Infatti io ho proprio detto questo: il problema è il tema della protesta/lotta non la protesta/lotta stessa. Non tutte le cause sono sullo stesso livello e, dal mio punto di vista, la lotta in favore della cucina vegetariana o dei diritti degli animali sta più in basso di altre cause. Non è che questo tipo di causa mi sia del tutto indifferente, m'è capitato di riflettere sul tema e saltuariamente qualche senso di colpa m'è venuto ma tirando le somme non è qualcosa che riesce a sconvolgermi così tanto al punto da modificare sensibilmente le mie abitudini o a decidere di aderire a determinati attivismi.
Per chi invece le priorità sono differenti è legittimo fare un po' di chiasso, sempre nei limiti della legge. Poi dipende anche dall'incidenza e dai metodi della protesta: onestamente non mi pare che a livello generale gli attivisti animalisti abbiano causato problemi così grossi da poter diventare un serio problema.Se poi col passare del tempo emergesse che sono diventati una seria minaccia all'ordine pubblico, qualcosa di simile al movimento NO-TAV, black-block o anche solo ultras da stadio allora il discorso cambierebbe.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Io capisco la logica dei ragionamenti di sharingan e AryaSnow: se qualcuno ha delle convinzioni ben radicate, è giusto che faccia tutto il possibile per attuarle. In apparenza, è così che deve andare.
Però a estremizzare il ragionamento si potrebbe dire la stessa cosa dei terroristi di qualunque matrice che per imporre i loro ideali (che credono essere i migliori in assoluto) non esitano a fare quello che fanno. Ovviamente NON sto assolutamente paragonando i vegani a tale gente, però è per dire che non basta la convinzione in un ideale a renderlo giusto. Bisogna vedere se tale applicazione può essere a beneficio di tutti.
Ma infatti non ho mai detto che sia automaticamente giusto, ma semplicemente che è una conseguenza logica, a prescindere dal fatto che sia giusto o sbagliato come comportamento in sé ;)
Provo a dare anche io la mia opinione, da diplomato perito agrario e laureando in scienze e tecnologie agrarie, con più di qualche esperienza lavorativa reale sulle spalle..
Dunque, parto dicendo che trovo la dieta vegetariana sostanzialmente molto equilibrata (per quel che riguarda gli amminoacidi sono tranquillamente trovabili tutti e 12 [9+3 tecnicamente] con alimenti vegetali, più o meno diffusi), ho numerosi amici vegani (poichè per chiunque faccia la scelta dal punto di vista etico e morale è insensato restare vegetariano), e di tanto in tanto tento anche di fare dei periodi vegetariani o reducetariani (per altri motivi che scriverò più sotto), che solitamente non durano più di un mesetto poichè apprezzo veramente molto il sapore della carne, e non sono disposto (egoisticamente forse) a privarmene.
Detto questo: il discorso "l'uomo è onnivoro / frugivoro / carnivoro / erbivoro" non porta da nessuna parte, a seconda di quel che si vuole guardare (dentatura, insorgenza di determinate malattie con determinati alimenti, anatomia dell'apparato digerente, enzimi usati per la digestione..) si giunge ad un risultato differente. Essere dei mammiferi poi non aiuta sicuramente, essendo la classe con l'adattamento intragenerazionale più veloce. Per noi è uno scherzo passare da una dieta all'altra, e vivere ugualmente (o quasi) bene (l'esempio di quei pazzi [lo dico senza cattiveria, li reputo sul serio alla stregua di un caso clinico] dei 3M è lampante).
Da un punto di vista etico o morale è già stato detto abbastanza direi, sarebbe inutile ripetere cose che, a tratti, con già state dette in interventi precedenti.
Da un punto di vista produttivo: se è vero che ad una prima occhiata può sembrare insensato dare "100kg di cereali ad un animale per poter mangiare 1 kg di carne" è anche vero che, come fatto notare anche in qualche post precedente, i processi produttivi (varietà di piante usate, tempistiche di coltivazione, stoccaggio e quant'altro) sono completamente diversi, senza contare che ad un animale posso somministrare lo stesso pastone, contenente tutti i nutrienti necessari, per 365 giorni l'anno senza problemi. Un umano potrebbe già lamentarsi di più (e si, per un coltivatore cambierebbe parecchio passare dal coltivar 4 varietà di piante ad uso zootecnico a coltivarne una dozzina ad uso umano, anche solo da un punto di vista di parco macchine necessario). Ma la differenza maggiore, e che rende vantaggioso il bilancio entropico de "100 kg di cereali / 1 kg di carne", sta in un prodotto collaterale abbastanza ignorato: il letame. Anche senza far la fin troppo facile citazione a De André, si può dire che sia proprio questo l'elemento che sposta l'ago della bilancia, e che rende ancora vantaggioso l'allevamento animale. Grazie al letame si ha un reintegro di sostanze nutritive, e sopratutto di sostanza organica, incredibile nel terreno, che può quindi permettersi di sostenere alte rese per lungo tempo. Rese che sarebbero impossibili senza l'utilizzo del letame. Quindi le rese dei terreni crollerebbero più o meno alla metà di quelle attuali, mantenendo i costi di produzione invariati (aumentando anzi i costi fissi); insomma, economicamente, ora come ora, non ha assolutamente senso convertire la nostra coltivazione mondiale da uso zootecnico ad uso umano. Ciò non toglie comunque che anche il sistema di allevamento attuale sia da migliorare, ma il problema non è tanto dell'allevamento in se, quanto del fatto che cominciamo ad essere veramente in tantini su questo pianeta, e la curva di crescita di una popolazione di viventi è identica per tutte le specie, dai batteri a noi beneamati mammiferi..
Se posso spezzare un'altra lancia in favore degli allevamenti attuali, per lo meno faccio riferimento a quelli italiani e alla maggioranza di quelli europei, c'è anche da dire che la maggior parte dei famosi video che "se visti ti fan diventare attivista" fan parte di reportage girati negli anni '80 in allevamenti intensivi.. insomma, come dire che i cristiani son tutti violenti leggendo testimonianze delle crociate (anche se ciò non toglie che qualche eccezione esista comunque, tanto allevamenti intensivi che si ostinano ad andare avanti con un metodo produttivo antiquato, quanto cristiani violenti). Nei paesi un minimo sviluppati l'allevamento intensivo non si usa più per un semplice fatto: in confronto ad un allevamento più estensivo, l'allevamento intensivo ha una qualità del prodotto nettamente inferiore. Da circa una decina d'anni nella maggioranza degli allevamenti italiani è praticamente impossibile trovare situazioni di allevamento come quelle mostrate nei video. Insomma, la lotta che si porta avanti tal volta appare un po' troppo pilotata, va bene che il fine giustifica i mezzi, ma fino ad un certo punto..
Insomma, per concludere: la scelta la trovo anche comprensibile, e sopratutto condivisibile. Però devo dire che spesso la fanbase del movimento veg muove delle motivazioni davvero insensate (cosa che spesso si vede anche dal lato pro carne eh, sia chiaro), e davvero non riesco a "schierarmi" con certe ideologie.. quindi meh, io un parere ho cercato di darlo
EDIT: appena ho finito di scrivere ho notato che avevo già risposto al post, amen
Avendo avuto purtroppo la possibilità di verificare la realtà in molti allevamenti (intensivi o meno, da carne o da pelliccia, ecc) non posso concordare con il pensiero espresso da Artoryas Dayne (anche su alcuni altri punti, come ovvio). Ma ne apprezzo comunque i toni e il tentativo di ragionare con argomentazioni ben motivate. Fossero tutti così gli interlocutori... :-)
Poi resta impossbile qualsiasi punto di contatto, dato che la motivazione etica di una scelta che si propone di salvare vite non può certo essere messa in difficoltà dal maggiore o minore costo del letame... comunque ripeto, nonostante sia dichiratamente agli antipodi, l'ho letto con interesse.
PS: io resto contrario al far nascere e procreare razze di animali "create" dall'uomo a suo unico uso e consumo, ma ci sono anche esperimenti di questo genere, ancora lontani dall'essere autosostenibili, ma chissà:
http://www.greenme.it/approfondire/interviste/12345-allevatore-vegetariano-mucche-da-ca**a
Guarda personalmente ne ho girato più di qualcuno anche io di allevamento (lavorandoci), e gli unici casi in cui ho trovato ci fosse da mettersi le mani nei capelli erano stalle di "paisan", signori sopra una certa età, con una mentalità un po' chiusa (in un settore dove già di base si è restii ai cambiamenti) e che inspiegabilmente non concepivano proprio l'idea di benessere animale (che tra l'altro in molti poli universitari è anche un corso di studi, tanto per dire..), ma che per fortuna raramente riguardavano più di 50 capi, a loro discolpa c'è da dire che la situazione economica in cui ti trovi ad avere un numero così basso di capi non consente di spendere in ambiti "secondari" (che poi per il discorso della qualità del prodotto secondari non sono, ma amen) come il benessere delle bestie.. insomma era gente che sopravviveva anche grazie a favori di amici e colleghi, ecco. Non che sia una scusante, ma va detto.
Ho avuto anche il piacere di passare qualche tempo nell'allevamento Maccarese, che è l'allevamento più grande di bovini da latte a livello internazionale, e devo dire che aveano un livello di qualità degli animali incredibile per i loro numeri; pochissime zoppie (che era la cosa di cui mi occupavo nello specifico), pochissime mastiti (che è un grande indice di stress animale) e non credo di aver visto piaghe da decubito in nessun animale (cosa che ha quasi dell'incredibile visti i numeri enormi di animali di cui si parla, più di 3000 bovini). Insomma le eccellenze non escludono i disastri (mi riferisco ai tipi di allevamento) ne viceversa..
Il discorso sul letame (che, a proposito, in genere alla parola letame si associa solo le deiezioni solide, ma in realtà con letame si intende deiezioni solide e liquide più lettiera [generalmente quindi paglia o segatura]) è complesso (lo scrivo più in giù).. poi il costo a cui mi riferivo io era dei prodotti coltivati, non del letame in se (che comunque influisce non poco sul prezzo del prodotto finale, dato che senza letame non si va da nessuna parte). Non è come con i prodotti chimici o i fitofarmaci / fitosanitari (che non capisco perchè tutti li vogliano demonizzare, se usati con coscienza non hanno nessun effetto collaterale sul prodotto finito, e parlo da possessore di patentino fitosanitario) si possa sopperire alla presenza del letame, in minima parte ci sono alcune tecniche di coltivazione (il sovescio di cui si parla anche nel link che hai postato), ma alla lunga sono insufficienti (nei casi come per esempio il mais, in cui a fine raccolto si interrano gli stocchi, i "ceppi" rimasti delle piante per intenderci) o improduttive (in rari casi ho visto praticare il sovescio con la coltura in campo, interrando l'intera coltura [leguminose coltivate apposta]. Ma non ho mai compreso ne condiviso questa pratica, che economicamente parlando è un suicidio).
Nel link che hai postato c'è, velatamente, un discorso che ho sfiorato nel precedente post. Il signor Bonetto, che non dubito assolutamente sia stato mosso dalle migliori intenzioni versoi suoi bovini, non poteva fare a meno di questi ultimi. Non è che ha scelto tra i fitofarmaci e il letame, la scelta non si può fare a monte, o si teneva le bestie, e le faceva vivere in maniera dignitosa prendendosi il letame, oppure vendeva gli animali ("condannandoli" comunque a tornare a vivere in allevamento) e a inizio di ogni stagione doveva comprarsi interi rimorchi di quest'ultimo.
Il valore del letame non è tanto per i nutrienti che apporta, quanto per la sostanza organica (un insieme di sostanze colloidali in parole [chimicamente] estremamente povere. Si dice che la principale funzione del letame è quindi di ammendante, e non di concime); che è quella frazione di materia che fa da """aggregante""" al terreno, e permette alla soluzione circolante di nutrienti di essere assorbita dalle radici delle piante.. insomma finchè il terreno ne ha a sufficienza va tutto bene, quando inizia a mancare pian piano si ha una desertificazione del terreno (un processo sorprendentemente veloce). I ruminanti forniscono un ottimo letame perchè, tramite i ""loro"" (dei batteri che vivono in simbiosi con loro in realtà) processi fermentativi, digeriscono in maniera ottimale i vegetali, e riescono a far buona parte del lavoro che in natura avviene solo in decenni (per intenderci la sostanza organica ha un nome così generico proprio perchè proviene da tutti gli organismi organici viventi, animali e vegetali, a grandi linee [non me ne voglia chi studia nel settore, dico così solo per farmi capire] è un processo simile a quello del petrolio per intenderci). Un letame (quindi deiezioni più aggiunta di una frazione vegetale) creato con le deiezioni umane, per assurdo, sarebbe molto meno efficacie, proprio perchè noi non attuiamo gli stessi processi fermentativi, e nelle nostre deiezioni non è presente la stessa flora batterica.
Per giungere ad una conclusione: anche se tutta la popolazione mondiale divenisse veg (cosa che francamente non trovo neanche così assurda per i vari discorsi di compatibilità ecologica), gli allevamenti comunque continuerebbero ad esistere (salvo eccezionali scoperte scientifiche ovviamente) perchè con i nostri metodi di coltivazioni attuali non possiamo fare a meno del letame.
L'unica vera alternativa era considerata, qualche anno fa, la coltura idroponica. Ma ha un consumo troppo elevato d'acqua, e quindi tanti saluti e baci, visto che i grandi punti interrogativi dell'agricoltura del domani saranno, appunto, la sostanza organica e l'acqua.
L'agricoltura bio imho non è nemmeno da prendere in considerazione come coltura di uno Stato intero, troppi rischi non controllabili dall'uomo.
L'agricoltura integrata potrebbe essere un buon compromesso, ma le rese non sono comunque entusiasmanti se si vuol guardare al futuro (giuro, non voglio fare il catastrofista, però è proprio al futuro che un dottore / imprenditore / perito agrario dovrebbe guardare prima di ogni cosa).
Prima di finire brutalmente OT mi fermo, chiedo scusa se sono stato prolisso, magari noioso o confusionario, ma l'ora è quella che è ma sopratutto chiedo scusa a qualunque persona sia del settore, per semplificare alcuni concetti ho scritto cose che non sono tecnicamente esatte, ma non prendetemi per un inetto.. la gente ci scrive libri su questi argomenti, e io, dal basso del mio essere studente (lo scrivo onestamente, sono conscio di non essere di certo il migliore del mio corso, ne con qualche particolare marcia in più), ho tentato di farci stare il più possibile in questo commento, condensando parecchio e semplificando ancor più, e averlo scritto tutto d'un fiato senza riletture non aiuta
Ancora dati interessanti, che meriterebbero davvero una riflessione.
SE stessimo parlando di merci, e non di esseri viventi.
Non posso sapere quanto "ottimali" fossero le condizioni degli allevamenti che hai osservato tu, ma resta il fatto che sono tutti animali ammazzati da "bambini": i polli potrebbero vivere 20 anni, e sono uccisi dopo poche settimane, i vitelli e i maiali dopo pochi mesi (le scrofe se va bene arrivano a qualche anno), le oche da "foie gras" potrebbero raggiungere i 40 anni ma sono fortunate se il loro supplizio forzato (una delle atrocità peggiori al mondo) potrà terminare in pochi mesi, le mucche arriverebbero a 30 anni ma raramente superano i 6/7 (e dopo continue gravidanze forzate in modo da fargli produrre più latte... oltre ai vitelli da macellare subito, si intende).
E con questo temo le distanze siano tornate abissali....
Non posso sapere quanto "ottimali" fossero le condizioni degli allevamenti che hai osservato tu, ma resta il fatto che sono tutti animali ammazzati da "bambini": i polli potrebbero vivere 20 anni, e sono uccisi dopo poche settimane, i vitelli e i maiali dopo pochi mesi (le scrofe se va bene arrivano a qualche anno), le oche da "foie gras" potrebbero raggiungere i 40 anni ma sono fortunate se il loro supplizio forzato (una delle atrocità peggiori al mondo) potrà terminare in pochi mesi, le mucche arriverebbero a 30 anni ma raramente superano i 6/7 (e dopo continue gravidanze forzate in modo da fargli produrre più latte... oltre ai vitelli da macellare subito, si intende).
Queste sono le condizioni degli allevamenti intensivi. Nelle fattorie classiche o nei poderi di provincia il pollo o la mucca l'agricoltore se li tieni belli e cari, perchè quello che essenzialmente gli interessa sono il latet e le uova. Ma ai vegani nemmeno quel modello lì va bene. Il problema coi vegani è che non si capisce il discrimine dove sta:
Sta nella sofferenza? Allora se io uccido un animale senza farlo soffrire va bene?
Sta nello sfruttamento intensivo? Allora il modello di agricoltura rurale va bene?
Sta nella morte di un essere vivente? Ma allora le forme di sfruttamento dell'essere vivente che non ne causano la morte (latte e uova) vanno bene?
Sta nella morte di un essere vivente? Ma allora le forme di sfruttamento dell'essere vivente che non ne causano la morte (latte e uova) vanno bene?
Joramum, ma è così difficile da capiore il nostro punto di vista? Gli animali NON vanno sfruttati, torturati, uccisi. Punto.
Siamo la dimosttrazione vivente che si può vivere bene (molti studi dicono annzi: "meglio") senza causare sofferenza, per cui non accettiamo che si debbano uccidere animali, oltretutto "inutilmente": ti potrei fare l'esempio di quel servizio in una mensa dell'esercito tedesco, patria dele salsicce, dove *nessuno* delle centinaia di commensali si era accorto che stavano mangiando wurstel vegetali. E lo stesso con i burger nei macdonald. Pensa solo a quante vite si potrebbero salvare solo sostituendo burger e wurstel, peraltro con prodotti più salutari e dallo stesso sapore (ovviamente grazie anche agli intrugli delle salse che ci aggiungono).
E comunque noto, scusami se sono diretto, una grande superficialità: è stranoto, infatti, che latte e uova causino ECCOME non ssolo sfruttamento, ma anche la morte diretta di milioni di individui.
Le mucche vengono ingravidate di continuo (che siano in allevamento intenivo o nella "fattoria felice"... il loro compito è queello di fare latte, e senza figli non ne producono, esattamente come le donne umane), e i figli maschi, inutili alla catena di produuzione, vengono uccisi (a volte anche sprecati e gettati semplicementee via)
Servizio girato in ITALIA e non trent'anni fa:
Per le uova peggio ancora: ti prego di leggere questa pagina, spazia dagli allevamenti intensivi (che sono la STRAgrande maggioranza) a quelli biologici
http://animalisos.altervista.org/9ovaiole.php
Davvero, guarda anche il video che vi si trova. CENTOCINQUANTAMILA pulcini maschi uccisi in un giorno in una sola fabbrica (questa era negli USA). I pulcini maschi NON produrranno mai uova, sono oggetti "fallati", inutili, da gettare via. Per me è un orrore... se poi penso che mi faccio una maionese buonissima anche senza uova, e così dolci, frittate (!), crepes, eccetera... mi viene ancora più rabbia.
Troppo lungo? Fai almeno lo sforzo di guardare questo: sono QUATTRO SECONDI. Solo quattro secondi. E poi dimmi ancora che le uova non causano la morte di nessun essere vivente:
Non ho capito il senso del video. I würstel vegani sono mangiabili e hanno un buon sapore? E allora? Se la cucina vegana non avesse un buon sapore non saresti vegano?
È una scelta etica mica di gusto.
Lady delle Gocciole Extra Dark
We are only human, and the gods have fashioned us for love. That is our great glory, and our great tragedy.
E comunque noto, scusami se sono diretto, una grande superficialità: è stranoto, infatti, che latte e uova causino ECCOME non ssolo sfruttamento, ma anche la morte diretta di milioni di individui.
Le mucche vengono ingravidate di continuo (che siano in allevamento intenivo o nella "fattoria felice"... il loro compito è queello di fare latte, e senza figli non ne producono, esattamente come le donne umane), e i figli maschi, inutili alla catena di produuzione, vengono uccisi (a volte anche sprecati e gettati semplicementee via)
Servizio girato in ITALIA e non trent'anni fa:
http://www.corriere....128513f28.shtml
Per le uova peggio ancora: ti prego di leggere questa pagina, spazia dagli allevamenti intensivi (che sono la STRAgrande maggioranza) a quelli biologici
http://animalisos.al...rg/9ovaiole.php
Davvero, guarda anche il video che vi si trova. CENTOCINQUANTAMILA pulcini maschi uccisi in un giorno in una sola fabbrica (questa era negli USA). I pulcini maschi NON produrranno mai uova, sono oggetti "fallati", inutili, da gettare via. Per me è un orrore... se poi penso che mi faccio una maionese buonissima anche senza uova, e così dolci, frittate (!), crepes, eccetera... mi viene ancora più rabbia.
Continui a porre come termini di paragone gli allevamenti intensivi evitando di rispondere alla mia domanda. È come se io usassi l'esempio dei nazisti per dire che non bisogna avere un esercito.
Nella mia zona esistono decine di case che hanno l'orticello, e in moltissime di queste si trova anche un pollaio, una conigliera o qualche capretta. Queste persone non hanno mattatoi industriali, non buttano i pulcini nel tritarifiuti e non fanno nessuna altra attività da allevamento - lager; hanno le galline o le caprette, le galline e le caprette fanno le uova e il late, loro consumano il latte e le uova. Anche queste persone per te sono da condannare?
Lascio stare sulla questione dello specismo, per cui a quanto pare non otterrò mai risposta.
Ancora dati interessanti, che meriterebbero davvero una riflessione.
SE stessimo parlando di merci, e non di esseri viventi.
Non posso sapere quanto "ottimali" fossero le condizioni degli allevamenti che hai osservato tu, ma resta il fatto che sono tutti animali ammazzati da "bambini": i polli potrebbero vivere 20 anni, e sono uccisi dopo poche settimane, i vitelli e i maiali dopo pochi mesi (le scrofe se va bene arrivano a qualche anno), le oche da "foie gras" potrebbero raggiungere i 40 anni ma sono fortunate se il loro supplizio forzato (una delle atrocità peggiori al mondo) potrà terminare in pochi mesi, le mucche arriverebbero a 30 anni ma raramente superano i 6/7 (e dopo continue gravidanze forzate in modo da fargli produrre più latte... oltre ai vitelli da macellare subito, si intende).
E con questo temo le distanze siano tornate abissali....
Ma stiamo parlando di esseri viventi, noi.
Non voglio fare il solito discorso de "abbiamo bisogno di mangiarli" o cose simili, perchè non lo condivido nemmeno così tanto come concetto. Però per il tipo di agricoltura che abbiamo oggi gli allevamenti servono da un punto di vista agronomico. Non è una cosa a tempo indefinito (visto che anche così non si ha un reintegro totale della famosa sostanza organica, quindi si ha un impoverimento progressivo, lento magari ma inarrestabile, dei terreni), però è un fattore da tener da conto. Comunque in questa direzione ci si sta già muovendo, visto che per aumentare le produzioni (che è una cosa che ci serve assolutamente visto il nostro numero sempre in aumento in periodi parecchio brevi) non possiamo "mangiarci" altra terra da coltivare (mi pare possiamo rosicchiare ancora qualcosa come il 10% della terra ad oggi coltivata, forse qualcosina in più) l'unico modo è quello di migliorare le tecnologie a nostra disposizione.
Purtroppo scindere i discorsi economici ed etici non è così facile: se un allevatore potesse permettersi di tenersi anche gli animali maschi senza mandarli al macello, e arrivare ugualmente a fine mese probabilmente lo farebbe. Se chiedi a un albergatore di ospitare tutti i senza tetto della città, senza offrirgli un compenso adeguato, quello ti riderà in faccia (non uso la seconda persona singolare con tono di accusa eh, non fraintendermi), probabilmente fregandosene del fatto che quei senza tetto d'inverno potrebbero anche morire di freddo. Magari è un discorso molto materialista, ma questo è il mondo in cui viviamo.
Per l'articolo del corriere, le persone sadiche le trovi in ogni settore, se io posto un articolo di un insegnante che spara ad una persona, o di un pasticcere che picchia un bambino, diventa all'improvviso tutta la categoria una manica di delinquenti? Certo che no, sarebbe infantile muovere accuse di questo genere. Però con gli allevatori è così. Non c'è differenza tra chi alleva(va) in maniera intensiva, chi tiene gli animali a modo o meno, chi ha una mega azienda da 500 capi o chi gestisce un piccolo agriturismo / alpeggio di 12 capi. Si è tutti assassini, punto e basta, indipendentemente dai metodi che si usano.
Alle fiere zootecniche a cui ho partecipato, quando arrivavano i manipoli delle varie associazioni animaliste, come quei delinquenti (e chiunque dice il contrario mente sapendo di mentire) di fronte animalista non c'è spazio per il dialogo od altro. Arrivano, ti tacciano di essere un assassino perchè hanno visto questo o quel video, sei feccia, e ti augurano ogni male possibile, denigrandoti nel migliore dei casi o lanciando oggetti / liberando animali (come se si ottenesse qualcosa oltre al fatto di terrorizzarli) nei peggiori.
In un alpeggio dove lavoravo 3 anni fa c'era una vacca di una dozzina d'anni, estremamente intelligente (davvero, mai visto un bovino così socievole e collaborativo con gli umani, roba che se ti sdraiavi in un prato ti si sdraiava vicino senza rischiar di schiacciarti, e quando vedeva gli altri animali al pascolo disordinati li radunava..) che disgraziatamente un giorno si è messa in testa di voler provare anche lei a bere il latte, come i vitelli, dalle sue compagne; è un vizio che non gli togli più, e sopratutto una bovina adulta riesce tranquillamente a svuotare mezza stalla (erano 18 capi in quel momento, 14 in produzione) in una giornata di pascolo (sono specie rustiche, non la classica frisona bianca e nera per intenderci, al massimo arrivano a produrre una ventina di litri al giorno). Ora, il mio capo ha dovuto mandarla al macello, e credimi lo ha fatto con gli occhi lucidi, era come separarsi da un animale domestico per il livello affettivo che si era creato. Ma cos'altro poteva fare? Liberarla da qualche parte e, oltre a fargli fare un probabile danno al territorio, farla morire di stenti? o peggio fornir divertimento a qualche sadico della zona? Cosa resta da fare agli allevatori se non cercare di trasformare le passività (i casi come questo, o la stragrande maggioranza dei capi maschi) in attività (che poi in realtà ci si copre a stento i costi per farli nascere, ma va beh, è un altro discorso..)? Vivessimo in una società indipendente dai soldi potrei anche capire le accuse di bestialità nel mandar al macello certe categorie di animali. Ma la dipendenza da soldi della società è un dato di fatto. Sopratutto se la maggioranza della società vede (giustamente o meno, discorso a discrezione di ognuno questo) gli animali solamente come un mezzo produttivo. Non avrebbe più senso cercar di intervenire sulle coscienze dei consumatori al posto che ostacolare (e spesso capita, è innegabile) le attività dei produttori (per cui non avrebbe più senso produrre un prodotto, vuoi che sia carne, latte o uova, in un mercato dove non c'è domanda)?
E se la sensibilizzazione deve avvenire tramite la denigrazione e la guerra verso una categoria, piuttosto che tramite informazioni sui benefici di una dieta vegana, o sulla ecosostenibilità degli allevamenti (sempre con l'obbiettivo di base di "salvare vote animali", ma usando argomentazioni più comprensibili dai più), scusami ma sono tutt'altro che d'accordo. Poi oh, son pareri, qui si rientra nel campo de il fine può giustificar i mezzi, che è abbastanza soggettivo, e quindi non condivisibile.
Vivessimo in una società indipendente dai soldi potrei anche capire le accuse di bestialità nel mandar al macello certe categorie di animali. Ma la dipendenza da soldi della società è un dato di fatto. Sopratutto se la maggioranza della società vede (giustamente o meno, discorso a discrezione di ognuno questo) gli animali solamente come un mezzo produttivo
Non è soltanto una questione di essere legati a dinamiche socio-economiche, ma un problema di strumentalità reciproca delle forme di vità, che è qualcosa di inalienabile.
Gandhi, scriveva che "anche il consumo dei vegetali implica violenza", aggiungendo però subito dopo: "Ma trovo che non posso rinunciarvi". Da qui concludeva, giustamente che "la violenza è una necessità connaturata alla vita corporea". La nostra vita, in altri termini, per esistere si deve nutrire di altra vita che deve necessariamente sopprimere.
E, per restare in tema di grandi pensatori, Kant già nel 700 affermava "Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre come fine e mai solo come mezzo". L'aggiunta di quel "solo" sta a significare che un elemento di strumentalità è sempre connaturato al vivere, nel senso che ognuno di noi, in alcune circostanze, è anche un mezzo per la vita degli altri. I vegani possono sbattersi quanto gli pare, ma da questo dato di fatto è impossibile sfuggire: che si tratti della necessità del persico di nutrirsi di krill, di quella del grizzly di nutrirsi del salmone, o di quella del leone di nutrirsi della gazzella, ogni forma di vita si trova, prima o poi, nella condizione di sopraffarne un altra per garantirsi la sopravvivenza.
Sicuramente in quanto organismi eterotrofi abbiamo bisogno di prendere l' "energia" (virgoletto perchè come tutti sappiamo naturalmente non si tratta solo di questo) da qualche parte per sopravvivere, e per fare ciò siamo costretti a nutrirci di altri organismi viventi, indipendentemente da dove essi traggano la loro "energia".
Diciamo che, eticamente parlando, comprendo chi vuole evitare il più possibile il portar dolore ad altre creature (e non organismi) viventi, poichè le paragona a noi. Non lo condivido (anche se ciò non significa che non sceglierei ugualmente una dieta vegana [più vegetariana a dire il vero, ma tant'è il discorso], semplicemente non lo farei per questo motivo), ma appunto comprendo quali ragioni li spingano a comportarsi in tale maniera.
In un modo o nell'altro la sopravvivenza di qualsiasi organismo vivente denota la morte di un altro. La pianta che cresce più rigogliosa soffoca quella che le sta affianco e stenta un po' di più per crescere, togliendogli luce e nutrimento, uccidendola. L'erbivoro che si nutre della pianta impedisce ad altri insetti di nutrirsi della medesima, privandoli delle risorse da cui traggono nutrimento anch'essi; l'agricoltore stesso per poter poter avere un raccolto soddisfacente deve far in modo che tutte le minacce biologiche verso il proprio raccolto siano ridotte al minimo, uccidendole, direttamente o meno.
Tutto sta in quale livello di accettazione si vuole avere di questo fatto che, come hai scritto anche tu joramun, non è assolutamente nulla di nuovo in campo filosofico. Mors tua vita mea. I vegani si impongono semplicemente dei limiti più costrittivi (detto così sembra quasi voglia dare una accezione negativa alla frase, ma non è ovviamente così) di quanto facciamo noi onnivori. Il problema imho sta, come ho scritto nel precedente post, nel come vogliono farci avvicinare a questo limite. Si tratta di una lotta di ideologie come tante altre nella storia dell'umanità, anche se il contesto odierno non consente di portarle avanti nello stesso metodo del passato.
Diciamo che, eticamente parlando, comprendo chi vuole evitare il più possibile il portar dolore ad altre creature (e non organismi) viventi, poichè le paragona a noi.
Ma è proprio questo voler paragonare gli animali all'uomo che (tra le altre cose) fa cadere in contraddizione la filosofia vegana: se l'uomo è come gli altri animali, perchè dovrebbe porsi questioni etiche circa la predazione? Il leone mangia la gazzella, l'orso mangia il salmone, l'uomo mangia il pollo. Dove sta la differenza?
Ma è proprio questo voler paragonare gli animali all'uomo che (tra le altre cose) fa cadere in contraddizione la filosofia vegana: se l'uomo è come gli altri animali, perchè dovrebbe porsi questioni etiche circa la predazione? Il leone mangia la gazzella, l'orso mangia il salmone, l'uomo mangia il pollo. Dove sta la differenza?
L'uomo non è come gli animali, è un animale (biologicamente parlando).
Secondo il mio parere, la filosofia vegano-vegetariana non mette affatto in discussione la superiorità evolutiva dell'essere umano, afferma soltanto che, in quanto creatura evoluta e non soggetta ad istinti primordiali, l'uomo dovrebbe agire per preservare la vita (degli animali) in generale.
È una scelta basata sull'etica, le altre specie chiaramente non sono sufficientemente evolute da comprendere il concetto di valore morale.
Questa scelta di vita entra per ovvi motivi in contrasto con il concetto di rete alimentare... la Natura infatti non si basa sulla morale (che è una peculiarità dell'uomo).