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La Cittadella dei Libri - Club di Lettura
di Lady Monica
creato il 24 settembre 2020

K
Koorlick
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Inviato il 02 ottobre 2024 9:13

Io riprovo col solito libro di Manzini, che nel frattempo è rimasto sul comodino :)



senza volto
Confratello
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Inviato il 02 dicembre 2024 9:54

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Lord Beric
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Inviato il 26 dicembre 2024 23:35

Con colpevole e immenso ritardo dico la mia su Márquez!!

 

 

L'amore ai tempi del colera (1985) è, secondo la critica, uno dei capolavori indiscussi dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez. Io mi ci sono avvicinato un po' titubante: se la lettura di Cent'anni di solitudine era stata un'esperienza mistica, altri romanzi tipo L'autunno del patriarca mi erano parsi inutilmente ridondanti e ostici. Inoltre - ma questa è una cosa mia - di solito sono allergico alla prosa sudamericana, che alterna momenti di rarefazione quasi mistica a scene molto più sanguigne e terrene quasi senza soluzione di continuità.

L'amore ai tempi del colera è forse una via di mezzo tra i due romanzi sopra citati: non ha una struttura chiara e ben formalizzata come il primo (da esempio il modo in cui si passa dalla mente di Florentino a quella di Fermina semplicemente con uno stacco di frase), ma non arriva alle digressioni estreme del secondo. Sono inoltre rimasto piacevolmente sorpreso dal modo in cui è riuscito a catturarmi: trovavo davvero difficile interrompere la lettura.

Come dice il titolo, l'amore è il protagonista del romanzo, analizzato in modo toccante e incisivo, e la storia di Florentino e Fermina è una scusa per parlare dell'argomento. Ciò non toglie che i personaggi siano complessi e ben caratterizzati, elemento che certamente gioca a favore dell'opera.

La storia si snoda nella Colombia tra il XIX e il XX secolo, e ruota attraverso le vicende di Florentino Ariza e Fermina Daza, le cui strade si incrociano in un contesto sociale ricco di sfide e contraddizioni.

Florentino si innamora di Fermina, ed è una passione contradditoria, ardente, a suo modo pura e innocente, al tempo stesso tremendamente immatura e malata (l'episodio dello specchio, già citato da Maya, è emblematico).
Florentino è l'amante che si immola per la persona amata senza altro motivo che l'amore, e nel farlo finisce per modellare la sua vita su quella dell'amata. Certo, ha una vita (eccome!), ma ogni evento è vissuto in funzione del momento in cui potrà finalmente congiungersi con l'oggetto dei suoi sentimenti. Florentino non cresce, si adatta, sopravvive nell'attesa del momento propizio.

Fermina, dal canto suo, dopo una sbandata iniziale per Florentino, trova nel dottor Juvenal Urbino il compagno di oltre cinquant'anni di vita. Personaggio molto più frastagliato e complesso di Florentino, Fermina inizialmente ne sembra lo specchio, idealizzando la figura del ragazzo, salvo poi avere un forte momento di disillusione. Gli eventi e i sentimenti la spingono quindi tra le braccia del dottor Urbino
L'introduzione di questa figura terza - la cui morte è l'evento scatenante del romanzo - permette di esplorare anche l'amore coniugale, che vive e affronta la quotidianità, che viene a contatto con tutti i difetti, le meschinità del partner, che deve essere tenuto in vita con costanza, impegno, e - strano a dirsi ma ci leggo anche questo - rassegnazione.
Sebbene possa sembrare facile leggere nel matrimonio tra Fermina e Juvenal una sorta di arrampicata sociale da parte di lei, l'impressione che ho avuto è che tra i due ci sia stato del reale sentimento, tanto che la situazione si è sbloccata solo al momento della morte di lui e mai prima.
Da un punto di vista prettamente narrativo, l'esperienza serve a Fermina per capire quanto ha avuto e quanto invece non ha avuto dalla relazione coniugale, elemento dirimente per le sue scelte successive.

Se la vita di Fermina, durante gli anni del matrimonio, può aver avuto i normali alti e bassi di una relazione continuativa, quella di Florentino ne costituisce un contraltare più triste e desolato.
Come detto sopra, è una vita di attesa e preparazione, persino la sua scalata sociale serve a farsi notare da Fermina.
Anche la sua intensa vita sessuale è una contraddizione solo apparente al suo voto di amore eterno. Florentino - e Márquez per sua voce - scinde la fedeltà sentimentale a Fermina con la sua continua e disperata ricerca di nuove amanti, in cui vediamo il lato più torbido dell'uomo. Persino la morte di una di queste amanti, uccisa dal marito che ne ha scoperto l'infedeltà, gli fa pensare solo se lui possa essere rintracciabile come l'amante in questione o meno. Non ci sono freni nemmeno nell'iniziare una storia con una ragazzina minorenne - anche se in quel caso gli eventi portati alle estreme consguenze avranno ripercussioni morali sull'uomo.

Dopo la morte di Juvenal abbiamo quindi una vedova cinica e disincantata e un ragazzino invecchiato molto male.
La voce di Márquez ci porta il messaggio che un amore assoluto, totalizzante, come quello che vivono i protagonisti può sfuggire le logiche del tempo, della separazione, delle esperienze, può sopravvivere per decenni e sbocciare persino in età che le convenzioni sociali vorrebbero ormai inadatte alle passioni.
E qui si innesta la riflessione più difficile: questo amore è sopravvissuto perché Florentino lo ha custodito per decenni dentro di sé, logorando la sua stessa vita, rinunciando ad una famiglia, nutrendosi di illusioni mentre intratteneva relazioni puramente di tipo sessuale.
Può quello di Florentino essere preso ad esempipo di "grande amore"? Può essere mai inteso come modello da imitare? Ecco, difficilmente mi sentirei di dare una risposta positiva.
E arriverei anche dire che per me non meritava un lieto fine. Eppure... eppure quel lieto fine lui lo ha anche regalato a Fermina. E questo, forse, qualcosa deve valere.


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Lord dei Pan di Stelle - Lord Comandante dei Peluche

The best fantasy is written in the language of dreams. It is alive as dreams are alive, more real than real... for a moment at least... that long magic moment before we wake.
Fantasy is silver and scarlet, indigo and azure, obsidian veined with gold and lapis lazuli. Reality is plywood and plastic, done up in mud brown and olive drab.
Fantasy tastes of habaneros and honey, cinnamon and cloves, rare red meat and wines as sweet as summer. Reality is beans and tofu, and ashes at the end.
Reality is the strip malls of Burbank, the smokestacks of Cleveland, a parking garage in Newark. Fantasy is the towers of Minas Tirith, the ancient stones of Gormenghast, the halls of Camelot.
Fantasy flies on the wings of Icarus, reality on Southwest Airlines.
Why do our dreams become so much smaller when they finally come true?
We read fantasy to find the colors again, I think. To taste strong spices and hear the songs the sirens sang. There is something old and true in fantasy that speaks to something deep within us, to the child who dreamt that one day he would hunt the forests of the night, and feast beneath the hollow hills, and find a love to last forever somewhere south of Oz and north of Shangri-La.
They can keep their heaven. When I die, I'd sooner go to Middle-earth.

 

[George R. R. Martin]

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