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Commenti sul libro che ho appena letto....
P di Polgara
creato il 18 gennaio 2008

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Smilla
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Inviato il 22 ottobre 2015 17:18

"L'uomo di Marte" di Andy Weir.

 

Che dire, avevo indovinato come sarebbe andato a finire praticamente a pagina 1 eppure è stata una lettura avvincente.

Il botanico e ingegnere Mark Watney è solo su Marte e deve sopravvivere.

Mark rimane subito simpatico e per chi ha una base di chimica/fisica è bello provare a seguire i suoi ragionamenti, parte del divertimento è proprio lì: l'autore riesce a spiegare faccende abbastanza complesse con un linguaggio semplice, accessibile anche senza aver fatto studi troppo specifici. Il realismo delle vicende è molto buono, con poche eccezioni di minore importanza. Buona parte del libro è un susseguirsi di crisi e soluzioni intelligenti dell'instacabile Mark, che annota nel suo diario, con una buona dose di umorismo a rendere il tutto molto più scorrevole, le disavventure che gli capitano.

Allo stesso tempo, sulla Terra, sempre più persone si mobilitano per aituarlo, a partire dalla NASA ma non solo. Pure questa parte è scritta molto bene.

 

Cose che mi sono piaciute molto

 

- le varie dinamiche che vedono protagonisti gli ex compagni di Mark che tornano a salvarlo sacrificando un anno e mettendo a rischio la loro vita; senza troppi sentimentalismi che avrebbero appesantito il libro ma con grande praticità e coraggio
- il fatto che alla fine Mark si salva sì grazie all'aiuto disinteressato e al lavoro della gente alla NASA, ma anche e in maniera determinante grazie a quello un po' più iteressato dei cinesi. Anche qui, sarebbe stato facile scadere nel buonismo/nella retorica ma non è così

 

 

Cose meh

 

Mark è una persona ottimista, preparata, che tende a non farsi prendere dal panico. Deve essere così sennò beh.. Sennò il libro sarebbe finito molto prima! Però mi sarebbe piaciuto avere un filino più di introspezione, perché a volte il personaggio risulta un po' piatto

 

 

Ora che ho letto il libro, posso dedicarmi al film :salta:



Seija
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Inviato il 30 ottobre 2015 17:05

"Teorie delle ombre" di Paolo Maurensig.

Al centro di questo romanzo c'è il personaggio di Alexandre Alekhine, campione del mondo di scacchi.

Maurensig immagina e descrive i suoi ultimi giorni di vita trascorsi all'Hotel da Parque, a Estoril, in Portogallo. Siamo quindi di fronte ad una biografia in parte romanzata, che ci consegna l'immagine di un personaggio ambiguo e sfuggente, che aveva dedicato se stesso con passione e sincerità solo al gioco degli scacchi. La scacchiera è vista e considerata come l'unico mondo accettabile, ed è posta in contrapposizione alla sua vita reale, miserevole e contraddittoria. Ogni periodo della sua esistenza, ogni evento, ogni difficoltà sono superati solo in funzione di una spasmodica ricerca artistica nel gioco degli scacchi.

Un personaggio che in alcune pagine appare in una dimensione odiosa, in altre, come quelle in cui si ritrova a discorrere con l'amico Neuman, in una dimensione di umana fragilità.

 

 

"Il leone d'oro"di Wilbur Smith.

Africa orientale, seconda metà del diciassettesimo secolo. Hal Courteney incarna la quintessenza di una vita vissuta pericolosamente :ha per moglie una nobile guerriera etiope che combatte al suo fianco, ha da parte un cospicuo tesoro, e ha un ancor più cospicuo numero di nemici. Hal è convinto di aver seppellito per sempre il peggiore di questi, l'Avvoltoio, il responsabile dell'ingiusta condanna di suo padre. Ma l'uomo è invece sopravvissuto e, benché sfigurato e mutilato, è più combattivo che mai :l'unico scopo della sua vita ormai è uccidere Hal e sua moglie.

Lo stile del romanzo è leggero, scorrevole, accurato e piacevole. La caratterizzazione dei personaggi è egregia. Non esistono personaggi inutili, anche le comparse sono funzionali alla storia e ben presentate. L'autore ha fatto un lavoro perfetto nel far muovere questi personaggi in una storia appassionante e varia, che sono loro stessi ad arricchire e rendere più interessante.

Ci ritroveremo così a navigare nei mari dell'Africa e ad attraversare alcune delle sue terre inseguendo in lungo e in largo le frenetiche avventure di Courteney e dei suoi uomini.

Consigliato caldamente agli amanti dei romanzi di avventura.

 

 

"Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà" di Luis Sepulveda.

Con quest'ultima novella Sepulveda sussurra al lettore la gioia del vivere, invita lo stesso a prendere la vita dal verso giusto, anche e a maggior ragione quando le avversità che sul cammino si manifestano sembrano insormontabili.

È una fiaba che si fa divorare in un battibaleno lasciando a chi legge serenità e riflessioni sui valori dell'esistenza. È un testo che ci ricorda di aver sempre rispetto per quel che ci circonda, che ci mostra quella dolcezza e quella fedeltà che solo tra uomo e animale esiste.

"Non sapremo mai dove l'ha trovato nawel, il giaguaro, né che cosa sia successo a sua madre, ma sappiamo che questo cucciolo è sopravvissuto alla fame e al freddo della montagna. Questo cucciolo ha dimostrato lealtà a monwen, la vita, non ha ceduto al comodo invito del lakonn, la morte, perciò si chiamerà Aufman, che nella nostra lingua significa leale e fedele."


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Manifredde
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Inviato il 02 novembre 2015 14:13

Causa tempo&energie, la mia lettura della saga della Torre Nera procede davvero a rilento (penso non piú di due o tre pagine al giorno, la sera tardi, prima che mi si chiudano gli occhi dal sonno :ehmmm: ).

 

Sono a metá del terzo volume. Come mi era stato preannunciato anche qui sulla Barriera, ho davvero notato un miglioramento stilistico notevole rispetto ai primi due. Devo dire peró che non mi sta prendendo molto, anche perché mi pare che King inventi le vicende mano a mano che scrive, senza che gli eventi vengano preparati a dovere nei capitoli/libri precedenti. Le cose, semplicemente, "ad un certo punto accadono". Pare non esserci un background articolato e coerente che emerge dalle righe. La trama sembra passare da un guizzo di immaginazione all'altro, a volte ho l'impressione che King non torni neppure a rileggere i capitoli precedenti: se quella mattina si é svegliato con la voglia di misticismo, ecco i Vettori, se la sera prima al cinema ha visto un film di fantascienza, ecco i robottoni.

 

 

Nel secondo libro ha accennato ad una specie di viaggio nel tempo, ecco che ora alza il tiro con improbabili connessioni tra i personaggi.

E se in qualche modo Jake deve tornare nell'altro universo, ecco che improvvisamente, e senza nessuna ragione a me comprensibile, Eddie inizia ad avere strane visioni ed in qualche modo 'sa' cosa c'é da fare.

 

 

 

Confermo l'impressione che avevo avuto con 22/11/63: King ha una grande sensibilitá nel descrivere motivazioni e sentimenti dei personaggi, e riesce ad arricchire la narrazione con tanti dettagli 'popolari' che rendono vivide le descrizioni. La prosa é sicuramente migliorata rispetto ai primi due libri, e non lo considero fino ad ora un 'brutto' romanzo (infatti proseguiró ancora per un pó). Ma non riesce a tenermi incollato, perché la fatidica frase "leggo ancora una pagina, perché voglio sapere se tizio riuscirá a fare questo" non ha risposta: King naviga a vista per gran parte del tempo, quindi non viene offerto nessun orizzonte alle vicende, nessuna meta per cui tifare:

 

 

Passeggiando, casualmente incontrano un robottone gigante. Oh, é uno dei Custodi di cui non si é mai sentito nulla. Qui passa un Vettore che porta all Torre: ah, ma che fortuna sapere che ci sono questi vettori. Jake deve tornare in questo mondo: magicamente Eddie sa come fare e... é la nostra giornata: la porta attraverso cui puó passare é proprio sulla strada.

 

 

Non riesco ad immaginare di leggere altri 4 libri e mezzo cosí, ma vediamo fin dove arrivo :victory:


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Inviato il 09 novembre 2015 8:40

Ho appena finito di leggere il nome del del vento primo libro della trilogia dell assassino del re di patrick ruthfuss.

 

Che dire? Sostanzialmente parla di un locandiere che comincia a raccontare la sua storia ad un cronista.dalla sua infanzia al suo"ritiro" Tutto qui? Direte voi? Be si e no sostanzialmente il fine della trama è vago per me però il libro è bello, scritto bene ,scorrevole a parer mio mai noiso nelle sue 700 pagine ed inoltre la storia narrata è molto interessante. Se avete l opportunità leggetelo e difficilmente ne rimarrete delusi.



Seija
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Inviato il 09 novembre 2015 11:42

"Racconti fantastici" di Theophile Gautier.

 

Di Theophile Gautier si ricorda soprattutto il romanzo "Capitan Fracassa",anche se fu uno dei primi propugnatori del romanticismo in Francia. Fu poeta e giornalista, ma scrisse anche romanzi e molti racconti. Questo volume ne raccoglie 12, il cui tema è il soprannaturale. I racconti sono stati scritti durante l'intero arco della vita letteraria dello scrittore. I primi risentono fortemente di un'influenza Hoffmanniana. Uno di questi è, a mio giudizio, il più bello e si tratta di "Onupherius". Protagonista del racconto è l'artista romantico, che cerca di esprimere la sua arte nel mondo, ma viene travisato e deriso dalla società sino a non avere altra strada che rifugiarsi nella pazzia. Il racconto è chiaramente una metafora della difficoltà che i giovani intellettuali romantici incontravano a imporsi nel panorama culturale parigino.

Un altro racconto molto bello è "Arria Marcella",che narra il viaggio di un giovane francese a Napoli e Pompei. Colpito dall'impronta del seno di Arria Marcella, conservatasi nella cenere del Vesuvio e vista al museo archeologico partenopeo, il giovane protagonista(Octaven),visitando all'alba la città sepolta viene proiettato in una sorta di viaggio nel tempo, nel 79 d.C ,pochi giorni prima dell'eruzione, ed incontra Arria, che rivive perché lui l'ha ricordata. È un racconto molto struggente, che tocca magistralmente il tema della morte e della memoria.

Si tratta in definitiva di un bel libro, che ci permette di scoprire questo autore quasi sconosciuto che invece ha scritto pagine importanti e il cui contributo è stato importante per gli autori successivi, soprattutto con quella che è stata la sua tematica principale : l'Arte contro la Morte.

 

"Il Grande male" di Georges Simenon.

 

Al centro di questo romanzo ci sono due donne. Una è la signora Pontreau, figura femminile tra le più memorabili di Simenon, vedova, con 3 figlie, barricata in una sprezzante e dignitosa miseria; l'altra è una vecchia domestica a ore.

Simenon non ha bisogno di dare spessore alla trama, l'attenzione del lettore converge prevalentemente nei personaggi. Una vicenda subito nota che incalza pagina dopo pagina, con uno stile che tratteggia il mistero tinto di giallo, sebbene poi magari ci si ritrovi a galleggiare nel nulla. Eppure la forza dei protagonisti è infrangibile, la penna sovrasta la mera narrazione psicologica e crea attori e comparse in modo vivido. È un piacere abbandonarsi ai personaggi di Simenon, bravissimo a proporci il potere di una donna, senza ripensamenti, senza rimpianti, a testa alta nel suo incedere calmo, freddo e spietato.



Seija
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Inviato il 19 novembre 2015 14:51

Dopo innumerevoli tentennamenti ho iniziato la Saga della Torre Nera di Stephen King.

 

La Torre Nera I -"L'Ultimo Cavaliere".

 

La Torre Nera nasce quasi per caso. Nella nota dell'autore, alla fine del primo romanzo, King ci racconta un po'di storia e qualche anteprima sulla stesura dei prossimi libri che completeranno la serie. L'autore inizia a scrivere in una casa isolata lungo un fiume vicino all'università, avendo ereditato una risma di fogli di colore verde brillante. Questa genesi si sente proprio, dato che il romanzo è carico di elementi che rasentano la follia e monologhi che evocano solitudine e allucinazioni dovute a stati di trance o sogni premonitori; insomma, il romanzo ha una sua chiave di lettura che, per chi non ha mai letto un libro di King, è un po'difficile da cogliere.

La cosa che mi ha maggiormente affascinata sono i riferimenti alla serie nella maggior parte dei libri scritti da S.King, sembra quasi che tutto abbia avuto inizio con "La Torre Nera",potremmo definirla la genesi del mondo fantasy-horror dei libri da lui scritti.

Inoltre S.King non sa come andrà lo svolgersi degli avvenimenti, non riesce neanche ad immaginare il passato del pistolero e come riuscire a scoprirlo, quindi l'autore leggerà con noi i suoi romanzi, ne sa quanto noi.

Si tratta di una delle serie più lunghe dato che il primo episodio risale al 1982 e l'ultimo dei sette libri al 2004, un vero travaglio per chi ha iniziato con S.King a leggere la serie.

"L'Ultimo Cavaliere"e'il primo libro della serie.

"The man in black fled across the desert and the gunslinger followed."

Walter O'Dim, l'uomo in nero, è una figura avvolta dal mistero e presente in più di un libro scritto da King.Assume ruoli e nomi diversi ma rappresenta ogni volta il classico cattivo, il male incarnato, il personaggio che nell'ombra trama contro i più deboli. In questo primo libro della saga, la sua aura malvagia si avverte in maniera molto forte. Non a caso il suo nome è il primo citato nell'intera opera e quindi anche il primo personaggio introdotto, ancor prima di Roland, che è il vero protagonista della storia. È lui che, in un certo modo, dà il via alla lunga marcia di Roland verso la Torre.

Siamo di fronte ad una storia che, in questo primo episodio, è ambientata quasi esclusivamente in mezzo al deserto. King stesso afferma di essersi ispirato tantissimo alla "Trilogia del dollaro"di Sergio Leone e di aver tratto dai film alcuni spunti per la sua storia.La stessa figura di Roland ricorda Clint Eastwood.

Il pistolero Roland è una figura a suo modo leggendaria, descritta in maniera divina da King. A mio avviso il personaggio ha pochi eguali nel panorama mondiale del fantasy in quanto alla magnificenza con cui è stato descritto, alla sua aura di figura mitica che non si ferma davanti a nessun ostacolo, che imperterrita procede passo dopo passo verso la sua meta, pronta a sacrificare tutto,anche se stessa in virtù di un fine più grande in cui forse solo lei crede fino in fondo. Un personaggio spietato, verso i nemici così come verso gli amici, ma capace di amare e credere nelle sensazioni positive che i propri amici gli trasmettono. Un uomo guidato dal Ka, il destino, o forse che crede semplicemente di essere guidato ma che in realtà con le sue scelte plasmera' il destino di molti che gli sono accanto o che cercano di fermarlo.

Ne"L'Ultimo Cavaliere"i personaggi introdotti sono relativamente pochi, così come le ambientazioni e i dialoghi.

Ciò che rende questo volume, secondo me, particolare e affascinante è il fatto che i diversi accadimenti che si verificano avranno un fortissimo impatto sullo snodarsi della storia e sul destino delle persone. L'incontro con Jake, il rapporto con il demone, il dialogo con l'uomo in nero sono tutte situazioni attorno alle quali la storia che segue verrà costruita. Questo primo libro ha quasi la funzione di prologo al romanzo vero e proprio.

Nonostante nel 2003 il libro sia stato ripreso da King dopo la prima edizione del 1982, si nota comunque un certo distacco con gli atri volumi:dal ritmo della storia, meno frenetico e più simile ai film western, alla mancanza quasi totale di elementi fantastici e di quelli corrispondenti ai canoni del fantasy classico.

L'unico contro che si può trovare in questo primo volume è che la storia è un po' scarna e molte sono le cose che King non ci rivela e che possiamo solo immaginare.

 

 

La Torre Nera II-"La Chiamata dei Tre".

 

Dal 1982, anno della pubblicazione de "L'Ultimo Cavaliere",passano ben 5 anni prima che King decida di dare alle stampe questo secondo capitolo della saga della Torre Nera. "La Chiamata dei Tre"narra degli strani incontri che il pistolero ha lungo il cammino, trovando i compagni di viaggio decisi per lui dal destino. Tutto questo avviene attraverso tre porte che Roland trova su una spiaggia, e che danno in tre mondi e tre tempi diversi (ricorda in quest'aspetto i temi trattati dal telefilm "Fringe").

King si stacca dall'ambientazione western-fantasy pura del primo romanzo per creare una commistione impeccabile, inserendo nella storia personaggi comuni, disadattati nel mondo reale con un grande compito nel mondo parallelo.

In realtà ne "La Chiamata dei Tre"quasi nessuno degli interrogativi suscitati nel precedente romanzo trova una sua risposta. L'unica certezza è che l'avventura si preannuncia di dimensioni enormi.

Sono 400 pagine che si leggono d'un fiato, piene di curiosità e di coinvolgimento per le avventure (spesso dolorose)del cavaliere errante. Già da questo secondo capitolo mi sento di affermare che la Torre Nera è una saga di straordinaria originalità. Il westwern fuso al fantasy e il nostro mondo fuso con quello di Roland danno vita ad un'ambientazione suggestiva ; lo stile dell'autore e la sua capacità di caratterizzare i personaggi come pochi altri autori sanno fare danno spessore alla storia;il mistero della Torre e del destino dell'umanità, infine, mette sullo sfondo quel poetico senso di grandiosità che ci fa bramare il capitolo successivo fino alla fine.



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Inviato il 24 novembre 2015 11:16

La Torre Nera III - "Terre Desolate" di Stephen King

 

Nel terzo libro della saga i protagonisti proseguono nella loro ricerca della Torre Nera e nel completamento del ka-tet, ovvero della squadra, che cercherà grazie ai vari "poteri"ed alle varie "abilità" di ognuno di raggiungere la meta.

La caratteristica principale di questo terzo capitolo è l'imprevedibilita' molto più che negli altri capitoli.

C'è una maggiore varietà di ambienti e situazioni fantasy-horror. Qui King è decisamente a briglia sciolta, capace di guizzi inventivi notevoli e paragrafi di eccezionale qualità letteraria. Siamo molto molto lontani da Tolkien e molto vicini a Guerre Stellari, anche se definirlo romanzo di fantascienza sarebbe sbagliato. Diciamo che il riferimento più corretto sarebbe, come suggerisce (implicitamente) più volte l'autore stesso, Il mago di Oz.



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Inviato il 02 dicembre 2015 12:50

La Torre Nera IV- "La Sfera del Buio" di Stephen King.

 

"La Sfera del Buio"inizia con uno slittamento spaziale per cui i nostri eroi sono venuti a trovarsi in un universo che è quello di "L'Ombra dello Scorpione".Questa incursione in un altro "dove" e in un altro "quando" sono soltando una cornice che inquadra e delimita (ma non limita)una storia (una delle tante)che può far luce sul passato di Roland, ma certo non esaurisce i mille interrogativi che si affacciano alla mente del lettore. Il vero nucleo narrativo sono comunque proprio le 500 pagine in cui viene raccontata la storia d'amore vissuta da Roland, di cui si era già alluso qua e là nei precedenti romanzi. La storia è bella e funziona. Scandita dai cicli lunari, la storia trascolora in una favola western con tanto di strega cattiva :una favola per incubi più neri di una notte senza stelle. E qui il ritmo si allenta decisamente, ma vi supplisce l'inconfondibile stile kinghiano, fatto di parole e immagini così ottimamente fuse da cessare di essere semplice carta stampata per diventare cosa viva, mondo reale. E questo è senza dubbio il più grande merito di uno scrittore e che ne fa un grande scrittore.



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Inviato il 02 dicembre 2015 15:02

LA PRINCIPESSA DI GHIACCIO

di Camilla Lackberg

 

LA STORIA

In seguito all'improvvisa scomparsa sei genitori, Erika Falk - trentacinquenne scrittrice single di Stoccolma - torna nel paese natale di Fjällbacka, deliziosa località turistica sulla costa occidentale della Svezia, dove il tempo sembra essersi fermato. Mentre fa letteralmente ordine nel suo passato, Erika si ritrova ad affrontarne una dolorosa parte, nel momento in cui ritrova casualmente, in una vasca piena di ghiaccio, il cadavere dell'amica d'infanzia Alexandra. L'episodio scuote la piccola comunità ed ancora di più Erika: c'è poca chiarezza in quella tragica morte e molte ombre nella vita di Alexandra, che fanno pensare che dietro la sua fine ci sia più di quanto non si veda. Insieme al poliziotto Patrik Hedström, Erika cerca allora di andare oltre il vero di menzogne, reticenza ed apparenza con cui gli abitanti di Fjällbacka ammantano le proprie vite, fino a recuperare il filo di un segreto terribile celato per oltre venticinque anni.

 

LA MIA OPINIONE

Mi sono imbattuta molto casualmente in questo romanzo che tanto avevo sentito celebrare (quest'ultimo fatto in genere non lo considero un buon segno).

Nessun dubbio sul fatto che con il suo stile semplice, pulito e concreto (molto scandinavo) e le affascinanti ambientazioni nordiche il libro si faccia leggere. La trama è interessante, anche se non sorprendente. Il giallo che è alla base della storia è intrigante anche se l'idea non è originalissima. All'improvviso poi ti ritrovi in mano un finale cui si è arrivati senza particolare climax, un po' trascinato.

La parte rosa l'ho trovata insopportabile stucchevole, oltre che terribilmente ingenua: simili "svolazzi" da parte di gente over 35, con disastrose relazioni alle spalle, sono francamente poche realistiche.

Alcuni personaggi infine sono molto monotono al punto da essere a tratti poco credibili. C'è una sovrabbondanza di personaggi "cliché" e di macchiette a mio avviso troppo esagerate o scontate.

 

Consigliato se

- cercate una lettura leggera, piacevole e senza impegno

- vi piacciono le atmosfere nordiche

- cercate un giallo interessante, ma senza rompicapi

- vi piacciono le storie con più di un punto di vista

 

Sconsigliato se

- amate i forti climax, la tensione che cresce ed i colpi di scena

- cercate un giallo di quelli che vi fanno perdere ore di sonno nel tentativo di mettere insieme i pezzi

- volete entrare in empatia/simpatia con i personaggi principali

- odiate le storie d'amore banali e stucchevoli


"Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità" (La ragazza nella nebbia - Donato Carrisi)

 

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Inviato il 03 dicembre 2015 23:43

A questo punto, prima o dopo aver iniziato "La leggenda del vento" ti consiglierei di leggere il racconto "Le piccole sorelle di Eluria" Che trovi nella raccolta "Tutto è fatidico"



Seija
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Inviato il 04 dicembre 2015 13:09

Grazie del consiglio che certamente seguirò,visto che ormai mi sono "persa"in questo mondo! :)



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Inviato il 10 dicembre 2015 14:07

Colpa delle stelle
di John Green

LA STORIA
Hazel Grace Lancaster ha 16 anni. Da tre convive con un cancro ai polmoni al IV stadio, cui riesce a sopravvivere grazie ad un "miracoloso" farmaco sperimentale. Tra bombole di ossigeno, cannule nel naso e farmaci, Hazel non può vivere come un'adolescente qualunque. Sentendosi una granata pronta ad esplodere, resta ai margini della sua vita, sperando di fare meno danni possibili quando inevitabilmente detonerà.
Augustus Waters, 17 anni, è sopravvissuto ad un osteosarcoma, che gli ha portato via una gamba, ma non la voglia di avere una vita piena e lasciare una traccia del suo passaggio in questo mondo.
L'incontro tra Hazel ed Augustus apre un'insperata parentesi di felicità, crescita e comprensione nelle vite già scritte dei due ragazzi, portando entrambi a guardare il proprio infinito presente sotto una diversa luce.

LA MIA RECENSIONE
John Green tratta con ironia e crudezza il tema del "Big C" (Cancro), affrontandolo dal punto di vista più doloroso: quello di due giovani nel fiore degli anni. I protagonisti hanno tratti tipici adolescenziali, ma anche la matura consapevolezza che viene dal portarsi addosso un male incurabile e devastante.
Una storia straordinariamente toccante, ben scritta e fruibile che strizza l’occhio alla letteratura Young Adult di ultima generazione (che ora va tanto di moda), ma con quel qualcosa in più che ne fa una lettura matura, adatta e consigliata anche ad un pubblico adulto. Il finale non è di quelli che ti lasciano senza parole, ma visto il tema sarebbe stato poco realistico il contrario.

Consigliato se
- Vi piacciano le storie crude, ma vere
- Cercate un libro che vi faccia guardare il cancro da un diverso e volutamente più ironico punto di vista
- Non disprezzate la letteratura YA

Sconsigliato se
- Amate gli “happy ending”
- Non sopportate le storie con più sentimenti che accadimenti
- Odiate la letteratura YA

Modificato il 05 July 2024 17:07

"Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità" (La ragazza nella nebbia - Donato Carrisi)

 

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Inviato il 14 dicembre 2015 15:00

Uno studio in rosso

di Arthur Conan Doyle

 

LA STORIA

La morte dello statunitense Enoch J. Drebber in una casa abbandonata nel cuore di Londra è davvero un rompicapo per le due punte di diamante di Scotland Yard, Gregson e Lestrade. Non è così invece per l'investigatore privato Sherlock Holmes che, insieme al nuovo amico e compagno John Watson, grazie al suo impareggiabile fiuto ed a brillanti deduzioni si mette ben presto sulle di un assassino. La vicenda è davvero più complessa di quanto non appia: il movente dell'assassino ha radici che affondano in un tragico e lontano passato.

 

LA MIA RECENSIONE

Ho riscoperto la prima avventura dell'inossidabile duo Holmes-Watson. Devo ammettere però che nel complesso non mi ha entusiasmato. Ricordando la mia passione per l'investigatore del 221B in Baker Street, sono rimasta spiazzata trovandomi di fronte un personaggio più irritante che affascinante.

A parte questo, il giallo è intrigante e, se si considera che abbiamo tra le mani un libro che ha oltre un secolo, la scrittura è davvero scorrevole, piacevole e coinvolgente. Tuttavia l'ampia digressione a metà libro per spiegare il movente - soprattutto ad avvenuta cattura dell'assassino - non mi è proprio piaciuta.

 

Consigliato se

- amate Sherlock Holmes

- vi piacciano i gialli vecchio stile

- siete alla ricerca di una lettura leggera, veloce e coinvolgente

 

Sconsigliato se

- non vi piacciono i protagonisti saputelli

- fate fatica con la letteratura un po' "datata"

- cercate trame gialle complesse nella struttura, tanto quanto nella trama


"Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità" (La ragazza nella nebbia - Donato Carrisi)

 

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Inviato il 16 dicembre 2015 13:08

"Le piccole sorelle di Eluria"di Stephen King.

 

Questo racconto horror, pubblicato nel 2002 e poi inserito nella raccolta "Tutto è fatidico",sebbene presentato come singolo racconto, è parte integrante della saga de "La Torre Nera".

Il racconto si può inserire come prologo a "L'Ultimo Cavaliere", infatti troviamo Roland Deshain in sella al cavallo sulle tracce dell'Uomo in Nero, impegnato in una breve avventura nella piccola cittadina di Eluria. Qui viene presentata la figura del predatore che si nutre di sangue in modo un po'diverso dal solito :figure femminili che si spostano insieme ai loro ospedali, vestite di bianco tra lunghe strisce di garza mosse dal vento e che si prendono cura dei malati..a modo loro.

 

 

"La Leggenda del Vento" spin-off della Torre Nera di Stephen King.

 

"La Leggenda del Vento"e'stata scritta dopo il VII volume de "La Torre Nera",ma , come dice il suo stesso autore, è collocabile cronologicamente tra il IV ed il V volume. King nella prefazione afferma che non è necessario conoscere l'opera nel suo complesso per leggere questo libro, in realtà apprezzare questo volume senza il quadro d'insieme sarebbe un po'difficile.

Il titolo originale,"The Wind Through the Keyhole",ha un duplice significato. È una fiaba d'infanzia di Roland -legata al doloroso e conflittuale ricordo della madre-ma anche il significato che anima l'intero libro, l'idea germinale di base: a volte è possibile guardare dentro la serratura che si apre sullo scorrere del tempo e in quel particolare momento il Ka, ovvero il destino, ci travolge con violenza, apre una porta e racconta passato e futuro.

Il romanzo è come una matrioska, con 3 vicende una dentro l'altra, tenute insieme dal filo rosso che porta ogni mondo verso la Torre:il viaggio degli eroi che affrontano la tempesta, il racconto horror attorno al fuoco e la fiaba nel racconto.

Roland narra di sé, del giovane Bill-unico superstite di un terribile massacro-e di un leggendario bambino capace di affrontare il nemico di sempre, l'Uomo in Nero.Quest'ultima parte è il cuore vero e proprio del romanzo:un fantasy con un eroe bambino.

Troviamo creature magiche e mostruose, antichi incanti e l'eterna lotta Bene Vs Male, ma anche quegli aspetti fantascientifici e apocalittici caratteristici dell'intera saga : i cenni agli Antichi e ai loro dispositivi senzienti, il decadimento della realtà, le creature mutate da veleni e radiazioni, l'incombere dei poteri inquietanti.

 

 

La Torre Nera V-"I Lupi del Calla". di Stephen King.

 

Dopo il IV capitolo passano ben 7 anni prima che King torni alla sua Torre. "I Lupi del Calla"serve soprattutto ad unire il Ka-tet, atteso da ben altre sfide in futuro.

Roland, Eddie, Susannah, il piccolo Jack e il bimbolo Oy continuano il cammino lungo il Vettore e si ritrovano a Calla Bryn Sturges, pittoresca località che ricorda, come King stesso afferma nella postfazione, i film di Sergio Leone :quei villaggi assolati con i portici in legno, il profumo dell'erba e del fieno, quei campi faticosamente coltivati battuti dal sole, quei canyon e quelle miniere che richiamano alla memoria il primo capitolo della saga,"L'Ultimo Cavaliere".

In questo villaggio fanno conoscenza di Pere Callahan, uno dei personaggi del secondo libro di Stephen King, "Le notti di Salem"scritto nel lontano 1975. Callahan, dopo aver ripercorso la sua storia, chiede aiuto all'ultimo pistolero e al suo Ka-tet per risolvere un problema che assilla l'intero villaggio.

È un western, questo, che trasporta dal medioevo fantasy del IV alle brulle terre del Calla. La prima metà scorre adagio, rallentata soprattutto dal lunghissimo racconto di Callahan, che dona quasi un sequel a "Le notti di Salem",poi..si salvi chi può:la storia parte al galoppo, gli intrecci si complicano, le indagini s'infittiscono, il sangue scorre e un grosso passo viene compiuto nel cammino verso la Torre.

La figura di Roland, già fantasmagorica, in questo volume raggiunge forse il suo culmine:pare quasi di averlo davanti agli occhi questo duro pistolero segnato dal tempo.

Jake cresce, finalmente,forse per sempre, è tempo per lui di lasciarsi addietro l'immunità dei pochi anni che possiede;Eddie è tenuto a sopportare una notizia che mette a dura prova il suo legame con Susanah..la quale è nuovamente in balia del suo"vecchio problemino",in un momento molto poco propizio.

Ed infine eccolo, il nuovo cardine della saga, il Pere Callahan, il Vegliardo:prete squartavampiri ex alcolista pure abbastanza bigotto ma che immagino ci riserverà delle sorprese nel prosieguo.

In questo libro si capisce chiaramente che Stephen King ha deciso di accellerare i tempi per chiudere la saga. Ne beneficia il fluire delle pagine, molto più lineari rispetto ai primi libri.


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Manifredde
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Inviato il 07 gennaio 2016 8:14

Ho appena finito di leggere (finalmente!!) Terre Desolate, terzo volume della saga della Torre Nera. Devo dire che mi é piaciuto l'inizio (fino a buona metá), poi la parte a Lud un pó mi ha annoiato. Peró la parte finale con Blaine mi é piaciuta molto, tanto che non vedevo l'ora di cominciare il quarto volume (cosa che ho fatto, e che mi sembra proseguire il trend del miglioramento nella prosa).


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