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Educazione nel mondo
I di Iskall Ytterligare
creato il 27 maggio 2008

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Inviato il 14 maggio 2009 20:58

Prete Rosso non avevo ancora letto quel commento, ma credo che abbia ragione sul consumatore (o conSSuMMatore come diceva il Friedman/Cozza).

 

Io spero però che i risultati siano sbagliati altrimenti sarebbe davvero deprimente...

 

Io per esempio in filosofia ho avuto una prof anziana e prossima alla pensione che non riusciva a spiegare e quindi non so assolutamente niente. All'inizio (1-2 anni dopo la fine del liceo) pensavo "vabbè, pazienza...anzi meglio tanto non serve...", mi sono ricreduto già da tempo su sta cosa...


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Inviato il 11 giugno 2009 15:19

http://www.agi.it/cronaca/notizie/20090611...ali_interattive

 

Ben 16000 lavagne, con una spesa di 50 milioni di euro. 3000 euro a lavagna, contando anche i corsi per insegnare agli insegnanti ad usarle.

 

Serve davvero una lavagna del genere per insegnare le nuove tecnologie agli studenti?

 

Io sono scettico.


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Iskall Ytterligare
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Inviato il 11 giugno 2009 21:32 Autore

Se penso a quelle lavagnette nere classiche che sono così preziose nel terzo mondo per far studiare i bambini che non possono permettersi i quaderni... no comment.


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yaya
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yaya
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Inviato il 04 luglio 2009 2:07

 

 

Ben 16000 lavagne, con una spesa di 50 milioni di euro. 3000 euro a lavagna, contando anche i corsi per insegnare agli insegnanti ad usarle.

 

Serve davvero una lavagna del genere per insegnare le nuove tecnologie agli studenti?

 

Io sono scettico.

Oh, che pregevole iniziativa le lavagne "tutto elettrìc". Speriamo che il tetto della scuola non vi frani sopra, o che l'amianto non le rovini, o che l'umidità che filtra dal soffitto non le faccia ammuffire, e non sia mai che un topino ne rosicchi i fili. Sarebbe un gran peccato, no?


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Alyssa Arryn
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Alyssa Arryn
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Inviato il 04 luglio 2009 9:02

http://www.agi.it/cronaca/notizie/20090611...ali_interattive

 

Ben 16000 lavagne, con una spesa di 50 milioni di euro. 3000 euro a lavagna, contando anche i corsi per insegnare agli insegnanti ad usarle.

Serve davvero una lavagna del genere per insegnare le nuove tecnologie agli studenti?

Personalmente credo che senza la base di un insegnamento di tipo tradizionale, che riesca ad inculcare la capacità di pensiero logico e di concentrazione, sia una spesa non solo inutile ma dannosa, l'ennesimo incentivo a spettacolarizzare, stupire, gratificare immediatamente e non far riflettere.

 

Riporto anch'io il commento quotato da Prete Rosso perchè trovo quest'argomentazione molto interessante e degna di essere attentamente meditata

Un giovane che ha studiato il latino, e quindi conosce bene l'origine della sua identità culturale, è un pessimo consumatore di beni e servizi. Un giovane che ha studiato a fondo la storia, e quindi conosce le sue radici, è un pessimo consumatore. Il giovane la cui mente è coltivata gestire teorie e astrazioni è un pessimo consumatore. E così via per tutti gli altri studi e le altre materie cosiddette "tradizionali". Nello stesso tempo, bisogna rendersi conto che la concentrazione, l'applicazione agli studi, i sacrifici, le rinunce, creano personalità forti, con una visione chiara del passato e del presente; e quindi con una capacità di programmare il futuro. Peccato che tutto ciò confligga con le necessità del consumismo di massa, che richiede individui ignoranti e quindi facilmente manipolabili; personalità deboli e quindi facilmente influenzabili dalla pubblicità. La stessa "autorità" tradizionale dei genitori e degli educatori si presenta come un ostacolo insormontabile alla totale libertà di consumare: in passato, infatti, chi decideva tipi e quantità di consumi erano i genitori, e infatti i consumi tendevano a essere razionati e ristretti. Oggi a decidere i consumi sono i bambini, gli adolescenti, i giovani, e infatti i consumi vanno a gonfie vele, con l'unico limite delle possibilità economiche. Ma anche qui spesso si rimedia con furti, rapine, spaccio di droga e altro. Che importa se la società va allo sfascio, l'importante è consumare, consumare, consumare...

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Lochlann
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Lochlann
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Inviato il 07 novembre 2009 23:12

Posto qui dato che mi sembra da discussione più adatta, non voglio aprire un topic che poi magari si esaurisca in due/tre commenti ^^

:DStudiare rende più di Bot e azioni

Quindi la mia carriera universitaria è proprio volta alla massimizzazione del profitto! :unsure:


Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.

All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.

200s6pw.jpg

"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.

I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"

"Yes" said Caladan Brood "you never learn."

2ajc9r8.jpg

G
Guardiano della notte
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Guardiano della notte
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Inviato il 07 novembre 2009 23:51

Sono da sempre un convinto sostenitore del fatto che la spesa nel settore dell'istruzione debba essere una priorità per ogni nazione, specialmente per una come la nostra. Questo studio non fa che confermare le mie opinioni. Un vero peccato che decenni di classi politiche miopi non l'abbiano ancora capito, trasformando l'università (tanto per limitarci a quel campo) in un "esamificio". Che sia per quanto scritto da Prete Rosso nel suo post del 13/05/2009?

 

Un giovane che ha studiato il latino, e quindi conosce bene l'origine della sua identità culturale, è un pessimo consumatore di beni e servizi. Un giovane che ha studiato a fondo la storia, e quindi conosce le sue radici, è un pessimo consumatore. Il giovane la cui mente è coltivata gestire teorie e astrazioni è un pessimo consumatore. E così via per tutti gli altri studi e le altre materie cosiddette "tradizionali". Nello stesso tempo, bisogna rendersi conto che la concentrazione, l'applicazione agli studi, i sacrifici, le rinunce, creano personalità forti, con una visione chiara del passato e del presente; e quindi con una capacità di programmare il futuro. Peccato che tutto ciò confligga con le necessità del consumismo di massa, che richiede individui ignoranti e quindi facilmente manipolabili; personalità deboli e quindi facilmente influenzabili dalla pubblicità. La stessa "autorità" tradizionale dei genitori e degli educatori si presenta come un ostacolo insormontabile alla totale libertà di consumare: in passato, infatti, chi decideva tipi e quantità di consumi erano i genitori, e infatti i consumi tendevano a essere razionati e ristretti. Oggi a decidere i consumi sono i bambini, gli adolescenti, i giovani, e infatti i consumi vanno a gonfie vele, con l'unico limite delle possibilità economiche. Ma anche qui spesso si rimedia con furti, rapine, spaccio di droga e altro. Che importa se la società va allo sfascio, l'importante è consumare, consumare, consumare...

 

Sono sempre più convinto di si...


M
Mornon
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Inviato il 02 giugno 2010 13:28
può non piacere, ma "obbiettivo" è presente su vocabolari di un certo livello (Devoto-Oli, Il Treccani, ecc.), quindi non vedo il punto nel dire che usarlo sia sbagliato. Ho controllato su tutti i vocabolari che ho trovato: Lo Zanichelli (1943), il DeAgostini (1989), Lo Zanichelli (1995), Il Treccani (1997), il Devoto-Oli (1999). C'è in tutti. Se l'anglicismo "Può non piacere, può non essere classico, non è oggettivamente scorretto" (la virgola che spezza soggetto e predicato è un altro discorso), mi pare che la cosa valga ancora di piú per una parola che ha dietro di sé istituzioni come quelle citate, e che appare almeno dal 1943

Per caso, ho trovato a quando risalgono le prime attestazioni di "obbiettivo": è attestato nell'italiano scritto sin dalla metà del secolo XVI (Treccani). Direi quindi che non è una bruttura dei tempi moderni.



joramun
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joramun
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Inviato il 30 marzo 2011 17:44

La scorsa settimana,sul blog di Gamberi Fantasy è stato pubblicato un articolo molto interessante,che volevo riproporre in questo topic perchè penso ne possa venire fuori un dibattito interessante.Si tratta di una riflessione sulla secolare diatriba "studio critico VS nozionismo":

 

Volevo riprendere il discorso accennato nella nota all’articolo su Damon Knight. Lì ho affermato che al Liceo occorre fornire agli studenti strumenti e non nozioni: per illustrare il concetto farò un esempio, basato su fatti realmente accaduti. A me.

A un certo punto, durante la soporifera lettura de I Promessi Sposi, la professoressa ci rifilò una serie di fotocopie. Erano su tre colonne, da una parte c’era un brano preso dal Fermo e Lucia, a fianco il brano corrispondente ne I Promessi Sposi, e nell’ultima colonna annotazioni sulle differenze.

Perché io e i miei compagni siamo stati sottoposti a una simile tortura? Mai saputo, durante le ore di italiano sonnecchiavo e pensavo ad altro.

Le fotocopie le ho stracciate, però ricordo abbastanza per ritrovare via Google i pezzi incriminati. Invece purtroppo non ricordo da quale libro fossero state prese le annotazioni, dunque quelle non posso riportarle fedelmente, ma non ha molta importanza per il discorso che voglio fare.

 

Primo brano, dal Fermo e Lucia (1821 – 1823):

 

Sur una di quelle soglie stavasi ritta una donna il cui aspetto annunziava una giovinezza matura ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata ed offuscata da un lungo patire, ma non iscomposta; quella bellezza molle e delicata ad un tempo, e grandiosa, e, per così dire, solenne, che brilla nel sangue lombardo. I suoi occhi non davano lagrime, ma portavan segno di averne tante versate; come in un giardino antico e trasandato, una fonte di bianchissimi marmi che inaridita, tien tuttavia i vestigi degli antichi zampilli. V’era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che raffigurava al di fuori un’anima tutta consapevole, e presente a sentirlo, e quel solo aspetto sarebbe bastato a rivolgere a sé gli sguardi anche fra tanta miseria; [...]

 

Secondo brano, da I Promessi Sposi (1840 – 1842):

 

Scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa, che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d’averne sparse tante; c’era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un’anima tutta consapevole e presente a sentirlo.

 

Non conosco abbastanza la letteratura del primo ottocento per dire se questo stile fosse lo stato dell’Arte nell’ambito nella narrativa; giudicando con i parametri odierni – i parametri che uso per le recensioni su questo blog – ci troviamo di fronte a una schifezza. Un testo del genere è al limite dell’illeggibile. E tra l’altro lo stile qui supporta un romanzetto rosa da quattro soldi (“Here is a book, equal in matter to any two of Cooper’s novels, and executed at least as well, which we receive at the moderate price of forty-two cents!” dalla recensione di E. A. Poe, e andate a chiedere a Mark Twain a proposito della qualità dei romanzi di Cooper…) non certo un’opera che allarga i confini dell’immaginario.

Però bisogna ammettere che il Manzoni si è comportato da bravo pucciolotto e ci ha messo tanta buona volontà: le modifiche che ha effettuato hanno migliorato il testo. Segnalo le più significative:

 

-Nel Fermo e Lucia la donna è descritta impalata, ne I Promessi Sposi si dà una mossa, e come spiegato nell’articolo sulle descrizioni, questo è un fatto positivo.

 

-Nel Fermo e Lucia c’è quella disgraziata similitudine tra le lacrime e gli zampilli della fontana: il Manzoni ha fatto benissimo a tagliarla, non si poteva proprio leggere.

 

-Sono poi stati cambiati dei termini qui e là. Per esempio è sparito quell’inguardabile “per così dire”… purtroppo è invece rimasto il “non so che” che è una roba da dilettante senza talento. Manzoni, se non lo sai tu che ti spacci per scrittore, dovremmo saperlo noi? Chiarisciti le idee e poi scrivi, altro che “non so che”!

 

Le annotazioni che accompagnavano le fotocopie erano di altro tenore, tranne la prima che ancora ricordo, perché già allora pensai: “Grazie tante, Capitan Ovvio!”. La prima annotazione diceva che nel Fermo e Lucia la donna era ferma mentre ne I Promessi Sposi la donna è in movimento. Punto. Non spiegava perché.

E infatti nella successiva interrogazione non dovevi fare alcun ragionamento, dovevi solo ripetere a pappagallo: “Le differenze tra il Fermo e Lucia e I Promessi Sposi sono questa e quest’altra. Nella scena che abbiamo studiato le differenze sono qui e lì.” Fine.

Questo è un classico esempio di insegnamento nozionistico: ti inculcano un singolo elemento di informazione (o una serie di elementi) che di per sé non ha alcun valore, né alcuna utilità. Non hai imparato niente, se non forse la solita lezione: ripeti quello che il professore vuole sentirsi dire e non fare domande.

Invece il professore dovrebbe partire dall’esempio di editing svolto dal Manzoni, spiegare perché una descrizione dinamica è migliore di una descrizione statica e insegnare agli studenti a fare altrettanto.

All’interrogazione il professore non dovrebbe neanche nominarlo il Manzoni, invece dovrebbe scrivere alla lavagna una descrizione statica e chiedere allo studente di trasformarla in una dinamica. A quel punto lo studente ha imparato qualcosa. Quando leggerà il capitolo successivo de I Promessi Sposi (o di Nihal della Terra del Vento) non ci sarà più bisogno delle note.

Sull’utilità o sul valore di questo strumento poi potremmo discutere, ma di sicuro ha più valore e più utilità della singola nozione. Così come sapere svolgere le addizioni ha molto più valore e utilità di sapere che la singola addizione 112 + 87 è uguale a 199.

 

La verità è che gli strumenti danno fastidio. Perché fanno sorgere domande, del tipo: “Come mai studiamo fino alla nausea un autore che scrive come un ritardato fuggito dalle fogne?”, “Come mai l’insegnante che ne sa meno di me dovrebbe giudicarmi?”, “Come mai abbiamo tra le mani queste annotazioni vomitate da un mentecatto?”, ecc.

Che seccatura!

Invece le nozioni sono una pacchia. Le nozioni sono “perché sì”, non hanno bisogno né di essere spiegate, né di avere una base razionale. È così e basta. O al massimo ci si appella all’Autorità: “Le annotazioni le ha scritte un Professore dell’Università di Vatte La Pesca!” Peccato che la deduzione sia: “L’Università di Vatte La Pesca è composta da incompetenti”, e non: “Le note sono valide”.

 

Del resto non la si vede tutti i giorni questa manfrina? “Se l’editor di una Prestigiosa Casa Editrice™ dice che il romanzo è bello allora è bello”, “Se il critico sul Famoso Quotidiano Nazionale™ dice che il romanzo è bello allora è bello”, “Se l’autore pubblicato dalla Prestigiosa Casa Editrice™ recensisce sul Famoso Quotidiano Nazionale™ il romanzo di un suo collega, allora il romanzo è strabello!”

Questo modo di pensare degno di un macaco è anche frutto degli “insegnamenti” al Liceo. Del miscuglio nozioni + autorità invece di strumenti + ragionamento.

 

Perciò la mia modesta proposta è di cambiare il modo di insegnare l’italiano nei Licei. Non si deve studiare la letteratura in sé (o peggio ancora la storia della letteratura); lo studio della letteratura deve essere solo un mezzo per dare agli studenti gli strumenti minimi con i quali esprimere le proprie idee e analizzare le idee degli altri.

 

* * *

 

Rispondo a qualche osservazione sollevata nei commenti all’articolo su Knight:

 

Gamberetta, la tua idea è buona, ma manca il tempo.

• Secondo me di tempo ce n’è fin troppo, basta non sprecarlo. Lo spreco di tempo deriva da due fattori: da un lato il fatto che gli studenti si annoiano a morte di fronte a un approccio nozionistico, e dunque bisogna ripetere all’infinito le stesse cose; dall’altro che si insegnano un sacco di cose inutili – il pensiero filosofico degli scrittori (al massimo è roba per filosofia), il contesto sociale/storico (roba specialistica), la minuziosa disamina delle opere (se dai gli strumenti non hai bisogno di entrare ogni volta in dettagli), cretinate come la parafrasi delle poesie… ecco, se c’è un’attività che dimostra quanto il Liceo sia stupido è la parafrasi delle poesie.

Le poesie, per loro natura, sono literary fiction, ovvero una forma d’arte nella quale stile e contenuto sono indissolubilmente legati. Fare la parafrasi di una poesia è come prendere un quadro, grattare via il colore, e rimettere insieme le scagliette a riprodurre un disegno che abbia una vaga somiglianza con l’originale. Qualcuno sa spiegarmi a cosa dovrebbe servire?

Mi rispondo da sola: a niente.

Serve solo a dimostrare agli insegnanti che si è pronti a svolgere a comando un’attività inutile e noiosa. “Brava Chiara, continua a fare come ti viene detto senza domandarti se quello che fai ha un senso, e farai carriera!”

 

Gamberetta, la tua idea è buona, ma richiede troppi soldi.

• Richiede solo corsi di aggiornamento per gli insegnanti di italiano. Non ci sono i soldi? Pazienza, vorrà dire che gli studenti subiranno ancora questa generazione di professori e cominceranno il nuovo programma con la generazione successiva.

 

Gamberetta, tu non capisci: se cento anni di critica letteraria dicono che il Manzoni è un genio chi sei tu per affermare il contrario?

• Evidentemente sono una persona che ha maggiori conoscenze riguardo la narrativa di cento anni di critica letteraria. Non è mica strano. Qualunque studente al primo anno di fisica ne sa di più sull’argomento di Aristotele, San Tommaso, Sant’Agostino e altri Giganti del Pensiero™ messi assieme.

Per completezza etto anche il link all'articolo in questione.

Che ne pensate?


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Darklady
Bardo Spadaccino dalla corte di Kellgeard
Guardiani della Notte
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Darklady
Bardo Spadaccino dalla corte di Kellgeard

D

Guardiani della Notte

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Inviato il 31 marzo 2011 9:43

Posso dirlo francamente?

Che chiunque abbia scritto una cosa del genere è lui/lei per primo/a un/una grande superficiale....uno/a di quelli che ha scelto di fare il liceo solo perché mamma e papà volevano così, oppure perché ci andava il/la migliore amico/a...qualcuno che, al di là della palese incompetenza dimostrata dall'insegnante, non è in grado di capire le motivazioni base per cui si studia la letteratura e la storia della letteratura....

 

E' come se io chiedessi a qualcuno di imparare l'inglese senza studiare le regole grammaticali...prima o poi ci arriverà, questo è certo; ma, dovendo mai sostenere un qualsiasi esame in lingua straniera, non sarà ovviamente in grado di capire perfettamente ciò che legge soprattutto se si tratta di testi specifici.

 

Questo è il classico esempio di studenti o ex-studenti in grado di individuare un problema senza però avere la giusta predisposizione/capacità di analisi/ammonimento da opporgli.

 

Il nozionismo è qualcosa che non dovrebbe esistere in nessun campo, è pericoloso e crea quel fenomeno di presunzione nonostante la superficialità delle proprie conoscienze che si palesa in modo quasi sfacciato nel momento in cui ci si confronta con altri su un dato argomento.....ed è aberrante avere a che fare con un personaggio simile :wacko:

 

Il discorso fatto dall'autore dell'articolo non è sbagliato a priori, ma chi scrive è egli/ella stesso/o niente più che un saccente frustrato...Definire i Promessi Sposi "una schifezza" sulla base dei propri ricordi scolastici "traumatizzati" da un'insegnate più frustrata e frustrante di lui/lei, ne è una chiara dimostrazione - della serie "si predica bene, ma si razzola male" :wacko:

Questa persona non può permettersi il lusso di generalizzare poiché per 100 alunni che possono, a ragione, lamentare la carenza qualitativa dell'insegnate e del suo metodo, ve ne sarebbero (ipoteticamente) altrettanti che invece testimoniano una situazione diametricalmente opposta....e, nell'ambito degli insegnanti di Italiano e Letteratura Italiana io ho avuto la fortuna di averne di quelli che appartengono al gruppo, raro è vero, dei validi e anche più.

Potrei, volendo, smontare pezzo per pezzo le motivazioni per cui l'autore dell'articolo odia o ha odiato I Promessi Sposi, con altrettante ragioni che invece sottolinano il processo tramite il quale io stessa ho imparato ad apprezzarli.

 

Il noziosismo purtroppo è causato certamente ed in primo luogo dall'insegnante, ma prende piede anche in quegli alunni che ne sono ben predisposti; ovvero coloro che portano in sé il gene del "dolce far nulla", meno fatica faccio, meglio è....e anche di questi ne è pieno il mondo; sfatiamo il mito dei demeriti attribuibili solo agli insegnanti, domandiamoci il perché di alcune carenze di determinati alunni rispetto ad una stessa classe e poi tiriamo le somme....Ad ogni buon conto, per tornare in argomento: l'ozio è il padre di tutti i vizi ed il noziosismo, quando non è del tutto imputabile all'insegnante, ne è una forma...per quanto anomala, e quindi:

- Perché porsi domande sul motivo per cui il Manzoni ha deciso di modificare (a partire dal titolo, tanto per citare il particolare più evidente) il suo romanzo nella forma e in parte di alcuni contenuti, se posso evitarmi una scocciatura? :mellow:

- Perché devo torturare me stesso cercando di capire il contesto socio-economico-politico di un'epoca che non mi appartiene? :mellow:

- Cosa me ne frega di sapere che in Lombardia, quando il Manzoni ha cominciato a scrivere Il Fermo e Lucia alias I Promessi Sposi (ammesso che sappia di quale periodo storico si tratti) c'era la dominazione austriaca e che questo forse potrebbe creare un parallelismo con la dominazione spagnola, che è invece lo sfondo storico del romanzo? :mellow:

- E' importante sapere che Manzoni ci ha lasciato il primo romanzo storico Italiano? :wacko:

Il solo fatto di affermare che Manzoni scrive al "limite del leggibile" è un'altro esempio di quel nozionismo tanto deprecato da chi scrive l'articolo (mettendoci pure del sarcasmo alla fine :blink: ), poiché forse si ignora il fatto che si tratta di un italiano aulico; l'antenato più prossimo della lingua attuale...

Forse che sia convinto che la lingua italiana sia sempre stata uguale a quella odierna, che addirittura sia nata così? ...vorrei credere di no...sebbene sia smentito dalle sue stesse parole. :(

Mi chiedo se a chi ha scritto questa, quanto meno contestabile, pappardella si sia mai degnato di leggere la prima frase della Divina Commedia >_> .... e se l'ha fatto, constatare se abbia capito ciò che ha letto.... :o


M
Metamorfo
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Metamorfo
Confratello

M

Utente
10204 messaggi
Inviato il 31 marzo 2011 11:57

Posso dirlo francamente?

Che chiunque abbia scritto una cosa del genere è lui/lei per primo/a un/una grande superficiale....uno/a di quelli che ha scelto di fare il liceo solo perché mamma e papà volevano così, oppure perché ci andava il/la migliore amico/a...qualcuno che, al di là della palese incompetenza dimostrata dall'insegnante, non è in grado di capire le motivazioni base per cui si studia la letteratura e la storia della letteratura....

 

Mi chiedo se a chi ha scritto questa, quanto meno contestabile, pappardella si sia mai degnato di leggere la prima frase della Divina Commedia >_> .... e se l'ha fatto, constatare se abbia capito ciò che ha letto.... :o

 

 

Sarebbe moooolto interessante se copincollassi le tue riflessioni sull'argomento, sul blog in questione (Gambery fantasy): chi abbia mai fatto un salto da quelle parti, conosce il caratterino della Gamberetta. Avresti pane durissimo per i tuoi denti... ;-)



joramun
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joramun
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Inviato il 31 marzo 2011 13:06
- Perché porsi domande sul motivo per cui il Manzoni ha deciso di modificare (a partire dal titolo, tanto per citare il particolare più evidente) il suo romanzo nella forma e in parte di alcuni contenuti, se posso evitarmi una scocciatura?

Mah....a me pare che l'articolo dica l'esatto contrario.... :

il professore dovrebbe partire dall’esempio di editing svolto dal Manzoni, spiegare perché una descrizione dinamica è migliore di una descrizione statica e insegnare agli studenti a fare altrettanto.

Se il professore mi chiede di elencare le differenze tra le due versioni e basta...io quale competenza ho acquisito?Se non comprendo perchè e in che cosa la versione B è migliore della versione A,a che mi serve sapere tali differenze?

Perchè l'approccio non potrebbe essere "ok,oggi analizzeremo i vantaggi dell'adottare un narratore onnisciente"...e da lì partire con esempi di Manzoni,Gogol o chi per essi?

Perché devo torturare me stesso cercando di capire il contesto socio-economico-politico di un'epoca che non mi appartiene?

Se modificassi la domanda dicendo:"Perché devo torturare me stesso cercando di capire il contesto socio-economico-politico di un'epoca che non mi appartiene?,quando tali aspetti possono benissimo essere approfonditi nella lezione di storia,lasciando spazio ad altro in quella di italiano"?.....rimarrebbe la stessa faccina scandalizzata?

Cosa me ne frega di sapere che in Lombardia, quando il Manzoni ha cominciato a scrivere Il Fermo e Lucia alias I Promessi Sposi (ammesso che sappia di quale periodo storico si tratti) c'era la dominazione austriaca e che questo forse potrebbe creare un parallelismo con la dominazione spagnola, che è invece lo sfondo storico del romanzo?

Idem come sopra

E' importante sapere che Manzoni ci ha lasciato il primo romanzo storico Italiano?

Mi associo alla domanda:per stabilire il valore intrinseco dell'opera,per imparare le tecniche di scrittura in essa contenute...a che mi serve sapere se è il primo o il secondo o il millesimo?

Forse che sia convinto che la lingua italiana sia sempre stata uguale a quella odierna, che addirittura sia nata così?

Non hai capito il punto.....

Se il nostro obiettivo è quello di fornire agli studenti italiani gli strumenti per poter proporre contenuti,invece che immagazzinare nozioni,che senso ha investire tanto tempo nell'analisi di un romanzo scritto in una lingua ormai in disuso?

 

Che poi,se ci pensi,è lo stesso approccio con cui si insegna la matematica:a lezione il professore prima ti spiega il Teorema di Pitagora,come funziona e quando si usa (strumento),poi,se avanza tempo,magari ti dice qualcosa su chi era Pitagora e quando è vissuto (nozione).Ora...io non dico di copiare paro-paro questo modello,ma perchè sarebbe tanto scandaloso,nell'nsegnamento della lingua italiana,partire dagli strumenti per poi passare alle nozioni?

Io voglio prima imparare a farle io le cose,e poi voglio sapere come le hanno fatte gli Altri Famosi.


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Guardiano della notte
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G

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Inviato il 31 marzo 2011 14:55
Io voglio prima imparare a farle io le cose,e poi voglio sapere come le hanno fatte gli Altri Famosi.

 

Secondo me le due cose devono andare di pari passo. Esempio banale: se voglio imparare a giocare a calcio, tiro calci su un campetto di fortuna con amici, mentre contemporaneamente mi guardo le partite dei più bravi, non l'uno o l'altro. Se guardassi solo i campioni, rimarrei sempre un "calciatore da televisione". Se giocassi solamente senza guardare i più bravi, impiegherei una vita ad arrivare a buoni livelli. Se riesco ad accostare le due cose invece, allora magari un giorno arriverò a sollevare la Coppa del Mondo (o quella del torneo Scapoli VS Ammogliati, è lo stesso ^_^ ).

 

Se modificassi la domanda dicendo:"Perché devo torturare me stesso cercando di capire il contesto socio-economico-politico di un'epoca che non mi appartiene?,quando tali aspetti possono benissimo essere approfonditi nella lezione di storia,lasciando spazio ad altro in quella di italiano"?.....rimarrebbe la stessa faccina scandalizzata?

 

Giusto una breve digressione. Credo che il motivo per il quale questa cosa si studia anche ad Italiano sia semplicemente la questione dell'interdisciplinarietà, cioè un determinato soggetto non è che "appartiene" solamente ad una materia, ma a più materie. L'importante è che lezione d'italiano resti tale e non diventi una lezione di storia.


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Darklady
Bardo Spadaccino dalla corte di Kellgeard
Guardiani della Notte
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Darklady
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Guardiani della Notte

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Inviato il 31 marzo 2011 16:10

Io non so come sia da voi, ma qui a Pavia (almeno prima era così, ora non saprei) al liceo/superiori l'insegnante di italiano era anche insegnante di storia e quindi per il principio dell'interdisciplinarità cui ha accennato Guardiano della Notte, davo per scontato l'approfondimento storico.

Errore mio :unsure:

Tuttavia, a voi è mai capitato di interessarvi a qualcosa che a scuola, per vari motivi che non stiamo qui ad elencare, non è mai stato approfondito? Non vi è mai capitato di approfondire voi stessi quella cosa a prescindere dalla lezione? Il principio di base qui è lo stesso, però vabbé, altro errore mio. :unsure:

Perché leggere un opera in lingua per così dire "obsoleta" come i Promessi Sposi? Bhe, innanzitutto perché è cultura, ma questo potrebbe anche non essere un motivo valido, ne sono perfettamente conscia. Secondo, perché fa parte della nostra storia, perché ripropone uno spaccato di un determinato periodo vissuto da noi come abitanti della Penisola Italica (visto che al tempo non si poteva certo parlare di Italia, come identità nazionale). Ma anche in questo caso, potrei non essere sufficientemente esaustiva e dare solo spiegazioni di carattere oggettivo.

A mio parere, si legge un'opera del genere semplicemente perché è nata così; non oso immaginare una trasposizione in chiave linguistica moderna, sarebbe snaturare l'opera ed imprimere nella nostra mente un surrogato che non la rispecchierebbe in toto. Perché quando si studia pianoforte si studiano i grandi classici e la loro vita, perché si studia il modo in cui veniva costruito un pianoforte, perché apprendere l'intricato sistema attraverso cui produce il suono? Eppure la musica non è più comparabile quanto a sonorità a quella che si scriveva nel '600-'700-'800; la tipologia costruttiva ha subito evoluzioni, parti che prima erano lignee ora sono in lega metallica leggera...è vero, esistano rockstar/popstar che si siano divertiti a fare una versione moderna di un brano classico, ma il risultato non è lo stesso. Tutto si evolve, la scienza, la medicina ed anche la letteratura...

 

Capisco che studiare Manzoni, I Promessi Sposi ed altri grandi classici della Letteratura Italiana possa sembrare una perdita di tempo, ma per capire chi siamo, da dove veniamo e cosa abbiamo fatto è necessario partire dall'inizio in tutti i campi.

Che poi si possano aprire migliaia di parentesi ed approfondimenti su quali siano le materie (rispetto ad ogni ambito di studio superiore; e quindi i vari licei, istituti tecnici, professionali etc.) davvero importanti e da avvantaggiare a scapito di altre, bhe siamo pienamente d'accordo. Limitando però il discorso all'articolo postato, resto dell'idea che chi l'ha scritto non ha ancora ben chiaro il ruolo che la scuola dovrebbe (ed uso volutamente il condizionale) avere nell'ambito dell'educazione e della crescita dei bambini prima e degli adolescenti poi....

 

Ripeto, i principi base espressi dall'articolo sono condivisibili. Le motivazioni addotte, proprio no.....



joramun
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joramun
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Inviato il 31 marzo 2011 17:23
Secondo, perché fa parte della nostra storia, perché ripropone uno spaccato di un determinato periodo vissuto da noi come abitanti della Penisola Italica (visto che al tempo non si poteva certo parlare di Italia, come identità nazionale)

Non capisco questo voler far dipendere il valore letterario di un opera dal contesto storico e dalla rappresentazione che questa ne da.Fra 100 anni anche i libri di Moccia saranno " uno spaccato di un determinato periodo vissuto da noi come abitanti della Penisola Italica"...facciamo studiare anche "3 Metri Sopra il Cielo" nei licei?

E il valore letterario intrinseco all'opera,quello analizzando il quale dovrei imparare ad utilizzare le tecniche di scrittura in maniera adeguata....che fine fa?

 

Perché quando si studia pianoforte si studiano i grandi classici e la loro vita, perché si studia il modo in cui veniva costruito un pianoforte, perché apprendere l'intricato sistema attraverso cui produce il suono? Eppure la musica non è più comparabile quanto a sonorità a quella che si scriveva nel '600-'700-'800; la tipologia costruttiva ha subito evoluzioni, parti che prima erano lignee ora sono in lega metallica leggera.

Onestamente non ho idea del perchè si faccia una cosa del genere.....si tratta,tutt'al più,di un simpatico arricchimento del proprio bagaglio culturale,che nulla ha a che fare con l'imparare a suonare uno strumento musicale.Potrei sapere a menadito tutte le cose che hai elencato te,e non essere comunque in grado di tirare fuori dal pianoforte neppure il più banale dei "FraMartino Campanaro".

Per far ciò c'è un unico modo:scorticarsi le dita a sangue sui tasti del pianoforte a furia di esercitarsi,e padroneggiare scale,accordi ecc...strumenti,appunto.Non nozioni.

Capisco che studiare Manzoni, I Promessi Sposi ed altri grandi classici della Letteratura Italiana possa sembrare una perdita di tempo, ma per capire chi siamo, da dove veniamo e cosa abbiamo fatto è necessario partire dall'inizio in tutti i campi.

Lo studio della Letteratura (non solo Italiana) dovrebbe servire a tutt'altro.Non è un guru o una guida spirituale... >_>

Dovrebbe servire per dare agli studenti gli strumenti per poter costruire i contenuti e le opere che caratterizzeranno la cultura di domani.Cosi com'è ora serve solo a produrre (nel migliore dei casi) una massa acritica che adora e conosce a menadito la cultura del passato.


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