Intanto posto i primi due capitoli della settimana.
SAMWELL II
L'uccisione dell'Estraneo poteva far pensare ad una svolta per il personaggio di Sam, ma invece ne vediamo una versione che assomiglia tantissimo a quella vecchia. Aver compiuto un'impresa di questa portata non lo rende automaticamente un duro, nè un eroe (nonostante sia in parte cambiata la percezione dei suoi compagni). Qui Martin ragiona su determinate dinamiche psicologiche che sono abbastanza comuni negli esseri umani: l'idea che ognuno ha di sè spesso vince sull'idea che hanno gli altri. La percezione di essere codardo è talmente radicata nel giovane Tarly da avere quasi paura di poter essere visto in un altro modo; questo perchè ogni cambiamento comporta dei rischi, uscire dalla confort zone, aspettative diverse da parte degli altri, etc... la rassegnazione ha invece dei vantaggi, si è consapevoli che la propria condizione è pre-esistente ed immutabile, nessuno ha mai particolari aspettative e anzi si tende ad aspettare che siano gli altri ad agire per conto nostro. Sam in effetti nella Confraternita vive "a rimorchio" degli altri, ne è quasi una palla al piede e cerca sempre di abbinarsi a qualcuno di forte. Nel suo rifiuto di essere chiamato "Distruttore" c'è però anche un fondo di verità: è stato oggettivamente fortunato ed è quasi tutto merito dell'arma piuttosto di chi l'ha utilizzata. Interessante il dialogo tra Sam e Grenn, nel quale il vittimismo misto a pessimismo del primo si confronta con la logica lineare e ottimistica del secondo: essere chiamato Distruttore piuttosto che Messer Porcello è già un avanzamento, un progresso da accogliere con gioia. Grenn sprona Sam, lo invita a vedere il bicchiere mezzo pieno e riesce pure a infondere un po' di forza nel Tarly, ma allo stesso tempo questi percepisce che si tratta solamente di un simulacro di Jon, l'unico che riesce realmente a capirlo e spingerlo al contempo a migliorarsi. Tra Sam e Jon c'è un'affinità intellettuale, una vicinanza dovuta anche alle origini altolocate che non potrà mai essere pareggiata da un sempliciotto come Grenn.
La seconda parte di questo lungo capitolo è invece dedicata a Craster e all'ammutinamento dei Guardiani della Notte. La tensione accumulata nella lunga marcia, l'attacco degli Estranei e il senso di precarietà imminente trovano sfogo nel castello di Craster, luogo angusto e opprimente che dovrebbe allietare la presenza dei confratelli ma finisce per far esplodere tutto l'insieme di frustrazioni che già avevamo colto nel prologo di ASOS. In una saga di personaggi più o meno grigi è difficile trovare qualcuno più nero di Craster, padre violento e inquietante simbolo allo stesso tempo di un mondo antico ma degenerato; in una turpe interpretazione del concetto di pater familias, i figli vengono destinati agli Estranei, le figlie a essere sposate dal padre e a generare ulteriore prole. Mi chiedo se tutto questo sia solamente il parto di una mente disturbata o se invece ci sia qualcosa di più profondo e legato agli antichi dei, a quel mondo passato che ormai non esiste più ma che sappiamo essere stato particolarmente duro e violento (vedi sacrifici umani). La violazione dell'ospitalità, compiuta dagli ammutinati da un lato è l'ulteriore tassello che certifica la decadenza di questa istituzione, consapevolezza che viene esposta poco prima della fine dallo stesso Mormont, dall'altro anticipa l'evento delle Nozze Rosse in cui il crimine commesso sarà ancora più ignobile e immorale.
ARYA V
L'introduzione di Beric Dondarrion ricorda molto quella di Bloodraven:
Beric, ASOS
<< Le pareti della caverna erano un mosaico di pietre e terriccio, tra cui strisciavano gigantesche radici bianco grigiastre che parevano un groviglio di migliaia di serpenti albini. [...] In una zona della parete opposta del fuoco, le radici formavano una sorta di scalinata che saliva fino a una cavità dove un uomo sedeva immobile, quasi perduto tra i meandri del titanico albero diga >>.
Bloodraven, ADWD
<< Le radici erano dappertutto, si contorcevano tra terra e pietra, bloccavano alcuni passaggi e altrove sorreggevano il soffitto [...] Davanti a loro un pallido lord in eleganti abiti color ebano sedeva trasognato, in un intricato nido di radici, un trono di alberi diga intrecciati che avvolgeva quelle membra raggrinzite come una madre abbraccia suo figlio >>.
Un curioso parallelismo che non significa necessariamente qualcosa, può anche essere solo una suggestione involontaria di Martin.
Detto questo, finalmente facciamo la conoscenza del famigerato lord della Folgore il quale si presenta come uno dei pochi a essere realmente dalla parte del popolo, elemento che nella Guerra dei cinque re rimane sempre sullo sfondo delle egoistiche ragioni della nobiltà in conflitto. Il confronto tra la Fratellanza e Sandor Clegane ricorda un po' quello tra Brienne e Jaime, laddove ad uno vengono continuamente rinfacciati determinati peccati (veri o presunti), mentre l'altro si difende mettendo in mostra la presunta ipocrisia di determinati valori. Per il Mastino il cavalierato è mera forma con la quale degli assassini trovano il modo di giustificare i propri peccati e le proprie colpe, trovando così una legittimazione pubblica alla loro condotta. Rispetto a Jaime, il minore dei Clegane è ancora più schietto e diretto perchè non ha mai realmente coltivato sogni di gloria, non ha mai realmente desiderato essere un cavaliere come invece Jaime. Ad unire i due personaggi abbiamo il fuoco: quello del re Folle per Jaime, quello del fratello per Sandor, il quale per ironia della sorte deve ora affrontare degli adoratori di una divinità dello stesso odiato elemento. Alla fine il Mastino vince con una sequenza di lotte che è una sorta di anticipazione di quella tra la Montagna e Oberyn Martell: anche in quel caso il "buono" pare avere la meglio, anche in quel caso il "cattivo" ribalta la situazione all'ultimo confessando pubblicamente i propri crimini. Il colpo di scena finale segna l'ingresso nella saga del tema della resurrezione, stratagemma che può apparire "facile" dal punto di vista narrativo ma che presenta anche delle complicazioni.
il paragone tra Jon e Jaime mi è venuto soprattutto perchè fanno entrambi parte di un ordine che impone la castità forzata ai propri aderenti. Jaime ignora questo comandamento e si lascia travolgere dalla passione amorosa, Jon invece si pone dei dubbi, si lascia sì abbandonare ma allo stesso tempo riesce a mantenere il focus sul suo dovere. L'aspetto interessante del Jon dei libri è proprio quello di essere qualcuno dotato del giusto mix tra passione e ragione, facendone uscire un personaggio che è ben lontano da quello monodimensionale e stereotipato della serie tv, concepito quasi esclusivamente per soddisfare ragazzine dall'ormone impazzito.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Anche sull'appartenenza di entrambi a un ordine che impone la castità mi sento comunque di fare un distinguo che distanzia e pone su piani differenti i due casi. Oltre ovviamente alla già citata forza dei due legami.
Jamie entra in quell'ordine per Cersei, per stare a King's Landing con lei. Quindi entra sapendo di non conformarsi a quel dettame di castità. Entra come il Leone di Lannister che vuole prendersi ciò che vuole (Cersei) nell'unico modo che in quel momento gli è possibile.
Jon invece entra nei GdN per ambizione, per trovare il suo posto nel mondo da bastardo di Winter fell, per dimostrare di non essere da meno dei propri fratelli, soprattutto di Robb, nonostante parta da una condizione di svantaggio. Quindi deve provare il suo valore, l'attrazione per Ygritte è un piacevole incidente di percorso, a cui piegarsi qualora ce ne possa essere una sensata possibilità, cosa che la sua riflessione dimostra non sussistere.
Sulla critica al Jon della serie siamo d'accordo. Oltre alla monodimensionalità da teen drama, se quella doveva essere la strada potevano pure puntare su
Un bel ficozzo come Harry Lloyd!! <3
Modalità stupidera On XD
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
SAMWELL II:
Quello che mi ha colpito di piú in questo capitolo è il rapporto tra Sam e Mormont; un rapporto tra dipendente e superiore:
Il vecchio orso vide Sam: "Tarly!" tuonó.
"Io?" Goffamente, Samwell si rimise in piedi.
"Il tuo nome è Tarly?Hai forse un fratello da queste parti? Sí, tu. Chiudi la bocca e vieni con me".
"Con te?" Le parole uscirono dalle labbra di Sam in un balbettio.
Il lord comandante Mormont gli lanció un' occhiata da incenerirlo. "Sei un uomo dei guardiani della notte, Tarly. Cerca di non bagnarti le mutande ogni volta che ti guardo. Vieni, ho detto".
ma anche un rapporto tra padre-figlio:
"Tarly" Quando Vecchio Orso cercó di parlare, il sangue gli sgorgó dalla bocca, andando ad arrossargli la barba. "Tarly, vai. Vai."
"Dove, mio lord?" La voce di Samwell era piatta, inerte. "Non ho paura" Era cosí strana, quella sensazione. "Non c' è nessun posto in cui andare."
D' altra parte la rivelazione finale sui figli di Craster getta una luce inquietante su Mormont, che senza volerlo ha contribuito alla rovina dei Guardiani della notte.
Ha ragione Sharingan quando dice che Sam si nasconde dietro l' immagine del ciccione-codardo:
"Ho detto che sarebbe stato Jon ad aiutarti. Jon ha coraggio, ed è un bravo guerriero, ma adesso penso che sia morto. Io sono un codardo. E sono grasso. Guarda come sono grasso".
P.S. Non per giustificare i confratelli che si sono ammutinati, ma per me la dispensa segreta esisteva davvero.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
ARYA VI:
Anch' io ho notato la somiglianza tra la caverna della Fratellanza senza vessilli e quella del Corvo con tre occhi, d' altra parte, come dice Thoros:
"Nel mio spirito, il Signore della Luce si è risvegliato. Molti poteri per lungo tempo dormienti si stanno a loro volta risvegliando, e ci sono forze che si muovono nella terra. L' ho visto nelle mie fiamme".
Mi ha ricordato quello che Qhorin dice in AGOT:
"Dí a Mormont quello che Jon ha visto, e come lo ha visto. Digli che gli antichi poteri si stanno risvegliando. Digli che affronterá mostri e giganti. Digli che gli alberi hanno nuovamente gli occhi."
Molto bello lo scontro tra Beric e il Mastino sul significato della parola "cavaliere". Da un lato c'è il Mastino, che denuncia tutte le ipocrisie del cavalierato; dall' altro Beric, che crea un nuovo modo di essere cavaliere. Da un lato c'è chi guarda in faccia la realtá, dall' altro chi tenta di cambiarla. È l' eterna battaglia tra cinismo e idealismo. Ed è curioso pensare che, alla fine, il Mastino finirá col scegliere la seconda opzione: scegliendo la vita monastica e cambiando totalmente il suo modo di vivere.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Samwell II
Capitolo molto ben scritto.
In confronto alla disperazione del capitolo di Sam precedente, la Fortezza di Craster potrebbe sembrare quasi una specie di paradiso, eppure è lì si consumano eventi molto drammatici. Posso dire una cosa forse un po’ impopolare? Craster è un individuo degenerato per un sacco di motivi, ma non so se biasimarlo completamente per non aver dato ai confratelli le sue risorse migliori: alla fine è vero che ha un inverno da superare, in un territorio non certo ospitale, e per quanto sia disdicevole il modo in cui maltratta le sue mogli... beh, resta il fatto che esse sono effettivamente bocche da sfamare, per cui a maggior ragione serve una buona scorta di cibo. E’ comunque interessante il modo in cui Jeor si scandalizza quando i GdN lo assassinano sotto il suo stesso tetto: il comandante è sempre riuscito a sopportare abbastanza tutte le varie nefandezza che Craster commette, ma sembra ritenere quella della violazione della legge dell’ospitalità un torto nettamente peggiore. Questo dà l’idea di quanto tale comportamento sia un tabù nei Sette Regni e di come sarà considerato quello che faranno i Frey… Alla luce della nostra sensibilità moderna può apparire quasi ridicolo l’importanza che si attribuisce alla violazione delle legge dell’ospitalità (perlomeno in confronto a tante altre atrocità che accadono), ma probabilmente è proprio perché in quel contesto la violenza in sé è più “normale” che la fiducia nell'ospitalità (sia in chi ospita sia in chi viene ospitato) è uno dei pochi punti di riferimento e sicurezza su cui si spera di poter contare. La trasgressione di questo principio crea un grave precedente che rischia di far collare anche una delle poche norme consolidate.
Comunque concordo con le considerazioni su Sam che fanno notare come in fondo lui ha costruito una rassicurante identità intorno al suo essere codardo, pur essendolo in realtà meno di quello che pensa. E mi riaggancio anche ad un mio commento precedente, in cui dicevo che secondo me un forte ruolo in questa convinzione lo ha avuto proprio Randyll Tarly, che ha inculcato con grande forza questa idea nella testa del figlio.
Apprezzo la sottigliezza in cui si parla dei sacrifici dei figli di Craster agli Estranei. Per il momento, da quello che ne sappiamo, ci sono solo voci e allusioni a riguardo, e non abbiamo informazioni certe e precise in merito, a differenza di quanto accade nella serie tv.
Interessante anche il commento di Grenn sul fatto che Jon “combatteva come se volesse ucciderlo” durante gli allenamenti. Spesso Jon viene considerata una persona tendenzialmente tranquilla e razionale, ma per me ha anche una notevole dose di aggressività (derivante dalla frustrazione per la sua condizione) che non va affatto sottovalutata.
Bello infine il dettaglio su Sam che, vedendo una cipolla mezza marcia, la taglia per mangiarsi la parte buona. Non penso proprio che sia casuale il collegamento con il capitolo di ACOK di Davos in cui Melisandre fa il suo discorso assolutistico sul fatto sul fatto che la cipolla non può essere guasta solo in parte. Ho la sensazione che quella di Sam sia una metafora non casuale di una visione opposta, che forse fa già presagire al lettore che le previsioni di Melisandre non sono affatto infallibili…
Arya VI
Ed ecco che incontriamo finalmente Beric e Thoros nella loro versione post-scontro con Gregor. I due personaggi sono sicuramente interessanti, nettamente più degli altri membri della fratellanza, eppure in confronto al carisma di Sandor (bentornato pure a lui!) mi sembra che tendano un po’ a sfigurare. Questo pur avendo una caratterizzazione che di suo probabilmente è pure più originale di quella del Mastino.
Comunque un po’ mi dispiace dirlo (visto che gli ideali dei fuorilegge sulla difesa dei deboli mi stano pure simpatici), ma nel confronto con la Fratellanza Sandor ne esce di gran lunga vincitore, e non parlo solo del confronto militare. Le argomentazioni dei furilegge risultano abbastanza debolucce (al punto che appare quasi rinfrescante la genuina e cieca rabbia di Arya), in primis quella di accusare Sandor per tutti i mali commessi dalla chiunque della sua casata. Questa disparità nelle argomentazioni, unita a quella di carisma, secondo me rende anche il confronto meno avvincente di quello che avrebbe potuto essere. IMHO Martin ha un po’ troppo forzato la meno per far risaltare la figura del Mastino, sminuendo eccessivamente l’immagine dei suoi avversari,. Il fatto che si tratti di un “uno contro tutti” non fa che accentuare questo.
Fatte queste considerazioni il capitolo è comunque di buon livello e soprattutto la scena della battaglia è veramente ben narrata, avvincente anche a rileggerla per l’ennesima volta.
Abbiamo anche un piccolo assaggio del ricongiungimento tra Arya e Sandor. Il bello però deve ancora arrivare. Sono dell’idea che il meglio della storyline di Arya in ASOS viene proprio con il vagabondare dei due. Comunque ammetto anche che rileggere il loro scambio in questo capitolo sulla morte di Mycah mi provoca ancora un certo fastidio. E’ stato un episodio che all'epoca mi ha abbastanza “traumatizzata”, una palese ingiustizia che mi fece molto arrabbiare e che forse mi ha dato per la prima volta la dimostrazione della crudezza del mondo di Martin (sì, persino più della caduta di Bran).
Catelyn IV
Davvero bella la scena del funerale di Hoster, con i tentativi di Edmure di beccare la barca e il successivo intervento di Brynden. E’ anche una scena estremamente riuscita nella serie TV, soprattutto perché presenta i due personaggi per la prima volta e lp fa ricorrendo più a immagini/azioni che a parole.
Tutto il dialogo con Lothar Frey riguardo al matrimonio di Edmure risulta davvero doloroso da leggere con la consapevolezza di quello che accadrà dopo. Il primo segnale che c’è qualcosa che non va sta nell'eccessiva gentilezza di Lothar, con cui le cose scorrono fin troppo lisce se commisurate alla gravità dell’oltraggio, soprattutto quando questi parla del presunto atteggiamento comprensivo di Walder riguardo a tutta la faccenda. C’è anche un’ulteriore anticipazione del tradimento di Roose Bolton, con Robb che rimane perplesso dalla scelta di Glover a Tallhart di attaccare Duskendale. Inoltre sono rimasta sorpresa (perché questo dettaglio non lo ricordavo) dal fatto che Robb e Catelyn apprendono dell’incendio di Grande Inverno solo adesso, cosa che non fa che gettare altro sale sulla ferita della rovina in cui stanno precipitando sempre di più gli Stark. La parzialità delle informazioni gli Robb e company hanno sul reale svolgimenti dei fatti al Nord è pari alla loro cecità verso i veri intenti di Walder Frey.
Davos IV
Come già detto nel commento sul suo capitolo precedente, ho sempre trovato sorprendente e interessante il trattamento privilegiato (rispetto a quello riservato ad altri oppositori) che Davos riceve da parte non solo da Stannis ma anche della stessa Melisandre.
Dal dialogo con Stannis comunque emerge anche la forte ambivalenza dell'atteggiamento di quest’ultimo, specialmente quando gli viene fatto notare che persino lui all'epoca della Ribellione di Robert ha disobbedito al suo stesso legittimo sovrano, esattamente come stanno facendo ora tutti quelli che ora condanna. Questo attaccamento alla rigida giustizia a tutti i costi sembra in parte un pretesto per rispondere alle sue frustrazioni, cosa che emerge pure in questo dialogo: oltre a mostrare rabbia per l’iniziativa in sé di Alester, Stannis manifesta profonda amarezza soprattutto per il fatto che tutti questi tradimenti si verificano contro di lui e non avvenivano con altrettanta facilità contro suo fratello. Emerge proprio il forte complesso di inferiorità che alimenta questo personaggio, e anche il suo discorso sul fatto di non volere essere re ma di sentire il dovere di esserlo alla luce di tutto ciò appare meno convincente. Non sto dicendo che il senso della giustizia professato da Stannis sia tutta una scusa, ma secondo me è evidente anche il ruolo di questo “secondo fine”.
Comunque, nel suo senso di giustizia, Stannis ci tiene anche a ribadire di voler fare una netta distinzione tra colpevoli e innocenti e punire solo i primi, sia concordando con Davos sulla gratuità della rappresaglia proposta da Axell sia difendendo Edric Storm, non colpevole per essere stato generato fuori dal matrimonio. Viene tuttavia da domandarsi perché non applichi lo stesso criterio anche per i figli di Cersei (soprattutto Tommen e Myrcella, che davvero non hanno fatto nulla di male), anch'essi non certo colpevoli di essere nati dall'incesto. Nel suo discorso invece Stannis li elenca tra gli abominazioni a cui bisogna mettere fine.
Il punto è che, per l’ennesima volta, la situazione è tutta molto ambigua e Stannis probabilmente è uno dei personaggi che in assoluto incarnano tale ambiguità. Nonostante la visione bianconera di Melisandre, proprio la personalità di colui che lei appoggia urla l’esatto contrario. Anche le argomentazioni di Davos ribadiscono quanto la realtà sia complessa e infatti lo stesso tradimento di Lord Celtigar può essere letto sotto due diverse prospettive: Stannis si è focalizzato sulla sua scelta di arrendersi a Joffrey dopo la sconfitta in battaglia, ma Davos mette in evidenza il suo merito di essere stato uno dei pochi ad aver accettato di schierarsi con Stannis quando questi ha chiamato i lord a raccolta.
Suggestivo il finale con il rito della sanguisughe. Tra l’altro è interessante come Martin sia capace di anticipare i plot twist futuri in modi così espliciti e nonostante questo comunque sorprendere molti lettori. Gran parte dei colpi di scena col senno del poi erano davvero ovvi.
Sono indietro. Così indietro che state per doppiarmi. (e sto anche leggendo un altro libro nel frattempo, ma questo non ditelo a nessuno eh! ).
Comunque sono arrivata al punto in cui Dany vorrebbe/dovrebbe comprare gli Immacolati, ma le fa un po' schifo l'idea, Jon dovrebbe/vorrebbe giacere con Ygritte e lo preoccupa il fatto che non gli faccia schifo l'idea. Sansa vorrebbe/dovrebbe sposare Willas Tyrell e non le fa troppo schifo l'idea, ma invece dovrà sposare Tyrion a cui l'idea fa un po' schifo ed un po' no. Ad Arya fa schifo un po' tutto: dalla sua compagnia di viaggio al vestito con le ghiande che ad un certo punto le fanno indossare. A Jaime fa schifo Brienne... ma forse meno di quello che pensa. Sam scopre che fa meno schifo di quello che crede lui e tutti gli altri. Cat mi dà sui nervi e Bran... non lo so, dormivo (mi dispiace, ma queste due cose per ora non sono cambiate con la rilettura)
Dopo questa breve sintesi, posso dire che ho notato che tutti i personaggi POV sono in una situazione quasi diametralmente opposta rispetto all'inizio di ACOK. Se prima Dany era sola in mezzo al deserto, debole, con tre piccoli draghi ed uno sparuto khalasar, la troviamo invece all'inizio di ASOS con tre navi che veleggiano alla volta di Pentos, tre draghi che crescono a vista d'occhio, ma soprattutto armata di una forza d'animo ed una capacità di controllo sicuramente superiori. Lo si vede chiaramente nel modo in cui gestisce la prima "conversazione" con Jorah.
All'inizio di ACOK, Jon sta per partire per una missione oltre la Barriera protetto dalla guida di Jeor Mormont. Ha un ruolo preciso ed il suo schema di valori è solido e (quasi) intatto. All'inizio di ASOS è solo, in mezzo a potenziali nemici, guardato con diffidenza, in costante pericolo e travolto da dubbi ed incertezze morali che ne mettono a dura prova la resistenza.
Sansa all'inizio di ACOK è un cervo circondato da lupi (o un lupo circondato da leoni). All'inizio di ASOS lo è ancora ma, sciolto il vincolo della promessa matrimoniale con Joffrey e giunte le rose, si sente più sicura. La rilettura mi ha regalato una nuova immagine di Sansa. Se prima la consideravo, a questo punto della storia, un po' ingenua e sciocchina nel suo perdersi dietro fantasie infantili e palesemente irrealizzabili, rileggendo mi sono resa conto che quest'ultimo atteggiamento è invece uno strumento di autodifesa. La sensazione è che Sansa sia pienamente consapevole di tergiversare sull'impossibile, ma scelga di utilizzare questa tecnica per costruire un'area mentale dove andare a rifugiarsi per non affogare nella paura, nella disperazione, nella solitudine.
Arya prima era in viaggio con Yoren ora con la fratellanza. Apparentemente è tornata al punto di partenza. Invece no. Non c'è dubbio infatti che non è più un'orfana che si fa trasportare, ma in qualche modo ha sempre il controllo della situazione ed un piano B. Come nel caso di Sansa, la rilettura mi ha portato a riconsiderare il personaggio. Negativamente però. Durante la prima lettura avevo seguito con entusiasmo le avventure della piccola lupa. Invece ora, pur nella sua forza e con tutto il suo coraggio, trovo che troppo spesso abbia irritanti atteggiamenti da bimbetta arrogante.
All'inizio di ACOK, Tyrion entra nei panni (prestati) di Primo Cavaliere.Durante il secondo libro, vive una parabola inebriante di potere e gloria. Una parabola che sappiamo essere concava verso il basso. Ed infatti all'inizio di ASOS è tutto svanito: gloria, potere, rispetto. Tutto venuto meno. Nonostante ciò, Tyrion si conferma il personaggio che amo di più. Mi piacciono le sue incertezze, le sue debolezze, l'amara consapevolezza di quello che è ed anche la capacità che ha di mentire a se stesso ad oltranza.
Jaime passa tutto ACOK in catene ed anche se le catene le indossa ancora all'inizio di ASOS, per sua stessa ammissione, il fatto di non essere più nel buio di una prigione a Delta delle Acque è già un notevole passo avanti. Nessun dubbio che questo POV sia la vera scoperta di ASOS. Viaggiando nella testa dello Sterminatore di Re si scopre un personaggio crudele, contorto, ironico, affascinante e non privo di un suo proprio codice morale, sebbene non sempre condivisibile. Curiosità: la prima lettura mi aveva lasciato l'immagine di una Brienne noiosa, invece sto scoprendo un personaggio interessante e niente affatto scontato.
Tra ACOK e ASOS, Sam passa da "Messer Porcello" al "Distruttore" (uccidere un estraneo è la mossa che dà il via ad uno dei riposizionamenti di brand più veloci e meglio riusciti della storia della letteratura). La cosa interessante è che questa trasformazione semantica è più esterna che interna: Sam non si sente meno codardo. Questo ne conferma la lucidità di pensiero ed il "coraggio" (ce ne vuole per ammettere candidamente con se stessi i propri limiti).
Questi generali "ribaltamenti di campo" - anche alla luce di quello che già so che accadrà - mi hanno fatto riflettere sul fatto che ASOS sembrerebbe davvero essere nato per essere il libro centrale della saga. Si vede da subito che i personaggi principali sono ad un soglia fondamentale del loro viaggio, lanciati verso un turning point decisivo e verso quella trasformazione interiore, prima ancora che esteriore, che porterà alla luce il loro "vero" oggetto del desiderio e quindi segnerà in maniera definitiva la loro vicenda personale.
Concludo i capitoli di settimana scorsa:
CATELYN IV
Le esequie di Hoster e il riferimento alla tradizione funeraria dei Tully anticipano il destino di Catelyn, quando il suo corpo sarà gettato nudo nel fiume dai Frey. Ma è un po' tutto il capitolo a fungere da presagio e preparazione al tragico evento delle Nozze Rosse. Il fallimento di Edmure nell'incendiare la barca indica anche il fallimento del suo matrimonio, o perlomeno del tentativo di Robb di sistemare le cose. Martin non fa nulla per nascondere la trappola: il comportamento dei Frey, la notizia di Grande Inverno in fiamme, le azioni di Roose Bolton.... l'autore vuole far capire chiaramente che il fato di Robb è segnato, che la situazione in cui si trova è grave se non gravissima e che subito c'è chi è pronto ad approfittarsene. Basti pensare ai capitoli precedenti e a tutto lo spazio dedicato al matrimonio di Sansa, erede di Robb in mancanza di una sua progenie; anche in questo capitolo si parla delle nozze di Sansa, nuovo macigno che si assomma a tutti gli altri, tra i quali quello di Grande Inverno distrutta. Qui, il consiglio di Cat è quello corretto: al di là della resa, non ci sono altre opzioni che permetterebbero a Robb di vincere la guerra. Il suo piano funzionava quando il fronte nemico era diviso ma con la sconfitta di Stannis i Lannister sono ormai padroni di quasi tutto il sud, senza contare che gli Stark sono minacciati pure al nord. C'è sempre stato un equivoco di fondo nella ribellione di Robb, equivoco basato sugli obbiettivi e sulle condizioni nelle quali si erano generati. Gli Stark scendono in guerra per vendicare l'uccisione di Ned e per questo sono costretti a scendere a sud, ma lo fanno anche per guadagnare l'indipendenza dal Trono di Spade, posizione che probabilmente guadagnerebbero senza particolare fatica se restassero trincerati al nord. In mezzo a questa ambiguità si può notare la quasi totale assenza di strategia di lungo corso, di una programmazione che vada al di là della mera campagna militare del momento. Ma saggiamente sarà lord Tywin a smontare questa strategia: << Certe guerre si vincono con le spade, certe guerre con le piume >>. In parte è lo stesso Robb ad ammettere di aver sbagliato la politica matrimoniale, ambito dove invece i Lannister non hanno fatto errori.
DAVOS IV
Dal Fondo delle Pulci a Primo Cavaliere del Re, passando per una battaglia perduta, dei figli deceduti e un soggiorno in carcere. E' il conflitto di opposti a dominare il capitolo, così come a dominare un po' tutte le vicende collegate al personaggio di Davos. In realtà il dualismo è soprattutto quello del suo signore Stannis, uomo apparentemente tutto d'un pezzo ma che in realtà è divorato da passioni e sensazioni molto forti. In primo luogo è evidente l'invidia verso i fratelli, ammirati soprattutto per il loro carisma e per la capacità di farsi amare con pochi gesti; altro polo di opposti è quello della fedeltà alla famiglia o all'onore, scelta che viene effettuata durante la Rivolta di Robert. La famiglia, trasfigurata qui nell'elemento del sangue, è in effetti uno dei temi principali di questa parte, che inizia con il dualismo tra i fratelli Florent e prosegue poi con la sottotrama di Edric e del suo possibile sacrificio. Stannis, al contrario di Florent, preferisce salvaguardare Edric, così come ha preferito stare con Robert piuttosto che con Aerys. Il bisogno di affetto familiare e al contempo il desiderio di essere riconosciuto dal resto dei suoi cari sono forse una delle chiavi di lettura per comprendere al meglio questo ostico personaggio, il quale finisce per autoconvincersi che tutte le sue azioni siano delle inevitabili conseguenze dettate da illeciti fatti da qualcun altro. L'idea di ristabilire la pace nel regno, di sconfiggere gli Estranei e far prevalere la legge nasconde un intento più marcatamente egoistico, quello di essere finalmente riconosciuto e apprezzato, di compiere qualcosa di grande per sè stesso e basta. In Stannis l'oscillazione tra la ragione e il sentimento sono costanti e Davos e Melisandre sono come due poli che, scontrandosi tra loro, riescono a dare al loro sovrano un punto di equilibrio morale. Quando prevale la razionalità di uno, ha bisogno della passionalità dell'altra, quando sembra seguire la semplice logica ecco che subentra il potere del soprannaturale.... e così via. Il rito delle sanguisughe spiega bene lo stato del compromesso: Stannis decide di non sacrificare Edric, ma comunque finisce per praticare una magia di sangue con il liquido prelevato dal ragazzo. La tragicità del momento è dovuta al fatto che non solo abbiamo l'ennesimo flashforward sulle Nozze Rosse, ma probabilmente anche quello SPOILER SERIE TV 5 STAGIONE
del rogo di Shireen, con il quale Stannis finirà per rompere definitivamente l'equilibrio del suo essere.
CitaViene tuttavia da domandarsi perché non applichi lo stesso criterio anche per i figli di Cersei (soprattutto Tommen e Myrcella, che davvero non hanno fatto nulla di male),anch'essi non certo colpevoli di essere nati dall'incesto. Nel suo discorso invece Stannis li elenca tra gli abominazioni a cui bisogna mettere fine.
dice anche che Rahenyra Targaryen era colpevole per aver usurpato il trono del fratello, quando invece tutti sappiamo che si tratta dell'esatto contrario (la norma era sì ambigua ma Viserys I aveva chiaramente nominato la figlia suo successore, facendolo giurare a tutti i lord del regno). Di base credo che Stannis in questi casi sia semplicemente bigotto: a un certo punto aveva anche proposto a Renly di nominarlo suo successore al posto di Shireen, segno che per Stannis una donna viene sempre dietro un uomo. C'è poi da dire che i figli di Cersei sono nati in condizione di "crimine" particolarmente grave, cosa che non era quello di Robert; inoltre tenerli in vita rappresenterebbe comunque un potenziale rischio per l'eventuale regno di Stannis.
Comunque è chiaro che mettere spesso Stannis di fronte a decisioni difficili sia una precisa scelta dell'autore per scandagliare l'io del personaggio. In questo senso non c'è nulla di più allegorico di una sacerdotessa rossa che interpreta tutto l'universo come uno scontro perenne di opposti.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Nota su robb pensando al post sopra di sharingan :
purtroppo per robb , nn credo sia semplice ritornare al nord e trincerarsi lì. Robb e' anche re del tridente e i nobili locali nn possono resistere senza di lui. Abbandonarli costerebbe in termini di reputazione e nn penso che catelyn ( ma anche lo stesso robb) abbandonerebbero mai i tully alle rappresaglie di tywin
CATELYN IV:
Molto commovente la scena del funerale di lord Hoster Tully, c' è solo una cosa che mi ha dato profondamente fastidio... la presenza di Lothar Frey #tuttiifreydevonomorire#. Riguardo allo scontro Robb-Catelyn io non penso che il consiglio della madre sia giusto: Tywin avrebbe posto delle condizioni durissime per gli Stark e probabilmente avrebbe cercato di ammazzare lo stesso Robb in modo che Tyrion avesse Grande Inverno. Come ha già detto Osservatore del nord, Robb è anche Re del Tridente e questo gli impedisce di abbandonare le terre dei fiumi. Ovviamente, col senno del poi, portare la maggior parte dei suoi uomini a Sud è stata una pessima idea. mi chiedo se il riferimento al "lupo che abbandona le foreste" contenuto nel capitolo di Bran potrebbe essere un' allusione non a Sansa ma a Robb (che è sceso al Sud e ha cercato di combattere con la sua natura di metamorfo).
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Scusate ma ho avuto una settimana molto impegnata questa volta
Figuratevi che sono ancora alla rilettura del secondo dei quattro capitoli (nemmeno alla fine, proprio circa a metà capitolo).
Visto che vedo che nessuno si è ancora portato avanti, che ne dite di ritardare il tutto di una settimana? Cioè fare i quattro capitoli della settimana appena trascorsa per la prossima settimana...
Io sarei molto propensa a fare così...
Io non ho ancora letto nemmeno un POV di quelli nuovi, però mi è parso di aver capito che fin'ora chi ha fatto tardi si è dovuto "arrangiare" recuperando autonomamente quindi mi parrebbe ingeneroso nei loro confronti fare un'eccezione questa volta, anche perchè non so quando avrò effettivamente tempo e voglia di riprendere la rilettura nel breve periodo.
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Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
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Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
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Con grande ritardo...
DAVOS IV:
Ci sono capitoli in cui odio Stannis e capitoli in cui lo amo. in questo lo ho amato. Non penso sia eccessivamente rigido, anzi il discorso "ognuno fa le sue scelte e deve assumersi le sue responsabilità" lo approvo appieno. Penso anche' io, come voi, che alla base della sua lotta per il potere ci sia il rapporto con i suoi fratelli, un rapporto fatto di odio, di invidia, ma anche di affetto. Davos giustamente fa notare un paradosso: Stannis è il legittimo successore di un re che ha conquistato il trono con la forza. Interessante questo passaggio:
"Questi discorsi sui Sette Regni sono pura follia. Aegon se ne rese conto trecento anni fa, stando in piedi in questo stesso luogo. Dipinsero questo tavolo dietro suo comando. Fiumi e golfi, dipinsero, colline e montagne, castelli, città e mercati, laghi, paludi e foreste... ma nessun confine. E' un' unica entità. Un unico reame, sotto il dominio di un unico re."
In realtà la trova quasi un "utopia regressiva": i Sette Regni sono stati uniti dalla minaccia dei draghi e poi tenuti assieme da una serie di accordi matrimoniali (non ultimo quello tra Cersei e Robert), e adesso si stanno sfaldando.
Mi ha colpito anche la visione nel fuoco:
"Neve, pensai. Poi le scintille parvero formare un circolo nell' aria, trasformandosi in un anello di torce. Stavo osservando, attraverso il fuoco, una collina in una foresta. Le ceneri erano diventate uomini vestite di nero dietro le torce, e c' erano forme in movimento nella neve. A dispetto di tutto il calore generato dal fuoco, provai un freddo tale da farmi rabbrividire."
All' inizio pensavo si riferisse alla battaglia contro i Bolton, ma potrebbe anche riferirsi agli Estranei.
"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".
Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S. (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);
Jaime V
Capitolo che valorizza molto lo scenario di Harrenhal facendoci vedere due suoi ambienti estremamente suggestivi, entrambi opprimenti ma in modo diverso: si va dai bagni con soffitto basso e pieni di vapore e calore, luogo il cui la confessione di Jaime mi ha dato una sensazione quasi di “rituale religioso” di espiazione, per poi arrivare all’immenso e grigio salone in cui è Roose Bolton a rubare la scena.
Inutile dire che la scena dei bagni è davvero riuscita. Abbiamo il solito rapporto di ambivalenza tra Jaime e Brienne, in cui il primo mostra sempre di più il proprio accresciuto interesse verso la donna (non intendo in senso amoroso, eh, quella mi sembra un po’ una forzatura), mostrandosi indispettito delle sue iniziali dimostrazioni di indifferenza/disprezzo. Bello e molto teatrale il momento in cui, dopo il racconto e lo svenimento dello Sterminatore di Re, Brienne lo soccorre (mostrando una preoccupazione superiore a quella che probabilmente avrebbe voluto rivelare) e ormai privo di forza Jaime le chiede di chiamarlo con il suo nome. E’ una scena perfetta che rappresenta il “punto di arrivo” del rapporto tra i due (iniziato proprio con l’ostinazione di Brienne nel chiamarlo “Streminatore di Re”) e molto adatta anche ad essere trasposta televisivamente (infatti pure in GoT è molto ben riuscita come scena). Un dettaglio che ho notato è quanto malvolentieri i servitori assistono Jaime nelle piccole mansioni (ad esempio quando c’è da aiutarlo nello spogliarsi per entrare nella vasca): è una cosa che contribuisce a rendere l’idea di quanto ora la condizione di Jaima sia umiliante e di quanto abbia perso con la perdita della mano.
In generale, riguardo al percorso di Jaime c’è da osservare una cosa: nel capitoli precedenti in fondo non abbiamo mai assistito a rivelazioni che davvero spingessero ad una netta rivalutazione delle sue azioni: sì, si è parlato della crudeltà di Aerys (cosa non certo nuova), del fatto che la sua morte non è stata poi tutta questa gran perdita, e del fatto che Jaime è stato fortemente influenzato da Cersei nel gettare Bran dalla torre… però si tratta comunque di azioni “discutibili” e ed esclusivamente egoistiche. Ora invece, con la rivelazione su ciò che Aerys intendeva fare davvero con l’altofuoco, il tradimento di Jaime assume una colorazione nuova e Jaime appare addirittura il salvatore della città, quasi un eroe sui generis che ha sacrificato la propria reputazione per la salvezza collettiva. Sono convinta che nell’azione di Jaime ci fosse comunque anche una spiccata dose di egoismo, visto che nemmeno a lui conveniva che Aerys rimanesse in vita, ma resta il fatto che ora la situazione va comunque letta sotto una prospettiva ben diversa.
Altro piccolo dettaglio: Jaime racconta che Varys, quando era al servizio di Aerys, era piuttosto zelante nel servirlo e indicargli anche i traditori di cui il re non si era accorto. Questo getta una luce sinistra sull’eunuco, che ho l’impressione che venga spesso visto come un personaggio tutto sommato quasi positivo.
Nella scena della cena per me invece è Roose Bolon la vera star. Ammetto che io amo molto questo personaggio e che lo trovo anche più interessante di Tywin. Il Lord di Castel Granito è un personaggio più classico: il tipico politico navigato e cinico, mentre Roose Bolton lo trovo un po’ più oroginale. Per certi versi è simile a Tywin, ma a mio parere è un personaggio più sinistro e inquietante. Entrambi si servono di personaggi discutibili per portare a termine il lavoro sporco ma, mentre Tywin sembra comunque consapevole dell’efferatezza di certe azioni e in diversi momenti sembra che esse in fondo non gli facciano piacere (anche se per consolidare il proprio potere lui le accetta, le permette e talvolta le commissiona pure), Roose sembra quasi gradirle e ordinarle pure quando non ce n’è la minima necessità e utilità. E’ una cosa che vediamo ad esempio in ACOK nei capitoli di Arya. Ma soprattutto mi piacciono i piccoli dettagli che caratterizzano Lord Bolton: il tono di voce estremamente basso, il forte uso del rosa nell’abbigliamento (colore così inusuale per un “cattivo”, che in questo caso diventa insolitamente inquietante perché associato al cruento stemma della casata), la sua ossessione per uno stile di vita sano… Quando poi mette ironicamente in evidenza la sacralità le leggi dell’ospitalità in risposta alle vane minacce di Jaime, anche questo è un indizio abbastanza inquietante di un certo compiacimento che Roose prova all’idea di compiere le azioni più discutibili. Il capitolo termine in una maniera ancora più disturbante, quando apprendiamo che Roose vuole lasciare Brienne a Vargo Hoat.
Tyrion V
Capitolo in cui ci viene presentato un altro degli svariati personaggi carismatici che fanno la loro comparsa in ASOS (Oberyn Martell), cosa che non fa altro che aggiungere legna al fuoco e preparare il terreno per la grossa esplosione di eventi che è in arrivo nella seconda metà del libro. Non ho tuttavia moltissimi commenti da fare qui, nel senso che alla fine lo scopo del capitolo è proprio la presentazione del personaggio, con uno scambio di pungenti battute tra lui e Tyrion in cui Martin non fa altro che mettere per l’ennesima volta in mostra la sua capacità di scrivere dialoghi accattivanti.
Oberyn è un personaggio che viene generalmente visto dei lettori con simpatia, come un personaggio piuttosto positivo. Tale sensazione è sicuramente accentuata dal suo essere contrapposto a un mostro come Gregor Clegane in duello, dal fatto di combattere in difesa di Tyrion e comunque per una causa in sé anche giusta (la vendetta per quanto accaduto all'amata sorella). Tuttavia in questo capitolo vengono presentati anche dei suoi aspetti sinistri, primo tra tutti l’episodio di gioventù che gli ha fatto guadagnare il soprannome: quando è stato sfidato a duello, non si è limitato a sconfiggere e ferire l’avversario, ma ha pure usato una spada avvelenata, portandolo alla morte. Abbastanza discutibile come comportamento, direi. Comunque mi piace il dettaglio con cui Oberyn, pur essendo un uomo libertino, mondano e abile in combattimento, viene anche presentato come una persona colta, avendo studiato alla Cittadella e forgiato alcuni anelli. Ammetto che questo mix di cose me lo rende molto affascinante, insieme anche al suo “fascino mediterraneo”
Interessante anche il racconto sulla visita dei Martell e Castel Granito, dove riceviamo la conferma di quanto Tywin fosse legato alla defunta moglie e vediamo anche che Cersei era insopportabile anche in giovane età, maltrattando in maniera gratuita non solo il fratello ma anche la sua nutrice.
Riceviamo anche alcune informazioni su Willas, personaggio che non vediamo mai (nemmeno nei libri successivi) ma che spicca per ragionevolezza nel modo in cui sembra aver reagito all’esito della sfida contro Oberyn che lo ha reso storpio. Questo non fa che accentuare l’amarezza per la sorte di Sansa: forse Willas sarebbe davvero stato un buon marito per lei (anche se bisogna anche vedere quale strada si rivelerà poi essere stata più conveniente a lungo termine, alla luce di tutti gli sviluppi futuri della storia).
Arya VII
Capitolo molto di transizione, abbastanza riempitivo e anche noiosetto, a parte alcuni momenti carini. La scena in cui Arya assiste al combattimento non fa altro che accentuare la sua indole rabbiosa, ma lo trovo un espediente po’ ridondante e nemmeno particolarmente potente. Ho apprezzato invece il pezzo in cui la ragazza esprime i suoi dubbi sull’essere nuovamente accolta dalla famiglia. Qui vediamo infatti riemergere un complesso di inferiorità del personaggio che risale ai tempi di AGOT, con la sensazione di aver deluso le speranze della madre di vederla diventare “una vera lady”. Da notare che Arya nel parlarne cerca di aggiustarsi i capelli di correggere un suo errore grammaticale (dettaglio che purtroppo con la traduzione italiana si è perso), cose che fa capire che in fondo la ragazza vorrebbe riuscire a comportarsi “come si deve”. Mi è piaciuto anche lo scambio finale con Gendry, dove Arya mostra non solo il suo infantilismo ma anche quel pizzico di classismo che pure lei, che per essere un’esponente della nobiltà è abbastanza anticonformista, in fondo conserva, influenzata dalla società e dell’educazione avuta. Tutte caratteristiche poco simpatiche ma che a mio avviso contribuiscono a rendere il personaggio più a tutto tondo e credibile.
Nel capitolo vengono fornite altre informazioni su Beric. Ho storto un po’ il naso nell’apprendere che lui non sembra aver bisogno né di mangiare né di dormire, in quanto questo rende il personaggio anche più surreale del dovuto. Comunque è la conferma che le cosiddette “resurrezioni” non sono a tutti gli effetti delle resurrezioni, visto che la persona rimane più che altro nel limbo tra la vita e la morte. La storia di Beric non è altro che un preludio a quanto accadrà con Catelyn, e forse anche con Jon. Se l’ipotesi si rivelerà veritiera, sarei curiosa di vedere come verrà gestita in quest’ultimo caso questa umanità solo parziale che i resuscitati sembrano avere.
Apprezzo molto l’atmosfera piovosa delle Terre dei Fiumi e il fatto che essa è spessa accompagnata dall’esecuzione delle Piogge di Castamere. Come ho già fatto notare, all’inizio del libro spesso le condizioni climatiche nelle Terre del Fiumi erano ben più favorevoli, mentre da adesso in poi la pioggia sarà pressoché incessante, segno che qualcosa di drammatico sta per arrivare: le Nozze Rosse, con una nuova esecuzione delle Piogge di Castamere non sono musicalmente ma anche nei fatti.
Bran III
Il capitolo mi piace molto, ma analizzato in maniera staccata de quello successivo di Jon perde buona parte del suo impatto. E’ un peccato che nella rilettura i due capitoli non siano capitati insieme.
Comunque c’è uno scenario molto suggestivo, con la torre abbandonata dall’espetto estetico e dalla storia molto particolari, così come particolare è il modo di accedervi tramite un passaggio nascosto nell’acqua. Per l’ennesima volta anche le condizioni climatiche non fanno che accentuare l’atmosfera e trovo molto bello il momento in cui scoppia il temporale, che fa da sottofondo allo spavento manifestato dal gruppo di ragazzi quando Hodor inizia ad agitarsi e i Bruti si avvicinano alla torre.
Continuerò il discorso nel commento al capitolo di Jon, perché i due sono davvero molto collegati…
Jon V
Capitolo che mi piace un sacco a livello di atmosfera, scrittura e tensione che si crea, in abbinamento al precedente capitolo d Bran.
C’è però una cosa che potrebbe essere criticata, e secondo me pure legittimamente: alla fine, a ben pensarci, Jon riesce nella sua impresa per pura fortuna. Se non fosse intervenuto Estate con giusto tempismo, dubito che avrebbe fatto una bella fine e che avrebbe avuto altre occasioni di avvertire i GdN. In partica in questo momento la riuscita dell’impresa appare quasi più merito di Estate che di Jon (anche se nei capitoli precedenti pure quest’ultimo ha avuto grossi meriti, specialmente per il modo in cui è riuscito a convincere Mance). Mi dispiace dirlo e umanamente capisco benissimo le motivazioni e di sentimenti di Jon, ma la scelta di non uccidere il vecchio non mi sembra proprio furbissima. Non è nemmeno la vita di quell'uomo contro il destino della confraternita in nero, visto che, come ragionevolmente pensa pure Jon stesso, il vecchio sarebbe morto a prescindere, solo ucciso da qualche bruto invece che da lui. Sotto questo aspetto secondo me Jon si dimostra ancora un “ragazzino dell’estate”, privo di quella dose di pragmatismo in più che gli servirebbe.
Dicevo comunque che in questo specifico caso il merito è più di Estate che di Jon, e c’è da ammettere che il nostro amato bastardo supera l'ostacolo un po’ per colpo di fortuna, quasi per “predestinazione”, e questo può giustamente apparire una forzatura. Tuttavia il modo in cui tutta la scena è orchestrata e preparata mi piace molto, quindi non ho sentito nemmeno così tanto il peso di questo “difetto”, se così vogliamo chiamarlo. Va anche notato che, mentre il vecchio “si è trovato nel posto sbagliato e al momento sbagliato”, al contrario Estate e Bran si trovano proprio al posto giusto e al momento giusto. Emerge come la fortuna può talvolta condannarti e talvolta graziarti.
Comunque in questa coppia di capitoli (Bran III e Jon V) viene mostrato anche un lato di Bran un po’ più oscuro di quello che siamo abituati a vedere: non solo il bambino prende possesso di Hodor, cosa piuttosto inquietante e considerata tabù pure da molti metamorfi (come scopriremo nel capitolo di Varamyr), ma se non ricordo male forse è la prima volta che Estate sbrana un uomo mentre Bran è dentro di lui.
Mi è piaciuto molto il confronto tra Jon e Ygritte all’inizio del capitolo. Viene riassunta e ribadita perfettamente la grande distanza ideologica e culturale tra i due. Non è la prima volta che se ne parla, sono temi già trattati negli altri capitoli, ma forse questo è il pezzo più esaustivo e efficace con cui il tutto viene reso. Per l’ennesima volta, ripenso a quanto si è perso nella serie tv di quello che è secondo me l’aspetto più importante del rapporto tra Jon e Ygritte. Viene comunque fatto di nuovo capire come l’ideale dei Bruti riguardo alla libertà vada di pari passo con il dominio della legge del più forte. Qualcuno potrebbe replicare che pure nei Sette Regni e così e non avrebbe certo tutti i torti, ma la realtà è un po’ più complessa, se si ripensa al discorso di Varys sul fatto che il potere è un’ombra sul muro, che risiede dove la gente crede che risieda. E chissà, forse pure tra i Bruti si può trovare traccia di questo stesso meccanismo. Di nuovo, l’argomento a favore Bruti che a me personalmente sembra più persuasivo non è tanto il generico amore per la libertà, quanto il fatto che essi si trovano forzatamente confinati nelle terre più inospitali.
Ironico comunque il modo in cui è proprio Jon a mettere inconsapevolmente in pericolo il gruppo di Bran, rivelando Ygritte del camminamento subacqueo che porta alla torre e proponendole di andarci.
Daenerys IV
Non è un capitolo che mi piace molto.
Diciamo che tra tutte le città schiaviste Yunkai è quella meno approfondita e meno importante ai fini della storia. Questa fase di conquista è molto di transizione, un mero “antipasto” prima di arrivare a Meeren (a cui come ben sappiamo invece di attenzione ne viene dedicata pure troppa).
Il dialogo con mercenari e schiavisti, per quanto abbastanza ben scritto, è fin troppo unilateralmente a favore di Dany: lei è carismatica, bella, furba, determinata e dai forti principi morali, loro sono avidi, sgradevoli, presuntuosi senza poterselo permettere, ingenui e ridicoli. La scena del tokar incendiato non fa che sottolineare anche in modo troppo ridondante e marcato tale contrasto. Ripeto che quando c’è una discrepanza così netta tra il trattamento che l’autore riserva ad una fazione rispetto ad un’altra, per quanto la fazione “svantaggiata” parteggi effettivamente per una causa spregevole, mi viene quasi da compatirla per il desiderio di andare conto qualcosa che si cerca di impormi. Infatti mi è quasi dispiaciuto per questo “sventurato” schiavista, così desideroso di convincere la donna a lasciare in pace la città
Diciamo che, quando Dany viene accusata di essere troppo mary sue/predestinata, questo è uno dei capitoli più a favore di tale ipotesi. Ce ne sono altri che mi piacciono molto di più e che esaltano molto meglio la complessità e le sfaccettature più interessanti del personaggio, ma non questo. Anche Astapor, come ho già detto, ha questo problema di antagonisti fortemente macchiettistici e non all’altezza, in contrasto con una superiorità di Dany anche eccessiva, ma perlomeno aveva anche un’atmosfera particolare e un senso di attesa resi ottimamente, mentre questo capitolo non lo trovo memorabile nemmeno sotto questi aspetti.
Comunque in questo capitolo viene anche presentato il personaggio di Daario, parecchio sgradito a gran parte dei lettori. Oltre al fatto che la sua love story in ADWD con Dany ha parecchio stufato un po' tutti, forse parte di questa ostilità è dovuta al fatto che il personaggio non riesce ad essere affascinante come dovrebbe (sarà il look eccessivamente stravagante, sarà l’eccesso di vanterie…), quindi non risulta pienamente comprensibile tutta questa infatuazione di Dany per lui. A me comunque come personaggio in sé non è che dispiaccia poi così tanto: mi diverte abbastanza il suo modo di fare sfacciato ed esagerato.
Arya VIII
Ultimo capitolo di Arya con la fratellanza e per fortuna. Questa parte della sua storyline ha momenti e aspetti sicuramente validi, ma al tempo stesso c’è davvero troppo allungamento del brodo e molti più capitoli del necessario. Il risultato è che i passaggi migliori si trovano immersi in un racconto ne complesso annacquato.
Il dialogo con Edric Dayne ha come scopo principale quello di riportare in gioco Ashara Dayne e Wylla come candidate per essere la madre di Jon, probabilmente al fine di distogliere l’attenzione da R+L=J (soprattutto dato che proprio nel capitolo di Dany precedente invece si è parlato molto do Rhaegar), ma sinceramente queste sono cose che mi interessano fino ad un certo punto: chi è la madre di Jon è ormai abbastanza ovvio, verrà rivelato quando verrà rivelato e star lì a pensare a tutte le teorie alternativa non mi diverte molto.
Bello il pezzo della vecchia Cuore Alto, per quanto un po’ ridondante (non so se ci fosse tutto questo bisogno di incontrarla per ben due volte e forse tutto poteva essere condensato in un unico incontro). Affascinante l’idea che in quel luogo, anche con gli alberi-diga tagliati, il potere degli Antichi Dei continui a vivere. Viene confermato che, così come il culto di R’holl, la religione degli Antichi Dei è in grado di fornire poteri profetici, solo che lo fa attraverso i sogni invece che attraverso il fuoco. Se ci pensiamo bene, Martin nelle sue pagine è solito mettere davvero una gran quantità di profezie e predizioni del futuro, col senno del poi nemmeno troppo difficili da decifrare. Forse c’è anche troppa abbondanza di tutte queste anticipazioni.
La reazione della vecchia alla vista di Arya è inquietante, ma dubito che si riferisce a qualcosa che la ragazza ha già compiuto. In fondo finora Arya non ha ancora fatto nulla di così particolare e in confronto i fuorilegge hanno ucciso molta più gente di lei. Quindi le mie ipotesi sono due: o è una predizione di quello che lei in futuro farà, cioè qualcosa di davvero oscuro e disturbante, o lo spavento della vecchia più che alle sue mere azioni si riferisce anche allo stato psicologico della bambina. Non a caso, oltre ad accusarla di essere una “bambina di sangue”, dice anche che non vuole avere nessuna parte del suo dolore, quindi forse la vecchia è turbata in generale dal grande sconvolgimento emotivo che Arya ha subito e che subirà ancora di più a breve.
Faccio un’altra menzione dell’atmosfera piovosa, che si è ulteriormente intensificata in questo capitolo e che andrà avanti ormai fino alle Nozze Rosse. Lo so che sono ripetitiva, ma mi piace davvero tanto questo parallelismo tra condizioni climatiche delle Terre dei Fiumi e la “tempesta” che sta per arrivare a livello narrativo.
Jaime VI
Il valore di questo capitolo è pressoché interamente incentrato sulla scena dell’orso, probabilmente il momento più iconico (e spettacolare) dell’evoluzione a cui è arrivato Jaime in ASOS. E’ semplicemente perfetta in quanto funziona tutto: la credibilità di tutte le azioni (non ci sono particolari spettacolarizzazioni e mosse poco probabili che i due personaggi fanno per difendersi dall’orso: la scena riesce ad essere avvincente anche senza esagerazioni), la resa dell’estrema umiliazione di Brienne (costretta non solo ad una morte atroce ma anche ad apparire nella maniera più ridicola possibile in quelli che dovevano essere i suoi ultimi minuti di vita, con quel vestito rosa e quella spada di legno. E ricordiamoci che l'umiliazione e la derisione sono le cose che più di tutto fanno soffrire Brienne, ben più del pericolo), l’evidente somiglianza (con amare ironia) di quanto avviene con la canzone dell’orso e della fanciulla bionda ripetutamente eseguita nel corso del libro (ripeto che l’utilizzo di questa ballata per sottolineare determinati eventi è stata una delle idee più geniali che Martin abbia avuto nella scrittura di ASOS), la leggerezza delle battute con cui Jaime sdrammatizza quanto avvenuto alla fine. Molto ben resa anche la reazione di Jaime nel vedere Brienne in quella fossa: all'inizio spera che ci siano modi alternativi per far sopravvivere la ragazza (la sua speranza iniziale è che la sua spada sia vera e che lei possa difendersi da sola, esattamente com’è riuscita a fare nel duello contro di lui, e anche dopo aver scoperto che le cose stanno diversamente lui fa prima un tentativo di corrompere personalmente Vargo Hoat con la promessa di zaffiri) e solo dopo si decide a compiere il gesto più folle ed eroico di buttarsi personalmente nella fossa. Questi dettagli rendono la sua azione finale più credibile, oltre che aumentare la tensione.
La parte precedente a questa scena non mi ha colpita altrettanto, probabilmente perché in generale non sono una grande fan delle scene di sogno e dei vari simbolismi che appaiono all'interno di esse. Comunque era necessario qualcosa che facesse scattare in Jaime quella molla che lo porta poi a tornare indietro per Brienne. Delle semplici riflessioni probabilmente non sarebbero bastate, quindi come espediente in sé è abbastanza efficace: capita che i sogni abbiano un’influenza potente sul nostro stato d’animo e sul nostro comportamento, pur rappresentando qualcosa di irreale.
E’ molto diffusa la tendenza a vedere Jaime e Brienne coma copia in senso stretto, ovvero come due personaggi che potrebbero sviluppare una relazione amorosa, ma io in questo capitolo vedo il loro più come una sorta di rapporto tra maestro e mentore, con un Jaime che pur essendo più esperto ormai come cavaliere ha fallito e ha fatto il suo tempo, mentre Brienne è più ”giovane” (anagraficamente e non solo) e forse può ancora proseguire ciò che lui ha lasciato in sospeso (e forse non ha davvero mai iniziato). Questo lo vediamo nella scena stessa dell’orso, dove Jaime dà quasi dei suggerimenti a Brienne su come affrontare la bestia, come farebbe un insegnante con un allievo a cui è affezionato, e in alcuni momenti (quelli in cui lei mostra maggiore abilità) arriva sentirsi quasi “orgoglioso” di lei, associando le sue prestazioni a quelle già mostrate durante il duello (che a questo punto viene reinterpretato a posteriori quasi come una sorta di “allenamento dimostrativo” invece che uno scontro all’ultimo sangue). Ma questo fatto lo vediamo anche all’inizio del capitolo, quando vediamo Jaime portare quello scudo con il pipistrello che finirà poi nelle mani di Brienne in AFFC (dopo lei lo farà ridipingere, ma è un altro discorso). Sappiamo anche che Brienne riceverà da lui Giuramento, la spada che Tywin gli ha appositamente forgiato. Questi oggetti sembrano a tutti gli effetti simboleggiare una sorta di “eredità da cavaliere” che Jaime trasmetterà alla donzella. Entrambi i personaggi in questo capitolo hanno in comune il fatto di apparire alquanto ridicoli e improbabili esteriormente (Jaime per via della mutilazione, Brienne per via del vestito e delle spada spuntata che le vengono imposti) e al tempo stesso eroici come forza interiore dimostrata.
C'è da dire, però, che il giusto pragmatismo arriva dopo per Jon.
Lo scambio dei neonati, l'apertura ai Bruti: cioè da quando diventa Lord Comandante. Ci vuole per lui la battaglia e il dover essere messo davanti ai suoi obblighi.
È Frittella il nostro Re
Fa i pasticci, fa i bignè
Io ne mangio pure tre
È Frittella il nostro Re!!!
You're mine. Mine, as I'm yours. And if we die, we die. All men must die, Jon Snow. But first we'll live.
La cosa bella di essere guardiani? l'affetto con cui veniamo ripagati, ma anche il rispetto, la riconoscenza. E' un impegno che dà molto onore e tanta gloria (Cit @Maya )