Molto belli i libri di Heitz, certo un fantasy molto più leggero rispetto a Martin o altri ma scorrevole e piacevole. Xrnmas il ciclo degli albi non è composto da soli due libri ma sono di più. Al momento siamo al terzo in Italia cioè Il Cammino Oscuro - La Vendetta degli Albi ma entro breve ne dovrebbe uscire un altro.
Gil Galad - Stella di radianza
Sapevo che cera un altro ossia il cammino oscuro, ma ho visto che parlava della forra oscura, invece dell altro non ne sapevo nulla, ma non vedo l ora di leggerlo .
Sto leggendo il primo libro del ciclo della torre oscura di king. Avevo volontariamente deciso di non leggere niente al riguardo e sono rimasto un po deluso nello scoprire che si trattava di uno di quei fantasy ibridi verso cui non nutro molto interesse. E in effetti, devo dire che non incontra le aspettative che avevo per la lettura da ferie al mare... Speravo in qualcosa di più epico, dal respiro più ampio e soprattutto di impostazione più classica.
Però sono al mare e altro non ho se non i primi due libri: sono quindi motivato a leggermeli e decidere dopo se proseguire.
Sto leggendo il primo libro del ciclo della torre oscura di king. Avevo volontariamente deciso di non leggere niente al riguardo e sono rimasto un po deluso nello scoprire che si trattava di uno di quei fantasy ibridi verso cui non nutro molto interesse.
Io ho letto l'intera saga, e devo ammettere che non mi abbia fatto impazzire.
Il primo libro l'ho trovato stupendo e affascinante, per impostazione e genere; era proprio il fatto di essere un fantasy ibrido, di stampo western, ad affascinarmi. A parte il modo in cui il libro stesso è stato scritto (mi pare che King avesse 19 anni quando ha scritto il primo libro, e sono evidenti molte ingenuità dello scrittore alle prime armi) mi ha conquistata, specie per la figura del protagonista. E' stato dopo che le cose sono cambiate.
I toni western si smorzano, prevale il para-fantasy duro e puro. I protagonisti sono ben caratterizzati, ma trovo che ci siano certe forzature evidenti nei loro comportamenti... non mi spingo a commentare oltre. Ho letto tutti i libri senza entusiasmo. Quello che davvero mi è piaciuto molto, oltre al primo, è stato l'ultimo. King è riuscito a dare una fine ad una saga che sembrava impossibilitata ad avere un finale... solo che tale fine ha scontentato almeno la metà dei suoi fan (mentre ha fatto contenta me).
Fammi sapere che ne pensi, se leggi il secondo volume!
Per me invece è stato il contrario: il primo libro non mi ha entusiasmato, dal secondo in poi è stato amore a prima vista. Certo io non avevo in mente un genere specifico, non sapevo nemmeno bene di cosa parlasse quando ho cominciato quindi non ho rischiato di rimanere delusa (o comunque sorpresa) dal tipo di lettura.
In ogni caso ti consiglio di leggere almeno anche il secondo e poi decidere se proseguire...
"Anime di vetro. Falene per il commissario Ricciardi." di Maurizio De Giovanni.
In questo capitolo della saga dedicata al Commissario Ricciardi, De Giovanni ci riporta davvero dei personaggi tratteggiati in modo estremamente intimistico. Il Commissario in questa avventura è poco aiutato dalle scarse visioni e di conseguenza le sue intuizioni sono poche, anche perché i suoi pensieri sono affollati di tormenti dovuti alla perdita della tata Rosa nonché dal cuore, in balia come una falena attirato dalla fiamma di una candela, più si avvicina e più alto è il rischio di rimanere bruciato,trafitto dalla bellissima Livia, dalla sognatrice Enrica ma questa volta anche dalla misteriosa Bianca.
La trama : un omicidio, un presunto assassino reo confesso e tanti tantissimi inganni che avvolgeranno come nelle spire di un serpente un Ricciardi anomalo. Caratteristica è poi la sempre più incombenza dell'avanzare inarrestabile del fascismo con tutte le sue leggi e con tutto il suo apparato di polizia segreta e dittatoriale.
Dopo le ultime storie un po'sottotono, si è davanti ad un ottimo rilancio anche se manca qualcosina ;quello che più mi spiace è il senso di continua decadenza nel corso della trama che caratterizza anche quest'ultimo libro.
"Le incantatrici" di Pierre Boileau e Thomas Narcejac.
Boileau-Narcejac sono due scrittori francesi autori di una fortunata e lunga serie di romanzi polizieschi pubbilcati negli anni'50 e che Adelphi ha deciso di riproporre in Italia. Questa famosa coppia ha partorito capolavori quali "I diabolici"e "La donna che visse due volte",e che a loro volta hanno ispirato registi del calibro di Clouzot e Hitchcock per le corrispondenti trasposizioni cinematografiche.
Protagonista del romanzo è Pierre Doutre, figlio di un famoso prestigiatore e della sua assistente. Pierre trascorre i primi anni della sua vita in un collegio in Svizzera, sopportando a malincuore il distacco forzato dai suoi genitori. Sin quando a vent'anni riceve la notizia della morte del padre e si reca al suo funerale ad Amburgo dove la compagnia del padre si esibiva. La sua vita prende quindi una piega del tutto inaspettata quando durante le prove di uno spettacolo, rimane affascinato dall'incantevole bellezza di due gemelle perfettamente identiche. Decide quindi di entrare a far parte della compagnia diventando protagonista principale di un nuovo numero ideato dalla madre. Tutto ciò lo porterà ad un successo clamoroso e alla rovina.
Si tratta di un giallo dall'atmosfera "vintage",si percepisce facilmente la differenza con il genere noir contemporaneo. La differenza è nel movente:in questo romanzo il movente è tutto "nella testa"del colpevole . Incentrare una storia sulla metamorfosi psicologica di un personaggio ritengo sia qualcosa di difficilissimo così come il renderla credibile a chi la legge, anzi terrorizzarlo per quello che può emergere scandagliando in profondità le zone d'ombra della sua mente.
In questo romanzo tutto si basa sull'introspezione approfondita dei personaggi, non solo dei protagonisti ma anche di quelli secondari, perché ciascuno di essi può essere l'assassino e tutti contribuiscono col loro comportamento a far maturare la sua follia.
Anche i rapporti che si creano tra i personaggi sono anomali, si avverte che c'è qualcosa di sbagliato, di insano, appena accennato ma comunque percepibile. Così il rapporto tra Pierre e la madre è ambiguo, estremo e contrastante. Analogamente, le due incantatrici Hilda e Greta sono anche esse figure molto ambigue, a volte si ha quasi l'impressione che esistano solo nella fantasia di Pierre. Inoltre la loro perfetta somiglianza le rende indistinguibili a tutti, rendendo ancora più illusoria ed eterea la loro figura;il loro continuo alternarsi e sdoppiarsi determina soggezione,paura e disorientamento in coloro con cui si relazionano, quasi fossero anch'esse il risultato di un numero di illusionismo. Sono proprio queste sensazioni che incantano, la storia ruota completamente intorno alle due incantatrici e al loro effetto deleterio su chi le circonda, determinando a volte ossessione, a volte gelosia, a volte paura.
Ho finito Trainspotting... Che dire?
Bello, amaro, acido, fuori di testa come i suoi personaggi, ma bello. All'inizio devo ammettere che volevo lasciarlo a causa del modo in cui era scritto. Praticamente non è scritto nel modo classico, non è un romanzo con una storia unica, sono tutti "racconti" pezzi di vita dei personaggi e delle loro esperienze, in più sembra che l'arco temporale sia completamente sballato.
Il linguaggio è crudo, semplice e si leggono situazione disgustose, sia dal punto di vista umano sia fisico, ma proprio per questo ho continuato a leggere trainspotting, e alla fine ho fatto bene. Soprattutto i personaggi mi hanno affascinata, Mark è un personaggio davvero interessante e pieno di sfaccettature, ma non c'è solo lui, tutti gli altri pg sono descritti bene, ti entrano sotto pelle pian piano andando avanti coin il libro (io neanche me ne sono accorta xD) non sono personaggi simpatici, almeno per me, sono pieni di cinismo, egoismo, violenza, insomma sono abbastanza ba#t@rdi, ma rimani a leggere lo stesso.
È un romanzo sincero e che consiglio, forse all'inizio sarà ostico, ma basta andare avanti ;)
"Il romanzo di Matilda" di Elisa Guidelli.
Si tratta di un romanzo articolato, basato sia su un vasto lavoro di documentazione, sia sull'interpretazione dell'autrice di eventi e personaggi, personale ma congrua. È il primo romanzo storico dedicato a Matilde di Canossa. È una trama che accorpa gli eventi raccontati in maniera essenziale, ma efficace, senza mai perdere di vista la protagonista. Il romanzo narra le vicende che l'hanno fatta assurgere all'onore delle cronache del tempo. Dalla morte del padre, Bonifacio di Canossa, arriviamo alle battaglie che infiammarono i diversi possedimenti della Grancontessa, passando per l'arcinota vicenda da cui e'stato coniato il detto "andare a Canossa"e alla successiva ripresa di posizione da parte di Enrico IV, arrogante cugino di Matilde avvezzo a giochi sporchi che fanno emergere l'assenza di lealtà e la sete smisurata di potere di un uomo che nella sua grandezza ,si dimostra piccolo. La piccolezza di Enrico IV contrasta con la grandezza di Matilde. La "comitissa"e'una donna impigliata nella rete dei doveri legati alla sua posizione. Ma è anche calata in un contesto declinato al maschile, in cui la donna viene considerata in virtù delle proprie funzioni materne, soprattutto in ambito politico, mentre per il resto, è vista come creatura debole, ricettacolo di peccato, pericolo per l'uomo.
L'autrice evidenzia queste dinamiche mettendole in contrasto con la personalità di Matilde. Donna di grande cultura, poliglotta, nonché abile negoziatrice e guerriera, emerge con forza, imprimendosi nella memoria del lettore. Matilde viene resa in tutta la sua umanità: è donna del suo tempo ma anche colei che trascende tale epoca, con le sue scelte coraggiose, gli obblighi cui non può sfuggire e le ferite che reca dentro di sé.
Intorno alla protagonista del romanzo vertono altri personaggi ltre ad Enrico IV, a Gregorio VII, passando per la madre di Matilde, Beatrice e per Arduino. Persino le figure che nel romanzo appaiono come secondari, sono caratterizzati con una precisione determinante nella riuscita dei personaggi stessi. Personaggi efficaci come lo sviluppo della trama, in cui gli eventi si dipanano, fluidi e senza inutili dispersioni, consentendo di ritrovare il bando cronologico della matassa.
L'autrice pone in evidenza la componente romanzesca, sottolineando anche come abbia voluto dare una propria interpretazione dei fatti.
Dal punto di vista stilistico, l'autrice ha inoltre posto molta attenzione al linguaggio. La ricostruzione degli eventi è resa in maniera lineare, niente orpelli o disgressioni che appesantirebbero la lettura.
È un lavoro riuscito sotto molti aspetti. Storia e fantasia sono in equilibrio. Quasi quattrocento pagine scorrevolissime, che invogliano a continuare a tuffarsi nella Storia.
Il seggio vacante - J. K. Rowling
Ero molto ansioso di leggere questo libro, da un lato mi interessava perché è il primo lavoro post-Harry Potter della Rowling, e poi lo volevo leggere perché vorrei vedermi miniserie TV che ne hanno ricavato.
Pagford è un grazioso paesino della bassa Inghilterra, che, se non fosse per il quartiere malfamato chiamato Fields, sarebbe un posto davvero perfetto. Il quartiere di Fields infatti è costituito da delle case sociali e una clinica di recupero per tossicodipendenti, costruiti per sgravare la confinante città di Yarvil.
Da anni il consiglio comunale di Pagford cerca un pretesto per far chiudere la clinica e di affibiare il territorio di Fields alla città di Yarvil.
Finalmente, dopo l'improvvisa morte di Barry Fairbrother, il capo dell'opposizione e principale sostenitore dei diritti di Fields, Howard Mollison, capo-consigliere di Pagford vede arrivare la sua ora. Il suo stratagemma è quello di infilare suo figlio nel posto rimasto libero in consiglio per far passare la tanto agognata mozione.
Nella piccola Pagford si mettono subito in moto diverse correnti d'interessi e Howard dovrà fare i conti con altri candidati imprevisti, con la generazione più giovane, e soprattutto con il fantasma di Barry Fairbrother.
Dopo tanti anni di pausa harrypotteriana, ritrovarmi a leggere un testo della Rowling, è stato un po' come tornare a casa. Il suo stile è riconoscibilissimo, familiare e inconfondibilmente sarcastico e intriso di quel humor britannico che la scrittrice riesce a spargere tanto abilmente nei suoi testi.
Quello che invece non è per niente harrypotteriano è l'asperità delle vicende, e del modo crudo in cui vengono affrontate. L'intento della scrittrice, secondo me, era quello di mettere in chiaro che lei è capacissima a scrivere un libro per adulti e di affrontare tutti i temi forti richiesti dalla trama, (a forse anche in modo eccessivo). Così in mezzo a episodi amabili e intrisi di humor, il lettore si ritrova confrontanto con problemi di tossicodipendza gravi, bambini in stato di abbandono, problemi psicologici e violenza di tutti i tipi.
Sembra quasi, che dopo decenni di libri per bambini, la Rowling abbia dovuto sfogare il suo lato oscuro represso.
La trama stessa ci mette parecchio ad ingranare, per consentire una degna presentazione alla moltitudine di personaggi e situazioni sociali, ma una volta avviata, scorre via piacevole fino ad un improvviso e caotico finale imprevisto.
Partendo dai più diversi stereotipi la Rowling affina i personaggi de Il Seggio Vacante in persone vere e credibili, probabilmente attingendo anche dalle sue conoscenze personali (lo aveva già fatto nei HP). Il risultato è ottimo, i personaggi sono il vero punto di forza di questo libro. È facile immedesimarsi in loro e affezionarvisi, nonostante le molte debolezze mostrate da loro.
Io personalmente ho adorato Samantha Mollison, schifata dal bigottismo della comunità di Pagford, dedita all'alcool e in crisi matrimoniale. Ma anche Andrew Price, che cerca di ritagliarsi in uno spazio in un mondo che continua a crollargli addosso.
Insomma, Il Seggio Vacante non è certo un capolavoro, ma è un libro piacevole, con parecchi colpi di scena e con dei personaggi davvero ben costruiti.
Da consigliare a tutti gli adulti, soprattutto a quelli che adorano lo stile della Rowling nei libri di Harry Potter.
Voto 7/10
"Tu, sanguinosa infanzia" di Michele Mari.
Si tratta di undici racconti scritti in modo magistrale : lessico classicheggiante, prosa ricercata e colta, dal sapore antico. La costruzione del periodo è un'opera d'arte, ogni termine scelto e posizionato con cura per raggiungere un'armonia quasi musicale e perfezione stilistica.
Ogni racconto è un pezzo d'infanzia che riaffiora prepotentemente vincendo la pressione esercitata dall'oblio con cui la vita adulta cerca di relegare nei più profondi meandri della memoria quei momenti, quelle immagini, quelle emozioni che hanno plasmato in tenera età la nostra personalità. Questi racconti trasmettono il desiderio di non svanire e perdersi per sempre, così come i giocattoli che erano nostri compagni di sogni ed avventure in mondi inventati, a cui non avremmo rinunciato per nulla al mondo e che da un giorno all'altro scompaiono, senza che ce ne rendiamo conto. "Infatti , è così, scompaiono. Tutto il segreto sta nel non distrarsi mai, mai abbassare la guardia...sapere sempre cosa si ha, dove si ha...E ciò che hai amato anche un solo attimo, tenertelo stretto fino alla morte. Tenere, tenere, tenere...".
E i giornalini,la raccolta di fumetti, magari accantonati nel ripiano superiore e più nascosto della libreria, sono il tesoro inestimabile al pari dei grandi classici occupanti in bella mostra i ripiani centrali."Non erano forse un documento-una prova!-della sua infanzia e insieme del suo agosciato dibattersi per non uscirne mai, da quell'infanzia, mentre tutto invece aveva congiurato a strappargliela via a sangue a colpi di paure, di orrende prurigini, di ambigue conquiste intellettuali, di botte da orbi?".
Per questo motivo i ricordi-racconti di Mari sanguinano, e sarà così per sempre, sono una ferita aperta, che mai si rimarginera';tutto questo perché il loro destino è inevitabile, il loro dissolvimento inarrestabile come inesorabile è la transizione verso l'età adulta.
Tutti i racconti indistintamente meritano di essere letti, se non altro per lasciarsi ammaliare dalla superba scrittura di Mari.
Di questi undici racconti quello che ho amato di più è "Otto scrittori",un concentrato di poesia e pregiata letteratura. Una sfida immaginaria tra otto grandi nomi, autori dei più memorabili romanzi di avventura, aventi il mare come protagonista assoluto :romanzi che ogni ragazzo dovrebbe aver sfogliato almeno una volta nella vita (Melville, Conrad, Stevenson, Salgari, Verne, Poe, Defoe e London).
Ma quanti libri stai leggendo / hai letto, Seija?
Quest'anno sono intorno ai 60..di solito vado intorno ai 100...!
Resisto a tutto,tranne ai libri! :)
Ho finito Trainspotting... Che dire?
Bello, amaro, acido, fuori di testa come i suoi personaggi, ma bello. All'inizio devo ammettere che volevo lasciarlo a causa del modo in cui era scritto. Praticamente non è scritto nel modo classico, non è un romanzo con una storia unica, sono tutti "racconti" pezzi di vita dei personaggi e delle loro esperienze, in più sembra che l'arco temporale sia completamente sballato.
Il linguaggio è crudo, semplice e si leggono situazione disgustose, sia dal punto di vista umano sia fisico, ma proprio per questo ho continuato a leggere trainspotting, e alla fine ho fatto bene. Soprattutto i personaggi mi hanno affascinata, Mark è un personaggio davvero interessante e pieno di sfaccettature, ma non c'è solo lui, tutti gli altri pg sono descritti bene, ti entrano sotto pelle pian piano andando avanti coin il libro (io neanche me ne sono accorta xD) non sono personaggi simpatici, almeno per me, sono pieni di cinismo, egoismo, violenza, insomma sono abbastanza ba#t@rdi, ma rimani a leggere lo stesso.
È un romanzo sincero e che consiglio, forse all'inizio sarà ostico, ma basta andare avanti ;)
Se vuoi sapere che fine hanno fatto i protagonisti ti consiglio Porno, sempre di Welsh. Io iho letto quasi tutto delllo scozzese fuori di testa, e non mi ha mai deluso...
"Imprimatur" di Monaldi &Sorti.
"Imprimatur"e'il primo di una serie di romanzi storico-filosofici con protagonista la figura storica di Atto Melani (1626-1714),castrato, cantante lirico, diplomatico e spia per Re Luigi XIV. Il romanzo si svolge all'interno della Locanda del Donzello, in via dell'Orso a Roma, nell'arco di 10 giorni del settembre 1683, nel momento in cui a Vienna si combatte la battaglia decisiva contro gli ottomani che da 2 mesi assediano la città. La vita a Roma è sospesa in attesa di conoscere l'esito dello scontro da cui dipende il futuro della cristianità. Nella Locanda muore all'improvviso il gentiluomo francese Di Mourai. Si sospetta il contagio della peste e per questo le autorità sanitarie dispongono la quarantena. Porte e finestre sono sbarrate. I 10 ospiti del Donzello sono prigionieri. Tra di essi vi è Atto Melani, il quale, sospettando che l'anziano Di Mourai sia stato avvelenato, tenta di scoprire l'assassino, con l'aiuto di Francesco, il giovane, ma sveglio garzone della Locanda. Da qui parte una straordinaria avventura che porterà la coppia investigativa ad entrare in contatto con le più oscure macchinazioni dei potenti europei, sullo sfondo della lotta tra il Re Sole e Papa Innocenzo XI per la supremazia in Europa.
Atto e Francesco raccolgono indizi, indagano nella vita degli altri prigionieri, si immergono nei sotterranei di Roma e nella politica, cercando di separare il falso dal vero.
La sconvolgente verità emerge poco a poco in questo ottimo giallo, ambizioso e ben costruito nei minimi dettagli, anche se forse un po'troppo barocco nelle descrizioni.
L'opera di Monaldi &Sorti non presenta solo una trama avvincente e spettacolare, bensì è anche un grandioso affresco della vita nell'epoca barocca, di cui gli autori restituiscono gli odori, i sapori e i colori, al punto che non è facile capire dove termina la realtà e dove inizia la finzione.
"Caligola.Impero e follia." di Franco Forte.
In questo romanzo Franco Forte indugia sulle prime fasi della vita del futuro imperatore, per ricercare nell'humus familiare e nel contesto storico del I secolo dopo Cristo i possibili antecedenti dell'abisso e della follia nella quale precipitò Gaio Giulio Germanico, ribattezzato Caligola per via delle calzature che amava indossare.
In un clima perennemente minato da dissidi familiari, dalle lotte dinastiche per la successione al trono di Tiberio, da tradimenti e vendette, Caligola adotta metodi difensivi e pian piano afferma il suo potere con strumenti di repressione e con una politica demagogica che vede nella plebe un possibile alleato e nell'aristocrazia dei senatori un nemico da irridere e screditare.
Il romanzo scorre accattivante, anche grazie alle descrizioni suggestive del lago di Nemi e al sottofondo erotico che si delinea in parallelo alle acrobazie politiche e ai delitti realizzati per tutelare la sovranità di un tiranno sempre più orientato verso i modelli di monarchia divina all'orientale.
Il Caligola che delinea Franco Forte in parte contravviene alla figura che dell'imperatore è stata fornita da storici cone Svetoniossia un despota dissoluto, sanguinario e folle, che si macchio'di stragi e nominò il suo cavallo come primo tra i senatori.