Madre del riso, di Rani Manicka. Lakshmi cresce felice e spensierata, insieme alla madre, nell'isola di Ceylon. A soli 14 anni la ragazza però viene data in sposa ad un uomo molto più vecchio di lei, che vive in Malesia. Trasferitasi lì con il suo nuovo marito, che in realtà vive in condizioni di semi-povertà rispetto a quanto dichiarato prima del contratto matrimoniale, Laskshmi dovrà lottare con tutte le sue forze per garantirsi una vita dignitosa e divenire così un'ottima madre. Anni dopo, quando la sua esistenza sembra aver trovato nuove speranze anche grazie alla nascita dei figli, l'occupazione giapponese si avventa come un uragano sulla donna e la sua famiglia... Saga familiare (con qualche elemento autobiografico) che dagli anni '20 sino agli ultimi del secolo scorso ci accompagna nelle esistenze di diversi personaggi, ogni volta alle prese con un diverso contesto storico in una società in continuo cambiamento. L'autrice riesce a creare personaggi vividi e intensi, grazie anche ai diversi capitoli suddivisa per punti di vista dei diversi membri della famiglia, e commuove in più occasioni, non disdegnando pagine tragiche e crudeli come nella lunga parte centrale riguardante l'occupazione nipponica. Ne esce un'opera fiume, scritta con l'ispirazione di una poesia tragica, fatta di spiriti che ritornano dal passato e di oscuri presagi, ma anche di una sofferta e profonda umanità.
Cose preziose di Stephen King. "Nella piccola città di Castle Rock viene aperto un nuovo negozio chiamato "Cose Preziose" che stimola la curiosità dei cittadini. Uno per uno iniziano a visitare il negozio, trovandovi qualcosa che desideravano più di qualsiasi altra cosa al mondo. Quando si rendono conto che non possono comprare l'oggetto che tanto desiderano, Leland offre uno scambio - fare un piccolo 'favore' per lui, sotto forma di scherzo a qualcuno della città, per ottenere l'oggetto. Questi scherzi e tradimenti, pur se all'apparenza inoffensivi, aumentano gradatamente in termini di frequenza ed intensità fino a portare l'intera città nel caos."
Bel libro, la trama è avvincente e l'escalation di scherzi a ogni capitolo fa venir voglia di scoprire quello che succede dopo; unico neo (anche se in misura minore di altri suoi libri) ci sono troppi personaggi, forse è colpa mia che leggo molto in fretta ma a volte dovevo tornare indietro a rivedere chi era Tizio perchè non lo ricordavo.
Comunque mi è piaciuto e mi ha fatto venire voglia di leggere Cujo e La metà oscura che vengono citati nel corso degli eventi (Cosa Preziose è l'ultimo romanzo di King ambientato a Castle Rock).
Domenica ho finito Il viaggio dell'assassino e quindi completato la Trilogia dei Lungavista di Robin Hobb
SPOILER riguardanti i due libri precedenti
Fitz non riesce a decidere: seguire e accudire la sua famiglia, o eseguire gli ordini del principe Veritas, l'erede creduto morto dei sei ducati. Una decisione che porterá Fitz a un tentativo di vendetta, e a un viaggio verso l'ignoto, per tentare di risvegliare i draghi e a scacciare i corsari dalle coste dei sei ducati.
Il libro é piacevole, e una volta abituatisi alla narrativa dalla prima persona, molto scorrevole da leggere. In totale chiude una trilogia fantasy con la F maiuscola, non per niente la Hobb é stata elogiata anche da Martin in persona.
Se questa trilogia ha una pecca, per me é quella (presente in numerosi romanzi fantasy) che l'eroe soffre di un sovradosaggio di sofferenze da sopportare e di struggimenti interni da ignorare. Insomma, dopo un po' sarebbe anche soddisfacente che gliene andasse bene una, invece no, sofferenza fino alla fine, e poi happy end relativo in poco piú di due capitoli.
Comunque spettacolare il modo di scrivere della Hobb, che per un po' aiuta a dimenticare Martin.
Consigliato a quelli che in attesa di TWOW vogliono leggere un fantasy voluminoso (tutta la trilogia supera le 3000 pagine) non troppo impegnativo.
Io li ho trovati gran libri,mi sono piaciuti molto...adesso nè hai altri tre da leggere
Ho terminato da poco la lettura del primo romanzo della trilogia di Magdeburg. "L'eretico" di Altieri.
Libro che mi è piaciuto molto (diciamo che siamo sull'8 di valutazione, ma molto dipenderà da come evolverà la storia). Il libro è senza dubbio un po' splatter. Ho trovato un poco assurde e fastidiose le descrizioni dei combattimenti cinemastyle (tipo i film recenti di sherlock holmes) e la sua passione per la parola "sfintere"...inserita ovunque nella trama, ma l'atmosfera gotica è godibilissima, le pagine le mangiavo letteralmente, le descrizioni mi trovavo spesso a rileggerle...
...insomma lo stile di Altieri mi è piaciuto molto. Questo a conferma della mia convinzione che anche il tanto bistrattato traduttore delle cronache (appunto Altieri), e nonostante le sue tante "altierate", è in parte responsabile del mio innamoramento per Martin.
In futuro, con la lettura degli altri 2 volumi del ciclo di Magdeburg, scoprirò se il voto 8 si alzerà o no " />
Pelle di leopardo, di Tiziano Terzani. Terzani come inviato di guerra in Vietnam prima e dopo la liberazione di Saigon. Dal regime di Thieu, fino alla conquista della città da parte dei vietcong, un viaggio a 360° nella follia di una guerra voluta, e persa, dagli americani, tra le battaglie e i cruenti massacri, e le testimonianze della gente comune, stanca di un conflitto che non ha voluto. Due diari di guerra, Pelle di leopardo il primo, Giai Phong! La liberazione di Saigon il secondo (racchiusi qui in un unico volume) per entrare appieno in un mondo di violenza e crudeltà, per raccontarci prima le paure e le sofferenze di un popolo e in seguito la gioia per la fine delle ostilità che sembra riportare il paese alla pace tanto sognata (ma che purtroppo, come premette lo stesso autore nella prefazione, si rivelerà illusoria, aprendo le porte ad una nuova dittatura). Un racconto preciso e dettagliato che però, grazie alla perfetta ed empatica scrittura di Terzani, riesce a trasportare realmente in quella realtà, nelle vie di Saigon o nelle fitte boscaglie dove il pericolo si nascondeva ovunque, tra la tensione dei conflitti a fuoco e delle bombe che cadevano nella vicinanze. Un'opera magistrale per capire da vicino il Vietnam e il suo dramma, un libro che racconta molto meglio dei libri di scuola la tragicità degli eventi.
La verità aul caso Harry Quebert di Joel Dicker. Da Ibs: "Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito. Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore universitario Harry Ouebert, uno degli scrittori più stimati d'America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell'oceano. Convinto dell'innocenza di Harry Quebert, Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trentanni deve dare risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo."
Assolutamente consigliato! Pieno di colpi di scena inaspettati, fino all'ultima pagina tutte le certezze che sembrava di avere sul colpevole vengono smontate una dopo l'altra e tiene incollati alle pagine per sapere come continua, nonostante sia piuttosto lungo (750 pagine)... E' anche una specie di guida per aspiranti scrittori, perchè all'inizio di ogni capitolo Harry dà a Marcus dei consigli per intraprendere la sua carriera. Insomma, se vi capita leggetelo
Ho appena terminato di leggere "L'ombra del vento", di Carlos Ruiz Zafon, edito da Mondadori.
Nella Barcellona del 1945, un libraio specializzato in libri antichi, in una tranquilla mattina d'estate, porta il figlio undicenne Daniel al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo misterioso noto solo a pochi eletti nel quale i libri vengono sottratti all'oblio. Il giovane Daniel, percorrendo quei corridoi traboccanti di storie, finisce per imbattersi e per "adottare" uno strano libro, "L'ombra del vento", del misterioso Julian Carax. Daniel non sa ancora che quel libro porta con sé una maledizione e che la sua vita e la storia raccontata nel libro finiranno per intrecciarsi in maniera inestricabile, in un vortice dove amori senza speranza, odi eterni e amicizie indissolubili troveranno il loro palcoscenico nella Barcellona degli anni '40 e '50, dove l'eco e le conseguenze della Guerra Civile sono ancora forti.
Avevo comprato questo libro per leggerlo sul treno di ritorno da Genova martedì scorso, dato che era da tempo che l'avevo puntato, e devo dire che si è rivelato un ottimo acquisto. L'autore costruisce una trama avvincente, nella quale i misteri scaturiti dal misterioso "L'ombra del vento" si sovrappongono e si integrano con la vita del giovane Daniel, creando un gioco di rimandi davvero avvincente. Su tutto, si staglia Barcellona, vero e proprio genius loci del romanzo, della quale i personaggi quasi sono delle semplici incarnazioni: c'è la Barcellona crudele e dura del regime franchista, incarnata dall'ispettore Fumero, quella bohemien del professor Barcelò, quella di prostitute e barboni del vulcanico Fermin e altre ancora. In tal senso i protagonisti potrebbero sembrare sue semplici incarnazioni, ma non è così: a parte alcune eccezioni, essi hanno infatti una vita propria che emerge pulsante dalle pagine, resa tanto più viva proprio dal loro perfetto inserimento nelle vicende di quei luoghi e di quei tempi.
In definitiva, un romanzo che consiglio a chiunque, specialmente agli appassionati di storie intriganti e a chi ama le storie incentrate sui libri.
Cuore di cane, di Mikhail A. Bulgakov. Un cane randagio pensa di aver trovato la sua fortuna quando viene adottato da un ricco e stimato scienziato. Ma in realtà il luminare ha in programma per l'animale ben altri progetti, per tentare un'operazione mai effettuata prima: trapiantare i testicoli e l'ipofisi di un uomo morto alla bestia. Con sommo sgomento, dopo l'esperimento imprevedibilmente il cane comincia a trasformarsi pian piano proprio in un uomo... In questo romanzo breve Bulgakov riesce a scioccare (assai disturbante la sequenza dell'esperimento, narrata con precisione "chirurgica"), commuovere e a tracciare, in chiave metaforica, un'analisi sociale della Russia a lui contemporanea, tra accese discussioni tra i ricchi e il proletariato. Pallino, il cane divenuto uomo, ci racconta la prima parte della storia attraverso il suo punto di vista, per poi lasciar spazio a una narrazione terza che osserva i suoi sviluppi in un nuovo corpo e un nuovo modo di essere. Interessante anche la contrapposizione tra la vivace e ingenua "umanità" di Pallino quando è ancora una bestia, e la sua progressiva sparizione in favore di un carattere violento e sboccato quando diventa un uomo, in un racconto non privo di gustosa ironia ma anche di una costante e inesorabile amarezza di fondo.
I dolori del giovane Werther, di Johann Wolfgang Goethe. Attraverso una serie di lettere, il giovane protagonista racconta all'amico Guglielmo il suo amore impossibile per la bella Carlotta, ragazza conosciuta nel villaggio di Wilheim, già promessa ad un altro uomo. Romanzo epistolare di Goethe, considerato il manifesto dello Sturm und Drang, un'opera di prosa e sentimenti messi in parole con un'aura decadente e opprimente, nel lento mutare del carattere del suo narratore / protagonista, incapace di controllare il suo sincero amore per una donna che non potrà mai avere, e dai forti rimandi autobiografici dello stesso autore. Con un forte inno naturalista, vista la campagna come luogo di pace e serenità lontano dagli impegni di una società che tende a sminuire e lobotomizzare l'individuo, a catalogarlo per classi sociali, I dolori del giovane Werther è un'opera tragica e sofferta, nella quale è facile l'empatia anche per la sua visione, seppur disperata, alquanto realistica degli affari di cuore.
Un paio di giorni fa ho terminato di leggere "L'odore della carta", di Ian Sansom, edito dalla TEA.
In questo agile saggio (circa 260 pagine, esclusa la bibliografia), l'autore affronta il tema dell'importanza della carta nel nostro mondo e di come essa, più di ogni altro materiale, abbia concorso alla storia umana.
Sansom affronta così, nei dodici capitoli che compongono l'opera, la relazione di questo straordinario materiale coi più disparati campi dell'agire umano. Se i primi due capitoli affrontano, rispettivamente, il percorso tecnico che ha portato alla carta come la conosciamo oggi e il suo legame col legno, a partire dal terzo si dipanano i mille rivoli in cui essa viene utilizzata nel campo delle umane arti e mestieri: dalla cartografia alla letteratura, dalla cartamoneta alla pubblicità, dall'architettura al disegno, dai giochi di carta ai veri e propri origami, fino ad arrivare al suo uso in campo militare e politico (dai trattati di pace fino alle dichiarazioni di guerra). Insomma, un viaggio appassionato nel corso del quale il lettore, se non proprio a condividere, giunge quantomeno a capire l'affermazione dell'autore secondo la quale "Questo libro si propone di dimostrare, sulla lunga distanza, che il certificato di morte della carta è stato compilato con eccessiva frenesia".
Sono stato attirato dal titolo del libro, facendo parte di quei lettori che, quando aprono un libro, almeno una volta sentono il bisogno di annusarne le pagine. Sono stato invece conquistato dallo stile allegro e coinvolgente dell'autore, dalla sua precisione e dai divertenti aneddoti che punteggiano la narrazione.
Consigliato a tutti gli amanti dei libri cartacei, ma anche a chi è interessato a saperne qualcosa di più su questo affascinante materiale.
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beh...capolavoro...è la terza volta che lo leggo...
Questo libro rimarrà fra le opere più ardite, più alte e più felici sul mito nel nostro secolo. Robert Graves, poeta, romanziere e mitografo immensamente dotto, capì presto che nelle storie mitiche si celavano e ci sfidavano molti segreti. E questo da sempre, perché l’enigma sta nel cuore del mito. Così incominciò ad affrontarne alcuni dei più intrattabili, anche perché appartenenti alla tradizione celtica, senza dubbio la più fedele alla trasmissione orale del sapere. E a poco a poco si delineò nelle sue ricerche la visione di ciò che è il fondo delle grandi mitologie europee, dalla Britannia a Creta: un fondo dove si espande la luce lunare della Dea Bianca, velando quella degli altri dèi. Non era solo una dea, che Graves andava scoprendo, ma l’immagine primordiale della Musa, quindi un intero linguaggio, che fu inciso su pietre e celebrato in riti prima di affidarsi al suo ultimo vascello: la poesia. Chi fosse e quanti nomi avesse tale multiforme Dea Bianca lo scoprirà il lettore, con l’emozione di chi vive un’avventura, mentre procederà nella selva fascinosa di questo libro, dove a ogni passo si incontrano indovinelli – e talvolta si riesce anche a conquistare la giusta risposta. Come per esempio nei casi seguenti:
«Chi rese fesso il piede del Diavolo?
«Quando giunsero in Britannia le cinquanta Danaidi con i loro vagli?
«Quale segreto era intrecciato nel nodo gordiano?
«Perché Jahvèh creò gli alberi e le erbe prima del sole, della luna e delle stelle?
«Dove si troverà la saggezza?».
Questo libro leggendario, ma più nominato che conosciuto, è non solo l’opera maggiore di Graves ma una vera grammatica del mito, che insegna agli ingenui moderni ad articolare una lingua sempre viva.
Appena terminata la lettura del saggio "Il guerriero, l'oplita, il legionario. Gli eserciti nel mondo classico", di Giovanni Brizzi, pubblicato da Il Mulino.
In questo agile saggio di appena 236 pagine (bibliografia e indice dei nomi inclusi), l'autore affronta il tema dell'evoluzione del legionario romano dal periodo repubblicano fino a quello imperiale. Esso viene visto (questa la tesi di fondo del saggio) come naturale erede dell'oplita greco, portatore e risultato di valori che costituiscono a lungo l'essenza stessa di Roma e della repubblica, valori che entrano in crisi nel periodo imperiale e che hanno quindi, come naturale corollario, il decadere di questa figura.
Il saggio è articolato in cinque capitoli (la Grecia, Roma le origini, Cartagine e Roma, verso l'impero mondiale, l'età imperiale), che ben delineano il tema caro all'autore. Lo svolgimento del discorso non è a volte così facile da seguire, ma nel complesso il saggio si presta alla lettura anche di chi non è un esperto del settore. Ricca la bigliografia di riferimento.
In sintesi, un'opera davvero interessante e utile per quanti sono appassionati di storia militare e di storia romana.
Lettere contro la guerra, di Tiziano Terzani. All'indomani dell'11 settembre 2001 Tiziano Terzani comincia a scrivere questo libro, un raccolta di metaforiche lettere al nipote affinché, come scritto nell'introduzione "scelga la pace". Da Orsigna a Kabul, da Delhi al rifugio dell'Himalaya dove il giornalista si era ritirato a vivere negli ultimi anni, Terzani ci racconta l'altra guerra, vista dagli occhi del "nemico", ne scandaglia le ragioni attraverso sia i problemi sociali contemporanei, sia ripercorrendo i passi storici di paesi come l'Afghanistan, muovendosi sempre e comunque in prima persona come ha fatto nella sua lunga carriera di corrispondente, di guerra e non. Condivisibile nei suo ideali di fondo, comunque la si possa pensare, magari discutibile in alcuni analisi personali, Lettere contro la guerra è comunque un libro importante e sincero che mette ancora una volta in mostra la saggezza di colui che, prima di un grande scrittore, era soprattutto un grande uomo.
Riuscirà il povero Mac Keron, congelato e trasportato a sud per l'inganno del suo nemico, il perfido Mac Arogna, a ritornare in Pittavia (o meglio, nella Caledonia del Nord), per vendicarsi e riconquistare l'amata Camomilla? Con l'aiuto di Asterix ed Obelix, fin troppo felici di aiutarlo (mentre gli abitanti del villaggio gallico sono fin troppo felici di veder ripartire quel Pitto, il cui arrivo ha visto le mogli disinteressarsi dei mariti ed impore la nuova moda dei vestiti a scacchi) tutto è possibile. E quindi via per una nuova avventura, tra pirati imbranati e censori romani privi d'iniziativa, legioni inviate in esplorazione timorose di fraternizzare e giochi di lancio del tronco, salmoni al cartoccio ed afnor che rubano e nascondono fiaschette colme di elisir dando il via alla leggenda di Loch Ness...tutto questo è lo splendido Asterix e I Pitti
Stamattina ho terminato di leggere "Il gusto delle spezie nel Medioevo", di Paul Freedman, edito da Il Mulino.
In questo avvincente e ben documentato saggio storico, l'autore affronta il tema dell'importanza rivestita dalle spezie nel Medioevo e di come esse siano state il motore dell'espansione europea, tanto a livello economico che militare.
Tesi di fondo del romanzo è che le spezie erano molto richieste nel Medioevo perché rivestivano una pluralità di ruoli, tutti interconnessi tra di loro: simboli di ricchezza, salute e sacralità, esse entravano nella cucina, nelle cerimonie religiose, nella medicina, nella cosmesi. La loro ricerca, nel tentativo di spezzare il monopolio esercitato sul loro commercio dai paesi musulmani, spinse gli europei ad intraprendere quelle esplorazioni che finì per portare l'Europa ad una posizione di predominio sul mondo. E così, sulle tracce di pepe e cannella, ambra grigia e muschio, gli uomini medievali finirono per entrare in contatto con un mondo che si rivelà ben diverso da come la Bibbia e gli scritti antichi lo dipingevano, ma nondimeno altrettanto affascinante.
Un libro consigliato ad appassionati di storia medievale, ma anche a chi traffica di cucina e, naturalmente, agli amanti delle spezie.