Secondo me c'è una cosa su tutte che rende Erikson migliore di Martin: il fatto che si pone domande e riflette sulla vita e le sue grandi tragedie (come la guerra).E' una spanna sopra tutti ... anche sopra Martin e non mi picchiate .. io adoro lo ZIO ... ma questo ... è diverso, speciale.
Martin non riflette. Dà per scontato che sia così. Brutale. Come se vivere in un mondo brutale porti all'accettazione più o meno rassegnata della brutalità.
Erikson è molto più vicino a noi, Martin è più medievale. Per le ambientazioni che hanno sviluppato i due autori, entrambi sono molto coerenti a se stessi. Non sto dicendo che Martin sbaglia, semplicemente che scrive di conseguenza alla sua ambientazione. E, a me, la brutalità senza confini non dà soddisfazione. Erikson, invece, scrive in modo diverso (Duiker è l'esempio per antonomasia di questo suo lato riflessivo) e questo modo me lo fa sentire molto più vicino e importante.
Erikson mi fa riflettere e mi intrattiene.
Martin mi intrattiene.
Sia chiaro, estremizzando e non tenendo conto delle centinaia di sfumature.
Roose Roose non sai cosa ti perdi...Io ce l'ho ma ancora non ho la forza di iniziarlo...
Sono in una fase acuta di pratchettite...
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l'attesa del nuovo libro di Erikson (secondo voi come lo traduranno?non mi pare difficile da tradurre stavolta " /> )sta giungendo a livelli inauditi. Nel sito di Erikson bisogna fare un'attenzione del diavolo agli spoiler, già mi sono mezzo bruciato su Kallor e i Tiste Andii.
che dire di questo libro...
Nonostante io scriva fantasy e abbia letto un sacco di fantasy, non lo amo. Posso contare sulle dita di una mano autori fantasy che mi siano veramente piaciuti, e martin ed erikson sono probabilmente in cima.
Comprai il primo libro a novembre, per puro caso, solo perchè avevo letto che l'autore è un antropologo come me...insomma per vedere se dovevo temere un rivale che aveva avuto le stesse mie idee.
Metà libro sono dovuto stare con il segno all'appendice o al riassunto dei personaggi, perchè era fin troppo confusionario: poi ha cominciato a carburare,e mi è piaciuto molto. Stupefacente la complessità e la profondità dell'ambientazione, avvincente l'intreccio e molto originale a mio parere l'organizzazione della magia e degli eventi "fantasy" nel mondo che ha creato.
Tuttavia devo fargli delle critiche: da buon antropologo, ha astutamente usato le sue conoscenze...in pratica usa l'antropologia per fare fantasy (ed io avrei preferito il contrario) e questo è evidentissimo: vi porto le prime pagine del prologo del secondo libro come esempio. I personaggi sono troppi, le linee da seguire sono troppe, e sarebbero giustificati solamente per un obiettivo superiore che si prefigge il libro, ma purtroppo, non me ne voglia Negrore, non mi pare che ci sia. Lo scopo è sempre l'intrattenimento, l'unica differenza da martin (differenze di stile a parte) è una capacità superiore di gestire intrecci più complessi e un sapiente uso degli elementi antropologici, che gli permettono di caratterizzare in maniera mai fatta prima (o meglio, mai letta prima da me :P) il proprio mondo. Poca profondità dei personaggi, proprio perchè nn c'è spazio per loro, per via dell'intreccio; è effettivamente piu interessato ai fenomeni sociali e culturali del suo mondo, e devo dire che non perde un colpo su quegli argomenti. Magari gli mancava nel 1994 la maturità necessaria per tratteggiare meglio i personaggi (ho letto le prime trecento pagine del secondo e devo dire che non ho ancora trovato molto spazio per le personalità dei PG). I personaggi si riducono a meri ingranaggi sociali o "servi dell'intreccio"; nel primo libro facevo fatica a distinguerli, non riuscirei a parlarvi di loro se non di quello che hanno fatto, e questo non perchè l'ho letto superficialmente. Se riuscirà a risolvere questo problema, diventerà il mio autore preferito di fantasy d'intrattenimento; ma, salvo smentirmi con i prossimi libri, per ora si tratta di intrattenimento.
P.S: l'antropologia fa bene al mondo " />
Malazanempire.com è un buon sito solo che è pieno di spoiler " />
C'è un altro sito ancor più completo ma non mi ricordo il link... " />
Dovreste trovarlo facilmente cercando Steven Erikson su google, era la prima o seconda voce...
Voglio il Terzooooooooooooo " />
(Eowyn @ Mar 1 2005, 11:21 AM)
E' una spanna sopra tutti ... anche sopra Martin e non mi picchiate .. io adoro lo ZIO ... ma questo ... è diverso, speciale.
Secondo me c'è una cosa su tutte che rende Erikson migliore di Martin: il fatto che si pone domande e riflette sulla vita e le sue grandi tragedie (come la guerra).
Martin non riflette. Dà per scontato che sia così. Brutale. Come se vivere in un mondo brutale porti all'accettazione più o meno rassegnata della brutalità.
il fatto è che, a mio parere, quelle domande sembrano fatte per aumentare la profondità dei personaggi e approfondire la loro personalità...e non mi sembrano nemmeno riflettere pensieri dell'autore o tentativi di usare una saga fantasy per dare dei messaggi o degli importanti spunti di riflessione contemporanei...
Erikson mi sembra piu interessato ai rapporti di forza politici e sociali del suo mondo, ai movimenti degli strati culturali e a come le manifestazioni folkloristiche cambino in ambito di cultura egemonica-cultura subalterna. Mi sembra un ottima introduzione all'antropologia, ma non alla filosofia, insomma.
Xaytar è un duro!
Xaytar non dice ca***te!
(Ne approfitto per citare e invogliare all'acquisto...
Indovinate di cosa?
Aiutino...è ancra in edicola almeno fino a Venerdì)
Be'... gli spunti di riflessione contemporanei dipendono dal lettore. Se vuoi, puoi traslare eccome, ma, certo, non credo sia un obiettivo di Erikson.il fatto è che, a mio parere, quelle domande sembrano fatte per aumentare la profondità dei personaggi e approfondire la loro personalità...e non mi sembrano nemmeno riflettere pensieri dell'autore o tentativi di usare una saga fantasy per dare dei messaggi o degli importanti spunti di riflessione contemporanei...
Non sto dicendo che grazie a Erikson giungerò a qualche conclusione sul fanatismo islamico e sulla reazione a esso. Ma rifletto lo stesso sulle conseguenze di questo tipo di guerre (tra una fazione fanatico-religiosa e un'altra, contrapposta, di mera conquista. Non era intenzione dell'autore, ma a me ricorda qualcosa di - casualmente - contemporaneo). " />
E non soltanto fa riflettere sulla guerra, che è una cosa fin troppo grande, ma anche su come essa distrugga lentamente anche i più valorosi e duri. E lo fa in un modo, a mio avviso, che ha poco a che fare con l'antropologia. Un modo molto realistico e, volendo, contemporaneo.
Duiker ne è, secondo me, l'esempio lampante.
Nel contempo, e non occorre essere antropologi, è evidente il modo in cui sfrutta e le sue conoscenze geologiche, in primis, e le sue conosce antropologiche, in secundis. Ma, continuo a credere, che credere lui punti al mero intrattenimento secondo me è fargli un torto. Lui stesso ha affermato che il primo libro parla dell'amicizia, il secondo dei rapporti tra sorelle, il terzo non ricordo cosa...
Insomma, come ogni buon scrittore ha come primo obiettivo intrattenere. Dev'essere così: è la prima cosa che un lettore apprezza, essere intrattenuto. Senza intrattenimento, il resto ha poco senso d'esistere, perché non verrebbe notato, a causa della noia.
Ma i libri di Erikson sono caleidoscopici, pieni di riflessioni e non sono soltanto antropologiche, ma individuali e di reazione soggettiva (leggi, dei singoli personaggi) alle situazioni.
Mi ripeto, vederla "soltanto" in senso antropologico è riduttivo (e sappi, a scanso di equivoci, che ritengo l'antropologia una gran cosa, pur nella mia grande ignoranza).
hai perfettamente ragione, è riduttivo...infatti a scanso di equivoci ripeto che è uno dei migliori libri fantasy che abbia mai letto " /> intendevo solamente dire che l'impatto antropologico del libro è forte, sono presenti cose che praticamente studio tutti i giorni e noto come astutamente le usi (bene) per fare fantasy...e tutto questo con risultati veramente impressionanti! Per me rimane cmq un grande...di solito critico tanto proprio chi mi è piaciuto tanto, perchè vorrei che fosse ancora migliore :P
In effetti il fantasy serve per intrattenere, e indubbiamente spunti di riflessione ce ne sono tanti...anche se quest'amicizia nel primo libro non l'ho trovata >_< (o meglio, non in modo così evidente o diverso da ogni libro, praticamente...)
Parlo sl del primo libro...
Ammetto di averlo letto una volta sola, ma tutte quelle grandi riflessioni alle quali alludete non le colgo poi tanto..
Ambientazione potentissima questo sì, ma come ho avuto già occasione di dire troppa carne al fuoco (un terzo cruda ed un terzo bruciata), climax che vanno spessissimo a ramengo (ed è un difetto grave secondo me), personaggi scialbi per i quali non si prova alcuna affezione (causa: lo scarsissimo approfondimento psicologico, chiaro)...
Solo Capitan Harlock mi piacque molto, ma pure lui viene descritto in modo pessimo...
Confermo il mio 7 e mezzo iniziale...
Discorso molto interessante,
tornando al confronto tra Martin ed Erikson, direi che non c'è paragone.
Martin ha raggiunto maturità, completezza, attinenza al periodo storico e complessità politico sociale difficilmente eguagliabili da Erikson.
Erikson è colorato e ragiona forse in maniera più "ampia" rispetto a Martin, ma proprio per questo motivo lascia degli immensi buchi narrativi, che l'autore caro a questo sito non lascerebbe mai.
I personaggi di Martin sono sempre perfettamente resi, sono profondi e complessi e descritti con grande maestria. Erikson riesce solo in parte in questa opera. I personaggi di "The Malazan Book of the Fallen" sono moltissimi, ma mancano quasi sempre di spessore. Qualuno emerge molto bene, come Duiker, ma altri, principali, sono carenti: Whiskeyjack, Heboric ecc.
Ovviamente ci sono delle eccezioni, visto come è riuscito a trasmettere l'essenza di un popolo, gli Wickan, con poche sapienti pennellate.
Come già detto in tempi non sospetti E. è un grande paesaggista, ma carente sulla natura umana. Amore, amicizia e fedeltà non scorrono limpide e chiare nei libri Malazan, o almeno non chiare come in quelli di Martin. L'autore di origine canadese è molto più abile a descrivere emozioni che sono funzionali a sconvolgimenti politici e sociali e alla ragion di stato (x es. ambizione, invidia, odio, dovere ecc.).
Il mondo di Erikson può apparire sicuramente più affascinante rispetto a quello di Martin, che però ha il pregio di definirlo meglio. E' anche vero che di Martin abbiamo letto molto più di Erikson, ma se dovessi confrontare i due "primi libri", le sensazioni suscitate in me sono decisamente differenti. Erikson mi da l'idea dell'eccellente libro, ammantato di una grandezza non ancora, o forse mai, compiuta e quindi migliorabile in molti suoi aspetti, mentre Martin mi fa gridare al capolavoro (nel senso stretto della fantasy).
Ovviamente de gustibus
martin rimane il maestro dell'intreccio per me...l'unica pecca è la sensazione da "telenovela fantasy"...per quanto riguarda la completezza, l'attinenza al periodo storico e la complessità politico sociale, penso che sia il punto di forza di erikson. Martin è anche un maestro nei personaggi, cosa che invece in Erikson manca molto....
ovviamente imho :P
Veramente i commenti sull'esistenza per voce dei pg ci sono eccome in Martin (vedi la divina Cat o Tyrion), e anzi l'approfondimento psicologico è proprio la chiave interpretativa base per il senso di quello che capita.
Non posso che quotare al 100% il sopravvissuto della Pequod, qui...
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Onestamente l'attinenza al periodo storico in Erikson non mi sembra assolutamente definita. Ci accorgiamo in pochi secondi che Martin ci porta attraverso un medioevo alternativo. Erikson dove ci colloca? Boh. Devo rifletterci. Mi sembra che il mondo di E. sia una commistione di differenti periodi. L'esercito Malazan ha le caratteristiche delle legioni di Cesare, ma vi è la presenza della polvere da sparo ecc. Saltiamo da città stato a signorie, passando da imperi e teocrazie. Non è ovviamente necessario collocare una saga fantasy nella realtà, ma esistono degli elementi che secondo me è rischioso mescolare.martin rimane il maestro dell'intreccio per me...l'unica pecca è la sensazione da "telenovela fantasy"...per quanto riguarda la completezza, l'attinenza al periodo storico e la complessità politico sociale, penso che sia il punto di forza di erikson. Martin è anche un maestro nei personaggi, cosa che invece in Erikson manca molto....
ovviamente imho :P
Mi sembra che in E. non esista un periodo storico ben definito, ma solo un mondo dove tutto è veramente possibile. Questo è allo stesso tempo il punto di forza, ma anche un grande limite. Un mondo dove tutto è possibile diventa fin troppo semplicistico. L'intreccio può permettersi di essere stravolto in qualsiasi momento.
Spoiler
Prendiamo ad esempio gli ascendenti: nel primo libro la cosmologia di E. sembrava definita e con un corpo ben preciso. Nel secondo volume scopriamo che la cosmologia è tutt'altro che definita, ma in continuo mutamento e ampliamento. Sicuramente questo è aspetto intrigante, ma che lascia libero l'autore di risolvere tutti i problemi con situazioni da deus ex machina.
In E. esiste un affascinante affresco macropolitico, che però perde di sostanza quando si valutano i singoli elementi.
Detto ciò ritengo E. un autore con enormi meriti ed i suoi libri li amo molto.
qualcuno sa qualcosa sui racconti ambientati nel mondo di Erikson "the devil delivered" e " the healthy dead"?