Secondo me il problema nasce dal fatto che il brevetto si applica a certi prodotti e il copyright ad altri.
Il brevetto per la formula della Coca Cola va bene, perché è un qualcosa di concreto. Se i miei rivali vogliono danneggiarmi, potrebbero farlo solo replicando quella formula, altrimenti le loro rimarrebbero sempre copie (vedi Pepsi).
Il copyright invece si usa per beni più "immateriali", dove l'oggetto stesso protetto è il qualcosa da proteggere. Un romanzo non può essere prodotto da brevetto perché è assurdo brevettare la forma romanzo. Viene invece protetto da copyright, perché, in quanto espressione di creatività, è questa stessa espressione che si vuole proteggere. Però se io scannerizzo il romanzo e lo distribuisco gratis, nei fatti ho privato il suo proprietario dei diritti a godere di quella creatività. In teoria lui potrà ancora avere diritti sulla sua opera, ma in pratica? In pratica ha un cliente in meno. Anzi, se il file lo distribuisco gratis, avrà n clienti in meno. Potrà essere sua quanto gli pare l'opera, potrà crogiolarsi nel dire "Quest è la mia opera e guai chi me la tocca", ma nella pratica io l'ho fregato, gli ho negato un guadagno e quindi la sua proprietà intellettuale può darsela in fronte.
Però se io scannerizzo il romanzo e lo distribuisco gratis, nei fatti ho privato il suo proprietario dei diritti a godere di quella creatività. In teoria lui potrà ancora avere diritti sulla sua opera, ma in pratica? In pratica ha un cliente in meno. Anzi, se il file lo distribuisco gratis, avrà n clienti in meno. Potrà essere sua quanto gli pare l'opera, potrà crogiolarsi nel dire "Quest è la mia opera e guai chi me la tocca", ma nella pratica io l'ho fregato, gli ho negato un guadagno e quindi la sua proprietà intellettuale può darsela in fronte.
Quel cliente in meno lo ha avuto nel momento in cui mette il cartonato a 20 euro, non nel momento in cui una tecnologia mi permette di ottenerlo a costo zero. Perchè non è il romanziere ad utilizzarla in prima persona? Metta il suo romanzo in formato epub sul suo sito personale e chieda 3-4 euro a copia.....sarebbero soldi che vanno tutti a lui o quasi. Perchè non lo fa?
Voglio dire.....se un domani spuntasse fuori una tecnologia che ci permettesse di replicare all'infinito e a costo zero il PanBauletto, è probabile che questo metta in crisi il business della Mulino Bianco; ma di fronte alla prospettiva "ehi! Pane gratis per tutti!" per me è ridicolo che una società si preoccupi di che fine fa il business del signor Mulino Bianco.
Non saprei, magari perché al momento i lettori di ebook sono una minoranza sul totale e non vuole essere lui a rischiare nel dover creare un mercato, preferisce sfruttare quello che già c'è, cioè i canali di vendita più tradizionali. Oppure perché le case editrici non hanno alcun interesse a cambiare il modello di business esistente. Però in tal caso non è più una questione tecnico-legale, ma piuttosto un discorso sulla correttezza o meno di ribellarsi al sistema nel tentativo di farlo cambiare.
In ogni caso, quello che mi piacerebbe sapere, anche per rimanere più attinente all'argomento del topic, è cosa secondo voi potrebbe fare lo Stato a livello legale per cambiare il sistema e favorire l'editoria elettronica.
Però se io scannerizzo il romanzo e lo distribuisco gratis, nei fatti ho privato il suo proprietario dei diritti a godere di quella creatività. In teoria lui potrà ancora avere diritti sulla sua opera, ma in pratica? In pratica ha un cliente in meno. Anzi, se il file lo distribuisco gratis, avrà n clienti in meno. Potrà essere sua quanto gli pare l'opera, potrà crogiolarsi nel dire "Quest è la mia opera e guai chi me la tocca", ma nella pratica io l'ho fregato, gli ho negato un guadagno e quindi la sua proprietà intellettuale può darsela in fronte.
Quel cliente in meno lo ha avuto nel momento in cui mette il cartonato a 20 euro, non nel momento in cui una tecnologia mi permette di ottenerlo a costo zero. Perchè non è il romanziere ad utilizzarla in prima persona? Metta il suo romanzo in formato epub sul suo sito personale e chieda 3-4 euro a copia.....sarebbero soldi che vanno tutti a lui o quasi. Perchè non lo fa?
Non sono d'accordo. Se Martin decide di mettersi in mano ad una casa editrice che fa pagare 50 euro a pagina i suoi romanzi, ha il diritto di farlo. Tu hai il diritto di non essere un cliente e di non comprare il romanzo. Ma allora non leggerlo. Che diritto hai di procurartelo e di goderne (diritto, non opportunità o convenienza) in forme non autorizzate dall'autore?
Il fatto che tu lo possa fare non significa che tu abbia il diritto di farlo, e la legge esiste anche per questo, tra l'altro.
Uno può contestare mille cose di una scelta commerciale, ma godere i frutti del lavoro altrui in forme non autorizzate da chi detiene i diritti di quel lavoro mi sembra eticamente ingiusto, oltre che illegale.
Per riprendere l'esempio del Pan Bauletto, se io invento a casa mia un moltiplicatore di Pan Bauletti (non un prodotto simile, ma proprio quello della Mulino Bianco) tali che io ne compro una confezione, la replico a costo zero e la regalo a chiunque sia in contatto con me, commetto un reato. Io sto disponendo di un bene di cui non detengo i diritti in modi che non mi competono. La dipendenza è evidente: senza la confezione iniziale di Pan Bauletto io non posso creare i miei "cloni" (credo che possiamo dare questo assunto come predefinito perché è alla base del flie sharing) e questo è dirimente per dire che io sto usando qualcosa di non mio. Comprando il Pan Bauletto io compro una confezione, non l'idea del Pan Bauletto, e quindi posso disporre della confezione comprata ma non del prodotto in sé. Se io compro un CD o un file MP3 da itunes, io non compro la musica che contiene, ma solo il supporto. Disporre di quella musica in modi non desiderati dall'autore non è legale e per come la vedo io è ingiusto.
Se io non voglio pagare il prezzo imposto da chi detiene i diritti di un prodotto o di un servizio, acquisire quel prodotto o servizio per altre vie è furto.
Tornando IT, lo Stato per me dovrebbe semplicemente consentire e favorire l'apertura di canali legali a supporti meno costosi. Fine. :)
Per riprendere l'esempio del Pan Bauletto, se io invento a casa mia un moltiplicatore di Pan Bauletti (non un prodotto simile, ma proprio quello della Mulino Bianco) tali che io ne compro una confezione, la replico a costo zero e la regalo a chiunque sia in contatto con me, commetto un reato. Io sto disponendo di un bene di cui non detengo i diritti in modi che non mi competono. La dipendenza è evidente: senza la confezione iniziale di Pan Bauletto io non posso creare i miei "cloni" (credo che possiamo dare questo assunto come predefinito perché è alla base del flie sharing) e questo è dirimente per dire che io sto usando qualcosa di non mio. Comprando il Pan Bauletto io compro una confezione, non l'idea del Pan Bauletto, e quindi posso disporre della confezione comprata ma non del prodotto in sé.
E se, invece di usare questa macchinetta, prendendo spunto dal Pan Bauletto originale, riesco a capire come cucinare da me, a mano e con tutti gli ingredienti, un prodotto che nella pratica è al 100% identico? Non devo poterlo fare perché l'"idea" che io in pratica ho copiato non è mia? E non posso darlo da mangiare ai miei amici?
Che differenza c'è con la macchina per copiarlo? A parte la velocità e la facilità del processo di riproduzione, direi nessuna. A livello concettuale significa sempre "copiare un'idea".
E se dopo aver comprato un DVD invito a vederlo a casa mia 30 amici, che non hanno e non avranno mai il DVD comprato, è eticamente lecito oppure no? Magari l'autore non vorrebbe. Non ha forse il diritto di decidere che ogni singola persona che vede la sua opera debba pagare? In fondo l'opera è sua! E magari secondo questo principio non potrei nemmeno far vedere il DVD alla mia stessa famiglia, nel caso l'autore decida per il principio "un DVD, una persona", quindi eticamente dovrei sentirmi costretta a comprarne uno per ogni membro della famiglia.
O magari mi invento una nuova acconciatura che non si è mai vista in giro prima d'ora, che prevede il legarsi scarpe da ginnastica ai capelli. Ho il diritto di vietare a tutto il mondo di usare scarpe da ginnastica in questo modo, o di permettere di farlo solo su pagamento? L'idea è mia, no?
O magari scopro che studiare stando a testa in già aumenta di gran lunga le capacità di apprendimento. Grande scoperta a cui finora nessuno ha pensato! Ho il diritto di obbligare a pagarmi a chiunque voglia applicare a casa sua questa mia idea?
Sono degli esempi abbastanza estremi e assurdi, ma lo scopo è sollevare dubbi su quanto può essere vago, scivoloso e discutibile questo principio di "proprietà dell'idea". L'unica cosa oggettiva e incontestabile è il fatto che, se una certa persona ha avuto un'idea, lui è il suo autore originario e questo gli va riconosciuto. Ma questa è una tautologia. E' invece molto più discutibile che l'aver concepito per primo un'idea, dopo averla fatta circolare, debba dargli automaticamente il potere di controllo assoluto sui modi in cui viene recepita e usata (tra l'altro secondo me controllare un'idea è qualcosa di ben più "invasivo" e profondo rispetto al controllare la circolazione di un oggetto fisico). Così come si può fare il discorso "se non vuoi pagare 20 euro, non leggere il libro", lo si può anche benissimo ribaltare dicendo "se non vuoi che la tua idea venga usata nei modi che non ti piacciono, non diffonderla". In base a cosa il primo sarebbe eticamente più giusto del secondo?
Per quanto mi riguarda, penso che una cosa vada ritenuta giusta o sbagliata non perché "è così punto e stop", ma in base a quanto migliora o peggiora la società e il livello di vita degli individui che la compongono. Anche il principio di proprietà dipende da questo. Se un giorno scoprissimo che senza il diritto di proprietà tutta l'umanità sarebbe più felice (cosa che non penso, giusto per precisare ), che si butti pure nella spazzatura il diritto di proprietà.
E sotto questo aspetto vedo una radicale differenza tra la proprietà di un oggetto materiale e quella di un'idea. Si può discutere per stabilire se sono giuste entrambe oppure no, ma secondo me la differenza tra i due concetti è evidente.
Il diritto di proprietà su un oggetto può essere in primo luogo giustificato con il fatto che, se non si sapesse a chi un oggetto appartiene, lo vorremmo tutti e litigheremo in continuazione per averlo, anche in modo violento. Giustificazione che non può in alcun modo essere applicata per la proprietà dell'idea nel senso spiegato sopra, visto che stiamo parlando di cose riproducibili all'infinito a costo zero per il numero di persone che si vuole, per il cui possesso quindi non c'è alcun motivo di entrare in conflitto.
Se si vuole giustificare la proprietà dell'idea lo si deve fare in base ad altri motivi e bisognerebbe indagare più a fondo quali. (A meno che non vogliamo stabilire questa proprietà come dogma a propri, della serie "è così punto e basta", ma allora ogni genere di ragionamento e discussione perde senso.)
L'unico motivo ragionevole che mi viene in mente per giustificare la proprietà dell'idea e quello di stimolo concreto alla creatività: se uno sa che la sua idea non verrà in alcun modo ricompensata perché tanto tutti ne faranno uso gratis, senza ripagare in alcun modo l'autore, questo rischia di dissuaderlo dall'impegnarsi per produrre opere. C'è il rischio di un effetto negativo a lungo termine: un impoverimento generale della creatività.
Però bisogna vedere quanto questa paura è veramente fondata. Io ho ben più di un dubbio in merito, per il semplice fatto che la più libera circolazione delle idee, se da un lato può diminuire molti dei singoli guadagni (diminuire, ma non per forza annullare), dall'altro secondo me può essere un potente stimolo per la creatività stessa e talvolta anche per l'acquisto (si può benissimo acquistare un prodotto solo dopo averlo prima provato gratis, e magari senza questa "prova gratis" questo prodotto non sarebbe stato comprato). L'ideale comunque per me sarebbe un compromesso tra la possibilità di fruizione libera e gratuita e la ricompensa per gli autori meritevoli. Però non credo in nessun principio di proprietà "giusto in sé". Tutto va visto alla luce dei suoi effetti generali. E sotto questo aspetto sono più d'accordo con Joramun.
se un domani spuntasse fuori una tecnologia che ci permettesse di replicare all'infinito e a costo zero il PanBauletto, è probabile che questo metta in crisi il business della Mulino Bianco; ma di fronte alla prospettiva "ehi! Pane gratis per tutti!" per me è ridicolo che una società si preoccupi di che fine fa il business del signor Mulino Bianco.
Forse siamo nella situazione migliore possibile e ce ne lamentiamo. Possiamo avere tutto e non dobbiamo pagare nessuno, nemmeno (!) l'autore. Se i grandi intermediari sono contenti di far pagare alle fasce di popolazione più ricche i 20-30-70 euro e zero dalle classi medie in giù, lungi da me attaccare questa giustizia sociale "naturale".
In ogni caso, quello che mi piacerebbe sapere, anche per rimanere più attinente all'argomento del topic, è cosa secondo voi potrebbe fare lo Stato a livello legale per cambiare il sistema e favorire l'editoria elettronica.
Ridurre, in maniera retroattiva, la durata del diritto d'autore (durata massima 25/30 anni dalla pubblicazione), in modo da aumentare la base di materiale disponibile gratuitamente. Abrogare la ridicola tassa sui supporti di archiviazione di cui si discuteva all'inizio del topic. Istituire piattaforme di self-publishing online statali, di cui i giovani autori possono usufruire per pubblicare le proprie opere......sono le prime cose che mi vengono in mente.
o ho ben più di un dubbio in merito, per il semplice fatto che la più libera circolazione delle idee, se da un lato può diminuire molti dei singoli guadagni (diminuire, ma non per forza annullare), dall'altro secondo me può essere un potente stimolo per la creatività stessa e talvolta anche per l'acquisto (si può benissimo acquistare un prodotto solo dopo averlo prima provato gratis, e magari senza questa "prova gratis" questo prodotto non sarebbe stato comprato).
Paolo Coelho sono più di dieci anni che (dice lui) si impegna in prima persona per passare ai suoi fan gli indirizzi dei siti da cui è possibile scaricare i propri libri. Tralasciando l'assurdo per cui l'autore delle opere è costretto ad utilizzare canali illegali per distribuire le opere stesse (ma il copyright è al servizio degli autori, giusto?)....c'è il fatto che, stando a quando afferma lo stesso Coelho:
"The Pirate Bay starts today a new and interesting system to promote arts
Do you have a band? Are you an aspiring movie producer? A comedian? A cartoon artist?
They will replace the front page logo with a link to your work.
As soon as I learned about it, I decided to participate. Several of my books are there, and as I said in a previous post, My thoughts on SOPA, the physical sales of my books are growing since my readers post them in P2P sites.
Welcome to download my books for free and, if you enjoy them, buy a hard copy – the way we have to tell to the industry that greed leads to nowhere."
Paolo Coelho ha tutto il diritto di aprirsi un suo sito web dove pubblicare i suoi libri e fornirne la versione elettronica, il tutto ovviamente gratis. Ma questo non vuol dire che può obbligare gli altri a faticare per niente (e di fatti manco lui lo fa). Perchè alla fine si tratta di questo, lavoro, inventiva, applicazione. E per quanto mi riguarda è giusto e sacrosanto guadagnare dai propri talenti e abilità.
Poi ci possono essere diverse sfumature, ma ciò non va a inficiare il concetto di fondo che se non sei disposto a pagare per avere qualcosa (=riconoscere il lavoro che c'è dietro), non sta scritto da nessuna parte che tu debba avere quella determinata cosa.
Aggiungiamo poi altri due aspetti. Il copyright, diritti d'autore o più in senso lato proprietà intellettuale, sono stati istituiti proprio perchè senza di loro gli autori dei libri non percepivano un bel niente. E aggiungiamo pure che a vedersi riconoscere i diritti di proprietà intellettuale sotto le forme del copyright non sono "solo le opere artistiche" ma anche diversi aspetti dell'industria, che sia farmaceutica, del software e così via. E dato che il concetto dietro il tentativo di smantellamento del copyright è immediatamente estendibile a tutte le forme di tutela del diritto d'autore (brevetti e marchi compresi, tanto "il proprietario del brevetto ha ancora il pezzo di carta"), questo è semplicemente un modo per iniziare l'attacco a tutto il sistema che consente di sfruttare ingegno, talento e lavoro.
Per finire, per favorire i nuovi canali quali ebooks etc, francamente lo stato attuale la migliore cosa che può fare... è non fare niente :) La questione prenderà piede da sola e quando si vedrà che sono sempre meno le persone disposte a prendersi il cartaceo, le case editrici dovranno imporre agli autori di avere anche il formato elettronico. Tanto per fare un esempio.
Rispondo ad AryaSnow e Joramun in generale: nessuno inventa cose per filantropia.
Se a Martin avessero detto che lui avrebbe venduto 10 copie dei suoi libri perché il resto sarebbe passato tramite file sharing illegale, avrebbe smesso di scrivere decenni fa. E noi non saremmo qui, tra l'altro.
Altro che creatività stimolata.
Quanto al comprare una cosa dopo averla provata... molti siti mettono a disposizione spezzoni di film o libri o canzoni. Ma questo non ferma il mercato illegale. Chissà come mai.
Riguardo gli esempi indicati da AryaSnow, sono tutt'oggi regolamentati dalle leggi sui brevetti. Non si tratta di casi assurdi provocatoriamente sollevati per inficiare un ragionamento o un'idea, ma casi reali e concreti già abbondantemente analizzati e contemplati dalla legislazione. Quindi ci sono risposte ufficiali alle tue domande, al massimo puoi vedere in che modo le leggi si applicano a quei casi e commentare di conseguenza. :)
Tornando al Pan Bauletto, se la macchina che ho inventato è in grado di replicare unicamente il Pan Bauletto, è chiaro che senza il Pan Bauletto la mia macchina non sarebbe nulla. Quindi a maggior ragione la mia macchina è in grado di lavorare solo perché un altro ha inventato qualcosa di essenziale al suo funzionamento. Il riconoscimento delle royalties è il minimo che si possa prevedere in questi casi.
Bisognerebbe anche rendersi conto di un dato però: non saprei dire quanti, ma diciamo la metà di coloro che scaricano illegalmente sono... minorenni privi di reddito che perciò non possono pagare nemmeno un euro, e che una regolamentazione stretta (sia pro-copyright, sia pro-autore) priverebbe loro di quasi ogni accesso all'unico tipo di cultura che apprezzano.
Ho capito, ma il non potersi permettere qualcosa non ne giustifica l'acquisizione illegale, altrimenti aboliamo il reato di furto e via.
Sinceramente, io posso capire che ci sia una percezione di "prezzo ingiusto", una sorta di ribellione che fa dire "se il prodotto costasse meno lo comprerei", ma è... illogico.
Eh, i diamanti di Tiffany hanno un prezzo troppo alto, io compro i diamanti di contrabbando ma se Tiffany abbassasse i prezzi li comprerei legalmente...
Eh, le Lamborghini hanno un prezzo troppo alto, le compro al mercato nero ma se Lamborghini abbassasse i prezzi le comprerei legalmente...
Il concetto è lo stesso, facciamo passare tutto sotto questa logica?
Se un autore mette un prezzo ad una sua opera o idea, indignarsi che quel prezzo è troppo alto e poi acquisire quell'idea o quell'opera illegalmente per me resta eticamente ingiusto. Voglio scioperare? Non compro quell'opera e non me la procuro in altri modi. Se no è ipocrisia. Voglio quell'opera e la voglio al prezzo che dico io (possibilmente zero). Comodo così...
Esportando questa logica dal mondo dell'arte a quello della tecnologia, mi chiedo quale azienda vorrebbe investire in simili condizioni. Un'azienda ha lo scopo di fare profitto. Che importa alla FIAT di sviluppare un proprio sistema di collettore che consentirebbe di gestire con un unico oggetto fisico benzina, diesel, gpl e metano se poi il frutto di anni di ricerche deve essere reso pubblico e commerciabilizzabile anche dalla concorrenza? Perché fare ricerca e sviluppo? Aspetterò che quelle cose le faccia la Bosch e poi piraterò legalmente i suoi dati, che ci vuole? Peccato che anche la Bosch penserà la stessa cosa e ops, nessuno inventerà quel collettore.
Almeno nel mondo di oggi. In situzioni utopiche o distopiche dove lo stato sovvenziona tutti e impone a tutti di condivedere il proprio lavoro per la Causa Comune dello Sviluppo e della Prosperità è tutta un'altra cosa, ma per come va il mondo è un po' come parlare del sesso degli angeli.
Ma anche in quello del domani. perché mi dovrei prendere tanta pena se posso ottenere le stesse identiche cose senza muovere un dito?
Quanto al comprare una cosa dopo averla provata... molti siti mettono a disposizione spezzoni di film o libri o canzoni. Ma questo non ferma il mercato illegale. Chissà come mai.
E nonostante la gente scarichi musica, film, videogiochi e libri a rotta di collo da circa vent'anni, i rispettivi mercati sono stabili, se non addirittura in marcato aumento. Chissà come mai.
Ho capito, ma il non potersi permettere qualcosa non ne giustifica l'acquisizione illegale, altrimenti aboliamo il reato di furto e via.
Sinceramente, io posso capire che ci sia una percezione di "prezzo ingiusto", una sorta di ribellione che fa dire "se il prodotto costasse meno lo comprerei", ma è... illogico.
Eh, i diamanti di Tiffany hanno un prezzo troppo alto, io compro i diamanti di contrabbando ma se Tiffany abbassasse i prezzi li comprerei legalmente...
Eh, le Lamborghini hanno un prezzo troppo alto, le compro al mercato nero ma se Lamborghini abbassasse i prezzi le comprerei legalmente...
Il concetto è lo stesso, facciamo passare tutto sotto questa logica?
Ma no che non è lo stesso....i diamanti e le Lamborghini e i collettori non sono riproducibili all'infinito a costo zero. Libri film e musica, con la tecnologia di oggi, si.
Esportando questa logica dal mondo dell'arte a quello della tecnologia
Non si può esportare perchè non è la stessa cosa.
Ragioniamo per assurdo. Ipotizziamo che un governo domani si svegli e dica "ok, da adesso in poi con il copyright si cambia: quando un regista/scrittore/musicista/eccetera ha una "idea", la registra e stabilisce quanto lui valuta quella idea (metti 300.000). Una volta raggiunta tale cifra con la vendita di materiale legato all'opera, tutto il di più è fruibile da tutti gratuitamente".
Se ipoteticamente una tale proposta è tutto sommato fattibile per le opere di cui sopra, perchè ciò che tu devi ricompensare è solo l'idea iniziale (anzi incentiveresti ancora di più l'arte, perchè arrivato a quota 300.000 o l'artista si inventa un altra "idea" da registrare o non vede più un soldo), ti renderai conto che essa è del tutto improponibile per oggetti di consumo, perchè ogni nuovo collettore, ogni nuova auto, hanno per la FIAT e per la Lamborghini un costo in sè che esula da quello dell'idea iniziale.
Che importa alla FIAT di sviluppare un proprio sistema di collettore che consentirebbe di gestire con un unico oggetto fisico benzina, diesel, gpl e metano se poi il frutto di anni di ricerche deve essere reso pubblico e commerciabilizzabile anche dalla concorrenza? Perché fare ricerca e sviluppo?
I progettisti e gli ingegneri, cioè quelli che effettivamente hanno l'idea, sono già pagati a monte dalla FIAT. L'idea di fatto è già stata "ricompensata"....ma di che state parlando?
Commento al volo il secondo articolo.
Mi piacerebbe capire il grado di penetrazione delle consolle in Brasile, India e Cina negli ultimi 10 anni. Ovvero, a fronte di una crescita dei ricavi del 10% annuo, di quanto si è ampliato il mercato? Quanti cinesi o indiani o brasiliani hanno comprato la xbox nel frattempo?
Se io aumento il mio mercato potenziale del 30% ma ho un incremento dei ricavi del 10% qualcosa non va. Nell'articolo non ci sono informazioni né in un senso né nell'altro, ma si parla espressamente di penetrazione nei mercati emergenti, quindi mi viene da pensare che lo scenario che ho dipinto sia piuttosto plausibile.
Sarebbe interessante prendere un mercato geograficamente maturo e una tecnologia specifica e analizzare quel segmento.
Comunque faccio un esempio molto personale e legato a questo sito: Wikibarriera non è un progetto commerciale e la sua natura è quella di non esserlo. Ma se lo fosse e scoprissi che qualcuno lo pirata e lo diffonde gratis, mi girerebbero gli zebedei e cercherei ogni mezzo legale per impedirlo. Se Wikibarriera fosse poi il mio mezzo di sostentamento, in capo a un anno la chiuderei a cambierei lavoro. Con buona pace di chi pirata.
Rispondo ad AryaSnow e Joramun in generale: nessuno inventa cose per filantropia.
E nessuno ha detto il contrario ;)
Anche se ci sarebbe da vedere cosa si intende per “filantropia”: tra i benefici che si possono trarre da un lavoro ci sono anche quelli psicologici, non solo quelli strettamente monetari. Ma adesso nno è questo il punto, perché anche da un punto di vista monetario non è affatto così scontata l’equazione pirateria=niente guadagno per gli artisti.
Se a Martin avessero detto che lui avrebbe venduto 10 copie dei suoi libri perché il resto sarebbe passato tramite file sharing illegale, avrebbe smesso di scrivere decenni fa. E noi non saremmo qui, tra l'altro.Altro che creatività stimolata.
Ma di fatto Martin vende ben più di 10 copie, nonostante la possibilità di scaricarsi i libri gratuitamente ci sia eccome. Sì, è illegale, ma per come vanno me cose attualmente il potere di deterrenza nella pratica è pressoché zero :-P
Non è un’utopia/distopia: siamo già in un mondo dove tutti possono procurarsi tutto gratis, che piaccia o meno. E finora questa grande morte di tutta la creatività non mi pare si sia verificata.
Un prodotto supercommerciale come Game of Thrones, che tra l’altro ha pure costi di produzione altissimi, e che quindi non esisterebbe senza grandi guadagni, ha il record della pirateria e al tempo stesso ha il record delle vendite dei DVD.
In casi come l’esempio proposto da Joramun, l’autore ha addirittura visto le proprie vendite aumentare.
Insomma, l’equazione c’è la pirateria--àallora agli autori tocca lavorare gratis non mi sembra poi così scontata.
E’ più complessa di così la situazione. Con questo non sto dicendo che sia tutto rosa e fiori e che ci siano conseguenze solo positive, ma con il prospettare scenari apocalittici (es. Martin che vende 10 copie e smette di scrivere) ci andrei un po' più cauta.
Eh, i diamanti di Tiffany hanno un prezzo troppo alto, io compro i diamanti di contrabbando ma se Tiffany abbassasse i prezzi li comprerei legalmente...
Eh, le Lamborghini hanno un prezzo troppo alto, le compro al mercato nero ma se Lamborghini abbassasse i prezzi le comprerei legalmente...
Non è la stessa cosa. Procurandoti illegalmente il diamante o la macchina tu prendi un oggetto che viene fisicamente rubato e quindi tolto al proprietario. Se scarichi un disco non è così. E non si può nemmeno parlare di danno nel senso di “guadagno mancato”, perché nel caso specifico ci stiamo riferendo a una persona che i soldi per comprarlo non ce li avrebbe lo stesso, quindi anche senza la pirateria non ci sarebbe guadagno in più per l’autore. La perdita per l’autore (diretta e indiretta) è pari a zero, il guadagno per il fruitore c’è ed è gratis. Non viene concretamente danneggiato nessuno né direttamente né indirettamente, c’è solo un guadagno da una parte.
I motivi per cui si sceglie di scaricare un prodotto possono essere:
1) Capire se merita o no di essere acquistato, e quindi comprarlo dopo se lo si ha apprezzato.
2) Non avere proprio soldi per comprarlo
3) Nonostante lo si abbia apprezzato e ci si possa permettere di comprarlo, fare il ragionamento “se posso averlo gratis comunque non lo pago”.
Tra questi tre l’unico comportamento che ritengo immorale è il terzo. I primi due assolutamente no. Anzi, per me soprattutto il primo favorisce molto il mondo della creatività invece di danneggiarla.
Quanto al comprare una cosa dopo averla provata... molti siti mettono a disposizione spezzoni di film o libri o canzoni. Ma questo non ferma il mercato illegale. Chissà come mai.
Tra il valutare un prodotto per intero e il valutarlo da un piccolo spezzone appositamente scelto per pubblicità c’è una bella differenza. E’ lo stesso motivo per cui vedere il trailer di un film non ti dà alcuna garanzia sulla sua qualità o mancanza di qualità. Certo, meglio un pezzettino per farsi una minima idea rispetto al niente, ma da qui a dire che da quel pezzettino si capisce davvero se il prodotto merita o meno…
Riguardo gli esempi indicati da AryaSnow, sono tutt'oggi regolamentati dalle leggi sui brevetti. Non si tratta di casi assurdi provocatoriamente sollevati per inficiare un ragionamento o un'idea, ma casi reali e concreti già abbondantemente analizzati e contemplati dalla legislazione. Quindi ci sono risposte ufficiali alle tue domande, al massimo puoi vedere in che modo le leggi si applicano a quei casi e commentare di conseguenza. :)
Non metto in dubbio che siano regolamentati, ma se l’unico scopo di tutto questo discorso è constatare qual è la “risposta ufficiale” allora non c’è la minima ragione di discuterne: la pirateria è illegale, stop, risposta già data.
Mi pare di capire che qui invece stiamo anche dicendo cosa riteniamo più giusto o comunque preferibile. Infatti tu stesso hai detto che ritieni il principio di “proprietà dell’idea” giusto anche eticamente, non solo legale.