Sto seguendo con molta curiosità la diatriba sull'uso dello schwa, o scevà.
In linea di principio sono favorevole a un uso della lingua sempre più inclusivo, attraverso la rappresentazione delle persone non-binarie (ovvero che non si riconoscono né nel genere maschile né in quello femminile), nonché il superamento del maschile sovraesteso e la diffusione dei nomina agentis femminili. Non credo sia solo una questione di inclusività, ma anche di praticità e di precisione: per nominare un medico donna, trovo più efficace e appropriato l'uso del termine "medica", per esempio, e al posto del maschile sovraesteso (Cari tutti) si può ricorrere a formulazioni ecumeniche (Care tutte e cari tutti) oppure alla concordanza per prossimità, come proposto in Francia.
Tuttavia ci sono, a mio parere, delle problematiche di fondo di difficile soluzione relativamente all'uso delle desinenze non-binarie, come schwa e asterischi: a differenza dell'inglese, che non ha generi grammaticali e quindi è una lingua più "fluida", l'italiano è una lingua fortemente binaria, meno adatta per l'implementazione di questo tipo di innovazione. Inoltre, come ha rilevato la Crusca, il genere grammaticale è un concetto che tecnicamente non coincide con il sesso biologico e l'identità di genere degli individui; molte volte il genere grammaticale tende a concordare col sesso biologico (per esempio "ragazza" è un termine grammaticalmente femminile che indica un essere umano biologicamente femminile), ma non sempre è così ("guardia può indicare sia un individuo di sesso maschile che femminile), e credo che sarebbe complicato stabilire una concordanza fra genere grammaticale e identità di genere, dato che, mentre il sesso biologico di una persona è qualcosa, per l'appunto, biologicamente percebile, l'identità di genere è una percezione identitaria, psicologica.
Vogliamo una società socialista che corrisponda alle condizioni del nostro paese, che rispetti tutte le libertà sancite dalla Costituzione, che sia fondata su una pluralità di partiti, sul concorso di diverse forze sociali. Una società che rispetti tutte le libertà, meno una: quella di sfruttare il lavoro di altri esseri umani, perché questa libertà tutte le altre distrugge e rende vane.
Enrico Berlinguer
What is honor compared to a woman's love? What is duty against the feel of a newborn son in your arms… or the memory of a brother's smile? Wind and words. Wind and words. We are only human, and the gods have fashioned us for love. That is our great glory, and our great tragedy.
George R. R. Martin (A Game of Thrones)
The measure of a life is a measure of love and respect,
So hard to earn, so easily burned
In the fullness of time,
A garden to nurture and protect
It's a measure of a life
The treasure of a life is a measure of love and respect,
The way you live, the gifts that you give
In the fullness of time,
It's the only return that you expect
Neil Peart (The Garden)
Ernest Hemingway once wrote, ‘The world is a fine place, and worth fighting for.’ I agree with the second part.
Andrew Kevin Walker (Seven)
In this game that we’re playing, we can’t win. Some kinds of failure are better than other kinds, that’s all.
George Orwell (Nineteen Eighty-Four)
1 ora fa, Euron Gioiagrigia ha scritto:Sinceramente una cosa del genere mi mette in difficoltà perché non riesco a trovare un'idea giusta che soddisfi tutti,
Una soluzione è genitore 1 e genitore 2. Per altro, da genitore posso dirvi che non mi cambia proprio nulla. Non mi sento meno mamma se sui moduli scolastici di mio figlio risulto come "genitore" invece che come "madre". Resto la mamma e sono comunque anche genitore.
1 ora fa, Euron Gioiagrigia ha scritto:Però non riesco a togliermi dalla mente la sensazione che una Società che si pone simili problemi può apparire debole agli occhi del mondo, specie agli occhi di Paesi e culture che in qualche modo avanzano, anche solo numericamente: penso soprattutto a Cina, India, Russia e Paesi musulmani
Una società che si autoregola appare debole? Dipende tutto da quello che si considera forza. Sinceramente, non vedo forza né vittoria in una società che non cerca di migliorarsi, né di evolvere e che reprime (magari con forza) qualsiasi proposta di cambiamento.
@Pongisono d'accordo con te che, a conti fatti, non cambia nulla nell'immediato. Ma va detto che purtroppo non tutti hanno la fortuna di vivere in un contesto favorevole in cui il fatto di essere coppia omosessuale con figli è perfettamente accettato. Ci sono persone omosessuali che vengono picchiate e perseguitate per molto meno di aver costruito una famiglia. https://espresso.repubblica.it/attualita/2022/02/16/news/aggressioni_razziste_omotransfobiche_antisemite_abiliste-337961138/
Il linguaggio non è a somma zero nella "battaglia" per ridurre le discriminazioni di genere, di orientamento sessuale ecc. perché il modo di parlare non è solo espressione del modo di pensare, ma lo influenza.
In questo senso suggerisco due letture:
- Il primo è "Invisibili" di Caroline Criado Perez e in particolare l'introduzione "il maschile predefinito"
- Il secondo è "Questioni di un certo genere", testo nella collana "Cose spiegate bene" de' Il Post che, oltre a sollevare un po' di "nebbia" sulle diverse terminologie, si sofferma più volte sul ruolo della lingua.
Se entro in una stanza con della gente, io continuerò a dire "ciao a tutti". Stessa cosa se fosse un gruppo online. Non metto trattini, asterischi, serie di pronomi o di parole.
"Tutti" già sta per "l'intera quantità, senza esclusione di elementi", quindi per me è già inclusivo per definizione.
Sono decisamente progressista, ma l'inclusione e la difesa della diversità vengono da altro, e le battaglie su queste minuzie le trovo una esagerazione. Diverso, per esempio, se dovessi conoscere personalmente qualcuno di sesso maschile che vuole essere individuato con il "lei" quando parliamo: lo farei tranquillamente.
2 ore fa, Maya ha scritto:Il politically correct non implica la rimozione di tutti i paletti, ma di quelli che sono frutto di pregiudizio o vizio di ragionamento: è qui che si creano le contraddizioni e le incomprensioni.
Il problema rimane però sempre il medesimo: chi decide? In base a cosa? Ma soprattutto siamo sicuri che quello che hai scritto sia chiaro a tutti? A me pare che non sia chiaro neanche a tanti che questo PC lo sventolano di continuo.
2 ore fa, Maya ha scritto:a scuola ci sono persone che riescono con estrema semplicità nella composizione e arrivano facilmente a un livello che per altri è raggiungibile solo dopo anni e molto studio e per altri magari mai. Non si può essere tutti i migliori o tutti ugualmente dotati in tutte le attività. Ammettere che esistano persone che hanno talenti naturali superiori ai nostri oppure che la piramide sia stretta in punta per cui solo alcuni (più dotati, più tenaci, ecc,) arriveranno in vetta non significa negare il valore del politically correct il cui obiettivo non è livellare tutto verso ilbasso, ma piuttosto, in questo caso, rendere corretta la competizione.
Virtualmente potrei anche trovare un punto di accordo, ma di nuovo nella pratica non è così. Nel terrore di urtare sensibilità (genitoriali in primis), risulta molto più semplice e meno fonte di imbarazzo levare i paletti e piallare. Se ho uno studente che non può venire in gita, la soluzione è: la gita non si fa! Non vorrai mica discriminare! E se la fai lo stesso i genitori vanno al TG e sbraitano di uguaglianza calpestata, se non la fai gli altri ragazzi devono rinunciare.
Già anticipo la tua risposta: si trova una soluzione di gita alternativa. Il problema è che non è sempre possibile. E questo sottolineavo io. Prima o poi contro gli ostacoli di sbatti, perchè la natura e la vita te li presentano davanti al muso.
2 ore fa, Maya ha scritto:Ma se ci sono due mamme o due papà, come si fa?
Non capisco perchè non possono esserci 2 mamme e 2 papà, li chiami mamma e mamma e papà e papà, il plurale esiste. Dal mio punto vista non è una questione di "ruolo" ma prettamente di principio che mi sfugge. Perchè non usare le parole che già ci sono? Anzi, con la mia proposta l'uguaglianza è ancora maggiore rispetto al genitore 1 e 2. E anche più facile e naturale per i bambini.
1 ora fa, Pongi ha scritto:Il primo è che la sostanza si fa soprattutto coi fatti, e non c'è terminologia imposta artificialmente che abbia la forza del cambiamento dei costumi in concreto.
Il secondo è che sottolineare l'essere donna, poniamo, di una persona che fa un determinato lavoro, mi pare che non faccia altro che rafforzare una contrapposizione con chi lo fa essendo uomo, cosa che non ha, né dovrebbe avere, la minima ragione d'essere.
Quotone! La penso esattamente come te. Come dicevo anche ormai pagine fa, spesso i sostenitori del PC sono le stesse persone che poi ti appellano coi migliori appellativi se non condividi le loro idee. Grande rispetto e apertura mentale, proprio!
31 minuti fa, Il Lord ha scritto:La soluzione migliore secondo me è lasciare libertà di scelta: maschile/neutro, femminile, asterisco, schwa, poi la lingua si evolverà da se.
Mi sembra la soluzione più sensibile per tutti perché un po' tutte hanno pregi e difetti quindi credo sia difficile imporre a priori una soluzione.
Eccola, la soluzione liberal. Di difficile attuazione. Non puoi dire alla gente scrivi come ti pare, immagini che confusione verrebbe fuori? Ed è la stessa cosa per tutto il resto. Non si può dire regolatevi come vi pare, chi sopravviverà vedrà. Non è proprio così che funziona. Oltretutto la nostra lingua non prevede certe caratteristiche. Quindi le devi introdurre artificialmente. E chi lo fa? Su che basi? Non è la stessa cosa che imporre i vecchi modelli che tanto stanno antipatici ora? (Non i modelli, ma il fatto di imporli).
20 minuti fa, Jacaerys Velaryon ha scritto:In linea di principio sono favorevole a un uso della lingua sempre più inclusivo, attraverso la rappresentazione delle persone non-binarie (ovvero che non si riconoscono né nel genere maschile né in quello femminile), nonché il superamento del maschile sovraesteso e la diffusione dei nomina agentis femminili. Non credo sia solo una questione di inclusività, ma anche di praticità e di precisione: per nominare un medico donna, trovo più efficace e appropriato l'uso del termine "medica", per esempio, e al posto del maschile sovraesteso (Cari tutti) si può ricorrere a formulazioni ecumeniche (Care tutte e cari tutti) oppure alla concordanza per prossimità, come proposto in Francia.
Tu lo sai sì, che una delle proprietà del linguaggio è essere sintetica? Cioè trovare il modo più semplice e veloce per indicare qualcosa possibilmente ricorrendo a strumenti che la lingua ha già?
21 minuti fa, Jacaerys Velaryon ha scritto:Inoltre, come ha rilevato la Crusca, il genere grammaticale è un concetto che tecnicamente non coincide con il sesso biologico e l'identità di genere degli individui;
Infatti, il discorso non a caso è partito da chi si arrovella su questioni di genere e quindi le sovraestende anche alla lingua forse ignorando che esistono casi come quelli da te citati. Inoltre ricordo i nomi invariabili come tigre, in cui 1 forma vale per maschile e femminile. Sempre per il discorso che facevo sopra. L'italiano è una lingua molto articolata, ma non così retrograda come alcuni credono. Semplicemente ha la sua storia e nel tempo si è creata così.
19 minuti fa, Maya ha scritto:genitore
Epperò, e tutte le femministe cosa direbbero? Perchè genitore e non genitrice? Siamo sempre punto e a capo.
20 minuti fa, Maya ha scritto:Una società che si autoregola appare debole? Dipende tutto da quello che si considera forza. Sinceramente, non vedo forza né vittoria in una società che non cerca di migliorarsi, né di evolvere e che reprime (magari con forza) qualsiasi proposta di cambiamento.
Dipende da come lo fa. Se non lo fa, lascia che tutto vada seguendo la corrente secondo me forse non sarà debole ma debole e un po' codarda sì, perchè non si prende la responsabilità di decidere. Comunque di nuovo qui nessuno ha mai parlato di reprimere (magari addirittura con forza) qualsiasi proposta di cambiamento.
Ma se valga la pena farlo, se apporti reali benefici o più problemi e confusione che altro.
23 minuti fa, Maya ha scritto:Ci sono persone omosessuali che vengono picchiate e perseguitate per molto meno di aver costruito una famiglia
Quindi chiamandole genitore 1 e 2 e togliendo a molte altre persone la terminologia che sentono da secoli tu pensi che si smetterà di sentirle diverse e non verranno più attaccate? L'inclusività (e intendo in tutti gli ambiti, non solo in quello sessuale che qua pare andare per la maggiore) secondo me non dovrebbe mai lavorare per sottrazione. Eventualmente aggiungere e spiegare ma mai togliere agli altri.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
13 minuti fa, Metamorfo ha scritto:Se entro in una stanza con della gente, io continuerò a dire "ciao a tutti". Stessa cosa se fosse un gruppo online. Non metto trattini, asterischi, serie di pronomi o di parole.
"Tutti" già sta per "l'intera quantità, senza esclusione di elementi", quindi per me è già inclusivo per definizione.
Sono decisamente progressista, ma l'inclusione e la difesa della diversità vengono da altro, e le battaglie su queste minuzie le trovo una esagerazione. Diverso, per esempio, se dovessi conoscere personalmente qualcuno di sesso maschile che vuole essere individuato con il "lei" quando parliamo: lo farei tranquillamente.
Concordo su tutto. In particolare, nemmeno io mi sento offesa se dici tutti: so che nella lingua italiana si fa così per rivolgersi a una collettività. Noto invece un voler sottolineare una distinzione quando ci sono colleghe e colleghi etc.
Per il secondo esempio invece, secondo me il problema arriva quando il tuo interlocutore non si rispecchia in nessuno. Ma questo, con tutta la mia più buona volontà, non dipende da me, nè dalla lingua.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
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Faccio notare, per completezza, che la discussione sull'uso di alternative al maschile sovraesteso e dei nomina agentis femminili è un argomento di cui si parla da più di trent'anni, non è qualcosa di recente.
Vogliamo una società socialista che corrisponda alle condizioni del nostro paese, che rispetti tutte le libertà sancite dalla Costituzione, che sia fondata su una pluralità di partiti, sul concorso di diverse forze sociali. Una società che rispetti tutte le libertà, meno una: quella di sfruttare il lavoro di altri esseri umani, perché questa libertà tutte le altre distrugge e rende vane.
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1 ora fa, Jacaerys Velaryon ha scritto:Sto seguendo con molta curiosità la diatriba sull'uso dello schwa, o scevà.
In linea di principio sono favorevole a un uso della lingua sempre più inclusivo, attraverso la rappresentazione delle persone non-binarie (ovvero che non si riconoscono né nel genere maschile né in quello femminile), nonché il superamento del maschile sovraesteso e la diffusione dei nomina agentis femminili. Non credo sia solo una questione di inclusività, ma anche di praticità e di precisione: per nominare un medico donna, trovo più efficace e appropriato l'uso del termine "medica", per esempio, e al posto del maschile sovraesteso
Ma la domanda è : posto che fin qui tutti i medici, maschi e femmine, si sono autodefiniti "medico", per quale motivo una donna dovrebbe voler definire se stessa con un termine che a noi che facciamo questo lavoro suona ridicolo e desueto? E perché dovrebbe essere "più preciso" quando si cita un medico specificarne il sesso? Dal punto di vista professionale è irrilevante, essendo grazie al cielo tramontata l'epoca in cui le donne facevano le pediatre, le anestesiste e bon. Nel mondo medico internazionale, che è anglofono, un medico è medical doctor sia che sia un maschio sia che sia una femmina: doctress esisterebbe ma suona antiquato, esattamente come in italiano, e giustamente nessuno lo usa.
Come avevo scritto, l'inglese è avvantaggiato dal non avere generi grammaticali, per cui termini come "doctor" e "actor" hanno valenza neutra. Fanno eccezione i termini che contengono al loro interno "man" e "woman", come "spokesman" e "spokeswoman", per i quali per formare il neutro si fa ricorso a "spokesperson".
Vogliamo una società socialista che corrisponda alle condizioni del nostro paese, che rispetti tutte le libertà sancite dalla Costituzione, che sia fondata su una pluralità di partiti, sul concorso di diverse forze sociali. Una società che rispetti tutte le libertà, meno una: quella di sfruttare il lavoro di altri esseri umani, perché questa libertà tutte le altre distrugge e rende vane.
Enrico Berlinguer
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7 ore fa, Euron Gioiagrigia ha scritto:Non dovremmo, in teoria, essere davvero tutti uguali, ognuno con la propria dignità e le proprie caratteristiche? Ma conoscendoti bene so come mi risponderai: che il ragionamento che sto facendo lo fanno i biechi reazionari per non dare nessun diritto alle minoranze e far rimanere tutto uguale con la scusa dell'uguaglianza che poi uguaglianza non è.
No. Ti rispondo che questo è un egualitarismo di facciata che dietro il buonismo (e una volta tanto il termine è utilizzato con cognizione di causa) del "siamo tutti uguali" vorrebbe nascondere l'immobilismo e il non attivarsi per cambiare il fatto di vivere in una società in cui tutti uguali non siamo.
3 ore fa, Euron Gioiagrigia ha scritto:Ma sì certo, è ovvio che non è possibile e giusto ragionare con i valori e i paraocchi degli anni Sessanta in cui effettivamente vi era un razzismo di fondo non da poco. Intendo dire che se poi finiamo per arrovellarci su asterischi, schwa, multietnicità forzata degli attori nei film e nelle serie tv perché altrimenti si scatena un maremoto su Twitter allora forse stiamo procedendo sulla strada sbagliata.
Se non fosse che nel 99% dei casi si verifica una curiosa sovrapposizione, per cui chi si ruga dello schwa o della multietnicità forzata nei film (che forzata non è, specie in relazione a quanto si è fatto passare sul whitewashing in passato) poi capita, per un mattissimo insieme di coincidenze, che sia contrario anche alle riforme "serie".
CitaDavvero è offensivo sentir pronunciare o leggere la parola mamma o papà?
Suppongo che per rispondere con cognizione di causa a questa domanda bisognerebbe trovarsi nella condizione di espletare la propria funzione di genitori facendo riferimento ad una definizione binaria che suddivide per genere, ma essendo una coppia che in quel binarismo e in quella suddivisione non si riconosce.
CitaA me capita spesso di discutere riguardo alla political correctness del linguaggio e l'opinione che di solito esprimo è che ci credo poco, per due motivi. Il primo è che la sostanza si fa soprattutto coi fatti, e non c'è terminologia imposta artificialmente che abbia la forza del cambiamento dei costumi in concreto.
Mi pare che Chomsky e la scuola di Palo Alto abbiano pubblicato abbastanza lavori per chiarire come la forma è sostanza e come il linguaggio determina il pensiero.
CitaQuindi chiamandole genitore 1 e 2 e togliendo a molte altre persone la terminologia che sentono da secoli tu pensi che si smetterà di sentirle diverse e non verranno più attaccate?
Chiamandole genitore 1 e genitore 2 si crea un modo di pensare in seno alla società per cui al soggetto omosessuale vengono attribuite le stesse caratteristiche simboliche relative alla genitorialità e che adesso sono generalmente attribuite al termine mamma. Un genere connotato sessualmente ti spinge a pensare ad un ruolo connotato sessualmente e come tale tenderai a vederlo. Cio determina un cambiamento nell'attribuzione del signifcato che determina un cambiamento del modo di pensare quel ruolo nel lungo periodo [pensa, proprio quel lungo periodo in cui collocate tutte le soluzioni magiche quando volete disinnescare col benaltrismo azioni più concrete, immediate e forti ("non servono le manifestazioni...bisogna partire dalla cultura, dalla scuola, formare cittadini migliori")].
Ripeto, doctress in teoria esiste: è l' equivalente di termini come medica o medichessa. E sinceramente mi sfugge per quale motivo ci siano tutti questi bene intenzionati che vogliono appiopparci nomi arcaici per sottolineare esattamente ciò che noi non vogliamo, il nostro essere professionalmente "donne" prima che professionisti. Lo trovo, personalmente, un tentativo inconscio di accentuare le differenze di genere anziché eliminarle: un po' come quelli che fino a qualche decennio fa ti chiedevano, con aria finto galante, se volevi essere chiamata dottore, dottoressa, signora o signorina
12 minuti fa, Lyra Stark ha scritto:Il problema rimane però sempre il medesimo: chi decide? In base a cosa? Ma soprattutto siamo sicuri che quello che hai scritto sia chiaro a tutti? A me pare che non sia chiaro neanche a tanti che questo PC lo sventolano di continuo.
Immagino che la progressione linguistica avvenga con l'uso. Si identifica genericamente una forma come più adatta e si inizia a usare. Sinceramente se a molti non è chiaro cosa significa davvero politically correct il problema non è nel concetto di politically correct. Colombo pensava di essere arrivato in India e invece... ma non era colpa dell'America se non era l'India.
14 minuti fa, Lyra Stark ha scritto:Virtualmente potrei anche trovare un punto di accordo, ma di nuovo nella pratica non è così. Nel terrore di urtare sensibilità (genitoriali in primis), risulta molto più semplice e meno fonte di imbarazzo levare i paletti e piallare. Se ho uno studente che non può venire in gita, la soluzione è: la gita non si fa! Non vorrai mica discriminare! E se la fai lo stesso i genitori vanno al TG e sbraitano di uguaglianza calpestata, se non la fai gli altri ragazzi devono rinunciare.
Già anticipo la tua risposta: si trova una soluzione di gita alternativa. Il problema è che non è sempre possibile. E questo sottolineavo io. Prima o poi contro gli ostacoli di sbatti, perchè la natura e la vita te li presentano davanti al muso.
Hai anticipato una risposta sbagliata. Non mi conosci così bene dopo tutto.
Le mie soluzioni in queste situazione sarebbero:
- mi dispiace, caro genitore, ma il mio ruolo d'insegnante è valutare l'alunn* (chiedo scusa a chi turba, ma a me l'uso dell'asterisco viene comodo) se non ti piace la valutazione, non è un mio problema fintanto che essa si basa su valori oggettivi di mia competenza e relativi alla materia che insegno.
- Il ragazzo o la ragazza non viene in gita? Peccato, sarà per la prossima. Al rientro della classe ascolterà i racconti dei compagni e delle compagne e sarà comunque interessante. Non può economicamente sostenere le spese? Per questo si possono trovare delle soluzioni. Quali? Dipende dal caso.
Contro gli ostacoli primo o poi vai a sbattere. Inevitabile. Così come prima poi sbatti contro la realtà che nella competizione non si può essere tutti vincitori. Ma il punto è capire di che tipo di ostacoli stiamo parlando, se si tratta di ostacoli oggettivi ovvero pregiudiziali e discriminatori. Non possiamo stabilire a priori che gli ostacoli sono semplicemente ostacoli, punto, e che neppure valga la pena provare a rimuoverli. La mia filosofia è: "che tu pensi di farcela o meno, avrai sempre ragione".
La schwa non funziona? Proviamo qualcosa altro? Genitore 1 e 2 suona sciocco? Prendiamo un'altra strada: mamma e mamma, papà e papà ecc. si può fare anche se mi sembra una soluzione meno "snella" di genitore 1 e 2. Non posso stabilire io se sia o meno un problema dal momento che nella nostra coppia siamo mamma e papà. Se per altre coppie che sono mamma e mamma o papà e papà è un problema non posso semplicemente minimizzare perché non mi riguarda o perché IO non vedo il problema.
1 ora fa, Pongi ha scritto:Ma la domanda è : posto che fin qui tutti i medici, maschi e femmine, si sono autodefiniti "medico", per quale motivo una donna dovrebbe voler definire se stessa con un termine che a noi che facciamo questo lavoro suona ridicolo e desueto?
Magari solo perché è più corretto. Proviamo a ribaltare la questione e a chiederci perché, dal momento che esiste il femminile di "medico", non lo abbiamo mai usato. Perché usiamo termini maschili per indicare soggetti femminili laddove la lingua italiana ha una variante? Dovremmo chiederci (e come donne, mi permetto di dire, indignarci) perché i termini al femminile sono stati banditi dal linguaggio al punto che le più dirette interessate non vi si riconoscono o addirittura si sentono "offese" e "sminuite" quando le si chiama, ad esempio, "direttrice d'orchestra".
Forse non è fondamentale. Non lo è sicuramente al fine di svolgere la professione medica. Ma sono fermamente convinta del fatto che sia un insieme di tante piccole cose che ci sembrano insignificanti a fare una grossa discriminazione.
2 ore fa, Lyra Stark ha scritto:Eccola, la soluzione liberal. Di difficile attuazione. Non puoi dire alla gente scrivi come ti pare, immagini che confusione verrebbe fuori? Ed è la stessa cosa per tutto il resto. Non si può dire regolatevi come vi pare, chi sopravviverà vedrà. Non è proprio così che funziona. Oltretutto la nostra lingua non prevede certe caratteristiche. Quindi le devi introdurre artificialmente. E chi lo fa? Su che basi? Non è la stessa cosa che imporre i vecchi modelli che tanto stanno antipatici ora? (Non i modelli, ma il fatto di imporli).
Parti innanzitutto da questo:
Ed è questo quello che insegni a scuola, una soluzione semplice che segue già le regole della lingua italiana ed ha una notevole storia alle spalle, ti rimane l'asterisco nell'italiano informale (più precisamente legato al mondo informatico) che non mi pare sta grande tragedia. La schwa è l'unica vera soluzione problematica (sebbene presente in alcuni dialetti) ma avendo altre soluzioni a portata di mano non vedo perché gli italiani dovrebbero scegliere la soluzione più complicata, l'unico motivo che vedo per cui si dovrebbe continuare a parlare di schwa è per fare caciara con persone facilmente triggerabili alla sola idea del linguaggio inclusivo.
1 ora fa, Maya ha scritto:chiedo scusa a chi turba, ma a me l'uso dell'asterisco viene comodo
Solo a sprazzi però, quindi anche qui mi viene qualche dubbio, se un principio è valido e giusto tanto che si sente naturale lo si usa sempre
1 ora fa, Maya ha scritto:"che tu pensi di farcela o meno, avrai sempre ragione".
Questo mi chiarisce molte cose.
Partire dal pensare di avere sempre ragione non mi pare molto costruttiva come posizione. O tollerante.
1 ora fa, Maya ha scritto:perché i termini al femminile sono stati banditi dal linguaggio al punto che le più dirette interessate non vi si riconoscono o addirittura si sentono "offese" e "sminuite" quando le si chiama, ad esempio, "direttrice d'orchestra".
Perché il femminismo d'antan aspirava all'uguaglianza anche in questo senso, cioè eliminando la distinzione e appropriandosi dei termini usati per gli uomini.
Nel caso specifico la direttrice si indigna per lo stesso motivo che descrive Pongi: viene prima il fatto che è una donna rispetto alla sua professione.
1 ora fa, Il Lord ha scritto:l'unico motivo che vedo per cui si dovrebbe continuare a parlare di schwa è per fare caciara con persone facilmente triggerabili alla sola idea del linguaggio inclusivo.
Che sarebbero? già la tua definizione smentisce eventuali intenzioni costruttive nell'intervento perché risulta altrettanto di cattivo gusto quanto i comportamenti di quelli a cui ti riferisci. Viene difficile discutere di inclusione partendo da queste premesse.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
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Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
Tutte queste dotte dissertazioni - Chomski e la ghenga di Palo Alto, l'Accademia della Crusca, i numerosi e insigni studiosi che con parole scelte sposano la causa di vetusti termini sepolti da secoli nei vocabolari- ignorano bellamente un dettaglio: che alle donne professioniste (medici, ingegneri, avvocati, architetti) non solo di tutto questo non frega nulla, ma sono mediamente abbastanza infastidite dalla pretesa di gente che nella vita fa tutt'altro di venire a dirgli come devono farsi chiamare.
Ma se noi ci autodefiniamo medici, e la stessa cosa vale per altre categorie professionali (per motivi di lavoro frequento un certo numero di avvocati, e tutte le donne che conosco si presentano come "avvocato XY", non avvocata o avvocatessa) per quale motivo dovreste cercare di convincerci a farci chiamare diversamente?
Io non ho dubbi che all'inizio la scelta del maschile fosse deliberatamente volta a dimostrare che una donna professionista non è da meno di un uomo, e che avesse una valenza "ideologica". Ma ormai è un'abitudine, il significato ideologico è stato superato da un mondo (perlomeno, un mondo occidentale) in cui le donne professioniste in molti campi hanno scavalcato numericamente gli uomini. Che senso ha, allora, combattere questa battaglia postuma, oltretutto in modo spesso paternalistico e supponente?
Con buona pace di Chomski, nel merito ho più voce in capitolo io di lui
Perché siete persone che non hanno bisogno della lingua per autodefinire se stesse. Voi, noi in effetti, sappiamo chi siamo indipendentemente da come ci chiamano, non ci serve l'etichetta col nome per saperlo o per farlo sapere agli altri.
Forse non ci interessa nemmeno così tanto.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
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