Con un ritardo ormai stratosferico...
JAIME V:
Veniamo alla scena madre di tutto il percorso di Jaime in ASOS, interpretata magistralmente da Nikolaj Coster Waldau, quella in cui scopriamo che il grande crimine di Jaime è anche il suo gesto di maggiore eroismo. Dico "eroismo" perché sono convinta che anche Ser Duncan l' Alto (pace all' anima sua), trovandosi nella stessa situazione di Jaime, si sarebbe comportato allo stesso modo. OK, magari Dunk non avrebbe colpito Aerys alle spalle, piuttosto l' avrebbe affrontato e sarebbe morto bruciato come lord Chelsted, ma siamo lì. Ed è curioso che l' interlocutrice di Jaime sia proprio Brienne, che è una versione al femminile dello stesso Ser Duncan (di cui troverà anche lo scudo). Tempo fa avevo espresso l' idea che Jaime. Tempo fa avevo espresso l' idea che Jaime avesse ucciso il Re Folle per salvare suo padre, in questo capitolo emerge soprattutto la sua preoccupazione per la gente di Approdo del Re. Questo mi spinge a pensare che Jaime, nonostante tutto, credesse davvero nel cavalierato e ciò rende tutto più tragico: Aerys è convinto che Jaime voglia tradirlo, e, così facendo, lo spinge veramente al tradimento. Tutti avranno pensato (lo avrei fatto anch'io) che il gesto di Jaime facesse parte della strategia di Tywin per eliminare i Targaryen e schierarsi col vincitore (e menomale che poi accusano i Tyrell di essere dei voltagabbana )e Jaime glielo lascia credere: non uccidendo Aerys, ma scegliendo di non rivelare la ragione del suo gesto, egli diventa lo "Sterminatore di Re". Più che un cammino di redenzione, quello di Jaime in ASOS è "il riaffiorare di un cammino di perdizione".
"Brienne lo afferrò prima che potesse cadere. Le sue braccia, irte di pelle d' oca, erano viscide e gelide, le gambe inerti come un ca**o moscio. Ma la donzella era forte, e più delicata di quanto lui avrebbe creduto. "Più delicata di Cersei..." Quel pensiero gli attraversò la mente mentre Brienne lo aiutava a uscire dalla vasca. "Guardie! Guardie!" la udì gridare. "Lo Sterminatore di Re..."
"Jaime... il mio nome è Jaime."
Ma come si fa a non scipparli?
Bella anche la scena con Roose Bolton: c' era un' atmosfera spettrale, quasi da film sui vampiri. Io non sono assolutamente un' estimatrice di Roose, ma devo riconoscere che ha un certo fascino inquietante.
"E' poco cavalleresco minacciare l' ospite che ti offre formaggio e olive " rimproverò il lord di Forte Terrore. "Per noi uomini del Nord le leggi dell' ospitalità rimangono sacre."
Come si dice dalle mie parti: "Roose, ma un tinni para vrigogna?"
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Catelyn IV
Questo capitolo a livello narrativo fa semplicemente da ponte tra le vicende di Delta delle Acque e i drammatici sviluppi alla Torri Gemelle. E’ insomma molto di transizione, ma nonostante questo lo apprezzo per quell'acuta sensazione di malinconia che lo permea.
C’è una grande tristezza, data dai sentimenti di Catelyn e accentuata dalla pioggia che si è ulteriormente intensificata (da notare quanto è diventata sopra le righe la descrizione delle condizioni climatiche, con addirittura ponti che vengono distrutti dalla forza della corrente dei fiumi ingrossati e uomini che annegano nel tentativo di attraversare). Tutta l’atmosfera cupa, con questo esercito che si avvia lentamente verso la propria distruzione, è molto ben resa. Questa sensazione però si accompagna ad una lieve speranza, con Robb che espone il suo piano per la riconquista del Nord (peccato che non scopriremo mai se aveva la minima possibilità di funzionare). C’è insomma una tristezza che non è ancora disperazione totale, in quanto si intravede pure questo ultimo “slancio vitale”, questo stimolo a vivere e a lottare ancora, dei protagonisti dei tragici eventi. E’ un capitolo che mi ha ricordato molto numerose opere teatrali a cui ho assistito, dove è molto comune che prima della tragedia finale il personaggio canti una canzone molto sentimentale, piena di tristezza e nostalgia, ma anche con una luce di speranza. E’ un passaggio che ovviamente non fa che rendere più d’impatto la fine tragica.
E di nostalgia ce n’è davvero tanta, in quanto vengono in diversi punti rievocati fatti del passato, quasi a chiudere il cerchio. E’ significativo che l’esercito attraversi gli stessi luoghi in cui si è svolta la Battaglia del Bosco dei Sussurri. E’ particolarmente amaro osservare le differenze tra il passato e il presente. Ho trovato toccante anche il ricordo di Catelyn sul suo matrimonio insieme a Ned e su quanto lei abbia imparato ad amarlo con il tempo. Il capitolo mi ha ricordato che si tratta di una coppia molto più interessante di quello che sembra, caratterizzata da un amore che si discosta dalla classica passione immediata e romanzata, per certi versi più concreto e realistico. Tuttavia nonostante questo legame che si è formato, il rapporto ha continuato ad avere delle ombre rappresentate dal segreto di Ned su Jon, cosa che emerge in modo spiccato in questo stesso capitolo, che è una “rievocazione del passato” anche per il ritorno delle manifestazioni di ostilità di Catelyn nei confronti del bastardo (mi sa che è dai tempi della caduta di Bran che non si torna in maniera così netta su questo argomento).
Questo capitolo mostra appunto anche il lato di Catelyn più sgradevole e antipatico, non solo nella sua ostilità per Jon ma anche in quei suoi pensieri probabilmente esagerati e troppo ossessivi sulla scarsa considerazione del figlio verso di lei. Sono lamentele che in effetti a tratti diventano troppo ripetitivi e capisco che possano scocciare, per quanto io ami il personaggio e non condivida affatto l’odio che spesso gli viene rivolto.
PS: carino anche il racconto dalla prospettiva delle Mormont dell’infelice matrimonio tra Jorah e Lynesse Hightower.
Sam III
Anche questo è un bel capitolo, per quanto sia semplicemente il capitolo che rappresenta la nascita del sentimento di tenerezza tra Sam e Gilly. C’è chi malsopporta questa coppia, trovandola noiosa o sdolcinata, ma a me non è mai dispiaciuta, li trovo carini e ben resi. Non ne sono una fan, ma li leggo con piacere, anche perché i capitoli a loro dedicati non è che siano tanti. Allo stesso modo, pur non essendo una grande fan di Sam e non ritenendolo certo tra i personaggi PdV più interessanti, leggo sempre volentieri i passaggi che approfondiscono e raccontano meglio il suo rapporto con il resto della famiglia Tarly, dove secondo ma sta la radice di tutti i suoi complessi. Così anche in questo capitolo ho trovato interessanti i ricordi del modo in cui amava cantare per il fratellino, di come Randyll gli ha proibito di farlo e di quanto era legato alla madre e alle sorelle.
Carino anche il parallelismo tra il modo in cui Sam si ritrova a dormire insieme a Gilly e al bambino e la sua vecchia usanza di dormire con le donne della famiglia d’origine. Viene stabilito subito un aspetto concreto e sensoriale importante che rafforza il legame tra ai due. A ben pensarci può apparire quasi un po’ bizzarro questo accostamento di Gilly alla madre, contando che la ragazza stessa è una madre e che, come sappiamo, nella loro scena di sesso di AFFC lui addirittura assaggerà il suo latte. Potrebbe far quasi venire sospetti su una specie di complesso di Edipo di Samwell e quindi sul suo ritrovare in Gilly una figura materna, anche se potrebbe essere troppo forzata come interpretazione.
Comunque è proprio il desiderio di proteggere Gilly che spinge Sam ad essere coraggioso e a battersi con una lucidità e un eroismo sorprendente per uno che si è sempre definito (ed è sempre stato definito) un codardo. Forse è una cosa un po’ troppo stereotipata e da fiaba, questa storia che il ragazzo spaventato trova coraggio grazie alla forza dell’amore o dell’affetto, ma come ho già detto in passato il meccanismo è un po’ più sottile, in quanto probabilmente una certa dose di coraggio in Samwell è sempre esistita e sono stati i traumi e i lavaggi del cervello del padre e impedirgli di rendersene conto. E’ anche interessante il netto contrasto tra l’eroismo di alcune decisioni e azioni di Samwell nel momenti più critici (pensare prima a proteggere Gilly che sé stesso, scontrarsi con il non-morto e avere la lucidità di pensare a come farlo nel modo più efficace…) e la sua incredibile (addirittura ridicola) debolezza per questioni molto più piccole (come l’aver paura di guardare la ferita che si è procurato cercando di accendere il fuoco).
Arya IX
Finalmente inizia la parte migliore della storyline di Arya di ASOS.
Io amo molto il rapporto tra Arya e Sandor e lo trovo anche più interessante di quello, ben più popolare, tra Sandor e Sansa. Quest’ultimo lo percepisco forse come più abusato e “convenzionale”, con il classico contrasto tra uomo rude e cinico e la donzella più innocente. Una cosa un po’ in stile La Bella e la Bestia ma rivista in tante salse, che un po’ mi ha stancato. Un rapporto ben fatto che comunque mi piace, ma che si presta un po’ troppo a fanboyismi e shippaggi vari per i miei gusti. Arya e Sandor invece non hanno una differenza così netta, anzi: sono “antagonisti” (o almeno lo erano fino alla diserzione del Mastino), ma caratterialmente sono molto più simili di quello che credono di essere… anche se non troppo simili. Trovo molto stimolante la tensione e l’aggressività che si crea tra loro, mischiata al tempo stesso a un graduale avvicinamento e a una distorta sfumatura di “rapporto tra maestro/educatore e allieva” (ma non troppo). Mi piace anche il fatto che sia gestito con in giusto equilibrio, senza mai arrivare ad un forzato happy ending.
Comunque qui inizia tutto e ovviamente siamo all’apice dell’ostilità e della diffidenza. So benissimo che a molti Arya appare un po’ come una ragazzina rabbiosa e stupidina con il suo rancore così cieco, ma secondo me basta mettersi nei suoi panni per capire che non ha certo tutti i torti. Non solo l’assassinio di Mycah è un ottimo motivo per avercela con Sandor, ma pensare che lui voglia riportarla dai Lannister dalla sua prospettiva è anche la cosa più logica. La colpa è un po’ anche di Sandor, che poteva benissimo dirle fin da subito di avere ben altri intenti invece di fare il misterioso per in gusto di farlo Comunque è un atteggiamento che ci sta benissimo con il carattere misantropo del Mastino e serve a preparare il colpo di scena alla fine del capitolo, con il paradosso che è proprio Sandor (il più lontano possibile dalla figura del “cavaliere delle ballate”) il più determinato di tutti a riportarla alla sua famiglia. Martin fa parecchi sforzi per farci stare più simpatico il Mastino, facendo di lui una delle svariate figure che “da rivalutare”, e riesce a farlo senza arrivare a farlo comportare in modo innaturale o farlo andare out of character.
Da notare che in questo capitolo, oltre che dimostrarsi meno “oscuro” di quello che inizialmente potrebbe sembrare (tratta Arya relativamente bene, per quanto in maniera brusca, e nonostante lei cerchi di ucciderlo e gliene dica di tutti i colori non le torce un capello), Sandor sfoggia anche una certa dose di furbizia quando inganna i barcaioli (raggiungendo il doppio scopo di attraversare senza pagare e al tempo stesso rendere più difficile l’inseguimento dei fuorilegge, anticipandoli nell'uso del trucco del foglio di carta) e persino un particolare senso dell’umorismo.
Mi piace un sacco il contrasto tra i due personaggi pure a livello fisico: Arya in questo momento è la più arrabbiata e ostile tra i due, ma al tempo stesso è anche molto vulnerabile fisicamente, non solo per via della sua stazza ma anche per i piccoli problemi di salute che manifesta (raffreddore, tremore…). Sandor al confronto appare quasi come un protettore rassicurante, ma al tempo stesso proprio per la sua maggiore solidità fisica è anche più minaccioso e pericoloso. Da notare anche come cerca quasi di “conquistare il favore di Arya” (molto tra virgolette), mostrandosi deluso dalla sua convinzione che voglia riportarla da Joffrey e cercando di farle capire che ci sono persone peggiori di lui. In quest’ultimo passaggio Arya dà sfoggio della sua ben nota visione bianco-nera della realtà, facendo quasi fatica a riconoscere che in effetti Gregor è peggiore di lui. Queste dinamiche in parte mi ricordano il rapporto tra Jaime e Brienne, con le ovvie e dovute differenze.
Bellissima come al solito la descrizione del clima. In particolare mi è da subito rimasta molto impressa la scena della traversata con la barca, che rappresenta probabilmente l’apice dello scatenamento delle forza della natura nelle Terre dei Fiumi.
Alla fine del capitolo Sandor ipotizza anche di poter entrare al servizio di Robb, cosa che ammetto che avrei trovato non poco interessante.
Jon VII
Capitolo molto interlocutorio che mostra il ricongiungimento di Jon con i suoi confratelli. Mi suscita sempre una certa emozione quando un personaggio, lontano per tanto tempo da un suo luogo d’origine (o sa una qualche persona a lui cara), fa finalmente ritorno, rivedendo posti famigliari incontrando anche le sue vecchie conoscenze. Spesso in ASOIAF Martin si diverte tanto a dare speranze in tal senso, per poi deludere il lettore lasciandolo “insoddisfatto”, com'è in parte accaduto pure nell'incontro-non incontro tra Jon e Bran e come a breve succederà pure con Arya-Catelyn. Almeno qui invece vediamo che il personaggio riesce a giungere a destinazione e ovviamente il suo obiettivo primario è quello di avvertire i GdN del pericolo, cosa che ci conferma (come se ce ne fosse il bisogno) la sua fedeltà alla causa.
E’ da notare che i confratelli avevano totalmente abboccata alla trappola escogitata da Mance Rayder, e questo ci fa capire quanto la missione di Jon fosse davvero preziosa e determinante. C’è anche da dire che Jon è stato molto fortunato nell'aver incontrato come prima cosa volti a lui amichevoli e non magari qualche confratello più ostile, che probabilmente avrebbe reagito in ben altro modo al ritorno di un presunto disertore.
Per il resto non ho molto altro da dire. Vediamo anche che Jon, nonostante alla sua preoccupazione per le sorti della confraternita, non riesce proprio a fare a meno di ripensare continuamente a Ygritte e a sognarla, cosa che ci conferma che sta facendo comunque una gran fatica a lasciarsela alle spalle. Probabilmente ci vorrà la sua nomina a Lord Comandante, con tutti i doveri e i problemi che ne derivano, ad attenuare un po’ tale ricordo.
TYRION V:
Il capitolo è interessante soprattutto perché presenta un nuovo personaggio: Oberyn Martell.
Mi ha divertito tantissimo l' elenco degli alfieri dorniani fatto da Podrick, ma la parte più bella è sicuramente quella in cui Oberyn racconta il suo viaggio a Castel Granito, e penso SPOILER GOT
che D&D abbiano fatto benissimo a inserire questo racconto dopo il processo di Tyrion,
Cersei insopportabile già da piccola, emerge in particolare il suo classismo nei confronti della povera nutrice: "tu sei soltanto una vacca da latte"
Jaime appare invece come l' unica persona normale della famiglia, e non a caso questo capitolo segue direttamente quello della grande rivelazione di Jaime.
Il personaggio che mi ha colpito di più è, però, Elia:
"Elia emise il tipico suono che le ragazze emettono di fronte a un infante, sono certo che sai di cosa sto parlando. Quel verso che fanno anche davanti ai cuccioli di cane e ai gattini appena nati. Credo che lei stessa, a dispetto della tua bruttezza, sia stata tentata di allattarti."
A parte il fatto che io emetto lo stesso verso quando vedo anche solo l' ombra di un neonato (e ne vado fiera), mi ha colpito molto la bontà d' animo d' Elia, che non vede in Tyrion un nano o un fenomeno da baraccone, ma semplicemente un neonato. Mentre mi ha infastidito il disprezzo e il senso di superiorità che Oberyn ha nei confronti di Tyrion.
Anch'io sono rimasta colpita da Willas Tyrell e da come lui non nutri nessun rancore a Oberyn, nonostante l' antica rivalità tra Tyrell e Martell. Questo, oltre a dimostrare la maturità del ragazzo, potrebbe rivalutassi importante per il futuro: un matrimonio Willas-Arianne potrebbe stabilire un alleanza tra Tirelle Martell, spingendo i signori dell' Altopiano ad abbandonare i Lannister e a schierarsi con Aegon. In ogni caso spero che Willas compaia nei prossimi libri (se mai usciranno).
P.S. Una chicca: un confratello questuante pensava che la nascita di Tyrion significasse la rovina di Tywin... direi che ci ha preso!
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Catelyn V
Sono contenta che i quattro capitoli relativi alle Nozze Rosse siano capitati “insieme” in questa rilettura. Adoro quando in ASOS ci sono questi climax narrativi con alternanza di due o più prospettive diverse nella descrizione di un momento particolarmente intenso. E’ successo per la Battaglia delle Acque Nere e succede pure qui.
Come già detto prima, diversi dettagli dei capitoli precedenti fanno ampliamente presagire quanto accadrà, ma in questi quattro capitoli l’autore riesce comunque a creare una giusta dose di tensione. Anzi, a volte la prevedibilità di un evento può creare più tensione dell’imprevedibilità, perché ti genera quella sensazione per cui attendi un certo fatto ma rimani comunque col dubbio e con la speranza che possa non accadere davvero. A ben pensarci, anche nel rileggere questi capitoli in qualche modo involontariamente speravo che la storia potesse cambiare e le cose andare a finire diversamente da come ben sappiamo. Comunque, col senno del poi, la svolta era prevedibile, non solo per i numerosi indizi che la preannunciavano, ma anche per il solo spazio dedicato alle nozze di Edmure: era estremamente improbabile che, dopo tutte queste pagine, il festeggiamento finisse in modo tranquillo.
Nel capitolo comunque messa in evidenza l’importanza del chiedere del cibo all'arrivo alle Torri Gemelle, in modo da essere ufficialmente protetti dalle leggi dell’ospitalità. Il fatto che Catelyn riponga tanta fiducia in questa usanza, pur non avendo certo grande fiducia nei Frey, fa nuovamente capire quanto il rispetto di essa sia considerato sacro nei Sette Regni e quanto sia spregiudicato Lord Walder nel violarlo.
Durante lo scambio tra Robb e i Frey (Lord Walder stesso, ma anche gli altri mandati a incontrarlo) c’è una prevedibile serie di commenti acidi nei confronti del Re del Nord, che da un lato sono meno peggio di quanto ci si potrebbe aspettare (come non manca di notare Catelyn stessa), ma dall'altro sono comunque presenti e messi ben in evidenza. Anche questa duplicità fa sì che il lettore da un lato sia insospettito ma dall'altro speranzoso. Lo stesso effetto è ottenuto dalla conoscenza con la tanto attesa sposa di Edmure (da un lato suona strana questa scelta fin troppo "piacevole" da parte dei Frey, dall'altra resta la speranza di un’effettiva disponibilità alla riconciliazione) e dal dialogo con Roose Bolton verso la fine (Roose illustra le possibilità di Robb di tenere Theon come prigioniero da sfruttare a proprio vantaggio per il futuro, segno che forse un futuro per lui ci sarà, ma dall'altro con la sua parziale difesa dei figlio bastardo genera alcuni sospetti).
Arya X
Bellissimo questo capitolo, dove di fatto non succede assolutamente niente e che serve da pura costruzione della tensione. E’ come se tutta la storia fosse vissuta a rallenty, con il graduale avvicinamento di Arya alle Torri Gemelle e con l’esasperante dubbio “ce la farà o meno alla fine a ricongiungersi con i famigliari?” Tutto il capitolo è finalizzato esclusivamente al porre e al lasciare (per il momento) senza risposta questa domanda. Viene minuziosamente descritto ogni incontro con armigeri che si interpongono sulla strada di Arya e Sandor per interrogarli, ogni raggruppamento o tenda dei soldati attentamente osservati da Arya alla ricerca di una facci amica.
Vediamo sempre di più Sandor nel ruolo di una versione distorta del tutore di Arya, quasi a fare da completamento al suo percorso con Syrio e Jaqen. In questo capitolo, le “insegna” anche a rapinare la gente, servendosi in maniera derisoria della filosofia della Fratellanza Senza Vessilli sull’approvvigionamento.
Ho già parlato ripetutamente dell’importantissimo ruolo delle condizioni climatiche, e ovviamente qui la pioggia è più incessante che mai. Oltre a questo, vale la pena di soffermarsi anche sull'importanza che la descrizione di suoni riveste in questi capitoli, con il rumore dell’impetuoso fiume che si mescola a quello della pioggia e a quello generato dagli strumenti musicali della festa, suonati in maniera del tutto scoordinata. Praticamente nessun evento importante, ma tanta, tantissima atmosfera, con numerosi passaggi descrittivi degni di nota per un capitolo così breve.
Catelyn VI
E non a caso questo capitolo si apre proprio con la descrizione del caotico suono degli strumenti musicali, che probabilmente è l’unica cosa concreta che al momento unisce madre a figlia. In seguito, nel passaggio da questo capitolo al successivo, ad unirle sarà ovviamente anche l’inquietante canzone delle Piogge di Castamere.
Il banchetto di nozze viene descritto molto dettagliatamente, evidenziando i particolari meno allettanti (atmosfera torrida, gente ammassata e sudata, conversazioni di bassa risma, molti partecipanti ubriachi, cibo non particolarmente ricercato che comprende addirittura cervella, cani in lotta tra loro…) che lo rendono caotico e quasi squallido. Sarà interessante confrontare questa descrizione del banchetto con quella del matrimonio di Joffrey.
I passaggi in cui Catelyn pensa che la festa sta ormai per volgere alla fine e che “il peggio è passato”, in cui attende speranzosa il domani in cui il figlio uscirà indenne dalle Torri Gemelle per riprendere la marcia, sono particolarmente dolorosi da leggere. Questo lo dico pur non essendo affatto una fan di Robb, è che è il contesto stesso ad essere estremamente teso per com'è descritto, anche a prescindere dall'interesse per i personaggi coinvolti.
Trovo inoltre che l’idea di svelare finalmente l’inganno dei Frey tramite un piccolo dettaglio tattile, come quello del sentire la maglia di ferro sotto i vestiti di Ryman Frey, sia un tocco veramente brillante, così com'è brillante anticiparlo mostrando prima l’inquietudine di Dacey Mormont che lo sfiora per chiedergli di ballare. Ma già nelle pagine che precedono questi momenti cruciali vediamo Ryman comportarsi in modo strano e lui appare come un personaggio da tenere d’occhio nonostante il suo ruolo ultrasecondario, in quanto rivela ben più di quanto non facciano Walder Frey e Roose Bolton.
Il massacro in sé è descritto in modo efficace ma anche molto canonico. I momenti più alti di questi capitoli rimangono proprio tutti i dettagli preparatori che lo precedono. Quanto al dopo, è difficile rendere la misura del dolore di una madre in un momento simile, ma trovo che comunque l’autore ci sia riuscito discretamente. Difficile trovare un personaggio che, quantomeno nel corso delle scene mostrate e non solo riassunte o ricordate, abbia sofferto più di Catelyn, al di là della simpatia o antipatia che si può provare per lei.
Arya XI
A differenza di quanto accade con Catelyn, Martin sceglie di risparmiare ad Arya la scena del culmine della sofferenza, mostrandocela in un momento in cui non si è ancora pienamente resa conto della gravità e soprattutto dell’irrimediabilità di quanto accaduto e facendole perdere i sensi prima che ciò accada. Poco prima, la vediamo ancora in qualche modo speranzosa di poter aiutare la madre. A proposito dello svenimento, so che molti lettori all'epoca lo hanno preso come un cliffhanger che fa erroneamente pensare alla morte di Arya e si sono pure spaventati sul momento. A me non ha mai dato questa idea in quanto non ho mai pensato nemmeno per un momento che la ragazza potesse veramente fare quella fine, soprattutto perché non avrebbe il minimo senso per Sandor ucciderla. Se davvero da parte di Martin c’è stato questo intento di ingannare il lettore, la troverei una delle sue cadute di stile, un modo stupido e per nulla necessario di giocare con i timori dei fan. Io comunque non l’ho vissuto come tale e quindi non mi ha dato fastidio. Ho anzi apprezzato la scena finale in cui la ragazza corre verso il ponte levatoio che si solleva, descritto sempre al rallentamento e nei minimi dettagli.
Comunque il punto di vista dall'esterno della tragedia da parte di Arya è opposto rispetto a quello di Catelyn, che la vive più direttamente. Arya non assiste a quanto accade alla madre al fratello, ma ha solo piccoli “assaggi” della strage perpetrata nel castello: la musica delle Piogge di Castamere che giunge alle sue orecchie, l’ululato di Vento Grigio in lontananza, le tende dei soldati (del Nord, ma sconosciuti) che vengono incendiate. Ovviamente a tale contrapposizione se ne accompagna anche una più materiale: dopo l'aria soffocante del banchetto di nozze, tornare fuori dal castello, con quella pioggia che per quanto ostile risulta rinfrescante, è quasi un sollievo. Così come, nonostante la drammaticità dell'esperienza vissuta, è quasi un sollievo tornare al PdV di un personaggio giovane, non destinato immediatamente alla morte e ancora con tutta la vita davanti. La "vecchia generazione degli Stark" è ora del tutto finita e spetta alla nuova crearsi un proprio futuro totalmente svincolato. Mi viene in qualche modo da associare la freschezza della pioggia alla freschezza di queste "nuove leve", traumatizzate e disilluse, ma che al tempo stesso continuano comunque a rappresentare una speranza.
Innanzitutto mi scuso per aver completamente abbandonato la rilettura in quest' ultimo periodo... sono stata molto impegnata.
ARYA VII:
Ho trovato la battaglia iniziale molto ben scritta; questo capitolo serve soprattutto a farci comprendere la situazione di Beric:
"Avevo un castello nelle Terre Basse, un tempo, e là c' era una donna che avevo promesso di sposare. Ma oggi non sarei in grado di ritrovare quel castello, né di ricordare il nome di quella donna. Chi mi ha fatto cavaliere, vecchio amico? Quali erano i miei cibi preferiti? Tutto si dissolve."
Tutto ciò mi fa temere moltissimo per il povero Jon . Bisogna considerare però che Beric è stato resuscitato per ben sei volte, non sappiamo se questi effetti si manifestano già dalla prima resurrezione (sicuramente Lady Stonehearth non ha problemi di memoria visto che si ricorda perfettamente chi le ha ucciso il figlio).
BRAN III:
Mi piace tantissimo come questo capitolo si incastra perfettamente con quello di Jon: l' uomo che Jojen vede indicare il fortino (che altri non è se non Jon Snow stesso), il racconto sulla regina Alysanne di Bran che viene completato poi nel capitolo successivo, ecc...
Mi piace anche come i capitoli di Bran, anche quando raccontano avvenimenti cupi come questo, abbiano sempre dei toni quasi fiabeschi. Non è facile scrivere un capitolo dal punto di vista di un bambino, e perlopiù un bambino disabile, e Martin c'è riuscito benissimo. Che tenerezza quando lui pensa che "ormai è un uomo fatto".
Il momento migliore è però quello in cui Bran entra in Hodor, momento che SPOILER GOT
avrà delle conseguenze drammatiche
Significativo il fatto che lo stesso Bran si sente a disagio per quello che ha fatto.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
JON V:
E' l' ultimo capitolo in cui Jon è insieme ai bruti. Da un lato emerge l' affetto che Jon prova per Ygritte e anche per gli altri bruti, dall' altro emerge la profonda diversità culturale che li separa:
"Se era davvero tanto buona, doveva abbatterla la barriera."
"No." Il pensiero folgorò Jon. "La Barriera protegge il reame degli uomini. Dagli Estranei... e anche da quelli come te, tesoro"
Se devo essere sincera, trovo l' atteggiamento di Ygritte un po' razzista, c'è sempre un po' di astio nei confronti degli abitanti dei sette regni: se non sono crudeli sono codardi, se non sono codardi sono comunque dei sottomessi. Quando dice "uno deve essere svelto, furbo e coraggioso per rubare me." è come se dicesse "Le altre? Si fottano". Ha ragione Arya Snow quando dice che la società dei bruti si basa sul dominio del più forte. Perciò non riesco a considerarla una società femminista (mediamente un uomo è più forte fisicamente di una donna) e perciò non penso che Jon rifiutandosi di ammazzare il vecchio si sia comportato da "ragazzino dell' estate". Tralasciando il fatto che a me i ragazzini dell' estate non dispiacciono affatto (e ovviamente il mio nickname non c' entra nulla in questo), io penso che la scelta relativa al vecchio nasconda un dilemma più importante: accettare pienamente la logica del più forte dei bruti e diventare uno di loro, oppure restare fedele al giuramento dei guardiani (io sono lo scudo che protegge i domini degli uomini). Finora abbiamo visto un Jon Snow prevalentemente passiva, tutto quello che ha fatto dalla morte di Qhorin è stato lasciarsi trascinare dagli eventi, adesso lui compie una precisa scelta morale ed è proprio questa scelta che gli permetterà in seguito di essere pragmatico, di agire in maniera non sempre giusta senza tuttavia smarrire il suo obiettivo (salvare gli uomini, bruti compresi, dal nemico comune). All' inizio di AGOT Jon è un ragazzino che vuole diventare un guardiano della notte per gloria e per riscattarsi dalla condizione di bastardo; alla fine di ASOS (dopo il suo percorso di formazione) lui è un uomo cosciente della serietà del suo giuramento. E' anche vero che in questo capitolo ha avuto una fortuna sfacciata (Grandissimo Bran!), ma ciò accade anche per altri personaggi. Diciamo che nonostante Martin affermi spesso che nel suo mondo se fai un errore muori, a morire sono principalmente quelli che vuole lui (come è giusto in un romanzo).
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
DAENERYS IV:
La cosa che mi piace di più di questo capitolo è che apparentemente sembra che Daenerys abbia vinto, in realtà lei non ha mai realmente conquistato Yunkai, ha semplicemente liberato gli schiavi e umiliato i padroni, che adesso vorranno vendicarsi; praticamente ci sono già le basi per la guerra tra Yunkai e Meereen. Mi è piaciuta molto anche la strategia usata da Dany. Ho trovato inutile la presenza di Daario: Dany avrebbe vinto lo stesso, inoltre non ho mai sopportato questo personaggio. Riguardo la caratterizzazione degli schiavisti, penso che sia un limite più di ADWD che di ASOS, ma già in questo capitolo appaiono alcuni "elementi parodici", come la loro strana acconciatura.
ARYA VIII:
Mi sento triste al pensiero che questo è l' ultimo capitolo con la Fratellanza senza Vessilli! In questo capitolo sono presenti tutti gli elementi che hanno caratterizzato questa storyline: Thoros e il racconto della sua conversione, Beric e la sua aura malinconica, i racconti della guerra di Robert, i litigi tra Arya e Gendry, le battute acide di Lem, le canzoni di Tom Settecorde (mi mancherai!), e infine lo spettro di Cuore Alto!
Nella parte finale emerge la bambina che c'è in Arya (in senso positivo) e il suo enorme desiderio di rivedere la sua famiglia che la porta a finire dritta nella bocca del... mastino.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Tyrion VI
E’ un capitolo dove non succede nulla di speciale e che non ha certo il carattere “esplosivo” delle Nozze Rosse, ma nonostante questo per me è a modo suo estremamente bello. I quattro capitoli precedenti sono d'impatto per la tensione che trasmettono, nel senso più viscerale del termine, mentre questo pur essendo molto tranquillo offre maggiori spunti di riflessione.
Si inizia con una conversazione tra Tyrion e Sansa su un tema di per sé molto insulso (che però rende alla perfezione il senso di disagio tra i due e dell’”armatura di cortesia” in cui Sansa ha iniziato a rinchiudersi), cosa che può lasciare disorientato il lettore che ha appena letto degli sconvolgenti eventi alle Torri Gemelle. Inoltre c’è un passaggio, quello in cui Tyrion rammenta che Sansa ha già abbastanza dispiaceri per conto suo, che spinge il lettore a chiedersi se la notizia della Nozze Rosse sia già arrivata a questi due personaggi. La risposta purtroppo è no, e questo vuol dire che nonostante il cupo umore di Sansa il peggio deve ancora arrivare.
L’incontro tra i membri della famiglia Lannister è divertente da leggere come al solito. Tutto si può dire sui Lannister, tranne che non hanno una bella alchimia tra di loro, incluso un personaggio monodimensionale come Joffrey, che comunque quando interagisce con gli altri diventa interessante perché spinge a chiedersi come i suoi famigliari lo gestiranno. Oltre alla reazione di Tywin, che per la prima volta riceve dal ragazzino un assaggio di ribellione diretta che arriva addirittura al diventare un attacco personale, è interessante vedere pure come emerge l’ascendente che Robert sembra avere su Joffrey. Forse Robert è l’unica persona verso cui Joffrey ha mai mostrato sincera ammirazione, con un rispetto superiore a quello nutrito verso Tywin. La cosa da un lato è normale, visto che è comune per un ragazzino vedere il padre come un modello (specialmente se ha questi ha la fama di un grande guerriero), ma dall'altro è curioso, contando che Cersei non deve certo avergli parlato bene del padre, che Robert non era certo un genitore modello e che i due a livello caratteriale non sono nemmeno molto affini.
Infine, il dialogo privato tra Tywin e Tyrion alla fine del capitolo evidenzia la sottile differenza che avevo rilevato già precedentemente tra il Lord di Castel Granito e Roose Bolton: Tywin si dichiara capace di azioni crudeli, ma al tempo stesso presenta sempre delle giustificazioni per sé stesso e mostra nonostante tutto di non gradirle come atti di per sé. Non vuole consegnare Gregor Clegane a Oberyn, ma lo ritiene più un “male necessario” che un individuo da apprezzare. Sostiene la necessità dello sterminio dei bambini Targaryen, ma condanna la superflua brutalità con cui è stato compiuto, e per quanto riguarda le Nozze Rosse arriva addirittura a sottolineare come non siano sue le mani sporche di sangue. Roose Bolton non ce lo vedo molto ad impegnarsi per addurre tutte queste “scusanti” per sé stesso. Anzi, mentre Tywin condanna l’inutile stupro compiuto ai danni di Elia (mentre scommetto che giustificherebbe l’episodio di Tysha come “brutta ma necessaria lezione da dare al figlio problematico”), ricordiamo che in ADWD Roose racconta senza alcuna titubanza di aver commesso lui stesso in prima persona lo stupro della madre di Ramsay.
Merita una menzione anche la celebre affermazione di Tywin sul fatto che, in fondo, terminare una guerra con qualche decina di morti ad un banchetto non è più cruento che farne massacrare migliaia sul campo di battaglia facendo proseguire la guerra. E’ un argomento che da una prospettiva utilitaristica appare molto potente e infatti nemmeno Tyrion trova qualcosa da replicare. Tuttavia va anche rilevato che la legge dell’ospitalità, così profondamente radicata nella società di Westeros, anche se sul breve termina sembra una cosa un po’ fine a sé stessa sul lungo termine rappresenta una delle poche certezze e uno dei pochi elementi di fiducia reciproca durante un periodo già di suo sufficientemente instabile. Violarlo costituisce sul lungo termine un precedente molto forte e anche molto rischioso. Questo discorso si riaggancia all'interpretazione che avevo avanzato già in precedenza sul fatto che gli Stark, con il loro “l’inverno sta arrivando” e con il loro attaccamento all'onore (inclusi principi che per certi versi possono essere un po’ fini a sé stessi, ma che per altri servono a creare un punto di riferimento), rappresentano forse più dei Lannister una visione un po’ più a lungo termine. Con questo non voglio appoggiare una prospettiva piuttosto che un’altra, ma più che altro rilevare questa contrapposizione.
NB: in questo capitolo si fa anche per la prima volta menzione della falsa Arya.
Davos V
Le morti di Balon e Robb sono una parziale realizzazione della profezia di Melisandre e questo non può che portare ad uno scontro tra la fede della donna e lo scetticismo di Davos. Per il momento il contrabbandiere riesce a spuntarla, facendo notare che manca ancora la morte del terzo re, ma noi sappiamo bene che anche questa è destinata a realizzarsi. Sarà interessante vedere come nemmeno questo evento spingerà Davos a convertirsi a R’holl o quantomeno ad accettare questo culto in maniera obbediente… anzi, tutt’altro. Questo mi spinge a domandarmi, a livello più generale, con quanta facilità potrebbe una persona di suo piuttosto razionale e scettica (sì, lo so che il Davos dei libri crede nei Sette Dei, ma io l’ho sempre comunque considerata più una fede data dall'abitudine che da un autentico sentimento religioso. Di base non considero il personaggio particolarmente devoto nemmeno a tale culto) mettersi in discussione di fronte ad un presunto “miracolo” o "intervento divino". Penso sia molto difficile. Lo dico proprio da persona che a sua volta ha sentimento religioso sotto lo zero e ritengo anche che sia giusto così. Però questo fa pensare come anche “noi scettici” siamo in un certo senso ancorati un nostro punto di vista, e non solo per motivi razionali ma in parte anche “ottusamente”, con una certa influenza dell’emotività.
Comunque va detto che pure Stannis, pur avendo fiducia in Melisandre, ha già notato come i messaggi di R’holl spesso siano di difficile e ambigua interpretazione. Ricordiamo che è proprio questo fatto che probabilmente spingerà la donna a sbagliarsi su Azor Ahai.
Viene anche descritto lo scempio compiuto sui corpi di Catelyn e soprattutto di quello di Robb, che è davvero grottesco, gratuito e ingiustificabile, e costituisce il dettaglio finale che fa diventare i Frey probabilmente la casate più odiata dai lettori dell’intera saga. Anche il lettore che magari capisce la rabbia e la voglia di vendetta di Lord Walder per l’affronto subito probabilmente fatica a scusare un simile accanimento. Per me è un peccato, perché avrei preferito che pure i Frey avessero una caratterizzazione un po’ più umana e meno monodimensionale.
Molto simpatico e ben scritto anche il piccolo momento di famigliarità tra Davos, Devan, Shireen e Edric, che serve in primo luogo ad accentuare le motivazioni per cui il cavaliere è tanto riluttante a sacrificare il ragazzo bastardo. Io comunque ho apprezzato molto la presentazione di un Davos così in difficoltà con la lettura, indietro con i programmi e con una mente ormai che ormai non ha più la malleabilità di quella dei ragazzi. E’ un personaggio che, non avendo tratti caratteriali particolarmente “forti”, ha bisogno di questi piccoli momenti che ne aumentano la tridimensionalità.
Jon VIII
Capitolo davvero avvincente e ben scritto, che però è molto incentrato sull'azione e sulla preparazione ad essa, sulla strategia e sulla tensione che si crea sia durante la battaglia che poco prima. Non c’è molto a livello puramente introspettivo e riflessivo, se non i fugaci pensieri di Jon su alcuni dei suoi vecchi compagni dei Bruti nel mezzo della battaglia, che però vengono sovrastati dalla necessità lottare al fianco della la confraternita, e qualche altro pensiero interessante (come quello dell'importanza di una voce alta per un comandante, o quello sulla maggiore vulnerabilità di un uomo nel momento in cui fugge).
E’ molto interessante leggere come i Guardiani della Notte si sono preparati alla battaglia, cercando il più possibile di far fronte alla loro scarsità di uomini (che viene disperatamente mimetizzata con dei fantocci di paglia più numerosi dei confratelli stessi) e della mancanza di una protezione a sud, concentrando tutte le difese sui punti strategici per la presa della Barriera, servendosi anche della gente di Città della Talpa (a me fa anche una certa tenerezza vedere questa sorta di simbiosi tra loro e i confratelli, che da un lato li difendono dai saccheggi invitandoli alla Barriera ma dall'altro vogliono anche da parte loro un contributo al combattimento). Anche tutti i dettagli pre-battaglia apparentemente insignificanti, con Jon che controlla le condizioni climatiche assicurandosi che non è prevista pioggia o neve e che consuma i suoi (forse ultimi) pasti, contribuiscono a far salire la tensione e ad aumentare l’immersione del lettore.
Jon non è specializzato nel tiro con l’arco, ma la ferita alla gamba offre un buon pretesto per farlo combattere esclusivamente da lontano (o quasi, se consideriamo il breve confronto con gli uomini che spuntano dalla botola), evitando di esporlo ad uno scontro diretto ma al tempo stesso offrendoci una visuale più ampia della battaglia. Comunque, la lontananza non rende affatto la battaglia meno adrenalinica, almeno non per chi, come me, apprezza più l’aspetto strategico e “mentale” che quello più strettamente d’azione.
La scena finale della morte di Ygritte mi ha emozionato più di quanto ricordassi. Non sono una grande amante delle storie d’amore e nemmeno particolarmente di questa coppia, ma pur nella sua semplicità e scontatezza questo addio riesce ad essere abbastanza toccante, una degna conclusione del capitolo. Comunque, nonostante questa nota amara, il successo di Jon in combattimento è il primo momento un po' più luminoso e "di sollievo” che viene offerto al lettore dopo Nozze Rosse. La stessa già citata collaborazione tra GdN e uomini di Città della Talpa, o anche lo scarso rancore che Ygritte manifesta verso Jon prima di morire, ci offre dopo tanto tempo l'esempio di un un rapporto positivo e di fiducia tra uomini. Ne seguirà uno anche nel capitolo successivo… In effetti, da qui in poi si chiude il periodo più buio della trama, almeno per quanto riguarda la Casa Stark.
Bran IV:
Capitolo molto lungo, che può anche apparire un po' pesantino visto che fino a poche pagina dalla fine non succede praticamente niente, che però ho comunque gradito per la particolare atmosfera molto ben descritta. Mi viene da fare il parallelismo con le avventura di Arya ad Harrenhal: anche lì c'è un personaggio bambino che si ritrova in un castello di grandi dimensioni e in uno stato di decadenza, con delle storie oscure su presunti spettri che fanno da sfondo. Le due situazioni però sono estremamente diverse: mentre nei capitoli di Arya, con un castello molto più popolato e movimentato, c'è una fusione tra atmosfera dark-fiabesca e una realtà più concreta e politica, con continui incontri con personaggi che da un lato sono "mostri" quasi da fiaba ma dall'altro fanno parte della ben più amara realtà della guerra, nei capitoli Bran possiamo farci avvolgere da un fantasy molto più accentuato, con momenti più classicamente horror. Inoltre Arya guarda tutte le leggende sugli spettri in maniera molto scettica e pragmatica e l'aria tetra del luogo fa da semplice sfondo alla sua inquietante evoluzione psicologica (ricordiamo che piuttosto che credere negli spettri si attribuisce lei stessa il titolo di "spettro di Harrenhal"), mentre Bran è ancora più genuinamente un bambino, che guarda al castello e alle storie che circolano a riguardo con spavento e meraviglia.
Comunque una sfumatura inquietante si può notare anche nel personaggio di Bran, e deriva dal fatto che lui entra già per la seconda volta nei panni di Hodor. Se nel capitolo precedente la cosa era giustificata dalla necessità di sopravvivere (non farsi notare dai Bruti), in questo caso l'azione è piuttosto superflua a rischia di diventare praticamente un'abitudine. Mi ha sempre colpito un po' anche il modo in cui Bran in questo capitolo ricorda il suo scontro con i Bruti nei panni di Estate: è la prima volta che, seppur nei panni di un lupo, aggredisce degli esseri umani e mi aspettavo che la cosa gli facesse un po' più di impressione, visto che almeno in apparenza è un bambino che ha conservato una certa innocenza.
L'incontro tra il gruppo di Bran e quello di Sam, preceduto da alcuni momenti di attesa da horror psicologico, rappresenta un altro piccolo momento luminoso per gli Stark dopo la tragedia delle Nozze Rosse. Se Bran non è riuscito ad interagire con Jon, perlomeno riesce a farlo con il suo confratello. E' un sollievo anche da un punto di vista letterario, nel senso che le storyline dei personaggi PdV si stanno separando sempre di più e da lettrice sento il bisogno di avere con più frequenza questi momenti di interazione. Una volta ho anche letto una teoria secondo la quale gli Stark si riuniranno solo dopo che Sam li avrà incontrati tutti uno per uno (visto che in AFFC incontra pure Arya), ma francamente non ci credo molto.
Questo capitolo chiude una fetta importante della storyline di Bran e segna un punto di non ritorno verso il suo destino oltre la Barriera. Se prima poteva ancora avere dei ripensamenti e magari scegliere un una strada "più normale", provando ad andare da qualche vassallo ancora fedele agli Stark o al Castello Nero, in questo capitolo varca il confine della Barriera e si avventura definitivamente nel magico e spaventoso mondo pieno di Estranei e non-morti. Bran suscita una certa apprensione quando, di fronte all'impazienza di Gilly di riuscire a stare in un posto caldo, si domanda quando e se ci riuscirà lui a ritrovare un posto così. Ma d'altronde gli Stark il loro "posto caldo" (metaforicamente inteso) lo hanno perso da tempo un po' tutti...
In realtà alle nozze rosse sono morti anche i 3500 soldati giunti con Robb. Ma forse tywin nn li considera come persone.
JAIME VI:
Questo è il miglior capitolo di Jaime finora, soprattutto per il sogno (che non ricordavo). Jaime è un personaggio poco riflessivo e molto impulsivo, egli è azione, istinto, passionalità pura; attraverso il sogno Martin riesce a creare una raffinata introspezione psicologica senza snaturare il carattere del personaggio. Infatti nella narrazione onirica tutto ha un valore simbolico e il simbolo viene prima del concetto, è più immediato. Ci troviamo nelle segrete di Castel Granito, compaiano i fantasmi dei Lannister e in particolare Cersei, Tywin e Joffrey. Emerge da un lato il desiderio di Jaime di ritornare dalla sua famiglia, dal' altro la sua estraneità ad essa e non è un caso che quando scompare Cersei appare Brienne (la nuova "amicizia" che si sostituisce al grande amore di Jaime). Sia Jaime che Brienne hanno una spada che rappresenta la loro stessa vita (avrei preferito che Martin non lo esplicitasse attraverso Cersei, ma vabbè...). Alla fine c'è lo scontro con i cavalieri della Guardia Reale ed emerge per la prima volta il senso di colpa di Jaime, senso di colpa che, però, non è legato all' omicidio di Aerys, ma a un altro crimine di cui Jaime si è reso involontariamente complice: l' omicidio di Aegon e Rhaenys. Potente l' immagine di Rhaegar che rappresenta il giovane e idealista Jaime che probabilmente aveva mitizzato figure come Sir Arthur Dayne e lo stesso Rhaegar.
Poi c'è la chicca finale:
"La pallida luce della luna scendeva sul ceppo su cui Jaime aveva appoggiato la testa. Il muschio che lo copriva era talmente spesso da impedirgli di notare il colore del legno. Era bianco. Un albero-diga."
Coincidenza? Io non credo!
Bello anche lo scambio con Qyburn sui fantasmi e il fatto che venga già menzionato Maestro Marwyn.
Ho molto apprezzato il fatto che Martin giocasse con il "topos" del cavaliere che salva la vergine, con la differenza fondamentale che Brienne è una vergine guerriera e Jaime ... è un cavaliere un po' particolare. Il salvataggio di Brienne ci conferma una delle caratteristiche principale di Jaime: l' essere disposto a tutto per le persone a cui vuole bene; questa scena e il momento in cui getta Bran dalla torre sono quasi due facce della stessa medaglia.
"Almeno una dozzina di battute, una più crudele dell' altra, affiorarono alla mente di Jaime Lannister. Ma lui si limitò a scrollare le spalle. "Ti ho vista in sogno" disse."
Per una volta Jaime abbandona il suo consueto sarcasmo (caratteristica che non ha mai apprezzato).
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
CATELYN V:
Il capitolo è molto triste perché è una lenta progressione verso le Nozze Rosse . Martin ci mostra (prima di ammazzarlo) un Robb molto più maturo e consapevole, bellissima la scena in cui discute i suoi piani con accanto Vento Grigio addormentato: sembra quasi che il sonno del metalupo rifletta la ritrovata sicurezza di Robb. La strategia per riprendersi il Moat Cailin è molto intelligente: non solo dimostra la capacità di sfruttare il territorio e le proprie casate, ma anche una profonda conoscenza del nemico (in questo caso gli Uomini di Ferro). Significativo come eventi dei libri futuri (l' Acclamazione di Re) vengono già anticipati in ASOS. Degno di nota anche il testamento: Robb viene spesso accusato di pensare solo alla strategia e non alla politica, in questo caso si dimostra ben consapevole dell' importanza della successione (anche se non mostra molto rispetto nei confronti di un istituzione importante per il Nord come quella dei Guardiani della Notte). Sono curiosa anche di vedere come reagirà Jon alla scoperta del Testamento di Robb (per me ne uscirà una delle pagine più belle di Asoiaf). Ho trovato abbastanza infantile l' atteggiamento di Catelyn:
"Che cosa ho fatto?" La domanda rimbalzò nella mente di Catelyn, rimasta sola presso il sepolcro di Tristifer. "Prima provoco la rabbia di Edmure, adesso quella di Robb. Eppure la sola cosa che ho fatto è stata dire la verità. Sono davvero così fragili gli uomini da non riuscire a tollerarla?"
In realtà era Catelyn che non riusciva a sopportare la verità: ovvero che Arya fosse morta (che poi in realtà lei è viva, ma questo lo sappiamo solo noi). Condivido l' amore di AryaSnow per la pioggia: in AGOT veniva sottolineato il caldo afoso dell' estate, in ASOS le piogge autunnali, in ADWD la neve.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
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Daenerys V
Questo capitolo, a differenza del precedente di Dany, mi è piaciuto molto. La caratterizzazione degli schiavisti continua ad essere del tutto monodimensionale. All'inizio il meerenese duellante viene descritto in modo elegante e perlomento esteticamente piacevole, ma poi l'immagine viene totalmente "rovinata" dall'estrema volgarità dei suoi comportamenti, dal suo background da psicopatico e dalla sua totale incapacità di lottare ad armi pari. Anche questo contribuisce (insieme ovviamente ai bambini crocifissi) a far apparire gli schiavisti privi di un minimo aspetto positivo.
Nonostante questo, nel capitolo ci sono tanti passaggi interessanti. Mi è piaciuta la differenza di idee tra Jorah e Barristan: mentre il primo è più pragmatico e ritiene che non valga la pena di perdere tempo con il duello, Barristan ha una mentalità se vogliamo molto più "moderna" e si rende subito contro dell'importanza del, per così dire, "spot pubblicitario", facendo capire a Dany che rifiutare il duello (per quanto inutile e irrilevante ai fini militari) le provocherebbe un grande danno di immagine. La scelta di Dany di ostinarsi nella conquiste di Meeren ha anch'essa motivazioni complesse: è in parte una questione di principio e di vendetta, ma in parte anche di consapevolezza di non riuscire ad affrontare un'ulteriore lunga marcia con una simile scarsità di risorse, a meno di non perdere buona parte del suo seguito.
Ho insomma apprezzato questo capitolo perché ci ho visto una maggiore complessità, con scelte non facili e diverse motivazioni che si contrappongono... per quanto avrei di nuovo gradito che anche gli schiavisti avessero delle motivazioni con cui empatizzare un minimo di più. Si poteva, ad esempio, far vedere accanto ad esempi di schiavi trattati in modo disumano anche casi di padroni che invece si comportano più decentemente verso i loro schiavi. E magari ad alcuni di questi ultimi schiavi andava abbastanza bene la loro condizione, con un padrone che non ti maltratta, non ti fa lavorare troppo, ti offre sostentamento e ti libera pure dalla responsabilità e dalla fatica di fare scelte importanti. Magari qualcuno preferisce una simile condizione rispetto ad un clima da guerra civile (che andrà poi a creare Dany), all'epidemia a alla paura costante della fame e della disoccupazione Con questo non voglio certo difendere la schiavitù, ci mancherebbe, ma è per far capire come bastava poco per rendere la situazione un po' più interessante e meno bianco-nera. Invece Martin su questo lato non ha voluto impegnarsi molto...
Scusate se ho divagato, torniamo al capitolo. Ho apprezzato anche la descrizione dei duello, in cui viene descritto lo stile di combattimento particolare di Belwas, tipico di uno schiavo che ha sempre combattuto per intrattenere la folla. Nella serie tv è stato scelto di far ricoprire questo ruolo a un personaggio un po' più importante. Daario, ma la scelta di Martin è molto più realistica (è improbabile che Dany arrivi a rischiare la vita di sostenitori che ritiene preziosi) e inoltre l'autore non ha bisogno di un duello per caratterizzare i personaggi più di spicco, che hanno già il loro spazio a sufficienza, ma anzi sceglie di concedere un momento di gloria anche al grezzo eunuco, che probabilmente non avrebbe occasione di emergere altrove.
"Bella" anche la descrizione delle fogne da parte di Ben il Marrone: anche se è solo un ricordo del passato da parte di un personaggio non troppo memorabile, rende davvero bene quando è pericoloso e sgradevole il luogo. Dany inizia a mostrare segni del suo invaghimento per Daario e finora non trovo ancora troppo invasivi questi passaggi. E' ad un certo punto di ADWD che si inizia davvero ad esagerare...
E infine ci sono ovviamente le grandi rivelazioni su Barristan e Jorah. Non ricordo se all'epoca avessi già da prima sospettato di Barristan, ma trovo comunque che la cosa sia stata ben gestita e sia soprattutto un ottimo modo di sfruttare un personaggio che in AGOT non passa certo inosservato. Quanto a Jorah, per quanti difetti abbia quell'uomo, a me dispiace comunque molto per lui. Trovo che sia un personaggio molto sottovalutato: per molti versi poco simpatico, ma davvero incredibilmente umano e di spessore per non avere nessun PdV. Si nota subito la differenza di atteggiamento tra i due, con un Jorah più aggressivo e interessato ad accusare rispetto a Barristan. Ma è un concetto che emergerà ancora di più nel capitolo successivo.
Tyrion VII
Capitolo molto corto che serve solo come intermezzo, ma gradevole.
Particolare e suggestivo il gioco erotico con Shae nella sala dei teschi, probabilmente la scena erotica più particolare tra le innumerevoli che hanno avuto nel corso della saga. Non a caso è l'ultima in assoluto che avranno e questo mi rende veramente triste, visto che tra poco Tyrion avrà la definitiva conferma della totale finzione della ragazza e ogni illusione verrà spezzata. Sotto questo aspetto Tyrion mi ricorda Sansa stessa con Joffrey in AGOT ma, mentre in quest'ultimo caso non vedevo l'ora che la bambina aprisse finalmente gli occhi, non riesco a fare a meno di guardare al rapporto Tyrion-Shae con un velo di amarezza.
Si accentua sempre di più l'abitudine di Sansa a tenere nascosti i propri sentimenti. Il fatto di essere riuscita a farlo persino alla notizia della morte di sua madre e suo fratello fa capire quanto ormai abbia sviluppato tale capacità.
SAMWELL III:
Mi è piaciuto molto come è costruito questo capitolo: prima Sam riesce a sconfiggere Piccolo Paul-morto, poi viene salvato da Manifredde. In tal modo la figura di Sam non viene né pompata, né sminuita. Belli anche i momenti che precedono lo scontro, il sogno di Sam, il ripensare a sua madre e la tensione che si avverte quando si sveglia.
ARYA IX:
Sono d'accordo con Arya Snow sul fatto che le interazioni tra Arya e il Mastino siano più interessanti di quelle con Sansa e sul fatto che i due siano simili. Entrambi sono contraddistinti dalla rabbia: ma mentre la rabbia di Arya è quella di una bambina che ha subito un trauma recente, quella di Sandor è la rabbia di un uomo che ha scelto di basare la sua vita sul rancore nei confronti del fratello. E il fatto che entrambi odino la Montagna è un altro punto in comune. Sono sempre più convinta che ad uccidere Ser Gregor (questa volta definitivamente) sarà Arya (sfruttando una tecnica simile a quella di Oberyn).
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Sansa IV
Questo capitolo è per ovvie ragioni strettamente legato al successivo di Tyrion: narrano entrambi il matrimonio di Joffrey fino al suo "movimentato" finale. E' uno dei tanti casi in cui Martin utilizza la tecnica di intrecciare tra loro diversi PdV contrapposti per mettere in scena un evento importante, cosa che personalmente adoro.
La psicologia della ragazza è gestita con abilità ed equilibrio: si è trovato un modo credibile per renderla "forte" (se così vogliamo chiamarlo, definizione che per me è corretta perché ci sono diversi modi per essere forto e questi è uno di essi) ma al tempo stesso farle mantenere quell'indole "passiva" che finora l'ha sempre contraddistinta e che è coerente col personaggio. La trovata di farle sfruttare un insegnamento avuto ancora all'epoca in cui era piena di illusioni, quello di Septa Mordane sulla cortesia come armatura di una vera lady, per evitare di crollare in un'epoca in cui le sue illusioni sono ormai tutte andate violentemente in frantumi, è alquanto brillante. E' diametralmente l'opposto della "legge del contrappasso" che invece è stata invece esercitata su Sansa sotto altri aspetti: quella di affiancarla sempre a uomini sgraditi e/o inquietanti (Joffrey, Sandor, Tyrion, Ditocorto...) quasi come "punizione" per aver puntato troppo su un ideale di principe perfetto inesistente. In questo caso invece un elemento che fa parte del suo periodo più "infantile" viene rielaborato e incanalato a suo favore.
C'è però anche da dire che questo atteggiamento di Sansa suscita sentimenti contrastanti, in quanto il lettore sa benissimo che Tyrion in fondo ha buone intenzioni (se escludiamo il fatto che lui "la desidera", prospettiva non certo allettante per la ragazza) e arriva a sperare in una maggiore fiducia e collaborazione tra i due. Quindi, mentre in AGOT Sansa incontrava l'ostilità di molti per essere troppo vicina ai Lannister, qui paradossalmente si attiva una certa dose di antipatia per aver deciso di non fidarsi più, nel modo più categorico e assoluto, di nessun membro di quella famiglia.
Resta il fatto che è uno dei personaggi a cui si può applicare più in assoluto il detto "attenzione a quello che desideri".
La preparazione al matrimonio è molto ben narrata, con la ricchezza quasi "barocca" di dettagli che contraddistingue Martin nel momento in cui si dedica alla descrizione dei festeggiamenti. Mi stupisco sempre come queste descrizioni riescano a non stufarmi, forse il segreto è anche alternarle a passaggi più introspettivi. Gran parte di entrambi i capitoli è dedicata a sottolineare ulteriormente il carattere odioso di Joffrey, probabilmente per preparare il lettore al "gustoso" momento in cui fa una brutta fine. La distruzione del libro per me forse è stato uno degli apici, sarà che mi sento sempre terribilmente dispiaciuta nel vedere distrutte delle ricchezze culturali
Altra piccola nota: è carino per una volta vedere Shae da una prospettiva che non sia quella di Tyrion, con la personalità della prostituta che per un istante emerge in maniera più "oggettiva", col suo attaccamento al denaro e la sua determinazione alla scalata nella società. Inoltre ovviamente la descrizione delle nuvole a forma di castello, che alla fine finisce per "crollare", è un ovvio riferimento a Grande Inverno e al tempo stesso un'anticipazione di come Sansa finirà per "ricostruirlo" a Nido dell'Aquila.
Tyrion VIII
Ed ecco che arriva il momento tanto atteso da molti lettori.
Penso che sia stato decisamente il momento ideale per far morire Joffrey: proseguire ulteriormente a fargli avere comportamenti odiosi e deprecabili lo avrebbe reso alla lunga stucchevole e quindi meno efficace. Invece così va benissimo: al matrimonio il ragazzino dà "il meglio di sé" (pur non arrivando paradossalmente ai livelli di gravità delle azioni passate. Non ha fatto uccidere nessuno, ad esempio) e quindi ci lascia all'apice della sua gloria, come personaggio sicuramente memorabile e che in un certo senso mi mancherà. Sì, perché nel suo essere assolutamente odioso, quasi totalmente negativo in una saga ricca di sfumature di grigio, è anche terribilmente divertente e con la sua capacità di farsi odiare finisce per essere la vera star di molte delle scene in cui è presente.
Faccio anche una confessione sadica che mi fa sentire un po' una brutta persona: ammetto che la cosa che i ha dato più soddisfazione non è nemmeno la morte di Joffrey in sé, ma la sofferenza di Cersei. Un po' dovrebbe dispiacermi, perché è pur sempre una madre che perde un figlio, ma il modo accondiscendente in cui lei trattava tutte le sue malefatte era più fastidioso delle azioni di Joffrey stesso.
Nel capitolo viene rivelato anche un mistero che è rimasto in sospeso molto a lungo, fin dai tempi di inizio AGOT: il proprietario del pugnale usato per l'attentato a Bran. Non so se sia stata una trovata di Martin "a posteriori" o se lui lo avesse in mente fin dall'inizio, ma nel complesso la cosa funzione discretamente. Era necessario risolvere questo interrogativo rimasto in sospeso, in modo da evitare un vero e proprio buco di trama.
Non ricordo se all'epoca ho trovato o meno sospetto il gesto di Olenna di sistemare la rete per capelli a Sansa. Forse no, non perché non fosse effettivamente intuibile, ma perché magari ero fin troppo presa dagli eventi del matrimonio nel complesso, dall comportamento di Joffrey e dalle interessanti interazioni tra Sansa e Tyrion per farci troppo caso. Probabilmente l'intento di Martin era proprio quello di mascherare il colpevole con tutti questi altri contenuti, anche se ovviamente un lettore fin veramente attento e distaccato fin dalla prima lettura se ne accorge con facilità.
Ironico il commento di Tyrion su quanto invidia Ditocorto per essere in quel momento altrove: ha ben più motivo di invidiarlo di quanto pensi, visto che a breve sarà proprio lui (e non Ditocorto, il vero colpevole principale, che paradossalmente è lontano dalla scena del delitto) ad essere accusato del "grande misfatto".
Divertente anche vedere come Olenna finge di voler aiutare Joffrey e di sentirsi dispiaciuta per lui. Mi domando solo se Margaery stesse del tutto fingendo o se fosse almeno in parte all'oscuro del piano. La sicurezza che ha mostrato a Sansa di fronte alle rivelazioni sul vero carattere di Joffrey, a inisio ASOS, fa pensare che già immaginasse qualcosa...
Per il resto, valgono anche per questo capitolo le mie considerazioni precedenti sul rapporto tra Sansa e Tyrion e sulla ricca descrizione della festa.