Ed eccomi finalmente ai capitoli di questa settimana!
DAVOS III:
La cosa che piú mi ha colpito è il discorso di Melisandre:
"La notte è oscura e piena di terrori, il giorno è chiaro e spendido, pieno di speranza. L'
una è nera, l' altro è bianco. Esiste il ghiaccio ed esiste il fuoco.Odio e amore. Amaro e dolce. Dolore e piacere. Inverno ed estate.Male e bene. Maschio e femmina."
Esso è opposto al discorso fatto da Jojen nel capitolo precedente, ma entrambi contengono un riferimento al titolo della saga (A song of ice and fire). Io ho il sospetto che la magia dei figli della foresta e quella dei preti rossi siano opposte e complementari, ed entrambi necessarie alla lotta contro gli estranei. Mi ha colpito molto anche questa frase:
" Credi forse che abbia davvero attraversato metá del mondo soltanto per mettere un ennesimo, vuoto re su un ennesimo, vuoto trono?"
Mi ha ricordato molto quando Varys quando dice a Ned in prigione di agire per il bene del reame. Entrambi seguono la logica del "il fine giustifica il mezzo": Varys cercando la pace attraverso il caos, Melisandre la luce attraverso le ombre.
JON III:
Jon è "costretto" a fare sesso con Ygritte per dimostrare di non essere piú un guardiano della notte. Ció peró un pone affatto fine al suo dilemma interiore, anzi lo amplifica: é diviso tra il senso do colpa e il desiderio di lasciarsi andare (ma perchè non esistono piú uomini cosí?). Mi ha colpito molto questa frase:
"È stato cosí anche per mio padre? Si domandò. " È stato anche lui debole quanto me, quando disonoró se stesso nel letto di mia madre?"
È una frase che si puó benissimo riferire a Rhaegar.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
CitaE' un'interpretazione sicuramente interessante e che si presta ad interpretazioni. Io però più che un approccio sul lungo termine, ho sempre visto gli Stark più propensi alla conservazione, alla difesa di tutto il bagaglio di tradizioni del Nord, alla peculiarità di questo ambiente (e quindi anche alla Barriera, gli Estranei, i bruti, i figli della foresta, etc...); anche tutto il discorso che "ci deve sempre essere uno Stark a Grande Inverno", ribaduto dal Liddle, va in questa direzione di immutabilità del Nord e della famiglia che dovrebbe governarlo. Gli Estranei sono di quanto più antico esista ed è quindi in linea con questa concezione che siano gli Stak a doversene occupare più direttamente. Per i Lannister invece la gloria della casata è qualcosa proiettato nel presente e nel futuro, qualcosa in divenire piuttosto che qualcosa di appartenente ai tempi antichi.
Tutto questo sicuramente. Certo che gli Stark hanno una certa tendenza "alla conservazione" a alla difesa delle loro antiche tradizioni, ed è più questo che muove consciamente gli Stark e in generale la gente del nord rispetto ad un approccio a lungo termine. Quella di cui parlo io però è una tendenza che va anche al di là del mero desiderio consapevole dei singoli personaggi, quasi involontaria e più letteraria/tematica/simbolica che psicologica. "Winter is Coming" è un motto che racchiude in sé una grande verità di cui sicuramente nemmeno Ned e company sono davvero consapevoli. Non sanno fino a che punto l'arrivo dell'inverno stia davvero arrivando e fino a che punto bisognerebbe pensare più a questo che agli intrighi di corte estivi (infatti mi pare che Ned si preoccupasse di rafforzare i GdN per via dei Bruti, non tanto per via degli Estranei. Anzi, nel primo capitolo di Catelyn di AGOT lui respinge apertamente una simile "superstizione"). Eppure, anche senza averne la totale consapevolezza, con il loro motto gli Stark "ci hanno preso" e quindi sono arrivati in qualche modo a rappresentare il concetto.
Inoltre secondo me anche altri aspetti delle casate Stark e Lannister si ricollegano a queste tematiche, ma è il caso che le citi quando si presenterà effettivamente l'occasione propizia nel corso della rilettura.
Davos III
Capitolo interessante, a mio parere sicuramente più del precedente di Davos,
A ben pensarci, il tema del personaggio detenuto in cella è davvero ricorrente in Martin. Abbiamo già avuto descrizioni e situazioni diverse di questo tipo: lo straziante capitolo di Eddard nelle celle oscure della Fortezza Rossa (che a me personalmente spezza il cuore anche più del capitolo della su morte), i più tranquilli arresti domiciliari di Catelyn (in cui il tormento è tutto puramente interiore), il modo più fiero e sfacciato di affrontare la prigionia di Jaime. Con Davos abbiamo una situazione più "nel limbo": le condizioni sono dure, ma non sono fonte di sofferenza come in altri casi (anzi, il calore lo aiuta a guarire), viene trattato in modo freddo dai carcerieri ma senza maltrattamenti, anche livello psicologico la sua condizione è più di attesa e dubbio che di sofferenza. Forse per questo è una prigionia meno coinvolgente da leggere, ma è la "concorrenza" che è molto potente come impatto emotivo.
Ho apprezzato in cui i passaggio in cui Davos si sente seriamente dispiaciuto alla sola ipotesi che possa essere stato Salladhor Saan a denunciarlo, e sollevato nello scoprire che probabilmente non è così. Significa che tra i due probabilmente c'è davvero una certa amicizia genuina.
Davvero azzeccata la tecnica "simbolica" che Melisandre usa per approcciarsi a Davos, fingendo di volergli togliere la torcia e quindi dimostrando quanto in realtà ha bisogno del fuoco (e quindi anche quanto è importante il Dio del Sole). E' una perfetta introduzione per un dialogo tra Davos e Melisandre per una volta meno ostile del solito, non dico di avvicinamento ma in qualche modo di una chiusura meno totale. Tra l'altro è già il semplice fatto che Melisandre sia così tollerante a un palese e dichiarato miscredente come Davos (che non si fa problemi a dire sinceramente la sua), mentre non si fa problemi a bruciare tutti gli altri, a renderla un personaggio interessante, enigmatico e ben più sfaccettato di quello che avrebbe potuto essere.
Il resto... spero domani
DAENERYS III:
Questo è uno dei capitoli a cui sono piú affezionata, è stata una delle prime scene che ho visto in televisione, e ricordo che quando l' ho letto per la prima volta (sebbene sapessi come sarebbe andata a finire) sono stata in tensione fino all' ultimo momento. Riflettevo su una cosa: Daenerys è di sangue valiriano, è madre dei draghi (che sono il simbolo dell' antica valyria), e si é impegnata a distruggere lo schiavismo, su cui l' impero di Valyria si fondava.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
SANSA III:
Capitolo molto emozionante. Se alla prima lettura mi era dispiaciuto soprattutto per Tyrion, questa volta prevale l' empatia per Sansa. È triste il fatto che non si siano mai avvicinati, nonostante gli sforzi di Tyrion. Mi ha colpito molto ser Garlan Tyrell:
"Ma il tuo Folletto sará un marito migliore. È un uomo piú grande di quanto appaia."
Menzione speciale anche per Tommen:
" Anch' io voglio sposarmi" dichiaró il piccolo principe cicciotello, orgoglioso dei suoi nove anni. "Sono piú alto di mio zio!"
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Jon III
Un capitolo in gran parte riservato all’esplosione amorosa tra Jon e Ygritte. Tra i due infatti è scoppiata una vera e propria passione, che nonostante il ruolo ambiguo di Jon è genuina da parte di entrambi. Mentre nel suo primo dialogo con Mance gli racconta una “bugia che è soltanto a metà” per convincerlo della sua motivazione ad unirsi ai Bruti, quello che Jon sente per Ygritte è proprio “vero”, solo che per coincidenza tale verità rispecchia anche il ruolo che deve recitare. Insomma, buon per lui che unisce l’utile e il dilettevole. Di solito non mi piace molto come Martin rende le scene d’amore/sesso, ma in questo caso secondo me sono ben riuscite, probabilmente le migliori di ASOIAF.
Non concordo molto con Aegon il Mediocre quando dice che Jon vede la causa dei GdN solo come un “lavoro”. Secondo me per lui si tratta anche di un “fine superiore”, quello di proteggere la sua gente, che per quanto sia più terra-terra e meno ambizioso di quello di Daenerys, è comunque qualcosa a cui lui tiene profondamente. Non a caso in diverse occasioni quando osserva i Bruti pensa inevitabilmente ai danni che possono fare alle sue terre. Detto questo, sarà la mia sensibilità moderna, ma non ho mai empatizzato con tutti i sensi di colpa che si fa per il tradimento del voto di castità: alla fine il compito principale del GdN è proteggere il reame, e i rapporti sessuali con Ygritte di suo non pregiudicano il raggiungimento di questo scopo… a meno che sotto questo senso di colpa non si nasconda anche la paura di qualcosa di più preoccupante, ovvero di innamorarsi della donna al punto da rischiare di “passare dall’altra parte”. Di trovarsi insomma intrappolato tre le due parti in una situazione “senza uscita” simile quella di Gendel sotto la Barriera, di cui si parla proprio in questo capitolo. Inoltre, nonostante questo sia decisamente il capitolo in cui Jon si sente più confuso riguardo alla sua appartenenza (inizia pure a rendersi conto di provare veri e propri sentimenti di simpatia verso alcuni Bruti, come Lungapicca), secondo me più che verso la confraternita avrebbe motivo di sentirsi in colpa verso Ygritte. In fondo il vero tradimento è nei suoi confronti, non nel confronti dei GdN. La sta illudendo facendola invaghire di lui, convincendola della propria lealtà, nella consapevolezza che ben presto dovrà sicuramente abbandonarla e combatterla. Il “fine superiore” lo richiede, ma resta il fatto che è controverso come atteggiamento. Per il momento però Jon non sembra ancora rendersi conto di questo problema; affronterà solo in seguito questo senso di colpa.
Daenerys III
Mi trovo molto in sintonia con il parere di sharingan su questo capitolo: ben fatto la con un grosso limite.
A rileggerlo, lo trovo scritto e orchestrato con grande cura, meglio di quello che ricordassi: le vere intenzioni di Daenerys sono anticipate da svariati dettagli che si fanno sempre più insistenti, ma che al tempo stesso evitano essere troppo palesi. Si pone parecchio l’accento sulla finta barriera linguistica che sta alla base del piano, ed è anche la prima volta che abbiamo la traduzione di “valar morghulis” (quel “tutti gli uomini devono morire” si addice come preludio alla grande strage che da lì a poco avverrà). Ma la cosa più importante è quando Dany interroga Missandei sugli Immacolati e sulla loro possibilità di tradire lo stesso padrone che hanno servito per tanti anni: a prima vista appare come una mera prova di lungimiranza di Dany per il periodo post-bellico (si domanda su cosa poterne fare di tutto quell’esercito di eunuchi dopo che avrà conquistato il Trono di Spade), ma in realtà è anche un modo per assicurarsi che gli Immacolati obbediscano prontamente quando lei darà il fatidico ordine. Poi c’è un altro passaggio, in cui Dany guarda i nobili per le strade di Astapor e si domanda quanti di loro riusciranno a generare figli. Anche quello anticipa decisamente il finale, anche se probabilmente è così marginale che passa inosservato.
Al tempo stesso, nonostante la cura con cui si costruisce tutto il climax per il trionfale evento finale, anche per me l’effetto risulta un po’ smorzato dalla monodimensionalità degli schiavisti. Anche in questo capitolo si fa di tutto per presentarli nella maniera più negativa possibile, senza un minimo spiraglio di…non dico “redenzione”, ma anche un qualche piccolo pregio. Significativo il fatto che, anche quando riescono a strappare a Dany la proposta di vendere Drogon in cambio di tutti gli Immacolati, pur sapendo che si tratta di una merce di valore inestimabile pretendono comunque in aggiunta anche tutti i beni che Daenerys possiede. Avidità e crudeltà ai massimi livelli. Martin si premura di inscenare l’evento finale nella Piazza del Supplizio e di descrivere poco prima, in modo piuttosto dettagliato, le spaventose immagini degli schiavi disobbedienti lì trucidati, cosa sicuramente finalizzata ad accentuare il sollievo per la liberazione finale. Tuttavia adesso dico una cosa che probabilmente non condivide nessuno: il disprezzo che il lettore dovrebbe provare per questi individui è talmente indotto con tutti i mezzi possibili, talmente “ficcato a forza”, che per andare controcorrente per certi versi mi viene quasi da provare un pizzico di pena per loro. Quasi, eh.
Ricordo anche che è un capitolo controverso per quello che da una parte dei lettori è ritenuto un plot hole: secondo alcuni è irrealistico che gli schiavisti non abbiano preso i draghi a Dany direttamente con la forza, così come si ritiene forzata la loro scelta di consegnarle l’esercito di Immacolati dentro le mura e non fuori.
Sansa III
Un capitolo davvero bellissimo, tra i migliori del libro. Anche se noi sappiamo già il destino di Sansa, questo non rende meno doloroso assistere alla scoperta anche da parte sua. Tutta l’interazione tra lei e Tyrion è ricca di sottili sfumature, piena di immensa tristezza, ma anche di rancore e tentativi di farsi forza per resistere. Nonostante Sansa sia un’evidente vittima, ricordo che il suo comportamento è sempre stato fortemente dibattuto tra i fan e anche biasimato da una certa schiera. Si ritiene troppo duro il modo in cui lei tratta Tyrion, prima rifiutando di inginocchiarsi e poi nel modo brusco e assoluto in cui si nega a lui. Inoltre la ragazza viene accusata di eccessiva superficialità per il fatto di concentrare i propri pensieri così tanto sull’aspetto fisico del nuovo sposo. Non condivido molto tali critiche, vista la situazione terribile che Sansa si ritrova ad affrontare, e inoltre le trovo riduttive: è vero che Sansa guarda con disprezzo l’aspetto estetico di Tyrion, ma al tempo stesso quando questi le propone di sposare Lancel (ben più attraente) al posto suo decide che un Lannister non è migliore di un altro.
Da notare anche che prima di recarsi al tempio Sansa, per farsi coraggio, si ripete di essere un lupo, ovvero una Stark di Grande Inverno. Un pensiero del genere di legge molto più spesso nella testa di Arya, altro segno che le due sorelle sono meno diverse di quello che sembra.
C’è anche da notare il comportamento piuttosto spietato di Cersei per tutta questa situazione. Pur essendo anche lei una donna, che tra l’altro ha sempre vissuto il matrimonio combinato con grande disagio, mostra per Sansa ben poca solidarietà femminile nel farle presente con freddezza che ogni ribellione è inutile.
Spassosa la scena del piccolo battibecco che vede Tyrion umiliare pubblicamente Joffrey, evitando il rituale della messa a letto. A rileggerla viene da un lato da applaudirlo, ma dall’altro c’è l’amara consapevolezza che anche queste parole in cui il Folletto si lascia andare contribuiranno a farlo condannare per regicidio negli sviluppi futuri.
Adesso però devo proprio andare a nanna Vediamo se mi verrà da aggiungere altro quando sarò più lucida...
In grande ritardo, posto i POV della settimana passata. Bravi che non siete andati avanti! Adesso potete! XD
Davos III
Una cosa che ho trovato interessante è il calore emanato dalle rocce di Dragonstone. Mi ricorda la hi tech con cui è riscaldato Winterfell. A Winterfell usano le acque termali, chissà se a Dragonstone usano il “respiro di drago”:
The smooth stony passages beneath the great mass of Dragonstone were always warm, and Davos had often heard it said they grew warmer the farther down one went. He was well below the castle, he judged, and the wall of his cell often felt warm to his touch when he pressed a palm against it. Perhaps the old tales were true, and Dragonstone was built with the stones of hell.
Interessante anche l’apologia di Melisandre del suo credo, basato sugli opposti, R’hllor e il Great Other whose name may not be spoken, il fuoco e il ghiaccio, la vita e la morte:
“The way the world is made. The truth is all around you, plain to behold. The night is dark and full of terrors, the day bright and beautiful and full of hope. One is black, the other white. There is ice and there is fire. Hate and love. Bitter and sweet. Male and female. Pain and pleasure. Winter and summer. Evil and good.” She took a step toward him. “Death and life. Everywhere, opposites. Everywhere, the war.”
Melisandre enuncia anche la profezia di Azor Ahai, interpretandolo come Stannis, che rinascerà a Dragonstone dopo la sconfitta nella Battaglia delle Acque Nere:
When the red star bleeds and the darkness gathers, Azor Ahai shall be born again amidst smoke and salt to wake dragons out of stone.
Sappiamo bene che unendo i puntini, colei che nei 5 libri rinasce tra il fumo della pira e il sale delle lacrime per svegliare i draghi dalla pietra è in realtà Daenerys. Anche se, quando Melisandre è alla barriera e chiede alle fiamme di vedere il prescelto, queste non le mostrano che la neve, snow. In attesa di TWOW, la lotta è a due.
Anche a me come a @Aegon il mediocre è piaciuto molto questo passaggio:
Were my sons no more than a lesson for a king, then? Davos felt his mouth tighten.
Mi colpisce anche il paragone che Davos fa tra sé e Alester Florent, quasi come a riconoscere il maggior rango del suo compagno di cella anche dal modo con cui è fuggito dalla Battaglia, lui con gli anelli alle dita, mentre Davos non poteva dire di avere neanche quelle:
He still wears those rings, noted Davos, who had lacked even all of his fingers.
Entrambe contribuiscono a delineare sottilmente e, allo stesso tempo, con un estrema e brutale chiarezza l’umiltà, il senso di secondarietà di Davos.
Paragone che nel finale del POV si ribalta totalmente: l’apparente lignaggio di Alester Florent non è che uno specchietto per le allodole. Davos ne esce moralmente vincente nella fedeltà all’essenza stessa del proprio re, dell’uomo a cui deve ogni sua fortuna:
I am the king’s man, and I will make no peace without his leave.
Nel discorso che precede questo climax, Davos pennella la figura di Stannis, mettendo in risalto quanto poco i compromessi della vita di corte e della politica Westerosiana si accordino alla sua natura. Mai rinnegherà la sua causa finché la riterrà “giusta”, mai potrà rinnegare una verità anche per convenienza, e mai si piegherà ad offrire sua figlia ad uno dei frutti di quello che ritiene essere un abominio (l’incesto dei gemelli Lannister), piuttosto la preferirebbe morta.
SPOILER GOT 5
E chissà se questa non possa essere un’anticipazione sulla sua sorte.
Piccolo inciso: Aerion Brightflame viene nuovamente nominato. Sì lo so è la mia fissa.
Jon III
In questo POV agli occhi di Ygritte, Jon si configura come colui che l’ha rapita, mettendosi sullo stesso piano del padre (vero).
Molto bella la descrizione di Ghost, il cui caldo respiro nel freddo dell’estremo Nord, ammicca al caldo respiro dell’altra metà del sangue di Jon:
The white wolf never howled, yet something drew him to the heights all the same, and he would squat there on his hindquarters, hot breath rising in a white mist as his red eyes drank the stars.
Che tenero Jon: la carne è debole e le scuse che la razionalità riesce a darsi per aver ceduto ad un istinto molto irrazionale hanno una grandissima creatività. Questo passaggio è terribilmente ironico:
The proving had been so sweet, though, and Ygritte had gone to sleep beside him with her head against his chest, and that was sweet as well, dangerously sweet. He thought of the weirwoods again, and the words he’d said before them. It was only once, and it had to be. Even my father stumbled once, when he forgot his marriage vows and sired a bastard. Jon vowed to himself that it would be the same with him. It will never happen again.
It happened twice more that night, and again in the morning, when she woke to find him hard.
Sono d’accordo con @sharingan quando dice che è sempre più evidente in Jon l’ipocrisia dell’assoluzione per missione tra i wildlings. Anche lui si trova di fronte a dilemmi dilanianti simili quantomeno nello stato interiore a quelli che vediamo in Jaime. Del resto Jon adesso ha pure l’età che aveva Jaime quando rinunciò a Casterly Rock per Cersei indossando la cappa bianca. Ci sta che non ragioni prettamente con la testa, come in parallelo ha fatto anche Robb.
If this is so wrong, he wondered, why did the gods make it feel so good?
E come diceva @Aegon il mediocre, non può che scendere un velo di tristezza alla fine del pov:
Let’s not go back t’ Styr and Jarl. Let’s go down inside, and join up with Gendel’s children. I don’t ever want t’ leave this cave, Jon Snow. Not ever.
Daenerys III
Dany si sogna nei panni di Rhaegar, anche lei su un nero destriero, Drogon, a sconfiggere le armate di ghiaccio dell’usurpatore sul Tridente:
That night she dreamt that she was Rhaegar, riding to the Trident. But she was mounted on a dragon, not a horse. When she saw the Usurper’s rebel host across the river they were armored all in ice, but she bathed them in dragonfire and they melted away like dew and turned the Trident into a torrent.
Se si può fare affidamento sui sogni di drago, si può leggere in questo il destino di Daenerys, e, sommandolo alla profezia di Melisandre, un ulteriore indizio del fatto che possa essere lei Azor Ahai reborn, venuta per sconfiggere le truppe del Great Other.
Si ripropone anche la profezia di Quaithe, che ricorda anch’essa il discorso sugli opposti di Melisandre:
Remember. To go north, you must journey south. To reach the west, you must go east. To go forward you must go back, and to touch the light you must pass beneath the shadow.
Questa era già stata enunciata in ACOK, Daenerys III, e riguardando le considerazioni che avevo fatto, non mi erano uscite grandi idee per i possibili sviluppi futuri, se non un invito alla consapevolezza, la ricerca dell’identità, delle radici, della conoscenza e degli antichi saperi. L’unica considerazione che si può fare è che sicuramente la parte sull’andare ad est per arrivare all’ovest, Dany la prende abbastanza letteralmente.
La campanella argentata nei capelli della Khaleesi suona delle note dolenti per Astapor. Significativo anche che la vicenda si sposti dalla Plaza of Pride alla Plaza of Punishment. Non solo i Bolton hanno l’abitudine di scuoiare, sembra. I loro (degli schiavisti) cavalli hanno maggior senso al percepire la presenza dei draghi.
It is time to cross the Trident, Dany thought, as she wheeled and rode her silver back. Her bloodriders moved in close around her. “You are in difficulty,” she observed.
“He will not come,” Kraznys said.
“There is a reason. A dragon is no slave.” And Dany swept the lash down as hard as she could across the slaver’s face. Kraznys screamed and staggered back, the blood running red down his cheeks into his perfumed beard. The harpy’s fingers had tom his features half to pieces with one slash, but she did not pause to contemplate the ruin. “Drogon,” she sang out loudly, sweetly, all her fear forgotten. “Dracarys.”
E con grande astuzia si prende gli Immacolati e conquista Astapor.
Sansa III
Il tassello del magico mondo di Sansa che va a sgretolarsi in questo POV lo fa con tutta la violenza della frase di Cersei che lo introduce:
The gods have been kind to you, Sansa. You are a lovely girl. It seems almost obscene to squander such sweet innocence on that gargoyle.
Sansa è talmente disperata di quanto accade che arriva a rivolgersi addirittura a Joffrey. I dialoghi della realtà Lannister, si alternano alle fantasie Tyrell, inframezzati da momenti di lucidità:
But then she remembered what Dontos had told her in the godswood. Tyrell or Lannister, it makes no matter, it’s not me they want, only my claim.
Cosa che si fa chiara, nel momento in cui i Tyrell raggiungono gli invitati alla festa post-celebrazione.
L’unico gesto di “ribellione” che Sansa si concede è il non inchinarsi nel momento in cui Tyrion le deve mettere il mantello.
Why should I spare his feelings, when no one cares about mine?
Si percepisce che anche Tyrion non sia follemente entusiasta di questo matrimonio. Meraviglioso il modo in cui risponde a Joffrey, tocca l’apice dell’amarezza nel momento in cui da solo con Sansa ricorda il suo matrimonio precedente. Quello con Tysha:
“Lady Tysha.” His mouth twisted. “Of House Silverfist. Their arms have one gold coin and a hundred silver, upon a bloody sheet. Ours was a very short marriage... as befits a very short man, I suppose.”
Terribile il momento in cui Tyrion riconosce in Sansa una bambina ma allo stesso tempo un qualcosa di appetibile da concedersi volentieri. Ma alla fine il distacco ed il rifiuto che le vede negli occhi gli fanno cambiare idea.
Piccoli incisi:
Lady Merryweather inizia già a farsi notare: Lady Merryweather, the Myrish beauty with the black hair and the big dark eyes, spun so provocatively that every man in the hall was soon watching her.
Vengono menzionati Aegon the Unworthy e i suoi bastardi, personaggi del passato che aleggiano anche in ASOIAF: One of the Aegons did too. The third one, or the fourth. He had lots of whores and lots of bastards. […] That King Aegon, he had any woman he wanted, whether they were married or no.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Il 9/5/2018 at 00:10, AryaSnow dice:secondo me più che verso la confraternita avrebbe motivo di sentirsi in colpa verso Ygritte. In fondo il vero tradimento è nei suoi confronti, non nel confronti dei GdN. La sta illudendo facendola invaghire di lui, convincendola della propria lealtà, nella consapevolezza che ben presto dovrà sicuramente abbandonarla e combatterla. Il “fine superiore” lo richiede, ma resta il fatto che è controverso come atteggiamento. Per il momento però Jon non sembra ancora rendersi conto di questo problema; affronterà solo in seguito questo senso di colpa.
Non sono d'accordo. La passione di Jon verso Ygritte, per quanto non mi abbia mai appassionato più di tanto, sembra essere molto genuina. Non c'è del dolo nel fatto che lui la faccia invaghire, succede, né nel fatto che si voglia mostrare leale ai bruti, è una questione di sopravvivenza. Il sentimento come dicevo è genuino, ma complicato da un serie di circostanze, che lo pongono in un contesto abbastanza simile a quelli che, anche Jaime, sappiamo ha dovuto affrontare. Questo non esclude un sesno di colpa futuro o presente, ma definire il comportamento di Jon nei confronti di Ygritte, addirittura, un tradimento mi sembra un termine molto forte. Probabilmente troppo forte.
Il 9/5/2018 at 00:10, AryaSnow dice:C’è anche da notare il comportamento piuttosto spietato di Cersei per tutta questa situazione. Pur essendo anche lei una donna, che tra l’altro ha sempre vissuto il matrimonio combinato con grande disagio, mostra per Sansa ben poca solidarietà femminile nel farle presente con freddezza che ogni ribellione è inutile.
Magari l'interpretazione può essere molto soggettiva, ma non ho trovato spietato il comportamento di Cersei. Per la costruzione del personaggio come lo conosciamo, traspare dell'amarezza dalle parole estremamente ciniche che rivolge a Sansa (It seems almost obscene to squander such sweet innocence on that gargoyle). E' lo stesso cinismo che, come avevamo rilevato in ACOK con gli altri, fa di Cersei una sorta di secondo "mentore" per Sansa, dal punto di vista femminile, oltre a Sandor. Mi viene in mente ACOK, Sansa VI, di cui riporto alcuni stralci del commento che al tempo fece @JonSnow;:
CitaAncor più pregno e interessante lo scambio che segue, il quale è una prosecuzione del monologo precedente di Cersei, la quale indirettamente si mostrava quasi una mentore per Sansa. Ancora una volta la Regina è priva di filtri, lontana da ogni tipo di recitazione. Sia per il vino, sia perché in Sansa trova un interlocutrice passiva ma parimenti prigioniera, ella decide di mostrare i suoi reali pensieri. Ancora una volta la istruisce al cinismo e al superamento dei propri limiti, esortandola a considerare le lacrime come un'arma e ancor di più ciò che si cela tra le sue gambe. Ella sembra non avere alcuna vergogna o remora alcuna ed è con irriverenza che giunge a quelle dichiarazioni, così come senza ripensamenti svela le recite che nel suo ruolo ella è costretta a portare avanti. Ma ancor di più emerge la sua frustrazione più grande, ciò che mai ha superato: il desiderio di un potere fallico, di una vita nelle vesti di un uomo.
Infatti, le parole successive che con un gran dose di realismo e cinismo rivolge a Sansa, trasudano anche una certa dose di comprensione, in ottica femminile, di cosa comporti quel matrimonio per Sansa, oltre all'accaparrarsi il claim su Winterfell da parte dei Lannister, ed anche, in generale di cosa significhi essere una donna a Westeros. La volontà e i desideri di una donna, anche di una regina (non dimentichiamoci che a Cersei è stato imposto da Tywin un nuovo matrimonio contro la sua volontà) in quel mondo partiarcale e maschilista non hanno alcuna considerazione, non valgono niente, per cui si può ignorare questa constatazione di fatto e ribellarsi non ottenendo niente, oppure se ne può prendere atto ed accettare la propria sorte con più o meno disperazione e con più o meno apparente dignità. Qualsiasi strada una donna possa scegliere di percorrere non cambierà comunque il risultato delle proprie azioni ed il dato di fatto che la propria volontà continuerà a non avere considerazione e i propri desideri continueranno a non avere alcun valore.
“I understand your reluctance. Cry if you must. In your place, I would likely rip my hair out. He’s a loathsome little imp, no doubt of it, but marry him you shall.”
“You can’t make me.”
“Of course we can. You may come along quietly and say your vows as befits a lady, or you may struggle and scream and make a spectacle for the stableboys to titter over, but you will end up wedded and bedded all the same.”
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
ARYA V
Capitolo abbastanza ripetitivo, non mi ha convinto più di tanto perchè ripercorre più o meno le stesse tematiche e situazioni: la devastazione della guerra, la nostalgia di casa, i soggiorni della Fratellanza. Degno di nota il riferimento a Jon Connington e alla Battaglia delle Campane, un pochino fan service l'incontro tra Gendry e la presunta figlia bastarda di Robert.
JON IV
Parte molto descrittiva che vuole soprattutto dare un quadro dettagliato della Barriera, delle sue difese e della sua struttura presumibilmente per preparare il lettore alla grande battaglia di fine libro. Per il resto è interessante come Jon rimanga sì combattuto tra due mondi (bruti-guardiani) ma al contempo è chiaro che intimamente si senta soprattutto un corvo (spera che la missione di Jarl fallisca). Quando Jon riflette sul suo rapporto con Ygritte possiamo notare la lucidità del ragazzo, che vaglia tutte le ipotesi ma ne realizza l'impraticabilità. Qui mi pare palese la contrapposizione con Jaime: mentre il Lannister fantastica di sposare la sorella gemella, il bastardo capisce di non poter portare Ygritte al Castello Nero. Per Jaime l'amore è totalizzante e radicale, per Jon viene comunque dopo il dovere (almeno per adesso).
JAIME IV
Dico subito che l'umiliazione subita da Jaime mi ha ricordato molto la Walk of Shame di Cersei, due eventi duri, eccessivi che fungono da ribaltamento della tipica superbia Lannister. Questa è la casata dell'orgoglio, della superiorità ostentata, della forza brutale manifestata con spregio ed è paradossale che i loro momenti difficili si traducano in qualcosa di così umiliante, degradante e basso. Anche Tyrion ha dovuto subire qualcosa di simile ma lo ha fatto per tutta la vita, ha imparato a sopportare perchè non è mai stato realmente considerato una della famiglia mentre Cersei e Jaime erano il fiore all'occhiello del padre. In questo caso però di Jaime colpisce la lucidità, l'immediata autoanalisi che emerge dopo la tragedia: capisce che non sarà più un guerriero e capisce che senza essere un guerriero non sarà più neppure un uomo. Questa considerazione è ovviamente discutibile, si può essere "uomini" anche senza per forza essere abili in combattimento, ma è chiaro che per Jaime i due elementi sono sinonimi e che questa consapevolezza è particolarmente disperante. E' Brienne a dargli una ragione per continuare a vivere, in un momento nel quale finalmente questi due strani compagni d'avventura hanno trovato una vicinanza inconsueta; da notare soprattutto che lei lo chiama per la prima volta con il suo nome "Jaime" e non con il tanto odiato appellativo di Sterminatore di Re. Il Lannister decide quindi di sopravvivere per poter tornare da Cersei, da Tyrion e per poter soddisfare il desiderio di vendetta ma a ben vedere c'è anche dell'altro; è l'esempio di Brienne a dargli la spinta definitiva, è l'idea di essere più debole, meno coraggioso, più arrendevole di una donna a destarlo dalla rassegnazione alla quale si stava abbandonando. E' anche una forma di rispetto verso la missione della "donzella" (lui continua a usare il nomignolo), che non sarà possibile senza il suo aiuto. Una curiosità che ho notato in questo capitolo e anche in altri è la quantità di volte che Jaime pensa o menziona suo fratello Tyrion, citato quasi quanto Cersei; questo è importante perchè giustifica alla perfezione il comportamento che Jaime terrà durante il processo del fratello. Suggestivo l'arrivo ad Harrenhal: mi piace come Martin sia riuscito a donare a questa fortezza quell'aria tetra e lugubre che la caratterizzano, in particolar modo perchè finisce per essere sempre occupata da personaggi particolarmente inquietanti (Roose Bolton, Qyburn, Vargo, etc...).
TYRION IV
Bel capitolo, che lavoro molto sull'intimità del personaggio di Tyrion mostrato qui in una veste particolarmente cinica e ambigua. Il modo in cui risolve il problema del menestrello è significativo perchè serve all'autore per colorare un po' di nero uno dei personaggi più amati e apprezzati dal pubblico; che il Folletto abbia un lato oscuro è sempre stato palese, però in questo caso l'impressione suscitata è più forte perchè si tratta di qualcosa che lo riguarda in modo molto egoistico. La soluzione migliore sarebbe quella di allontanare Shae, oppure potrebbe anche cedere al ricatto ma Tyrion è pur sempre un Lannister e non si fa minacciare dal primo popolano che passa. Di nuovo possiamo notare come in ambito sentimentale il nano sia molto simile al fratello Jaime, entrambi vittime della loro passione e succubi (seppur in maniera diversa) delle loro donne. Anche mostrare che Tyrion desidera Sansa, una bambina a detta di lui stesso, getta una luce sinistra sul personaggio ma al contempo ne delinea un tratto psicologico fondamentale: nato senza una madre, disprezzato da buona parte della sua famiglia, Tyrion vuole disperatamente essere amato ma siccome ritiene che nessuna donna possa accettarlo per quello che è, allora si accontenta di una prostituta e finisce per rischiare tutto per lei. Per un attimo si dimentica di questa condizione, aspettandosi da Shae una reazione di gelosia, ma la fredda reazione della donna, tutta volta al calcolo e ai propri interessi, lo mette dinnanzi all'arida verità. Emblematica la sequenza di Tywin e delle spade in acciaio di Valyria che l'armaiolo non riesce a rendere del colore dei Lannister:
<< Queste antiche spade hanno una loro memoria, si dice, e non cambiano facilmente >>.
La spada da cui hanno origine Lamento di Vedova e Giuramento è Ghiaccio, la lama che per generazioni hanno posseduto gli Stark, l'arma che simboleggia tutto il Nord e che in questo frangente pare quasi voler fare un dispetto ai suoi nuovi padroni che non riconosce e rifiuta. Il Nord è memoria, antiche tradizioni, the north remembers.
Questo può anche essere visto come una metafora del rapporto tra Sansa e Tyrion: lui la desidera e desidera la sua eredità, vorrebbe diventare lord di Grande Inverno ma viene rifiutato dalla ragazza per il suo essere un Lannister (oltre che per l'aspetto), così come probabilmente sarebbe rifiutato dal Nord.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
La mia rilettura si conclude qua.
" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "
Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera
Inizio a parlare dei primi due capitoli che sono riuscita a leggere.
Arya V
Il capitolo di suo non è che contenga chissà quali grandi eventi. Praticamente la grande novità è solo che hanno preso Sandor, cosa che volendo poteva essere raccontata anche nel capitolo successivo. Però nonostante questo l’ho trovato molto gradevole.
La scena più memorabile è quella iniziale, che si ricollega a quanto ho affermato nel mio commento sul precedente capitolo di Arya. La ragazza ha un’ulteriore prova del fatto che nella guerra la situazione non è proprio così bianca e nera e che anche i “suoi” uomini del nord possono macchiarsi delle azioni più atroci, con suo evidente sgomento. Il suo gesto di offrire loro dell’acqua malgrado i loro crimini dimostra quella dose di compassione che nonostante l’indurimento le è rimasta (o forse anche un minimo di solidarietà verso altri uomini del Nord, per quanto colpevoli essi siano?). Altra piccola osservazione: quando questi vengono uccisi, Arya si ripete “Valar Morghulis”. Nella versione italiana Altieri ha pure inserito la traduzione “tutti gli uomini devono morire”, cosa che ha poco senso visto che dal punto di vista di Arya il significato non è ancora noto, e infatti nella versione inglese la traduzione manca.
In generale mi piace com’è presentato il villaggio Tempio di Pietra. Un luogo che mostra i segni della guerra, sia esteriori che a livello sociale. Nella figura dell’abitante che accoglie il gruppo di fuorilegge è incarnato tutto il rancore e l’esasperazione di chi la situazione di guerra l’ha vissuta sulla propria pelle e ne è uscito “spezzato” (come nel famoso discorso sugli uomini spezzati in AFFC). Arya sarà anche diventata più cinica e rabbiosa con le sue esperienze, ma l’abitante la supera (si oppone al tentativo di dare ai malfattori una morte dignitosa) e in confronto persino lei, che ogni sera recita la lista dell’odio come succede pure in questo capitolo, appare compassionevole con i malfattori. Tale esasperazione dell'uomo si manifesta anche nel suo non badare nemmeno alla convenienza, quando rigetta la considerazione più ragionevole di Lem sul fatto che è meglio catturare Jaime vivo che morto e dichiara che non si farebbe problemi ad ucciderlo anche senza trarne alcun guadagno. Anche il Cacciatore Pazzo sembra dello stesso avviso e quindi rappresentare la parte un po’ più “oscura” della Fratellanza Senza Vessilli, più incentrata sulla vendetta fine a sé stessa che sulla “giustizia” tanto cara a Beric. Vediamo quindi che nella Fratellanza, come forse in ogni altra organizzazione, esiste una parte più “estrema” e una più “moderata”.
Tornando al discorso del villaggio, esso ha patito la guerra sia nel presente che in passato. Mentre il racconto della guerra passata, con le gloriose impresa di Robert e Eddard, ne mostra parte più epica ed eroica, lo squallore del presente ci fa capire che, per dirla alla Ditocorto, la vita in realtà non è una ballata (e nemmeno un semplice racconto).
L’interno del bordello Pesca offre invece un’atmosfera nettamente in contrasto con quella del resto del villaggio. Appena si apre la sua porta, dalla cupezza della piazza con la gabbie degli uomini morti in agonia si passa ad una ventata di leggerezza e spensieratezza, con simpatici e rapidi scambi di battute tra i vari personaggi e gente pronta a rilassarsi e svagarsi. Lì assistiamo anche ad alcuni momenti carini tra Arya e Gendry, che però finiscono con una nota amara dove il ragazzo si mostra (non per la prima volta) frustrato per via della loro differenza di classe sociale, nonostante Arya non ci abbia mai tenuto a fargli pesare questa cosa.
Jon IV
Breve ma intenso. Uno dei capitoli che nella trasposizione nella serie TV ha perso molto del suo fascino. D’altronde non è facile rendere su schermo quella specie di tensione che trasmette in forma cartacea la descrizione così accurata della scalata, che assume quasi l’aspetto di una (mortale) gara che i Bruti fanno tra loro.
E’ l’ennesima dimostrazione di quanto detto nel primo capitolo di Dany: non importa quanto un guerriero è abile ed esperto, c’è sempre la possibilità che fallisca anche per un semplice dettaglio imprevisto. Questo discorso si applica anche all’abilità nello scalare: viene fatto capire da subito quando è bravo Jarl in questo campo, ma alla fine è proprio per lui che questa avventura si rivela fatale. Conoscendo Martin, si tratta di uno sviluppo in fondo prevedibile (a lui piace un po’ fare questi ribaltamenti, con cinica ironia), ma ci sono alcuni elementi che per un attimo fanno pensare al lettore che Jarl ce la farà. In primis, il fatto che rischia già una volta, scivolando giù circa a metà scalata ma riuscendo a salvarsi, proseguire e recuperare. Questo magari illude il lettore che “ha già rischiato una volta, non avrà altri guai di nuovo, la crudeltà dell’autore ora si sposterà su altri”. Inoltre poco prima che Jarl cada lo vediamo scomparire dalla visuale di Jon e l’attenzione si concentra sul gruppo rimasto più indietro, al punto che quando si verifica il crollo per un attimo sembra quasi che sia quest’ultimo a esserne vittima… e invece no.
Passando a parlare dello stato d’animo di Jon, si capisce benissimo che è davvero preso da Ygritte (d’altra parte è il suo primo amore adolescenziale, come succede ai tempi del la scuola, anche se in un contesto un po’ diverso ), ma nel modo in cui osserva la Barriera è evidente la distanza incolmabile che c’è tra i due: mentre lui la guarda con orgoglio (e preoccupazione per il modo in cui la sua manutenzione è stata trascurata, permettendo agli alberi di arrivare così vicino), Ygritte prova un autentico odio nei confronti della costruzione. Da questa rabbia emerge il concetto che avevo già sottolineato in passato: i Bruti si ritrovano emarginati e confinati nelle terre più pericolose e inospitali del continente, e la Barriera è il simbolo di tutto ciò, quindi trovo normale questo risentimento. Tornando al confronto con la serie TV, ritengo che questo scambio tra Jon e Ygritte (durante il quale la ragazza finisce finalmente per rivelargli la verità sul corno di Joramun) valga mille volte di più del “bacio panoramico” della puntata.
Interessante comunque il fatto che la Barriera venga presentata quasi come un’entità viva, capace di difendersi e di vendicarsi.
CitaNon sono d'accordo. La passione di Jon verso Ygritte, per quanto non mi abbia mai appassionato più di tanto, sembra essere molto genuina. Non c'è del dolo nel fatto che lui la faccia invaghire, succede, né nel fatto che si voglia mostrare leale ai bruti, è una questione di sopravvivenza. Il sentimento come dicevo è genuino, ma complicato da un serie di circostanze, che lo pongono in un contesto abbastanza simile a quelli che, anche Jaime, sappiamo ha dovuto affrontare. Questo non esclude un senso di colpa futuro o presente, ma definire il comportamento di Jon nei confronti di Ygritte, addirittura, un tradimento mi sembra un termine molto forte. Probabilmente troppo forte.
Sì sì, ma pure io sono convinta che suo sentimento sia genuino. Infatti ho detto che nel recitare lui è sincero, nel senso che non mente, e non dice nemmeno una mezza verità, ma che questa volta è proprio una verità piena quando esprime ciò che prova per Ygritte. E sicuramente non c'è dolo o desiderio di prenderla in giro. Però si ritroverà per forza di cose a tradirla. E' un po' come il discorso che fa Jaime sui troppi giuramenti da rispettare tra loro incompatibili: ecco, in questo caso restare leale ai GdN significa tradire Ygritte e viceversa. C'è poco da fare. Io non lo biasimo affatto, anzi, però vuoi o non vuoi si ritrova a fare questo.
CitaMagari l'interpretazione può essere molto soggettiva, ma non ho trovato spietato il comportamento di Cersei. Per la costruzione del personaggio come lo conosciamo, traspare dell'amarezza dalle parole estremamente ciniche che rivolge a Sansa (It seems almost obscene to squander such sweet innocence on that gargoyle). E' lo stesso cinismo che, come avevamo rilevato in ACOK con gli altri, fa di Cersei una sorta di secondo "mentore" per Sansa, dal punto di vista femminile, oltre a Sandor. Mi viene in mente ACOK, Sansa VI, di cui riporto alcuni stralci del commento che al tempo fece @JonSnow;:
Infatti, le parole successive che con un gran dose di realismo e cinismo rivolge a Sansa, trasudano anche una certa dose di comprensione, in ottica femminile, di cosa comporti quel matrimonio per Sansa, oltre all'accaparrarsi il claim su Winterfell da parte dei Lannister, ed anche, in generale di cosa significhi essere una donna a Westeros. La volontà e i desideri di una donna, anche di una regina (non dimentichiamoci che a Cersei è stato imposto da Tywin un nuovo matrimonio contro la sua volontà) in quel mondo partiarcale e maschilista non hanno alcuna considerazione, non valgono niente, per cui si può ignorare questa constatazione di fatto e ribellarsi non ottenendo niente, oppure se ne può prendere atto ed accettare la propria sorte con più o meno disperazione e con più o meno apparente dignità. Qualsiasi strada una donna possa scegliere di percorrere non cambierà comunque il risultato delle proprie azioni ed il dato di fatto che la propria volontà continuerà a non avere considerazione e i propri desideri continueranno a non avere alcun valore.
E' una prospettiva in cui ho spesso inquadrato pure io il rapporto tra Cersei e Sansa, ma non la accoglierei al 100%, nel senso che soprattutto in questo capitolo ci ho visto anche dell'altro. E' vero che Cersei capisce la situazione di Sansa, ma non vedo molta empatia da parte sua (che è una cosa un po' diversa). Cersei subisce l'oppressione derivata dalla società in cui vive per via del suo sesso, ma penso anche che più che desiderare la rivincita dell'oppresso vorrebbe passare piuttosto lei stessa dalla parte dell'oppressore. Non a caso, invece di "difendere le donne", desidera piuttosto essere lei stessa un uomo, per essere lei ad avere il potere/privilegio e compiacersi di esercitarlo sugli altri. Quindi nel suo atteggiamento di freddezza a cinismo di fronte alla disperazione di Sansa potrebbe anche esserci un po' di quel compiaciuto "ok, la mia situazione sarà anche difficile, ma al momento il potere ce l'ho io e te lo faccio pesare" che trovo un po' tipico del personaggio.
ARYA V:
Mi è piaciuto molto il contrasto tra la prima scena (piú cruda) e la seconda (piú allegra). Emerge qui il tema del "dono della misericordia", lo stesso che Arya nega a Sandor Clegane alla fine di ASOS. È come se Martin voglia farci vedere il contrasto tra l' Arya pre-nozze rosse e l' Arya post-nozze rosse. Simpaticissimo, come sempre, Tom Settecorde:
"Sei venuto a prendere quel tuo figliolo? Bè, sei arrivato tardi. Se n' è andato assieme a quel maledetto Cacciatore Pazzo. E non dirmi che non è tuo figlio?"
"Non ha la mia voce".
JON IV:
Se nel capitolo precedente si poteva pensare che Jon avesse abbandonato i guardiani, questo capitolo chiarisce chiaramente le sue intenzioni. Mi ha ricordato quella scene dei film dove tutti tifano una squadra davanti al televisore e c'è quello che tifa la squadra contraria.
Vediamo anche i suoi sentimenti per Ygritte quando tenta di farle scudo col suo corpo o di consolarla. L' ultima frase lascerebbe intendere che il risveglio degli estranei sia collegato alla ricerca del corno di Joramun, ma io penso, non so perchè, che la faccenda sia molto piú complessa.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Jaime IV
E’ un capitolo davvero bello, solo che non è difficile commentarlo senza ripetere cose ovvie e note a tutti. Il taglio della mano è una svolta cruciale che dà il via all’evoluzione di Jaime. Nei suoi capitoli precedenti abbiamo iniziato un po’ a intravedere un Jaime forse diverso da quello conosciuto in AGOT e ACOK, ma tale cambiamento era più che altro dovuto alla presenza del suo PdV e quindi alla possibilità di conoscere i suoi più intimi pensieri. Nonostante la prigionia, nonostante l’influenza che il rapporto con Brienne potrebbe aver già iniziato ad avere su di lui, è ancora sostanzialmente il vecchio Jaime. Solo adesso è avvenuto qualcosa di davvero sconvolgente nella sua vita e solo adesso inizia per lui la vera sfida, il vero cammino verso la rivincita esteriore e interiore.
L’umiliazione che il personaggio subisce è descritta con tanta attenzione ai dettagli più disgustosi e terribili (infierire ulteriormente sulla sua ferita, dargli da bere urina di cavallo, appendergli la mano tagliata al collo…), ma l’elemento più importante resta la perdita della mano in sé. Anche se Jaime dopo averlo subito avesse subito ricevuto un trattamento più umano e gentile, con e migliori cure mediche, il concetto di fondo non sarebbe cambiato. Jaime infatti non è una ragazzina come Sansa o Arya, le cui evoluzioni per quanto diverse sono entrambe scaturite da una generale scoperta delle ingiustizie e delle crudeltà del mondo. Lui è un veterano di guerra che ne aveva già viste di cotte e di crude e di certo non si stupisce più di tanto di fronte alle atrocità del Bravi Camerati. No, per lui è fondamentale proprio la perdita della mano, forse l’unica cosa davvero devastante per un uomo che ha basato tutta la sua identità sulla sua abilità in combattimento, sul suo essere “una mano della spada” (senza nemmeno rendersene davvero conto fino ad ora). La storia di Jaime ci offre anche una lezione importante, ricordandoci del pericolo che si corre nel basare la propria stabilità su una cosa sola, senza allargare i propri orizzonti. Comunque questo non significa che i particolari disgustosi sul comportamento dei Bravi Camerati siano fini a sé stessi. Rappresentano un trucco usato spesso da Martin (e a dire il vero anche un po’ abusato): prendere un personaggio moralmente grigio/discutibile e buttarlo in mezzo a gente di gran lunga peggiore di lui, in modo da accrescere la nostra empatia con quel personaggio.
Significativo anche il consiglio che Jaime dà a Brienne su come affrontare gli stupri: “andare lontano” con la mente, pensare ad altro, in modo da diventare quasi apatica alle sofferenze e alle atrocità. Ricorda anche di aver fatto esattamente questo durante il supplizio che Aerys ha inflitto agli Stark, confermandoci che anche se (come ha detto in ACOK) “gli Stark non significavano nulla per lui” non era rimasto affatto indifferente all’episodio, altrimenti non avrebbe avuto bisogno di usare quella tecnica per distaccarsi. Comunque c’è da dire che tutto l’aiuto che Jaime offre a Brienne in questa occasione, pur considerandola una nemica che fino a poco tempo fa avrebbe anche potuto uccidere, è piuttosto toccante ed emozionante, e fa da preludio alla sua più grande impresa che compirà qualche capitolo più avanti. Non a caso in questo capitolo Brienne, oltre a chiamarlo per la prima volta per nome, lo chiama anche “cavaliere”. Mi piace anche il fatto che Brienne, a differenza di Jaime, al momento non sembra avere punti deboli capaci di sconvolgerla completamente (lo stupro, per quanto terribile, forse non avrebbe su di lei lo stesso impatto stravolgente che ha avuto su Jaime la perdita della mano, nel senso che non so se avrebbe cambiato il suo carattere così in profondità. O forse sì, chissà…).
Significativo il fatto che Jaime arrivi proprio ad Harrenhal, dove era stato nominato cavaliere. Questa location, sicuramente una delle più suggestive e memorabili di tutta la saga (mi dispiace di non aver partecipati alla rilettura di ACOK e di non avere quindi modo di parlarne abbastanza in relazione alla storyline di Arya), fa quindi da avvio e da chiusura di una fase ben precisa della vita di Jaime.
Qualche considerazione sui Bravi Camerati: li abbiamo già conosciuti a sufficienza nei capitoli di Arya e ora li vediamo sotto una prospettiva ancora peggiore, visto che questa volta è il personaggio PdV a subire in prima persona le loro malefatte. Sono i tipici cattivi monodimensionali e senza possibilità di redenzione che ogni tanto si vedono anche nel mondo di Martin (Arya ha fatto benissimo a fuggire da Harrenhal dopo aver scoperto che Roose voleva lasciarla in mano a loro :-P). Tuttavia vediamo che anche nel loro gruppo ci sono dei dissensi e delle divisioni: una parte più “ragionevole”, che antepone il profitto al gusto per la violenza e che vuole preservare la verginità di Brienne per ottenere un riscatto, e una che davvero oltre alla violenza fine a sé stessa non cerca altro. Visto che in entrambi i casi sono cattivoni senza alcuno spessore, trovo più divertente la seconda categoria, con Rorge e Shagwell che con il loro volgarissimo umorismo riescono a strapparmi qualche risata. Comunque in mezzo a questo esercito di mercenari spicca in positivo Qyburn, non perché sia meno inquietante degli altri (anzi), ma perché ha un fascino che ai suoi colleghi manca, con questo suo contrasto tra l’apparente normalità e le oscure pratiche che a questo punto della saga non sono ancora state rivelate completamente.
Interessante infine l’accostamento che Jaime fa tra lo sguardo di Roose e quello di Eddard Stark ai tempi della Ribellione di Robert. Due uomini completamente diversi sia per aspetto che per attitudine, che lo guardavano male per motivi completamente diversi (Eddard in quell’occasione lo stava giudicando da un punto di vista morale per essersi seduto sul trono, dimensione morale di cui Roose è del tutto privo), eppure quel loro essere entrambi uomini del Nord sembra in qualche modo portare ad una somiglianza.
Tyrion IV
Come ho già detto, con ASOS inizia il periodo di discesa di Tyrion dopo i fasti di ACOK. E’ la prima volta che Tyrion nel corso di questo libro esce dalla mura della Fortezza Rossa e si avventura nei bassifondi della città. Questo offre allo scrittore l’occasione per alzare ulteriormente l’asticella del degrado, con un’atmosfera cupa che fa da sfondo all’umore ancora più cupo del personaggio. Il Folletto ha camminato per le strade di Approdo del Re tante volte in ACOK, andando anche nei luoghi più malfamati, ma la prospettiva in qualche modo ora è cambiata: prima lo spostarsi da un punto all’altro della città faceva parte delle sue ingegnose e spesso trionfali strategie, durante le quali Tyrion si sentiva principalmente compiaciuto della propria astuzia. Ora il tutto non è altro che un contorno alla sua depressione.
E’ molto evocativa in particolare la parte in cui viene descritto il tragitto che Tyrion fa dalla riva al bassifondi in cui si trova la locanda che ospita Symeon. E’ un’efficace metafora della discesa nell’oscurità, che per Tyrion si manifesta sia come progressivo peggioramento della situazione sia come una crescente ambiguità morale. Nonostante questo, non riesco a biasimare più di tanto il Folletto in questa occasione. Diciamocelo: il cantastorie se l’è proprio cercata :-P Comunque ho apprezzato l’ennesimo risalto che viene dato al testo di una canzone, significativa anche nello svolgimento degli eventi. Si conferma l’interesse di Martin per i personaggi che svolgono questo mestiere, ma la cosa forse è anche logica: in un mondo pseudomedievale in fondo uno dei principali mezzi di diffusione delle informazioni sono proprio i cantastorie.
La scoperta della volontà del padre di far nominare Janos Slynt Comandante dei Guardiani della Notte deve essere stato proprio un duro colpo per Tyrion, non tanto perché gli importi così tanto della confraternita o di Janos in sé, quanto perché la punizione che gli ha inflitto è stata la prima opera di “giustizia” che lui ha compiuto in veste di Primo Cavaliere. Praticamente è l’ennesima conferma che tutto ciò che è riuscito a fare nel suo periodo d’oro ora sta venendo progressivamente smontanto.
Nulla da dire sulla scena in cui Tywin presenta le due spade fabbricate grazie alle distruzione di Ghiaccio. E’ un gesto veramente memorabile ed efficace nel simboleggiare quanto è avvenuto (e sta per avvenire) a livello politico alla sfortunata Casa Stark. Ho spesso evidenziato scene che nella serie non sono all’altezza della controparte cartacea, ma a questo riguardo c’è invece una scena molto bella a fare da introduzione alla quarta stagione.
Da notare anche il passaggio in cui Tyrion si lamenta dell’eccessivo sfarzo e spreco della festa di matrimonio di Joffrey. Mi ha un po’ ricordato i vecchi tempi in cui Ned si lamentava dello spreco provocato dal Torneo del Primo Cavaliere. Forse anche questo è funzionale nel rappresentare il Folletto ormai sempre più fuori luogo alla corte di Approdo del Re, un po’ come lo era Eddard, ed evidenziarne ulteriormente la parabole discendente.
JAIME IV:
Per la terza volta (dopo Davos e Sam) ritorna il tema della sopravvivenza. Jaime si aggrappa al pensiero di Cersei e Tyrion; tutto il suo mondo ruota intorno ai suoi fratelli, alla fine di ASOS questi due punti di riferimento crolleranno e Jaime riceverá un' altra mutilazione (non fisica, ma affettiva). Alla luce di questo appare ancora piú significativo il rapporto con Brienne: l' unica persona importante per lui al di fuori della sua famiglia. Jaime pensa che lui e Cersei moriranno insieme... è forse uno spoiler per i libri futuri? Mi ha colpito molto anche l' insistenza sull' alleanza tra Bolton e Frey: il vessillo con le torri gemelle, la presenza di tre figli di Walder... un altro indizio sulle nozze rosse!
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
TYRION IV:
Tyrion cammina tra le macerie. Macerie che lui stesso a contribuito a creare. Mi ha molto colpito il modo in cui lui pensa a Sansa:
"La voglio" si era reso conto. "Voglio Grande Inverno, sí, ma voglio anche lei, donna, bambina, qualsiasi cosa sia. Voglio confortarla. Voglio udire la sua risata. Voglio che lei venga da me di sua volontá, che mi porti le sue gioie, i suoi dolori, il suo desiderio".
Mi ricorda quando Sansa voleva che Willas si scordasse di Grande Inverno guardandola. Non so voi, ma io ho shippato Sansa e Tyrion da morire. Molto interessante la descrizione delle spade:
"I due colori si sovrapponevano l' uno all' altro senza mai toccarsi, ogni singola sfumatura era diversa dall' altra, come onde create dalle tenebre della notte e dal rosso del sangue che andassero a infrangersi su una spiaggia d' acciaio."
Sto iniziando a pensare che sia questa Portatrice di luce.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Eccomi anche io. Tyrion però lo posterò più avanti, intanto vado di 3:
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Arya V
Il POV si apre su un episodio della passata Ribellione di Robert. Stralci storici che è sempre un piacere leggere nell’arco della narrazione di ASOIAF. Si ricorda la Battle of the Bells e si menziona Jon Connington, i cui POV prossimamente attendo con ansia. Si ricorda questa inoltre come occasione in cui muore l’erede prescelto per la Valle, cosa che porterà al matrimonio tra Lysa e Jon Arryn a solidificare l’alleanza di battaglia. Dal ricordo di questa battaglia ci si ricollega al presente nel rilevare quanto ancora oggi queste stesse terre siano funestate dalla guerra in corso e lo stesso paese – ieri come oggi – è tutto rinchiuso dentro le proprie case, ben coscio di quanto le vite dei popolani poco incidano nella lista di priorità dei nobili combattenti, a meno che non possano mettere questi stessi tra le fila dei propri eserciti:
A man laughed bitterly. “The lions killed Ser Wilbert a year ago. His sons are all off with the Young Wolf, getting fat in the west. You think they give a damn for the likes of us? It was the Mad Huntsman caught these wolves.”
Ritroviamo nelle gabbie alcuni dei Karstark catturati nella zona. E vediamo che sulle azioni poco lusinghiere che hanno compiuto Arya si pone una serie di interrogativi: si chiede come questo, che si è macchiato di tali nefandezze, possa essere parte del suo branco, come questi potessero essere degli uomini di Robb. Ma la cosa più interessante è lo scorcio sugli orrori della guerra, dove, come diceva @AryaSnow, non c’è bianco e nero, ma una scala di grigi – volendo tendenti allo scuro. I Karstark hanno perpetrato stupri ed omicidi, non avendo trovato Jamie (“There was nothing decent ‘bout them things they did at Tumbler’s Falls”). Questo certo non giustifica la pena poco clemente che i paesani hanno loro assegnato (Lord Beric don’t hold with caging men to die of thirst. Why don’t you hang them decent?). Nonostante i moventi e le ragioni di fondo possano essere diverse e più o meno giuste agli occhi dei singoli e dei gruppi, gli atti commessi rientrano tutti in livelli similari di bassezza e alla fine della giornata è questo che conta. Ogni essere umano, nobile o popolano, mosso da intenti che possono sembrare nobili o infamanti, è capace di macchiarsi delle stesse bassezze, della stessa crudeltà e nessuna premessa può rendere tali atti più giusti o comprensibili. Restano tutti allo stesso livello. Si pongono tutti sullo stesso piano.
Mi è piaciuto il riferimento all’introduzione del tema della Mercy, menzionato da @Figlia dell' estate. E’ vero per Arya, ma vorrei aggiungere che la tematica era già comparsa in precedenza, almeno coi POV finali di ACOK sia di Sansa, sia di Theon.
Poi c’è il bordello di Steve Jobs. Ah, no. Lui c’ha la mela, questa invece la pesca. XD
Comunque qua abbiamo una bastarda di Robert, come a voler dare un indizio ad Arya sull’identità di Gendry:
The girl did have hair like the old king’s, Arya thought; a great thick mop of it, as black as coal. That doesn’t mean anything, though. Gendry has the same kind of hair too. Lots of people have black hair.
Per il resto, a parte le continue schermaglie tra Arya e Gendry, la sola cosa degna di nota è il cliff hanger della cattura di Sandor:
Down in the square, a thrown stone caught the captive on the cheek, turning his head. Not the Kingslayer, Arya thought, when she saw his face. The gods had heard her prayers after all.
Jon IV
Piccola nota prima di iniziare: subito in apertura, è un attimo, ed il pensiero va a Arthur grazie a questa descrizione del risveglio:
The Sword of the Morning still hung in the south, the bright white star in its hilt blazing like a diamond in the dawn, but the blacks and greys of the darkling forest were turning once again to greens and golds, reds and russets. And above the soldier pines and oaks and ash and sentinels stood the Wall, the ice pale and glimmering beneath the dust and dirt that pocked its surface.
Mi ricordo di essere stata convinta, almeno per un periodo, che Lightbringer potesse essere la confraternita dei GdN. Non che questo estratto me lo confermi, ma il parallelo tra il bianco luminoso della stella ed il pallido ghiaccio luccicante mi riporta alla mente questa teoria.
In questo POV Jon si interroga se, dopo aver conosciuto e “militato” nelle fila dei Bruti sia a questo punto un Bruto anch’egli o se sia ancora un GdN:
In the Seven Kingdoms it was said that the Wall marked the end of the world. That is true for them as well. it was all in where you stood.
And where do I stand? Jon did not know.
Analizza le conseguenze delle sue possibili scelte e ciò che capisce è che qualsiasi scelta egli possa compiere non ce n’è una che gli permetta di salvare sia sé stesso sia Ygritte. Il fatto che si interroghi su questo è indicativo dell’intenso trasporto che Jon prova verso di lei, più che di un suo propendere per l’una o l’altra fazione, per quanto, al momento propenda per i GdN e veda ancora i bruti come un qualcosa di estraneo, sebbene – in un certo senso - ammirevole, ma credo sia normale essendo culturalmente impregnato dei valori a sud della Barriera e vedendo la calata dei bruti come una grande pericolo per le uniche persone che abbia mai conosciuto in tutta la sua vita. Diceva bene Ygritte a non voler uscire dalla caverna, considerazione estemporanea che già metteva in luce questa impossibilità.
Sulla Barriera, si infrange quello che doveva essere il momento di gloria del pet di Val, Jarl, e sulla sua fine e quella dei suoi compagni di scalata è nuovamente ripreso il tema della Mercy, una diversa declinazione di Mercy rispetto a quella che Arya dà ai prigionieri del POV precedente:
They found Jarl in a tree, impaled upon a splintered branch and still roped to the three men who lay broken beneath him. One was still alive, but his legs and spine were shattered, and most of his ribs as well. “Mercy,” he said when they came upon him. One of the Therms smashed his head in with a big stone mace.
Con tutti I distinguo del caso, il miglior scalatore dei bruti che nonostante le sue capacità finisce per fare una brutta fine durante la scalata ci riporta alla mente anche la caduta di Bran. Ci riporta alla mente anche l’importanza del terreno e del contesto, oltre a quella delle capacità, queste non sono abbastanza, come a Bran è stato fatale l’essere scoperto dai Lannister, a Jarl è stata fatale la Barriera.
Al termine della scalata la rivelazione di Ygritte:
I’m crying because we never found the Horn of Winter. We opened half a hundred graves and let all those shades loose in the world, and never found the Horn of Joramun to bring this cold thing down!
I Bruti hanno cercato il corno di Joramun, ma non lo hanno mai trovato. Per il momento mi resta il sospetto che questo corno fosse tra gli oggetti rinvenuti da Ghost in ACOK come ipotizzai già al tempo, vedremo come si evolvono le cose. Ciò che è interessante in questo estratto è che i Bruti sostengono di aver aperto un certo numero di tombe, non ben collocate ma evidentemente da qualche parte oltre la Barriera, cosa che sembra aver causato il ritorno degli estranei, almeno nell’interpretazione dei Bruti. Quindi, a giudicare da questo stralcio, si potrebbe quasi affermare che il ritorno della magia sembra quasi più connesso alla questione draghi, piuttosto che alla questione estranei, visto che per gli estranei sembra sia bastato togliere i sigilli a queste fantomatiche tombe. Questa considerazione fa anche andare la mente ai King of Winter nella cripta di Winterfell visto che, leggenda vuole, siano mantenuti nelle tombe dalle spade che le accompagnano. Alcune di queste spade sono state decomposte dalla ruggine, altre sono state prese durante la fuga da Winterfell. Non che creda che ritornino anche i King of Winter, ma potrebbe essere l’indizio per farci capire che questa leggenda possa essere applicabile agli estranei.
Che ne pensate?
Tornando al discorso Jon-Ygritte/GdN che facevo con @AryaSnow, non sono completamente d'accordo. Vedere ciò che fa Jon come un aut aut o tradisce Ygritte o tradisce i GdN non è corretto, mi sembra un’interpretazione assolutistica: Jon ha un’educazione profondamente radicata secondo i valori del Nord e la totalità dei suoi affetti residente al Nord, non può parteggiare totalmente per i Bruti perché sa che il loro oltrepassare la Barriera implicherebbe degli scontri che metterebbero a repentaglio “la sua gente”, inoltre, non ha ancora conosciuto i Bruti profondamente come farà poi nel prosieguo delle vicende, sebbene vi sia già un’ammirazione per questo popolo derivante sia dalla visione che gliene ha dato Qhorin, sia dall’aver vissuto questo breve arco temporale a contatto con loro. In questo suo sentirsi ancora uno straniero in mezzo ai Bruti, prova un forte trasporto per una bruta, Ygritte, questo gli fa mettere ancora più in discussione il proprio punto di vista, lo fa interrogare, e trattandosi di un rapporto molto positivo per Jon stesso, lo vediamo appunto interrogarsi sulla modalità con cui potrebbe riuscire a conciliare una sua ipotetica fuga dallo straniero con la salvezza di Ygritte che non farebbe una meravigliosa fine.
Il paragone che fa @sharingan con Jamie lo trovo parzialmente veritiero. Credo che i differenti risvolti dipendano soprattutto da una serie di circostanze di contesto. Paragonare il rapporto viscerale per antonomasia che intercorre tra Jamie e Cersei e la forte attrazione che c’è tra Jon e Ygritte mette sullo stesso piano due rapporti completamente diversi. Oltre a questa essenziale differenza di contesto poi paragoniamo anche due personaggi estremamente diversi: Jamie è l’erede mancato, il Leone di Lannister, l’orgoglio incarnato, a cui tutto è concesso, colui che afferma se l’incesto è stato consentito ai Targaryen (anche post-draghi, vedi Aerys e Rhaella) non c’è motivo per cui non sia consentito ai Lannister; Jon invece è il bastardo di Winterfell, colui abituato a vagliare tutte le vie di fuga da una posizione di regia per non restare troppo scottato dall’ennesima situazione di svantaggio. Una presa di posizione come quella di Jamie sarebbe impensabile per lui, soprattutto in presenza di un sentimento – in paragone – probabilmente più effimero.
Jaime IV
Mi sono piaciuti molto tutti i vostri commenti a questo POV.
Il tema centrale è la mano di Jaime, infatti è così che si apre:
His hand burned.
La Perdita della mano equivale alla perdita dell’identità. Jamie che ciò che è stato è un cavaliere adesso non può più esserlo senza la mano della spada.
They had taken his hand, they had taken his sword hand, and without it he was nothing. The other was no good to him. Since the time he could walk, his left arm had been his shield arm, no more. It was his right hand that made him a knight; his right arm that made him a man.
Si risveglia l’istinto di sopravvivenza di Jamie, si attacca all’affetto per i suoi fratelli, al proprio orgoglio e al desiderio di rivincita
per ciò che ha subito. Al forte legame che ha con Cersei soprattutto che esce fuori in tutta la sua totalità nel momento in cui pensa:
I cannot die while Cersei lives, he told himself. We will die together as we were born together.
A Harrenhal, incontrano Roose Bolton, che ancora una volta si caratterizza per il tono della voce ed il timore che incute nel prossimo.
Grande è la forza di volontà di Jamie nel dialogo con Qyburn: preferisce rischiare la morte piuttosto che avere maggiori certezze di sopravvivenza perdendo anche parte del braccio destro e preferisce addossarsi l’atroce sofferenza che lo aspetta nelle cure, piuttosto che alleviare la sua pena perdendo il controllo di ciò che accade.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.