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GoT - Percorsi evolutivi e mete finali.
J di JonSnow;
creato il 16 febbraio 2018

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Stella di Valyria
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Stella di Valyria
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Inviato il 27 aprile 2018 15:06
Il 27/4/2018 at 14:14, porcelain.ivory.steel dice:

Anche se non sono certa ci venga mostrato che Lamento di Vedova si trovi - ora - tra le mani di Jaime. Lo diamo per scontato, ma chissà se davvero le due spade combatteranno insieme.   

 

Confesso che ho proprio perso di vista Lamento di Vedova, e non so con quale spada Jaime stia combattendo. Ma se fosse questa -e da un lato dovrebbe esserla, dato che Jaime sta andando a Nord, quindi verso gli Estranei, e una lama di Valyria è insostanza una necessità, a meno che conti di farsi dare un pugnale di ossidiana (potrebbe, eventualmente, se già non era sua, averla presa nella Fortezza Rossa, prima della sua partenza solitaria?)- vederle combattere fianco a fianco, Giuramento e Lamento, sarebbe bellissimo. In un altro topic avevamo sperato nella fusione delle due spade per ricostruire Ghiaccio, ma per vari motivi la cosa appariva poco probabile (anche se a rigore ci potrebbe essere a protata di mano Gendry, con un passato da fabbro apprendista ma abile, e guardacaso presso uno dei pochissimi, Tobho Mott, ancora in grado di lavorare l'acciaio di Valyria). Ma forse sarebbe ancora più emozionante una "ricomposizione" solo simbolica: le due metà di Ghiaccio che, inizialmente avviate per strade diversissime, separate per tanto tempo, nel momento culminante combattono insieme. Di nuovo unite nonostante Tywin e la sua intenzione di spazzare via tutto di Ned; nonostante tutto e tutti. Hanno voluto distruggere una spada, pensando di annientarla, insieme al suo prorpietario? E invece, ne hanno fatte due. Più forti di una, e ancora legate ed unite nel momento finale.

Sarebbe giustizia postuma e ancora di più: un momento di pura, scintillante, commovente poesia.

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              

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porcelain.ivory.steel
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Inviato il 27 aprile 2018 20:29

Io ricordo che da qualche parte si diceva che Lamento di vedova si trovasse col corpo di Joffrey nel Tempio di Baelor, ma dubito che poi sia stata sepolta insieme a lui visto che per Tywin ottenere una spada in acciaio valyriano era stata un'impresa titanica, per la scarsità di lame valyriane rimaste in circolazione e perché chi ne era in possesso non se ne privava facilmente, anche sotto cospicuo pagamento.

Una volta ottenutene ben due, dubito che si privasse di una, tra l'altro quella più grande e destinata ad essere tramandata agli eredi di casa Lannister; più facile che, una volta sepolto il nipote, Tywin l'abbia conservata, e niente di più facile che LDV sia passata proprio a Jaime nel caso lo stesso Tywin fosse venuto a conoscenza del dono di Giuramento a Brienne.

Anche se mi pare strano, perché sappiamo quanto Tywin Lannister fosse contrariato dalla volontà di Jaime di rimanere nella Guardia Reale a vita e rinunciare definitivamente al proprio diritto a Castel Granito.

Potrebbe ad ogni modo averla con sé.

 

Sulla ipotesi di rifondere insieme le due spade derivate da Ice, io ero tra quelli che non ne vedevano l'utilità; innanzitutto, per una questione meramente pratica, meglio due spade in grado di annientare un Estraneo che una soltanto. E poi perché Ice ormai è andata, non sarebbe comunque più la spada di casa Stark (quella potrebbe divenire Lungo Artiglio), è sicuramente poetica l'idea ma secondo me è più coerente che rimangano le due spade che sono ora.

Staremo a vedere,

Modificato il 05 July 2024 17:07

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My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”

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"Dreams don't mean anything, Dolores. They're just noise, they're not real." "What is real?" "That wich is irreplaceable."

___

"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.

La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."

___

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

 

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia

perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.

 

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Stella di Valyria
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Inviato il 27 aprile 2018 22:06

Un'ultima cosa, piccolissima: mi ha sorpreso e mi torna poco, vi ho detto, che dopo tutto il dialogo della vasca -in cui tra l'altro Jaime dice esplicitamente e con un dolore ed una stanchezza umanissimi, palpabili, immensi "Io non sono il Kingslayer: io sono Jaime"- quando lui alla fine perde i sensi, lei nel chiamare i soccorsi usi di nuovo proprio l'odiata parola, l'"etichetta" di Kinglslayer. Anche se sembra pronunciarla in un modo nuovo, diverso, con rispetto e, quasi, come se parlasse di un qualcosa di prezioso e importante, da proteggere.
Però, la sensazione di incoerenza, di "messaggio non del tutto pervenuto" (o di svista degli sceneggiatori, ma voglio sperare di no, perchè sarebbe ben grossa) mi è rimasta. O è un timore che Brienne ha ancora, una confidenza che non se la sente di prendere?
Come sarebbe bello (e speculare, e completamento di un percorso), allora, che in un'eventuale morte di lui tra le braccia di Brienne, lei, disperata, lo chiamasse finalmente con il suo nome: Jaime. Niente più titoli, contenitori tanto appariscenti quanto vuoti; niente più etichette appiccicate dall'esterno, niente più pregiudizi e preconcetti: solamente l'essere umano. Solamente Jaime... Finalmente Jaime.

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              

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Lyra Stark
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Inviato il 27 aprile 2018 22:41

In verità io ho sempre avuto l'impressione che sia Jaime ad appicciccarsi le etichette, o meglio a essere schiavo del pregiudizio. Insomma c'è anche un rovesciamento di prospettiva da considerare. Lui indossa la maschera che gli altri gli attribuiscono ma in realtà secondo me il suo ragionamento (tutti pensano che io sia così? Allora mi comporto proprio così) è parimenti figlio del pregiudizio. Anzi, lo trovo anche abbastanza infantile e limitativo.

Ma si sa io non apprezzo particolarmente questo personaggio ^^"


E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.

 

A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.

 

When the snows fall and the white winds blow,

the lone wolf dies, but the pack survives

 

Stark è grigio e Greyjoy è nero

Ma sembra che il vento sia in entrambi

 
 
What do they say of Robb Stark in the North?
They call him The Young Wolf
They say he can't be killed...
 
A thousand years before the Conquest, a promise was made, and oaths were sworn in the Wolf's Den before the old gods and the new. When we were sore beset and friendless, hounded from our homes and in peril of our lives, the wolves took us in and nourished us and protected us against our enemies. The city is built upon the land they gave us. In return we swore that we should always be their men. Stark men!

 

 

the neck
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Inviato il 28 aprile 2018 1:15

@Stella di Valyria è prima brienne a definirlo "lo sterminatore di re" e lui vuole che gli venga tolto quell'appellativo, almeno da lei, dicendole dopo "il mio nome è jaime".......

Modificato il 05 July 2024 17:07

" A Grande Inverno giuriamo la fedeltà della Torre delle Acque Grigie. Cuore e focolare e raccolto a te noi doniamo, mio lord. Le nostre spade, le lance e le frecce sono al tuo comando. Da’ misericordia ai nostri deboli, aiuta i nostri inermi e fa’ giustizia per tutti. Noi mai ti volteremo le spalle. Lo giuro sulla terra e sull’acqua. Lo giuro sul bronzo e sul ferro. Lo giuriamo sul ghiaccio e sul fuoco. "

 

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Inviato il 28 aprile 2018 13:35

Dite? Posso ricordare male, ma a me sembra davvero che alla fine, quando lui ha un mancamento, lei lo sorregga con le braccia e chieda aiuto quasi gridando (ma con un tono, come dire, riguardoso, come se proclamasse un titolo) "Lo sterminatore di re!". Se lui dica dopo quella famosa frase (che io pensavo dicesse prima, nel lungo discorso - cconfessione che fa), a questo punto non lo ricordo, mi avete proprio messo il dubbio.
Solo che non ho modo di controllare: ho i dvd a portata di mano, ma non ricordo nè la serie nè la puntata.

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              


Euron Gioiagrigia
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Inviato il 28 aprile 2018 14:09
32 minutes fa, Stella di Valyria dice:

Mi pare proprio così... ma posso sbagliare, ovvio. Solo che non ho modo di controllare: ho i dvd a portata di mano, ma non ricordo nè la serie nè la puntata.

 

Se ho capito bene la scena che menzioni, dovrebbe essere nella terza stagione: 

si tratta di una scena ambientata ad Harrenhal, con Jaime e Brienen nella vasca, ripresa paro paro dalla sequenza analoga in ASOS. Jaime si alza di colpo, ha un mancamento, Brienne lo sorregge chiamando aiuto per "lo sterminatore di re" e Jaime sussurra "...il mio nome è Jaime...".

 


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Inviato il 28 aprile 2018 14:22

Controllato: sì, avete ragione. E' proprio come te voi, @the neck ed @Euron Gioiagrigia:
 

 


Rimane il fatto che lei, nonostante tutto il discorso di lui, così sincero, trasparente ed a cuore aperto, continui a chiamarlo The Kingslayer, anche se con un tono che mi sembra diverso, nuovo, di profondo rispetto, quasi come un titolo di cui andare fieri. Senza rendersi ancora del tutto conto, evidentemente, che è proprio l'etichetta in sè, che ferisce Jaime, non solo il tono di più o meno velato disprezzo con cui viene pronunciata o sussurrata alle sue spalle. E la  reazione di Jaime (che non ricordavo proprio, grazie Euron e The neck), che con quell'esilissimo, ultimo filo di voce, ancora implora di essere visto per quello che è realmente, dentro, non per quello che gli altri, dall'esterno, credono sia, è totalmente disarmante, umana in un modo e con una sincerità straziante, commovente; di una stanchezza ed amarezza infinite. Splendida, proprio. Questa è una delle scene di Got che amerò sempre, tantopiù ora che mi avete ricordato questo bellissimo dettaglio su cui, nel ricordo, mi ero confusa.

A questo punto, mi affeziono sempre più all'idea che vi dicevo: se lei, nonostante tutto, a quel punto non aveva ancora assimilato del tutto il concetto, aveva ascoltato e capito, ma non era riuscita ad interiorizzare fino in fondo il cambiamento di punto di vista, davvero mi aspetto -o vorrei- una scena in cui, se lui muore tra la braccia di lei, lei finalmente, disperata, lo chiama "Jaime". Ma proprio d'istinto, senza neanche doverci pensare, spontaneamente, dal cuore: perchè finalmente ha capito, sa  che lui è Jaime, non il Kingslayer.
Ma quanta fatica fanno, a staccarsi di dosso, le etichette. Persino da parte di chi, come Brienne, le conosce bene e sa bene quanto male fanno, perchè per un' etichetta, un pregiudizio, un luogo comune e la leggerezza del prossimo nell'attribuire giudizi senza appello ha sofferto tutta la vita.

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              

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Inviato il 28 aprile 2018 14:25

GoT 3X05.. La recitazione di Nicolaj Coster - Waldau fa il resto.

Si comunque è Jaime che, sfinito per tutto, afferma di chiamarsi Jaime e non Sterminatore di Re.


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Inviato il 28 aprile 2018 15:35

Sandor Clegane; pezzo di @JonSnow;

Il cane. Ferale, sincopante, irrequieto. Il mostro, l'umano il cui volto si contraddice tanto quanto le sue azioni si contraddicono. Tutta la sua essenza è basata su un trauma ed in virtù di quel trauma ciò che resta è solo e solamente l'ira. Ira per tutto ciò che è in movimento, ira per tutto ciò che vita, ira per tutto ciò che inevitabilmente sarà esperienza.

 

Il fuoco viola la sua carne quanto viola la sua innocenza. Da quel momento solo cinismo, disillusione, una tracotanza nel vivere in modo brutale e insignificante. Nessun amor proprio, solo sopravvivenza, come un vero cane randagio senza prospettiva. C'è solo aggressività. 

 

L'istinto di aggredire tutto ciò che rimanda a quell'innocenza perduta, alla capacità di illudersi, alla capacità di sperare. Non vi è più spazio per lussi che, fondamentalmente, non ha mai avuto il tempo di conoscere a pieno. 

 

Il nichilismo si condensa nelle pulsioni di odio e livore, fino a diventare un tutt'uno con un'esistenza insensata nella quale egli stesso è consapevole di trascinarsi. Sandor sceglie il peggio, poiché nel suo nuovo modo di intendere le cose solo nel peggio vale la pena riscoprirsi. 

Così egli sceglie di essere esattamente questo, affinché possa rifuggire dalla prospettiva di essere un qualcosa di più e di ritrovare dentro di sé frammenti di quell'innocenza che il fuoco non sia riuscito a corrompere. Ritrovarli per poi perderli, un assunto che lo sfiora sino a renderlo ancor più impaurito e ancor più complice di una maschera iraconda che è tutto ciò di più rassicurante per le sue gesta e per i suoi pensieri. 

 

Eppure è incredibilmente attratto da un qualcosa di non totalmente contaminato e ancora puro. Pertanto crolla nel contraddirsi ancora una volta, condannando l'ingenuità e l'innocenza di Sansa, ma al tempo stesso facendo di tutto, anche nel modo più brutale, per preservarle. Non c'è più spazio per la passività e il vittimismo, neanche in chi ha di fronte. 

 

Sandor non può esimersi dal provare questo. Non può soffocare del tutto ciò che è stato un tempo, non può rimuovere quei frammenti dentro di sé, i quali sono gli stessi che lo tormentano sino allo sfinimento, che lo portano a gesti nobili che egli stesso disprezza solo per timore di riscoprirsi diverso.

 

Tutta la parabola di Clegane vira verso la libertà e la fine dei livori. Ciò implica, de facto, una sopravvivenza, affinché possa raggiungere una nuova vita. Un qualcosa che, parimenti, non sarà influenzato da meccanismi profondamente ingiusti, ma che si plasmerà per le sue stesse scelte e per la sua stessa volontà. Un'occasione in più. L'ennesima. L'ultima.

 

In questo senso le ipotesi sono anche di più.

 

A) Completa il suo percorso con Sansa, diventandone la Guardia personale. Non una sottomissione, ma un atto di volontà propria.

B) Completa il suo percorso con Arya che, condividendo il suo stesso senso di libertà e non appartenenza a nulla, lo accompagna in un cammino errante, proprio come accaduto in passato tra i due.

C) Diviene ciò che ha sempre odiato. Cavaliere/Lord di Casa Clegane, oscurandone infine la sinistra fama. 

 

 

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

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La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."

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Stella di Valyria
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Stella di Valyria
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Inviato il 28 aprile 2018 18:20

Dopo aver letto questo post, non so se sono più ammirata o commossa. Non credo che dovrei neanche provare ad aggiungere una parola, ad uno scritto così bello e profondo, assolutamente perfetto, in cui ogni frase è un lampo di verità ed una botta al cuore. E se sto per farlo, è solo perchè sono una logorroica incorreggibile. O perchè il silenzio potrebbe essere frainteso, passare per disinteresse, mentre al contrario sarebbe il silenzio di quando l'orchestra ha finito il pezzo ma tu rimani in sospeso, non osi ancora neanche applaudire, per lo stupore o per non spezzare l'incanto. E allora mi lancio, anche se volerò, inevitabilente, tanto più in basso.

 

Amo questo personaggio, da sempre; ma lo amo ancora di più da quando @JonSnow; , con un post di qualche settimana fa, me lo ha fatto capire così a fondo, mi ha dato questa chiave di lettura essenziale. Altrimenti, sarei rimasta ferma a considerarlo "il cattivo che forse, in fondo in fondo, non è così cattivo", o poco di più. E accidenti, quanto mi sarei persa... un mondo.

Sandor è, come Varys, un essere violato, scempiato brutalmente. E, come lui, in modo doppiamente atroce: in quanto in quella brevissima fase della vita -purtroppo, spesso l'unica- in cui all'essere umano di solito è concessa la possibilità di vivere qualcosa che somiglia alla felicità. Una violazione di questo genere, in questa fase delicatissima ed irripetibile del percorso umano, che in teoria dobrebbe essere sacra, perchè a volte è l'unica in cui accumulerai quel piccolo bagaglio di gioia e serenità, quel ricordo di una luce lontana che sarà tutto ciò a cui potrai attingere per resistere, nei lunghi anni che seguiranno, quando i tempi diventeranno difficili e bui, finisce con l'essere non solo un atroce strazio fisico, ma anche un'altrettanto, o forse più ancora, distruttiva e lacerante devastazione dell'anima. Perchè ti strappa via anche quell'unica, brevissima fase di quasi-felicità che la vita è disposta a concederti.

 

E, come Varys, anche il Mastino reagisce costruendosi una maschera che sia anche e soprattutto un'armatura, una difesa. Una maschera che sia tale non solo verso agli occhi del mondo, degli altri che ti osservano, ma prima ancora verso l'interno. Verso te stesso, verso come percepisci e senti. Le persone intorno, la loro esistenza e la tua; il dolore. Tutto male che la vita ti ha fatto e può ancora farti; che sicuramente cercherà ancora di farti. Entrambi, Varys e Sandor, cercano un modo per sfuggire alle emozioni, mettendosi, così, in salvo anche dal proprio dolore. Ma Varys, almeno per quel che ne sappiamo, sembra esserci riuscito in modo assoluto, incrollabile, granitico; tanto che a volte ti chiedi se, sotto, ci sia ancora la persona, se ci sia ancora Varys, da qualche parte, o solo un insieme di freddi calcoli, strategie e obiettivi da perseguire. Se non abbia esagerato, in questo sforzo titanico di cancellazione, distruggendo, insieme alle emozioni, anche se stesso. Il Mastino, da parte sua, addirittura, si cuce addosso -o lascia che gli altri gli affibbino e la fa sua,con determinazione, volontà ed ostentazione, è lo stesso- quell'etichetta, quel nomignolo: di cane, non di essere umano. Che è un proclama, un vessillo; un gridare in faccia al mondo: io sono una bestia, un animale, e feroce; io non sono umano. Che significa anche: su quel piano -sul piano tipicamente, esclusivamene umano, quello dei sentimenti- non potete più colpirmi. Non potete più ferirmi. Non ci riuscirete più. Sono arrivato al di là della portata delle vostre frecce e coltellate, finalmente. Perchè io, quel lato vulnerabile, non ce l'ho più. Me lo sono strappato da dentro, come mio fratello mi ha strappato via mezzo volto.


E forse è anche una specie di fuga in avanti e una difesa, simile a quella di cui parlava Tyrion in uno dei capitoli iniziali: un prevenire il disprezzo degli altri sbattendo loro in faccia che quel disprezzo per te stesso, per ciò che la vita ti ha fatto o per ciò che sei dovuto diventare per resistere e difenderti da essa, lo ammetti e lo riconosci, perchè lo provi tu per primo.

 

Eppure, nonostatne tutto questo, Sandor non è riuscito a fare a se stesso e su se stesso il lavoro di mutilazione interiore assoluta e cancellatura totale che ha compiuto Varys: qualcosa in Sandor ha resistito al lavoro di annientamento dei propri sentimenti, della propria umanità. E' rimasto qualcosa, in lui, che anela ancora alla purezza, al bene, ad un probabilmente impossibile mondo diverso, migliore, meno atroce e un po' più giusto. Forse, o sicuramente, è qualcosa di piccolissimo, talmente piccolo che in tanti anni e tantissimi gesti crudeli non è riuscito neanche a farsi avvertire. E' appena una briciola di quello che sarebbe stato se il fratello non ne avesse fatto scempio, un granello minuscolo. Ma già sufficiente, quando un giorno qualcosa lo risveglia, perchè Sandor senta una specie di risonanza, dentro di sè, come due diapason vicini accordati sulla stessa nota, quando coglie negli altri ciò che a lui è stato così ingiustamente, ferocemente sottratto. Ed è turbato, fin nel profondo, mentre scorge, nell'altro, tutta l'inconsapevole, assoluta, immensa vulnerabilità che era la stesa di un bambino lontanissimo nel tempo e nella vita, nel momento lontanissimo e fatale in cui ha scelto, con il candore dell'infanzia, di prendere in mano un giocattolo bellissimo. Qualcosa in Sandor teme e si indigna per loro, i puri e gli inconsapevoli del male, quando li vede, come Sansa, camminare ingari ed indifesi verso il suo stesso atroce destino di vittima immolata, quando vede la tragedia ingiusta e feroce dell'agnello che inconsapevole e docile si avvia al macello, un'altra innocenza che sta per essere straziata per sempre, l'eterno ripetersi del Male, dell'orrore da lui stesso subito. Bellissima l'osservazione di Jon che, di fronte a questo riaffiorare di sentimenti che non vorrebbe provare e che credeva di aver strappato per sempre da dentro di se', Sandor reagisce con durezza, rabbia ed un apparente irrigidimento verso posizioni e modi ancora più aspri: perchè è sorpreso, turbato, incredulo, disorientato. Perchè vede che le difese che si è costruito non sono perfette, che hanno dei punti deboli. Che lui stesso, il Mastino, il cane, è ancora un essere umano, malgrado tutto; e probabilmente lo sarà sempre. E che, quindi, la sua partita con il dolore non è ancora finita: può ancora provare emozioni, quindi può -e potrà- ancora soffrire. Per quanta strada abbia percorso, dentro di se', in solitudine, con rabbia, sofferenza e difficoltà, non è fuggito abbastanza lontano: il dolore può ancora raggiungerlo, dopo tutto.


La sua evoluzione (e, per una volta tanto, più in Got che in Asoiaf, anche perchè Got si spinge più lontano cronologicamente) è la storia di una scelta e di un rirovato coraggio. Il coraggio di non ricacciare ancora una volta indietro, sotto, dentro, questo residuo di umanità sofferente, gonfia, dolente, rossa e pulsante come una ferita che non si è mai rimarginata, ma di decidere, ad un certo punto, di lasciarla libera. Libera di crescere, attecchire, venire fuori, uscire alla luce. Di accettarla; di lasciare che si prenda il suo spazio, allarghi le crepe nell'armatura simbolica come le radici di un albero a volte spaccano l'asfalto e poi spazzi via tutto, le sovrastrutture costruite per difesa, la maschera e diventi, ciò che è nato e cresciuto dal seme di questo residuo di umanità che non era riuscito a strapparsi da dentro, finalmente lui stesso, il nuovo Sandor Clegane. Non più cane, ma di nuovo -o per la prima volta, da quel lontanissimo giorno in cui l'ingenua attrazione di un bambino per un giocattolo bellissimo ha deciso lo strazio e lo scempio di un'intera vita- essere umano.

La meta per questo personaggio... non so. Sarà che sono molto pessimista, ma, proprio perchè lo amo tanto e per quel poco che conosco della vita... io penserei alla morte. Vorrei sperare, vorrei credere che la vita conceda una seconda possibilità, a chi ha sofferto, ha sbagliato -anche, e tanto- ma pagato tantissimo, e soprattutto, ingiustamente, pagato persino in anticipo. Se così sarà, penso ad una morte non solo genericamente eroica -di nuovo, come ho scritto per Brienne, spero davvero che la sua storia non si concluda nel calderone indistinto di una mattanza generica durante la battaglia estrema, ma abbia uno sviluppo solo suo e tutto lo spazio speciale che un personaggio così potente e tragico nella sua disperata, lacerata umanità merita alla grandissima- ma legata ad una purificazione suprema, ad un atto di amore supremo. Lui che, all'inizio, quando si rendeva conto, con sorpresa e disorientamento, di iniziare provare preoccupazione e senso di protezione verso Sansa, la trattava ancora più duramente per negare questi sentimenti, per strapparseli da dentro come strane, sgradite, impreviste, pericolose erbe infestanti. Lui che, dell'amore, ha sempre avuto paura; perchè amare significa abbassare le difese, rendersi immensamente vulnerabili. Nessuno è vulnerabile quanto chi ama. Non soltanto perchè diventa vulnerabile non solo in se', ma anche nell'altra persona, nelle ferite che a questa potrebbero venire inferte; ma perchè rivela di avere un cuore, entra in strettissimo contatto con esso -con quella parte di se stesso che più può essere ferita, straziata, dilaniata al di sotto e nonostante qualunque difesa materiale, armatura, arma o abilità nel combattimento fisico- e, spesso, quel cuore si trova ad esporlo senza difesa alcuna, in tutta la sua umanissima fragilità e nudità.
Il che, in un mondo di avvoltoi e iene, è il rischio più grande che un essere umano possa correre.

Non so e non voglio neanche ipotizzare quale potrebbe essere, questo gesto, anche perchè so che i miei gusti sono minoritari, rispetto al grande pubblico e probabilmente rispetto al genere stesso di Got. Preferisco disegnarmi solo delle linee vaghe, sfumate in un alone di incertezza. Salvare la città dall'altofuoco, abbiamo ipotizzato in un altro post, magari scontrandosi col fratello. Così ci sarebbe pure il Clegane-Bowl: due piccioni con una fava, epic moment, pubblico televisivo che esulta, eccetera. E una ripresa di quella frase oscura, tra la minaccia e la profezia, che ha rivolto al fratello nell'incontro a Dragonpit: "Ti sta venendo a prendere (chi? lo Straniero?) , ma tu forse lo sai da sempre". Sì, per le leggi dello spettacolo televisivo o cinematografico, probabilmente sarà così... ma, anche se è solo un'idea mia -lo show deve esssere grandioso e rutilante, lo so; i miei gusti e desideri penso contino meno di niente, perchè i miei gusti, decisamente, non sono mainstream- quanto preferirei qualcosa su più piccola scala, meno gridato ma più intimo, delicato. Che pure potrebbe essere altrettanto forte e doloroso, anzi, di più ancora. Non l'eroismo da statua in piazza, per intenderci, ma quello semplice e quasi nascosto dei puri di cuore che si immolano per un'idea o un atto d'amore, e poco importa loro se con questo salveranno mille persone o una soltanto: l'importante è che, per quell'idea o quell'amore, almeno una vita verrà risparmiata. Quell'eroismo che magari resta noto solo a pochissime persone, ma non per questo ha meno potenza, forza e valore, anzi. L'eroismo commovente e sacrificale di Hodor, che quasi nessuno ha visto e che quasi nessuno potrà raccontare, per esempio, per restare nell'ambito di Got. O quello di tante pesone vere, semplicemente umane, nella real life, di cui nessuno viene a sapere nulla.
Che so, immolarsi per salvare Sansa, l'"uccellino" da cui è iniziata la rinascita, colei che ha aperto la prima crepa o, meglio, ha svelato una crepa che c'era sempre stata, anche se alla fine Sandor non ha potuto fare nulla per lei, la sua innocenza è stata straziata da un pezzo e senza pietà alcuna, tra un padre decapitato sotto il suo sguardo e un pazzo sadico che l'ha stuprata per mesi?

Perchè l'eroismo non ha bisogno di un pubblico, o di grandi numeri. A volte penso che l'eroismo, quello più grande, sia un fatto individuale; magari destinato a passare quasi sotto silenzio... perchè l'eroismo più grande non è una vittoria su un altro: è, prima di tutto, una vittoria su se stessi.

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              


Iceandfire
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Inviato il 28 aprile 2018 21:23

Eppure tutto inizia con il brutale assassinio del garzone del macellaio ,non correva abbastanza

E comincia con il disprezzo totale di Ned ,che disprezzava in toto anche il cosiddetto sterminatore di re.

Entrambi per selezione naturale ,per sopravvivere ma lasciandosi vivere ,uno come cane di Joffrey e l’altro come mascalzone senza morale ,arrogante e odioso e sarcastico sono diventati quello che la gente credeva fossero 

Facile condannare,facile emettere giudizi superficiali e distanti dalla realtà ,ma il mastino con Jaime,i due reprobi senza onore ,sono tra i migliori personaggi di GoT perché non sono stereotipi cattivi ottusi e convenzionali ,sono loro e non altri ; uomini imperfetti che tendevano alla perfezione e ad essere accettati e stimati anche senza saperlo loro stessi.

Le corazze si costruiscono poco alla volta per non soffrire dei giudizi e dei pregiudizi della gente che sa solo giudicare e condannare disprezzando senza avere i titoli per sparlare  o meglio spettegolare alle spalle,loro se le sono confezionate e grazie  a due donne vere ,una coraggiosa e innamorata  ,l’altra ingenua e caritatevole , man mano cominciano a presentare crepe che tale corazza polverizzeranno .

Tanto per cominciare 

Modificato il 05 July 2024 17:07

Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei   miei bellissimi  ed elegantissimi avatar e firma

bQ7ab7S.png;
« I am a wolf and I fear nobody. »

''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''

« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »

''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.

 


ryer
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ryer
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Inviato il 29 aprile 2018 13:47
21 hours fa, porcelain.ivory.steel dice:

 

In questo senso le ipotesi sono anche di più.

 

A) Completa il suo percorso con Sansa, diventandone la Guardia personale. Non una sottomissione, ma un atto di volontà propria.

B) Completa il suo percorso con Arya che, condividendo il suo stesso senso di libertà e non appartenenza a nulla, lo accompagna in un cammino errante, proprio come accaduto in passato tra i due.

C) Diviene ciò che ha sempre odiato. Cavaliere/Lord di Casa Clegane, oscurandone infine la sinistra fama. 

 

 

 

Se si deve restare nell'ambito della serie, non sono certa che queste siano le sole alternative possibili.

La A) è poco probabile perché fin dall'inizio gli autori non hanno voluto sottolinerae più di tanto il legame tra Sansa e Sandor. Penso lo abbiano fatto soprattutto per evitare ogni parvenza di "storia d'amore" (il che è compensibile, vista la differenza d'età degli attori), anche se comunque hanno mantenuto certe scene e anch'io penso che prima della fine i due dovranno rincontrarsi. Solo che non penso che quello sarebbe il giusto finale per il Sandor della serie, lo vedo forse più sensato per quello cartaceo.

 

Delle altre due propendo più per la seconda ipotesi, ma con un finale decisamente meno positivo. Sono infatti abbastanza certa che faranno in modo che Arya e il Mastino possano chiudere il cerchio rimasto "in sospeso" dopo il finale della quarta stagione e il modo per farlo, per come la vedo io, è uno solo: Arya gli da la morte, stavolta non per vendetta ma per liberarlo volutamente dalle sofferenze (immagino dopo un brutale scontro col fratello da cui Sandor uscirà in condizioni ancora peggiori che da quello con Brienne).

 

Se poi invece sceglieranno la cosa del cammino errante e ci faranno pure uno spin-off, io ci sto eh :yeah:


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Stella di Valyria
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Stella di Valyria
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Inviato il 29 aprile 2018 17:46

Oh sì. Anche l'ipotesi di Arya, come scritta da @ryer, me la vedrei molto. Chiusura di un cerchio con un ritorno ad una stessa situazione -Arya quello stesso gesto di pietà glielo aveva negato, una volta, con un sorrido beffardo e la più totale, leggera ed imperturbabile insensibilità- , ma in modo diverso. Quindi, forse, più che un cerchio sarebbe una spirale, una linea che, dopo un lunghissimo giro, riporta in un punto già percorso, ma ad un livello nuovo e superiore: con un cambiamento ed un'evoluzione. Perlomeno da parte di Arya, che avrebbe imparato, oltre a mille modi per dare la morte, anche qualcosa che somiglia alla misericordia, alla comprensione del prossimo, delle sue cadute e del suo faticosissimo rialzarsi. Al superamento di un giudizio (di nuovo il discorso delle "etichette" che ritorna, guarda un po')  ed al perdono. Al mettere in discussione, finalmente e per la prima volta, quella "lista dell'odio" a cui per anni si è aggrappata come ad un mantra, da cui attingere la forza e la volontà per sopravvivere, ma che, per quanto, allora, motivata, era pur sempre il frutto della mente e del cuore di una bambina: mentre adesso Arya è quasi adulta e, forse, conosce di più la complessità della vita, i mille motivi che possono fare di un essere umano qualcosa di completamente diverso da ciò che, potendo, sarebbe stato e l'immensa difficoltà dell'esistere come esseri umani in un mondo folle, spietato e crudele. Anche se, paradossalmente, questo gesto di comprensione e perdono Arya lo eserciterebbe ancora nel modo che ormai le è proprio, il solo per il quale si è ed è stata formata per anni: dando la morte. Perchè Arya, in quel mondo feroce, buio ed impazzito, ormai ha assunto questo ruolo, di portatrice di morte. Ma sarebbe, penso per la prima volta nel suo cammino, un elargire una morte misericordiosa. Come se fosse un dono, seppure atipico ed amarissimo. Il più misero, tragico e disperato dei doni; ma pur sempre un dono. E, in un mondo che la speranza pare averla persa da un pezzo, e della carità non ricorda neanche il nome, a modo suo è già qualcosa. E' già tanto. In qualche modo -un modo lacerante e disperato- è un gesto d'amore; anche se è l'ultimo modo in cui chi vuole bene a qualcuno vorrebbe esprimerlo, quell'amore. Anche questa scelta narrativa mi piacerebbe moltissimo: poetica e straziante al tempo stesso e, a modo suo, se ben costruita, soprattutto nelle espressioni dei personaggi e negli stati d'animo che comunicano, colma di una dolorosa, aspra, crudele dolcezza.

Modificato il 05 July 2024 17:07

                              


Iceandfire
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Inviato il 01 maggio 2018 7:58

Il mastino davvero ha un percorso ,un cammino preciso che lo porta ad avere coscienza della sua vera essenza e secondo me è uno dei pochi che davvero è un nero iniziale che man mano si arricchisce di varie sfumature di grigio sempre più chiaro perché lui è in pectore ,nel suo subconscio , uno che si nutriva ,come Jaime dei veri ideali della cavalleria ,ci credeva davvero.

Il fratello che lo ha massacrato per nulla e senza pietà e considerazione del fatto che era un suo fratello minore (e la montagna è personaggio nero a tutto tondo ,irrecuperabile , non tanto martiniano) lo ha portato a rinnegare se stesso,la sua innocenza che però ha sempre posseduto,travestita da cinismo senza fine .

Ripeto lo conosciamo come l’efferato assassino del garzone del macellaio ,sicario al servizio di un vigliacco sadico che lui stesso disprezzava e poi colui che affronta il fratello nel torneo ,violento e incurante di tutto.

Ma poi vediamo che è l’unico che a suo modo consola Sansa e le suggerisce di non contrastare Joffrey che secondo me disprezza di cuore .E’ il mastino che ha pietà e gentilezza per lei,nessun altro ,nessun cavaliere onorevole solo nel servire,però , in tutto e per tutto un ragazzino viziato ed indegno .

Questa presa di coscienza lo spinge a mollare la corte Lannister perché quel suo lasciarsi vivere ,quell’equilibrio che si era creato per non soffrire e crearsi problemi stava andando in frantumi e lui capisce che non può servire o combattere per chi non ne era degno.

Non era un cavaliere ,ma man mano sia pure confusamente si riappropria di schegge della sua umanità anche se la sopravvivenza resta la stella polare dei suoi atteggiamenti.

Con Arya ,poi,ha una interazione speciale ,è suo mentore scorbutico ed estremamente pragmatico ,tra loro c’è uno scontro continuo con Arya che lo disprezza e lui che cerca di farle capire che la vita in quel momento non faceva a loro nessuno sconto ,vivevano in un mondo di violenti in cui proprio coloro che dovevano aiutare i deboli ,in realtà li vessavano e massacravano oltre a massacrarsi tra loro solo per raggiungere un potere sempre maggiore ,il tutto senza scrupoli e pietà .

Ma intanto cerca in qualche modo di proteggere Arya dal troppo dolore quando lei vede il massacro empio fatto sul corpo del fratello .

Arya non lo capisce nell’immediato cosa ha fatto il mastino per lei e lo lascia morire 

Ma anche per Sandor c'è una seconda vita in cui conosce gente generosa massacrata senza motivo e qui viene fuori lo spirito ,confuso ,non accettato , del cavaliere che è in lui che infatti si unisce al mitico grande Beric perché ha un ruolo da svolgere nella lotta contro gli estranei ,il mastino lo capisce benissimo questo e desidera ricoprire un ruolo preciso ,catartico.

Ripeto Sandor non accetta di diventare un buono ma suo malgrado e a modo suo lo sta diventando e soprattutto sta avendo uno scopo degno in una vita stravolta dall’odio e dalla violenza del più forte .

Certamente lotterà in un duello impari con una cosa senza anima ,cosa che il fratello era sempre stato, ed è possibile che vinca ma che sia ferito a morte.

E questa volta Arya avrà pietà di lui ,riconoscerà che deve a lui la sua sopravvivenza in un momento preciso e gli darà un caritatevole colpo di grazia 

Non vedo sopravvivenza per lui ,un mastino combatte con accanimento fino alla fine,una fine degna per un uomo che era stato quello che NON voleva essere per troppo tempo 


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''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.

 

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