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Commenti sul libro che ho appena letto....
P di Polgara
creato il 18 gennaio 2008


Maya
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Guardiani della Notte
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Guardiani della Notte

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Inviato il 29 marzo 2019 19:52

E' un po' che sto collezionando libri da recensire... ne scelgo un paio che casualmente sono della stessa autrice: Margaret Atwood.

 

Il primo è l'acclamato The Handmaid's Tale (trad. Il Racconto dell'Ancella)

 

Trama

Siamo in un futuro dispotico (neppure troppo lontano): le potenze mondiali sono stremate dall'ultima, ennesima guerra. La Terra è stata profondamente contaminata dall'inquinamento chimico e radioattivo e, come conseguenza, la stragrande maggioranza della popolazione femminile è sterile.

A seguito di un golpe, in Nord America si è insediato un regime totalitario teocratico, la "Repubblica di Galaad” che, per garantire la sopravvivenza ormai a rischio, stabilisce che le ormai poche donne fertili siano messe a disposizione, soprattutto delle famiglie più abbienti, per la riproduzione. Difred, protagoniste e voce narrante, è una di queste “ancelle” al servizio della procreazione.

Attraverso il suo racconto di ogni giorno ed i suoi ricordi di un passato neppure troppo lontano, scopriamo un mondo in cui la “normalità”, fatta di uguaglianza di diritti e libertà di scelta così come noi la conosciamo, è stata soppiantata completamente da un ordine sociale quasi feudale, fatto di caste e classi nettamente distinte e separate, chiuso rispetto al resto del mondo, arroccato su principi etico-religiosi decisamente radicali, in cui i sentimenti sono considerati un ostacolo ed un affronto nei confronti del genere umano.

 

Commento

Avevo aspettative altissime rispetto a questo romanzo che ha dato vita anche ad una pluto premiata serie TV. L'idea di base suonava intrigante ed originale. Purtroppo, però, mi ha davvero deluso. La storia è, a mio avviso, molto mal gestita e peggio scritta. Nonostante sia una storia raccontata in prima persona, non si crea mai una vera empatia/simpatia con il personaggio. I suoi tormenti non arrivano mai davvero ed anche i momenti più crudi non si “sentono”. Lo stile è molto “telefonato” ed il ritmo poco incalzante. Il finale poi è davvero… boh!

 

In sintesi

Avete presente il detto “il cibo irlandese è buonissimo, fintanto che non viene cucinato?”. Ecco! Ottima idea, realizzazione rivedibile.

 

Con queste premesse, sinceramente, non avrei letto altro della Atwood. Senza rendermene conto, però, avevo già acquistato un altro suo libro: Il canto di Penelope.

 

Trama

Tutti conosciamo le vicende di Odisseo. In queste sua moglie Penelope ci appare come l'emblema della moglie fedele e devota. Questa sua immagine ha alimentato il mito di una donna che, invece, la Atwood vorrebbe raccontarci come scaltra, capace ed anticonformista. Dall’Aldilà, Penelope stessa ci racconta la sua versione dei fatti: la rivalità con Elena, il matrimonio con Odisseo e quindi la sua partenza per un regno lontano, in cui non è amata (dalla suocera alla nutrice fino ad arrivare al figlio, nessuno la rispetta). Ad Itaca, il suo unico punto di riferimento è un marito egocentrico e presto assente.

Quando Odisseo parte per tr**a, Penelope rimane sola e pian piano si ritrova dover fare i conti prima con forzieri e granai sempre più vuoti a causa dell'interminabile guerra, poi con un’orda di nobili giovanotti che, senza freno né ritegno, approfittano della casa, delle vettovaglie ed anche delle ancelle. Queste ultime, che in vita furono amiche ed anche spie per conto della loro regina (ruolo non compreso che costerà a tutte loro la testa), nell’Ade formano un coro e lamentano la loro passata condizione di donne schiave, usate, violate ed infine uccise ingiustamente e senza pietà dal loro re.

 

Commento

Anche in questo caso l’idea mi aveva catturato, ma poi la realizzazione… Sebbene breve, si fa fatica ad arrivare alla fine. La Atwood tenta di dare un risvolto femminista alla vicenda, assegnando a Penelope un ruolo (la donna capace di cavarsela da sola, grazie ad un’intelligenza da tutti sottovalutata) che è sostenuto con le parole, ma non dai fatti. Penelope è un personaggio senza spessore, decisamente dimenticabile. Il coro delle ancelle, che dovrebbe essere un grido contro le ingiustizie storicamente subite dalle donne, suona petulante e fastidioso.

 

In sintesi

Come sopra: cibo irlandese

 

 

 


"Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità" (La ragazza nella nebbia - Donato Carrisi)

 

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Mar
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Mar
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Inviato il 26 aprile 2019 17:54

Tra gli ultimi libri letti, alcuni potrebbero interessare particolarmente alla gente del Forum. O qualche utente potrebbe averli già letti e in quel caso sarebbe interessante sentire la sua opinione.

Comunque sia, quelli di cui voglio parlare, appartengono entrambi all'argomento Geopolitica.


 

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Il primo (del 2015) l'ho letto in italiano, titolo "Le dieci mappe che spiegano il mondo", decisamente più brutto di quello originale.
Tim Marshall (fondatore e direttore di thewhatandthewhy.com.) è un grandissimo esperto di politica estera, con oltre 25 anni di esperienza giornalistica. È stato diplomatic editor di Sky News, e in precedenza ha lavorato per la BBC. Come inviato, è stato in 30 paesi e ha seguito eventi bellici in Croazia, Bosnia, Macedonia, Kosovo, Afghanistan, Iraq, Libano, Siria e Israele.
Successivamente ha scritto e pubblicato (ma non li ho letti) Worth Dying For - The Power & Politics Of Flags (2016) e Divided - Why We're living in an Age of Walls (2018).

 

Le 10 mappe in questione sono più che altro le dieci Regioni della Terra trattate nel libro, nell'ordine Russia (associata all'aggettivo "vasto"; molto esteso, immenso)- Cina (<<una Civiltà che fa finta di essere una Nazione>>) - Usa (<<la notizia della mia morte è fortemente esagerata>>) - Europa Occ. ("un Continente intero cosparso di ricordi") - Africa (frase di Mandela) - MedioOriente (<<abbiamo rotto l'accordo Sykes-Picot>> cit.) - India ("un subcontinente di nazionalità") e Pakistan - Corea e Giappone (frase sul "caro leader") - America Latina (frase di Neruda) - Artide.

Per quanto mi riguarda è stato un libro estremamente piacevole da leggere, "facile" e chiaro ma nient'affatto banale.
Quando leggo (ma vale lo stesso per tanti altri campi) deve trattarsi di un macroargomento generale o deve essere estremamente specifico. Nel 99 % dei casi non mi interessa avere solo un'opinione, una prospettiva, sopratutto una limitazione (temporale, spaziale, tematica ecc). Questo libro mi ha soddisfatto in quanto offre in maniera limpida, oggettiva tutte le nozioni fondamentali e i concetti più importanti, abbracciando allo stesso tempo tutto (o quasi) il Pianeta.
dall'intro:
 

 

Cita

 

... La configurazione geografica imprigiona i leader, lasciando meno alternative e meno spazio di manovra di quanto si potrebbe pensare. Ciò valeva per l’impero ateniese, per i persiani, per i babilonesi e per gli altri popoli che li precedettero; e vale per tutti i leader che cercano un’altura da cui proteggere la propria tribù.
 

La terra su cui viviamo ci ha sempre condizionato. Ha influenzato le guerre, il potere, le vicende politiche e lo sviluppo sociale dei popoli che abitano attualmente quasi tutti gli angoli del mondo. La tecnologia potrebbe apparire in grado di superare le distanze che ci separano sia a livello mentale sia a livello fisico, ma è facile dimenticare che il territorio in cui viviamo, lavoriamo e cresciamo i nostri figli è immensamente importante, e che in qualche misura le scelte di coloro che guidano gli oltre sette miliardi di abitanti di questo pianeta saranno sempre influenzate dai fiumi, dalle montagne, dai deserti, dai laghi e dai mari che condizionano tutti noi – come hanno sempre fatto.

Non c’è un fattore geografico che sia complessivamente più importante di tutti gli altri. Le montagne non contano meno dei deserti, e i fiumi non contano meno delle giungle. In diverse parti del pianeta, diverse caratteristiche geografiche sono tra i fattori dominanti per la determinazione di ciò che possono e non possono fare le persone.

In termini generali, la geopolitica si occupa del rapporto tra relazioni internazionali e fattori geografici; non solo la configurazione fisica – come le barriere naturali formate dalle montagne e dalle reti fluviali –, ma anche il clima, la composizione demografica della popolazione, le regioni culturali e l’accesso alle risorse naturali. Fattori come questi possono avere un impatto rilevante su tanti aspetti diversi della nostra civiltà, dalla strategia politica e militare allo sviluppo sociale, inclusi il linguaggio, il commercio e la religione.

Le realtà fisiche che sottendono la politica nazionale e internazionale vengono troppo spesso trascurate, sia nei libri di storia sia nei rapporti sullo stato del mondo. La geografia è chiaramente un elemento fondamentale del «perché» e del «cosa». Non sarà il fattore determinante, ma è certamente il più trascurato.

... i punti principali del libro, in particolare il retaggio della geopolitica del passato (la formazione delle nazioni), le situazioni più «calde» che viviamo oggi (i tumulti che agitano l’Ucraina, la sempre maggiore influenza della Cina), e le prospettive del futuro (la competizione che si intensificherà nelle regioni artiche).

L’idea della geografia come fattore decisivo nel corso della storia umana si può leggere come una visione pessimistica del mondo, ed è per questo che viene avversata in alcuni circoli intellettuali. Implica che la natura sia più potente dell’uomo, e che possiamo arrivare solo fino a un certo punto nel determinare il nostro destino.

Ma la geografia e la storia dello sviluppo delle nazioni al suo interno rimangono cruciali per capire il mondo com’è oggi e come potrebbe essere in futuro.

... Il conflitto in corso in Iraq e in Siria si deve al fatto che le potenze coloniali hanno deliberatamente ignorato le regole della geografia, mentre l’occupazione cinese del Tibet deriva dalla scelta opposta, ossia quella di rispettarle; la politica estera globale dell’America è dettata da esse, e persino il genio tecnologico e la sete di potere dell’ultima superpotenza rimasta possono solo mitigare le regole che la natura, o Dio, ha stabilito.
Quali sono queste regole? Il punto di partenza è il paese in cui il potere è sempre stato difficile da difendere, tanto che per secoli i suoi leader hanno cercato di compensare tale limite con l’espansione esterna. È il paese che non ha montagne a occidente: la Russia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il secondo (del 2017) l'ho letto in inglese ed è enormemente più corposo, dettagliato, complesso (non fosse altro che per la mole delle note).  Non a caso "GRAHAM ALLISON is director of Harvard Kennedy School’s Belfer Center for Science and International Affairs and the best-selling author of Lee Kuan Yew: The Grand Master’s Insights on China, the United States, and the World; Nuclear Terrorism: The Ultimate Preventable Catastrophe; and Essence of Decision: Explaining the Cuban Missile Crisis. Founding dean of the Harvard Kennedy School, Dr. Allison has served as assistant secretary of defense and advised the secretaries of defense under every president from Reagan to Obama."


la Prefazione:

 


Cita

 


Two centuries ago, Napoleon warned, “Let China sleep; when she wakes, she will shake the world.” Today China has awakened, and the world is beginning to shake. Yet many Americans are still in denial about what China’s transformation from agrarian backwater to “the biggest player in the history of the world” means for the United States. What is this book’s Big Idea? In a phrase, Thucydides’s Trap. When a rising power threatens to displace a ruling power, alarm bells should sound: danger ahead.

China and the United States are currently on a collision course for war—unless both parties take difficult and painful actions to avert it. As a rapidly ascending China challenges America’s accustomed predominance, these two nations risk falling into a deadly trap first identified by the ancient Greek historian Thucydides. Writing about a war that devastated the two leading city-states of classical Greece two and a half millennia ago, he explained: “It was the rise of Athens and the fear that this instilled in Sparta that made war inevitable.” That primal insight describes a perilous historical pattern.

Reviewing the record of the past five hundred years, the Thucydides’s Trap Project I direct at Harvard has found sixteen cases in which a major nation’s rise has disrupted the position of a dominant state. In the most infamous example, an industrial Germany rattled Britain’s established position at the top of the pecking order a century ago. The catastrophic outcome of their competition necessitated a new category of violent conflict: world war. Our research finds that twelve of these rivalries ended in war and four did not—not a comforting ratio for the twenty-first century’s most important geopolitical contest.

This is not a book about China. It is about the impact of a rising China on the US and the global order. For seven decades since World War II, a rules-based framework led by Washington has defined world order, producing an era without war among great powers. Most people now think of this as normal. Historians call it a rare “Long Peace.” Today, an increasingly powerful China is unraveling this order, throwing into question the peace generations have taken for granted.

In 2015, the Atlantic published “The Thucydides Trap: Are the US and China headed for War?” In that essay I argued that this historical metaphor provides the best lens available for illuminating relations between China and the US today. Since then, the concept has ignited considerable debate. Rather than face the evidence and reflect on the uncomfortable but necessary adjustments both sides might make, policy wonks and presidents alike have constructed a straw man around Thucydides’s claim about “inevitability.” They have then put a torch to it—arguing that war between Washington and Beijing is not predetermined. At their 2015 summit, Presidents Barack Obama and Xi Jinping discussed the Trap at length. Obama emphasized that despite the structural stress created by China’s rise, “the two countries are capable of managing their disagreements.” At the same time, they acknowledged that, in Xi’s words, “should major countries time and again make the mistakes of strategic miscalculation, they might create such traps for themselves.”

I concur: war between the US and China is not inevitable. Indeed, Thucydides would agree that neither was war between Athens and Sparta. Read in context, it is clear that he meant his claim about inevitability as hyperbole: exaggeration for the purpose of emphasis.

(...)

Will the impending clash between these two great nations lead to war? Will Presidents Trump and Xi, or their successors, follow in the tragic footsteps of the leaders of Athens and Sparta or Britain and Germany? Or will they find a way to avoid war as effectively as Britain and the US did a century ago or the US and the Soviet Union did through four decades of Cold War? Obviously, no one knows. We can be certain, however, that the dynamic Thucydides identified will intensify in the years ahead.
 

Denying Thucydides’s Trap does not make it less real. Recognizing it does not mean just accepting whatever happens. We owe it to future generations to face one of history’s most brutal tendencies head on and then do everything we can to defy the odds.

 


 



Oltre alla Prefazione e all'Introduzione, i contenuti del libro sono :

THE RISE OF CHINA, “The Biggest Player in the History of the World”.
LESSONS FROM HISTORY, Athens vs. Sparta, Five Hundred Years, Britain vs. Germany.
A GATHERING STORM, Imagine China Were Just Like Us, What Xi’s China Wants, Clash of Civilizations, From Here to War. WHY WAR IS NOT INEVITABLE, Twelve Clues for Peace, Where Do We Go from Here?, Conclusion.

 

 

Insomma, se avete lo stomaco di spararvi centinaia di pagine "livello harvard" con tanto di cifre e grafici, questo libro è imperdibile per chi ama la storia e la geopolitica.

 


bonus :):
                                                                            clash of cultures

 

                                                                   America                      China
                                                                                        
Self-perception                                    “Number one”      “Center of universe”
Core value                                                Freedom                      Order

View of government                         Necessary evil         Necessary good

Form of government                 Democratic republic    Responsive authoritarianism

Exemplar                                              Missionary                    Inimitable

Foreigners                                              Inclusive                     Exclusive
Time horizon                                             Now                            Eternity

Change                                                 Invention             Restoration and evolution
Foreign policy                         International order          Harmonious hierarchy



 

 

 


in appendice poi si trova l'intero Thucydides’s Trap Case File, cioè altre decine di bellissime pagine su tutto questo :

 

 


 

Period

Ruling power

Rising power

Domain

Result

1

Late 15th century

Portugal

Spain

Global empire and trade

No war

2

First half of 16th century

France

Hapsburgs

Land power in Western Europe

War

3

16th and 17th centuries

Hapsburgs

Ottoman Empire

Land power in central and Eastern Europe, sea power in the Mediterranean

War

4

First half of 17th century

Hapsburgs

Sweden

Land and sea power in northern Europe

War

5

Mid- to late 17th century

Dutch Republic

England

Global empire, sea power, and trade

War

6

Late 17th to mid-18th centuries

France

Great Britain

Global empire and European land power

War

7

Late 18th and early 19th centuries

United Kingdom

France

Land and sea power in Europe

War

8

Mid-19th century

United Kingdom

Russia

Global empire, influence in Central Asia and eastern Mediterranean

War

9

Mid-19th century

France

Germany

Land power in Europe

War

10

Late 19th and early 20th centuries

China and Russia

Japan

Land and sea power in East Asia

War

11

Early 20th century

United Kingdom

United States

Global economic dominance and naval supremacy in the Western Hemisphere

No war

12

Early 20th century

United Kingdom supported by France, Russia

Germany

Land power in Europe and global sea power

War

13

Mid-20th century

Soviet Union, France, and UK

Germany

Land and sea power in Europe

War

14

Mid-20th century

United States

Japan

Sea power and influence in the Asia-Pacific region

War

15

1940s-1980s

United States

Soviet Union

Global power

No war

16

1990s-present

United Kingdom and France

Germany

Political influence in Europe

No war

 

 

Modificato da Darklady il 05 July 2024 17:07 per

"It may be a reflection on human nature, that such devices should be necessary to control the abuses of government. But what is government itself, but the greatest of all reflections on human nature? If men were angels, no government would be necessary. If angels were to govern men, neither external nor internal controls on government would be necessary. In framing a government which is to be administered by men over men, the great difficulty lies in this: you must first enable the government to control the governed; and in the next place oblige it to control itself".

Federalist No. 51, The Structure of the Government Must Furnish the Proper Checks and Balances Between the Different Departments, in The Federalist Papers, a collection of essays written in favour of the new Constitution as agreed upon by the Federal Convention, September 17, 1787

Alexander Hamilton, James Madison, John Jay

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Inviato il 02 maggio 2019 14:35

Ho finito di leggere recentemente "Una stagione selvaggia", primo libro del ciclo di Hap e Leonard di Joe R. Lansdale. Avevo letto sempre bene di questo autore e il suo background m'incuriosiva, così ho comprato e divorato il libro.

L'ambientazione mi è piaciuta, si respira la decadenza di quei posti e di quelle persone, e la trama, pur semplice, scorre liscia senza problemi, anche se l'escamotage trovato dai due protagonisti nel finale è telefonatissimo. I due protagonisti sono forse la parte migliore della storia, ben caratterizzati e con dialoghi molto godibili. Il noir non è proprio il mio genere preferito, ma se il livello qualitativo del resto della serie è questo, direi che ho trovato di che leggere ancora per un bel po'.


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Inviato il 13 maggio 2019 17:11
Il 2/5/2019 at 14:35, Guardiano della notte dice:

Ho finito di leggere recentemente "Una stagione selvaggia", primo libro del ciclo di Hap e Leonard di Joe R. Lansdale. Avevo letto sempre bene di questo autore e il suo background m'incuriosiva, così ho comprato e divorato il libro.

L'ambientazione mi è piaciuta, si respira la decadenza di quei posti e di quelle persone, e la trama, pur semplice, scorre liscia senza problemi, anche se l'escamotage trovato dai due protagonisti nel finale è telefonatissimo. I due protagonisti sono forse la parte migliore della storia, ben caratterizzati e con dialoghi molto godibili. Il noir non è proprio il mio genere preferito, ma se il livello qualitativo del resto della serie è questo, direi che ho trovato di che leggere ancora per un bel po'.

 

Con Hap & Leonard se ti è piaciuto il primo vai sempre sul sicuro



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Inviato il 14 maggio 2019 11:21

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Faye sembra avere tutto. Un marito perfetto, una figlia adorabile e un lussuoso appartamento nel quartiere più elegante di Stoccolma. Ma, al di là della superficie scintillante, è una donna tormentata dai ricordi legati al suo oscuro passato a Fjällbacka, una donna che sempre più si sente prigioniera di una gabbia dorata. Un tempo era forte e ambiziosa. Poi è arrivato Jack, il marito, e lei ha rinunciato alla sua vita. Jack non è un uomo fedele, però, e quando Faye lo scopre, il suo mondo va in pezzi. Non le resta più niente, è distrutta. Fino al momento in cui decide di passare al contrattacco e di vendicarsi in modo raffinato e crudele... Faye non è certo la prima donna al mondo a essere stata umiliata dal marito, trattata come una stupida e costretta a lasciare il posto a una più giovane e piacente. Ma per lei è arrivato il momento di dire basta: «Unite siamo forti, non ci rassegneremo mai più al silenzio». (Ibs)

 

 

La Lackberg ha da sempre trattao il tema delle violenze sulle donne e sul modo di vendicarsi. Ma se in precedenza era solo una parte del tutto, qui è il fulcro per tutto il libro. La scrittura è la sua, incalzante che ti fa voglia di andare avanti per ore senza staccarsi dalle pagine. Mi ha esaltato la parte finale con la spiegazione, anche se avevo intuito che andava in quella direzione, ma non sapevo come. 
Durante la lettura alternavo momenti di forte inc*****ura, ma anche di grandi domande: ci sono veramente uomini così? E temo di si, perchè la Lackberg non è la prima a parlarne nella letteratura scandinava. Da questo punto di vista mi sento parecchio fortunata.

Voto: 8/10


È Frittella il nostro Re

Fa i pasticci, fa i bignè 

Io ne mangio pure tre

È Frittella il nostro Re!!! 

 

 

You're mine. Mine, as I'm yours. And if we die, we die. All men must die, Jon Snow. But first we'll live.

 

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La cosa bella di essere guardiani? l'affetto con cui veniamo ripagati, ma anche il rispetto, la riconoscenza. E' un impegno che dà molto onore e tanta gloria (Cit @Maya )

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Inviato il 20 maggio 2019 12:33
Il 13/5/2019 at 17:11, Maynard dice:

 

Con Hap & Leonard se ti è piaciuto il primo vai sempre sul sicuro

 

Ho infatti appena terminato di leggere "Mucho mojo", secondo volume del ciclo, e mi sono trovato benissimo. L'alchimia tra i due protagonisti è il vero punto di forza della narrazione, ma questa volta anche la trama acquista una sua importanza, è ben costruita , e i personaggi secondari sono migliori rispetto al primo romanzo. Soprattutto, si capisce che l'autore è ben avviato verso la strada "avventure investigative di due detective improbabili" e la sta percorrendo bene.


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Inviato il 25 luglio 2019 10:32

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Born To Run - Christopher McDougall

 

Ho passato qualche anno nella scena podistica locale, e sembrava che nell'universo ci fosse solo un libro da leggere: Born To Run. Consigliato da tutti i corridori che conosco, alla fine sono riuscito a leggerlo anche io.

 

Esperienza interessante. L'effetto principale di questo libro, é che ti fa venire voglia di andare a correre. Scalzo, fino allo sfinimento e oltre, sempre con il sorriso con le labbra. Con bravura l'autore intreccia antropologia, filosofia, teorie podistiche e narrativa. Il romanzo si incentra su un popolo, i Tarahumara, che vivono in un dimenticato sistema di canyon nel Messico del Nord. Corridori nati, già da bambini, l'autore cerca di scoprire il segreto della loro incredibile resistenza fisica. Nel frattempo Cavallo Blanco, un americano mezzo sciroccato si mette in testa di organizzare una gara proprio nel mezzo del territorio Tarahumara, una gara in cui i migliori atleti del mondo hanno la possibilità di sfidare gli imbattibili ma riservati nativi d'america.

 

I personaggi (tutti corridori veri, come l'organizzatore della gara, Cavallo Blanco) sono descritti in modo vivido e divertente e ben presto ci si ritrova a patteggiare per uno o per l'altro. Ann Trason, Scott Jurek, Jenn Shelton e Billy Barnett, Barefoot Ted, leggende della corsa, vengono immortalati in un bestseller originale e profondamente diverso da tutto quello che ho mai letto.

 

Se devo trovare dei difetti, sicuramente non mi é piaciuta la dissertazione centrale sulla corsa, un capitolo enorme, e non utile al racconto, un intruso nella scorrevolezza del romanzo. La scorrevolezza é il problema principale del libro. Spesso l'autore si perde in divagazioni teoriche, proprio nei punti più appassionanti dei suoi racconti, e in altri momenti (per esempio il capitolo finale) é fin troppo sbrigativo e denota una certa insicurezza nella stesura di testi tanto lunghi.

 

Avvincente, consigliato a tutti quelli che corrono, che hanno corso o che vorrebbero correre, vi garantisco che prima di averlo finito, avrete già iniziato a fare jogging. :D

 

Voto 7,5/10

Modificato il 05 July 2024 17:07

 

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Team Greyjoy

 

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#SaveSerBalzo!

Fondatore del comitato di quelli che venerano Nina Gold :ninja:

Co-ideatore del comitato pro-mozzarelloni headbangers (in cerca di nuovo mozzarellone headbanger) :huh: 

Appartente al comitato di protesta: Merret Frey stava solo bevendo!! >_>

 

E
Eddard Seaworth
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Eddard Seaworth
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Inviato il 15 ottobre 2019 23:52

Accade di comprare un libro perché sei interessato all'argomento e poi di lasciarlo lì per tanto tempo, finché un altro libro nonte ne risveglia l'interessa. E capita che, quando lo prendi, scopri che è gradevolizìssimo e ti apre un mondo di informazioni e conoscenze che non avevi.

E' quello che mi è successo nel prendere in mano La stirpe di Odino di Jesse Byock, un saggio storico sull'antica Islanda, dalla colonizzazione alla caduta dello stato libero nelle mani del re di Norvegia. Contrariamente ai medievisti barbosi, Byock utilizza le saghe come spunto e base di partenza, e ne dimostra, se non la veridicità, almeno la plausibilità.

Consigliato a tutti gli amanti dei vichinghi, delle saghe, del mondo scandinavo in origine.



NonnoOlenno
Quello dell'Altopiano
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NonnoOlenno
Quello dell'Altopiano



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Inviato il 08 novembre 2019 14:38

Seguendo i consigli che molti di voi barrieristi appassionati di letteratura mi hanno dato, ho recentemente (in realtà credo due mesi fa...) finito Orgoglio e pregiudizio. Mi è piaciuto molto lo stile arguto della Austin, soprattutto quando scrive di personaggi come Mr Bennet (le sue battute mi fanno morire) ed Elizabeth. Ovviamente si comprende fin dall'inizio che Lizzy e Mr Darcy finiranno insieme, ma nel complesso mi è piaciuto come è stato costruito l'intreccio, dal disprezzo alla stima. Sei così spinto ad abbracciare i pregiudizi di Lizzy che quando vengono ribaltati ci rimani di sasso. Quanta superficialità nei personaggi di Mrs Bennet e le due sorelle pettegole e quanta spocchia nel cugino Collins e nella sua patrona Lady Catherine... Soddisfatto del consiglio ricevuto e della lettura fatta, ora proseguo il mio viaggio nella letteratura con Il Gattopardo. :D

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Lyra Stark
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Lyra Stark
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Inviato il 10 novembre 2019 15:09

Così poi ci saprai dire se la morale del libro ricorda il finale di GoT.


E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.

 

A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.

 

When the snows fall and the white winds blow,

the lone wolf dies, but the pack survives

 

Stark è grigio e Greyjoy è nero

Ma sembra che il vento sia in entrambi

 
 
What do they say of Robb Stark in the North?
They call him The Young Wolf
They say he can't be killed...
 
A thousand years before the Conquest, a promise was made, and oaths were sworn in the Wolf's Den before the old gods and the new. When we were sore beset and friendless, hounded from our homes and in peril of our lives, the wolves took us in and nourished us and protected us against our enemies. The city is built upon the land they gave us. In return we swore that we should always be their men. Stark men!

 

 
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Timett figlio di Timett
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Inviato il 28 dicembre 2019 11:18

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Toll The Hounds - Parte 2 - Steven Erikson

 

Purtroppo le pubblicazioni rigide dell'editrice Armenia si fermano alla prima parte del libro. Potevo continuare con la seconda parte in economica, ma ho preferito acquistare l'ebook completo, limitando a leggerne la seconda parte.

Bando ai consigli d'acquisto, parliamo del contenuto. Ebbene sì, Erikson é riuscito a mettere la ciliegina sulla sua torta.

Già la prima metà del libro mi aveva lasciato entusiasta, nella seconda, si compiono atti ed eventi davvero straordinari. Il colpo di scena SUPERSPOILER

dell'uccisione di Hood, dio della morte

mi ha lasciato un sorriso sulle labbra e va a collocarsi direttamente tra i migliori momenti di fantasy, che io abbia mai letto. Paragonabile ai migliori momenti delle cronache.

L'episodio accennato non é l'unico, specialmente nel finale questo libro é un susseguirsi di colpi di scena, ma in generale, questo capitolo ha portato l'asticella del mio misuratore di epicità su nuovi livelli. :figo:

Come linguaggio e scorrevolezza della lettura, Erikson é sempre stato una categoria a parte. A tratti i suoi testi sono ostici, anche per i continui cambi di PoV, e bisogna dedicarsi davvero alla lettura, non sono romanzi superficiali da leggere a mente spenta. Accettata questa sfida, devo dire che i libri della Caduta di Malazan rendono davvero tanto, per chi come me é appassionato di fantasy.

 

Consiglio quindi questo libro a tutti gli appassionati di fantasy, (ma prima di poter aprezzare I Segugi dell'Ombra bisogna per forza passare i 7 tomi precedenti), forse assieme a La Dimora Fantasma il migliore romanzo della serie.

 

Voto 9/10 

Modificato il 05 July 2024 17:07

 

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Team Greyjoy

 

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#SaveSerBalzo!

Fondatore del comitato di quelli che venerano Nina Gold :ninja:

Co-ideatore del comitato pro-mozzarelloni headbangers (in cerca di nuovo mozzarellone headbanger) :huh: 

Appartente al comitato di protesta: Merret Frey stava solo bevendo!! >_>

 


Lady Monica
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Inviato il 03 gennaio 2020 13:11
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Napoli non è una città come le altre. Napoli non è neppure una città sola. Perché sotto quella che conosciamo ce n’è una sotterranea, nascosta agli occhi del mondo, con il buio al posto della luce. Marco Di Giacomo l’aveva intuito, un tempo, quando era un brillante antropologo e aveva un talento unico nell’individuare collegamenti invisibili tra le cose. Poi qualcosa non ha funzionato e ora, ad appena quarant’anni, non è altro che un professore universitario collerico e introverso, con un solo amico, il suo impacciato ma utilissimo assistente Brazo Moscati. Considerati folli per le loro accanite ricerche sui culti antichi, i due sono costante oggetto dell’ironia di colleghi e studenti. Perciò nessuno si meraviglia quando il direttore del loro dipartimento li spedisce a fare da balie a una giornalista tedesca venuta in Italia per scrivere un pezzo sensazionalistico sui luoghi simbolo dell’esoterismo. Per liberarsi della seccatura, Marco chiede aiuto a sua nipote Lisi, ricercatrice anche più geniale dello zio ma con una preoccupante passione per le teorie complottiste. I quattro s’imbatteranno in una lunga catena di reati e strani eventi, scoprendosi parte di un disegno che potrebbe coinvolgere l’intera umanità. Soltanto Maurizio de Giovanni poteva scrivere questo romanzo, che nasce dalla conoscenza profonda di una città e della sua gente ma si spinge molto più lontano, mettendo in discussione tutte le categorie, comprese quelle letterarie, per inseguire una verità che forse avevamo davanti da sempre e non abbiamo mai voluto vedere. E questo è l’inizio. Solo l’inizio. (ibs)
 
Carino, ma nulla più. Innanzi tutto è chiaramente un inizio di una serie che si presume più lunga. E poi perchè mi aspettavo qualcosa di un po'più approfondito. Magari avverrà nei prossimi libri, ma ad adesso mi ha lasciato un po' Meh.
 
Voto: 6,5/10

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Lady Monica
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Inviato il 04 gennaio 2020 10:40
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Ad Alejandra Varela, detta Lex, specialista in arte urbana, piacciono le donne, e non ne fa mistero. Ma ora che ha perso la sua compagna, Lita, non le resta che il lavoro. Un incarico editoriale la mette sulle tracce di Sniper, uno dei writer più famosi al mondo, un ribelle apparentemente indomabile, protagonista di "interventi" ben oltre i limiti della legalità, con conseguenze in qualche caso fatali per i giovani che chiama all'azione. Quasi nessuno ne ha mai visto il volto, nessuno conosce la sua vera identità. Un artista? Lui dice di non esserlo, ripete che i suoi "pezzi" sono "guerriglia urbana". Eppure, se qualcuno lo convincesse a esporre le sue opere e a farne un libro, sarebbero in molti ad arricchirsi. Almeno all'inizio, è per questo che Lex lo insegue da Madrid a Lisbona, da Verona a Napoli, immergendosi sempre più nel mondo dei "graffitari", nei loro codici e nei loro valori. Anche qualcun altro, però, sta cercando Sniper, con tutt'altre intenzioni. E pedina Lex per arrivare fino a lui. Quello che allora si scatena è un duello di intelligenze, un gioco di specchi tra cacciatori e prede, tra schermitori che cercano il fianco debole dell'avversario. E poi colpiscono. Sempre. Perché "il Fato è un cacciatore paziente" che non perdona. Mai. (IBS)
 
Devo dire che mi ha sorpreso in positivo la svolta finale. L'autore è molto abile a non far capire come andrà a finire la storia e a creare il personaggio di Sniper come una sorta di mito dei graffiti. Bellino.
 
Voto: 7,5/10

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Inviato il 06 gennaio 2020 16:00

Trovarti costretto sul divano da una gamba ingessata ti offre parecchio tempo per leggere. Può capitarti anche di leggere il libro sbagliato...nel senso che Melmoth, l'uomo errante di Gustav Meyrinck sarà anche uno dei grandi romanzi gotici della storia della letteratura, ma ne porta anche i difetti peggiori - con questo non intendendo lo stile e la lentezza della narrazione.

La storia in sé è relativamente semplice ed affascinante: nell'eredità di cui il giovane John Melmoth entra in possesso si trova un quadro del XV secolo, raffigurante un suo antenato omonimo, che lo zio morente gli rivela essere ancora vivo. Di lì a poco quest'uomo gli comparirà davanti in carne ed ossa, nel corso di un naufragio in cui il giovane stesso rischierà di morire.

Sarà l'unico scampato al disastro, uno spagnolo di nome Moncada, a narrargli la storia del John Melmoth del ritratto, l'immortale costretto a vagare per il mondo alla ricerca di qualcuno che accetti l'empio patto che lo vincola per poter essere finalmente libero.

Ed è proprio da qui che iniza la parte negativa, perché Meyrinck non si limita al racconto della vicenda di Melmoth, ma si perde nella descrizione della vita e delle vicende di Moncada stesso, che sfuggito all'inquisizione spagnola arriva reietto e rifugiato nella cantina dell'ebreo Adonia, dove principia l'assurdo "racconto degli Indiani" per poi seguirne altri...tutti racconti che dovrebbero cofluire nella vita di Melmoth e mostrarne l'abiezione e la tragedia, ma che hanno il solo vero effetto di allungare la storia con decine di pagine inutili, di racconti trascinati e poco palusibili, costellati di buchi narrativi che saltano all'occhio mentre si legge, e che culminano in una conclusione deludente.

E scrivo questo non da detrattore a priori dei romanzi gotici del tempo: vi assicuro che ho amato libri come Il Monaco di Lewis o Il Vampiro di Polidori...



Lady Monica
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Inviato il 09 gennaio 2020 12:51
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Basato in larga misura su esperienze dell'autrice, "Agnes Grey" narra la vicenda di una giovane istitutrice che lascia la casa paterna spinta, più che dalla necessità economica, dal desiderio di conoscere il mondo e di dar prova di sé: una figura che appare di sorprendente modernità nella sua piena consapevolezza, nella implacabile lucidità e nella penetrante ironia con cui osserva il mondo che la circonda. Animato da una semplice, umanissima storia d'amore, il romanzo ancora oggi colpisce per la sicura, armoniosa linearità della narrazione, per il perfetto equilibrio di una struttura in cui nulla - né un episodio, né una battuta di dialogo, né una descrizione - appare superfluo. (IBS)
 
Devo ammettere che mi ha stupito: ho amabilmente detestato Jane Eyre e ferocemente detestato Cime Tempestose e avevo paura che anche questo scritto di una delle sorelle Bronte mi avrebbe creato una brutta lettura. Invece Agnes Grey mi ha stupita: mi è piaciuto abbastanza.
Insomma, c'è questa continua moralizzazione verso i ceti alti che è un po' fastidiosa: tutti i ricchi sono str***i, tutti i poveracci sono bravi e onesti. Un po' esagerata, diciamo, ma si fa leggere.
 
Voto: 7/10

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