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ADWD - Progetto Rilettura ASOIAF
A di Albert Stark
creato il 25 marzo 2015

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Inviato il 14 gennaio 2018 19:54

@***Silk***

Ma io con nenia mi riferivo appunto all'approccio che Sansa aveva con i Sette, non quello con gli Antichi, che verrà poi fuori in un momento del tutto sfavorevole. Ella parte da un qualcosa di mantrico, abitudinario, molto frivolo, generato dal solito alone di importanza dato alle apparenze e al potere seduttivo che l'estetica ha esercitato su di lei anche nelle piccole cose. 

 

Quanto a Jon e Arya, riscontro le stesse cose. Non è un caso se si pensino reciprocamente di fronte ai propri potenziali love interest. E ciò esula dal fisico, bensì è una pulsione spontanea e naturale che loro stessi non si spiegano. Ci sta, a mio avviso, che Martin abbia mantenuto alcune parti del progetto originale, che li vedeva coinvolti come vera e propria coppia. Personalmente non sono né favorevole né contrario ad una futura svolta romantica. Sicuramente non posso etichettare il loro rapporto come mero amore fraterno, perché ci sono avvisaglie anche di altro. Il loro legame comunque ha un'importanza chiave in determinate sfumature della loro maturazione, come un sostegno morale a cui non voltare mai le spalle. 


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

*
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Inviato il 15 gennaio 2018 11:10

@JonSnow;

Avevo capito male dal tuo precedente intervento. Sembrava un discorso legato al culto degli antichi dei. Da questa prospettiva siamo d'accordo. :)

 

Su Jon e Arya, aggiungo inoltre che preferisco questa evoluzione rispetto alla mera love story. Come si era detto illo tempore, i due si sono molto uniti grazie a una serie di affinità e interessi negli anni passati a Winterfell e in particolare grazie anche alla situazione di - diciamo - disagio che li accomuna (vedi il discorso che fece Erodiade su diritti delle donne e diritti dei bastardi). E come dici te questo è una qualcosa che prescinde dall'aspetro fisico ma va anche oltre l'amore fraterno. È una specie di modello a cui tendono dopo essere stati separati ed anche una sorta di conforto che permette ad entrambi di affrontare in maniera positiva le sfide che si troveranno davanti.


"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”

 

She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.

 

“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”

 

***

 

"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor. 

 

 

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Inviato il 15 gennaio 2018 22:37

Ricordiamo poi che l'atto d'amore più grande, sia esso fraterno o ambiguo, è provato dalla rottura del giuramento. Jon resiste a tutto mantenendo il proprio voto, ma non alla prospettiva di Arya prigioniera o cacciata da un mostro. 


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Inviato il 19 gennaio 2018 0:23

Sansa:

L'inizio non fa altro che far percepire il senso di esasperazione che verte su Sansa: la guerra alle porte, la prospettiva di un caos senza fine, accompagnato solo dalla morte, dalla distruzione, dalla cenere. In più ella è costretta a fare i conti con un salvatore improbabile, la cui inaffidabilità è constata dalla ragazzina stessa, che di fronte ad essa non può che sconfortarsi e riscontrare l'assenza di opzioni migliori. Notare poi la battuta su Joffrey, ove dice a Dontos che qualora egli lo ringraziasse per averlo trasformato in giullare, deciderebbe quindi di reintegrarlo nella posizione di Cavaliere. Con una sintesi vera e propria Sansa ha racchiuso in poche parole l'essenza di Joffrey, a dispetto della diceria di una stupidità totale.

Il confronto con Sandor Clegane è come sempre intensissimo. Nonostante il volto martoriato e l'indomabilità del Mastino, ella è colpita dai suoi occhi; in un certo senso coglie la sua vera anima, il dolore che l'accompagna, il tormento dell'uomo intrappolato dentro quel corpo. Si concede dunque una certa distanza dalla superficialità. Sandor, come sempre, appare a vigilare su di lei, coinvolto e attratto dalla sua innocenza, ma al tempo stesso irritato da essa. Il Mastino non fa che aggredirla verbalmente, per l'ennesima volta. Il suo obiettivo è chiaro: non si tratta solo di uno sfogo con molteplici frustrazioni al seguito, bensì di un tentativo di costruirle una corazza e istruirla alla propria filosofia nichilista. Sandor Clegane cerca di abbattere tutti i dogmi, le speranze e le convinzioni della ragazzina. Non cerca di violarle il corpo, bensì la mente, il cuore, l'anima. Egli vuole che si renda conto di non poter contare veramente su nessuno. Non esiste alcun Dio, né Cavaliere dal bianco destriero. C'è solo e soltanto lei, e la nefandezza del mondo. La stessa nefandezza che egli cerca di mostrarle attraverso sé stesso, vantandosi dei propri crimini e cercando di apparire come il più brutale dei mostri possibili. Dunque ciò che cerca di tramandarle è il più cinico dei suggerimenti: deve imparare a fare i conti sulla realtà e a sopravvivere solo ed esclusivamente della propria forza mentale, nonché forza di volontà. Un dono nero. L'unico modo per evitarle ferite e delusioni, rendendola inviolabile. Eppure Sansa inviolabile già lo è, nonostante ciò che le accada. Come ella stessa dice a sé stessa: gli Dei esistono e anche i veri Cavalieri. E concordo con lei sulla seconda parte, poiché come esiste il male vi è anche il bene. 

Il fatidico momento, poi, giunge ineluttabile. Ella diviene donna nella totale solitudine, senza alcun volto familiare attorno a sé, senza il conforto o l'appiglio di nessuno. Fatalistico e meraviglioso il passaggio in cui associa quel sangue al porpora dei Lannister, che finisce col tradirla. 

Il confronto con Cersei non è da meno rispetto a quello con Sandor. Cersei, inequivocabilmente, non la ritiene sveglia abbastanza. Eppure, di fondo,  è in grado quasi di compatirla poiché donna. In lei coglie in pratica l'innocenza e la purezza, due caratteristiche che nella sua visione delle cose rendono la donna preda indifesa per l'uomo, che può soggiogarla così facilmente. Ciò a cui ha sempre voluto rinunciare e a cui non ha mai voluto aderire. Anche Cersei, come Sandor Clegane, è per Sansa una mentore. Emblematico e veritiero il passaggio in cui le dice che non amerà il Re, ma di certo amerà i suoi figli.

Il tutto si conclude con ciniche battute su cosa sia, di fondo, l'amore. Ed anche qui non mi sento di dar torto alla Regina Lannister. 

 

Jon:

Finalmente il metamorfismo.

Il tutto si apre con il faccia a faccia con Qhorin. Un confronto ricercato da Jon, la cui coscienza non gli permette ancora di scendere a compromessi con le proprie azioni grigie, dunque il ragazzo non riesce ad esimersi dal giudicare sé stesso, sentendo il peso che quelle stesse azioni esercitano su di lui. Pertanto non può che liberarsene, in questo caso verso l'interlocutore più saggio. Emergono maggiori dettagli sulla figura di Mance, non sul Re, ma sull'uomo che fu un tempo. Le parole di Qhorin portano con sé un sapore amaro, di rammarico. Egli riesce a non provare alcun rancore o emozioni negative, rimanendo perfettamente lucido nell'analisi della persona in questione e delle sue azioni. E fa altrettanto con i Bruti, riuscendo a dominare ogni possibile sentimento di odio. Ciò fa di Qhorin un soggetto ammirabile e tremendamente razionale. Tuttavia, per quanto ci sia del senso nella giustificazione che Jon dà alla mancata esecuzione di Ygritte, i veri motivi si svincolano dall'assenza di malvagità e sfociano, perlopiù, in sentimenti ancora sconosciuti verso di lei, ma immersi comunque nella curiosità. Quello del Monco era dunque un test, come egli fa ampiamente capire. Il succitato conosce ogni dettaglio della natura dei propri sottoposti. Li studia, li sceglie accuratamente. Un altro esempio di mentore, dato che Jon riceve l'ennesima lezione, voluta o meno, di comando.

Poi vi è il sonno di Lupo, il febbrile incontro con Bran o ciò che resta di Bran in quella forma. La consapevolezza della sua natura di lupo che diviene corvo e conosce. Al di là della libera interpretazione sono rimasto molto coinvolto dalla singolarità di Ghost, che oltre ad essere meno ferale dei fratelli sembra anche possedere un'intuitività maggiore. L'aquila è poi chiaramente un fenomeno di warging. E non c'è da sorprendersi che un uomo acuto come Qhorin se ne accorga in modo repentino, rivedendo la propria strategia. Quindi si conferma un uomo privo di qualunque paura incontrollata. Non giustifica gli eventi sovrannaturali ricorrendo a razionalità spicciola, ma anzi, li analizza e riformula i propri passi in base alla loro avanzata.

Il pezzo finale è invece profondissimo per quanto riguarda il vero significato dei Guardiani della Notte, dello spirito recondito che si cela al di sotto della Confraternita. Il sacrificio, in tutti i sensi. L'episodio di Scudiero Dalbridge, perfettamente colto da Jon, non può che segnare e, gioco di parole, insegnare qualcosa al tempo stesso.

 

Tyrion:

Il tutto si apre con notizie dal Nord. Tyrion ne è sinceramente inorridito e ancora una volta il ricordo di quei metalupi si palesa in lui. Ma ciò che lo rende ancor più inorridito è la prospettiva del volto della sorella pieno di radiosità e con smagliante sorriso all'ascolto della stessa.

La cena tra i due è interessante da entrambe le parti, poiché da un lato Tyrion gioca bene le sue carte, tra il serio e il provocatorio, mentre dall'altro la stessa Cersei si dimostra un'abile combattente da fioretto. Oltre alla convinzione del popolino sulla vittoria di Stannis Baratheon, è l'apprensione materna a palesarsi. Eppure la Regina, per quanto fin troppo convinta di una superiorità intellettuale che in fin dei conti non possiede, non sbaglia nel muovere certe accuse al proprio fratello minore. Come lei stessa dice, egli si sta fidando fin troppo di Varys, avvicinandolo a sé quasi come una figura amica. L'analisi che lei stessa fa delle azioni dell'eunuco non è per nulla sbagliata. Egli lavora per mostrarsi indispensabile in più occasioni, preservando così la propria vita e il proprio ruolo. Strano che, nonostante Cersei abbia perfettamente colto la natura e il modo di fare di Varys, ella finisca comunque per essere una pedina nelle sue ragnatele.

La discussione sul ca**o, poi, sottintende la fallibilità degli uomini di fronte alla prospettiva sessuale, ma al tempo stesso conferma il desiderio fallico di Cersei, rilevato dal Folletto che, in questo caso, ha perfettamente ragione. 

L'episodio di Alayaya poi porta con sé il difetto e la debolezza più grande della Regina: il suo costante sopravvalutarsi. Alayaya non è Shae, eppure Tyrion riesce a mantenere il sangue freddo e a non mostrare sollievo, finendo infine con l'interpretare l'idea che sua sorella ha di lui, ovvero quella di un mostro deforme pieno di invidia e malvagità. 

Recandosi da Shae e fallendo nel suo rituale atto di lussuria, si può prendere atto di come le parole di Cersei abbiano attecchito sulla sua psiche. Sia per ciò che concerne la prostituta in questione, sia per ciò che concerne Varys, i cui passaggi segreti sono ormai noti e fanno dubitare lo stesso Tyrion della sua integrità. 

In fin dei conti, dunque, Cersei fallisce clamorosamente nel tenere ostaggio la donna sbagliata, ma Tyrion fallisce altrettanto.

Un pareggio

 

Catelyn:

Il capitolo che comincerà a segnare, almeno per larga parte, la disfatta di Robb Stark e della causa del Nord. 

Catelyn è nella totale disperazione, ben oltre il crollo emotivo. La notizia della presunta morte dei suoi figli ha non solo il potere di piegarla in due e spezzarla nella perdita, ma anche quello di intaccare la sua lucidità per quanto riguarda il resto. Nonostante una ferrea posizione a livello strategico, ella da qui in poi non riuscirà a vedere altro che l'inutilità di ogni conflitto, sia esso vincente o meno. Pertanto lavorerà alacremente in questo senso, andando contro gli interessi del suo primogenito. In poche parole tenterà di salvare il resto della sua prole mettendoli al tempo stesso in pericolo, ottenendo perfettamente il contrario di ciò che tanto desiderava. 

Ecco dunque il suo rivolgersi a Jaime e il successivo confronto con lei. Per quanto Catelyn sia anche in quest'occasione piena di dignità, è a mio parere lo sterminatore di Re ad avere la meglio sia nello scontro verbale che nell'analisi degli eventi, dimostrandosi non solo più lucido, ma anche più credibile nella sua posizione. Una forza di volontà interiore che riesce a non farlo vacillare di un minimo. 

Negli occhi di Catelyn egli rivede gli occhi di Ned Stark, quel senso di superiorità morale da cui è stato irrimediabilmente e frettolosamente giudicato senza appelli né attenuanti. E per quanto forse lo neghi a sé stesso, Jaime non riesce a sopportarlo. Pertanto non può che reagire comportandosi come l'uomo che tutti loro si aspettino egli sia. E almeno in parte, lo è, al di là della mascherata. E' un uomo in conflitto, con tante luci e ombre, pregi e difetti. Non un dannato, non un redento. Solo e soltanto un uomo. Però, sfidare quegli occhi fa comodo. Come fa comodo trarre forza dalle proprie provocazioni, dall'alterigia. 

Eppure Jaime ha necessità di sapere, di essere reso edotto delle condizioni dei suoi familiari. Pertanto cede, accetta un confronto lievemente diverso, ma pujr sempre intenso e provocatorio. Lo scambio di informazioni è equo. Ma equo non è poi quel faccia a faccia così insolito.

Jaime riesce, tra il sarcasmo, l'ironia e l'irriverenza, a controbattere tutto il rigore morale di Catelyn, le sue argomentazioni, la sua fermezza. Egli arriva a biasimare gli Dei per la sorte di Bran, dando la colpa a loro. E lo fa con cognizione, pensandolo davvero. Paradossalmente in quest'occasione si ha un vero approccio con lo spessore qualitativo che avvolge questo personaggio. E di più, lo stesso accade con le sue ragioni. Quanto accaduto a Brandon e Rickard è esplicativo in questo senso e non può che far ragionare il lettore sul fatto che poi Aerys si sia in fin dei conti meritato quella fine. 

Ma il colpo più duro, quello veramente letale, è l'ultimo. Spergiuro è Jaime Lannister, traditore è Jaime Lannister, spergiuro lo è Ned Stark, traditore lo è Ned Stark. Che dire... Penso che Jaime le abbia bucato l'anima in quell'istante. 


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Inviato il 19 gennaio 2018 11:16

Sansa iv

 

Vigilia della battaglia, Sansa osserva lo scenario di fuoco, fumo e tenebre. Siparietto con Dontos, in cui parlando del tempio di Baelor mi ha colpito questo scambio di battute: «Io voglio che venga ridotto in cenere.» «Zitta, piccola, gli dei ti udiranno.». Poi accenno alla futura fuga e momento “cheschifolaggente” più varie ed eventuali sull’arrivo di Stannissimo.  
Siparietto didattico col Mastino e le sacrosante verità che però, non prevedendo unicorni ed arcobaleni, a sansa non piacciono… “Sono onesto. È il mondo a essere crudele”.

Infine Cersei ci delizia con cronache di un matrimonio felice e ci conferma che sì, anche Tyrion desidera essere amato.

 


Jon vii

 

Nuovamente buio e gelo. Si scopre del passato di Mance, nel malinconico dolore nella voce del monco, la natura ambivalente, il probabile doppio gioco e la diserzione. Inoltre il punto debole che caratterizza i bruti: l’assenza di disciplina. Sogno di lupo ed incontro con Bran, non a caso l’albero-diga è poco più che un germoglio. Non ho ben capito il passo in cui viene toccato dall’albero e si sente dire che in quel modo può vedere...subito dopo infatti il sogno di lupo diventa più concreto.

Jon potenziale metamorfo, tratto che non approfondirà mai, neanche in seguito potendo approfittare delle maggiori conoscenze dei bruti…peccato.

 

 

 

Tyrion xii

 

Confronto con Cersei in cui fondamentalmente Tyrion esce vincitore. Cersei ha preso un abbaglio ed ora ha paura che Tyrion possa rifarsi sui suoi figli, proprio l’esito opposto a quanto desiderasse. Solo che Tyrion è un individuo sensibile, umano, desideroso di vivere una vita normale anche in ambito affettivo. Ma shae è una pu***na e lui sente di ripercorrere la strada dei vecchi errori.

 

 

 

Catelyn vi

 

Il dolore più grande che possa esistere: una madre che perde i suoi figli.

"Sono diventata una donna acida" si disse Catelyn. "Non provo più alcuna gioia nel desco, i canti e le risate sono diventate cose estranee, da prendere con diffidenza. Sono una creatura di dolore, di polvere e di ricordi amari. Là dove un tempo c'era il mio cuore, adesso c'è soltanto uno spazio vuoto."

Qua abbiamo la nascita di lady Stoneheart, che crescerà negli eventi futuri fino alla morte di Cat, divenendo lei personaggio, un percorso di assoluta coerenza, di cui non ho mai compreso le critiche che gli vengono mosse.

In seguito bellissimo scambio con Jaime, in cui veniamo a sapere dettagli ed esperienze che, pur confermando carattere ed indole del soggetto, rimettono in gioco la storia del personagggio.


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" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "

 

Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Inviato il 20 gennaio 2018 16:55

Capitoli 52-55

 

Sansa IV

Il risentimento mostrato da Arya verso gli dei per la sorte del padre lo troviamo riproposto anche in Sansa, ma in maniera diversa. Sansa riversa la sua rabbia verso i 7 dei, che anch’ella ritiene responsabili di non aver mai ascoltato le sue preghiere, come Arya riteneva responsabili gli antichi di non aver difeso Ned/ascoltato le sue preghiere. Rancore acuito dal fatto che il luogo di culto è ormai per lei il luogo dell’esecuzione di Ned:

 

“Let him.” When Sansa had first beheld the Great Sept with its marble walls and seven crystal towers, she’d thought it was the most beautiful building in the world, but that had been before Joffrey beheaded her father on its steps. “I want it burned.”

 

Certo il suo rancore è sicuramente più composto, controllato, freddo. Ma non meno presente.

Con Stannis alle porte, non solo Sansa è terrorizzata, ma tutta KL, memore del fato che l’attese una quindicina di anni prima quando i Lannister entrarono in città:

 

The whole city was afraid. Sansa could see it from the castle walls. The smallfolk were hiding themselves behind closed shutters and barred doors as if that would keep them safe. The last time King’s Landing had fallen, the Lannisters looted and raped as they pleased and put hundreds to the sword, even though the city had opened its gates. This time the Imp meant to fight, and a city that fought could expect no mercy at all.

 

Sul rapporto con Sandor invece, riprendo una parte di testo scritta al tempo da @JonSnow;, che secondo me coglie benissimo quello che sta continuando a fare nei confronti di Sansa:

 

Cita

Un rudimentale Maestro di Vita che sta, molto consapevolmente, addestrando l'Uccelletto al ritrovamento di una vera indipendenza e ad un'accettazione totale della realtà in cui si trova, spegnendo per sempre ogni sorta di speranza sul buon cuore delle persone. Vorrebbe spianarle la strada verso il nichilismo, imponendole lo stesso percorso che egli ha compiuto per sé, di modo da crearle la corazza necessaria e raggiungere lo scopo: proteggere non solo il suo corpo, ma anche la sua mente.

 

E questa sua volontà di essere una sorta di guida per Sansa, è evidente nel momento in cui le parla dei suoi amati ed idealizzati cavalieri:

 

What do you think a knight is for, girl? You think it’s all taking favors from ladies and looking fine in gold plate? Knights are for killing.

 

Sandor le spiega in maniera molto cruda come va il mondo al di fuori della campana di vetro sotto la quale è cresciuta a Winterfell. Mondo che parzialmente ha già avuto modo di vedere da quando è partita per KL. I cavalieri uccidono, non sono come nelle canzoni, gli dei non sembrano esistere e vige la legge del più forte:

 

Sansa backed away from him. “You’re awful.”

“I’m honest. It’s the world that’s awful.

 

Ma Sansa cerca di convincersi del contrario. Deve pur darsi una speranza a cui aggrapparsi, o almeno pensare che l’affaire Dontos non possa andare a suo discapito:

 

There are gods, she told herself, and there are true knights too. All the stories can’t be lies.

 

Al peggio non c’è mai fine e Sansa diventa donna. Bella l’immagine scelta da Martin per descrivere in breve l’evento ed il suo stato d’animo:

 

It was as if her own body had betrayed her to Joffrey, unfurling a banner of Lannister crimson for all the world to see.

 

Anche Cersei ha parzialmente la funzione del Mastino relativamente alle questioni più femminili, sia quelle più pratiche, che quelle più filosofiche:

 

Robert wanted smiles and cheers, always, so he went where he found them, to his friends and his whores. Robert wanted to be loved. My brother Tyrion has the same disease. Do you want to be loved, Sansa?”

“Everyone wants to be loved.”

“I see flowering hasn’t made you any brighter,” said Cersei. “Sansa, permit me to share a bit of womanly wisdom with you on this very special day. Love is poison. A sweet poison, yes, but it will kill you all the same.”

 

E questa visione se vogliamo va ad aggiungersi al discorso che Maester Aemon fece a suo tempo a Jon Snow: l’amore è la morte del dovere. Ed è una visione, che non disdegnamo noi - da quello che leggo - né disdegna Martin, come dimostrano gli archi di certi personaggi. Pensiamo a Ned: per lui l’amore (per Lyanna) è stato sia la morte del dovere, inteso come dovere verso il suo re ed il suo regno, sia ciò che alla fine lo ha portato alla morte vera e propria (si dichiara colpevole per amore delle figlie perché non le usino contro di lui, dopo che Varys gli ricorda la sorte della piccola Rhaenys). Ma pensiamo anche a R+L e a Robert stesso: sui primi 2 si possono fare congetture, su Robert è evidente che la visione di Cersei in particolar modo calza a pennello. Non è fisicamente morto al Tridente, ma la mancanza di Lyanna lo ha talmente avvelenato da cambiarlo. Da farlo diventare il regnante mediocre di cui tanto abbiamo parlato durante la rilettura di AGOT. Da fargli rifiutare psicologicamente Cersei come sposa, innescando in lei quel rancore che, oltre ad una serie di altre ragioni contingenti, l’ha portata a pilotare la caccia fatale.

 

Jon VII

Si scorge una nota di dolore nel racconto di Qhorin su Mance. Si intravede ancora quel sentimento che li legava dall’amarezza con cui ne parla e che Jon percepisce:

 

They were friends as well as brothers, Jon realized, and now they are sworn foes.

 

Ciononostante, come diceva @JonSnow;, riesce ad analizzarlo con razionale distacco, così come analizza i bruti:

 

“He was the best of us,” said the Halfhand, “and the worst as well. Only fools like Thoren Smallwood despise the wildlings. They are as brave as we are, Jon. As strong, as quick, as clever. But they have no discipline. They name themselves the free folk, and each one thinks himself as good as a king and wiser than a maester. Mance was the same. He never learned how to obey.”

 

Così come stava analizzando anche Jon. Per quanto riguarda lui, sono sempre molto toccanti le scene di complicità con Ghost. Sembra quasi rappresentare una sorta di continuum familiare:

 

“Ghost,” he called. “Here. To me.” He always slept better with the great white wolf beside him; there was comfort in the smell of him, and welcome warmth in that shaggy pale fur.

 

E si percepisce l’angoscia, dopo il sogno di lupo, per tutto il tempo in cui Jon non è a conoscenza della sua sorte. Come anche l’importanza che Ghost ha per Jon e la loro stretta relazione, non appena lo ritrovano:

 

Together they washed the caked blood from the direwolf’s fur. Ghost struggled and bared his teeth when Qhorm poured the wine into the ragged red gashes the eagle had left him, but Jon wrapped his arms around him and murmured soothing words, and soon enough the wolf quieted.

 

E, in Ghost, Jon finalmente passa. E questo suo passare in Ghost, ricorda quasi i primi sogni di Bran in coma. Come diceva @Jo, Ghost sembra essere un metalupo diverso rispetto ai fratelli, più percettivo/intuitivo, o forse questa maggior forza di discernimento è data dall’incontro con Bran. Bran lo riconosce nel corpo di Ghost:

 

Jon?

The call came from behind him, softer than a whisper, but strong too. Can a shout be silent? He turned his head, searching for his brother, for a glimpse of a lean grey shape moving beneath the trees, but there was nothing, only...

A weirwood.

It seemed to sprout from solid rock, its pale roots twisting up from a myriad of fissures and hairline cracks. The tree was slender compared to other weirwoods he had seen, no more than a sapling, yet it was growing as he watched, its limbs thickening as they reached for the sky. Wary, he circled the smooth white trunk until he came to the face. Red eyes looked at him. Fierce eyes they were, yet glad to see him. The weirwood had his brother’s face. Had his brother always had three eyes?

Not always, came the silent shout. Not before the crow.

 

Per tornare al dubbio di @Aegon il mediocre, la mia sensazione è che dopo il tocco di Bran-weirwood, a Jon venga mostrato uno scorcio del presente-distante, proprio come il corvo a 3 occhi aveva fatto in precedenza con Bran. Infatti vede dove Mance ha raccolto tutti i bruti. Azzardo: c’è anche un riferimento al futuro (forse, o mi piace vedercelo), o almeno col senno di poi si può intravedere un flebile rimando in queste parole:

 

for a moment he thought he had dreamed himself back to Castle Black. Then he realized he was looking at a river of ice several thousand feet high.

 

Recuperato Ghost, si ritirano. Qhorin ha ben chiaro che l’attacco dell’aquila al metalupo e l’aquila che da lontano osserva il loro cammino significano che sono osservati da un bruto metamorfo. E quindi arriva il momento del sacrificio, in cui l’arciere migliore viene lasciato nella posizione migliore per dare margine di fuga agli altri confratelli. Questo rimarca ancora di più la differenza che intercorre tra la Night’s Watch e il freefolk dell’incipit: il senso del dovere, da cui deriva lo spirito di sacrificio e l’accettazione dello stesso per un bene superiore.

 

“We are not far from the place the wildlings died,” said Qhorin. “From there, one man could hold a hundred. The right man.” He looked at Squire Dalbridge.

The squire bowed his head. “Leave me as many arrows as you can spare, brothers.” He stroked his longbow. “And see my garron has an apple when you’re home. He’s earned it, poor beastie.”

He’s staying to die, Jon realized.

Qhorin clasped the squire’s forearm with a gloved hand. “If the eagle flies down for a look at you...”

“...he’ll sprout some new feathers.”

 

Tyrion XII

Sintomatica la cautela che Tyrion ha nell’approcciarsi alla cena offerta da Cersei. Ci fa capire come anche Tyrion, che, in fondo in fondo, prova dell’affetto verso la sorella, nonostante tutto, riesca comunque a vederla per ciò che è:

 

Tyrion was exceedingly courteous; he offered his sister the choice portions of every dish, and made certain he ate only what she did. Not that he truly thought she’d poison him, but it never hurt to be careful.

 

E non aveva tutti i torti perché Cersei continua ad odiarlo e ritenerlo la causa di tutti i mali come dal giorno in cui è nato:

 

“A Lannister always pays his debts,” she said. “You’ve been scheming against me since the day you came to King’s Landing. You sold Myrcella, stole Tommen, and now you plot to have Joff killed. You want him dead so you can rule through Tommen.”

Piccolo inciso su Joffrey: Cersei non ha tutti i torti nel ritenere che qualcuno stia tramando per la morte di Joffrey e governare attraverso Tommen, è proprio quello che succederà una volta compresa a pieno la natura di Joffrey più avanti. Cosa per altro già anticipata nei precedenti POV, già da Bronn ed altri. Purtroppo, come al solito Cersei si sopravvaluta, vedendo nemici dove non ce ne sono e non cogliendoli dove invece ce ne sono. Il tutto acuito dall’eterno rancore che Cersei prova nei confronti di Tyrion, un rancore che tiene debolmente al guinzaglio solo per l’affetto che Jaime ha per Tyrion stesso.

Ed in questa occasione riusciamo a vedere quanto Cersei e Jamie siano uguali, solo che Jamie si rende conto delle sue potenzialità a differenza della sorella, e quanto invece Tyrion sia figlio di suo padre. Egli mantiene la calma e fa appello a tutta la sua freddezza finché Cersei non scopre le sue carte, e riesce a ribaltare la situazione a proprio vantaggio quando si rende conto dell’abbaglio preso dalla sorella. Cersei è convinta che Tyrion sia introspettivamente il mostro che appare esteriormente, quindi decide di darle quel mostro e Cersei si lascia abbindolare:

 

“Keep her then, but keep her safe. If these animals think they can use her... well, sweet sister, let me point out that a scale tips two ways.” His tone was calm, flat, uncaring; he’d reached for his father’s voice, and found it. “Whatever happens to her happens to Tommen as well, and that includes the beatings and rapes.” If she thinks me such a monster, I’ll play the part for her.

Cersei had not expected that. “You would not dare.”

Tyrion made himself smile, slow and cold. Green and black, his eyes laughed at her. “Dare? I’ll do it myself.” […]

“I have never liked you, Cersei, but you were my own sister, so I never did you harm. You’ve ended that. I will hurt you for this. I don’t know how yet, but give me time. A day will come when you think yourself safe and happy, and suddenly your joy will turn to ashes in your mouth, and you’ll know the debt is paid.”

 

Tyrion vince così questa battaglia, ma questa minaccia, più avanti gli costerà cara.

Tornando a Varys, la strada che Shae riporta di aver fatto per arrivare alla camera di Tyrion include un dettaglio interessante: un mosaico di un drago in rosso ed in nero. Quindi continuo a crogiolarmi nell’idea che Varys conosca i passaggi segreti fatti costruire da Maegor per discendenza:

 

“Lord Varys made me wear a hood. I couldn’t see, except... there was one place, I got a peep at the floor out the bottom of the hood. It was all tiles, you know, the kind that make a picture?”

“A mosaic?”

Shae nodded. “They were colored red and black. I think the picture was a dragon. Otherwise, everything was dark. We went down a ladder and walked a long ways, until I was all twisted around. Once we stopped so he could unlock an iron gate. I brushed against it when we went through. The dragon was past the gate. Then we went up another ladder, with a tunnel at the top. I had to stoop, and I think Lord Varys was crawling.”

 

E finalmente Tyrion inizia a dubitare della natura della relazione che lo lega a Shae.

 

Catelyn VI

Cat era già una donna distrutta dall’incidente di Bran, dalla morte di Ned, la perdita delle figlie e l’agonia del padre. La notizia della presunta uccisione di Bran e Rickon la portano ancora oltre nella sua caduta dentro l’abisso della disperazione. Lotta con l’accettazione di una perdita inaccettabile:

 

No one knew but her and Maester Vyman, and she had meant to keep it that way until... until...

Until what? Foolish woman, will holding it secret in your heart make it any less true? If you never tell, never speak of it, will it become only a dream, less than a dream, a nightmare half-remembered? Oh, if only the gods would be so good.

 

E i pensieri e il modo in cui introduce questa notizia a Brienne parlano più di infinite descrizioni e dissertazioni:

 

Such a simple question that was; would that the answer could be as simple. When Catelyn tried to speak, the words caught in her throat. “I have no sons but Robb.” She managed those terrible words without a sob, and for that much she was glad.

 

E in questo momento, si può dire che perda la lucidità dal punto di vista della strategia militare, ma si può anche dire che acquisisce una nuova consapevolezza che le fa mettere in diversa prospettiva le priorità. Il modo in cui nel suo sfogo scivola dai figli perduti, attraverso i metalupi, alle figlie in ostaggio e da lì ad un ardente desiderio di vendetta è emblematico. Ed in questo impeto si percepisce una somiglianza con le sensazioni più forti ed infantili provate nei POV di Arya:

 

“I want them all dead, Brienne. Theon Greyjoy first, then Jaime Lannister and Cersei and the Imp, every one, every one. But my girls... my girls will...” […]

Robb will avenge his brothers. Ice can kill as dead as fire. Ice was Ned’s greatsword. Valyrian steel, marked with the ripples of a thousand foldings, so sharp I feared to touch it. Robb’s blade is dull as a cudgel compared to Ice. It will not be easy for him to get Theon’s head off, I fear. The Starks do not use headsmen. Ned always said that the man who

passes the sentence should swing the blade, though he never took any joy in the duty. But I would, oh, yes.”

 

E come diceva @Aegon il mediocre qua c’è già tutta Lady Stoneheart, come avevamo rilevato anche tempo addietro in un POV precedente.

Jamie anche in seguito alla prigionia si dimostra essere ancora nell’aspetto il cavaliere che a Winterfell impressionò Jon, nonostante le condizioni. E si rivela anche essere più acuto di quanto non lo dipingano i fratelli nel percepire subito, dall’aspetto di Catelyn, il suo travaglio interiore. E probabilmente è questa percezione che lo fa essere, in un certo senso, il leader della conversazione tra i 2. E, per inciso, anche dalla bocca di Jamie ritorna il tema ateo/agnostico Martiniano, già trattato da Arya, Sansa, Sandor e Cat stessa poco prima:

 

“What gods are those, Lady Catelyn? The trees your husband prayed to? How well did they serve him when my sister took his head off?” Jaime gave a chuckle. “If there are gods, why is the world so full of pain and injustice?”

 

E alla luce del Jamie che scopriremo più avanti, mi colpisce che gli scambi più concilianti tra i 2 inizino con questa battuta:

 

“Oh, it’s truth you want? Be careful, my lady. Tyrion says that people often claim to hunger for truth, but seldom like the taste when it’s served up.”

 

La schiettezza, l’insolenza ed il sarcasmo di Jamie si manifestano in un completo inno alla verità nello scambio d’informazioni con Cat.

Sulla commissione del tentato assasinio di Bran, Cat inizia a vacillare, è incredibile quanto Littlefinger in gioventù si sia dimostrato così vicino e affidabile per Cat da non riuscire ad accettare un suo coinvolgimento negativo nella vicenda, sia alla luce dei dati raccolti, sia alla luce dei fatti del passato:

 

Whatever my brother wagered, he lost... but that dagger did change hands, I recall it now. Robert showed it to me that night at the feast. His Grace loved to salt my wounds, especially when drunk. And when was he not drunk?”

Tyrion Lannister had said much the same thing as they rode through the Mountains of the Moon, Catelyn remembered. She had refused to believe him. Petyr had sworn otherwise, Petyr who had been almost a brother, Petyr who loved her so much he fought a duel for her hand... and yet if Jaime and Tyrion told the same tale, what did that mean? The brothers had not seen each other since departing Winterfell more than a year ago.

 

Emblematico anche il fatto che Jamie ammetta che è passato da molto il tempo in cui gli importava della sua reputazione. Del resto la vicenda di Aerys, la sua uccisione ed il modo in cui è stata distorta, come altre vicende del passato, è l’emblema del conflitto che brucia nell’animo di questo personaggio:

 

“So many vows... they make you swear and swear. Defend the king. Obey the king. Keep his secrets. Do his bidding. Your life for his. But obey your father. Love your sister. Protect the innocent. Defend the weak. Respect the gods. Obey the laws. It’s too much. No matter what you do, you’re forsaking one vow or the other.”

 

Ed è proprio questa vicenda, come diceva @JonSnow;, a portare alla luce una serie di contraddizioni, ad esplicitare che le cose non possono essere divise in bianco o nero, che la realtà è estremamente complessa e sfaccettata e mediamente non ne percepiamo che un riflesso superficiale, molto spesso tendenzioso, a volte per influenza della prospettiva altrui, a volte per influenza della nostra. E qua comprendiamo anche che ci troviamo davanti ad una declinazione di storia diversa dal solito, in cui fino ad ora siamo stati superficialmente portati a credere che potesse essere facilmente divisibile in bianco e nero, ma più andiamo avanti e più ci accorgiamo di quanto questa visione fosse fuorviante. E anche di quanto il punto di vista da cui si guardano le cose sia fondamentale nell’interpretazione delle stesse. E dal suo diverso punto di vista Jamie dà a Cat la stoccata finale, una volta avute tutte le informazioni che desiderava estorcerle:

 

“That name again. I don’t think I’ll fuck you after all, Littlefinger had you first, didn’t he? I never eat off another man’s trencher. Besides, you’re not half so lovely as my sister.” His smile cut. “I’ve never lain with any woman but Cersei. In my own way, I have been truer than your

Ned ever was. Poor old dead Ned. So who has shit for honor now, I ask you? What was the name of that bastard he fathered?”

 


"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”

 

She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.

 

“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”

 

***

 

"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor. 

 

 

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AemonTargaryen
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AemonTargaryen
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Inviato il 20 gennaio 2018 17:15

Ben...tornato, Aegon!! È un piacere tornare a leggerti. ^_^  Come vedi, a parte il mio ritardo e la decisione di leggere e commentare i capitoli di Che Gue Dany a fine ACOK come fossero un unico racconto (sul modello di Blood of the Dragon) non è poi cambiato molto. (Ari)benvenuto. :)

 

Intanto, cerco di venir fuori dal Pleistocene.

 

Arya VII. Capitolo ricco di informazioni e di spunti che tenterebbero il lettore a soffermarsi e divagare. Arya se la cava come può e, in qualche modo adattandosi alla realtà che la circonda, riesce a rimanere a galla. Anche i suoi compagni di viaggio sopravvivono, trovando occupazioni adatte a loro. Di Arya, nello scorso capitolo, era emerso il terrore. In questo vengono evidenziati i limiti di una bambina ritrovatasi in balia degli eventi, che continua a nutrire delle speranze – tanto da fare tenerezza, come sottolineava Silk – le quali una parte di sé, che a tratti inizia ad emergere, bolla come vane.

 

È curioso il passaggio in cui si accenna alle dicerie secondo le quali Tywin starebbe pensando di far tornare Harrenhal al suo antico splendore al fine di utilizzarla come propria sede al termine della guerra. Tutto sommato, il narcisismo di lord Lannister dovrebbe quantomeno indurre a non bollarla come un'ipotesi del tutto incoerente rispetto al personaggio in questione ed alla sua Weltanschauung.

 

Catelyn III. Gli sviluppi sul fronte meridionale della Guerra dei Cinque Re, con la querelle dei fratelli Baratheon vista dagli occhi di lady Stark. Conflitto che appare quasi inevitabile, nella prospettiva di consentire alla trama di prendere una certa direzione. A loro modo e sotto aspetti differenti, entrambi i fratelli mostrano delle inadeguatezze non da poco, e a mio parere risulta abbastanza evidente come nessuno dei due rappresenti la migliore soluzione possibile per Westeros.

 

Curiosa la diversità di reazione al fatto di essere chiamati con l'appellativo di lord anziché con quello di re. Stannis non fa alcuna obiezione all'utilizzo di tale titolo da parte di Catelyn. “Re Renly” tende invece a precisare il più giovane dei fratelli Baratheon, quando Stannis lo chiama lord.

 

Sansa III. Capitolo in cui Tyrion, nella fase ascendente della propria parabola nella capitale, impartisce una sonora lezione al nipote Joffrey. Lo fa in pubblico, tirando Sansa fuori da una brutta situazione, dimostrando che gli attacchi subiti in quanto Lannister (che comunque, in sé, a dispetto di una convinzione ancora abbastanza diffusa, non significa essere giocoforza portatore di ogni empietà) siano, in fin dei conti, figli del pregiudizio.

 

Risalta, inevitabilmente, il tentativo del Mastino di porre fine alla violenza contro la ragazza.

 

Catelyn IV. Fuori uno. Il primo a cadere nella Guerra dei Cinque Re è Renly Baratheon assieme alla sua corte di fashion blogger.

 

L'aspetto interessante, a mio avviso, non è rappresentato tanto da quanto Stannis abbia tratto vantaggio dall'uccisione del fratello minore, quanto piuttosto egli abbia perso in funzione di ciò: sia da un punto di vista più esoterico, attinente alle conseguenze della magia in senso stretto, sia per quanto concerne un aspetto più prettamente inerente all'interiorità dello stesso in quanto uomo. Tenendo ovviamente presente che i due aspetti possono intrecciarsi.

 

Jon IV. Come scrissi in riferimento agli ultimi capitoli narrati dal punto di vista di Jon, mi sembra se ne possa ormai tracciare una figura decisamente più matura rispetto al ragazzo acerbo di AGOT. Ciò, ovviamente, non significa che non abbia più nulla da imparare, anzi, volendo fare un po' di astrazione, una sorta di seconda parte del percorso (narrativo e) di crescita di Jon Snow credo la si possa individuare nel lasso di tempo trascorso in mezzo ai wildlings, ed una terza dal ritorno al Castello Nero in poi.

Vero è che Jon capisce fin dove può spingersi nei propri interventi – penso alle considerazioni che fa sull'accamparsi in un luogo circondato da una foresta che dall'alto è pressoché insondabile – anche se, nel caso in cui Mormont gli chiede il proprio parere una volta rimasti soli, il Lord comandante gli spiega che quando il suo parere è richiesto, deve darlo.

Narrativamente, l'aspetto più interessante è ovviamente la scoperta del fagotto contenente le armi in ossidiana.

Seppur un Ghost guidato dal Corvo con Tre Occhi sia l'ipotesi meno affascinante, non credo la si possa escludere a priori. Un elemento che mi sembra avvalori tale tesi credo sia il fatto che Ghost non si faccia problemi, una volta fiutata la traccia, ad entrare nei resti della fortezza del Pugno dei Primi Uomini, nonostante prima apparisse intimorito.

D'altro canto, escludendo a priori un intervento di Brynden Rivers, il brandello di mantello dei guardiani della notte che Ghost ritrova deve aver avuto un peculiare odore per attirare l'attenzione del lupo: ovviamente viene spontaneo pensare a Benjen Stark.

È chiaro, comunque, che chiunque fosse, deve aver avuto una necessità vera e propria di interrare l'ossidiana, costretto da un qualche evento, magari un pericolo imminente. E se teniamo conto del fatto che nel capitolo si sottolinea, durante il dialogo Jeor-Jon, che ben difficilmente un ranger del calibro di Benjen Stark, se fosse stato nei dintorni, avrebbe avuto problemi nell'intercettare le tracce dei guardiani, l'ipotesi Ben Stark potrebbe rivelarsi valida ammettendo, però, la possibilità che si sia trovato in una qualche situazione critica.

 

Bran V. Emblematico il siparietto fra i due Walder per quanto riguarda il tema della successione di Casa Frey.

Inoltre, ho trovato interessante questo passaggio, che in ottica futura lascia qualche spunto di riflessione.

 

[…] Jojen però scosse la testa: «Le cose che vedo nei sogni dell'oltre non possono essere cambiate.»

Questo fece arrabbiare sua sorella: «Ma allora per quale motivo gli dei vorrebbero mandarci un avvertimento se non possiamo evitare né cambiare niente delle cose future?»

«Non lo so» disse Jojen con aria triste.

 

Tyrion VIII. Viene confermata la pericolosità di Ditocorto, data dalla sua apparente irrilevanza nella partita in corso. E viene confermato anche come Tyrion Lannister sia, fra i tre figli di lord Tywin, il più Lannister di tutti. L'idea del matrimonio dinastico fra Joffrey e Margaery è effettivamente una mossa decisiva all'interno della scacchiera nella quale si gioca la Guerra dei Cinque Re, almeno quanto la difesa della capitale dall'attacco di Stannis.

 

Theon III. Torniamo a Theon e ai suoi disturbi della personalità. Un capitolo in cui tutto, in apparenza, parrebbe filare liscio.

In realtà, dal punto di vista narrativo, è proprio da questo capitolo che Theon Greyjoy comincia a darsi la zappa sui piedi, decidendo di tentare la conquista di Winterfell, persuadendo Dagmer a cooperare nel piano. Peraltro, trovo il dialogo con il vecchio guerriero molto interessante: ci dice molto di Theon ed anche di ciò che si cela dietro la freddezza di suo padre (e non soltanto) verso di lui, oltre che indicare allo stesso Theon una via per farsi accettare e conquistare il rispetto degli ironborn: essere saggio. Eseguendo gli ordini e non fare, quindi, di testa propria; aspettando il proprio momento, e non rischiare subito una missione del genere; cogliendo le occasioni che sarebbero venute, essendo ancora molto giovane. Ma Theon, nello scambio con Dagmer, è interessato soltanto al “sì” del vecchio guerriero al tentativo di conquista di Winterfell.

Interessante anche quanto ci viene detto sul Theon bambino, che già cavalcava, lanciava asce e si addestrava all'uso della spada con Dagmer.

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Aegon il mediocre
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Aegon il mediocre
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Inviato il 22 gennaio 2018 22:41

Theon

 

Troviamo Theon alle prese con i sensi di colpa verso le vittime innocenti e verso il Nord, quella terra che lui vede come ostile e misteriosa. Perenne natura ambivalente, anche nel vestirsi. Poi vi è uno dei passaggi in cui l’ho più odiato: la tortuosa decapitazione del compagno di bevute, in cui si ostina a ripetersi che non poteva fare altrimenti, che era obbligato… ma noi lo sappiamo, è tutta colpa del suo ego, che l’ha portato a fare il passo più lungo della gamba. Ma l’approssimazione, la pochezza e l’incompetenza sono tratti deleteri per qualsiasi posizione apicale. Ed Asha lo mette in chiaro… “il principe degli idioti”.

 

Sansa

 

"Fulgido, splendente e vuoto", il re viene preparato alla battaglia, all’avvistamento delle vele di Stannis. “A sentirlo, sembrava proprio uno stupido ragazzino.” Poi tutta la città si stringe in preghiera inclusa Sansa “E verso la fine, cantò addirittura per Tyrion il Folletto e per Sandor Clegane il Mastino.”

Poi inizia ad arrivare un canto diverso…il profondo lamento dei corni da guerra, gli scricchiolii e gli schianti delle catapulte che lanciavano pietre, i tonfi nell'acqua e lo spezzarsi del legno, il crepitio dei fuochi accesi sotto le caldaie, il ringhio degli scorpioni che proiettavano dardi lunghi un metro con punte d'acciaio. E sotto tutto questo... le urla degli uomini che morivano.”

 

Davos

 

Arriva la flotta di Stannis e Davos contribuisce all’impresa con cuore, competenza e figli: tutto quello che ha, asservito alla causa del suo Stannissimo. L’alto nobilissimo comandante galattico della spedizione impiega tutto ciò in una posizione ben specificata, “«Un posto d'onore» aveva commentato Allard, grato che gli fosse data la possibilità di provare il suo valore. «Un posto di pericolo» aveva controbattuto Davos.”. “Se lui fosse stato l'ammiraglio, avrebbe fatto tutto diversamente. Per cominciare, invece di caricare a testa bassa con il grosso della flotta, avrebbe inviato alcune navi più veloci a esplorare il fiume a monte, cercando d'individuare che cosa li aspettava. Lo aveva suggerito a ser Imry, ma dal lord ammiraglio aveva ottenuto solo un cortese ringraziamento, e uno sguardo niente affatto cortese. "Chi sarebbe questo codardo del volgo?" dicevano i suoi occhi.”… un classico.

Quando il retaggio bullizza la competanza… “Quei due tozzi torrioni di pietra cruda, chiaramente appena costruiti, che ora si ergevano l'uno di fronte all'altro sulle sponde opposte dell'estuario, per ser Imry Florent non significavano nulla; Davos invece aveva l'impressione che due nuove dita gli fossero spuntate dalle nocche della mano mutilata.”… poi sono dolori per tutti… "Ci stanno risucchiando dentro. Vogliono che ci ritroviamo tutti ammucchiati, senza spazio di manovra ai fianchi... e con dietro di noi quella maledetta catena sommersa."

E così Davos assiste consapevole ed impotente alla distruzione della flotta.

“L'estuario del fiume delle Rapide nere si era trasformato nella bocca dell'inferno.”

 

Tyrion…

 

…intanto si gode lo spettacolo… "Quale terribile bellezza. Come fuoco di drago." Ma Stannis è ancora là. Devastata la flotta, ha ancora i mezzi per guadare e dare l’assalto alle mura, in quella confusione generale. Tyrion sa che “c'era un solo modo per vincere, fare sì che lo scontro rimanesse costantemente in loro favore.” E di fronte alla capitolazione del Mastino, Tyrion prende in mano il comando della sortita nell’inferno al di là delle mura.

 

 


                   2zexno1.png                       

 

" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "

 

Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J
JonSnow;
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Inviato il 23 gennaio 2018 22:45

Theon:

E' negli incubi che ciò che è fittizio assume altre forme fino a diventare reale. A risvegliarsi in un ritmo sincopante non è solo l'uomo Theon, ma anche la sua coscienza, che gli dimostra in modo più che beffardo le sue debolezze, evidenti anche nel fare del male. La sua anima brulicante di narcisismo è irrisa, egli si ritrova a constatare di non avere, nel suo intimo, la forza necessaria a superare il rimorso, l'angoscia o il peso del male inflitto con le proprie mani.

Ancora una volta il fantasma di Ned Stark, glaciale e impassibile, si fa largo nei suoi pensieri e nella sua percezione. E ancora una volta egli si rende protagonista di una maldestra emulazione dello stesso, tra il complesso d'inferiorità e l'assenza di vera e propria appartenenza che domina sulla sua psiche. La decapitazione di Farlen, proprio come il suo io, è in quel momento imprecisa, confusa, irrimediabilmente forzata. E' tutto il corollario di certezze a venire meno, e perfino la vanità non è in grado di sostenere l'essere umano in taluni frangenti.

Egli si rende conto di essere l'intruso che è sempre stato. Niente più che un usurpatore in un luogo a lui tutt'altro che ameno. Proprio come in precedenza, Theon percepisce il misticismo e la soggezione che quei luoghi, terre dell'Inverno e degli uomini di Ghiaccio ed è emblematico come tutto ciò venga fuori all'unisono a quella semplice, naturale richiesta di Luwin. Il rifiuto di porre corpi che, tanto quanto lui, non appartenevano a quel luogo e alle Cripte. Persino l'irridente Theon non può ignorare l'ultima, inevitabile forma di rispetto, per quanto causata dalla soggezione.

Il confronto con Asha è poi l'inizio di un lento percorso di consapevolezza. Ella non ha rispetto per lui, per l'uomo che è diventato e per le azioni che compie. Vede in esse l'inutilità, ma soprattutto ne coglie l'utopia finale. Ma l'orgoglio e il narcisismo sono un prezzo troppo alto da pagare, dunque l'unica opzione è il rifiuto. Egli non scapperà. 

Infine la paura, la disperazione, l'assenza di quiete. Reek è la sua unica speranza, ma come sappiamo si rivelerà invece solo il suo ennesimo incubo. E questa volta non ci saranno lupi in esso. 

 

PS. Resti da capire come faccia Theon a sapere di Lyanna e del sangue al ventre. Ned è sempre stato riservato sulle sorti della sorella. Eppure nell'incubo Theon ci ha azzeccato. 

 

Sansa:

Pezzo molto breve, ma necessario a confermare la natura di Sansa. Nonostante gli sforzi di Sandor, tutto il suo tentativo didattico non può che andare a vuoto e scontrarsi con l'inviolabilità che circonda la natura della ragazza. Ella è in grado di commiserare i peggiori tra gli uomini e provare pietà per loro, al punto da pregare anche per coloro che non sono suoi amici. Un atto di compassione e pietà, ma altrettanto di intelligenza emotiva. Dopo il trauma ricevuto Sansa pare cogliere perfettamente la vera natura di determinati soggetti, riuscendo a vederne sempre le luci, fioche che siano, come nel caso di Clegane. 

Infine l'ennesimo scontro con il cinismo della Regina. Quello tra Sansa e Cersei è un contrasto forte e sconvolgente. Quest'ultima si prepara a cadere, con dignità, ma senza alcuna benevolenza. Eppure Sansa non ha torto. I veri cavalieri esistono, non può essere altrimenti. 

 

Davos:

Tutta l'umanità di cui dispone emerge in Davos con totale apertura emotiva. Si coglie dunque lo spessore già riscontrato in precedenza in quest'uomo, quanto egli sia fedele al suo Re, ma soprattutto la sua umiltà che ne ha fatto, per quanto non istruito, un soggetto assolutamente intelligente e, oserei dire, saggio. Davos non si illude mai. E' ferreamente ancorato alla realtà, tra pragmatismo e assenza di smanie personali. I suoi ragionamenti non sono mai intaccati da tutto ciò, neanche sotto pressione. Non vi è idealismo, solo la forma più pratica e sicura per raggiungere l'obiettivo. Potenzialmente si svaluta. Egli non nega di essere cambiato, ma al tempo stesso biasima i suoi limiti. Eppure tutta la sua esperienza di contrabbandiere, di uomo di mare, viene fuori, collimando perfettamente con le sue doti morali. Ad emergere è anche la sua fede, perennemente integrata in lui con il medesimo senso di devozione verso Stannis. Una devozione che esula dal servilismo. Ma Davos non è solo un comandante di mare, è anche un padre. Ed è il padre a contraddire sempre più la fedeltà dell'uomo, non rendendolo mai ignaro della pericolosità della guerra in corso.

Tutto lo schieramento è disposto con perizia e portato avanti con determinazione. Eppure tentacoli verdi raggiungono il mare, avvolgendo i suoi ospiti e attaccando violentemente le sue acque. Lo scenario è apocalittico, quasi biblico, al punto che non vi è tempo di realizzare. Non vi è tempo di fare i conti con la disperazione. Ci sono solo anime che cadono nell'abisso, allontanandosi per sempre da una terra ferma che rimarrà solo e sempre una meta mai raggiunta. Così bruciano e cadono gli uomini, ma lo stesso non accade per le loro ambizioni e per il loro obiettivo. Nonostante tutto Stannis avanza e sempre avanzerà, tenendo fede alla propria risolutezza. 

 

Tyrion:

Anche qui capitolo breve, che serve a fornire un punto di vista diverso a quanto appena accaduto. 

Tyrion è egli stesso sorpreso nel assistere ai suoi piani elaborati prendere forma. Non solo le fiamme lo affascinano e ipnotizzano per qualche secondo, ma lasciano intendere in modo molto chiaro quanto egli sia uno stratega cinico che, per quanto certamente più umano e comprensivo di padre e sorella, è comunque disposto a sacrificare centinaia e centinaia di vite. Ed è qui che si coglie quanto simile a Tywin egli sia. Mentre Jaime, l'infame, lo Sterminatore di Re, l'uomo che getta bambini dalle torri, probabilmente non avrebbe mai accettato di ripercorrere le orme del Re Folle e bruciarli tutti.  

Nonostante l'apparente vantaggio anche la formazione dei Leoni subisce perdite inevitabili. Non vi è infatti compiacimento ulteriore, ma solo la lucidità di rendersi conto che niente è concluso. Nel marasma di fuoco e devastazione Sandor Clegane è il primo a cedere, faccia a faccia con fantasmi e mostri passati. Da qui la volontà di Tyrion. Non solo di affermarsi, non solo di riscoprirsi utile e accettato dalla famiglia, ma anche e soprattutto quella di sopravvivere. Ed è tale forza di volontà a sviscerare tutto il suo carisma e abilità dialettica, portando nuova linfa a uomini perduti tra lo sconforto e la follia. 

 

 


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

*
***Silk***
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Inviato il 24 gennaio 2018 22:11
Il 20/1/2018 at 17:15, AemonTargaryen dice:

Inoltre, ho trovato interessante questo passaggio, che in ottica futura lascia qualche spunto di riflessione.

 

[…] Jojen però scosse la testa: «Le cose che vedo nei sogni dell'oltre non possono essere cambiate.»

Questo fece arrabbiare sua sorella: «Ma allora per quale motivo gli dei vorrebbero mandarci un avvertimento se non possiamo evitare né cambiare niente delle cose future?»

«Non lo so» disse Jojen con aria triste.

 

Ma che bel recupero a sorpresa! :)

Questa osservazione è molto utile a un discorso sul libero arbitrio che avevamo iniziato nella pagina precedente insieme a @JonSnow; (Qua), prima dell'arrivo di @Aegon il mediocre. Il nostro discorso partiva dalle osservazioni al POV precedente, Jon IV, in cui Ghost rinviene le armi di ossidiana e poi si evolveva a delle riflessioni relative al libero arbitrio del metalupo vs intervento di BR. E vedo che anche tu, nelle tue considerazioni precedenti, non escludi la possibilità che Ghost abbia agito motu proprio piuttosto che guidato da BR.

Eppure, nel POV successivo, abbiamo questa considerazione.

Eppure, in Bran II AGOT, abbiamo Summer che sembra voler fermare la scalata di Bran che lo porterà poi a cadere ed iniziare il suo percorso verso il corvo a 3 occhi.

Un'impressione superficiale mi porta pensare che all'apparenza le visioni del ghiaccio siano più fisse, mentre quelle del fuoco dipendenti dal momento nel presente in cui ci si trova ad avere le visione - oppure sono semplicemente di più difficile interpretazione, oppure ancora non verificabili nei 5 volumi. Ma potrebbe essere un'impressione fuorviante.

Voi che ne pensate a questo punto della rilettura?


"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”

 

She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.

 

“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”

 

***

 

"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor. 

 

 

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Inviato il 24 gennaio 2018 23:19

Secondo me prima di trarre conclusioni specifiche andrebbe sempre ricordato la singolarità dei Lupi. Ognuno di loro, pur essendo parimenti ferale, ha una sua individualità e una sua funzione. Se li osserviamo anche in quest'ultimo senso, oltre che come ''bodyguard'', si potrebbe finire con ritrovarsi innanzi a interpretazioni molteplici e diverse. E' indubbio che Summer cercasse di prevenire, istintivamente, la caduta di Bran e di fermarla. Come è anche chiaro ed insolito che il ritrovamento fatto da Ghost sia difficilmente causale.

Tenderei quindi a pensare che Ghost abbia proprio una funzione a sé e sia appunto il metalupo più legato al sovrannaturale/guerra dei non morti. 

 

Indubbiamente sì, le visioni del ghiaccio sono sia più fisse che più solenni. Quelle del fuoco sono invece più dipendenti dall'interpretazione di chi le riceve. 


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

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Inviato il 25 gennaio 2018 18:43

Prima di passare ai 4 POV di questa settimana, volevo aggiungere un'altra considerazione. Questa volta sul lento processo che porterà Cat a diventare Lady Stoneheart.

Come abbiamo già rilevato, qua c'è già tutta Lady Stoneheart:

 

Il 19/1/2018 at 11:16, Aegon il mediocre dice:

"Sono diventata una donna acida" si disse Catelyn. "Non provo più alcuna gioia nel desco, i canti e le risate sono diventate cose estranee, da prendere con diffidenza. Sono una creatura di dolore, di polvere e di ricordi amari. Là dove un tempo c'era il mio cuore, adesso c'è soltanto uno spazio vuoto."

Qua abbiamo la nascita di lady Stoneheart, che crescerà negli eventi futuri fino alla morte di Cat, divenendo lei personaggio, un percorso di assoluta coerenza, di cui non ho mai compreso le critiche che gli vengono mosse.

 

Ma non dimentichiamoci questo lento processo, ed anche molto coerente, che l'ha accompagnata fin qua: dalla caduta di Bran, ai primi momenti in cui ella stessa riconosce le prime avvisaglie di questa metamorfosi.

 

Cat VI AGOT:
Sometimes she felt as though her heart had turned to stone; six brave men had died to bring her this far, and she could not even find it in her to weep for them. Even their names were fading.

Cat VII AGOT:
Catelyn si chiese quanto sarebbe stata grande la cascata delle proprie lacrime dopo che anche lei fosse scivolata nell'abbraccio della morte.

 

Perdonate la poca coerenza linguistica nel citare versione originale e traduzione italiana! XD

 

Si passa dall'indurimento alla scomparsa totale delle sede dei suoi sentimenti, glissando su presentimenti sempre più cupi. E resta solo lo spazio ed il desiderio di vendicare la memoria dei propri cari. L'unica via per lavare e purificare il loro ricordo, per far loro trovare la pace e farla trovare anche a Catelyn.

Modificato il 05 July 2024 17:07

"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”

 

She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.

 

“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”

 

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Inviato il 26 gennaio 2018 10:46

@***Silk***

Concordo e aggiungo che penso Lady Stoneheart nasca anche dal suo grembo di madre, associato pure alla prospettiva di una futura sindrome del nido vuoto, più controversa. La sua vendetta nasce principalmente da propri sentimenti sovraccaricati e da parti di sé da sempre inclini al presentimento e impossibili da controllare. E' dunque il troppo amore, ancor più distorto nel suo caso, che unendosi alla possessività materna più sfrenata, generano quel che poi ella sarà. L'episodio in cui accarezza la corona di Robb è in questo senso emblematica. Un fatto simile lo troveremo anche in precedenza, quando desiderava stringere il lembo di pelle scuoiata di Theon al proprio petto. Ciò che è certo è che Catelyn non è mai stata esente dal provare emozioni forti e negative, spesso associate anche al disprezzo. 

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

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AemonTargaryen
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Inviato il 27 gennaio 2018 10:58

Il romanzo si avvicina al climax.

 

Arya VIII (ACOK 38). Il capitolo in cui Tywin lascia Harrenhal.

Sulla presunta forzatura di trama nel fare i tre nomi. Diciamo che, se pur un verso la mancata richiesta di uccidere Tywin potrebbe far storcere il naso, d'altro canto il fatto non mi sembra classificabile come una forzatura (o, volendo, non eccessiva).

In Arya VII, Immediatamente dopo essere messa al corrente da Jaqen della possibilità di scegliere tre nomi per pagare il “debito” con il dio rosso, Arya, sul pagliericcio, pensa ai tre nomi, ma la riflessione parte dal presupposto di voler far uccidere qualcuno di quelli che odia, pensando quindi (nell'ordine) a Joffrey, Cersei, Illyn Payne, Trant ed al Mastino: subito dopo, però, si rende conto del fatto che essi si trovino a centinaia di miglia di distanza. La mente va allora a Gregor, che però era ripartito assieme ai suoi. Le rimangono quindi Lorch e Weese. Abbiamo poi il ritorno di Clegane, ed il cerchio torna ad allargarsi: non viene specificato il tempo che intercorre fra il ritorno della Montagna e dei suoi ed il momento in cui Chiswyck racconta lo stupro alla locanda, ma si può ipotizzare che vi sia contiguità temporale, e che Weese abbia dovuto servire birra e vino agli uomini di Clegane lì per lì, poco dopo il loro rientro, lasciando quindi ad Arya un lasso di tempo molto breve fra la constatazione del loro ritorno e l'ascolto del crimine perpetrato. Qui, facendosi condizionare dalle proprie emozioni – il che mi sembra giustificabile – Arya sussurra il nome di Chiswyck.

Passando, poi, ad Arya VIII, nella prima parte del capitolo ha particolare rilievo la tentazione di fuggire da Harrenhal. Arya subisce poi la violenza di Weese, soggetto che la bambina, in questi capitoli, subisce molto anche a livello psicologico. Di fatti, durante lo svolgimento della mansione successiva a quella presso l'armeria, ne approfitta per fare il suo nome. Che la si veda come un'implicita “giustificazione” degli eventi o meno da parte di Martin, a fine capitolo Arya ce l'ha con se stessa per non aver chiesto a Jaqen H'ghar di eliminare il comandante militare delle forze Lannister, ma prima di poterlo raggiungere, si ritrova ad assistere al ritrovamento del cadavere di Weese.

Quanto poi al terzo nome (Arya IX), va considerato innanzitutto che Arya è stanca di essere in balia degli eventi. Non vuole più avere paura. Emblematico, in tal senso, questo pensiero:

 

"Ero una pecora, e poi sono stata un topo, e la sola cosa che ho potuto fare è stata nascondermi." Arya si morse nuovamente il labbro inferiore, cercando di ricordare quando il coraggio le era tornato. “Jaqen mi ha ridato la fierezza. Lui mi ha tramutato in uno spettro, invece di essere un topo.”

 

Ed è pur vero che poi pensa che “la terza morte deve contare”, “ma nel momento in cui avesse decretato l'ultima morte, sarebbe tornata ad essere un topo.

Poi, nel momento immediatamente antecedente la sollecitazione da parte di Jaqen, Arya prega.

 

Aiutatemi, antichi dei” pregò silenziosamente. “Aiutatemi a far uscire gli uomini del Nord dalla segreta, in modo che possiamo uccidere ser Amory, in modo che io possa tornare a casa a Grande Inverno. Fate di me una danzatrice dell'acqua e un lupo. Fate che non abbia più paura, mai più.

 

Uccidere Joffrey o Tywin non avrebbe impedito che tornasse ad essere “un topo”. Anche se uno dei due fosse morto (e per uccidere Joffrey o Tywin sarebbe stato necessario del tempo) Arya sarebbe rimasta in balia degli eventi. In balia del... terrore.

Rendere la spendita del terzo nome funzionale alla liberazione degli uomini del Nord prigionieri sarebbe servito (nella sua visione delle cose) a conquistare Harrenhal, per poi tornare a casa, a Grande Inverno. Le avrebbe consentito, quindi, di (tentare di) prendere la situazione in mano, di agire. Di smettere di essere topo. O almeno di provarci.

 

Questo mi fa in qualche modo riallacciare al discorso della tensione emotiva. Su questo concordo con Aegon : neanch'io percepisco una grandissima tensione rispetto alla prospettiva di disfatta degli uomini del Nord (seppur in linea generale pensi varie volte a Robb e alle interazioni che, sul piano bellico, potrebbero avere con lo stesso quelli che la circondano). Anzi, alla luce di quanto detto sulla spendita del terzo nome, cerca di approfittarne per uscire dallo stallo. In definitiva, trovo corretto definirla completamente sotto pressione, ma non nella prospettiva dell'andamento della guerra contro i Lannister in senso ampio (cui comunque pensa più volte).

 

Catelyn V. Inutile sottolineare quanto trovi piacevole leggere i capitoli di Catelyn. Il personaggio trasuda un'intensità emotiva che colpisce sempre. Talvolta certe emozioni, che segnano tantissimo il personaggio, appaiono ai limiti del sopportabile.

 

La scena dei resti di Eddard è talmente vivida che sembra quasi di viverla accanto a Catelyn. Un momento intenso come pochi.

 

Tyrion IX. Il capitolo della partenza di Myrcella e, soprattutto, della Rivolta del Pane. Al di là del fatto che anche un cercopiteco sarebbe stato un sovrano più adatto di Joffrey, è un capitolo decisamente interessante.

Rileggendolo, mi ha colpito maggiormente il fatto che Cersei, pur detestando il fratello (anche) per la partenza di Myrcella, e pur assistendo al pestaggio di Joffrey da parte dello stesso, in un momento come questo, di pericolo e di grande intensità emotiva, si affidi senza fare storie alle capacità di comando dello stesso. In particolare in due circostanze.

In primo luogo quando, di fronte a Boros che solleva la spada per attaccare Tyrion, comanda al cavaliere di eseguire gli ordini del Primo Cavaliere, senza esimerlo, peraltro, da una minaccia.

In secondo luogo, quando Tyrion ordina alle guardie reali di tornare in città e Meryn Trant tenta di opporsi alla decisione. Qui Cersei è una furia.

 

«Il vostro posto è dove mio fratello dice che è!» la voce di Cersei parve il sibilare di una vipera. «Il Primo Cavaliere parla con la voce del re, e la disobbedienza è tradimento.»

 

Boros e Meryn si scambiarono un'occhiata.

«Dovremmo indossare in nostri mantelli, Maestà?» chiese Boros.

 

«Andate anche nudi, per quello che m'importa. Potrete dimostrare alla gente di Approdo del Re che anche voi siete uomini Probabilmente lo hanno dimenticato, dopo aver visto in che modo vi siete comportati nelle strade.»

 

Davos II. Un capitolo denso, molto denso. Un capitolo in cui, attraverso le parole dette da Davos a Melisandre, troviamo uno dei messaggi fondamentali racchiusi nel magnum opus di George R.R. Martin, di cui le considerazioni di Davos rappresentano una sorta di manifesto.

 

«Sei un uomo buono, Davos Seaworth?»

 

Quale uomo buono farebbe questo?” «Solo un uomo» rispose. «Sono gentile con mia moglie, ma ho conosciuto altre donne. Ho tentato di essere un padre con i miei figli, aiutandoli ad andare avanti nel mondo. Eh sì, ho infranto leggi, ma non mi sono mai sentito malvagio. Fino a questa notte. Direi che in me c'è una mescolanza, milady. Buono e cattivo.»

 

«Un uomo grigio» disse la Donna Rossa. «Né bianco né nero, ma un po' di entrambi. È questo che sei, Davos?»

 

«Se anche fosse? Mi sembra che la maggior parte degli uomini siano grigi.»

 

Altre considerazioni più o meno a casaccio.

  • Stannis, ultimo rimasto dei fratelli Baratheon. I suoi alfieri sono un'accozzaglia di vigliacchi e arrampicatori sociali che cambiano – parafrasando Penrose – sovrano e dio con la facilità con cui un uomo cambia i propri stivali. Egli stesso li definisce apertamente colpevoli di tradimento, quantunque perdonati. Capitolo in cui si eleva, quanto a morale, la figura di Cortnay Penrose. Uomo come pochi, in ASOIAF. Capitolo in cui, pur apprezzando molto le interazioni con Davos, Stannis ne esce più scuro di prima, a proposito di grigi.

  • Eppure, è innegabile che il personaggio viva emozioni molto intense e che l'amore, in lui, sia centrale.

  • Non può non colpire, peraltro, il fatto che Stannis definisca apertamente colpevoli di tradimento i propri alfieri.

  • Davos è probabilmente il miglior consigliere che Stannis potesse desiderare. Non a caso lo fa passare davanti al codazzo di alti lord per ascoltarne il parere. Un parere sincero.

  • Colpisce molto la dicotomia fra la visione del mondo degli alti lord e quella di un uomo come Davos. Ora, uno come Ditocorto ci direbbe che fra gli uomini, quello che cambia, è solo il prezzo per comprarli. Qui Martin ci mostra che, pur in un mondo spietato come quello di ASOIAF, dove le tenebre avanzano e l'animo dell'uomo non di rado è corrotto, vi possano passare dei raggi di luce. Davos Seaworth è uno di questi. Un cavaliere, ma anche un contrabbandiere. Paradossalmente (ma non troppo) uomo onesto, nella sua complessità.

    Se Stannis avesse mozzato le dita ad uno di quegli alti lord, mai questi gli sarebbe stato fedele e riconoscente come ser Davos di Fondo delle Pulci.

  • Non a caso, SPOILER La spada giurata (Dunk & Egg)

    anche Dunk era di Fondo delle Pulci.

    Probabilmente, a De André sarebbe piaciuto.

  • Il fatto che le mura di Capo Tempesta proteggano il luogo dalla magia di Melisandre e che, per poter far entrare l'ombra, la Donna Rossa sia costretta a “partorirla” una volta superate, mi ha fatto venire il mente la protezione magica della Barriera. Se la magia di quest'ultima fosse soggetta agli stessi “principi” di quella che permea le mura di Storm's End, immagino possa dedursi che eventuali creature “invise” agli incantesimi della stessa possano, in astratto, aggirarla via mare senza problemi.

     

Jon V. L'intensità degli attimi susseguenti al suono del corno, prima che appaia evidente che ad esso non ne seguirà un altro, è palpabile. Una suspense da apnea. Fa la sua comparsa Qhorin il Monco, personaggio di grande carisma, leggendario cavaliere jedi comandante in seconda della Torre delle Ombre. venuto al Pugno dei Primi Uomini ad onorare il proprio giuramento. Personaggio che non ha, dal punto di vista narrativo, vita lunga, ma che si fa ricordare.

Risalta, nel predisporre i piani assieme a Mormont, l'accettazione serena, da parte di Qhorin, della propria morte. Una consapevolezza del proprio ruolo che ne fa uno dei veri leader di ASOIAF. La capacità di inquadrarsi non soltanto nella propria individualità, ma come parte di un qualcosa di più ampio, la Night's Watch. Su wikibarriera hanno scelto la citazione giusta.

 

«Noi siamo qui per morire, lord Mormont. Per quale ragione porteremmo questi abiti neri se non per morire dentro di essi in difesa del reame?»

 

È un momento intenso quello in cui, chiamato a scegliere i propri uomini, incrocia lo sguardo di Jon Snow, e lo sceglie per primo.

 

Significativo il fatto che uomini come Jeor Mormont e Qhorin il Monco non prendano sottogamba la ricerca da parte di Mance Rayder di qualcosa di magico per spezzare la Barriera, al punto da rivedere completamente i piani. Anche perché i nuovi piani implicano per i guardiani della notte (in missione oltre la Barriera) un rischio molto più elevato - di cui i due sono ben consapevoli.

 

Tyrion X. Una coppia interessante, quella di Tyrion e Varys al governo.

 

Quando Tyrion cede con Shae (meglio, a una parte di se stesso) raccontandole la storia di Tysha, si rende, inevitabilmente, vulnerabile. Un fatto che, forse, ha più conseguenze su se stesso che non sul come egli sia visto dalla ragazza.

Capitolo in cui, oltre alla vulnerabilità, mi sembra si intraveda, in Tyrion Lannister, il peso della propria solitudine.

 

Eppure la storia di Tysha, rappresenta non solo una sorta di nodo irrisolto per il personaggio a livello introspettivo ma, a un livello più ampio, è una delle chiavi della storia dello stesso Tyrion. In particolare quanto al rapporto con il padre e... Jaime.

 

All'altare del Guerriero, usò una candela per accenderne un'altra. “Veglia su mio fratello, razza di dannato bastardo. Jaime è uno di voi.” Accese una seconda candela, allo Sconosciuto. L'accese per se stesso.

 

Catelyn VI. Il capitolo delle vittorie degli uomini delle Terre dei Fiumi su quelli delle Terre dell'Ovest: dagli scontri in prossimità di Riverrun al Mulino di Pietra.

Edmure non sarà dotato di una particolare intelligenza, eppure il modo in cui sceglie di proteggere la sua gente, accogliendola sotto il proprio tetto, fa di lui un lord (almeno in questo) ammirevole. Del resto, come maestro Luwin insegna Bran, «un lord deve proteggere la sua gente

 

Nel frattempo sappiamo che Robb Stark si trova nei pressi del Crag. Ahi.

 

Bran VI. Uno dei momenti chiave della prima parte della saga. La reazione di Mikken di fronte agli ironborn (che era palese gli sarebbe costata la vita) è a mio parere molto significativa, quasi una metafora di quella che sarà la reazione del Nord di fronte all'invasore. E in Theon IV il Principe di Grande Inverno fa una riflessione altrettanto significativa.

 

In qualche modo, Osha e quei maledetti ragazzi gli stavano sfuggendo. […] “E se raggiungono un villaggio...” Le genti del Nord non si sarebbero mai tirate indietro di fronte ai figli di Ned Stark, ai fratelli di Robb Stark. Avrebbero dato loro cavalli veloci e cibo. Gli uomini avrebbero combattuto per l'onore di proteggerli. L'intero dannato Nord si sarebbe schierato per loro. E contro di lui.

 

Se Theon non si rivela esattamente una cima, nel decidere di puntare Grande Inverno, il piano di Balon di prendere il Nord mi sembra sia sulla stessa lunghezza d'onda. “Conquiste” destinate ad essere effimere.

Modificato il 05 July 2024 17:07

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AemonTargaryen
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Eppure, in Bran II AGOT, abbiamo Summer che sembra voler fermare la scalata di Bran che lo porterà poi a cadere ed iniziare il suo percorso verso il corvo a 3 occhi.

 

Non lo escludo perché non abbiamo prove chiare e univoche in tal senso. Niente lo conferma, niente lo smentisce. Se però devo dare il mio personale parere, invero credo che Ghost si sia comportato in maniera indipendente. Tendo invece a credere che chiunque abbia lasciato il fagotto possa essersi trovato a sotterrarlo lì o per necessità, e quindi si tratterebbe di un ritrovamento casuale, o su indicazione di qualcuno.

Modificato il 05 July 2024 17:07

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