Eh appunto con quanto si legge. C'è l'una e l'altra cosa. Se gli fosse bastato il solo vivere con onore, in quelle riflessioni di prospettiva non avrebbe subito pensato a posizioni di comando, all'essere a capo della confraternita o al cercare donne con cui avere rapporti sessuali.
Dopotutto qui Theon non è ancora nemmeno alla metà del suo percorso per trovare chi è veramente. Ci sta sia ancora in conflitto con entrambe le prospettive, come ha dimostrato già nel dirigere Grande Inverno. Emula Eddard punendo i suoi uomini stupratori, poi Balon nell'affogare il Septon. In entrambi i casi è vittima di due poli.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
Sì ma sopprimere il valore di quei pensieri, annientandoli riconducendo l'eventuale scelta solamente all'ego e alla prospettiva di comando è quanto mi trova in disaccordo.
Perché nei suoi pensieri, che teoricamente dovrebbero essere solo ego e vanità, quelle parole dissonanti stonano ancora di più e suscitano la mia curiosità più del resto. Del resto non mi viene da svalutarle per via del resto.
" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "
Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera
Ma è Theon stesso che li annienta pian piano poco dopo. Non riconduce il tutto alla possibilità di vivere una vita libera o di servire il reame per ricambiare di quanto fatto. Vede subito l'ennesima prospettiva dove poter raggiungere uno status dove ottenere riconoscimento. Difatti associa subito a sé stesso la possibilità di diventare Capo Ranger o addirittura comandante. Vede un'altra possibilità per avere il comando di una nave solamente sua. Rivede la lussuria, nel far propria qualunque donna bruta, considerandosi ancora un principe. Specialmente quest'ultimo pensiero conferma la vanità di fondo.
Al momento Theon non è ancora l'uomo che in ADWD, mediante i traumi fisici e non, assimilerà il vero valore delle cose perdute e dell'individualità, o dei propri errori. E' ancora all'inizio, ed è troppo presto per una totale rinuncia della vanità in favore di qualcosa totalmente onorevole.
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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
Il fatto è che sono presenti entrambe le inclinazioni di Theon. Nero su bianco.
E dopo aver pensato a lussuria e comando se ne esce nuovamente con " un mantello nero non può essere giudicato. Varrei come tutti"
Non è un delirio momentaneo, ma precisi pensieri che si palesano in mezzo agli altri. Ed hanno un loro peso. Perché trascurarli?
Dovrei ripetermi, ma è evidente che tu li minimizzi alla luce dei tratti prevalenti del carattere di Theon, mentre io li evidenzio alla luce dei tratti prevalenti del carattere di Theon.
L'evoluzione in ADWD post torture è altra faccenda con altri moventi e concorrerà all'evoluzione di una nuova personalità né piovra né lupo. Qua siamo di fronte ad uno dei tanti lati ambivalenti del personaggio. E l'ambivalenza di Theon è sempre stata riconosciuta e nota, ben prima di ADWD. Semplicemente emerge una sfumatura "lupesca" nei suoi pensieri.
" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "
Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera
Sì, un mantello nero non può essere giudicato, ma di fondo la sua riflessione fa capire come i primi pensieri siano comunque volati verso le rituali ambizioni individuali che ha sempre avuto.
Se avesse già compreso il significato di un distacco dalla vanità in favore dell'onore e del sacrificio in generale, che comporta quindi la rinuncia ad ogni desiderio personale, non si sarebbe focalizzato su quelle posizioni di potere, né avrebbe ricordato a sé stesso di essere un principe ed in quanto tale ogni donna bruta avrebbe voluto averlo tra le braccia.
Un desiderio di un qualcosa di più pulito e libero potrebbe anche esservi, ma ciò che fa intendere lui è che col nero indosso, nel caso, manterrebbe l'esatto stile di vita e la stessa attenzione per le medesime cose ricercate sino a quel momento. Con la differenza di poter fare tutto senza preoccupazioni.
Per me è ancora lontano dal prendere coscienza con ciò, con la volontà di una vita vera, diversa e solamente sua.
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« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
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« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
10 minutes fa, JonSnow; dice:Sì, un mantello nero non può essere giudicato, ma di fondo la sua riflessione fa capire come i primi pensieri siano comunque volati verso le rituali ambizioni individuali che ha sempre avuto.
Ma non gli unici pensieri, è proprio questo il fulcro della faccenda.
12 minutes fa, JonSnow; dice:Se avesse già compreso il significato di un distacco dalla vanità in favore dell'onore e del sacrificio in generale, che comporta quindi la rinuncia ad ogni desiderio personale, non si sarebbe focalizzato su quelle posizioni di potere, né avrebbe ricordato a sé stesso di essere un principe ed in quanto tale ogni donna bruta avrebbe voluto averlo tra le braccia.
Non è tutto nero o bianco, ma talvolta un po' grigietto.
Tu presumi la necessità di una conversione sulla strada per Damasco dalla vanità all'onore. Non la ritengo possibile né necessaria. Come del resto non è mai necessaria per prendere il nero. Quale confratello nel prendere il nero diventa all'improvviso santo? Nessuno. I GDN sono il peggior ricettacolo dei peggiori delinquenti dei peggiori bar di caracas. Nonché ( e questo è importante) paracadute di fratelli minori e bastardi delle casate nobili dei sette regni. Perché comunque nella confraternita l'origine sociale conta e aiuta. Ne abbiamo apprezzato diversi esempi nel corso delle cronache. Chi non avrebbe alcuna possibilità di comandare alcunché in vita sua, nei guardiani ha qualche possibilità specie se di nascita nobile. Che tu sia un cavaliere in grado di essere maestro d'armi, o un giovane di casa Royce che assume il comando di ranger più esperti in una spedizione oltre la barriera.
22 minutes fa, JonSnow; dice:Un desiderio di un qualcosa di più pulito e libero potrebbe anche esservi, ma ciò che fa intendere lui è che col nero indosso, nel caso, manterrebbe l'esatto stile di vita e la stessa attenzione per le medesime cose ricercate sino a quel momento. Con la differenza di poter fare tutto senza preoccupazioni.
Questo in verità non mi risulta.
23 minutes fa, JonSnow; dice:Per me è ancora lontano dal prendere coscienza con ciò, con la volontà di una vita vera, diversa e solamente sua.
Questo è vero ma non c'entra nulla con ciò d cui stiamo parlando. Né è associabile ai guardiani della notte.
Non capisco questa necessità di insabbiare quei piccoli ed eccezionali pensieri, né di voler ritagliare un profilo di ego e vanità a tutto tondo, quando sappiamo benissimo che non è così, ben prima di ADWD e lo sappiamo non dalle sue azioni ma proprio dai suoi pensieri.
" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "
Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera
6 minutes fa, Aegon il mediocre dice:Tu presumi la necessità di una conversione sulla strada per Damasco dalla vanità all'onore. Non la ritengo possibile né necessaria. Come del resto non è mai necessaria per prendere il nero. Quale confratello nel prendere il nero diventa all'improvviso santo? Nessuno. I GDN sono il peggior ricettacolo dei peggiori delinquenti dei peggiori bar di caracas. Nonché ( e questo è importante) paracadute di fratelli minori e bastardi delle casate nobili dei sette regni. Perché comunque nella confraternita l'origine sociale conta e aiuta. Ne abbiamo apprezzato diversi esempi nel corso delle cronache. Chi non avrebbe alcuna possibilità di comandare alcunché in vita sua, nei guardiani ha qualche possibilità specie se di nascita nobile. Che tu sia un cavaliere in grado di essere maestro d'armi, o un giovane di casa Royce che assume il comando di ranger più esperti in una spedizione oltre la barriera.
Nessun confratello che prende il nero diventa d'improvviso santo. Come ricordi, la maggior parte della Confraternita è costituita da criminali che hanno optato per questa scelta sfuggendo alla morte, con il solo scopo di sopravvivere e salvare la pelle. Tuttavia nel caso di Theon citi un suo desiderio recondito di distaccarsi dai giudizi e vivere una vita con onore. Ciò dovrebbe presumere un distacco almeno parziale dalla vita vissuta finora, altrimenti non ci sarebbe bisogno di cambiarla e di trovare una propria strada. Pertanto è anche necessario prendere coscienza di ciò che è importante.
7 minutes fa, Aegon il mediocre dice:Questo in verità non mi risulta.
E' proprio Theon che si concentra subito sulle medesime cose già in atto:
- Diventare Capo dei Ranger o Lord Comandante;
Ricerca del potere e di una posizione da rispettare. Esattamente ciò che ha già fatto finora, tentando di impressionare gli Uomini di Ferro e di porli al suo seguito, nonché di confermarsi come Principe a WF.
- Avere una nave completamente sua.
Anche qui, stessa storia. Desiderio e tentativi già presenti nell'arco dei Greyjoy.
- Possedere qualunque donna dei bruti
Ciò che ha già fatto e fa, in pratica, con la figlia del capitano o con Kyra.
- Farlo in quanto egli è comunque un Principe
Conferma il suo titolo, associandosi ad una figura nobiliare superiore. Quindi quello che fa già a Grande Inverno.
Seguendo questa scia, significherebbe mantenere in parte il proprio stile di vita attuale anche in nero.
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« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
4 minutes fa, JonSnow; dice:Seguendo questa scia, significherebbe mantenere in parte il proprio stile di vita attuale anche in nero.
In parte, appunto, già è qualcosa di diverso. Prendere il nero non può essere considerato un tentativo di mantenere lo status quo.
E, ancora, è lecito quel che riporti, ma, ancora, vi è anche l'apprezzamento, più che il desiderio, per una vita onorevole e ordinaria.
5 minutes fa, JonSnow; dice:Tuttavia nel caso di Theon citi un suo desiderio recondito di distaccarsi dai giudizi e vivere una vita con onore. Ciò dovrebbe presumere un distacco almeno parziale dalla vita vissuta finora, altrimenti non ci sarebbe bisogno di cambiarla e di trovare una propria strada. Pertanto è anche necessario prendere coscienza di ciò che è importante.
Ma se è un desiderio recondito, come scrivi tu, non è qualcosa di cui si prende coscienza o che porta a delle azioni di qualche tipo. Quella sarebbe stata una vocazione e non è questo il caso.
Stiamo parlando di pensieri legati alla sua natura ambivalente. Lui prende in considerazione anche l'aspetto dell'onore e la possibilità di vivere una vita ordinaria e lo fa pensandolo. Pensieri e pensieri marginali. Ciò non è associabile ad alcuna presa di posizione necessaria ad effettuare un distacco da alcunché. Lui sta subendo gli eventi che si è attirato addosso e si concede di pensare e fare delle valutazioni come quella circa i guardiani. Nulla di più e nulla di meno. E riguardo i guardiani appunto, contempla onore o ordinarietà.
Ma al riguardo mi dovrei ripetere.
" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "
Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera
9 hours fa, Aegon il mediocre dice:Lo troviamo coi nervi a fior di pelle, disperato impaurito e testardo, deciso a restare fino alla fine. Errore più errore meno, solo, conscio di trovarsi in una brutta posizione, prova perlomeno a conquistarsi un barlume di gloria contemplando una onorevole dipartita. "Se morirò, morirò solo e abbandonato."
Al di là del fatto che restare a Grande Inverno possa apparire una contraddizione (ma in questa fase il Principe è una contraddizione vivente) qui più che una ricerca di un barlume di gloria in un'onorevole dipartita, mi sembra che la riflessione di Theon lo conduca alla conclusione opposta. Di fatti pensa:
E questo, quale altra scelta gli lasciava se non continuare a vivere?
9 hours fa, Aegon il mediocre dice:E non sapremo mai se il suo desiderio di onore (le molli terre verdi hanno rammollito pure lui) lo avrebbe portato a prendere il nero, avesse avuto solo qualche istante in più per pensarci.
9 hours fa, JonSnow; dice:Da come Theon riflette a riguardo nel suo PoV, si può dire che molto probabilmente avrebbe ceduto e cercato di arruolarsi nei Guardiani della Notte. Tuttavia i motivi precisi necessiterebbero di approfondimento, dato che nel pezzo in questione lui vede nei Guardiani l'ennesima occasione di gloria, di avere liberamente qualunque donna e un senso di libertà confermato. Alla base vi sarebbero ancora l'ego ed il narcisismo. Ma dalle fasi successive vedremo che Theon non è comunque privo della capacità di cogliere i suoi errori e rimpiangere il passato, quindi si può anche dire che probabilmente col tempo avrebbe potuto redimersi anche in nero.
Interessante la discussione sulla prospettiva di vestire il nero. Partirei comunque dalla premessa che Theon sia alle prese con le proprie contraddizioni fin dai primi capitoli di ACOK. Addirittura può quasi notarsi uno sforzo nel non voler vedere la voragine dentro di sé. Una consapevolezza che, in astratto, non era forse irraggiungibile anche senza le torture subite (certo, probabilmente avrebbe avuto comunque bisogno di un qualche "scossone"). Ma Theon, in questa prima parte della propria storia, non va, per così dire, a fondo di sé. In questo senso, l'incapacità di “smarcarsi” dalla propria personalità (o comunque da certi tratti) non lo ha aiutato a ricercare una maggiore consapevolezza. Ma tornando a noi...
In questo frangente, prendere il nero rappresenta primariamente una possibilità, l'unica, di sopravvivere. “[...] e con onore” avvalora il consiglio di Luwin: si tratterebbe quindi di una scelta di vita (letteralmente, in questa situazione) rispettabile. Fino a qui, emergono in primo luogo l'istinto di sopravvivenza e, secondariamente, la considerazione di un quid in più rispetto ad un semplice sopravvivere, che è il vivere con onore. Il fatto che tenga in considerazione questo aspetto, implica a mio parere che Theon abbia un'opinione importante dell'onore (come sottolinea correttamente @Aegon il mediocre) a dispetto delle azioni compiute. E del resto abbiamo già assistito, in talune situazioni, a dei tentativi di emulare lord Eddard Stark.
Poi però, subentra un altro aspetto della personalità di Theon, più superficiale, meno nobile sotto il profilo morale. Abbiamo l'ego ed il narcisismo di cui parla @JonSnow;. E Theon cerca, in questa fase, di appagare anche queste sfaccettature.
In sostanza, Theon va ancora avanti portandosi dietro le proprie contraddizioni, la propria complessità. Dietro un'eventuale scelta di prendere il nero vedo anzitutto la voglia di vivere, seguita da una serie di valutazioni: la prima parte della riflessione richiama tratti di formazione Stark (“...e con onore”), la seconda concerne l'appagamento di ego e narcisismo oltre che un paio di ulteriori considerazioni che si legano al suo essere ironborn, fra cui la questione dell'eredità delle Isole di Ferro (pensa infatti: “Che se le tenga pure Asha le dannate Isole di Ferro, sono cupe quanto lei”) e la possibilità di comandare una propria nave ( "[...] Se servissi al Forte Orientale, potrei comandare una mia nave...") e queste due parti della riflessione di Theon sulla possibilità di prendere il nero sono, considerate nel loro complesso, decisamente interessanti.
In definitiva mi sembra che, dal suo punto di vista, potesse rivelarsi una scelta in grado di contemperare valutazioni ed esigenze sia da Stark che da Greyjoy.
Questa discussione ha attirato la mia attenzione, tanto da farmi leggere per primo il POV di Theon e dare la quarta opinione in merito, che parzialmente concorda con alcuni aspetti evidenziati da voi e parzialmente va verso una strada diversa, ma già tracciata nei commenti precedenti.
Questa affermazione di Aegon sembra rappresentare a pieno il punto che lui e Jon stavano cercando di fare, chi più concentrato sugli aspetti più chiari di Theon, chi su quelli più scuri.
Il 5/2/2018 at 14:41, Aegon il mediocre dice:è evidente che tu li minimizzi alla luce dei tratti prevalenti del carattere di Theon, mentre io li evidenzio alla luce dei tratti prevalenti del carattere di Theon.
Credo che abbiate parzialmente ragione entrambi, almeno da ciò che evinco dalle vostre spiegazioni, perché entrambi gli aspetti che descrivete convivono in questo Theon, come diceva Aemon, dall'inizio di ACOK.
La vanità ed il narcisismo sono quell'aspetto superficiale del fortissimo istinto di sopravvivenza estremamente manifesto in Theon fin da AGOT e da ben prima: questo è ciò che gli ha permesso di sopravvivere alla gabbia dorata di Winterfell, come si diceva pagine addietro (“The noose I wore was not made of hempen rope, that’s true enough, but I felt it all the same. And it chafed, Ser Rodrik. It chafed me raw.” He had never quite realized that until now, but as the words came spilling out he saw the truth of them).
La sua considerazione di prendere il nero è il modo che, in quello specifico istante, permetterebbe a Theon la sopravvivenza. Il riferimento agli aspetti più superficiali quali il potere e l'edonismo di tale posizione, sono semplicemente una giustificazione che Theon si dà per accettare tale sorte e continuare a concedersi le sopravvivenza, così come si è giustificato il decennio trascorso a Winterfell. Theon ha sempre sguazzato nella vanità, nel narcisismo, nell'edonismo e nella superficialità pur di non affrontare la voragine dentro di sé (caratteristiche che nel precedente POV sembrano quasi non bastargli più a giudicare da come reagisce al sesso con Kyra).
Eppure, sa molto bene che se prendesse il nero, entrerebbe a far parte di quel corpo di cui Benjen Stark e Jon Snow sono già parte. Con la nomea di assassino dei piccoli Bran e Rickon, immagino che, se avesse avuto più tempo per decidere se prendere il nero, forse, avrebbe capito che questa scelta non avrebbe potuto implicare una sicura sopravvivenza. Quindi non possiamo optare con estrema certezza né per un sì né per un no.
Eppure per un attimo, nella disperazione di essere detestato da tutti, sia i sudditi Stark, sia molti degli uomini Greyjoy (If I die, I die friendless and abandoned. What choice did that leave him, but to live?), disperazione quasi paragonabile a un suicida (There is no way out, none. [...] I have no hope, he thought. Yet he lowered the bow half an inch and said, “I will not run.”), anela ad una vita onorevole che ne cancelli le colpe di cui si è realmente o fintamente macchiato e lo rendano un uomo tra gli uomini, non giudicato per ciò che ha commesso (A brother of the Night’s Watch. It meant no crown, no sons, no wife... but it meant life, and life with honor. Ned Stark’s own brother had chosen the Watch, and Jon Snow as well. [...] I have black garb aplenty, once I tear the krakens off Even my horse is black. I could rise high in the Watch-chief of rangers, likely even Lord Commander. Let Asha keep the bloody islands, they’re as dreary as she is. If I served at Eastwatch, I could command my own ship, and there’s fine hunting beyond the Wall. As for women, what wildling woman wouldn’t want a prince in her bed? A slow smile crept across his face, A black cloak can’t be turned. I’d be as good as any man...).
Ma l'attimo dopo si sente sollevato dal non dover fronteggiare la propria voragine e si felicita dell'arrivo delle truppe Bolton, finché non ne comprende la portata.
E' innegabile che in Theon esista un conflitto tra wolf e kraken: egli sa riconoscere la propria identità di kraken, ma è stato educato come wolf, quindi non riesce a sentire sua nessuna delle due identità. E, quella superficialità che gli ha consentito la sopravvivenza in veste di lupo, ma lo rende mediocre come condottiero kraken, gli impedisce di fare una sintesi di queste sue due nature. Ha bisogno di quel quid che lo faccia andare oltre questa sua corazza, in modo più o meno veloce. Per sfortuna sua, quel quid lo travolgerà con estrema forza, rendendo il processo molto, molto veloce.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Sansa VIII. In effetti non facciamo altro che assistere ad una farsa da guitti. Il passo dello sterco, invero, è molto martiniano.
Sulla resistenza di Joffrey alla nuova proposta di matrimonio. In realtà non escluderei che tenti di “resistere” anche per via del fatto che Margaery sia stata la moglie di Renly – potendo la cosa non collimare con il suo ego leonino.
Il 5/2/2018 at 11:36, JonSnow; dice:E' sconcertante notare come a Sansa siano state necessarie le parole di Dontos su Joffrey per rendersi conto che non sarebbe mai stata liberata.
Eppure l'esperienza in questa circostanza avrebbe dovuto insegnarle qualcosa, dato che più e più volte ha dimostrato di cogliere perfettamente la natura ipocrita della corte e la mostruosità del suo ex amato.
Dipende dall'accezione che vogliamo dare alla “liberazione” di Sansa. Se per “liberazione” intendiamo infatti il poter tornare a casa, la ragazza è già consapevole che ciò non avverrà solo per via della rottura del fidanzamento con Joffrey dopo il confronto con Cersei. Chiaramente, se intendiamo invece la certezza che, dopo tale rottura, Joffrey non la toccherà, il discorso cambia. Quantomeno, la presa di coscienza avvenuta solo in seguito alle parole di Dontos apparirebbe meno eclatante.
Theon VI. Curioso come, a dispetto delle proprie scelte, in Theon emerga la voglia di vivere. C'è contraddizione in questo, ma è emblematico dei suoi disturbi.
Come detto in precedenza, ritengo l'opzione Barriera vada considerata primariamente quale opportunità di vivere, cui fanno seguito anche altre considerazioni.
È interessante notare come Martin abbia deciso di scrivere le riflessioni di Theon, suddivise fra considerazioni da Stark e considerazioni da Greyjoy. Si può discutere se siano da considerarsi prevalenti taluni aspetti anziché altri.
Curioso, comunque, che Martin faccia pensare Theon prima come un Stark, valutando l'onore in una scelta di quel tipo, e soltanto dopo gli faccia considerare implicazioni in grado di soddisfare ego, narcisismo ed “esigenze” del suo essere Greyjoy.
Tyrion XV. Il dolore di un leone ferito. Una volta alle spalle il periodo al governo della capitale, l'organizzazione delle sue difese e la Battaglia delle Acque Nere, Tyrion è più indifeso che mai.
Condivido quanto dicevano i colleghi. Tysha, i giorni trascorsi assieme a lei: è stato amore e... libertà. Quando il ricordo si dissipa di fronte alla convinzione che si sia trattato solo di menzogne, rimangono le lacrime e l'amarezza.
Pod è un raggio di luce in un momento in cui tutto sembra andare storto. L'unico sul quale poter contare, nel tradimento generale.
P.S. Al di là delle teorie che vorrebbero mettere in discussione la paternità di Tywin - le quali, peraltro, non mi affascinano - Tyrion Lannister è ontologicamente un leone. Un vero Lannister, a dispetto di ogni teoria, sia essa più o meno fondata. È il degno erede di lord Tywin Lannister. A dispetto di tutto.
"Un leone. Devo essere un leone. Devo vivere da leone. E morire da leone."
Jon VIII. Su Qhorin. Come ho scritto nelle scorse settimane, uno dei veri leader di ASOIAF. Carisma, coraggio, spirito di sacrificio e altruismo, in questo capitolo trovano la propria epifania nella fine del comandante in seconda della Torre delle Ombre, che pur conoscendo anche le “cose belle della vita” (penso al discorso di fronte al fuoco) antepone, come si è sottolineato, lo scopo, la vita degli altri alla propria. Un grande personaggio.
Le fiamme si erano abbassate, il loro calore stava svanendo. «Presto il fuoco si spegnerà» disse Qhorin. «Ma se la Barriera dovesse cedere, anche tutti gli altri fuochi si spegneranno.»
Il momento in cui i due recitano insieme il giuramento dei Guardiani della notte è, a mio parere, uno dei momenti più densi del romanzo.
«Ricordi le parole del tuo giuramento?»
«Sì.» Non erano parole che si potessero dimenticare. Una volta pronunciate non c'era più ritorno; cambiavano la vita di un uomo per sempre.
«Ripetile insieme a me, Jon Snow.»
Le loro voci si fusero in una sola sotto la luna sorgente, mentre Spettro rimaneva ad ascoltare e le montagne erano loro testimoni.
Sui bruti. Al di là di qualche testa calda – in verità, in Rattleshirt c'è un qualcosa di sommamente “stocastico” - la facilità – per così dire, visto che gli chiedono di uccidere un confratello – con cui accolgono Jon Snow fra le loro fila colpisce, seppur passi forse un po' in sordina a causa della morte di Qhorin.
Bran VII. Se TWOW uscisse nell'anno in corso e se all'interno dello stesso ricomparissero Osha e Rickon, si tratterebbe di un evento atteso da vent'anni.
Invero, penso Rickon sia destinato a governare dallo scranno di Grande Inverno. Tenerlo così lontano, pur in un luogo dalla fama non proprio rassicurante come Skagos, è un buon espediente per tenerlo al sicuro. Il fatto che si sia recato lì con Osha, invero, è rassicurante. E vista la natura del bambino, la cosa ha un che di simbolico.
Invero, un eventuale futuro di Casa Stark nelle mani di Rickon ha il suo fascino. Peraltro, il bambino sembra (sembra?) avere un'indole molto più vicina a quella dello zio Brandon (e degli Stark del passato) rispetto a quella, certo più mite, di Eddard.
La sequenza finale è magnifica. Oltre che molto, molto intensa.
“La stella che sanguina mi ha guidato fino a Qarth per uno scopo. È qui che troverò ciò che mi serve, ma solo se avrò la forza di prendere ciò che mi viene offerto e la saggezza di evitare trappole e inganni. Se il disegno degli dei è che io conquisti, allora m'invieranno un nuovo segno. Se no... se no...”
Il cuore degli eventi che vedono protagonista Daenerys Targaryen in ACOK è la città di Qarth, dove la stessa è costretta a cogliere il meglio dalla situazione senza farsi intrappolare da chi ha messo gli occhi sui suoi figli. Devo dire, preliminarmente, che quanto ebbi modo di scrivere su Jon Snow vale anche per Daenerys Nata dalla Tempesta: credo debba evidenziarsi come anche lei, passo dopo passo, vada alla conquista del proprio destino. Si può discutere se certi tratti nel percorso di crescita e di ascensione, la “regolarità” con la quale ciò avvenga, siano maggiormente presenti nell'uno piuttosto che nell'altra (e viceversa) ma si tratta di due tipologie di personaggio indubbiamente affini.
All'inizio di ACOK troviamo una Daenerys che guida il proprio, piccolo khalasar in condizioni disperate. Nonostante la morte di Drogo alla fine di AGOT abbia reso la situazione decisamente precaria, la nascita dei draghi rappresenta un evento di rottura profonda: la sua gente, per quanto debole nel fisico e numericamente esigua, ha ora una fede incrollabile nella Khaleesi, tanto da essere disposta a seguirla anche al di là del Mare Stretto. Daenerys, insomma, comincia a suscitare in coloro che la seguono una fede molto radicata, solida. E quindi, una delle parole chiave di questa parte del percorso di Daenerys credo sia proprio la parola fede. La fede riposta nella Cometa Rossa, che non può essere altro che il suo segno. La fede nella giustezza della propria causa. La fede in ciò che la propria casata rappresenta. La fede nei propri figli. E la fede in ciò che si è (… “Io sono il sangue del drago”). E anche in ciò che si rappresenta.
Nonostante i dubbi, le difficoltà, i propri limiti, una grande forza la spinge a proseguire, ad andare avanti. Perché "se mi guardo indietro, sono perduta."
“Non sono forti” si disse Daenerys. “Quindi devo essere io la loro forza. Non devo mostrare paura, né debolezza, né dubbio. Per quanto spaventato sia il mio cuore, guardando il mio volto loro non dovranno vedere altro che la regina di Drogo.”
Daenerys I. In ACOK, Daenerys non è più guidata dal fratello o dal marito, né da altri uomini. Si lascia invece guidare dalla Cometa Rossa, ed a sua volta è lei stessa guida per la sua gente. Prende in mano il proprio destino, e si carica sulle spalle anche quello del proprio, piccolo khalasar. Il primo POV del romanzo introduce la drammatica traversata della Desolazione Rossa. Comincia ad emergere una leadership che, nel prosieguo, ispirerà molti.
Daenerys II. L'arrivo a Qarth. È evidente come la principale preoccupazione dei suoi nuovi interlocutori siano i suoi figli. Non per Quaithe, la quale, invece, si limita a metterla in guardia. Sicuramente una delle figure più enigmatiche della saga. Personalmente, trovo il mistero che la circonda affascinante. In generale, ho fiducia in lei rispetto al suo interagire con Daenerys: credo voglia aiutarla.
Daenerys III. Capitolo in cui sono scolpite le celebri ed enigmatiche parole di Quaithe. Capitolo in cui Daenerys si rende conto di quanto sia difficile non solo il riuscire a trovare un esercito, ma anche mettersi nelle condizioni di poter tornare nei Sette Regni e rimettere insieme i pezzi del reame: in tal senso, il dialogo finale con Jorah Mormont è particolarmente significativo.
Altrettanto significative, in altro verso, sono alcune riflessioni Dany. Le enormi difficoltà nel perseguire la propria causa le ricordano Viserys, portandola a giungere alla conclusione che sia necessario erigere dentro di sé una barriera per non uscire di senno come il fratello. Ma ricorda anche a se stessa come, a differenza di Viserys, con lei vi siano tre draghi, i suoi figli.
Nel capitolo v'è anche la presa di coscienza che dai mercanti non otterrà alcun aiuto. Dunque, l'ultima cosa che rimane da fare prima di lasciare Qarth, è recarsi da Pyat Pree.
Daenerys IV. La Casa degli Eterni, un capitolo chiave. Un capitolo, peraltro, bellissimo. Mi piacerebbe avere il tempo di approfondire i vari punti, intanto mi limito a sottolineare come il passaggio che recita: “Da una torre fumante, una grande bestia di pietra dispiega le ali, respirando fiamme di tenebra” non mi sembra riconducibile a Jon Connington, visto che si tratterebbe di una sorta di “ripetizione”, dal momento che (f)Aegon in sé è già citato fra le menzogne.
In questo capitolo, peraltro, continua a svilupparsi il rapporto con Drogon, che si rivela decisivo per venire fuori da una situazione difficile.
Daenerys V. La permanenza a Qarth giunge al termine. La gente di questa città la considera una selvaggia. E allora l'orgoglio spinge Daenerys a mostrarsi per ciò che è: una Khaleesi, fiera guida della sua gente.
Prima di lasciare l'esotica città, scampa al secondo attentato, salvata dall'uomo che fu guardia di suo padre, del padre di suo padre... e dell'Usurpatore. Grazie alle tre navi portate in dote da Arstan e Belwas, Daenerys ed il khalasar possono lasciare la città. C'è del vero nel dire che anche questa sia una sorta di fuga ma, stavolta, c'è davvero qualcosa di diverso.
“Tre teste ha il drago” pensò Dany, la cui mente era piena di domande. «Dirò alla mia gente di prepararsi a partire immediatamente. Ma le navi che mi riporteranno a casa dovranno avere nomi diversi.»
«Come desideri» disse Arstan. «E quali sono i nomi che preferisci?»
«Vhagar, Meraxes... e Balerion» disse Daenerys Targaryen. «Fa' dipingere questi nomi sugli scafi con lettere alte un metro, Arstan. Voglio che tutti gli uomini sappiano che i draghi stanno tornando.»
E così, terminano le vicende di Daenerys e della sua gente in ACOK, assieme al secondo capitolo di questa rilettura.
Sarò più breve del solito.
Sansa VIII
Come già rilevavate, è molto ironico che l’ingresso di Lord Tywin, così pomposamente presentato, sia accompagnato “dall’omaggio” del suo destriero, alla base del trono per altro. Quasi a macchiare le operazioni di Tywin e la prosecuzione del regno di Joffrey. Ancora maggiormente segnata, superstiziosamente, dal “rifiuto” da parte del trono:
Joffrey lurched to his feet. “I’m king! Kill him! Kill him now! I command it.” He chopped down with his hand, a furious, angry gesture... and screeched in pain when his arm brushed against one of the sharp metal fangs that surrounded him. The bright crimson samite of his sleeve turned a darker shade of red as his blood soaked through it. “Mother!” he wailed. With every eye on the king, somehow the man on the floor wrested a spear away from one of the gold cloaks, and used it to push himself back to his feet. “The throne denies him!” he cried. “He is no king!”
Sorprende la propensione di Joffrey a mantenere la promessa di matrimonio con Sansa. Molto probabile che non volesse gli scarti di Renly o di qualsiasi altro. Joffrey non si può buttare sull’usato.
L’esclamazione di libertà di Sansa, ovviamente, è da intendere come dal giogo che la legava a Joffrey, non come ritorno a casa, che è consapevole non avverrà dal dialogo avuto con Cersei in precedenza. Infatti lei gioisce perché:
I am free of Joffrey. I will not have to kiss him, nor give him my maidenhood, nor bear him children.
Anche se, come le ricorda poi Dontos, non è poi così corretto che possa sentirsi libera da tali possibilità.
E Petyr diventa Lord di Harrenhal e Paramount del Tridente. Dal pensiero terribile che fa Sansa, si può intuire tutta la sua strategia di fondo: finire di distruggere gli Stark e i Tully, eccetto la sua alleata Lysa, almeno finché gli sarà utile:
She did not understand why that should make him so happy; the honors were as empty as the title granted to Hallyne the Pyromancer. Harrenhal was cursed, everyone knew that, and the Lannisters did not even hold it at present. Besides, the lords of the Trident were sworn to Riverrun and House Tully, and to the King in the North; they would never accept Littlefinger as their liege. Unless they are made to. Unless my brother and my uncle and my grandfather are all cast down and killed.
Mai metafora fu più vera di quella che Dontos recita sulla retina:
“Lovelier than you know, sweet child. It’s magic, you see. It’s justice you hold. It’s vengeance for your father.” Dontos leaned close and kissed her again. “It’s home.”
Theon VI
Oltre a quello che già dissi qui, aggiungo che si inizia a denotare un maggior radicamento nella sua interiorità di quei principi appresi dagli Stark, si distacca con maggior difficoltà dall’idea di essere il Principe di Winterfell, piuttosto che da quella di essere l’erede delle Isole di Ferro (Let Asha keep the bloody islands, they’re as dreary as she is.). Pur di non essere chiamato Turncloak dagli uomini del Nord, arriva quasi a discolparsi dalla conquista di Winterfell, perché in fondo il suo piano iniziale non era quello. E a desiderare non solo vivere, ma farlo con onore:
A brother of the Night’s Watch. It meant no crown, no sons, no wife... but it meant life, and life with honor.
Tyrion XV
In un gran momento di fragilità, Tyrion cerca di ricomporsi e di dimostrarsi un leone, nonostante tutto. Colpisce molto la parte di sogno in cui tutti i moribondi sul campo di battaglia piangono e cercano la madre, ma lui nella sua sofferenza non può, perché non l’ha mai conosciuta, e allora cerca Shae. Si capisce quanto fondamentale sia stata nella sua crescita la mancanza e la ricerca di una figura femminile che lo amasse. Nel vedere la carneficina quasi si dissocia dalla sua pianificazione.
E nell’agonia, per quanto avesse cercato Shae, più nel profondo finisce per cercare Tysha. Quell’unica donna di cui si era illuso essere ricambiato in un sentimento che non mi affretterei a chiamare amore, ma un qualcosa di più acerbo, una forte attrazione, un sentimento talmente irrisolto dall’essergli rimasto inchiodato addosso in maniera quasi ossessiva, un ossimoro che ancora oggi non sa spiegarsi e lo perseguita - per l’immensa bliss che gli ha dato nel breve e l’incredibile amarezza, frustrazione ed incomprensibilità che continua a dargli nel lungo.
E alla fine al risveglio non gli resta che affidarsi a Pod, l’unico che a King’s Landing gli si sia dimostrato veramente fedele.
Jon VIII
Qhorin dimostra di essere un leader, un condottiero che conosce i suoi uomini, sa quale sia il loro meglio, e ha instaurato con questi suoi uomini un tale rapporto da avergli infuso quel valore di anteporre la vita altrui alla propria. Quel valore che Qhorin è il primo a mostrare e non esiterà a dare nell’ottica di un bene superiore. E i suoi uomini lo hanno percepito e lo percepiscono e per questo non sono da meno. E tutto il suo pragmatismo e la capacità di saper sfruttare al meglio i dati pregressi per l’azione di scopo emergono in questo stralcio:
“Our honor means no more than our lives, so long as the realm is safe. Are you a man of the Night’s Watch?”
“Yes, but-”
“There is no but, Jon Snow. You are, or you are not.”
Jon sat up straight. “I am.”
“Then hear me. If we are taken, you will go over to them, as the wildling girl you captured once urged you. They may demand that you cut your cloak to ribbons, that you swear them an oath on your father’s grave, that you curse your brothers and your Lord Commander. You must not balk, whatever is asked of you. Do as they bid you... but in your heart, remember who and what you are. Ride with them, eat with them, fight with them, for as long as it takes. And watch.”
“For what?” Jon asked.
“Would that I knew,” said Qhorin. “Your wolf saw their diggings in the valley of the Milkwater. What did they seek, in such a bleak and distant place? Did they find it? That is what you must learn, before you return to Lord Mormont and your brothers. That is the duty I lay on you, Jon Snow.”
La caratteristica più grande mostrataci infine da Qhorin è la sua lungimiranza: sapeva quale prova avrebbe richiesto a Jon, la confusione che questa avrebbe lasciato in lui, ma per come lo aveva soppesato in questo viaggio aveva anche la convinzione che Jon ce l’avrebbe potuta fare.
He knew, he thought numbly. He knew what they would ask of me.
Piccolo inciso: i castelli in fiamme e gli uomini morti di cui sogna Jon in questo POV, che siano le sorti toccate a Winterfell con il ritorno di Ramsey?
Bran VII
Scopriamo che Bran ha finalmente raggiunto una certa padronanza delle sue doti di metamorfo:
He closed his third eye and opened the other two, the old two, the blind two. […] Here in the chill damp darkness of the tomb his third eye had finally opened. He could reach Summer whenever he wanted, and once he had even touched Ghost and talked to Jon.
Ma anche queste capacità non sono for free, hanno un prezzo, o almeno è ciò che sospetta Bran stesso:
His tongue felt strange and thick in his mouth. One day when I come back I won’t know how to talk anymore. […] He was always weak and thirsty when he came back. And hungry too.
La tristezza che Bran vede negli occhi della statua di Ned è il primo segnale dell’addio a Winterfell, insieme all’incertezza di poter mai fare ritorno alle cripte. Ed infine l’addio a Maester Luwin: un momento commovente in cui Bran sente tutta la propria impotenza (When a man was hurt you took him to the maester, but what could you do when your maester was hurt?) e Rickon rifiuta di accettare l’ennesima perdita (“You can’t,” said Rickon angrily. “No you can’t.” Beside him, Shaggydog bared his teeth and growled.). E viene il momento della separazione: Rickon con Osha, e Bran con Hodor e i Reed. Ed infine l’addio a Winterfell vero e proprio:
Beyond, the tops of the keeps and towers still stood as they had for hundreds of years, and it was hard to tell that the castle had been sacked and burned at all. The stone is strong, Bran told himself, the roots of the trees go deep, and under the ground the Kings of Winter sit their thrones. So long as those remained, Winterfell remained. It was not dead, just broken. Like me, he thought. I’m not dead either.
Ultimo piccolo inciso, mi ha incuriosito questa frase di Jojen:
“There is a power in living wood,” said Jojen Reed, almost as if he knew what Bran was thinking, “a power strong as fire.”
Che alluda alla complementarietà del potere del fuoco e di quello dei weirwood, o semplicemente al fatto che nel weirwood si nasconda il fuoco e cioè BR?
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Daenerys Targaryen
1
Strada obbligata dentro la desolazione rossa. Le altre vie precluse, come fa notare Jorah, rimane solo quella, la stessa indicata dalla cometa. Una terra inospitale, che Dany percorre con gli scarti del khalasar di Drogo, persone deboli, bestie macilente. Morte: un paesaggio morto, in cui un gruppo di moribondi semina morti lungo il cammino. Anche i draghi sono a rischio. Leggendo i ricordi di Dany, mi riviene da chiedermi: perché il gentile Willem Darry fu così gentile?
Poi nella città diroccata sentiamo la triste storia di Jorah, della quale non mi torna il passaggio in cui il padre entra nei guardiani della notte. Ma perché vi entra? Ricordavo erroneamente che vi fosse entrato in seguito alla fuga di Jorah.
Dany realizza di essere desiderata da Jorah, sicché allestisce per lui un posto d’onore nella sua personale e regale friendzone.
In conclusione compaiono i 3 personaggi chiave delle prossime peripezie di Dany, Xaro, Pree e Qaithe, la misteriosa ed ignota, di cui molto si è discusso. Io propendo per la teoria secondo la quale si tratterebbe di Shiera Seastar… e toh parla la lingua comune dei sette regni!1!1
2
Cambio di scena, siamo a Qart. Niente da dire.
3
Gli uomini di latte sono molto educati, piangono per mostrare solidarietà, si dispiacciono quando ti ammazzano e declinano con garbo le proposte di Dany. Giustamente anche, essendo una plutocrazia dedita ad un fiorente commercio e ad un abile sciacallaggio sul transito per lo stretto su cui si affaccia, è gente pragmatica, anche se bene educata. In seguito, lungo e trascurabile scambio di battute con Xaro. Poi due informazioni importanti da Qaithe… i draghi hanno risvegliato la magia… e la criptica locuzione in cui spiega che ad Asshai può trovare la verità.
4
Capitolo sontuoso, poderoso, coinvolgente, conturbante, uno dei miei preferiti ed uno dei più importanti. Riguardo le visioni e le profezie si è discusso in svariati topic, quindi non prendo in considerazione tutte le ipotesi, ma parlo solo delle mie.
La prima cosa su cui mi soffermo è la corteccia nera degli alberi da cui è ottenuta l’ombra della sera. Un altro “stimolante magico” lo troviamo presso i figli della foresta, la pasta di ghiande (?,boh) di albero diga, alberi bianchi (simbolismo? parallelismi? similitudini?) . Ed entrambe le sostanze hanno un iniziale disgustoso sapore.
Nel cammino verso la sala delle udienze Dany vede innanzitutto la metafora dei 4 rimanenti 5 re che si contengono Westeros, poi una premonizione delle nozze Rosse ed una visione del passato, la casa a Braavos, Darry ed il tanto discusso albero di limoni. Questa visione passata è l’inizio di quel retrogusto di tristezza e malinconia che accompagnerà Dany durante tutta la permanenza nella sede degli stregoni, alternata da momenti di terrore.
A questo punto un’immagine un po’ confusa, perlomeno nella mia traduzione. Innanzitutto il re folle sul trono, poi la stessa persona assume la caratterizzazione di Rhaegar, il trono sta vicino a un letto e abbiamo Elia, Aegon, il canto del ghiaccio e del fuoco, il riferimento alle 3 teste del drago.
E finalmente raggiunge gli Eterni, che hanno un sistema comunicativo che mi ricorda molto il buon vecchio Voldemort.
Ho provato a leggere senza premeditazioni, come fosse la prima volta e tenendomi più sul letterale che sul metaforico. La prima osservazione che mi viene da fare è che i fuochi li accenderà in futuro, “dovrai”, quindi il fuoco per la vita non è la nascita dei draghi come ricordavo, ma sarà un evento futuro. Stesso discorso per i destrieri e per i tradimenti. L’unica scommessa che mi sento di fare è circa il tradimento per il sangue ed è il tradimento di Illirio.
Figlia della morte, tutto chiaro. Sterminatrice della menzogna, la bestia di pietra è indefinibile. Sposa del fuoco, il misterioso Greyjoy. Da notare come in tutte e 3 le immagini divengano via via più criptiche nella formulazione.
Poi una sequenza di immagini in ordine cronologico, da quelle passate alla liberazione degli schiavi e a mano a mano che proseguono, gli Eterni, attratti dalla magia che scorre in lei, le si fanno addosso, pronti ad alimentarsi di lei. Poi Drogon e la fine della fiera.
5
Dany deve andarsene. La sua peripezia nella casa degli eterni è di dominio pubblico, “laggente si ricorda che i draghi sono khattivih!1!11”, in più la magia è sempre più potente a Qart, dove i dilettanti all’improvviso si ritrovano negromanti. Un tentativo di assassinio e la comparsa dell’improbabile duo.
Ed ora sì che il volume è concluso.
Domandina allegata
Prossima settimana prologo + 4 o 4 incluso il prologo?
" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "
Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera
Sui calcoli non saprei. Facciamo prologo + 4?
Per me va anche bene proseguire subito con ASOS. Non so se @AemonTargaryen e @JonSnow; abbiano impegni e preferiscano una pausa...
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.