Io credo che buchi di trama belli grossi ce ne siano, a ben vedere, un po' per tutte le storyline, non solo quelle di Theon o di Sansa, e la settima stagione ne è la riprova più raccapricciante.
Credo che avrebbero potuto gestirsi meglio un po' tutto, da quando hanno abbandonato la struttura portante della scrittura martiniana, sicuramente; ma su Theon francamente vedo molte meno incongruenze narrative rispetto ad altri, e anche quando buchi di trama ci sono, perché ci sono, non danno fastidio come altri ben più grossi, mi riferisco a tutta la questione inutilità di Doran Martell, missione di Jaime e Bronn a Dorne, o la madre di tutte le assurdità, il trattamento riservato a Ditocorto da quando arriva al Nord.
4 hours fa, Lyra Stark dice:tanto che fa pure la spiata a Ramsay sulla questione candela.
Questa parte è facilmente comprensibile invece se teniamo presente l'involuzione di Theon in Reek ed il terrore perpetuo che quest'ultimo prova nei confronti del suo carnefice, ne ho parlato all'inizio dell'analisi quando ho preso in considerazione una sorta di sindrome di Stoccolma; in seguito alle torture subite, Theon vive una dissociazione che lo porta a non riconoscersi in se stesso per periodi più o meno lunghi, ed in quei frangenti in cui invece si riappropria della propria identità, in maniera tanto fugace quanto evanescente, egli valuta come troppo pericoloso opporsi al suo boia, considerando l'ipotesi di un suo fallimento come il preludio a successive ed ancora più efferate torture e sofferenze.
Per questo rinuncia, ad esempio, a seguire sua sorella Yara quando questa va a liberarlo.
E nella stessa ottica, pur essendo dilaniato dalla volontà razionale di aiutare Sansa attraverso l'espediente della candela (l'espressività di Alfie Allen è esplicativa in questo senso), alla fine pondera, e decide, di non mettere in atto quel piano, troppo rischioso, a suo giudizio, e che metterebbe di certo la stessa Sansa, oltre che egli stesso, a rischio di ulteriori ritorsioni, una volta scoperto.
Ci viene chiaramente fatto capire nella scena successiva, quando Theon viene convocato in camera da letto di Ramsay convinto di dover subire l'ennesima tortura per aver fatto quello che ha fatto, ed invece R. "lo grazia". Leggiamo il terrore nel suo sguardo, per questo non si può condannare quello che in quel momento è Reek, con tutto ciò che quel nome comporta.
Non lo trovo affatto un controsenso, anzi, tutt'altro, lo trovo narrativamente molto coerente con il tipo di torture che Theon ha subito e con le conseguenze psicologiche che queste comportano su un essere umano.
”My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”
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"Dreams don't mean anything, Dolores. They're just noise, they're not real." "What is real?" "That wich is irreplaceable."
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"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.
La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."
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Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia
perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.
Concordo con @porcelain.ivory.steel
Io credo che se si è discusso tanto di Theon avanzando anche ipotesi non campate in aria è perchè esse derivano dall'attenta visione della serie ed in particolare dalla lettura delle espressioni e delle mezze parole del bravissimo Alfie.
Non a caso ho aggiunto che Theon ha la forza di aiutare costruttivamente Sansa solo quando Ramsay non c'è
Inoltre si capisce benissimo che Theon riferisce il fatto della candela a Ramsay perchè ne conosce la crudeltà e temeva/sapeva che il Bolton avrebbe scoperto tutto con danni pesanti per la povera Sansa ( che doveva accettare l'aiuto di Brienne ecco)
Per me quello che c'era da capire di Theon ce lo hanno fatto capire benissimo non spiegando passo passo la metamorfosi ma suggerendo agli spettatori più attenti
Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei miei bellissimi ed elegantissimi avatar e firma
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« I am a wolf and I fear nobody. »
''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''
« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »
''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.
Brienne di Tarth, la Vergine di Tarth, Brienne la Bella, la Donzella, Lady Brienne.
Guerriera incredibilmente forte, coriacea e coraggiosa, con i suoi grandi occhi azzurri ed i capelli arruffati color paglia, dall'aspetto sgraziato a cui corrisponde una personalità impacciata, imbarazzata, perennemente sulla difensiva, conseguenza dell'essere stata a lungo vittima della derisione altrui, soprattutto maschile.
Quando prova a vestirsi in maniera femminile, risulta essere a disagio, e quando infine intraprende la carriera più confacente alle sue inclinazioni, quella da guerriero, ne riceve parimenti derisione, scherno, quando non offese e volgarità, atteggiamenti che le fanno sviluppare profonda diffidenza nei confronti di quasi ogni essere umano ella incontri lungo il proprio cammino, una corazza contro il sarcasmo di cui è perennemente vittima e che le causa infinita sofferenza.
In realtà Brienne è una lady con una grande nobiltà d'animo, pura, candida, quasi fanciullesca, è una donna fiera e leale, con un grandissimo senso dell'onore, del rispetto, dell'integrità morale, della fedeltà in senso lato.
Caparbia e testarda fino all'inverosimile, finisce spesso, con i suoi atteggiamenti intransigenti, col provocare l'irritazione di chi le sta intorno.
Emblematico in questo senso il suo rapporto di odio - amore verso Jaime Lannister, affidatole da Catelyn Stark come ostaggio in una missione di grandissima importanza che ha come obiettivo quello di scambiare lo sterminatore di re con le di lei figlie, Sansa ed Arya.
Il rapporto tra Brienne e Jaime è inizialmente improntato su una reciproca malcelata insofferenza: ognuno vede nell'altro ciò che non è, o non è più.
Jaime riconosce in quella donzella ostinata ed ostile un cuore coraggioso e leale, con un senso dell'onore fin troppo accentuato perché possa non irritarlo, e rivedendo in lei quegli stessi ideali cavallereschi da lui così a lungo accarezzati, un tempo, per poi averli malamente ed indelebilmente infangati con quello che agli occhi del mondo intero è il suo peggior crimine.
Specularmente, Brienne riconosce in Jaime uno dei più abili, capaci e forti spadaccini del suo tempo, ne è affascinata e al tempo stesso infastidita poiché non vede in lui nessun onore, ma solo uno spreco del suo potenziale, si lascia traviare dal giudizio imperante su di lui, e da quello che è il suo soprannome, lo spergiuro, lo sterminatore di re.
E' il viaggio che compiono insieme verso Approdo del Re a segnare il punto di svolta per la vita di Jaime e per il rapporto tra i due; Jaime viene privato della mano destra, la mano della spada, spazzando di colpo ogni sua certezza.
Iniziano a mostrarsi tutte le crepe da tempo presenti nella sua intimità, e Brienne le vede tutte, una per una, ne vede la fragilità dietro la corazza sprezzante del leone in gabbia, inizia a provare compassione e poi empatia per lui, fino a sentirsi responsabile e sviluppare una senso di protezione verso la sua persona e non più verso l'integrità dell'ostaggio Jaime.
Fino al bagno nelle vasche di Harrenhal, dove un Jaime in preda alle febbri si lascia andare ad una confessione sul perché ed come fu costretto a scegliere tra la testa di suo padre, il salvare un'intera città, e l'omicidio del Re Folle, il suo Re, gesto che ne ha determinato la fama in negativo.
Le racconta del biasimo di Ned Stark, del suo sguardo accusatorio caduto su di lui ancor prima che lui potesse proferire parola, di quanto da quel momento in poi quell'unico istante, quell'unico sguardo pieno di indignazione, condanna e raccapriccio abbia fatto scattare in lui, per rappresaglia, la volontà di appropriarsi di quel soprannome così ingiurioso sussurrato costantemente alle sue spalle: kingslayer.
Singolare che racconti proprio a lei, Brienne di Tarth, di come Ned e la sua integrità morale siano stati per lui fonte di rancore, proprio lei che di Ned Stark si può dire essere la versione femminile.
Brienne porta a compimento la sua missione, riconduce Jaime al suo posto nella Guardia Reale, dalla sua Cersei, ma Jaime non è più lo stesso sfrontato cavaliere che aveva lasciato la capitale per andare a combattere contro l'esercito di Robb Stark.
Brienne lo sa, e se ne accorgono ben presto anche suo padre Tywin e sua sorella Cersie, che non accettano però la nuova situazione di debolezza del loro caro data dalla menomazione fisica.
Mentre per loro Jaime ha perso qualcosa, per Brienne Jaime ha guadagnato per lo meno rispettabilità, la sua.
Le affida la missione di trovare e portare al sicuro Sansa Stark, scomparsa da Approdo nell'occasione dell'assassinio di Re Joffrey; le affida inoltre una delle due spade in acciaio valyriano forgiate dalla fusione di Ice, la grande spada ancestrale appartenente alla famiglia Stark: Brienne ne è onorata, la chiama Giuramento e giura di trovare la ragazza in suo onore.
In compagnia soltanto di un impacciato scudiero, Podrick Payne, si mette alla ricerca di Sansa ed anche di Arya, le incontra entrambe, la prima sotto l'ala protettiva di Ditocorto, la seconda del Mastino, ed entrambe si rifiutano di accettare di seguirla perché le scorti in posti più sicuri.
Si batte con Sandor Clagane e lo lascia quasi in fin di vita, successivamente si ricongiunge con Sansa che finalmente accetta la sua protezione, ed insieme si recano al Castello Nero, dove tra i Guardiani della Notte il fratellastro della sua lady, Jon Snow, è stato eletto Lord Comandante.
Continua a servire Sansa, non lesinando consigli ed avvertimenti, la mette in guardia dall'accettare l'aiuto di Lord Baelish nella Battaglia dei Bastardi per riconquistare Grande Inverno, ma sempre con lealtà e rispetto dei ruoli.
Una volta ricomposta la famiglia Stark, la vediamo come ultima missione recarsi ad Approdo del Re insieme alla compagine del Nord per tentare di raggiungere una tregua nella guerra tra Daenerys Targaryen e Cersei Lannister per il dominio sui Sette Regni, tregua che permetta loro di affrontare, insieme, l'imminente minaccia rappresentata dall'esercito degli Estranei al Nord.
Qui ha un ultimo dialogo con Jaime, nel tentativo di spronarlo a far ragionare la sorella, intenzionata a non accettare alcuna tregua.
Quale sarà, dunque, l'epilogo per Brienne di Tarth? Quale il suo finale? Ha ancora un ruolo da recitare?
Finora l'abbiamo vista come guerriera indomita e consigliera, fedele a Renly Baratheon prima ed alla famiglia Stark, poi.
Ma c'è speranza che la spada di cui Jaime le ha fatto dono possa assurgere a qualcosa di ben più importante?
Io credo di sì. O meglio, nei libri pare proprio che ci siano speranze in questo senso. Mi riferisco al sogno che fa Jaime in cui si vede combattere fianco a fianco con lei, spade fiammeggianti alla mano.
Nella serie, di tutto questo, per ora, non vi è traccia.
Ma non escludo che un colpo di scena finale in cui anche Brienne possa essere protagonista attiva, dopo essere stata a lungo spettatrice di gesta altrui.
Possibili finali per lei:
Non vedo nel suo destino un finale romantico, nessuna storia d'amore per me per Brienne e Jaime, sia perché dubito che entrambi sopravvivano, sia perché il loro legame più che amore inteso come trasporto e passione si fonda su una profondissima raggiunta comprensione reciproca e rispetto.
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"Io credo che buchi di trama belli grossi ce ne siano, a ben vedere, un po' per tutte le storyline, non solo quelle di Theon o di Sansa, e la settima stagione ne è la riprova più raccapricciante.
Credo che avrebbero potuto gestirsi meglio un po' tutto, da quando hanno abbandonato la struttura portante della scrittura martiniana, sicuramente; ma su Theon francamente vedo molte meno incongruenze narrative rispetto ad altri, e anche quando buchi di trama ci sono, perché ci sono, non danno fastidio come altri ben più grossi..."
Mah, beata te! Mi verrebbe da dire. La storyline di Theon è stata trasposta in modo pessimo: il suo dramma umano costantemente ridicolizzato con varie amenità salsiccia in primis, ma non dimentichiamo, o meglio dovremmo, la magnifica sequenza di riscatto del finale 7 in cui il punto focale di tutto signori è la mitica scena
del calcio negli zebedei inesistenti!
Da parte mia quella di Theon è proprio una delle trasposizioni peggiori.
Quanto al resto, ormai leggendo le varie analisi su Theon e i disturbi di cui soffre e come si manifestano potrei vantare pure io una laurea in psichiatria, ma resta il fatto che il tutto ha poco senso e accade totalmente a caso. Capisco le motivazioni nella scena della candela, ma appunto dove sarebbe il chiarimento con Sansa in tutto ciò?
Anche la scena del salto se la guardate bene è priva di senso: perché lui è con Myranda? Sembra che, nel suo ruolo di maggiordomo di Sansa sia stato lui a dire che lei era scappata. E però 5 minuti dopo uccide Myranda totalmente a caso. E quando stanno per saltare a dirla tutta a me sembra che sia Sansa a prendere l'iniziativa mentre lui le va dietro. Quindi ci viene suggerito che è Sansa l'artefice della salvezza di entrambi e del ritorno di Theon. Grazie tante al percorso di redenzione e riacquisizione della consapevolezza. Di fatto Theon passa dall'essere l'amico di Robb al pupazzetto di Ramsay al materasso di Sansa. Bella crescita
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
Posso dire che della crescita di Theon tanto apprezzata ,quella dei libri dico , non mi è mai importato nulla?
Non ambisco ad essere una strizzacervelli ma se vedo uno spettacolo cerco di capire e di farmi i miei film mentali e magari di parlare delle mie sensazioni giuste o errate che siano .Questo si chiama speculare non cercare forzature e inesattezze .
Ora nella trasposizione televisiva di Theon ci sono state delle forzature come per altri personaggi ma stiamo parlando di una serie che deve arrivare al grande pubblico il quale ne deve decretare il successo e ,quindi la prosecuzione del progetto.
Io vedo GoT per il piacere di vederlo ,se voglio impegno e coerenza cerco altrove ma mica tanto però
In ogni caso il tragitto di Theon grazie ad Alfie mi sembra abbastanza coerente e per me lui subirà un destino tragico ma che gli darà la pace perché in qualche modo potrà riabilitarsi
Banale?Mal costruito ?Con trovate ridicolmente trash? Può essere ma tutto resta coerente ripeto
Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei miei bellissimi ed elegantissimi avatar e firma
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''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.
Ciao. Disubbidisco al medico e faccio ancora capolino qui una volta, dai Oggi ho dovuto aspettare a lungo in un corridoio... e non ho potuto fare a meno di scrivere qualcosa su un personaggio che, contrariamente a molti altri lettori, amo molto. Con carta e penna, perché non avevo altro. Ma dato che il materiale ormai ce l’ho, faccio uno strappo e lo sviluppo qui. Anche questa volta, per motivi di resistenza, sia mia che vostra, spezzerò in due il post, ok?
PERSONAGGIO ED EVOLUZIONE
Amo questo personaggio, dicevo. Perché per me Brienne non è, come l’hanno vista molti, un character secondario e di contorno messo lì per riempire un buco, piazzarci una storiella d’amore non corrisposto o dare un tocco di colore, quasi leggero: al contrario, Brienne è una tragedia sulla pelle di un essere umano; una tragedia vecchia come il mondo e, purtroppo, ancora attualissima: Brienne è la tragedia del “diverso”. Brienne è la ragazza che, oggi, sarebbe guardata con diffidenza, derisa, emarginata; molto probabilmente bullizzata. Una Brienne giovane, oggi, potrebbe essere l’adolescente che si suicida dopo l’ennesimo “ca**o, ma quanto sei brutta?” o “fai schifo, perché non muori?” letto nel suo profilo su Facebook. Se fosse un maschio, potrebbe essere il quindicenne gay che durante una qualsiasi lezione di matematica o inglese alza la mano, chiede di uscire un attimo e si butta dalla finestra del bagno perchè non ce la fa più, dopo la millesima umiliazione, la millesima ferita inferta dai compagni e dai ragazzi delle classi più grandi. E anche Brienne di Got, seppure caratterialmente più forte d queste figure, è come loro una vittima perchè diversa, atipica, fuori dagli schemi; tanto sola quanto innocente nella sua candida purezza. Un freak in un mondo che i freak non li gettava ancora in pasto alla curiosità morbosa del pubblico pagante di un atroce circo di fine ‘800, ma comunque li condannava alla dannazione in vita, senza appello né indulgenza alcuna. Perché il mondo, allora come oggi e probabilmente come sempre, è ancorato all’apparenza, al giudizio esteriore e superficiale.
E non solo a corte, dove in un certo senso è quasi nell’ordine delle cose che la bellezza fisica sia un must: no, persino il più rude, rozzo, ignorante uomo d’armi o contadino ride di Brienne, la considera un mostro o uno scherzo della natura. Persino lui, persino l’ultimo o il peggiore degli esseri umani, ha il potere di ferirla a sangue. Perché “diversa”. Perché donna e perché brutta; e perché ad una donna -e questo, spesso, vale ancora oggi- non è concesso di essere brutta. E perché c’è tanta malignità, nel cuore dell’essere umano; tanto desiderio di fare del male gratuito ed inutile, come se già non bastassero le bastonate che la vita dispensa, e che spesso sono botte da piegarti in due e toglierti il fiato. E se ci sono alcuni esseri umani che questa crudeltà gratuita la esercitano, che ne sono altri che, per qualche motivo, questa cattiveria la attirano, senza colpa alcuna; ne vengono eletti a bersaglio. E Brienne, la povera, grossa, goffa, "sbagliata" Brienne, è uno di quelli.
La seconda tragedia di Brienne, simile alla precedente solo in apparenza, è il dramma della discrepanza totale tra il fuori e il dentro, tra ciò che si appare e ciò che si è; tra l’aspetto esteriore e l’essere umano che dietro quell’aspetto vive, sente e respira. La condanna di essere la goffa caricatura di un uomo con dentro un semplice, candido, normalissimo cuore di donna; anzi, di ragazza o, per usare un termine di allora, di fanciulla. Un po' cresciuta, anagraficamente, forse; ma un'eterna fanciulla, a cui la vita non ha concesso di evolversi passando alle fasi successive. Vulnerabile, portato ad innamorarsi -come qualunque ragazza- e che coltiva i piccoli grandi sogni di qualsiasi giovane donna, ma che nessuno conoscerà o vorrà mai. Con le sue povere, candide, tragicamente normali necessità sentimentali ed emotive di donna, di ragazza o fanciulla, che nessuno vede o comprende, condannate non solo a non poter essere mai soddisfatte, ma anche a dover sempre essere ricacciate dentro a forza, come qualcosa di brutto e sporco di cui vergognarsi e che non deve vedere la luce, a non trovare mai una voce, uno sbocco esterno; a non venire mai nemmeno espresse: perchè se mai traspaiono o vengono intuite diventano solo l’ennesimo pretesto per beffe e cattiverie, l'ennesimo ghiotto pretesto per il gusto gratuito di fare del male al prossimo.
E questo rende il suo dramma ancora più profondo di ciò che ho scritto sopra: perché diventa la condanna alla solitudine a vita, a non trovare mai quell’amore e quella persona che, con il suo cuore così semplicemente, ostinatamente, disperatamente “normale”, vorrebbe con tutta se stessa.
Cose che succedono, nella vita, e non a pochi (e chi vi sta scrivendo queste righe ne sa qualcosa, molto bene): ma di solito la vita almeno ti fa questa carità, di fartelo scoprire un po’ per volta. Carità ben misera, d’acccordo; perché significa dover attraversare un mare di delusioni piccole o grandi; e i conti con la tua solitudine, alla fine, li devi fare lo stesso. Ma almeno, qualche volta hai sperato, qualche volta ti sei illusa, qualche volta ci hai creduto davvero. Ma quanto deve essere peggio, saperlo fin dall’inizio, che sarà così? O quanto deve essere terribile scoprirlo da adolescente, sulla tua pelle, appena muovi i primi passi su quel nuovo versante della vita, con tutto l'entusiasmo, la timorosa speranza e l'immensa vulnerabilità di un essere umano in formazione?
L’ostinato, incrollabile desiderio di Brienne di essere un cavaliere nobile e puro, a suo modo “sbagliato” anche questo, perché sposato in tempi in cui nobiltà di cuore e purezza anche i cavalieri, quasi tutti, l’hanno dimenticata da un pezzo (è come se la povera Brienne fosse perseguitata dalla “diversità”, anche qui: è l’ultima idealista in un mondo che gli ideali li ha persi, buttati via e calpestati da tanto) è il suo tentativo di inventarsi un ruolo in un mondo che, per i “diversi” come lei, non ne prevede alcuno, se non quello dell’oggetto di scherno e disprezzo. Ma forse è anche un tentativo di sublimare un’altra aspirazione, quella all’amore, a lei negata a priori. Forse ha scelto di indossare l’armatura non solo per affrontare duelli e battaglie, ma come tentativo inconsapevole di costruirsi un guscio protettivo, per parare ben altri colpi, ben altre ferite e dolori. E, forse, l'armatura è anche una maschera. Per non essere vista. Per non essere giudicata, derisa, ferita. Perché, almeno con la celata calata, Brienne smette di essere lo scherzo della natura e diventa, finalmente, uno tra tanti, uno come tanti... peccato solo che diventi un uomo fra tanti uomini. Mentre lei, dentro, in ogni fibra del suo essere e del suo volere, è e sarà sempre una donna.
L’evoluzione di Brienne, in Got come in Asoiaf, avviene soprattutto durante il suo percorso –fisico ma anche e soprattutto interiore- con Jaime. Percorso di cambiamento, sottrazione, sofferenza e poi crescita/rinascita per entrambi, in cui entrambi impareranno –come sempre si imparano le cose in Asoiaf e in Got, attraverso il dolore e la perdita (per lui, della mano e di tutto ciò su cui aveva fondato la propria identità, per lei del senso di solidità che l'armatura e l'abilità con la spada riuscivano a darle, la sicurezza di essere un cavaliere affidabile e quasi invincibile nel portare a termine una missione su cui ha giurato)- a guardare finalmente un altro essere umano oltre le apparenze, le “etichette”, i giudizi affrettati. Oltre l'esteriorità o il velo di un reciproco disprezzo a priori. Fino a giungere, nella fase finale, a cogliere il simile a se stesso, o a quel se stesso che si sarebbe voluto essere, proprio nella persona che, per un mero ma radicatissimo gioco di apparenze, più si riteneva lontana dal proprio essere, l'antitesi per eccellenza, addirittura appartenente ad un altro versante dell’esistenza. Bellissimo, intenso e per me indimenticabile (uno dei punti più alti ed emozionanti di Got, a mio avviso) il punto di arrivo di questo percorso: la scena della vasca. Dove il “mettersi a nudo” non è solo fisico: è anche e soprattutto l’umiltà ed insieme l’enorme coraggio (non sono concetti incompatibili, anzi: molto spesso vanno insieme) di mostrarsi all’altro senza più schermi né difese, nella propria umanissima debolezza e sofferenza mai raccontata prima (Jaime) e nei limiti dei propri poveri corpi feriti e devastati, dalla crudeltà umana o da una beffa del caso (Jaime adesso debole e mutilato, Brienne brutta, goffa e così inesorabilmente “sbagliata”).
In quella scena, per la prima volta Jaime esordisce chiedendo aiuto ("Se dovessi svenire, non lasciarmi scivolare giù. Un Lannister che muore affogato in una vasca da bagno, ci pensi?": dove il citare la grandezza e grandiosità dei Lannister non contiene alcun compiacimento, anzi, è amara ironia e amarissima constatazione ed accettazione di quanto, ormai, lui sia lontano dal se stesso di una volta). E, una volta fatto quel passo, quell'ammissione di immensa, umanissima vulnerabilità, per la prima volta parla di sè. Ma parla veramente; e Brienne lo ascolta veramente. E sono due cose così difficili entrambe, parlare, aprirsi; e anche ascoltare l’altro, ascoltarlo davvero. E Brienne, che già aveva allentato da tempo il disprezzo per Jaime, improvvisamente apre gli occhi, e conosce l’essere umano inspettato, sofferente e colmo di dolore, che si nascondeva sotto l’apparenza. Fino all’improvviso, sincero gesto di premura e preoccupazione di lei (incomprensibile, solo, perché dopo tutto quanto, nel chiedere soccorso lo chiami di nuovo Kingslayer: cantonata e buco logico abissali, secondo me, che anche il notare il tono, del tutto nuovo, di rispetto con cui pronuncia quella parola non giustifica comunque neanche in parte; ma facciamo finta di niente e continuiamo). Ed è con Brienne e grazie a Brienne che Jaime, nella fase del suo percorso in cui, persa la mano e buona parte del primo se stesso, costretto a rimettersi in discussione fin dalle fondamenta, per la prima volta guarda qualcuno vedendolo realmente, per quello che è, oltre l’aspetto esteriore. Riconoscendo in lei ciò che lui sarebbe dovuto o avrebbe voluto essere, ma è poi stato schiacciato, cambiato e deviato, nella sua evoluzione, dall’ambiente e dalle manipolazioni, lui che si è sempre creduto un uomo forte e determinato e padrone di sé, da parte di personalità molto più forti della sua : in due ambiti diversi e complementari, Tiwyn e Cersei. Specchiandosi in lei, riconoscendo in lei la purezza di ideali perduta o mai avuta, Jaime la ammira, oltre le apparenze. Per quello che è, e non per quello che appare. Il fatto che i due si innamorino o meno, a questo punto, in confronto a quanto di grande sta succedendo nelle loro vite, paradosalmente mi appare quasi secondario. Perchè anche Brienne in quel momento porta a termine il suo percorso, cambia e cresce: perchè, in quel gesto di soccorso e protezione così istintivo e sincero che ha alla fine, quando sostiene tra la braccia il corpo esausto di Jaime, accogliendo e abbracciando, insieme alla sua fisicità, il peso della sua sofferenza- sconfigge definitivamente il suo pregiuduzio per capire l'altra persona, l'essere umano sotto l'etichetta, il dolore sotto l'apparenza. Lei, che dei pregiudizi è l'eterna vittima, ma che tuttavia ad un altro pregiudizio aveva creduto lei stessa.
Ho parlato molto di Jaime, anche se il tema del post è Brienne, perchè davvero i loro percorsi mi appaiono talmente intrecciati, contemporaneamente paralleli e complementari (senza Jaime non potrebbe esserci l'evoluzione di Brienne, e senza Brienne non potrebbe esserci l'evoluzione di Jaime) da essere inscindibili.
E mi rendo conto solo ora che probabilmente tutto questo non è affatto un caso. Perchè a prima vista sembrano due personaggi talmente antitetici che più non si potrebbe (e così loro stessi si percepiscono, per molto tempo); ma invece entrambi, anche se in modo diverso, nascondono la stessa, identica ferita: quella di non potersi scrollare di dosso un’”etichetta”, di essere condannate per tutta la vita ad essere oggetto di un giudizio superficiale ed esteriore che è stato attaccato loro addosso e li seguirà per sempre. Uno, il regicida e lo spergiuro; l’altra, lo scherzo della natura, l’oggettto di derisione e disprezzo. Sotto questa etichetta, entrambi hanno un cuore, entrambi sono umani, profondamente, disperatamente umani: ma nessuno lo coglie. Il giudizio delle persone è sempre superficiale, esteriore... E’ così difficile vedere oltre le apparenze, l’immediato, la superficie, la scorza esterna. L’interiorità dell’individuo, o fortunatamente corrisponde all’aspetto e/o ai modi, o rischia di non essere colta da nessuno; o almeno, solo molto di rado, in circostanze particolari e, spesso, purtroppo, che passano attraverso un'esperienza amara e dolorosa.
E parlo anche della vita reale, purtroppo. E’ un errore insidioso, a cui siamo esposti in continuazione, un po' tutti (non sto criticando nessuno, mi ci metto dentro anch’io, per prima: l’ho fatto molti anni fa, con una persona cara ed in un modo per i quali i sensi di colpa mi perseguiteranno per tutta la vita; e anch’io ne sono diventata consapevole solo dopo una discesa fino in fondo al dolore più grande, e quando era, ormai, troppo tardi.). E’ maledettamente facile cascarci, maledettamente umano... e può fare maledettamente male. Al prossimo, sicuramente. Ma a volte, quando finalmente capisci di avere sbagliato ma nello stesso tempo realizzi che non potrai mai più rimediare perchè quella persona non è più su questa terra e la vita non concede seconde occasioni, anche a te stesso.
Ma torniamo al tema centrale, che è meglio. Peccato che poi, nelle stagioni successive, l’evoluzione di entrambi i personaggi (di nuovo, curiosamente, quasi in parallelo) si sia persa per strada. Costruendo per Brienne, come per Jaime in missione con Bron stile Totò e Peppino, una storiella tanto per tenerla impegnata in un po’ di insipidi siparietti con Pod. Del resto, affiancare Pod ad un pesonaggio, vista la caratterizzazione che D&D hanno voluto dare di lui (basata su centimetri ed altre amenità di alta raffinatezza), significa al 99% trascinare pure l’altro personaggio nel macchiettistico, in quell’alleggerimento dell’atmosfera che, in un mondo cupo , livido e feroce come quello di Asoiaf, non c’è e non ci deve essere (ma del resto anche nei libri, lei che vaga per Westeros chiedendo di una ragazza coi capelli rossi non era molto meglio, ammettiamolo). E sorvoliamo sulla vicenda della candela: che Brienne, da sola (ah no: c’è anche Pod. Le cui abilità, tuttavia, in quella situazione sembrano essere di utilità perlomeno dubbia) possa tirare fuori qualcuno prigioniero della fortezza dei Bolton, come trovata è il corrispettivo speculare de i “venti uomini valorosi” di Ramsay che mettono in ginocchio l’esercito di Stannis.
Eppure, nonostante questa caduta nata, penso, dal solito problema tecnico di tenere in stand-by un personaggio in attesa del gran finale, ho amato Brienne, nella versione cartacea ma anche in Got. Non è altrettanto brutta, ma ne rende comunque benissimo la goffaggine, la forza fisica e il candore dei suoi ideali ormai fuori dal mondo, che la rendono una figura ancora più sola; e l'orgogliosa, fiera dignità a cui si aggrappa per coprire una vena, più profonda e nascosta, di infelicità taciuta e inconfessabile dolore. E l'inesorabile, inevitabile suo essere, come Jon all'inizio, un'outsider, sempre e comunque "fuori posto": come aspirante cavaliere, però donna; come ragazza innamorata, ma di un uomo, oltre che irraggiungibile, per l'ennesima beffa della vita, pure omosessuale; come inverosimile fanciulla in abito rosa, tanto per aggiungere un tocco in più, di una taglia completamente sbagliata, tra il ridicolo e il tristemente patetico; come vittima di un gioco crudele, affrontando un orso ma con una spada da allenamento... Brienne, condannata ad essere "fuori posto" nel mondo.
Basta: scusate l'interruzione brusca, ma comincio veramente ad accusare la stanchezza. Delle ipotesi di evoluzione (e del possibile amore, forse neanche a senso unico, per l'una volta irraggiungibile Jaime) parlerò, credo, domani o dopodomani. A presto, spero... dopodichè, tornerò di nuovo nel mio limbo.
nn per fare il rompiscatole che critica sempre d&d ma vedere brienne che bullizza podrick o dice " fan...lo la lealtà" la fa sfigurare molto rispetto alla controparte cartacea dove i suoi comportamenti sono proprio all'opposto
Condivido. E temo siano le cose che capitano quando D&D devono andare avanti su un personaggio di Martin senza Martin alle spalle: il cambiamento di mano, di lavorazione e di grana si sente, eccome. Avevo evitato di proposito, nella mia analisi, di considerare quella frase rivolta a Jamie: perchè è vero che qui dobbiamo riferirci ai personaggi di Got, a come agiscono in Got; però anche a me sembra un capovolgimento talmente forte e stridente che stento proprio a prenderlo seriamente in considerazione. Anche se avrebbe enormi significati: Brienne, da sempre fedelissima ad onore e lealtà, tanto da chiamare la propria spada Giuramento, che alla fine apre gli occhi, capisce di non vivere nel mondo degli ideali e della fedeltà dovuta a costo della vita, diventa improvvisamente cinica e disincantata e realizza che questi sono solo vincoli relativi; che l'individuo in realtà è sempre libero di scegliere e decidere personalmente, momento per momento, sarebbe una svolta totale, nel suo cammino. Brienne, che cambia il credo su cui ha impostato una vita. In una frase. Senza che ce ne sia stato mostrato, o almeno fatto intuire, il motivo, il cammino o almeno il fattore scatenante. Così: perchè sì, e basta. Non so: sarò troppo Martiniana, inconsciamente, anche quando commento Got, ma non ce l'ho proprio fatta, a prendere sul serio una simile "inversione a U". A costruire chissà quale lettura psicologica su quella che, ho il vago sospetto, è solo un'uscita infelice che D&D si sono inventati lì per lì, giusto per avere la frase ad effetto nell'incontro tra lei e il forse-amato Jaime.
secondo me d&d volevano sottolineare come la minaccia estranea fosse tale da spingere brienne a fare e dire di tutto per portare Jamie dalla sua.
hanno però scelto una frase poco consona al personaggio
iniziamo a considerare che anche per i personaggi slegati per tutte le stagioni dalle vicende della barriera e dai WW inizia a far breccia l'ipotesi che il loro mondo stia correndo il rischio di scomparire? e non molti hanno la psiche e il carattere di cersei per cui se tutto brucia attorno a lei ma lei rimane ancora li non è un problema?
quella frase anzi ci sta alla perfezione secondo me...soprattutto considerando chi è il destinatario e che deve convincere proprio cersei.....
" A Grande Inverno giuriamo la fedeltà della Torre delle Acque Grigie. Cuore e focolare e raccolto a te noi doniamo, mio lord. Le nostre spade, le lance e le frecce sono al tuo comando. Da’ misericordia ai nostri deboli, aiuta i nostri inermi e fa’ giustizia per tutti. Noi mai ti volteremo le spalle. Lo giuro sulla terra e sull’acqua. Lo giuro sul bronzo e sul ferro. Lo giuriamo sul ghiaccio e sul fuoco. "
@osservatore dal norde @the neck : Bellissima idea, davvero! In effetti, è l'unica lettura sensata: Brienne ha scoperto che non sta più vivendo in un mondo ed una situazione normali, e che per la prima volta esiste un Bene (o un pericolo) superiore persino ai giuramenti.
Oltre al fatto che (ripenso al dialogo nella vasca, e a ciò che Jaime le ha svelato di se stesso) lei ormai sa quanto il vero Jaime sia diverso da quello che appare. E probabilmente ritrovandolo lì, a corte, bene o male tornato al suo posto, Brienne ha capito che, dopo quella fase di soffferenza e profonda, totale crisi -tutto il cammino con Vargo Hoat e il periodo immediatamente successivo- in cui stava riuscendo a liberare il vero se stesso, poi invece, ritrovandosi nel vecchio ambiente e tornando ad essere succube di Cersei, è di nuovo in parte scivolato indietro, ha in parte accettato di rimettersi addosso la stessa, vecchia maschera non sua, anche se con molta più umiltà e molti più dubbi. E lo esorta -in modo brutale perchè i tempi stessi ormai sono brutali, oltre che impellenti e brevissimi; non c'è più spazio per dialoghi sottili, graduali, delicati ed intimi come quello della vasca- a scrollarsela di dosso una volta per tutte, a gettare via le sovrastrutture e recidere i legami di cui è ancora prigioniero e diventare finalmente il vero Jaime, quello che lei - e solo lei- ha conosciuto: un uomo che, pur nei suoi umanissimi difetti, imperfezioni ed incoerenze, vuole agire per il Bene. Esattamente lo stesso gesto che, in fondo, Jaime ha già fatto una volta, scegliendo, per salvare migliaia di vite innocenti, di infrangere un giuramento, e pagandolo poi con il marchio eterno di Kingslayer. Un giuramento infranto che, paradossalmente, Brienne l'ha capito in quel famoso dialogo, è proprio ciò che ha fatto di lui un essere umano con un cuore e non l'assassino traditore ed amorale che credeva. E Brienne gli sta chiedendo di rifarlo ora, quando il pericolo e la posta in gioco sono incomparabilmente maggiori.
Solo Brienne sa di questo, di cosa c'era realmente dietro quello che per tutti gli altri è stato solo un tradimento o un gelido gesto di guerra ed ambizione: e nessuno più di Brienne, quindi, può coerentemente chiedergli di fare di nuovo questa scelta.
Quindi dietro l'apparente incoerenza può esserci, invece, una profondissima coerenza, nonchè senso logico. Grazie ad entrambi per avermi dato questa chiave di lettura
E' certamente la cosa più coerente con il percorso di Brienene, la quale ha infine compreso quanto la minaccia dei WW sia reale e sia impellente su tutti loro: Brienne sa di avere presa su Jaime, e come dice @Stella di Valyria lo esorta in questa ottica a fare qualcosa di concreto per contribuire alla causa: come dite tutti, sono finiti i tempi sei sofismi, e sentir dire quella frase così perentoria da una come Brienne fa ancora più effetto.
Concordo poi con chi sostiene che non tutti hanno la forza di carattere di Cersei, o la sua totale follia, si potrebbe dire, di restare immutabilmente seduta sul suo bel trono mentre tutto attorno a lei va a fuoco.
”My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”
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"Dreams don't mean anything, Dolores. They're just noise, they're not real." "What is real?" "That wich is irreplaceable."
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"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.
La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."
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Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia
perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.
In quanto alla
META FINALE
della nostra Brienne... come ho già scritto, su questa parte sono sempre in difficoltà. Perché noi ci basiamo su coerenza e, in parte, prevedibilità; mentre un bel finale, per un film o una serie, è quello in cui la prevedibilità salta completamente, pur mantenendo rispettata la coerenza col personaggio, la sua personalità ed il suo percorso. Quindi, come sempre, mi limito ad abbozzare qualcosa di molto vago.
Intanto, Brienne è uno di quei personaggi che hanno, ormai da tempo, una lama di Valyria. E questo pensiamo un po' tutti che significhi una cosa abbastanza certa: è tra coloro che affronteranno gli Estranei. Con qualche chance di sopravvivenza, data l’arma; tuttavia tutt’altro che certa, perché gli Estranei possono essere in numero assolutamente soverchiante. Quindi potrebbe sopravvivere o soccombere... e qui, per pura sensazione “a pelle”, penso che la povera, goffa, eternamente fuori luogo Brienne sia uno di quei personaggi fin dall’inizio destinati al sacrificio finale. Alla morte. Perché, come ho scritto nel primi post, è un personaggio profondamente tragico da sempre, seppur goffamente (goffaggine che solo ad una lettura superficiale ne mascherà la tragicità e il dolore... curioso e beffardo destino, il suo: la goffaggine è la sua tragedia, ma anche ciò che impedisce agli altri di coglierla e comprenderla. Due condanne in una, povera Brienne), sofferente, solo, tormentato, incompleto e destinato ad esserlo per sempre, “sbagliato”. Come se si portasse già dentro la linea scura ed inesorabile di un destino tracciato. E non un destino lieve, lieto e sereno; come non è mai stata lieve, lieta e serena la sua esistenza.
Il mio grosso timore è che questa morte, per fretta di D&D e/o per l’eccessiva mole di materiale da trattare e storie da portare a termine, finisca nel calderone di una grande battaglia –magari nel massacro frenetico dello scontro finale- senza più spazio per uno sviluppo ed un momento autonomo, che per me questo personaggio, invece, stramerita.
La mia speranza, all’opposto, è che trovino (o scelgano di trovare) il tempo per concederle un epilogo degno... che, anche se so di essere banale, mi vedrei solo insieme a Jaime. Hanno percorso troppa strada insieme, sono cambiati e cresciuti troppo, insieme, perché i loro percorsi non si incontrino di nuovo. Il momento di “Fu** the loyalty” è stato una premessa, un incontro brevissimo e, per così dire, “da lontano”. Un assaggio, in un certo senso. Ma io mi aspetterei ancora molto, molto di più. Qualcosa di tanto più intenso: non solo un giustapporsi delle loro strade, un incrocio momentaneo o un tratto in parallelo, guardandosi l’un l’altra da lontano, ma un intrecciarsi stretto e quasi inscindibile, intenso come era stato quello della vasca. Magari brevissimo –perché se nel frattempo c’è la Morte, in un angolo, che aspetta, non aspetterà a lungo. Solo nelle opere liriche l’eroina morente e agonizzante fa ancora in tempo a cantare un’aria ed un duetto, e pure a pieni polmoni; nella realtà –e Got in questo somiglia abbastanza alla realtà- la Morte, quando arriva ad esigere il conto, è un padrone di casa ben più impaziente e di una brutalità spietata. Ma del resto nel cinema e nelle serie tv, quelli ben fatti, il pathos è questione soprattutto di intensità ed emozione, non solo di durata.
E vi prego, D&D: non fatemeli vedere “solo” che combattono fianco a fianco, nella solita scena alla “la solidarietà trionfa, yuppi!”. Datemi una scena da star male, per il dolore e la bellezza. Datemi –anche se è banale, vecchio e un po’ operistico- lei che si immola per salvare lui (facendoci capire, nello stesso momento, che non solo dopo quel dialogo che ho citato cento volte ha imparato a stimarlo, a vederlo oltre e sotto la maschera, l’etichetta ed il pregiudizio, ma anche che davvero, come abbiamo immaginato tante volte, si è innamorata di lui, la goffa, candida Brienne dal cuore di fanciulla, la povera Brienne destinata a sbagliare sempre tutto). O -e mi piacerebbe ancora di più, ma tanto- l’esatto contrario: lui che -eventualmente dopo aver compiuto qualche impresa grande e forte, forse portentosa, che un po' tutti ormai ci aspettiamo da lui dopo l'affrancarsi dai vecchi legami con quella partenza solitaria sotto la neve- si sacrifica per lei. Non più per una delle donne più belle e sensuali dei Sette Regni, che lo ha avuto in pugno per una vita, sin da quella nascita in cui lui si teneva aggrapato al tallone di lei, quasi segnando già un legame di dipendenza, bisogno e sudditanza, ma per quella più goffa, sgraziata, brutta; la più improbabile di tutte. Non più per uno splendido corpo con un'anima marcia fino al midollo, ma per la trasparente, indifesa, quasi sempre non vista bellezza di un cuore limpido e puro. Che forse lui, alla fine, forse proprio in quello stesso momento, ha scoperto di amare. Perché è possibile –ve lo dico per esperienza personale, purtroppo- capire di voler bene, e tanto, ad una persona solo nel momento, o nei giorni, in cui la morte te la sta portando via per sempre. Ed è terribile... ma è già qualcosa. Perché sarebbe ancora mille volte peggio scoprirlo solo dopo. Perché ti concede almeno la possibilità, se non di condividere con quella persona momenti felici e sereni –la vita è spietata: questa chance, se te la sei giocata, non te la concede una seconda volta- almeno di farle capire, di farle sentire, con un ultimo, unico gesto, quanto ci tenevi a lei. Un attimo prima che il sipario cali e l’eterna nemica, la Morte, riscuota definitivamente ciò che è suo.
Dopodichè, il seguito va da sé: Jaime che muore tra le braccia di Brienne. Tra la braccia, come era stato detto, della donna che ama. Ben misera felicità, per tutti e due: ma a volte e ad alcune persone, questa lotteria incomprensibile e troppo spesso ingiusta che è la vita non concede molto di più.
Sì, lo so: ho prospettato due finali che, se li leggete con la testa più che col cuore, sono l’apoteosi della banalità. Da libretto d’opera, e pure popolare, di quelli per commuovere il pubblico delle ultime file. Ma concedetemi questa eccezione, almeno per questi due personaggi. Almeno nella mia testa e, soprattutto, nel mio cuore. Nessun intrigo, nessun colpo di scena spettacolare; nessun tranello e nessuna raffinata macchinazione; nessuna tattica e nessuna politica: è dall’inizio di Got ad Asoiaf che sono ovunque, dominano tutto e tutti. Per una volta, vorrei tanto che rimanesse solo la vita degli esseri umani per quello che in fondo tanto spesso è: sbagliare, sforzarsi di capire, riprendersi, cadere e rialzarsi, cercare di fare del proprio meglio (magari sbagliando ancora, perché siamo umani, accidenti, maledettamente umani), soffrire, morire.
E pazienza se è banale: le nostre vite, a guardarle bene, sono banali. Noi siamo banali. La vita stessa è banale. Eppure può lo stesso fare stare tanto bene, o portare tanto dolore. Come il più complesso, articolato ed intricato dei romanzi... anzi, a volte, tanto di più.
Molto bella la tua lettura, e di certo credo che saremmo tutti contenti se per Brienne il finale non fosse frenetico e tutto votato al singolo sacrificio per un altro personaggio, ma raccontato ed accompagnato da coerenza, e, perché no, anche poesia, una poesia di cui la donzella di certo in tutta la sua vita ha goduto ben poco, se non per nulla.
Per come ho sempre visto il destino del suo personaggio, strettamente interconnesso con quello di Jaime, personalmente credo che entrambi siano destinati alla battaglia contro i WW. Credo che ella morirà, se morirà, a King's Landing e non a Winterfell, e che la lama valyriana troverà il suo perché completandosi con l'altra lama, quella che possiede Jaime.
Anche se non sono certa ci venga mostrato che Lamento di Vedova si trovi - ora - tra le mani di Jaime. Lo diamo per scontato, ma chissà se davvero le due spade combatteranno insieme.
”My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”
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La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."
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Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia
perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.
sono "ottimista" riguardo brienne, nel senso che nell'ottava stagione secondo me, in relazione al minutaggio, sara uno dei personaggi con maggior qualita nelle scene che la interesseranno, penso avremo almeno 2-3 momenti molto alti legati a lei, uno in relazione a sansa e arya, uno nel culmine di una battaglia contro i WW, e il terzo, forse anche l'ultimo in assoluto, con jaime!
" A Grande Inverno giuriamo la fedeltà della Torre delle Acque Grigie. Cuore e focolare e raccolto a te noi doniamo, mio lord. Le nostre spade, le lance e le frecce sono al tuo comando. Da’ misericordia ai nostri deboli, aiuta i nostri inermi e fa’ giustizia per tutti. Noi mai ti volteremo le spalle. Lo giuro sulla terra e sull’acqua. Lo giuro sul bronzo e sul ferro. Lo giuriamo sul ghiaccio e sul fuoco. "