Vado avanti coi next 4. Forse sono stata lunga...
Arya VIII
L’odio e la rabbia di Arya sono sempre più palpabili ed irrazionali, non perché non abbiano ragion d’essere ma perché è chiaro che lei non riesce a controllarli. Ne dà libero sfogo nei suoi pensieri.
Weese said he was a great horseman and sword fighter, Lord Tywin’s most daring commander. I hope he dies, Arya thought as she watched him ride out the gate, his men streaming after him in a double column. I hope they all die. They were going to fight Robb, she knew. […]
“So you say, but might be the boy knows something we don’t, maybe it’s us ought to be run...” Yes, Arya thought. Yes, it’s you who ought to run, you and Lord Tywin and the Mountain and Ser Addam and Ser Amory and stupid Ser Lyonel whoever he is, all of you better run or my brother will kill you, he’s a Stark, he’s more wolf than man, and so am I.
Arya pensa a tutti quei momenti che sarebbero o sono stati delle occasioni per fuggire. Però fuggire da Harrenhal non è come compiere l’ennesima marachella a Winterfell. Il terrore per la possibilità di cadere in mano al crippler, è più forte rispetto al desiderio di libertà. Nonostante la sua condizione di vita sia piuttosto impietosa, non lo è abbastanza da decidere di farle rischiare così tanto. Oppure, come dice @JonSnow;, anche questo è un segnale della relazione insana che Arya sta instaurando con Weese, senz’altro lo è l’episodio del cappone. Arya lo odia per tutte le angherie che subisce a causa sua, ma allo stesso tempo le è grata perché non ne subisce di peggiori e perché Weese le offre sempre una magra speranza a cui appgiliarsi ed una minaccia peggiore delle angherie finora subite. Sintomatico che per un attimo si senta in colpa per averlo nominato:
For a moment she had been a wolf again, but Weese’s slap took it all away and left her with nothing but the taste of her own blood in her mouth. She’d bitten her tongue when he hit her. She hated him for that. […]
The bird was almost gone when he glanced up from his trencher and saw Arya staring. “Weasel, come here.” A few mouthfuls of dark meat still clung to one thigh. He forgot, but now he’s remembered, Arya thought. it made her feel bad for telling Jaqen to kill him. She got off the bench and went to the head of the table. I saw you looking at me.” Weese wiped his fingers on the front of her shift. Then he grabbed her throat with one hand and slapped her with the other. “What did I tell you?” He slapped her again, backhand. “Keep those eyes to yourself, or next time I’ll spoon one out and feed it to my bitch.”
Nella disperata ricerca di Jaqen, Martin ci svela l’espediente che gli permette di evitare le morti di alcuni personaggi distanti dal luogo in cui si trovano. Nella mente di Arya, perché la morte avvenga, la persona deve trovarsi a portata di mano e di prova sia di Jaqen sia di Arya stessa.
Convengo con @JonSnow;, quando dice che in Arya si vedono tutti i segni di una crush on Gendry. Se ne deduce che Arya stia cercando di adattarsi a questa nuova realtà e renderla più tollerabile, applicandole per quanto possibile tutti quei concetti e quelle relazioni applicabili ad una situazione normale. Visto che, dal precedente POV, sappiamo anche che ha ricercato un isolamento per non soffrire delle morti all’ordine del giorno, immagino che la scelta di Gendry fosse abbastanza ovvia, anche per la relazione creatasi in precedenza. Le è sicuramente più congeniale di Hot Pie e Weese! XD
When she spied Gendry, his bare chest was slick with sweat, but the blue eyes under the heavy black hair had the stubborn look she remembered. Arya didn’t know that she even wanted to talk to him. It was his fault they’d all been caught.
A parte le battute, possiamo dire che nella sua realtà corrente Gendry è quello che la conosce meglio, l’unico a conoscere il suo segreto. Quindi va da sé che si senta più legata a lui, che le dimostra anche una sorta di affetto, almeno da “fratello maggiore”.
Si percepisce la grande difficoltà e confusione in cui Arya si trova a livello interiore, nel momento in cui, nel dialogo con Gendry, pensa tra sé e sé, per un attimo, di poter fare il nome di Hot Pie a Jaqen per non rischiare che venga a conoscenza della propria identità. Si può dire che gli orrori a cui si è trovata di fronte finora hanno fatto parzialmente breccia nel suo sentire e che sta iniziando a normalizzarli nel suo inconscio. Ma fino ad un certo punto. Resta comunque sconcertata dall’irriconoscenza di Rorge, adesso forte di una posizione di maggior rilievo della sua.
Tutta l’irrazionalità e la mancanza di controllo della propria ira, rabbia e odio culminano nella scelta del secondo nome. Dettata essenzialmente dall’ennesima angheria subita. Nonostante razionalmente avesse chiaro su quali nomi focalizzare la propria scelta e vagasse alla disperata ricerca di Jaqen prima della partenza dell’armata. Alla fine cede all’irrazionalità, all’istinto di sopravvivenza più egoistico e votato al breve termine, scegliendo Weese. E se ne rende conto soltanto al mattino seguente quando vede molti dei nomi della sua lista partire per la battaglia contro gli Stark. Incluso Tywin, che, pur non facendo parte della sua lista, è senz’altro il comandante che si oppone a Robb:
A shiver crept up Arya’s spine as she watched them pass under the great iron portcullis of Harrenhal. Suddenly she knew that she had made a terrible mistake. I’m so stupid, she thought. Weese did not matter, no more than Chiswyck had. These were the men who mattered, the ones she ought to have killed. Last night she could have whispered any of them dead, if only she hadn’t been so mad at Weese for hitting her and lying about the capon. Lord Tywin, why didn’t I say Lord Tywin?
Catelyn IV
La prima cosa che mi colpisce del POV è l’arrivo di un singer a Riverrun. Se superficialmente lo si può considerare una fatto positivo perché è lì per cantare lo vittorie del nordico Robb. In realtà, c’è una certa probabilità che possa essere una spia inviata da qualcuno. Da vedere se si chiarirà da chi o meno. Avete idee @JonSnow; e @AemonTargaryen?
“There’s a singer come to Riverrun, calls himself Rymund the Rhymer, he’s made a song of the fight. Doubtless you’ll hear it sung tonight, my lady. ‘Wolf in the Night’ this Rymund calls it.”
La seconda è l’accenno al metamorfismo di Robb. Certo non è il primo indizio che riceviamo in questo senso, ma ogni volta c’è un po’ di rammarico, come dice @JonSnow;, nel non avere una indagine maggiore di Robb, sia nella relazione tra lui e Grey Wind, sia a livello strategico-militare. Soprattutto perché finora, nonostante il suo essere acerbo, ha saputo tenere testa all’esercito Lannister, cosa che perdurerà finché non sarà tradito. Quindi da quel punto di vista, a tratti, sembra quasi un illuminato:
“How did the king ever take the Tooth?” Ser Perwyn Frey asked his bastard brother. “That’s a hard strong keep, and it commands the hill road.” “He never took it. He slipped around it in the night. It’s said the direwolf showed him the way, that Grey Wind of his. The beast sniffed out a goat track that wound down a defile and up along beneath a ridge, a crooked and stony way, yet wide enough for men riding single file. The Lannisters in their watchtowers got not so much a glimpse of them.”
Inoltre, mi incuriosisce questa affermazione:
“There’s some say that after the battle, the king cut out Stafford Lannister’s heart and fed it to the wolf.”
“I would not believe such tales,” Catelyn said sharply. “My son is no savage.”
Sicuramente le storie di battaglia, come abbiamo avuto modo di vedere, sono sempre enfatizzate e mitizzate, ma partono da un fondo di verità. Non mi stupirei che Robb fosse arrivato ad un connubio bellico con Grey Wind più selvaggio e “blood-drunk” di quanto Cat non si aspetti. Soprattutto, visti i risvolti presi dalle relazioni col metalupo più indagate. Anche Bran non disdegna la caccia nel corpo di Summer. Robb che può usare il proprio corpo per la battaglia potrebbe muoversi sulla stessa strada e compiere azioni meno comprensibili a chi non abbia questo tipo di legame.
Ed il pensiero al ritrovamento dei cuccioli di metalupo con l’aura che è derivata da questo avvenimento contribuisce a rendere ancora più mistico ed impenetrabile questo rapporto.
Brienne ci viene subito presentata quasi come una macchina fisicamente ed intimamente estremamente sola e isolata:
She had ridden with them every day and slept among them every night without ever truly becoming one of them. It was the same when she was with Renly, Catelyn thought. At the feast, in the melee, even in Renly’s pavilion with her brothers of the Rainbow Guard. There are walls around this one higher than Winterfell’s.
Cat si pone verso di lei come una madre, cercando di impedirle un estremo sacrificio nella ricerca irrazionale di una vendetta consumata a caldo. In questa necessità è molto simile a Loras. Ha bisogno di sfogare la propria rabbia ed il proprio odio contro chi ha ucciso Renly. Ed in questa necessità è anche molto simile alla Arya che abbiamo visto nel precedente POV. Ma non è soltanto materno l’atteggiamento di Cat, capisce chi ha davanti e cerca di parlarle un linguaggio che Brienne comprenda:
“I know how hard it is-” Brienne shook off her hand. “No one knows.” “You’re wrong,” Catelyn said sharply. “Every morning, when I wake, I remember that Ned is gone. I have no skill with swords, but that does not mean that I do not dream of riding to King’s Landing and wrapping my hands around Cersei Lannister’s white throat and squeezing until her face turns black.”
C’è consapevolezza retorica ed abilità nel convincerla a combattere contro i nemici di Renly che sono anche gli stessi di Robb. Ma non per Renly, perché Renly ormai è morto, e gli altri contendenti, al di fuori del paragone con Renly, sono tutto ciò che resta. Quindi, oltre al sentimento materno, come ammette anche Cat, nei suoi pensieri c’è anche un sentire egoistico, sia nel salvataggio di Brienne, e, azzardo io, sia nel portarla verso il proprio schieramento:
The question seemed to trouble Brienne. “You helped me. In the pavilion... when they thought that I had... that I had... “
“You were innocent.”
“Even so, you did not have to do that. You could have let them kill me. I was nothing to you.”
Perhaps I did not want to be the only one who knew the dark truth of what had happened there, Catelyn thought.
Nel salvarla, aggiungo, che l’egoismo non è solo quello di condividere una verità incredibile, ma anche quello di avere un testimone che possa affermare la sua estraneità al fatto.
Dall’incontro con Edmure, vediamo che il pettegolezzo infatti su chi possa aver ucciso Renly si è già diramato:
“Cat,” her brother said, “some say you killed Renly. Others claim it was some southron woman.” His glance lingered on Brienne.
E Brienne è lì a confermare l’esclusione di ogni coinvolgimento di Cat. E Cat a confermare l’estraneità di Brienne.
Vediamo anche che il piano di Tyrion stava quasi per funzionare, ma non aveva tenuto conto degli appetiti dell’erede di Riverrun. La sua inadeguatezza appare evidente e ci fa rimpiangere che non sia Cat l’erede, che ha dimostrato di avere maggior inclinazione a questo tipo di ruolo (nonostante ciò che si dice). Lei stessa, in un breve pensiero, riassume ottimamente la genialità del fratello (pardon, non lo amo particolarmente):
Only my sweet brother would crowd all these useless mouths into a castle that might soon be under siege. Catelyn knew that Edmure had a soft heart; sometimes she thought his head was even softer. She loved him for it, yet still...
Per il resto ci pensa lui stesso a qualificarsi nel modo in cui si pone verso l’avanzata di Tywin. Ed il piano con cui pensa di attuarlo:
I have a plan. You’ve forgotten Roose Bolton. Lord Tywin defeated him on the Green Fork, but failed to pursue. When Lord Tywin went to Harrenhal, Bolton took the ruby ford and the crossroads. He has ten thousand men. I’ve sent word to Helman Tallhart to join him with the garrison Robb left at the Twins-”
“Edmure, Robb left those men to hold the Twins and make certain Lord Walder keeps faith with us.”
A questo punto scopriamo che anche Roose ha sposato una Frey. Ci si può chiedere, visti anche i disordini creati da Ramsey nel Nord, se non possiamo già considerarlo come passato all’altro schieramento.
Sicuramente la partenza della guarnigione lasciata da Robb alle torri gemelle pone le basi per quella che sarà la fine di Robb, perché Walder non ha più nessuno a sorvegliarlo e ricordargli di essere fedele.
Abbiamo anche le prime prove (sommate ai racconti di Petyr sull’aver ottenuto la virtù di quella che pensava fosse Cat), che sia Lysa la Tully che si è data a Petyr e non Cat:
“South... where... is the Eyrie south, sweetling? I don’t recall... oh, dear heart, I was afraid... have you forgiven me, child?” Tears ran down his cheeks. “You’ve done nothing that needs forgiveness, Father.” She stroked his limp white hair and felt his brow. The fever still burned him from within, despite all the maester’s potions. “It was best,” her father whispered. “Jon’s a good man, good... strong, kind... take care of you... he will... and well born, listen to me, you must, I’m your father... your father... you’ll wed when Cat does, yes you will...” He thinks I’m Lysa, Catelyn realized. Gods be good, he talks as if we were not married yet. Her father’s hands clutched at hers, fluttering like two frightened white birds. “That stripling... wretched boy... not speak that name to me, your duty... your mother, she would...” Lord Hoster cried as a spasm of pain washed over him. “Oh, gods forgive me, forgive me, forgive me. My medicine...”
E come già diceva @JonSnow;, la parte più intensa di tutto il POV è l’incontro coi resti di Ned e con la morte, come perdita d’identità. Quelle ossa non sono Ned, non sono l’uomo, non sono il padre. Niente è rimasto di ciò che lo identificava, non il suo volto, né i suoi occhi. Tutto ciò che lo definiva resta solo nella sua memoria.
Bones, Catelyn thought. This is not Ned, this is not the man I loved, the father of my children. His hands were clasped together over his chest, skeletal fingers curled about the hilt of some longsword, but they were not Ned’s hands, so strong and full of life. They had dressed the bones in Ned’s surcoat, the fine white velvet with the direwolf badge over the heart, but nothing remained of the warm flesh that had pillowed her head so many nights, the arms that had held her. The head had been rejoined to the body with fine silver wire, but one skull looks much like another, and in those empty hollows she found no trace of her lord’s dark grey eyes, eyes that could be soft as a fog or hard as stone. They gave his eyes to crows, she remembered.
E quello che più manca nella perdita, non è solo il contatto, ma anche la connessione, la comunicazione. E’ toccante la chiusura del capitolo, nell’esprimere questa necessità di Cat:
The silent sisters do not speak to the living, Catelyn remembered dully, but some say they can talk to the dead. And how she envied that...
Tyrion IX
Interessante il pensiero che Tyrion fa su Cersei e Joffrey:
Can she truly be so blind as to what he is? he wondered.
In realtà, la situazione è ben peggiore. Lei sa, come sapeva anche Robert, ma non fa nulla per tenerlo a bada, o indirizzarlo verso modi migliori.
Il fatto che Varys non sappia niente delle sorti di Petyr a Bitterbridge può esserci d’aiuto per contestualizzare alcuni fatti del passato. Non è così peregrino che le viecende della Torre del Gioia possano essere passate inosservate anche a lui, per quello che sappiamo finora. Attendiamo fiduciosi TWOW.
Sulla strada del ritorno, il clima che precede la rivolta è palpabile:
The unshaven and the unwashed stared at the riders with dull resentment from behind the line of spears. […]
A few voices raised a cry of “Joffrey! All hail, all hail!” as the young king rode by, but for every man who picked up the shout, a hundred kept their silence. The Lannisters moved through a sea of ragged men and hungry women, breasting a tide of sullen eyes.
Come anche nel POV precedente di Cat, in cui Rhaegar viene nominato da Edmure, anche in questo POV, il suo fantasma aleggia nel presente:
there is small love for the Lannisters in King’s Landing. Many still remember how your lord father sacked the city, when Aerys opened the gates to him. They whisper that the gods are punishing us for the sins of your House-for your brother’s murder of King Aerys, for the butchery of Rhaegar’s children, for the execution of Eddard Stark and the savagery of Joffrey’s justice.
E ci viene continuamente ricordato anche il massacro dei suoi figli, non a caso.
Come già diceva @JonSnow;, il trauma di Tyrion è sempre più evidente, sia dalle persone che gli sono più vicine che o non sono l’incarnazione dell’affidabilità (Varys), o sono pagate (Bronn e Shae), sia – anzi direi soprattutto – dalla sua reazione all’odio del popolo di KL. Tyrion ha un grande desiderio: essere amato e accettato. Scoprire di essere odiato più di Joffrey e degli altri membri del Concilio ristretto è un duro colpo che gli fa perdere il sapore di tutti i piccoli successi che ha conseguito nella capitale. Capisce che qualsiasi successo possa conseguire non cambierà mai il modo in cui è percepito esteriormente, viene inquadrato come un orrendo mostro e come tale capace solo di atti perfidi ed infimi, non ha mai incontrato, o almeno, non ancora, un personaggio che sia voluto andare oltre ed apprezzare la sua persona al di là dell’apparenza, al di là della caratteristica superficiale – eccetto probabilmente Jon Snow, Maester Aemon e Lord Mormont alla Barriera:
“His Grace is but a boy. In the streets, it is said that he has evil councillors. The queen has never been known as a friend to the commons, nor is Lord Varys called the Spider out of love... but it is you they blame most. Your sister and the eunuch were here when times were better under King Robert, but you were not. They say that you’ve filled the city with swaggering sellswords and unwashed savages, brutes who take what they want and follow no laws but their own. They say you exiled Janos Slynt because you found him too bluff and honest for your liking. They say you threw wise and gentle Pycelle into the dungeons when he dared raise his voice against you. Some even claim that you mean to seize the Iron Throne for your own.”
“Yes, and I am a monster besides, hideous and misshapen, never forget that.” His hand coiled into a fist. “I’ve heard enough. We both have work to attend to. Leave me.”
Interessante, poi, che alla fine del POV si faccia nuovamente allusione alla facilità di gestione del regno con Tommen re al posto di Joffrey. Un altro mattoncino verso la preparazione del purple wedding.
Davos II
Dopo l’uccisione di Renly da parte dell’ombra vediamo quanto Stannis sia rimasto affetto sia a livello psicologico per aver dovuto arrivare a compiere tale gesto, sia a livello fisico – la magia sembra averlo provato molto:
Now that Stannis Baratheon had come into his power, the lordlings buzzed around him like flies round a corpse. He looks half a corpse too, years older than when I left Dragonstone. Devan said the king scarcely slept of late. “Since Lord Renly died, he has been troubled by terrible nightmares,” the boy had confided to his father. “Maester’s potions do not touch them. Only the Lady Melisandre can soothe him to sleep.” Is that why she shares his pavilion now? Davos wondered.
E l’interiorità di Stannis in quel momento è espressa meravigliosamente dalla descrizione del suo stemma:
Only Melisandre kept pace, bearing the great standard of the fiery heart with the crowned stag within. As if it had been swallowed whole.
C’è anche da dire che con opportunismo ha accettato e perdonato senza troppi problemi e senza affliggere alcuna pena tutti quei Lord che dopo la morte di Renly sono passati a lui per sostenerlo come re:
“Davos, I have missed you sorely,” the king said. “Aye, I have a tail of traitors, your nose does not deceive you. My lords bannermen are inconstant even in their treasons. I need them, but you should know how it sickens me to pardon such as these when I have punished better men for lesser crimes. You have every right to reproach me, Ser Davos.”
“You reproach yourself more than I ever could, Your Grace. You must have these great lords to win your throne-”
“Fingers and all, it seems.” Stannis smiled grimly.
E’ ammirevole come Stannis stesso riconosca l’ingiustizia del suo opportunismo, ma riconosce anche di non poterne fare a meno. E questo suo essere quasi senza filtri con Davos, che vede come una sorta di appendice alla propria coscienza, lo rende veramente unico. Poi sì, anche il suo humour è adorabile.
Stannis ci enuncia anche il proprio ideale di giustizia, un ideale utopico, un ideale a cui cerca di conformarsi il più possibile, opportunismo permettendo, un ideale che lo tiene a distanza dai liege e che si traduce anche nella sua condanna, nel suo essere così palesemente senza speranza nella propria impresa.
“They remind me of what I was. Where I came from. They remind me of your justice, my liege.”
“It was justice,” Stannis said. “A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. Each should have its own reward. You were a hero and a smuggler.”
Da un certo punto di vista, ci giustifica il suo essersi aggrappato ed affidato al potere di Melisandre, perché l’unico modo in cui Stannis può sperare di riuscire a prendere il potere non può essere umano, la sua filosofia è inaccettabile ai Lord di Westeros allo stesso modo in cui essi ripugnavano l’incesto dei Targaryen. Ma i Targaryen avevano i draghi. E Stannis ha Melisandre per prendere il potere che ritenga gli spetti nella sua idea di legge. E la sua filosofia è talmente importante e fondamentale, ma mi viene da aggiungere che anche il suo rancore sopito per essere sempre stato messo da parte è altrettanto fondamentale, da farlo arrivare ad uccidere il fratello. Fratello che, concordo con @JonSnow;, amava, come anche Stannis ammette, oltre a percepire in modo latente la propria colpa nella sua uccisione:
“Fools love a fool,” grumbled Stannis, “but I grieve for him as well. For the boy he was, not the man he grew to be.” He was silent for a time […]
“And for Renly?” The words were out before Davos could stop to consider them. For a long time the king did not speak. Then, very softly, he said, “I dream of it sometimes. Of Renly’s dying. A green tent, candles, a woman screaming. And blood.” Stannis looked down at his hands. “I was still abed when he died. Your Devan will tell you. He tried to wake me. Dawn was nigh and my lords were waiting, fretting. I should have been ahorse, armored. I knew Renly would attack at break of day. Devan says I thrashed and cried out, but what does it matter? It was a dream. I was in my tent when Renly died, and when I woke my hands were clean.” Ser Davos Seaworth could feel his phantom fingertips start to itch. Something is wrong here, the onetime smuggler thought. Yet he nodded and said, “I see.” “Renly offered me a peach. At our parley. Mocked me, defied me, threatened me, and offered me a peach. I thought he was drawing a blade and went for mine own. Was that his purpose, to make me show fear? Or was it one of his pointless jests? When he spoke of how sweet the peach was, did his words have some hidden meaning?” The king gave a shake of his head, like a dog shaking a rabbit to snap its neck. “Only Renly could vex me so with a piece of fruit. He brought his doom on himself with his treason, but I did love him, Davos. I know that now. I swear, I will go to my grave thinking of my brother’s peach.”
Tra un breve digrignar di mascella e l’altro, Stannis ci offre tanti silenzi e dietro tutti quei silenzi c’è la perdita ed un latente senso di colpa. Sembra quasi cercare di convincersi di non essere stato lui, ma conoscendo il potere di Melisandre teme di esserlo stato, forse dentro di sé sa che quel sogno non era soltanto un sogno. E dietro tutti quei silenzi c’è l’amore per Renly, per una persona che fino alla fine ammette di non saper comprendere ma che amava fraternamente nonostante tutto. Una persona che ha il potere di irritarlo con una banalità, che non avrebbe sortito alcun effetto, o non sarebbe risultata così amplificata, se compiuta da qualcun altro, non così importante per Stannis. Implicitamente sembra ammettere la sua colpa recondita quando dice:
Aye, they whisper... while she serves.”
“Serves how?” Davos asked, dreading the answer.
“As needed.”
Con Melisandre, ritorna il tema della difficoltà interpretativa delle visioni del futuro: vede la venuta di Renly a Storm’s End, la sua morte ed il passaggio di parte del suo esercito verso Stannis, vede anche Renly che sconfigge le armate di Stannis sotto le mura di KL. Noi, col senno di poi, sappiamo bene che tutte queste visioni sono corrette. Però sembra anche di intuire che, forse, alcune di queste visioni, più che visioni, possano essere degli atti compiuti da Melisandre per influenzare le mosse di Stannis, perché, come fa notare Davos, se assedi il castello di qualcuno, la probabilità che questi si presenti per difenderlo è alquanto elevata:
“B-but,” Davos stammered, “Lord Renly only came here because you had laid siege to the castle. He was marching toward King’s Landing before, against the Lannisters, he would have-”
Quindi, finché non arriveranno i POV di Melisandre, che non è detto possano essere affidabili, mi viene il dubbio che anche le sue visioni possano essere un glamour che lei usa per realizzare i piani che ha per Azor Ahai, da lei identificato in questo momento in Stannis.
Inoltre, sembra quasi che Stannis fosse disposto a tutto per impedire che la visione della sua sconfitta a KL si realizzasse:
Melisandre saw another day in her flames as well. A morrow where Renly rode out of the south in his green armor to smash my host beneath the walls of King’s Landing. Had I met my brother there, it might have been me who died in place of him.”
E quindi un altro sentimento che sembra contraddistinguerlo fortemente, come da sua stessa ammissione nel ricordare perché avesse cercato il pugnale quando Renly gli offrì la pesca, è la paura.
Netta è la contrapposizione tra la visione del mondo di Davos e quella di Mel, che suddivide tutto in bianco e nero. Ed in questa suddivisione si intuisce una critica iniziale di Martin verso Melisandre e ciò che rappresenta. Soprattutto, nel momento in cui risponde con quel “Not I” alle accuse di Davos, ecco che la colpa di Stannis si fa più palese. Lei gli ha offerto il mezzo: la magia. Ma evidentemente è stato lui attraverso il sogno a controllare l’ombra, che, del resto, come aveva riportato Cat, aveva anche le sue sembianze. Sembianze che vengono confermate poi nel caso di questa seconda ombra anche da Davos:
And Davos saw the crown of the child’s head push its way out of her. Two arms wriggled free, grasping, black fingers coiling around Melisandre’s straining thighs, pushing, until the whole of the shadow slid out into the world and rose taller than Davos, tall as the tunnel, towering above the boat. He had only an instant to look at it before it was gone, twisting between the bars of the portcullis and racing across the surface of the water, but that instant was long enough. He knew that shadow. As he knew the man who’d cast it.
Quindi Melisandre, attraverso la magia del Lord of the Light, permette a Stannis di liberare i suoi desideri più reconditi attraverso le ombre. Possiamo probabilmente affermare, anche alla luce delle iniziali descrizioni fisiche di Stannis, presenti in questo POV, che in questo momento egli sia consumato dall’opportunismo, dal rancore, e si liberi di questi suoi istinti più negativi attraverso Melisandre. Ed è estremamente affascinante la complessità di un personaggio che, pur amando il proprio fratello, arriva fino ad ucciderlo per avergli usurpato il posto che gli spetta. Ed arriva fin da subito a pentirsene e a percepirlo come un atto che lo accompagnerà per il resto della vita.
Nota finale: la descrizione di Storm’s End, fatta pochi POV prima in un POV di Cat (scusate la ripetizione), viene confermata dalla percezione di Melisandre. Quindi non soltanto la Barriera è stata costruita utilizzando degli antichi incantesimi, ma anche Storm’s End, come la leggenda narra:
“Who rowed you to Renly?”
“There was no need,” she said. “He was unprotected. But here... this Storm’s End is an old place. There are spells woven into the stones. Dark walls that no shadow can pass-ancient, forgotten, yet still in place.”
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Woohoo! Finalmente raggiungo @JonSnow;! Adesso mi posso rilassare in vista delle vacanze...
Jon V
Visto che si parlava recentemente del giuramento dei GdN, mi è piaciuto trovare una citazione dello stesso da parte di Jon subito, a inizio capitolo:
The horn that wakes the sleepers, he thought.
Mi ricorda un po’ le battute nerdy sui corsi preferiti che facevo una volta con gli amici, all'università. XD
Comunque, l’incipit ci immerge in un clima di tensione e di malcontento.
Jon, come rileva @JonSnow;, è maturato e si rivela attento ai dettagli fin dall’arrivo di Qhorin: capisce che i dettagli che sono stati condivisi con lui mal si sposano con l’aura grave mostrata da Qhorin e ha il desiderio di servire i due (Qhorin e Mormont) per ascoltare i loro discorsi per saperne di più. Jon riesce anche ad andare oltre i commenti di Edd, ritenendo utili le armi rinvenute nel POV precedente. Queste sono più affilate degli usuali coltelli e si convince che ci sia una ragione per cui fossero state seppellite. Lo strumento che maggiormente cattura la mia curiosità è il corno che Jon dà a Sam:
The warhorn he had given to Sam. On closer examination the horn had proved cracked, and even after he had cleaned all the dirt out, Jon had been unable to get any sound from it. The rim was chipped as well, but Sam liked old things, even worthless old things. “Make a drinking horn out of it,” Jon told him, “and every time you take a drink you’ll remember how you ranged beyond the Wall, all the way to the Fist of the First Men.”
Crepato e con l’oncia rotta/scheggiata, non emette alcun suono. Che sia questo il famoso corno di Joramun?
Oggetto che viene, per noi che sappiamo, introdotto. Si presuppone che i wildlings vogliano rompere la Barriera e per farlo hanno bisogno di questo. Significativa l’importanza del fantomatico oggetto ricercato dai wildlings, sottolineata anche dal corvo di Mormont:
“Perhaps,” said Qhorin, finishing the egg, “but there is more, I think. He is seeking something in the high cold places. He is searching for something he needs.”
“Something?” Mormont’s raven lifted its head and screamed. The sound was sharp as a knife in the closeness of the tent.
“Some power. What it is, our captive could not say. He was questioned perhaps too sharply, and died with much unsaid. I doubt he knew in any case.”
Il corvo di Mormont continua poi a sottolineare altre parti del discorso. Ciò che li attende sulle montagne:
To learn what waits in those mountains.”
“Waits,” the raven cried. “Waits.”
Ed anche la sorte che li attenderà:
“Belike we shall all die, then. Our dying will buy time for our brothers on the Wall. Time to garrison the empty castles and freeze shut the gates, time to summon lords and kings to their aid, time to hone their axes and repair their catapults. Our lives will be coin well spent.”
“Die,” the raven muttered, pacing along Mormont’s shoulders. “Die, die, die, die.”
Qhorin fin dal suo arrivo ci viene presentato come un personaggio di rilievo. Analizza Jon molto velocemente, riconoscendone i tratti Stark e riconoscendogli un’essenza speciale derivantegli dall’accompagnarsi a Ghost. In particolare, quest’ultima sensazione è poi confermata dal modo in cui i due si congedano in cui Qhorin sottolinea le necessità di avere anche Ghost in missione con loro.
Tyrion X
Visto che @JonSnow; fa sempre delle ottime disamine psicologiche dei personaggi, a me piace soffermarmi più sui dettagli, per completare il discorso.
La cosa che più mi colpisce di questo incipit è il modo in cui Cersei vuole nascondere Tommen per portarlo fuori dalla Red Keep. Mi sembra una sorta di anticipazione del modo con cui l’identità di Aegon è stata celata in tutti questi anni:
“Lord Gyles will take him to Rosby, and conceal him there in the guise of a page. They plan to darken his hair and tell everyone that he is the son of a hedge knight.”
E ci viene anche spiegato il motivo per cui scelgono di separare Tommen da Joffrey:
At Rosby, Tommen would be safe from the mob, and keeping him apart from his brother also made things more difficult for Stannis; even if he took King’s Landing and executed Joffrey, he’d still have a Lannister claimant to contend with.
Non è peregrino che gli stessi pensieri siano stati fatti due decenni prima da qualcun altro. Del resto Viserys stesso fu mandato con la madre a Dragonstone ed era noto. Qualcuno più scaltro potrebbe aver defilato con maggiore cautela il piccolo Aegon, oppure, sapendo che ciò non era stato fatto, ne ha preso vantaggio facendolo credere.
Se non altro in questo capitolo vediamo che Tyrion ha ben presente chi abbia davanti, sia quando si parli di Varys, sia quando si parli di Bronn:
Even spiders must nod, he supposed... or was the eunuch playing a deeper and more subtle game than he knew? […]
“I need you here,” said Tyrion. And I don’t trust you with my nephew. Should any ill befall Joffrey, the Lannister claim to the Iron Throne would rest on Tommen’s young shoulders. Ser Jacelyn’s gold cloaks would defend the boy; Bronn’s sellswords were more apt to sell him to his enemies.
Certo, è costretto a prendersi una certa dose di rischio, essendo le persone a lui più vicine nella gestione degli affari del regno. Con Shae invece il discorso è diverso. Shae è il suo ultimo rifugio:
He’d had talk enough; he needed the sweet simplicity of the pleasure he found between Shae’s thighs. Here, at least, he was welcome, wanted.
Ma anche questo è un rifugio vano e di questo Tyrion non sembra rendersi conto. E’ come se avesse bisogno di una specie di “casa”, in cui sentirsi accettato, di una persona con cui essere sé stesso, in cui perdersi per liberarsi dalle sue preoccupazioni, dalle sue insicurezze. Una sorta di riscatto da prendersi contro la società che non lo accetta, la famiglia che non lo accetta, il ricordo di Tysha.
Shae tra l’altro mostra anche una certa abilità nell’osservare i dettagli: a differenza di Tyrion riconosce Varys in incognito, quindi il fatto che Tyrion la consideri il suo “ultimo rifugio” lo rende molto vulnerabile. Inoltre, lei sembra anche molto interessata a ricevere le informazioni in possesso dei 2, vuoi per dimostrarsi spavalda e tener saldo il proprio ascendente su Tyrion, da cui dipende al momento il suo benessere, vuoi per altri fini:
“A lady might be afraid,” said Shae, “but I’m not.”
E lei non dimentica mai chi è, a differenza di Tyrion, e nell’esprimere la verità a riguardo, cerca di mitigarla per la sua convenienza, perché più lui si illude e più il suo potere su di lui aumenta:
What do you think they would do if they got their hands on the Hand’s lady?”
“The Hand’s whore, you mean?” She looked at him with those big bold eyes of hers. “Though I would be your lady, m’lord. I’d dress in all the beautiful things you gave me, in satin and samite and cloth-of-gold, and I’d wear your jewels and hold your hand and sit by you at feasts. I could give you sons, I know I could... and I vow I’d never shame you.”
Ed infatti lei è l’unica da cui non tollera gli atteggiamenti che è solito ricevere da tutti gli altri:
He slapped her. Not hard, but hard enough. “Damn you,” he said. “Damn you. Never mock me. Not you.”
E ciò che aggrava il suo rapporto con Shae, è la necessità irrazionale a cui non sa resistere nel confidarle ciò che successe a Tysha per dissuaderla dal rifiutare la sua nuova proposta di nascondiglio. Raccontarle questa vicenda passata significa abbassare la guardia, in un certo senso fidarsi di lei, ma non nello stesso modo in cui confida in Varys e Bronn, in un modo più profondo, più pericoloso, che lo espone, troppo. E questa sua esposizione gli impedisce di analizzarla con freddezza, di capire ciò che cela dietro le sue parole e i suoi comportamenti:
Words he had never meant to speak came tumbling out of him like mummers from a hollow horse. “When I was thirteen, I wed a crofter’s daughter. Or so I thought her. I was blind with love for her, and thought she felt the same for me, but my father rubbed my face in the truth. My bride was a whore Jaime had hired to give me my first taste of manhood.” And I believed all of it, fool that I was. “To drive the lesson home, Lord Tywin gave my wife to a barracks of his guardsmen to use as they pleased, and commanded me to watch.” And to take her one last time, after the rest were done. one last time, with no trace of love or tenderness remaining. “So you will remember her as she truly is,” he said, and I should have defied him, but my cock betrayed me, and I did as I was bid. “After he was done with her, my father had the marriage undone. It was as if we had never been wed, the septons said.” He squeezed her hand. “Please, let’s have no more talk of the Tower of the Hand. You will be in the kitchens only a little while. Once we’re done with Stannis, you’ll have another manse, and silks as soft as your hands.” Shae’s eyes had grown large but he could not read what lay behind them.
E I suoi pensieri infatti ne mostrano tutta la fragilità, la necessità di essere accettato, di sentirsi contestualizzato come si aspetterebbe, di essere amato per quello che è nonostante ciò che appaia:
Why did I tell her about Tysha, gods help me? he asked himself, suddenly afraid. There were some secrets that should never be spoken, some shames a man should take to his grave. What did he want from her, forgiveness? The way she had looked at him, what did that mean? Did she hate the thought of scouring pots that much, or was it his confession? How could I tell her that and still think she would love me? part of him said, and another part mocked, saying, Fool of a dwarf, it is only the gold and jewels the whore loves.
Per quanto riguarda Varys, invece, dopo tanto ritorno alle mie precedenti congetture già esposte in AGOT. Qua si sottolinea di nuovo la sua conoscenza dei passaggi segreti della Red Keep e la si mette nuovamente in connessione come conoscenza riservata a Maegor e passata di discendente in discendente – ipotizzo io – fino ai giorni nostri. Quindi, continuo a essere convinta che Varys un qualche legame coi Targaryen lo debba avere:
“I might be able to slip the child into your bedchamber unseen. Chataya’s is not the only house to boast a hidden door.”
“A secret access? To my chambers?” Tyrion was more annoyed than surprised. Why else would Maegor the Cruel have ordered death for all the builders who had worked on his castle, except to preserve such secrets? “Yes, I suppose there would be. Where will I find the door? In my solar? My bedchamber?”
“My friend, you would not force me to reveal all my little secrets, would you?”
E in questo POV di confessioni anche Varys rivela a Tyrion almeno una parte del suo segreto:
“My lord, you once asked me how it was that I was cut.”
“I recall,” said Tyrion. “You did not want to talk of it.”
“Nor do I, but...” This pause was longer than the one before, and when Varys spoke again his voice was different somehow. “I was an orphan boy apprenticed to a traveling folly. Our master owned a fat little cog and we sailed up and down the narrow sea performing in all the Free Cities and from time to time in Oldtown and King’s Landing.
“One day at Myr, a certain man came to our folly. After the performance, he made an offer for me that my master found too tempting to refuse. I was in terror. I feared the man meant to use me as I had heard men used small boys, but in truth the only part of me he had need of was my manhood. He gave me a potion that made me powerless to move or speak, yet did nothing to dull my senses. With a long hooked blade, he sliced me root and stem, chanting all the while. I watched him burn my manly parts on a brazier. The flames turned blue, and I heard a voice answer his call, though I did not understand the words they spoke.
“The mummers had sailed by the time he was done with me. Once I had served his purpose, the man had no further interest in me, so he put me out. When I asked him what I should do now, he answered that he supposed I should die. To spite him, I resolved to live. I begged, I stole, and I sold what parts of my body still remained to me. Soon I was as good a thief as any in Myr, and when I was older I learned that often the contents of a man’s letters are more valuable than the contents of his purse.
“Yet I still dream of that night, my lord. Not of the sorcerer, nor his blade, nor even the way my manhood shriveled as it burned. I dream of the voice. The voice from the flames. Was it a god, a demon, some conjurer’s trick? I could not tell you, and I know all the tricks. All I can say for a certainty is that he called it, and it answered, and since that day I have hated magic and all those who practice it. If Lord Stannis is one such, I mean to see him dead.”
Ora, come ci ripetono continuamente nei libri, il sangue reale è ciò che è necessario per sortire effetti magici. E da qui, anche, la mia convinzione che Varys sia in qualche modo legato ai Targaryen, che sia Targaryen, Blackfyre, Brightflame, whatevah, a dragon is still a dragon!
Detto questo le cose interessanti che possiamo leggere sono che lo stregone ha evirato Varys di tutte le sue parti intime, le fiamme sono diventate blu, ed una voce ha pronunciato delle parole a noi ignote.
E, come dice @JonSnow;, questo trauma di Varys è ciò che principalmente gli impedisce di supportare Stannis. Anche se trauma o no, dubito lo avrebbe supportato comunque.
Catelyn V
Di nuovo introspezione per Cat, che riflette su come abbia sempre onorato il motto dei Tully, compiendo sempre il suo dovere. E questa sua caratteristica, che possiamo rivedere in un certo senso anche in Sansa, è ciò che le ha permesso di essere non soltanto la figlia agli occhi di Hoster, ma anche il figlio, almeno fino alla nascita dell’unico fratello sopravvissuto. E qua possiamo comprendere da dove l’acume di Cat derivi. Se ne può desumere che abbia avuto un’educazione inusuale per una Lady ed abbia seguito il padre in alcune incombenze più da erede maschio che da figlia femmina. E quando il suo posto da erede fu preso, la morte della madre liberò quello da Lady, quindi con diverso approccio dovette continuare a seguire gli affari di Riverrun. E con questo stesso spirito di compimento del proprio dovere ha vissuto tutta la sua vita: il fidanzamento con Brandon, il comportamento verso Petyr, il matrimonio e la vita coniugale con Ned. Quasi si legge tra le righe un certo rammarico, forse, se non altro per Petyr, e per Jon Snow, quello che ritiene essere la grande macchia sull’onore di Ned e la grande macchia della loro unione. Soprattutto per Jon Snow.
Si sente sola e persa e, ironia della sorte, lei stessa si apostrofa con “I know nothing”, frase che diventerà una sorta di epiteto di Jon Snow.
Osmynd, my father, Uncle Brynden, old Maester Kym, they always seemed to know everything, but now there is only me, and it seems I know nothing, not even my duty. How can I do my duty if I do not know where it lies?
Sente la mancanza di una guida, adesso che lei deve essere la guida perché la generazione precedente si è assottigliata e non può più compiere questa funzione. Il rammarico di non essere riuscita ad ottenere i risultati attesi compiendo il proprio dovere in passato, le aprono una sorta di crisi interiore in cui si interroga quale possa veramente essere il suo dovere.
Le riflessioni di Cat e il dialogo con Brienne danno degli ottimi spunti. Cat riflette sulle ragioni per cui i giovani bramano così tanto la guerra e si dà una risposta, poi confermata da Brienne, che identifica nell’immortalità di avere le proprie gesta ed il proprio nome cantati nei secoli dai bardi. E’ molto crudo il dialogo tra le due:
“Knights die in battle,” Catelyn reminded her.
Brienne looked at her with those blue and beautiful eyes. “As ladies die in childbed. No one sings songs about them.”
“Children are a battle of a different sort.”
Ci si può ricollegare con questo a diverse filosofie presenti in ASOIAF. Tutte facenti capo alla necessità di andare oltre l’umano span vitale: i cavalieri con la grandezza delle proprie gesta possono aspirare ad essere ricordati nei secoli, le casate possono sperare di prosperare nei secoli grazie al susseguirsi delle generazioni attraverso il mantenimento o l’espansione del proprio potere (un po’ à la Tywin), alle donne non resta che il passaggio e la preservazione del DNA attraverso i propri figli, mantenendo o migliorando il proprio status di partenza, molti figli, per fronteggiarne la mortalità ed espandere le possibilità di perdurare nel tempo. Tutte filosofie che si compenetrano e che, con le loro diversità, puntano allo stesso fine.
E risalta la forza con Cat sente la mancanza di Ned. Dall’aspetto poco conforme ai tratti Baratheon dei figli di Cersei, pensa a quanti dei suoi mostrino i tratti tipici degli Stark. Arriva addirittura a pensare come quell’unica donna, che crede lo abbia condiviso con lei, reagirebbe a tutto questo, o come ella abbia reagito nel momento in cui fu abbandonata per lei:
Her own children had more Tully about them than Stark. Arya was the only one to show much of Ned in her features. And Jon Snow, but he was never mine. She found herself thinking of Jon’s mother, that shadowy secret love her husband would never speak of. Does she grieve for Ned as I do? Or did she hate him for leaving her bed for mine? Does she pray for her son as I have prayed for mine?
They were uncomfortable thoughts, and futile. If Jon had been born of Ashara Dayne of Starfall, as some whispered, the lady was long dead; if not, Catelyn had no clue who or where his mother might be. And it made no matter. Ned was gone now, and his loves and his secrets had all died with him.
C’è anche un riferimento a Roose e a come si pone verso Ramsey:
yet Roose Bolton’s bastard had meant less to him than one of his dogs, to judge from the tone of the queer cold letter Edmure had gotten from him not three days past. He had crossed the Trident and was marching on Harrenhal as commanded, he wrote. “A strong castle, and well garrisoned, but His Grace shall have it, if I must kill every living soul within to make it so.” He hoped His Grace would weigh that against the crimes of his bastard son, whom Ser Rodrik Cassel had put to death. “A fate he no doubt earned,” Bolton had written. “Tainted blood is ever treacherous, and Ramsay’s nature was sly, greedy, and cruel. I count myself well rid of him. The trueborn sons my young wife has promised me would never have been safe while he lived.”
Ad una occhiata più superficiale sembra che Roose non tenga bene in conto la vita del suo bastardo, ma che sfrutti il suo intento di prendere Harrenhal per mitigare i danni che Ramsey ha fatto a Nord. In realtà, ad un’analisi più profonda, mi convinco sempre di più che abbia usato Ramsey per impadronirsi delle terre del Nord confinanti che a lui interessavano, facendolo passare come un atto non da lui benedetto (e possibilmente vedere quanto in là fosse possibile spingersi). Inoltre, se le valutazioni strategiche è riuscita a farle Cat su un logoramento che andrebbe più a favore dell’avversario, a maggior ragione possiamo pensare che le abbia fatte anche Roose. Lo vedremo poi nei prossimi POV, ma sono abbastanza convinta che attraverso i Frey ci siano stati dei contatti tra lui e Tywin e che, possibilmente, la presa di Harrenhal non sia costata chissà quanto.
Poi mi chiedo chi sia la donna-bardo di Evenfall. I suoi occhi di drago mi fanno incuriosire:
Brienne said, “I remember a woman... she came from some place across the narrow sea. I could not even say what language she sang in, but her voice was as lovely as she was. She had eyes the color of plums and her waist was so tiny my father could put his hands around it.
Bran VI
Dell’incipit mi piace moltissimo questo frammento, che riprende l'inizio del POV di Jon:
He howled, a long deep shivery cry, a howl to wake the sleepers.
A howl to wake the sleepers mi fa pensare allo horn dei GdN, creando una bellissima metafora con protagonista Summer, la vedetta che col suo howl tenta di avvertire Winterfell. E bello anche il ricordo che segue di Ghost, metalupo alla Barriera.
His brother came sliding through the trees, moving almost as quiet as another brother he remembered dimly from long ago, the white one with the eyes of blood.
Dalla storia di Old Nan su Dagmer Cleftjaw, si può evincere che si tratti di un qualcosa di enfatizzato con un fondo di verità:
Torrhen’s Square was under attack by some monstrous war chief named Dagmer Cleftjaw. Old Nan said he couldn’t be killed, that once a foe had cut his head in two with an axe, but Dagmer was so fierce he’d just pushed the two halves back together and held them until they healed up. Could Dagmer have won? Torrhen’s Square was many days from Winterfell, yet still...
Viene da chiedersi: le storie di Old Nan seguono tutte questo schema?
Vediamo che anche il povero piccolo Bran, come altri dei suoi fratelli prima di lui, arriva al duro scontro con la realtà anche con una certa fatica. Il suo schema mentale di abitudine a Winterfell e Theon, d’impatto, sembra escludere totalmente la possibilità che il Theon che ha conosciuto possa ribaltarsi in un nemico:
Bran did not understand. “But you’re Father’s ward.”
Ma questa, come diceva @JonSnow;, è la prova definitiva che serve a dimostrare a Bran l’affidabilità delle parole di Jojen:
“Ser Rodrik took too many of our men, but I am to blame as much as he is. I never saw this danger, I never...” Jojen saw it, Bran thought.
Mi piace molto anche il modo con cui @JonSnow; ha sintetizzato il sentire di Maester Luwin. Egli è un uomo estremamente convinto della sua conoscenza, della sua razionalità e di quanto superiore e giusta sia la sua visione del mondo. Dimostrandosi fondamentalmente un uomo chiuso e quindi con a disposizione meno conoscenza e capacità di analisi di quella che si arroga. Il contrario di Socrate. XD E più in alto ci si pone sul piedistallo della convinzione di essere razionalmente infallibili, più male farà la caduta che inevitabilmente prima o poi avverrà. Ma la verità assoluta non esiste. Quindi dubitare sempre, relativizzare sempre, l'universo ha spesso il potere di sorprendere, è bene essere preparati.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Ma con questa rilettura, state aspettando la fine delle festività e riprenderete, oppure è andata a 19? (Cit)
Perché siete arrivati grosso modo dove mi ero fermato per conto mio e a questo punto riprenderei con voi.
" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "
Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera
Come facilmente intuibile la Rilettura è al momento in pausa causa festività. Abbiamo convenuto di riprenderne il consueto svolgimento a partire dall'8 Gennaio. Chiunque voglia aggiungersi ad essa è libero di farlo da quella data.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
Ma guarda!
Mi aspettavo un @NonnoOlenno e invece arriva @Aegon il mediocre!
Comunque è sempre bello quando la base irriducibile si rimpolpa, benvenuto!
Le tempistiche le ha già dette @JonSnow;, io e lui siamo in pausa festiva, @AemonTargaryen è un pochino più indietro ma ci dovrebbe riprendere.
I prossimi POV da cui ripartiamo sono:
- Arya IX
- Tyrion XI
- Theon IV
- Jon VI
Saltiamo quello di Daenerys tra Arya e Tyrion, perché all'inizio di ACOK si scelse di separare i POV di Dany e farli tutti in fondo.
Se mi sono dimenticata qualche info fondamentale, sentitevi liberi di integrare.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Grazie @***Silk*** per il benvenuto!
(In realtà sarebbe un bentornato ma si sono dimenticati che li avevo abbandonati, tutto procede secondo i piani, non si sono accorti di nulla)
Mi sembra curiosa questa scelta di posticipare Daenerys, ma sarà sicuramente interessante leggere d'un fiato un POV così importante e piacevole.
" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "
Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera
@***Silk*** Purtroppo a causa di esami universitari incombenti ho dovuto interrompere la mia rilettura... Appena la tempesta sarà passata metterò il turbo per raggiungervi e contribuire!
Con qualche ora di anticipo...
Arya:
La ragazza, come l'appellerebbe Jaqen, è completamente sotto pressione. La prospettiva di una disfatta degli uomini del Nord è per lei così insopportabile da divenire ingestibile sotto il profilo emotivo. Nonostante riesca a rispettare il ruolo correntemente assunto, l'innato spirito di libertà latente in lei emerge senza lasciarle possibilità d'appello. Il pericolo diviene infatti solo un dettaglio e non un qualcosa davanti a cui indietreggiare, motivo per il quale ella cerchi le soluzioni più impetuose e meno ragionate. La conversazione con Gendry è appunto necessaria ad esasperare il senso di incomprensione e repressione oramai dominante. Notare come, comunque, nei propri pensieri ella continui a concentrarsi prettamente sul fisico del ragazzo, mostrando di continuo i segni della sua prima vera cotta.
Più interessante ancora è l'approccio che Arya dimostra nei confronti della religione e degli Antichi Dei. La ragazzina, a differenza della sorella Sansa, si avvicina agli Dei non solo per senso di disperazione, ma per altrettanto amore paterno. Dunque ciò che per la ramata è una nenia, un'abitudine derivata dall'educazione impartitale, per Arya è un vis a vis pregno di confidenza, quasi privo di ogni soggezione mistica. Ed è Jaqen ad interrompere quel momento così intimo e insolito.
L'uomo di Lorath esige chiaramente di estinguere il proprio debito, ma esso diviene solo un contorno. Per quanto strano si mostri o possa apparire, egli sembra provare una sincera curiosità nei confronti di Arya e delle azioni che quest'ultima compie. Come capiremo dopo, ne intravede decisamente un potenziale, tanto da tenerla costantemente d'occhio, al punto da essere informato sulla sua storia personale e sui suoi desideri più reconditi. Jaqen continua poi a menzionare un Dio del Fuoco, esattamente come aveva menzionato un Dio Rosso in precedenza. I riferimenti a R'hllor mi appaiono chiari. Probabilmente Martin non aveva allora le idee chiare su Dio Rosso e Senza Volto. Il modo in cui Arya riesce a incastrarlo verbalmente, comunque, dimostra una certa abilità nello sfruttare la pressione a proprio vantaggio.
E così il piano si svolge, riscontrando un esito positivo. Emblematico il modo provocatorio e indagatore con cui Jaqen pulisce la propria lama insanguinata sulla tunica di Arya. Un modo per farle notare il peso della vita umana e testare al tempo stesso le sue reazioni. Si ha poi una dimostrazione diretta delle abilità dei Senza Volto: faccia, comportamenti, ma soprattutto voce, tutto cambia; tutt'oggi non è chiaro come tale meccanismo venga messo in pratica. In ogni caso, dietro quel perentorio, laconico Valar Morghulis vengono posti i semi per la futura plotline della ragazzina.
Infine la conquista di Harrenhal da parte degli Stark mediante il volta faccia di Vargo Hoat e l'ingresso in scena di Roose Bolton. Come sempre vengono messi in risalto i suoi occhi lividi e la voce quasi impercettibile. Tuttavia è forse la prima volta che egli non appare completamente ambiguo ma quasi positivo. Si relazione con Arya in modo autoritario ma scherzoso, a tratti sornione, lontano dal gelido e dal cinico. Un inganno non da poco.
La chiosa di vendetta finale, con l'atroce morte di Lorch e il paragone tra Yoren e l'Orso, sono l'esclamazione definitiva sull'indole vendicativa e da giustizia sommaria insita in Arya, che trae dal contrappasso puro piacere.
Tyrion:
Continua la difesa di Approdo del Re dal futuro assedio di Stannis Baratheon e il suo esercito. Ciò che salta all'occhio, almeno per me, è la falsariga sulla quale Tyrion prosegua, riuscendo a mentire a sé stesso nel mentre. Egli si compiace di avere informatori e spie, come nel caso di Osmund Kettleback, che gli facciano avere in pugno sua sorella Cersei. Tuttavia è un compiacimento fine a sé stesso, che cela altro. Tutto l'entusiasmo organizzativo, tutta la solerzia con cui egli muove le pedine e le proprie strategie, con cui interagisce con comandanti, soldati, mercenari per tenere Approdo al sicuro, non sono causati dal mero spirito di conservazione, dalla brama di sopravvivere. Egli è così solerte al fine di dimostrarsi decisivo, utile, di rilievo alla causa Lannister e uscire dalla nomea di nano deforme sotto la quale è vissuto. Una sorta di ricerca d'approvazione familiare.
Un altro aspetto interessante è il modo in cui rifletta sulla caduta di Winterfell; Tyrion è difatti l'unico Lannister ad aver avuto da sempre un vero e proprio timore reverenziale verso quel Castello, il Nord e gli Stark. Con Hallyne viene poi fuori il famoso collegamento tra draghi e magia, una chiara allusione con un fondo di verità a quanto sta accadendo a Daenerys oltre il Mare Stretto.
Il Pov è totalmente risucchiato dall'ambiente caotico di Approdo e dai suoi intrighi e ciò si capisce nelle informazioni finali, le quali rivelano gli ennesimi traditori e i loro doppigiochi. Degno di nota che molti vedano molteplici spiragli di vittoria in Stannis Baratheon, dando quasi per spacciata la famiglia reale, nonostante il potere che Tywin Lannister da sempre emani.
In generale un Tyrion al momento frenetico, con un Martin che pare abbia voluto mettere in risalto appunto questo suo senso di urgenza e quanto egli alacremente lavori per garantire la sopravvivenza della propria Casata. Una sorta di costruzione per far ben recepire quanto di beffa vi sia nel momento in cui egli non otterrà nessun premio, ma soprattutto riconoscenza alcuna da parte del padre e della sorella, che invece lo lasceranno a sé stesso.
Theon:
Il capitolo più interessante del quartetto è proprio il suo. Come sempre Theon è fonte di spunti psicologici e indagini introspettive. Il suo narcisismo dilaga ancora una volta nel momento in cui riflette sulla violazione del talamo di Ned Stark, una sorta di scherno all'autorità, al potere inteso come rigidità, ma al tempo stesso una dimostrazione di impotenza, la necessità di dimostrarsi parimenti importante e non inferiore, l'ennesimo gradino della sua scala di complessi. Successivamente è anch'egli preda della soggezione e della suggestione, per quanto superficiale possa talvolta dimostrarsi. Il figlio di Balon Greyjoy non può sfuggire dal percepire il vero Nord piombare su di sé sotto forma di angoscia e pericolo. E' accattivante il conflitto che sembra poi avere col potere in generale: anch'esso non riesce ad essere propriamente un qualcosa di suo, ma finisce col diventare un'incarnazione di qualcun altro, soffocando principalmente la sua identità. Si riconduce a Balon nel momento in cui fa gettare il Septon in favore della fede al Dio Abissale, ma poi si riavvicina a Ned Stark punendo lo stupro commesso dai suoi due uomini. Egli vorrebbe quasi essere entrambi, riuscendo solo nel non riuscire essere ciò che realmente è.
Dall'ispezione del terreno e dei cadaveri Theon riesce poi nella ricostruzione degli eventi occorsi, quasi in salsa Sherlock Holmes, dimostrando di non essere affatto stupido di principio. La sua stupidità comincia invece nel momento in cui egli non ha coscienza dei propri limiti, rifugiandosi nella vanità. Decisamente pieno di interesse è il confronto con i servi nel cortile di Grande Inverno. Come sempre vengono fatte notare le mete e gli obiettivi onirici che egli si prefissa. C'è quasi la sorpresa di andare incontro ad un tale livore delle genti innanzi a sé, tanto quanto il desiderio, la pretesa e la necessità di essere da loro amato e apprezzato.
Ci sono poi due confronti chiave nel corso della caccia a Bran e Rickon: Maestro Luwin dimostra la propria arguzia, ma soprattutto la propria diplomazia e abilità dialettica nel manipolare Theon e assicurarsi la sopravvivenza delle persone a lui care. Lo stesso Theon è grottesco nel cercare di mantenere una sorta di autorità, poiché preso alla sprovvista da quanto sensate le parole del sapiente si dimostrino. Poi quello con Reek (Ramsay) nel momento in cui la ricerca non ha prodotto risultati. Tra la frustrazione e la disperazione sono la brutalità e il sadismo a manipolarlo davvero, quelle di colui che egli credeva essere solo l'ennesimo galoppino da poco. Eppure Reek fa leva proprio su quei timori e quelle urgenze così umane. Egli è conscio che Theon non possa permettersi di perdere la faccia lasciandoseli scappare. Dunque il suo piano comincia.
Jon:
Anche questo capitolo è molto interessante. Si ha la percezione di un cambiamento netto in Jon Snow. Egli sottosta a Qhorin più facilmente, riuscendo ad evitare sfoghi personali o comportamenti prettamente umorali. In poche parole l'apprendistato a cui è stato sottoposto precedentemente da Mormont altro non ha avuto che l'utilità di insegnargli l'assetto base della disciplina, del rispetto dei ruoli, del non perdere di vista l'obiettivo comune in favore del disagio individuale e dell'immaturità. Pertanto il ragazzo è ad ora perfettamente a suo agio, riuscendo a riscoprirsi utile, capace e attento nel ruolo che da sempre lo aveva ispirato. Da qui la voglia di scalare, decisamente lontana dal desiderio di mettersi in mostra, ma molto più vicina a quello di mostrarsi degno e di mettersi alla prova con pazienza e risolutezza.
Così entra in scena Ygritte. Il primo approccio è singolare: egli si arresta di colpo, evitando di ucciderla, rifacendosi così all'onore del padre. Pochi secondi dopo, però, percepisce qualcosa di istantaneo, incontrovertibile, ambiguo, che lo porta ad avere un'impressione superficiale del tutto positiva della persona davanti a sé, al punto da paragonarla ad Arya. Ella riesce a colpirlo in modo immediato, e non è neanche dato sapere il perché in modo approfondito, dato che non si parte da una componente estetica. E' come se si sentisse del tutto incuriosito, risucchiato dalla nuova e bizzarra conoscenza. Difatti parla senza strategie, in modo del tutto istintivo, dimenticando la distanza tra i ruoli.
E proprio nella presentazione ad Ygritte emerge quel dettaglio che tanto ha dato da pensare: Jon Snow, un nome malvagio. Questo passaggio ha sempre fatto riflettere, portando alla conclusione che si trattasse del nome del tredicesimo comandante, il Re della Notte. Ma è dopo il fugace interrogatorio che si fa viva un'altra storia ambigua quanto interessante, colma di interrogativi. Il racconto di Bael il Bardo si rifà, almeno parzialmente, a quanto accaduto durante la Ribellione di Robert Baratheon, in poche parole alle origini di Jon Snow. Ma, a mio parere, è un altro l'aspetto che fa riflettere. Il fatto che Lord Brandon si ritrovasse senza eredi e che il figlio di Bael diventasse poi la salvezza di Casa Stark. Ciò potrebbe lasciare una porta aperta non da poco sugli eventi a cui porterà il testamento di Robb, con quest'ultimo morto e con Bran e Rickon dati per morti o dispersi.
Quello di Qhorin è invece l'ultimo test, affinché emerga il Jon Snow uomo, il Jon Snow ragazzo, il suo approccio umano e non le abilità del ranger in erba. Una prova con cui Jon rimane fedele a sé stesso e agli insegnamenti del padre, ora suoi, che esulano dal sangue versato a tutti i costi.
Nonostante Ygritte non sia tra i miei preferiti, ho sempre trovato naturali e coinvolgenti i suoi confronti con Jon, portando ad un amore non certamente definitivo, ma assolutamente intenso, un lancio assoluto verso una crescita personale e umana.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
Come al solito i miei commenti saranno abbastanza stringati, quindi prenderò a vedere cosa ne avete pensato voi per dialogare un po'.
Arya
Arya la sconvolta, così l’ho sempre intesa da Approdo ad Harrenal, comprende cosa sia la guerra per i poveracci e lei è diventata uno di quei poveracci. Disillusioni e sofferenza dietro ogni angolo, questa è la fase della sua destrutturazione, prima del suo inselvatichimento accanto alla fratellanza e al mastino. Arya che, per farsi forza e combattere la paura, ricorda gli insegnamenti di Forel e che si lega al dito e medita vendetta per ogni minimo torto, diciamo una Arya molto suscettibile. Arya che ha nostalgia di casa. Arya metà lupo metà danzatrice dell’acqua, metà stark metà braavosiana (già ora). E l’incontro con Jaqen e le sue capacità la rende ancor più sconvolta. Arya che ha sempre più intuito però ed è molto attenta ai particolari…Vargo che non ha affettato nessun nordico….
Ma chissà che problemi ha mordente…(?)
Poi entra in scena Lord Bolton, caratterizzazione iniziale, uomo comunque dai particolari occhi pallidi, occhi su cui si è anche parlato in qualche topic. Ciò che ho sempre apprezzato di questo personaggio è l’assoluta compostezza, le buone maniere, il formalismo, il carattere mite e l’assoluta autorevolezza che suscita nei sottoposti, al punto da essere temuto, concedendo anche brevissimi tratti di intelligente humour. Il suo modo di porsi è il più degno visto nella saga per un Lord. In questa introduzione appare veramente come un gran signore. Con la chicca finale “che sia in grado di versare vino senza sprecarlo”.. che uomo. Ricordo perfettamente i confronti tra Roose e Rob: assolutamente impietosi.
Tyrion
Tyrion è una spugna; non alcolisticamente ma antropologicamente. La minaccia di dare da mangiare i selvaggi ai caproni me lo fa tornare in mente. E l’impiego dei clan delle montagne nelle incursioni contro l’esercito nemico ne è la dimostrazione. Poi abbiamo subito un memento della pericolosità di Bron, che non si lascia andare ed è sempre sul pezzo. Tyrion ha la buona abitudine di selezionare persone capaci e competenti, sarebbe un ottimo dirigente e Bron e Bywater sono tra questi. Poi vari passaggi o in vista dell’assedio o di ordinaria amministrazione. E dall’ordinario fuoriescono spunti magici con i riferimento al parco degli dei, che inquieta Tyrion monto più della domanda del piromante sui draghi. Giustamente Tyrion nella sua razionalità è più suscettibile a ciò che ha toccato con mano.
Theon
Troviamo Theon a letto e non da solo, felice dell’irriverenza di ripassarsi le servette nel letto di Ned Stark. Theon ha tanti difetti ma anche tanti pregi: da Pov scopriamo quanto riflette e quanto è acuto ed ora che si trova con 4 gatti a dominare su Grande Invero lo è, giustamente più che mai. Ma il problema è a monte: la gatta frettolosa fece i gattini ciechi. E i cuccioli Stark si sono dati alla macchia…brutto affare e parte lo psicodramma del brutto affare. Il cerchio inizia a stringersi attorno a Theon. Ha tentato un impresa con uomini di ferro, pensando fossero chissà quali eroi, ma sono uomini, per di più di ferro, strappati al loro ambiente, a cui viene richiesto ciò a cui non sono abituati. E Theon non è un uomo di ferro nel modo più assoluto. L’unica cosa che ha in comune con loro è l’appetito sessuale. Ciò che di sicuro è, suo difetto principale, è essere totalmente a digiuno del mondo, privo di esperienza, specie di comando, ha solo una infarinatura di guerra con Rob (pugnalato alle spalle ma va beh). Perché pianificare e dire molte parole è diverso dallo sporcarsi le mani. In modo piuttosto infame tradisce chi lo ha allevato e si stupisce di vedere facce spaesate e contrite, di non sentirsi accettato, come a dire “ho piazzato la bandierina, ho conquistato, continuate a vivere e amatemi!”. No, non funziona così.
Jon
Il capitolo più godibile ed emozionante
Bello il passo in cui si contrappone la luce del fuoco alla dominazione del nero sul paesaggio.
Ambiente aspro et forte e Jon si propone per una missione per la quale si scoprirà inadeguato. Pronto al battezzo del sangue in battaglia, ma impreparato nel modo più totale a pesare quel sangue nella sua coscienza… e infatti arriva unA brutA e fallisce. Primo momento per fare i coni col relativismo, bruto o corvo , nord o sud , cattivo o buono. Un momento formativo secondo me. Leggendo questo capitolo, il gelo e la fatica di Jon mi mettono sempre angoscia, mi fa pena, specie quando si domanda come sarà stata la prima battaglia di Rob.. un paragone che mi mette malinconia, sentimento che in genere associo al personaggio…
“Era pur sempre figlio di suo padre..Non era così?” ehhhh chissà quale padre avrebbe fatto cosa….
" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "
Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera
Il 7/1/2018 at 20:32, JonSnow; dice:La ragazza, come l'appellerebbe Jaqen, è completamente sotto pressione. La prospettiva di una disfatta degli uomini del Nord è per lei così insopportabile da divenire ingestibile sotto il profilo emotivo.
Io tutta questa tensione emotiva non l'ho percepita. Arya non è afflitta dalla disfatta degli uomini del Nord, non realizza concretamente cosa vogliano dire quelle presenze ad Harrenal...Arya vede una possibile via di uscita dallo stallo in cui si trova ed un possibile mezzo per tornare a casa. Sostanzialmente vuole liberare prigionieri che poi la potranno aiutare. anche l'avventatezza e lo sprezzo del pericolo...insomma.. chiede sostegno a chi può ed infine desiste, rintanandosi nel ricordo di casa e di Forel. Il piano, di per sé pericoloso, che darà la svolta alla situazione, è di Jaqen.
Il 7/1/2018 at 20:32, JonSnow; dice:Ed è Jaqen ad interrompere quel momento così intimo e insolito
Anche qua... come tu stesso dici, il momento è insolito.
Questo maggiore sentimento di Arya verso la propria religione rispetto a Sansa, mi pare così impercettibile da non percepirlo. Entrambe quando possono si rifugiano al Parco nel ricordo di casa, ma Arya non è solita mettersi a pregare gli antichi dei. La sua preghiera la dice ogni sera prima di addormentarsi.
Il 7/1/2018 at 20:32, JonSnow; dice:Jaqen continua poi a menzionare un Dio del Fuoco, esattamente come aveva menzionato un Dio Rosso in precedenza. I riferimenti a R'hllor mi appaiono chiari. Probabilmente Martin non aveva allora le idee chiare su Dio Rosso e Senza Volto.
Per me è semplicemente la faccia di Jaqen di Lorath che crede nel dio rosso.
Il 7/1/2018 at 20:32, JonSnow; dice:Egli è così solerte al fine di dimostrarsi decisivo, utile, di rilievo alla causa Lannister e uscire dalla nomea di nano deforme sotto la quale è vissuto. Una sorta di ricerca d'approvazione familiare.
Quotone; estenderei la ricerca anche oltre i confini della famiglia, in generale. La chiosa finale sull'elmo da demone, prima la scimmia deforme, egli vorrebbe essere compreso e apprezzato dal popolino nei suoi intenti di proteggere la città, come, specialmente all'arrivo ad Approdo, cerca di fare il bene della famiglia.
Il 7/1/2018 at 20:32, JonSnow; dice:Una prova con cui Jon rimane fedele a sé stesso e agli insegnamenti del padre, ora suoi, che esulano dal sangue versato a tutti i costi.
Sicuro? Sicuro sicuro? Ma siamo proprio sicuri che Ned non avrebbe applicato alla lettera i precetti della confraternita, la legge, la disciplina e non avrebbe immediatamente giustiziato la ragazza? Perché per me è proprio quello che farebbe al posto di Jon. Ned non antepone i propri scrupoli morali alla legge. Ned applica la legge integralmente e senza indugio e si concede la possibilità dell'interpretazione solo quando non ha vincoli.
Comunque il Jon uomo è ancora mooooolto lontano. Qua non siamo neanche al Jon ragazzo, siamo alla fase adolescenziale. Difficoltà di accettare le regole, apprendimento sul campo, apprendimento per imitazione da uomini di esperienza, scrupoli di coscienza, praticamente prima missione. Il Jon che matura per me lo vedremo con i Bruti e nella battaglia sulla Barriera..
" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "
Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera
Invece credo che sia parte di un tutt'uno. Ella si informa costantemente sugli eventi della Guerra tra Stark e Lannister, cercando di ottenere il massimo delle informazioni possibili nelle situazioni più disparate. Il prendere atto di avere innanzi a sé uomini di suo fratello letteralmente in catene, incrostati di sangue, non può che farle prendere coscienza che gli eventi non stiano prendendo la piega desiderata. Pertanto è un ulteriore tassello che mette in moto in lei un meccanismo di reazione incontrollabile, votato a farla uscire dall'immobilismo e dalla passività che la sua condizione attuale imponeva; in parole povere è l'ennesimo evento che l'avvicina alla consapevolezza di dover agire, in qualunque modo possibile.
Sulla religione non intendevo dire che Arya abbia avuto una folgorazione mistica, ma che, in parallelo a Sansa, abbia dimostrato un approccio differente. I primi approcci tra Sansa e la religione sono frutto di un'educazione impartitale, di un qualcosa di non propriamente suo. Solo in un secondo momento tale collegamento sarà più diretto e naturale, in virtù della disperazione di quanto accadutole. Mentre Arya...
Ricordava di aver visto suo padre pregare per molto tempo. Ma gli antichi dei non lo avevano mai aiutato. «Avresti dovuto salvarlo» disse con rabbia al livido volto nell'albero. «Pregava sempre, lui. Be', non m'importa se non mi aiuterai [..]»
Riesce a dimostrarsi selvaggia e priva di soggezione anche con tali, invisibili e sovrannaturali interlocutori. Parla loro con la medesima rabbia e sconforto con cui interloquirebbe con un persona fatta di carne e ossa, su cui riversare la propria insoddisfazione. Altrettanto non dà vita a quel confronto per propria necessità , ma per amore, vuoto paterno, rivedendo negli Alberi Diga un'abitudine del padre. Il modo di porsi loro è confidenziale, con biasimo. Ella fa presente ad essi le loro presunte mancanze e così il lutto paterno è sfogato con la prospettiva di un'ingiustizia divina. Un puntare il dito verso silenti volti dell'oltre, verso la sorte. Non è, a dire il vero, neanche la prima volta che ella riscontra un processo simile. Nel veder partire gli uomini Lannister, Marbrand, Lorch e quant'altro, nei capitoli precedenti, non può fare a meno di augurarsi che non facciano ritorno, ma di dirsi al tempo stesso che quelli come loro faranno sempre ritorno, suggerendo una mancanza superiore. Un altro spunto che non fa che alimentare il disegno di una giustizia personale, vendicativa e sommaria a cui in futuro vorrà abbandonarsi, o ritrovarsi, che dir si voglia.
Interessante la tua riflessione su Jaqen. Effettivamente potrebbe essere, dato che ogni volto è storia a sé. Jaqen, capitoli addietro, così recita:
«Il dio rosso deve ricevere quanto gli è dovuto, gentile ragazza, e solo la morte può ripagare per la vita. Questa ragazza ne ha presi tre che appartenevano a lui, al dio rosso. Pronuncia i loro nomi, e quest'uomo farà il resto.»
Il modo in cui egli imposta la figura del Dio Rosso ricorderà non R'hllor, ma lo Sconosciuto/Morte adorato dai Faceless Men, che richiede un sacrificio materiale o non in cambio del servizio offerto, dunque la morte per ripagare la vita, o la morte intesa come cessione della cosa più cara che si possiede. Ma si potrebbe supporre che il Dio Rosso non sia una figura a sé nel caso (non inteso dunque come R'hllor), ma solo uno di quei famosi mille volti della divinità in questione. Direi che la supposizione di Jaqen di Lorath come credente nel Dio Rosso collimi.
Su Tyrion concordo. Difatti il vuoto affettivo è esteso e sfocia in quel complesso psicologico di sottofondo in cui, in ASOIAF, molti finiscono col cadere. L'irreversibile desiderio di essere amati e accettati; ci è capitato di rilevare lo stesso in Theon ad esempio, questa settimana.
Su Ned la variante interpretativa è effettivamente abbastanza ampia e articolata. Non vedo nel patriarca Stark un uomo assoggettato dalle regole in senso definitivo (come può esserlo Stannis, che invece avrebbe probabilmente consegnato Jon a parti invertite), ma dunque un soggetto capace di atti e rinunce imprevedibili. In lui tendo a vedere una concessione d'interpretazione meno restrittiva, più lontana dal sangue versato se possibile, per quanto ha dato modo di dimostrarsi parimenti asettico in altri casi.
Ci sarebbe poi da chiedersi come avrebbe reagito il Ned Stark coetaneo di Jon Snow nella circostanza.
A riguardo di Bolton condivido. Difatti è forse tra coloro che hanno la più mostruosa capacità di autocontrollo in ASOIAF, se non al primo posto. E' perfettamente conscio delle proprie pulsioni, ma altrettanto di come soggiogarle. Pertanto riesce ad essere brutalmente cinico e a controllare anche le situazioni attorno a sé. Anche il suo humor va in questa direzione.
Curiosa la tua analisi sui confronti impietosi tra Robb e Roose Bolton, ti riferisci a qualche capitolo in particolare?
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
I capitoli dovrei andarli a ricercare, ma nei pochi momenti in cui i due entrano in contatto, Roose mantiene compostezza e rispetto, limitandosi a dare consigli nel perimetro del suo ruolo. Rob ne subisce il fascino e ammette lui stesso di temerlo e rispettarlo.
Roose è più anziano, ha più esperienza, è intelligente e non è prevedibile ed ha autocontrollo. Rob è giovane, chiamato ad un ruolo più grande di lui, di carattere impetuoso, più leggibile... inoltre dall'inizio al rotorno dalla campagna nell'ovest piuttosto beota.
Il confronto di cui parlavo era comunque sul piano dell'interlocuzione e dell'incarnare il proprio ruolo sociale.. Ora mi sono allargato ad altro.
" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "
Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera
Vicina al gong, alcune parti tirate un po' via ripromettendomi di aggiungere anche la mia opinione su una serie di discussioni da voi iniziate più avanti. Ma volevo cercare di non restare indietro subito alla prima settimana di ripresa e quindi dovevo postare prima di iniziare il we del bp. XD
Arya IX
La ragazza, per parafrasare @JonSnow; e quindi Jaqen, appare molto sicura di sé fin dall’inizio: si muove ormai con disinvoltura a Harrenhal. Pinkeye sembra una bestia più affrontabile di quanto non fosse Weese:
As his men herded off the captives at spearpoint, Arya saw Pinkeye emerge from the stairwell, blinking at the torchlight. If he found her missing, he would shout and threaten to whip the bloody hide off her, but she was not afraid. He was no Weese. He was forever threatening to whip the bloody hide off this one or that one, but Arya never actually knew him to hit.
E Arya sembra avere un irrazionale bisogno di sentirsi forte, quasi come per scacciare la stupidaggine compiuta nel POV precedente:
Eating Ser Amory’s tart made Arya feel daring. Barefoot surefoot lightfoot, she sang under her breath. I am the ghost in Harrenhal.
E sempre per gli stessi motivi, quando vede che Vargo rientra con un gruppo di prigionieri nordici, sente il bisogno irrazionale di fare qualcosa, di rimediare all’errore compiuto nel lasciarsi sfuggire Tywin dalla lista dei 3 nomi. E, come spesso succede in questi casi, pianificare qualcosa di sensato è poco probabile: cerca infatti Gendry per cercare di liberarli. Ma lo cerca anche per altri motivi, il modo in cui si concentra a guardarlo prima di cercare il dialogo mi fa concordare pienamente con @JonSnow;, quando dice che siamo di fronte alla prima cotta di Arya. Non si capisce solo dal modo in cui lo osserva ma anche da quello con cui ci si relaziona: è l’unica persona che vuole salvare, ne ammette una diversità quando gli dice “You’re somebody”, reagisce malissimo quando lui, realisticamente, rifiuta le sue idee di salvezza e cerca di convincersi che sia meglio tentare la fuga da sola. Che è un po’ una versione riveduta e corretta di “Only Renly could vex me so with a piece of fruit.”
Quello stesso bisogno irrazionale di sentirsi forte è anche ciò che la fa esitare a esprimere il terzo nome, più che l’idea di identificarne finalmente uno importante. Quindi possiamo dire che sia ancora un po’ persa nel suo egoismo, inteso in modo positivo perché alla fine è ciò che le permette di sopravvivere in una realtà tanto ostile.
Questa grandissima irrazionalità e bisogno di pace che Arya ci mostra la porta alla godswood, dove si sente al sicuro ed arriva quasi a sentirsi “a casa”, o almeno trova il luogo in cui rifugiarsi, il luogo più a lei confacente tra tutti quelli presenti a Harrenhal. L’unico luogo che può vedere come punto in comune con Winterfell, qua può sentirsi vicina al padre, agli dei degli Stark. Ma anche qua tutta la sua rabbia di totale non accettazione per tutto ciò che è successo da quando ha lasciato Winterfell esplode di nuovo:
Was that enough? Maybe she should pray aloud if she wanted the old gods to hear. Maybe she should pray longer. Sometimes her father had prayed a long time, she remembered. But the old gods had never helped him. Remembering that made her angry. “You should have saved him,” she scolded the tree. “He prayed to you all the time. I don’t care if you help me or not. I don’t think you could even if you wanted to.”
Questo dialogo che Jaqen ha con Arya sembra includere dei dettagli che possano avvalorare la teoria per cui Syrio potesse essere un faceless, che abbia preso le sembianze di Jaqen:
“Some men have many names. Weasel. Arry. Arya.”
She backed away from him, until she was pressed against the heart tree. “Did Gendry tell?”
“A man knows,” he said again. “My lady of Stark.”
Personalmente, non è una delle mie teorie preferite. E’ vero che spiegherebbe come mai Jaqen conoscesse l’identità di Arya, ma partendo dal concetto che Jaqen è un faceless può averlo anche scoperto autonomamente durante il loro viaggio senza bisogno di appellarsi alla precedente conoscenza attraverso Syrio.
Sulla questione del dio del fuoco/rosso, non sono in totale accordo. Jaqen dice chiaramente che 3 vite sono state sottratte ad un dio (uno dell’eterogeneità dei molti venerati dai faceless, o meglio una delle sue molteplici espressioni):
“Three lives were snatched from a god. Three lives must be repaid. The gods are not mocked.” His voice was silk and steel.
Quando giura poi lo fa su una molteplicità di divinità, includendo anche il dio del fuoco, a mio avviso, perché è stata l’espressione del Dio dai mille volti che ha causato la relazione tra lui ed Arya:
“By all the gods of sea and air, and even him of fire, I swear it.” He placed a hand in the mouth of the weirwood. “By the seven new gods and the old gods beyond count, I swear it.”
Mi è piaciuto molto il modo provocatorio e indagatore, come dice @JonSnow;, con cui Jaqen pulisce la lama insanguinata alle vesti di Arya:
The Lorathi brought the blade to Arya still red with heart’s blood and wiped it clean on the front of her shift. “A girl should be bloody too. This is her work.”
Colpisce anche il modo in cui lei poi, dopo che Jaqen si è congedato, reagisce a ciò che resta del suo “lavoro”:
She was alone with the dead men. They deserved to die, Arya told herself, remembering all those Ser Amory Lorch had killed at the holdfast by the lake. The cellars under Kingspyre were empty when she returned to her bed of straw. She whispered her names to her pillow, and when she was done she added, “Valar morghulis,” in a small soft voice, wondering what it meant.
Dice a sé stessa che tutti quei corpi meritavano quella sorte. Da capire se per autoconvincersene o se per dare in qualche modo soddisfazione alla sua sete di vendetta, ormai ben radicata.
C’è anche da dire che l’astuzia che Arya ha mostrato nel nominare Jaqen come terzo nome è stata in un certo modo vinta da Jaqen stesso: Arya voleva costringerlo ad aiutarla, ma Jaqen avrebbe comunque preso parte alla liberazione degli ostaggi in forza dell’accordo tra Roose Bolton e Vargo Hoat.
Dopo che Jaqen assume la sua nuova identità:
“I do. My time is done.” Jaqen passed a hand down his face from forehead to chin, and where it went he changed. His cheeks grew fuller, his eyes closer; his nose hooked, a scar appeared on his right cheek where no scar had been before. And when he shook his head, his long straight hair, half red and half white, dissolved away to reveal a cap of tight black curls.
Rivela ad Arya che ha delle promesse da mantenere:
“Jaqen is as dead as Arry,” he said sadly, “and I have promises to keep. Valar morghulis, Arya Stark. Say it again.”
Che sia diretto verso Pyke?
La descrizione di Roose è molto particolare, fisicamente è un uomo anonimo, senza particolari caratteristiche, eccetto i suoi occhi color ghiaccio. Il tono della sua voce è molto particolare. A differenza di ciò che Ned aveva spiegato ai suoi pargoli, non usa un tono risonante, da motivatore. A Roose basta parlare anche flebilmente per essere ascoltato, senza neanche dover indicare a chi si rivolge. Sarebbe quasi da ricontrollare se anche Tywin avesse un tale ascendente sui suoi sottoposti:
It was almost evenfall when the new master of Harrenhal arrived. He had a plain face, beardless and ordinary, notable only for his queer pale eyes. Neither plump, thin, nor muscular, he wore black ringmail and a spotted pink cloak. The sigil on his banner looked like a man dipped in blood.
Only his eyes moved; they were very pale, the color of ice.
The lord gave answer, but too softly for Arya to hear.
The lord waved a hand. “Make her presentable,” he said to no one in particular, “and make certain she knows how to pour wine without spilling it.”
Quindi sì, fondamentalmente concordo molto con quello che ha già detto @Aegon il mediocre sul personaggio.
E infine la dipartita di Amory Lorch. Così Tywin perde uno dei suoi fedeli macellai. La sua taglia scompare anche di fronte all’altro suo macellaio, la Montagna, che di certo non ci immaginiamo a pregare e piangere in preda al panico di fronte alla morte. Si definisce così un personaggio mediocre che è stato in grado di farsi forte finché non ha incontrato qualcuno più forte e/o furbo di lui:
Ser Amory pleaded and sobbed and clung to the legs of his captors, until Rorge pulled him loose, and Shagwell kicked him down into the bear pit. The bear is all in black, Arya thought. Like Yoren.
Tyrion XI
I preparativi all’assedio fervono e tradiscono la necessità di Tyrion di essere accettato agli occhi del padre, di cui più volte ricorda gli insegnamenti. Ma anche di essere accettato da KL e di non essere visto soltanto come una mostruosità piena di malvagità anche da quello che adesso è il suo popolo. Sentimenti espressi anche nei precedenti POV, in cui resta profondamente toccato dal fatto che il peggioramento delle condizioni della città venga principalmente imputato a lui. Condizioni a cui nuovamente assistiamo, che ovviamente sono causate dallo stato di guerra, ma anche da chi a KL risiedeva già. E questo suo malessere è ben evidente anche qui:
He called Bronn to his side. “Assemble a hundred men and burn everything you see here between the water’s edge and the city walls.” He waved his stubby fingers, taking in all the waterfront squalor. “I want nothing left standing, do you understand?”
The black-haired sellsword turned his head, considering the task. “Them as own all this won’t like that much.”
“I never imagined they would. So be it; they’ll have something else to curse the evil monkey demon for.”
E il confronto impietoso tra Roose e Robb di cui parlava @Aegon il mediocre ritorna vagamente anche in questo POV: Gli dei danno con una mano e tolgono con l’altra… Roose conquista Harrenhal e Robb perde Winterfell, Robb perde Winterfell e sarebbe quindi costretto a tornare sui suoi passi perché un re che non riesce a tenere le proprie terre che potere può riflettere altrove.
Allo stesso tempo, Tyrion fa anche una riflessione su Theon e la sua impresa, ai suoi occhi folle, di tentare di sostituirsi ad uno Stark:
Tyrion had only the vaguest memory of Theon Greyjoy from his time with the Starks. A callow youth, always smiling, skilled with a bow; it was hard to imagine him as Lord of Winterfell. The Lord of Winterfell would always be a Stark. He remembered their godswood; the tall sentinels armored in their grey-green needles, the great oaks, the hawthorn and ash and soldier pines, and at the center the heart tree standing like some pale giant frozen in time. He could almost smell the place, earthy and brooding, the smell of centuries, and he remembered how dark the wood had been even by day. That wood was Winterfell. It was the north. I never felt so out of place as I did when I walked there, so much an unwelcome intruder. He wondered if the Greyjoys would feel it too. The castle might well be theirs, but never that godswood. Not in a year, or ten, or fifty.
Ovviamente lui non sa che Theon bramava allo stesso tempo una sorta di rivincita contro chi lo aveva imprigionato nella gabbia dorata in cui ha trascorso gli ultimi 10 anni, ma anche un terribile desiderio di essere accettato come uno di loro, o almeno di essere accettato più di quanto non potesse esserlo qualcuno da lui ritenuto di rango inferiore – leggi Jon.
Si può aggiungere che provi una sorta di dispiacere per l’accaduto, che sia per un istinto conservatore, o perché in qualche modo si sia sentito legato agli Stark per i trascorsi con Jon – uno dei pochi che lo ha accettato e apprezzato per quello che è. Ma cerca di scacciare questa sensibilità che al momento gli ruba dei pensieri per quello che dovrebbe essere il suo unico cruccio: difendere KL e cercare di non farle fare la fine di Winterfell:
Tyrion Lannister walked his horse slowly toward the Mud Gate. Winterfell is nothing to you, he reminded himself. Be glad the place has fallen, and look to your own walls. The gate was open.
Il senso di decadenza della King’s Guard, sensazione che ci accompagna da AGOT, si incarna pienamente nella vicenda di Boros Blount:
Ser Boros had been escorting Tommen and Lord Gyles when Ser Jacelyn Bywater and his gold cloaks had surprised them, and had yielded up his charge with an alacrity that would have enraged old Ser Barristan Selmy as much as it did Cersei; a knight of the Kingsguard was supposed to die in defense of the king and royal family. His sister had insisted that Joffrey strip Blount of his white cloak on the grounds of treason and cowardice.
Troviamo anche un breve riferimento a Aerion Brightflame e alla sua fine:
When he felt the jars, he mistook them for wine. He was so drunk he broke the seal and drank some.”
“There was a prince who tried that once,” said Tyrion dryly. “I haven’t seen any dragons rising over the city, so it would seem it didn’t work this time either.”
Dalle parole di Hallyne sembra quasi che sia la presenza dei draghi a rafforzare la magia più che la magia a causare la rinascita dei draghi. Se questo fosse vero, quell’unicum compiuto da Dany alla fine di AGOT sarebbe un gesto ancor più speciale. Ovviamente non è detto che sia vero, bisognerebbe rianalizzare meglio la consequenzialità delle dinamiche magiche apparse sia a Essos che a Nord. Senz’altro un legame tra draghi e nord c’è perché qualche POV fa si potevano trovare dei riferimenti nelle parole di Osha. Per il momento, è food for thoughts:
“They, hmmm, seem to be working better than they were.” Hallyne smiled weakly. “You don’t suppose there are any dragons about, do you? “
“Not unless you found one under the Dragonpit. Why?”
“Oh, pardon, I was just remembering something old Wisdom Pollitor told me once, when I was an acolyte. I’d asked him why so many of our spells seemed, well, not as effectual as the scrolls would have us believe, and he said it was because magic had begun to go out of the world the day the last dragon died.”
Compagni, avete opinioni in merito?
Qualora ci fosse ancora bisogno di conferme, Joffrey, attraverso le parole di Jacelyn Bywater, si rivela nuovamente essere un soggetto abbastanza spregevole, vuoi per la fine che aveva fatto fare al cerbiatto di Tommen, ma soprattutto per il fatto che a Tommen non manchi affatto a differenza del resto della famiglia:
“Prince Tommen is hale and happy, my lord. He has adopted a fawn some of my men brought home from a hunt. He had one once before, he says, but Joffrey skinned her for a jerkin. He asks about his mother sometimes, and often begins letters to the Princess Myrcella, though he never seems to finish any. His brother, however, he does not seem to miss at all.”
Riprendendo ancora una volta ad esempio le vicende di Tommen per fare dietrologia su quelle di Aegon, se veramente la sostituzione al tempo fu effettuata, non c’è da stupirsi che non fosse quasi nota a nessuno. Come non ci sarebbe da stupirsi se in molti ci credessero anche se non fosse stata effettuata. Per effettuarla, non si può dire che non fossero presenti una mente abbastanza intelligente come quella di Tyrion – leggi Varys e la sua fissa per i children – e qualcun altro abbastanza serio e affidabile:
“You have made suitable arrangements for him, should the battle be lost?”
“My men have their instructions.”
“Which are?”
“You commanded me to tell no one, my lord.”
That made him smile. “I’m pleased you remember.”
E’ una possibilità ovviamente. Come sapete anche le strade Blackfyre/Brightflame/Brightfyre non mi dispiacciono affatto.
Theon IV
Come avete gia rilevato, Theon non è stupido, è attento ai dettagli, sa raccogliere i dati; infatti si accorge dell’assenza dei metalupi che implica anche l’assenza dei rispettivi umani:
He stopped. He had grown so used to the howling of the direwolves that he scarcely heard it anymore... but some part of him, some hunter’s instinct, heard its absence.
In questo POV, vediamo anche che gli appetiti sessuali di Theon, sotto un certo aspetto, sono un modo con cui tenta di esorcizzare i suoi pensieri più profondi e i suoi timori: cerca una forte scarica edonistica che gli impedisca di preoccuparsi di ciò che lo angoscia. In questo caso l’assenza dei metalupi, ma in altri casi, come abbiamo visto nei POV precedenti, credo che questo suo modo di esorcizzare il suo io più profondo sia estendibile anche ad una serie di altri pensieri:
All’s well, Greyjoy. Hear the quiet? You ought to be drunk with joy. You took Winterfell with fewer than thirty men, a feat to sing of. Theon started back to bed. He’d roll Kyra on her back and fuck her again, that ought to banish these phantoms. Her gasps and giggles would make a welcome respite from this silence.
Theon si rende anche conto che quella che inizialmente sembrava un’impresa (aver conquistato Winterfell con pochi uomini) è anche ciò che gli ha causato evidenti problematiche nel mantenimento di questa conquista (e qui mi viene in mente il saggio Euron che conquista e lascia ad altri ciò che prende perché il difficile non è prendere ma tenere): l’esiguo numero di uomini che ha reso l’impresa – diciamo – incredibile è anche ciò che gli impedisce di avere un numero sufficiente di uomini per il mantenimento della fortezza e che lo hanno portato a dover definire delle priorità, ovverosia difendere la presa dagli attacchi esterni piuttosto che controllare da vicino i movimenti dei piccoli Stark:
Theon cursed himself. He should have kept a guard on them, but he’d deemed it more important to have men walking the walls and protecting the gates than to nursemaid a couple of children, one a cripple.
Winterfell was encircled by two massive granite walls, with a wide moat between them. The outer wall stood eighty feet high, the inner more than a hundred. Lacking men, Theon had been forced to abandon the outer defenses and post his guards along the higher inner walls. He dared not risk having them on the wrong side of the moat should the castle rise against him.
E concordo con @JonSnow; quando rileva che Theon non riesce ad esprimere la sua personalità. Il suo modo di imporsi a Winterfell è fondamentalmente consistito in un’opera di cerchiobottismo che non ha soddisfatto nessuno: ha tentato di mostrarsi giusto come uno Stark agli occhi degli autoctoni, dando comunque dei segnali ai propri uomini che rimandassero alle tradizioni degli ironmen. In questo modo, da invasore, di certo non ha fatto breccia nel cuore della popolazione e probabilmente non ha neanche migliorato la percezione di “straniero” che i suoi uomini hanno di lui.
Interessante poi quando si rammarica di non aver ucciso i 2 metalupi:
I should have had those beasts put down the day we took the castle, he thought angrily. I’d seen them kill, I knew how dangerous they were.
Sembra quasi che traspaia una difficoltà da parte di Theon nell’essere freddo e distaccato nel momento in cui avrebbe dovuto essere duro contro gli invasi per darsi qualche assicurazione in più. Probabilmente la sua sensibilità, per il momento molto recondita, gli impedisce di andare oltre una certa misura verso le persone che sì sono state i suoi carcerieri ma anche la cosa più simile ad una famiglia che abbia avuto negli ultimi 10 anni. La stessa sensibilità traspare anche dal fatto che si auspica di non dover arrivare ad uccidere Bran. Bran che alla fine per lui, per quanto dicesse a sé stesso di non ritenerlo interessante e a Maester Luwin di non ritenerlo un fratello (“No Stark but Robb was ever brotherly toward me, but Bran and Rickon have more value to me living than dead.”), era probabilmente più fratello dei suoi fratelli morti durante la ribellione di Balon. Avendo trascorso gli ultimi 10 anni a Winterfell ed avendone Bran 8, lo ha in un certo qual modo vissuto fin dalla nascita:
Once he had saved Bran’s life with an arrow. He hoped he would not need to take it with another, but if it came to that, he would.
Sottolineavate – e anche io – l’astuzia e l’attenzione ai dettagli di Theon. Direi forse più l’attenzione ai dettagli. In astuzia si lascia battere facilmente, perché quando scopre che nessun cavallo è mancante, non si ferma a riflettere neanche per un attimo che il gruppo di fuggitivi, visti anche i soggetti che lo compongono, possa aver scelto un’altra opzione rispetto alla fuga a piedi. Anche questo è probabilmente un retaggio dell’impulsività e superficialità che per lungo tempo gli hanno permesso di sopravvivere alla sua permanenza nella gabbia dorata di Winterfell:
They’re afoot, then. That was the best news he’d heard since he woke. Bran would be riding in his basket on Hodor’s back, no doubt. Osha would need to carry Rickon; his little legs wouldn’t take him far on their own. Theon was confident that he’d soon have them back in his hands.
Sensazione confermata anche dalla mancanza di aver ritenuto i Reed utili fino al momento in cui non glielo fa notare Luwin:
Theon had not considered that. In truth, he had scarcely considered the mudmen at all, beyond eyeing Meera once or twice and wondering if she was still a maiden.
Essendo comunque attento ai dettagli, durante la caccia capisce dalle tracce che la fuga possa non essere andata come si è aspettato:
No part of this animal has been butchered, Theon realized. The wolves ate, but not the men. Even if Osha did not want to risk a fire, she ought to have cut them a few steaks. It made no sense to leave so much good meat to rot.
Appalled, Theon saw it was true. The wolves had gone into the turgid brown water alone.
Somehow Osha and the wretched boys were eluding him. It should not have been possible, not on foot, burdened with a cripple and a young child.
Permane anche il suo senso di competizione con Asha permane. Altra caratteristica che lo porterà a compiere stupidaggini:
It would be a bitter irony if the Starks made for Deepwood Motte and delivered themselves right into Asha’s hands. I’d sooner have them dead, he thought bitterly. It is better to be seen as cruel than foolish.
Concordo con @JonSnow; quando afferma che Luwin è stato molto abile nel manipolare Theon per proteggere i propri cari. In particolare, mi ha molto colpito quando avvalora le leggende relative ai crannogmen, visto e considerato quale abbiamo visto essere il suo pensiero in merito nei precedenti POV di Bran:
Theon was about to tell him what he ought to do with his wet nurse’s fable when Maester Luwin spoke up. “The histories say the crannogmen grew close to the children of the forest in the days when the greenseers tried to bring the hammer of the waters down upon the Neck. It may be that they have secret knowledge.”
Suddenly the wood seemed a deal darker than it had a moment before, as if a cloud had passed before the sun. It was one thing to have some fool boy spouting folly, but maesters were supposed to be wise.
Seguono altre annotazioni minori.
Tra I prescelti per la spedizione di ritrovamento dei piccoli Stark, c’è anche un Walder, non oso immaginare quale dei due sia… XD
“Let me come too. I want that wolfskin cloak.” A boy stepped forward, no older than Bran. It took Theon a moment to remember him. “I’ve hunted lots of times before,” Walder Frey said. “Red deer and elk, and even boar.”
His cousin laughed at him. “He rode on a boar hunt with his father, but they never let him near the boar.”
Theon look at the boy doubtfully. “Come if you like, but if you can’t keep up, don’t think that I’ll nurse you along.”
Nel corso del POV abbiamo anche un’interessante considerazione sui Bolton. Questa ci fa capire la forte probabilità che la casata Bolton provi una non sopita inimicizia verso gli Stark, come anche la forte probabilità che tale casata non abbia veramente terminato i propri costumi in termini di tortura – cosa per altro dimostrata dalle condizioni in cui era stata ritrovata Donella Hornwood:
The flayed man was the sigil of House Bolton, Theon knew; ages past, certain of their lords had gone so far as to cloak themselves in the skins of dead enemies. A number of Starks had ended thus. Supposedly all that had stopped a thousand years ago, when the Boltons had bent their knees to Winterfell. Or so they say, but old ways die hard, as well I know.
Jon VI
Ultimamente, apprezzo particolarmente I POV di Jon oltre Barriera. Le descrizioni degli ambienti sono spesso molto poetiche e catchy. Tipo l’incipit, ma anche tipo questa:
The wind cut like a knife up here, and shrilled in the night like a mother mourning her slain children.
Ma veniamo a noi.
Fin dall’inizio si vede che le condizioni in cui sono costretti ad operare Jon&co sono alquanto estreme, sempre in allerta per l’ignoto che li aspetta, grati di potersi riscaldare col calore degli altrui corpi.
Toccante il saluto tra Jon e Ghost prima che Jon intraprenda la scalata:
Jon knelt and let the direwolf nuzzle him before they set off. “Stay,” he commanded. “I’ll be back for you.”
Ed anche il momento durante la scalata in cui pensa a Bran, lo scalatore:
Even so, he did not think of the foes who were waiting for him, all unknowing, but of his brother at Winterfell. Bran used to love to climb. I wish I had a tenth part of his courage.
Un modo per trovare la forza di affrontare l’impresa in cui si è imbarcato.
La meraviglia che prova Jon nell’osservare questi inusuali paesaggi è più o meno comparabile a quella che ho provato io quando ho visitato l’Islanda. Per fortuna l’asprezza anche no!
Comunque, tutta la difficoltà dell’impresa, a cui faceva riferimento @Aegon il mediocre, trovo che sia ben riassunta dai continui:
One step and then another, and I will not fall.
A tratti mi ricordano, in senso lato, quello il mantra di Dany: If I look back I’m lost.
Vediamo anche un Jon sicuramente più maturo di ciò che avevamo visto in passato e lo si percepisce dalla leggerezza con cui si lascia andare a battute sulla madre ignota, cosa che per lui è quasi sempre stato una sorta di tabù:
“The mountain is your mother,” Stonesnake had told him during an easier climb a few days past. “Cling to her, press your face up against her teats, and she won’t drop you.” Jon had made a joke of it, saying how he’d always wondered who his mother was, but never thought to find her in the Frostfangs.
E Jon si trova davanti alla consapevolezza di dover uccidere quei bruti non con leggerezza. Cerca la forza dentro di sé ben sapendo che è lo scopo della missione. Ciononostante avverte la stranezza di quello che si apprestano a compiere:
It felt queer, picking a man to kill. Half the days of his life had been spent with sword and shield, training for this moment. Did Robb feel this way before his first battle? he wondered, but there was no time to ponder the question.
Ma non si aspettava una bruta e questo ha un grosso impatto su di lui. Interessante il discorso che faceva @JonSnow; su una specie di colpo di fulmine non basato sull’aspetto fisico: il fatto che lui si blocchi, che in un certo qual modo, per qualche minimo dettaglio, le ricordi Arya nonostante la totale diversità, il fatto che le si presenti con nome cognome e titoli. Inoltre dal secondo sguardo, più calmo, che posa su di lei, questa sorta di attrazione si fa ancora più evidente:
She was older than he’d thought at first, Jon realized; maybe as old as twenty, but short for her age, bandylegged, with a round face, small hands, and a pug nose. Her shaggy mop of red hair stuck out in all directions. She looked plump as she crouched there, but most of that was layers of fur and wool and leather. Underneath all that she could be as skinny as Arya.
E ritorna la sovrapposizione con Arya. I casi sono 2: o il lungo vivere tra soli uomini gli ha giocato un brutto scherzetto, o evidentemente nel momento in cui si è trovato faccia a faccia con lei deve aver visto “l’occhio della tigre” (scusate, battuta del mio ex-capo XD) ed esserne rimasto estremamente incuriosito, o entrambe le cose.
Come ha già rilevato @JonSnow;, è in questo POV che apprendiamo la evil nature del nome Jon Snow. Evidentemente qualche leggenda relativa al free folk riporta che qualcuno con questo nome ha compiuto azioni negative. Giustamente il pensiero va al Re della Notte, però, non essendo questo concetto ripreso in altre parti di ASOIAF restiamo col punto interrogativo.
Mi è piaciuto molto il modo in cui George espone la sua filosofia di eroi versus villains attraverso le parole di Ygritte:
“Well, long before he was king over the free folk, Bael was a great raider.”
Stonesnake gave a snort. “A murderer, robber, and raper, is what you mean.”
“That’s all in where you’re standing too,” Ygritte said.
Sulla storia di Bael il bardo si vede una sorta di anticipazione di quelle che siano potute essere le vicende che hanno unito Lyanna e Rhaegar. Ma anche un’anticipazione della rivelazione che Mance Rayder era a Winterfell durante il soggiorno di Robert in AGOT. E forse anche un'anticipazione del nascondiglio di Bran e Rickon. Sono d’accordo con @JonSnow; quando dice che potrebbe anche essere un hint al testamento di Robb e all’indicazione di Jon Snow come erede. Del resto, non aveva altre opzioni. Senz’altro un modo per identificare questo fantomatico figlio sarebbe ricercare i figli dei vari Brandon uccisi da un Bolton in TWOIAF. Me lo appunto per fare ipotesi in periodi più liberi.
Jon ovviamente non riesce ad ucciderla. Ed in questo si dimostra proprio essere figlio di suo padre. Quello naturale ovviamente. Molto intenso il momento in cui lui le chiede se ha paura:
He pulled Longclaw over a shoulder. “Aren’t you afraid?”
“Last night I was,” she admitted. “But now the sun’s up.” She pushed her hair aside to bare her neck, and knelt before him. “Strike hard and true, crow, or I’ll come back and haunt you.”
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
10 minutes fa, ***Silk*** dice:Che sia diretto verso Pyke?
Io ne dubito. Non tanto per il possibile dubbio su come abbia incontrato Euron, perché in fin dei conti anche i faceless avranno i loro mezzi di comunicazione, ma piuttosto per il modo di assumere gli incarichi che ci viene presentato in un POV di Arya: di persona alla casa del bianco e del nero.
15 minutes fa, ***Silk*** dice:Ovviamente lui non sa che Theon bramava allo stesso tempo una sorta di rivincita contro chi lo aveva imprigionato nella gabbia dorata in cui ha trascorso gli ultimi 10 anni, ma anche un terribile desiderio di essere accettato come uno di loro
Questa ambivalenza e questa incertezza sulla propria appartenenza nonché identità penso sia il tratto principale di tutto il POV di Theon. E penso che la sua maturazione post torture lo porterà a diventare qualcosa di inedito e distante da ambo le origini.
Infine, Jon e Arya. Entrambi durante le loro storie si pensano, si domandano l'uno circa l'altro, usano l'altro come termine di paragone. Penso sia una delle se non la ship più attesa e diffusa tra tutte. E penso che ogni lettore vorrebbe rivederli insieme, dopo le loro peripezie e le rispettive crescite. Nella prole Stark il loro è il rapporto più consolidato e autentico, c'è poco da fare.
" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "
Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera
Il 7/1/2018 at 20:32, JonSnow; dice:Più interessante ancora è l'approccio che Arya dimostra nei confronti della religione e degli Antichi Dei. La ragazzina, a differenza della sorella Sansa, si avvicina agli Dei non solo per senso di disperazione, ma per altrettanto amore paterno. Dunque ciò che per la ramata è una nenia, un'abitudine derivata dall'educazione impartitale, per Arya è un vis a vis pregno di confidenza, quasi privo di ogni soggezione mistica.
Sulla questione Sansa-Arya e il modo in cui si pongono verso gli Dei antichi, non sono completamente d'accordo con quanto riporti Jon.
Parto da quello che avevo precedentemente scritto in Sansa II
Il 24/10/2017 at 12:44, ***Silk*** dice:Vediamo anche che nonostante il suo amore per le apparenze e l’immagine (quale ragazza più o meno non ce lo ha?), sente comunque il richiamo della sua eredità nordica:
The air was rich with the smells of earth and leaf. Lady would have liked this place, she thought. There was something wild about a godswood; even here, in the heart of the castle at the heart of the city, you could feel the old gods watching with a thousand unseen eyes. Sansa had favored her mother’s gods over her father’s. She loved the statues, the pictures in leaded glass, the fragrance of burning incense, the septons with their robes and crystals, the magical play of the rainbows over altars inlaid with mother-of-pearl and onyx and lapis lazuli. Yet she could not deny that the godswood had a certain power too. Especially by night.
Sansa è stata educata dalla madre per cui la sua educazione la dovrebbe vedere rivolgersi ai 7 dei in versione nenia abitudinaria.
Invece la Godswood per lei è un qualcosa di non abitudinario e di non usuale, la riconosce come un'esperienza mistica, a differenza di quella abitudinariamente provata con i 7 dei, più incline all'aspetto estetico/esteriore del culto. Inoltre, entrambe sono attratte verso questo luogo a causa del senso di disperazione che pervade la loro realtà corrente. Ovviamente, poi, il loro modo di porsi verso l'aspetto divino è estremamente differente vista la diversità dei loro caratteri: Sansa è più mite, mentre Arya è più selvaggia, piena di rabbia e rancore. E con uno stato d'animo di questo tipo ed un vissuto come quello di Arya è abbastanza naturale lo sfogo dell'ira verso quegli dei che avrebbero dovuto proteggere il genitore ma non lo hanno fatto. Ricorda molto la stessa vicissutidine vissuta da Stannis, tra l'altro.
CitaAltrettanto non dà vita a quel confronto per propria necessità , ma per amore, vuoto paterno, rivedendo negli Alberi Diga un'abitudine del padre. Il modo di porsi loro è confidenziale, con biasimo. Ella fa presente ad essi le loro presunte mancanze e così il lutto paterno è sfogato con la prospettiva di un'ingiustizia divina.
Non sono completamente d'accordo quando affermi che il modo di porsi di Arya verso gli dei non sia una propria necessità. Arya riconosce nella preghiera agli Alberi Diga un'abitudine del padre, sentendone la mancanza, percependo il vuoto paterno, come dici te, e l'amore che ella ha provato e prova ancora per il padre e questo le genera la necessità di sfogare questo suo senso di vuoto e mancanza con coloro i quali ritiene responsabili di non averlo protetto e preservato dalla sua sorte. Credo che la questiona sia più complessa e nebulosa ed intersechi entrambe le dimensioni.
Su Pyke: espandi pure la modalità di assegnare le missioni.
Non che sia fortemente convinta di questo ma potrebbe essere una possibilità nel caso in cui Jaqen abbia avuto un contrattempo a KL, oppure nel caso in cui avesse a disposizione più volti per svolgere più missioni a Westeros. Anche perché a questo punto mi chiedo: che missione avrebbe potuto svolgere a KL, qualora questa fosse rilevante alle nostre vicende e non solo un escamotage per fare incrociare la sua strada con quella di Arya?
Su Theon concordo.
Su Jon e Arya: mi escludo da tale ship, però convengo con te sul fatto che il rapporto tra Jon e Arya fosse per entrambi il legame più forte che avevano a Winterfell. Infatti questa insistenza di Jon nel riconoscere in Ygritte dei dettagli che gli ricordano Arya è probabilmente più sintomatico dell'attrazione che Jon ha provato verso Ygritte rispetto a quella che sospettiamo Arya abbia verso Gendry.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.