arya XII
Anche se in questo capitolo non succede praticamente niente, è uno dei miei preferiti in assoluto di Arya e forse anche di ASOS (libro in cui la concorrenza sullo stabilire i capitoli preferiti è ovviamente molto forte). Rappresenta infatti forse il momento più basso raggiunto dal personaggio, non tanto per quello che gli succede o per quello che fa, ma da un punto di vista strettamente psicologico. Il bel paragrafo iniziale sul vuoto che la ragazza sente dentro racchiude l’essenza di tutto questo. La tragedia alla Torri Gemelle ha rappresentato per il personaggio un punto di non ritorno, la distruzione più radicale dell’infanzia, la fine di ogni speranza e illusione sulla possibilità di tornare ad una vita pacifica. Da ora il poi il tono di tutti i capitoli di Arya tenderà ad essere molto più cupo e/o freddo, e anche i momenti giocosi e luminosi che fino ad ora erano comunque presenti tenderanno a svanire o ad assumere una nuova colorazione. Che la cosa piaccia o meno, ciò è perfettamente sensato e coerente, direi inevitabile.
In questo senso, oltre al paragrafo introduttivo, ho trovato davvero incisivo il passaggio sull’atteggiamento di Arya verso gli abitanti del villaggio. Quest’ultimo è in apparenza forse il luogo migliore in cui Arya sia capitata dai tempi della morte di Ned, con gente tranquilla che per una volta non manifesta ostilità nei suoi confronti e in cui si respira una bella atmosfera. Tuttavia alla ragazza ovviamente non interessa più nulla di tutto questo e anzi, come un soldato tornato dalla guerra e afflitto da stress postraumatico, Arya sente quel mondo come alieno e fastidioso. L’episodio della bambina con la bambola è un espediente davvero efficace per farci capire a che punto è arrivato il personaggio. In esso Arya che ci tiene a marcare la differenza tra sé e una bambina che non ha ancora perso la propria innocenza e agisce con la consapevolezza di aver sperimentato sulla propria pelle la crudezza della guerra (il bambolotto, chiamato Ser Soldato, viene sbudellato e gettato nel fiume proprio come un “vero soldato” morto, di cui come ben sappiamo durante il suo viaggio Arya ha visto innumerevoli esempi). Ma c’è un altro aspetto che ho osservato in questa scena: la bambola gettata nel fiume ricorda un po’ anche la fine fatta dal corpo di Catelyn. Più avanti in ASOS ci sarà un episodio per certi versi parallelo a questo e quando ci arriverò lo farò notare.
Il rapporto tra Arya e Sandor in questo capitolo è più complesso che mai. Da un lato il Mastino la tratta con una mancanza di tatto persino superiore a prima, minacciandola non appena apre bocca e svegliandola con violenza, senza curarsi dal lutto che la ragazza ha appena subito. Tuttavia è emblematico come lui cerchi ancora di tenerla con sé, giustificandolo fino all’ultimo con la speranza di poterla vendere come riscatto ad un qualche parente, anche se ormai le speranze si fanno sempre più labili e Arya a livello materiale rischia ormai di essere più fonte di disturbo che di guadagno. Anche quel piccolo scambio tra i due dopo il sogno di lupo fa trasparire una certa complicità tra i due, se così si po’ chiamare.
A proposto di Sandor, va notato che lui invece per un po’ coltiva la speranza di poter restare più a lungo nel villaggio e spera anche di non essere stato riconosciuto dagli abitanti. E’ quasi come se desiderasse almeno per un po’ “farsi una nuova vita”, ripulire la propria identità dal proprio passato, ma ovviamente si rende ben presto conto che ciò è impossibile. Se la teoria del becchino di AFFC è vera (direi quasi sicuramente), forse solo allora riuscirà a vedere soddisfatto questo suo “desiderio di fondo”. E’ anche interessante come questa apparente speranza contrasti nettamente con il suo desiderio di vendetta verso il fratello, costantemente ribadito.
Arya comunque, pur ripetendosi di odiare il Mastino, arriva ad assomigliargli sempre di più e apprende da lui sempre più cose. Innanzitutto Sandor le insegna il “dono della misericordia” (interessante anticipazione della filosofia degli Uomini Senza Volto con cui poi verrà a contatto), così come l’usanza di depredare i corpi dei caduti senza troppi complimenti (è quello che Arya farà successivamente anche con Dareon, seppure per altri motivi). Ma si nota anche un parallelismo tra la furia con cui Sandor spacca la legna e quella con cui Arya, ripensando alle stragi delle Torri Gemelle, sbatte contro l’albero il ramoscello.
L’unico elemento “luminoso” di tutto il capitolo è alla fine, quando Arya ripensa a Jon e coltiva la vaga speranza di poter andare da lui alla Barriera. E’ anche soprattutto il suo ricordo che in AFFC la spingerà a conservare Ago. Sarà interessante vedere se la cosa avrà qualche influenza più sostanziosa sul futuro del personaggio.
Il 22/8/2018 at 10:11, Figlia dell' estate dice:TYRION VI:
Inoltre questa sua voglia di giustificarsi potrebbe essere vista come una forma di ipocrisia:
"Ma di certo non le tue, padre. Oh, no, mei e poi mai Tywin Bannister si ritrova con le mani lorde di sangue."
Allo stesso tempo vediamo emergere in questo capitolo anche un Tywin più fragile:
"Non Robert Baratheon II" corresse Tyrion "ma Aerys Targaryen III"
"Il ragazzo ha tredici anni. C'è ancora tempo." Lord Tywin passeggiò fino alla finestra. Cosa insolita per lui: ma era più sesso di quanto volesse dare a vedere. "Ha bisogno che gli venga impartita una dura lezione"
Il solo pensiero di Aerys sembra turbare Tywin: cosa è successo tra loro? Tywin ha sempre avuto intenzione di tradirlo oppure il loro rapporto si è deteriorato col tempo? E' in tutto ciò qual è il ruolo di Joanna?
Una nota finale va alla piccola Rhaenys:
"Se proprio ci tieni a saperlo, fu ser Amory a portarmi il cadavere della ragazzina. L'aveva trovata nascosta sotto il letto del padre, come se la piccola avesse creduto che Rhaegar poteva ancora proteggerla."
Questo è un aspetto interessante, su cui sinceramente non mi ero soffermata molto durante la lettura, ma che invece secondo me è stato giusto sottolineare. Non so se il conflitto tra Tywin e Aerys abbia veramente a che fare con Joanna, ma è comunque interessante notare come il ricordo di Aerys riesca a turbare persino il freddo e invulnerabile lord di Castel Granito. Uno dei pochi spiragli di umanità che mostra.
Un altro spiraglio di umanità imho è in un certo senso, paradossalmente, proprio l'ipocrisia di cui parli. E' vero che Tywin ha appunto un atteggiamenti ipocrita, ma l'ipocrisia alla fine deriva anche da un'esigenza di prendere le distanze da qualcosa che in fondo non piace e quindi non lascia totalmente indifferenti (altrimenti non ci sarebbe bisogno di ipocrisia, non so se mi spiego...). Quindi, sotto questo aspetto, pur nella sua freddezza Tywin secondo me è diverso da un personaggio come Roose Bolton, per quanto i due abbiamo ovviamente forti somiglianze. E lo dico pur non provando affatto simpatia per Tywin, anzi.
BRAN IV:
Uno dei più bei capitoli di Bran e dell'intero libro
Mentre i capitoli precedenti erano abbastanza interlocutori, questo aveva delle atmosfere fanta-horror molto belle. In particolare ho apprezzato il fatto che Bran si preoccupi tanto per le leggende della Vecchia Nan, ignorando i veri mostri che esistono là fuori.
Il capitolo inizia con un riferimento alle Nozze Rosse:
"Quel sogno che aveva fatto... che Estate aveva fatto "No, non non devo pensare a quel sogno." Non ne aveva parlato neppure con i due ragazzi Reed , per quanto Meera sembrasse avere la percezione che qualcosa non andava. Se non avesse mai parlato forse sarebbe riuscito a dimenticare di averlo fatto, per cui non si sarebbe avverato, quindi Robb e Vento Grigio non sarebbero..."
La descrizione del Forte Notte è molto suggestiva, in particolare per il dettaglio dell'albero-diga stretto senza che sbuca dal terreno e che è in realtà solo un ramo del gigantesco albero-diga sotterraneo. Molte belle anche la descrizione delle leggende che popolano questo luogo sinistro, è propria la presenza di questi miti (oltre che di tutti i riferimenti storici) a rendere estremamente complesso il mondo di Martin. In particolare mi hanno colpito tre: il Cuoco dei Topi (che mi ha ricordato la vicenda di Atreo e Tieste), il coraggioso Danny Flint e il Re della Notte. É difficile stabilire quanto ci sia di vero e quanto di falso: dubito che il tredicesimo Lord Comandante si sia davvero accoppiato con un Estranea, mentre tenderei quasi a dare per sicuro che facesse sacrifici agli Estranei, alla luce anche della rivelazione delle mogli di Craster.
Il momento in cui arriva Sam è ricco di pathos ma anche di momenti divertenti, come quando Bran chiede a Sam se è sicuro di essere un guardiano della Notte () o come quando tutti si meravigliano sentendo parlare di Manifredde:
"Un alce?" Bran era senza parole.
"Un alce?" fece eco Meera incredula.
"I suoi corvi?" ripeté Jojen.
"Hodor?" disse Hodor.
Vorrei inoltre porre attenzione su questo passaggio:
"Lui ha detto che Sam non era quello giusto" spiegò la ragazza. "Che c'era qualcun altro, così ha detto. Che lui doveva trovare il prescelto"
Questa è un ulteriore conferma dell'importanza che Bran avrà in futuro.
La parte più bella è sicuramente quella finale con l'attraversamento del Portale delle Tenebre:
"Sam si spostò da una parte, fece cenno a Jojen di andare per primo. Poi passò Estate, annusando la soglia. Quindi fu il turno di Bran. Hodor si chinò, ma non abbastanza. Il labbro superiore del Portale delle Tenebre sfiorò, sfiorò appena, il capo di Bran. Una goccia d'acqua cadde su di lui, scivolando lentamente lungo il suo naso. Era stranamente calda. Ed era salata.
Come le lacrime."
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Tyrion IX
Se il precedente capitolo di Arya era il punto più basso raggiunto dal personaggio dal punto di vista psicologico, questo è il baratro di Tyrion come situazione fattuale (per la totale depressione psicologica bisogna aspettare ADWD). La parabola discendente del personaggio, iniziata dopo la Battaglia delle Acque Nere, e qui giunta al suo apice ed è difficile immaginare una situazione peggiore per il Folletto, contando che si tratta di un personaggio che in fondo brama il riconoscimento come riscatto per la sua condizione e per cui quindi una condanna pubblica così schiacciante rappresenta il peggio del peggio.
Si assiste ad un vero e proprio capovolgimento di quanto visto in AGOT a Nido dell’Aquila. Se lì il suo umorismo giocava a suo favore agli occhi del pubblico, qui contribuisce solo a fargli fare una magra figura. Oltre al fatto che le argute e ostili risposte date da Tyrion a Cersei, Joffrey e altra gente notoriamente poco simpatica come Boros, che in passato avranno fatto sorridere e annuire più di un lettore, ora sono state tutte accumulate come testimonianza contro di lui. Inoltre prevedibilmente pure qui Tyrion ipotizza di giocarsi la carta del verdetto per singolar tenzone, ma la situazione di rivela ben più difficile e insidiosa. Lo stesso Bronn, che all’epoca lo aveva salvato, ora ha ben altri intenti. Il saluto tra i due non può che provocarmi una nota di tristezza, visto che è inevitabile affezionarsi al rapporto tra i due, ma d’altro canto Tyrion è stato “tradito” dal mercenario per lo stesso meccanismo per cui è riuscito a ingaggiarlo: il profitto. Il servirsi per i propri scopi di gente cinica e senza scrupoli ha senza dubbio i suoi vantaggi, ma è bene anche tenere a mente il fatto che difficilmente ti rimarranno fedeli se sentiranno più conveniente fare altrimenti.
Va anche notato che da un punto di vista esterno, per chi non conosce come sono andati effettivamente i fatti, le prove contro Tyrion sono davvero numerose, mentre l’unica prova contro è che sarebbe troppo stupido perpetrare l’avvelenamento in maniera così palese, presentandosi come il sospettato più probabile. Questo d’altro canto è, di nuovo, lo stesso tipo di osservazione che Tyrion vede a Catelyn sulla Strada Alta in AGOT: chi sarebbe tanto stupido da usare il proprio pugnale per compiere un assassinio? In questo caso però il principio non è affatto sufficiente a instillare un minimo di dubbio, a parte Oberyn, che pur disinteressandosi alla sorte di Tyrion fa proprio un’osservazione simile.
Molto bello e particolare il secondo dialogo tra Tyrion e Kevan. E’ una delle poche volte in cui traspare l’”umanità” di Tywin, e ciò accade non tanto attraverso lui stesso quanto attraverso la manifestazione di sentimenti del fratello. Al tempo stesso pure Kevan Lannister acquisisce in poche righe uno spessore prima non visto, che per quanto non è descritto nei dettagli lascia intuire molte cose. Da questo passaggio, anche a chi non prova particolare simpatia per Tywin come me, viene almeno per un attimo il dubbio di averlo forse valutato troppo male.
Un particolare interessante, infine, è quando Oberyn osserva che pure Margaery ha bevuto dallo stesso calice di Joffrey. Nessuno si è mai chiesto come mai non è stata avvelenata pure lei? Era d’accordo e per questo ha solo fatto finta di bere? Oppure ne ha bevuto una quantità minima sempre perché d’accordo (ma in questo caso forse dovrebbe quantomeno stare un po’ male). Nessuno della corta si è mai chiesto i motivi di questa difformità?
Il dialogo Kevan tyrion in effetti potrebbe far rivalutare tywin ma, considerando come kevan sia stato al fianco di tywin in tutte le sue imprese ("le Riverlands bruceranno" lo dice lo stesso kevan) e vicende come quella di tysha o il '' la nw si arrangi, magari mance Ryder me lo faccio alleato" sono indifendibili, penso alla fine sia un giudizio decisamente troppo di parte
Infatti leggendo quel passaggio mi viene un attimo il dubbio di averlo valutato forse troppo male... quanto poi tale dubbio duri è un altro paio di maniche
Posto che in ASOIAF molti personaggi, tra cui Tywin stesso, sono troppo complessi per un giudizio semplicistico, continuo a non provare comunque tutta questa simpatia per lui. Alcune delle sue azioni discutibili (vedi il caso di Tysha) sono al limite della gratuità, mentre altre per quanto non gratuite magari si potevano evitare o almeno arginare. Il problema è che Tywin, sa quello che ho sempre visto, non si è mai posto più di tanto il problema. Vedi il caso di Elia, che per sua stessa ammissione poteva tranquillamente non essere uccisa (per non parlare dello stupro che davvero non poteva servire a niente), anche tenendo di tutte le strategie politiche del mondo, e Tywin non si pone nemmeno il problema di precisare ai suoi uomini che va risparmiata.
Resta il fatto che lo considero comunque un po' diverso da Bolton, come ho già detto.
Daenerys V:
Questo capitolo non mi ha entusiasmato molto. Si inizia già a percepire quel gusto un po' "decadente" che caratterizzerà poi Meereen, in particolar modo nel "ricordino" di Belwas. La prima volta che l'ho letto mi era sembrato molto divertente, adesso l'ho trovato un po' trash. Molto più interessante il combattivo tra Arstan e il Bastardo del Titano. Ser Barristan è veramente un guerriero formidabile, anche se il suo discorso non è abbastanza convincente. Alla fine non ha avuto problemi a servire i Baratheon fino a quando non ha perduto "il posto". Trovo che il giudizio che ha dato su di lui Varys "Ser Barristan ama troppo il suo onore" sia sostanzialmente corretto.
Mi ha molto colpito la reazione di Dany al tradimento di Jorah. Penso che una parte di lei provasse realmente qualcosa per lui. E mi ha anche colpito il fatto che i draghi avvertissero la sua rabbia. È evidente che c'è una sorta di collegamento tra lei e i draghi.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Jaime VIII
Capitolo molto di transizione. Di fronte al libro bianco, Jaime esprime una sorta di nostalgia per i bei tempi andati delle sue imprese di gioventù, quando non era ancora così disincantato, e sembra quasi invidiare i confratelli della Guardia Reale che hanno pagine ben più corpose di lui sulle loro imprese. Forse questo è il primo capitolo in cui vediamo davvero in Jaime il desiderio di una sorte di nuovo inizio, con una condotta consapevolmente diversa e una nuova vita. Prima ha già compiuto azioni che lasciavano intendere questa evoluzione, ma sembrava quasi non comprendere il motivo per cui agiva in quel modo, e forse è questa la prima volta che invece riflette con più lucidità e tranquillità a riguardo. Non a caso viene di nuovo ribadito anche il grande cambiamento fisico che ha subito, su cui già si sono spese abbastanza parole. Inoltre viene precisato che è dal loro incontro al tempio che non resta più solo con Cersei, e anche se la cosa sembra più per volontà della donna che sua, probabilmente è comunque una spinta ulteriore per iniziare a guardare al futuro e costruire la propria vita anche su basi diverse.
Interessante come Jaime pensi con amarezza a quanto è caduta in basso la guardia reale, soffermandosi sugli elementi che ora la compongono, mentre prima ha sempre avuto un atteggiamento spregiudicato e dissacrante verso questa istituzione. Addirittura individua in sé stesso la colpa di aver dato il via a questa decadenza (e qui io obietterei che, da alcune cose che si legge riguardo ad alcuni confratelli precedenti, come l’assistere ai crimini di Aerys senza un’ombra di biasimo morale, non concordo poi così tanto con questa conclusione).
Carino ma molto prevedibile lo scambio di Jaime con gli altri compagni, con le parole di disprezzo verso quasi tutti loro. Tuttavia il modo in cui un uomo insignificante come Ser Boros si rivolge a Jaime è indicativo della reputazione dello Sterminatore di Re, che viene guardato dall’alto in basso addirittura da simili personaggi. Probabilmente però anche la perdita della mano contribuisce a questo trattamento. La parte più interessante comunque è lo scambio con Loras Tyrell, l’unico personaggio un po’ sfaccettato tra i presenti oltre a Jaime stesso, in cui lo Sterminatore di Re vede la sua giovinezza e con il quale egli difende per l’ennesima volta Brienne, riuscendo a far un discorso particolarmente convincente e dimostrando così di poter imparare a sfruttare anche doti nascoste diverse dall’abilità in combattimento e anche dalle solite battute sarcastiche in stile Lannister.
Comunque ripeto che non è un capitolo che mi ha colpito particolarmente, molto interlocutorio e non potente come tanti altri capitoli di Jaime di ASOS.
Sansa VI
Questo capitolo invece è bellissimo. Sansa qui è un bel personaggio e sicuramente è uno dei capitoli più importanti per il suo sviluppo, ma la vera star è Ditocorto. Non sono mai stata grande fan del personaggio, ma questo è leggendo un capitolo del genere che capisco particolarmente perché altri possano esserlo.
Si inizia col mostrare la parte più “nascosta” della vita di Petyr, quella che non si vede alla corte di Approdo del Re e che a cui probabilmente lui ama pensare il meno possibile. Viene mostrata la sua dimora in tutto il suo squallore. Certo, è comunque una condizione più agiata di quella della stragrande maggioranza della popolazione di Westeros (uno dei motivi per cui non riesco a empatizzare più di tanto con questa presunta “sfortuna” del personaggio), ma in confronto a quanto visto alla corte Approdo del Re e persino in castelli meno sfarzosi direi che viene ben resa la differenza di atmosfera. Questa ambientazione contribuisce ad evidenziare il suo desiderio di emergere e di riscatto, e contrasta con l’arguzia e la brillantezza delle numerose lezioni di vita che in questo capitolo lui elargisce a Sansa. A questo proposito, non si contano le battute memorabili che meriterebbero di essere citate. Mi piace moltissimo anche il particolare della frutta che i due mangiano mentre conversano, che non solo costituisce un’efficace metafora per il discorso di Petyr sullo sporcarsi le mani, ma che fa anche da contrapposizione con l’aspetto miserabile dell’ambiente. Infatti in un territorio come le Dita difficilmente potrebbe crescere tutta quella frutta, quindi Ditocorto ha dovuto portarla da Approdo del Re o da altri luoghi ben più benestanti insieme al pregiato vino di Arbor. Essa contribuisce a trasmettere l’idea della sua ascesa sociale a partire dal basso e il suo desiderio di condurre il più possibile uno stile di vita diverso da quello delle origini. Inoltre la frutta e il vino sono molto colorati, e nel cercare di raffigurarmi la scena riesco a immaginare come con l’ingresso di questo elemento i cupi colori della dimora di Petyr ora passino in secondo piano, con un netto cambiamento di clima che diventa ora più adatto alla rievocazione degli intrighi raccontati e perpetrati nello sfarzo della Fortezza Rosse e di Alto Giardino.
C’è anche da dire che Ditocorto si mostra particolarmente viscido nel modo in cui cerca di porre fine ai sensi di colpa di Sansa per la situazione in cui ha lasciato Tyrion. Si serve senza scrupoli della dolorosa vicenda di Tysha, distorcendola per i suoi scopi e infangando ulteriormente la reputazione del Folletto (che per quanto anche lì non fosse stato certo un santo, non era certo colpevole fino a quel punto).
Nonostante Sansa riesca a seguire discretamente i discorsi di Ditocorto, la ragazza mostra in diversi punti ancora un’ingenuità e/o una superficialità che ricorda i tempi passati, come quando appare riluttante all'idea di fingersi bastarda, considerandolo sgradevole e “umiliante”. Inoltre sembra iniziare a cadere nella “trappola” di Petyr nei passaggi in cui si sofferma sulla sua gentilezza, senza porsi troppe domande sul fatto che se lui si fa così pochi scrupoli a ingannare e manipolare gli altri forse potrebbe avere lo stesso atteggiamento anche con lei. Probabilmente il tempo di questi dubbi arriverà dopo…
E alla fine abbiamo il ritorno di Lysa in grande stile. So che molti detestano il personaggio e i motivi sono ovvi, ma a ne piace un sacco, nel senso che mi fa davvero ridere. Trovo che contribuisca parecchio a vivacizzare l’atmosfera ogni volta che entra in scena, per quanto sia un personaggio così sopra le righe che Martin (giustamente) non ne abusa. Oltre alla sua ridicolaggine e alle sue ossessioni sia nei confronti di Petyr che nei confronti del figlioletto, si nota anche la sua grande instabilità emotiva. Quando si mette quasi a piangere le disavventure che Sansa ha attraversato e le promette protezione per via del legame di sangue, probabilmente era davvero sincera, ma se si pensa che nel capitolo dopo cercherà di ucciderla non si può non rilevare i grandi sbalzi di cui quell'assurda donna è capace.
Comunque è un capitolo pressoché perfetto, che mischia sapientemente un po’ di tutto: atmosfera tetra e malinconica iniziale, una successiva conversazione ben più vivace e colorata, l’umorismo che si ha con l’ingresso in scena di Lysa, una parentesi più inquietante con l’aggressione di Marillion, personaggio che in questo capitolo assume tinte più oscure rispetto alla buffa figura che era in AGOT.
TYRION VII:
Questo capitolo è stato bellissimo, in particolare per l'inizio:
"Tyrion Lannister si ammantò di tenebre, e rimase ad ascoltare il respiro leggero di sua moglie nel letto che condividevano. "Sta sognando" pensò quando Sansa Stark sussurrò qualcosa, forse un nome, ma fu un sussurro troppo debole perché lui potesse capire, mentre si girava sul fianco. Come marito e moglie condividevano il letto, certo. Ma il letto e niente altro. "Tiene per sé perfino le lacrime".
Non so voi, ma per me è appena ripartita la ship. È più forte di me: io cerco di convincermi che come coppia non hanno futuro, ma poi leggo di Tyrion che osserva Sansa dormire e tenta inutilmente di consolarla, e torno a schipparli. Sarà che ho visto troppe volte il film Angelica (inoltre Sansa ha i capelli rossi e Tyrion zoppica come il conte de Peyrac...)
A parte questo, trovo bellissima la descrizione della reazione di Sansa alle Nozze Rosse:
"Quando le aveva dato la notizia della morte di suo fratello , si era aspettato disperazione e furore. Invece la sua espressione era rimasta talmente cristallizzata da fargli credere per un momento che la fanciulla non avesse capito. Era stato solo in seguito, con una robusta porta di quercia a dividerli, che l'aveva udita singhiozzare."
Paradossalmente il suo dolore emerge di più in questo capitolo che nel successivo.
E per una volta, incredibilmente, non mi ha dato nemmeno tanto fastidio Shae.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);