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ADWD - Progetto Rilettura ASOIAF
A di Albert Stark
creato il 25 marzo 2015

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***Silk***
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Inviato il 29 gennaio 2018 21:53

Theon V

Mercy – la richiesta di Luwin per i piccoli Stark –, i metalupi, e i weirwood sono ciò che angoscia Theon nei suoi incubi. Subito affiora il senso di colpa e la percezione di mediocrità nell’animo di Theon.

Nel ricevere la sorella, riemerge il dualismo tra la sua anima Stark che inconsciamente sembra prevalere e la sua anima Greyjoy:

 

He chose a satin tunic striped black and gold and a fine leather jerkin with silver studs... and only then remembered that his wretched sister put more stock in blades than beauty. Cursing, he tore off the clothes and dressed again, in felted black wool and ringmail.

 

E oltre che dagli incubi, tutte le sue insicurezze sono manifeste anche nel comportamento:

 

These days, he took guards with him everywhere he went, even to the privy. Winterfell wanted him dead.

 

E tutta la sua mediocrità e inadeguatezza per il ruolo che ha voluto darsi, non avendo saputo mettere da parte quel narcisismo e quella superficialità, che tanto lo avevano aiutato, risalta nella vicenda di Farlen. Qualcuno doveva essere incolpato per le uccisioni degli uomini di ferro susseguite all’uccisione dei finti piccoli Stark e, senza particolari prove, è lui che Theon sceglie di condannare. Mediocrità e inadeguatezza che ancor più risalta nell’incapacità di dare a Farlen una morte veloce e pulita:

 

Theon had to take the axe himself or look a weakling. His hands were sweating, so the shaft twisted in his grip as he swung and the first blow landed between Farlen’s shoulders. It took three more cuts to hack through all that bone and muscle and sever the head from the body, and afterward he was sick, remembering all the times they’d sat over a cup of mead talking of hounds and hunting. I had no choice, he wanted to scream at the corpse. The ironborn can’t keep secrets, they had to die, and someone had to take the blame for it. He only wished he had killed him cleaner. Ned Stark had never needed more than a single blow to take a man’s head.

 

La difficoltà nel decapitarlo, la sensazione di malessere, di disagio ed il paragone con Ned Stark sono tutti sintomi di impreparazione, immaturità, incapacità di mantenere il potere e di saper essere una guida. Ma anche una chiara ammissione di ingiustizia compiuta, di mediocrità risultante da un grande conflitto interiore che non riesce a trovare una sintesi. Una sintesi tra ciò che sente gli spetti di diritto ma con cui non riesce a venire a patti e ciò che ha più recentemente desiderato con cui si sente più affine ma allo stesso tempo distante, ma continua a perseguire con estrema testardaggine:

 

“I am the Prince of Winterfell!” Theon had shouted. “This is my seat, no man will drive me from it. No, nor woman either!”

 

Theon inizia a percepire che la situazione gli sta sfuggendo di mano:

 

How did I come to this - he remembered thinking as he stood over the fly-speckled bodies.

 

E capiamo che in lui c’è un grosso conflitto interiore e tanta inadeguatezza per il ruolo che si è voluto dare più che volontà di cattiveria, ma spesso e volentieri è la mediocrità a rendere estremamente gratuite e malvagie le azioni degli uomini. Ciononostante, viene fuori anche una sorta di positività dall’interiorità di Theon nel rifiutare a quei corpi non Stark la sepoltura nelle cripte:

 

“No,” Theon had told him. “Not the crypts.”

“But why, my lord? Surely they cannot harm you now. It is where they belong. All the bones of the Starks-”

“I said no.” He needed the heads for the wall, but he had burned the headless bodies that very day, in all their finery. Afterward he had knelt amongst the bones and ashes to retrieve a slag of melted silver and cracked jet, all that remained of the wolf’s-head brooch that had once been Bran’s. He had it still.

 

Rifiuta la sepoltura nelle cripte in modo piuttosto secco, ma i suoi pensieri e le sue azioni tradiscono un forte trasporto emotivo: vuole negare a quei corpi la sepoltura che spetta agli Stark e per assicurarsi di non cedere arriva a bruciarli. E sente il bisogno di conservare la spilla di Bran, quasi come per non staccarsi dal bimbo che un tempo crebbe con lui.

Asha lo deride, chiamandolo Prince of Fools e great warrior, e commentandone la fallace strategia militare, di conquista e mantenimento. Non a torto, come avevamo già avuto modo di commentare anche noi nei POV precedenti. E nel dialogo con lei, esce tutta la boria e l’incapacità di giudizio di Theon. Theon e il suo bisogno di rivalsa, talmente forte da renderlo cieco al buon senso, tanto da perdere 2 ostaggi di gran valore e da non realizzare l’impossibilità di mantenere Winterfell con una schiera di uomini di ferro. In realtà, dentro di sé le riconosce una certa ragione, ma nell’interazione con lei è totalmente irrazionale da rifiutarla per mettersi in una posizione di presunta prominenza:

 

Theon watched them go from atop the wall. As his sister vanished into the mists of the wolfswood he found himself wondering why he had not listened and gone with her.

 

E continuerà a pentirsi di questa scelta, capendo che il Theon ironman non appartiene a questo luogo, o almeno non dovrebbe appartenergli:

 

Ned Stark’s tree, he thought, and Stark’s wood, Stark’s castle, Stark’s sword, Stark’s gods. This is their place, not mine. I am a Greyjoy of Pyke, born to paint a kraken on my shield and sail the great salt sea. I should have gone with Asha.

 

Vista la pochezza degli aiuti di Asha e l’inadeguatezza di Theon, Ramsey vede subito l’opportunità di capovolgere la situazione a proprio vantaggio:

 

“Well, might be I could help you,” said Reek. “Give me a horse and bag o’ coin, and I could find you some good fellows.”

 

E lo sventurato rispose.

 

@JonSnow;: non so come sia la citazione in italiano, ma in originale non si fa riferimento al sangue al ventre per Lyanna, solo a generici schizzi/chiazze di sangue sul vestito, può darsi sia una licenza di traduzione. Certo se la versione ufficiale fu il famoso chill, resta comunque ignoto il perché la veda insanguinata:

 

The slim, sad girl who wore a crown of pale blue roses and a white gown spattered with gore could only be Lyanna.

 

Ciò detto ritengo che si tratti di un sogno profetico. Invero, la cosa che mi colpisce di più è che troviamo un’anticipazione del red wedding. Probabilmente è questa opportunità di conquista di Winterfell che fanno compiere definitivamente a Roose Bolton il salto della quaglia:

 

And then the tall doors opened with a crash, and a freezing gale blew down the hall, and Robb came walking out of the night. Grey Wind stalked beside, eyes burning, and man and wolf alike bled from half a hundred savage wounds.

 

Il conflitto di Theon a questo punto è talmente forte che non riesce più a trovare rifugio e quiete neanche negli atti edonistici, come un tempo:

 

He sent for Kyra, kicked shut the door, climbed on top of her, and fucked the wench with a fury he’d never known was in him, By the time he finished, she was sobbing, her neck and breasts covered with bruises and bite marks. Theon shoved her from the bed and threw her a blanket. “Get out.”

Yet even then, he could not sleep.

 

Interessante anche la considerazione finale:

 

The miller’s boys had been of an age with Bran and Rickon, alike in size and coloring, and once Reek had flayed the skin from their faces and dipped their heads in tar, it was easy to see familiar features in those misshapen lumps of rotting flesh. People were such fools. If we’d said they were rams’ heads, they would have seen horns.

 

Ritorna il tema di quanto labili possano essere le menti degli uomini nelle loro interpretazioni. Tema che Martin affronta sia con le credenze relative alla cometa, sia con le credenze relative alle profezie. Mi piace che scelga anche di declinarlo in questa modalità più terrena e profana, come ha fatto anche in precedenza – se vogliamo – per i travestimenti di Varys. Ma come ha fatto allo stesso modo nel presentarci la percezione del personaggio Tyrion come Primo Cavaliere a KL.

 

Sansa V

Il POV si apre sull’immagine della diversità con cui le donne e i guerrieri si preparano all’arrivo dell’attacco di Stannis a KL.

Riporta quasi alla mente il proemio dell’Orlando Furioso (almeno a me). A questo giro va così, associazioni libere.

 

Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese io canto

 

Tornando al commento, ci si riallaccia alla Mercy che perseguita Theon, nel rivolgersi alla Mercy della madre. Questo ci dà un senso di continuità relativo all’angoscia che pervadeva Theon e quella che pervade gli abitanti della città, la cui sorte è in mano a chi combatterà anche per la loro salvezza:

 

In the sept they sing for the Mother’s mercy but on the walls it’s the Warrior they pray to, and all in silence. She remembered how Septa Mordane used to tell them that the Warrior and the Mother were only two faces of the same great god. But if there is only one, whose prayers will be heard?

 

Intanto, Tyrion continua ad essere l’unico Lannister abbastanza intelligente da mostrarsi cortese con Sansa, ma anche abbastanza sincero da riconoscerne il risentimento per essere stata trattata da ostaggio in una modalità poco Starkiana – se pensiamo ai modi con cui Theon fu tenuto a Winterfell:

 

“She has, my lord, but King Joffrey sent for me to see him off. I mean to visit the sept as well, to pray.”

“I won’t ask for whom.” His mouth twisted oddly; if that was a smile, off with shouts and cheers.

 

Nelle preghiere di Sansa, troviamo un elenco di salvezza che si oppone all’elenco di morte che ritroviamo invece nei POV di Arya. La differenza tra le due al momento è che Sansa, come rileva anche @JonSnow;, non viene cambiata da questa (meno) cruda esperienza che si trova a vivere. Si è fatta più realista, ma nel suo animo la sua Weltanschauung impregnata di ottimismo e positività permane, tanto dal farle riconoscere del buono in Tyrion e Sandor, nonostante sulla carta si tratti di un Lannister e un loro sgherro:

 

She sang with those inside the castle walls and those without, sang with all the city. She sang for mercy, for the living and the dead alike, for Bran and Rickon and Robb, for her sister Arya and her bastard brother Jon Snow, away off on the Wall. She sang for her mother and her father, for her grandfather Lord Hoster and her uncle Edmure Tully, for her friend Jeyne Poole, for old drunken King Robert, for Septa Mordane and Ser Dontos and Jory Cassel and Maester Luwin, for all the brave knights and soldiers who would die today, and for the children and the wives who would mourn them, and finally, toward the end, she even sang for Tyrion the Imp and for the Hound. He is no true knight but he saved me all the same, she told the Mother. Save him if you can, and gentle the rage inside him.

 

E mi piace molto il suo glissare su Sandor. Devo dire che con questa rilettura sto cedendo alla SanSan.

Però tutta quella rabbia, quell’odio, e quel bisogno di vendetta, che traspare nella lista di Arya, per Sansa, è concentrato interamente su un’unica persona: Joffrey. E come darle torto.

 

But when the septon climbed on high and called upon the gods to protect and defend their true and noble king, Sansa got to her feet. The aisles were jammed with people. She had to shoulder through while the septon called upon the Smith to lend strength to Joffrey’s sword and shield, the Warrior to give him courage, the Father to defend him in his need. Let his sword break and his shield shatter, Sansa thought coldly as she shoved out through the doors, let his courage fail him and every man desert him.

 

Sansa ci mostra tutta la sua sensibilità nell’ascolto dei distanti rumori di battaglia, come nei modi con cui cerca di convincere Lollys a rifugiarsi con le altre donne di rango. Ma ci mostra anche un certo intuito nel percepire la ragione per cui Ilyn Payne si possa trovare con loro:

 

“What is he doing here?” she asked Osfryd Kettleblack. He captained the queen’s new red cloak guard.

Osfryd grinned. “Her Grace expects she’ll have need of him before the night’s done. “

Ser Ilyn was the King’s justice. There was only one service he might be needed for. Whose head does she want?

 

E si chiude il POV sui veri cavalieri, anche Sansa sembra quasi cedere per un attimo al cinismo dell’inesistenza di questi esseri ultraterreni in questi giorni (e per questi intendo i suoi a KL), per quanto poco prima avesse desiderato avere Sandor al posto di Ilyn:

 

“True knights would never harm women and children.” The words rang hollow in her ears even as she said them.

“True knights.” The queen seemed to find that wonderfully amusing. “No doubt you’re right. So why don’t you just eat your broth like a good girl and wait for Symeon Star-Eyes and Prince Aemon the Dragonknight to come rescue you, sweetling. I’m sure it won’t be very long now.”

 

Davos III

Già in queste prime parole di Davos si intuisce un presagio di come potrà andare la battaglia: il comando navale è stato assegnato ad uno dei Florent aggiuntosi alla causa di Stannis in seguito all’eliminazione di Renly. Sapendo come questi Lord dell’ultima ora erano stati pesati e valutati Da Cortnay Penrose, Stannis e lo stesso Davos, non anticipa niente di buono, se non “il retaggio bullizza la competenza” come diceva @Aegon il mediocre, ma voglio aggiungere oltre al retaggio anche la forma (una formalità o una questione di qualità):

 

From her decks Stannis Baratheon had commanded the assault on Dragonstone sixteen years before, but this time he had chosen to ride with his army, trusting Fury and the command of his fleet to his wife’s brother Ser Imry, who’d come over to his cause at Storm’s End with Lord Alester and all the other Florents.

 

Già dalla descrizione del modo con cui Imry ha riempito di soldati la povera Fury, perdendone in velocità, si capiscono le perplessità dell’operazione da parte di Davos, unito al presagio datogli dalle sensazioni nelle dita mancanti. Imry, troppo convinto di una vittoria sicura, come i soldati che fremono sulle navi.

La più grande forza di Ser Davos, come ci ricordava in Davos II @AemonTargaryen, è la sua umile origine. Davos viene da Flea Bottom e Davos è stato uno smuggler prima di ottenere l’anello di Lord da Stannis. E Davos non dimentica né rinnega il suo passato, anzi lo usa per restare aderente alla realtà, trarne un vantaggio razionale nell’analisi delle situazioni e nel riconoscere pericoli e modalità di affrontare e risolvere la realtà che gli si presenta. Come è anche normale che la sua prima generazione rinneghi tale passato, in quanto nati nella lordship e volenti questa loro prerogativa riconosciuta dai loro pari. Certo questa naturale inclinazione si rivela molto pericolosa poi nella volontà di provarsi all’altezza dei loro pari, discendenti da casate decisamente più antiche. Un po’ come una donna di oggi che deve lavorare il doppio della sua controparte maschile per farsi riconoscere la metà di quello che fa – o il 75% come ci ricorda un simpatico video.

 

Had he been admiral, he might have done it all differently. For a start, he would have sent a few of his swiftest ships to probe upriver and see what awaited them, instead of smashing in headlong. When he had suggested as much to Ser Imry, the Lord High Captain had thanked him courteously, but his eyes were not as polite. Who is this lowborn craven? those eyes asked. Is he the one who bought his knighthood with an onion?

 

Ritorna anche il tema dell’importanza delle informazioni, ben rappresentato in precedenza da Littlefinger come e soprattutto da Varys. In questo caso, l’unico a comprenderne la portata sembra essere Davos e non ha tutti i torti. Pazzo Ser Imry a pensare che a KL fossero una manica di incapaci dal limitarsi ad accettare, senza mettere in piedi alcuno strategemma, la distruzione dei cosiddetti “Boy’s toys”:

 

Off Merling Rock two days before, they had sighted a half-dozen fishing skiffs. The fisherfolk had fled before them, but one by one they had been overtaken and boarded. “A small spoon of victory is just the thing to settle the stomach before battle,” Ser Imry had declared happily. “It makes the men hungry for a larger helping.” But Davos had been more interested in what the captives had to say about the defenses at King’s Landing. The dwarf had been busy building some sort of boom to close off the mouth of the river, though the fishermen differed as to whether the work had been completed or not. He found himself wishing it had. If the river was closed to them, Ser Imry would have no choice but to pause and take stock.

 

La minore portata dell’evidente vantaggio della flotta di Stannis è ben evidenziato da Davos nella scelta del campo, cioè acqua di battaglia: il fiume.

 

We are fools to meet them on the Blackwater, Davos thought. In any encounter on the open sea, their battle lines would envelop the enemy fleet on both flanks, driving them inward to destruction. On the river, though, the numbers and weight of Ser Imry’s ships would count for less. They could not dress more than twenty ships abreast, lest they risk tangling their oars and colliding with each other.

 

Davos si accorge subito di ciò che li aspetta ma l’inizio della battaglia lo distrae da questo dettaglio di fondamentale importanza:

 

Something flashed down low where the dark water swirled around the base of the tower. It was sunlight on steel, and it told Davos Seaworth all he needed to know. A chain boom... and yet they have not closed the river against us. Why?

 

E alla vista della flotta sfoderata dai residenti di Approdo Davos percepisce la trappola ma ancora non riesce ad immaginarla. Si sente la mancanza tra le fila di Stannis di altri lord di rilievo, in questa occasione l’arroganza fa strage:

 

The boy’s toys included the ponderous Godsgrace, he saw, the old slow Prince Aemon, the Lady of Silk and her sister Lady’s Shame, Wildwind, Kingslander, White Hart, Lance, Seaflower.

 

Terribile l’incipit della battaglia, soprattuto per l’armata che attendeva di sbarcare sulla terra ferma, come facilmente ci si può aspettare. Il ferro pesa e tira giù:

 

Some of the living swam; some of the dead floated; the ones in heavy mail and plate sank to the bottom, the quick and the dead alike. The pleas of drowning men echoed in his ears.

 

E finalmente la sorpresa si palesa. La sorpresa, anch’essa presa un po’ sotto gamba da Stannis e i suoi. Era conoscenza comune che di altofuoco ce ne fosse poco, per quanto letale. Purtroppo, nessuno si è domandato se il potere di Melisandre non potesse significare che anche altri antichi poteri potessero accrescere di nuovo. Noi lettori che invece lo sappiamo, abbiamo ben chiara la portata della disfatta a cui andranno incontro:

 

A flash of green caught his eye, ahead and off to port, and a nest of writhing emerald serpents rose burning and hissing from the stern of Queen Alysanne. An instant later Davos heard the dread cry of “Wildfire!”

He grimaced. Burning pitch was one thing, wildfire quite another. Evil stuff, and well-nigh unquenchable. Smother it under a cloak and the cloak took fire; slap at a fleck of it with your palm and your hand was aflame. “Piss on wildfire and your cock burns off,” old seamen liked to say. Still, Ser Imry had warned them to expect a taste of the alchemists’ vile substance. Fortunately, there were few true pyromancers left. They will soon run out, Ser Imry had assured them.

 

E la morte per altofuoco non è certo entusiasmante:

 

Men wreathed in green flame leapt into the water, shrieking like nothing human.

 

E nel momento della disfatta il pensiero di Davos va a i suoi figli, anche se poco può fare per loro, tanto meno capire che sorte sia loro toccata. Si lascia intendere avversa, vista l’immagine finale di chiusa:

 

Where the river broadened out into Blackwater Bay, the boom stretched taut, a bare two or three feet above the water. Already a dozen galleys had crashed into it, and the current was pushing others against them. Almost all were aflame, and the rest soon would be. Davos could make out the striped hulls of Salladhor Saan’s ships beyond, but he knew he would never reach them. A wall of red-hot steel, blazing wood, and swirling green flame stretched before him. The mouth of the Blackwater Rush had turned into the mouth of hell.

 

Così salutiamo il retaggio che porta alla rovina la flotta di Stannis, inclusa Fury, con un quote da una sua omonima: and we'll pray that there's no God to punish us and make a fuss.

 

Tyrion XIII

E vediamo anche l’altro lato della medaglia, pardon battaglia. Negli occhi di Tyrion, l’avvolgente bacio dell’altofuoco trasforma le fiere navi di Stannis Baratheon in pire funerarie e gli uomini che vi albergano in torce viventi. E dai suoi pensieri capiamo ancora meglio la portata della disfatta navale da parte della flotta di Stannis, come ritorna il fascino del folletto per i dragi dei Targaryen che tante teorie ha fatto sortire (ma io non ci credo che sia figlio di Aerys). Molto autoesplicativa e per certi versi poetica l’immagine dell’olocausto di giada:

 

A dozen great fires raged under the city walls, where casks of burning pitch had exploded, but the wildfire reduced them to no more than candles in a burning house, their orange and scarlet pennons fluttering insignificantly against the jade holocaust. The low clouds caught the color of the burning river and roofed the sky in shades of shifting green, eerily beautiful. A terrible beauty. Like dragonfire. Tyrion wondered if Aegon the Conqueror had felt like this as he flew above his Field of Fire.

 

E bello anche il dialogo immaginario che Tyrion ingaggia con Stannis, assimilandolo al padre e rendendogli questa iniziale vittoria sull’acqua, probabilmente più dolce:

 

Do you hear them shrieking, Stannis? Do you see them burning? This is your work as much as mine. Somewhere in that seething mass of men south of the Blackwater, Stannis was watching too, Tyrion knew. He’d never had his brother Robert’s thirst for battle. He would command from the rear, from the reserve, much as Lord Tywin Lannister was wont to do. Like as not, he was sitting a warhorse right now, clad in bright armor, his crown upon his head. A crown of red gold, Varys says, its points fashioned in the shapes of flames.

 

Joffrey invece, come al solito, nel preoccuparsi della sorte delle sue navi meno pregiate, dà prova della sua notoria intelligenza ancora una volta.

E, oltre che nel richiamo al padre quando si rivolge all'avversario, nella lucida e cinica analisi della strategia di battaglia si intravede il figlio di Tywin:

 

Tyrion had no illusions where his own men were concerned. If the battle looks to be going sour they’ll break, and they’ll break bad, Jacelyn Bywater had warned him, so the only way to win was to make certain the battle stayed sweet, start to finish.

 

Sandor di fronte al fuoco non regge, è terrorizzato dal suo trauma più grande. E come non potrebbe. Le cose vissute nell’infanzia sono dure da scrollarsi di dosso e restano sempre addosso con più o meno peso. Quindi Tyrion per non perdere gli uomini, prende coraggio e lo sostituisce, restando lucido fino in fondo, pungendo i soldati nell’orgoglio di non poter valere meno di un nano e di bramare la salvezza della propria città:

 

Only a handful had responded to his command, no more than twenty. They sat their horses with eyes as white as the Hound’s. He looked contemptuously at the others, the knights and sellswords who had ridden with Clegane. “They say I’m half a man,” he said. “What does that make the lot of you?”

That shamed them well enough. A knight mounted, helmetless, and rode to join the others. A pair of sellswords followed. Then more. The King’s Gate shuddered again. In a few moments the size of Tyrion’s command had doubled. He had them trapped. If I fight, they must do the same, or they are less than dwarfs.

“You won’t hear me shout out Joffrey’s name,” he told them. “You won’t hear me yell for Casterly Rock either. This is your city Stannis means to sack, and that’s your gate he’s bringing down. So come with me and kill the son of a bitch!” Tyrion unsheathed his axe, wheeled the stallion around, and trotted toward the sally port. He thought they were following, but never dared to look.


"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”

 

She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.

 

“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”

 

***

 

"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor. 

 

 

J
JonSnow;
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Inviato il 30 gennaio 2018 8:57

Sansa:

Il senso di inquietudine e disperazione cresce. Sansa riesce a rilevare l'ombra incombente attraverso ogni azione, anche la più banale, dei soggetti attorno a sé. Degno di nota è l'incessante bere di Cersei che, pian piano, dimostra di non essere qui distante da chi tanto aveva odiato e cospirato per assassinare. Il vino finisce quasi col diventare un'estensione della sua personalità e, come la stessa Sansa nota, ha la particolarità di esaltarne lo sguardo in modo ancor più febbrile e pericoloso. Occhi d'Altofuoco, come li definisce.

Ancor più pregno e interessante lo scambio che segue, il quale è una prosecuzione del monologo precedente di Cersei, la quale indirettamente si mostrava quasi una mentore per Sansa. Ancora una volta la Regina è priva di filtri, lontana da ogni tipo di recitazione. Sia per il vino, sia perché in Sansa trova un interlocutrice passiva ma parimenti prigioniera, ella decide di mostrare i suoi reali pensieri. Ancora una volta la istruisce al cinismo e al superamento dei propri limiti, esortandola a considerare le lacrime come un'arma e ancor di più ciò che si cela tra le sue gambe. Ella sembra non avere alcuna vergogna o remora alcuna ed è con irriverenza che giunge a quelle dichiarazioni, così come senza ripensamenti svela le recite che nel suo ruolo ella è costretta a portare avanti. Ma ancor di più emerge la sua frustrazione più grande, ciò che mai ha superato: il desiderio di un potere fallico, di una vita nelle vesti di un uomo. Come Cersei stessa afferma, Jaime era poco più che il suo riflesso. Ed è per questo che tanto è attaccata morbosamente alla sua figura. Suo fratello rappresenta ciò che ella stessa sarebbe potuta essere. Una sorta di libero arbitrio mancato, in una società laddove una donna nobile non è altro che merce di scambio. 

Ancor più una scena di bellezza estemporanea il momento in cui Sansa si commuove per i canti e nulla ottiene se non un'altra dose di cinismo sciolta in un bicchiere di vino impostole dalla Regina. Una Regina che, come sempre, ha l'ardire di sopravvalutarsi e di sapere ciò che in realtà non avrà mai la forza di conoscere mai. La rivelazione su Ser Ilyn Payne è l'ultima violenza verso la giovane, mista ad un impeto vendicativo per tutti coloro che, nella sua paranoia, ella considera traditori infedeli. Eppure, come il Mastino, Cersei da un lato odia Sansa ma dall'altro la compatisce, poiché condivide il suo medesimo destino. Una ragazza che dovrà sopportare i paletti di un mondo sbagliato ed essere ancora una volta ''venduta'' e ''rivenduta'', senza possibilità di scelta.

 

Ps. Notare altro spunto su Stannis: impossibile sedurlo. Ennesimo dettaglio su quanto le donne lo mettano a disagio. 

 

Tyrion:

La battaglia prosegue e si entra nel vivo. Tyrion è totalmente preso dall'impeto e dalla foga, una commistione emotiva tale da esentarlo quasi da ogni sorta di terrore, per quanto anch'egli rimanga sbigottito e attonito innanzi alla moltitudine di fuoco e fiamme posta innanzi a lui. Ciononostante, l'adrenalina è tale da rafforzare momentaneamente i suoi riflessi e rendergli impossibile retrocedere, forse anche per il brivido di ritrovarsi, almeno per una notte e con risultati ancora da decifrare, al posto di suo fratello Jaime, tra l'eroismo mancato e una spirale di sangue e lame atta a fargli dimenticare l'abilità della mente in favore della concretezza rappresentata da un campo di battaglia.

La situazione, però, è ancor più critica di minuto e minuto. Uomini su uomini finiscono col cozzare la propria spada contro la sua ascia e ottenere la peggio, mentre egli, tra un tentativo di formulare una strategia e un altro, va sempre più incontro alla devastazione e alla disperazione di anime dimenticate su un campo di battaglia, con preghiere disattese e atroci prese di coscienza. Si ha perfino l'idea di una sconfitta imminente, mista a devastazione e distruzione tale da regalare l'unico trionfo di guerra possibile: quello che lascia dietro di sé corpi e carcasse senza la minima remora, sacrifici leciti ai fini dello scopo. Ma poi le vibrazioni si riducono, mentre il cuore continua a palpitare e a reclamare attenzione. Non ci sono Dei ad accorrere e a calare su di lui, ma solo una lama. Quella di un Mandor Moore che dimostra tutta la sua nefandezza interiore, mostrando al meglio per quale motivo non piacesse a suo fratello. Tuttavia come molte delle volte in ASOIAF, la sorte arride al Folletto ed egli, miracolosamente, trova la salvezza.

 

Sansa:

Un capitolo in cui vi è quasi tutta l'essenza del personaggio di Sansa. Tutto sembra volgere verso la disperazione e la distruzione. Cersei stessa, coinvolta solamente dall'istinto di madre, non considera strategia alcuna e preme unicamente per il ritorno di suo figlio, la cui sopravvivenza è tutto ciò che veramente conta. Proprio nella confusione e lo smarrimento di tutti Sansa tira fuori un inedito coraggio, accompagnato perlopiù dalla sua natura di fondo. Non importa ciò che accade o quanto crudele il mondo le si mostri, ella vorrà sempre coglierne la parte migliore e non cesserà mai di sperare in essa. Da qui l'aiuto verso Lancel, in cui biasima sé stessa, nonché il canto di gruppo.

Ma la scena chiave si svolge nelle sue stanze. Il Mastino è all'apice della sconfitta interiore, è un cane bastonato e lasciato a sé stesso, nel suo vuoto, nella sua solitudine, in un odio che non ha neanche più la forza di sopportare. Anch'egli, incredibilmente, si ritrova a desiderare un qualcosa di sano e puro in tutto quel sangue e in tutte quelle urla. Un unico momento di innocenza, di profondità e assoluto amore, un qualcosa che lo estraniasse, almeno per un solo secondo, dall'inesorabile inferno che premeva sulla sua pelle e sulla sua coscienza, annebbiandone la mente assieme ai fiumi rossi del vino. Ed allora Sansa, facendo appello a tutta sé stessa, lo accontenta, regalandogli forse l'unico istante di serenità della sua vita. L'ultimo pegno del Mastino sono le sue lacrime, lasciate sulle dita di una ragazzina tanto innocente quanto ancora fedele a sé stessa.

Infine le ultime rivelazioni. Per chi ha tifato Stannis Baratheon il passaggio di Ser Dontos, così festoso e così manifestamente idiota, non può che essere colto come un qualcosa ai limiti dell'irritante. Ancora una volta la fortuna sorride ai Lannister che, con un ultimo colpo di coda del loro patriarca, sovvertono le sorti di una battaglia che sembrava persa. Non c'è pace per Sansa Stark.

 

Arya:

Si inizia con la ragazzina che si interroga a riguardo del dilemma atavico che ha associato i Corvi alla superstizione e al ruolo di catalizzatori - trasmigratori. Saranno in grado di comunicare con i morti?

Assistiamo poi alle conseguenze degli ordini di Roose Bolton. Non c'è pietà, solo determinazione e orrore. Nessun rispetto per la vita umana e per ciò che essa comporti, neanche nella morte. Solo pubblico ludibrio. Un emblema del suo carattere criptico, glaciale e apparentemente priva di umanità del Lord di Forte Terrore. 

Quindi si ha poi un approfondimento maggiore della sua strana abitudine con le sanguisughe e della sua personalità. Egli non batte ciglio, incurante della sua nudità. Mantiene calma assoluta innanzi al vociare dei Frey e non lascia neanche per un secondo che i suoi pensieri sfuggano dalla sua mente in favore della bocca. No, ha il massimo controllo della situazione. Un controllo maniacale, affascinante, talvolta insano. Li lascia parlare, eppure si lava le mani da qualunque giudizio. Non sono però le sanguisughe a prendergli energia insieme al sangue. E' la sua stessa natura ed è proprio qui che il tradimento ha inizio dentro di sé, a partire dal piano di mandare i Glover e Tallhart a Dukensdale, garantendo una più che possibile sconfitta e altre perdite a livello numerico per l'esercito di Robb, così che la sua posizione si indebolisca ulteriormente.

Assolutamente sconcertante e triste al tempo stesso rileggere quel passaggio sui lupi da cacciare. Inconsapevolmente svelava le sue vere intenzioni. Ed al ritorno della caccia, con quell'ordine di ricreare dei guanti con la pelle dei lupi abbattuti, non si può che cogliere la metafora anticipata di ciò che accadrà dopo, quando riuscirà davvero ad avere quella pelle. 

 

Eppure Arya non gli si svela. Il suo istinto, totalmente selvaggio e ferale, le consiglia di non farlo. C'è qualcosa di distorto, qualcosa che non torna in Roose Bolton. Ed ella lo percepisce. Così come percepisce che la situazione, a momenti, peggiorerà. Così sceglie ancora una volta di fare qualcosa, mostrando spirito di iniziativa e adattamento. La fuga ha inizio, tra le lacrime versate per Bran e Rickon che si perdono nella pioggia assieme al sangue della sentinella abbattuta. 


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

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Inviato il 31 gennaio 2018 11:15

Sansa

 

“«Quando la parola passa alle spade, una regina è solo una donna.»”

 

Tyrion

 

Abbiamo l’assedio, il clangore, la lotta, la morte, sangue e fango. La febbre della battaglia. “Tu sei vivo e tutto attorno a te c'è la morte, ma le loro spade si muovono così lentamente che tu sei in grado di danzare tra le lame. Di danzare ridendo!"... Febbre della battaglia..."E io sono il mezzo uomo, ebbro di massacro. Uccidetemi pure... se ce la fate!” L’immagine di Tyrion, Swan e Moore alla carica del ponte di relitti è fantastica, due guerrieri micidiali e.. Tyrion. E poi il gombloddo.. l’attacco di Moore. Da notare come in tutto ciò Tyrion rimanga lucido e riesca a sopravvivere proprio grazie alla sua lucidità, fiutando che qualcosa nel soccorso di Moore non tornasse. Infine elogio al prode Pod che interviene nel momento di massima vulnerabilità del Folletto.

 

Sansa

 

Cersei mostra tutta la sua debolezza dovuta a preoccupazione materna e poca lungimiranza, che la portano a rendere ridicola la figura del re . Solo pragmatismo a breve termine, ciò che la contraddistinguerà maggiormente nel suo futuro dominio.

Sansa ci regala un momento di lucidità e perspicacia “Sono molle, sono debole, sono stupida”, subito confermato nell’intenso incontro col Mastino.

 

Arya

 

Il capitolo si apre con una bella dose di “giustizia” nordica, che prevede che i poveracci, malcapitati durante i cambi  di gestione di Harrenal, vengano puniti, atto di cui non erano stati capaci neanche i peggiori delinquenti al soldo dei Lannister: decapitazione per gli uomini, umiliazione e stupro per le donne.

Arya viene inoltre a conoscenza delle pessime notizie nordiche, la presunta perdita dei fratelli, la perdita di grande inverno, la probabile perdita della guerra, mentre il giovin lupetto scorrazzava a destra e a manca a mostrar che fier lupetto fosse in battaglia.

Risulta assai sibillina la scelta di spedire Tallhart e Glover più a Est e Sud, più vicini alla Approdo gremita di truppe nemiche. Altrettanto sibillina la caccia ai lupi, con battute simpatiche annesse. Simpatico lo scambio in  cui Arya augura la sua stessa morte a quello che sarebbe dovuto diventare suo marito, se il giovin lupastro non avesse fatto la bischerata di violare la parola data, probabile nonché certa ragione per cui i Frey stanno berciando nella torre.

Infine la fuga.


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" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "

 

Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Inviato il 31 gennaio 2018 16:56

Arya IX. Entra (rectius: torna) in scena Roose Bolton. E in effetti i suoi modi colpiscono. Mostra riconoscenza nel prendere Nymeria al proprio servizio. Del personaggio potrà dirsi di tutto, ma si tratta di un uomo dalle capacità indiscusse. Un uomo che fa della freddezza, della dissimulazione (e gestione) del proprio stato interiore, della capacità di cogliere tendenzialmente il massimo dalle occasioni che gli si presentano e della prudenza i propri punti di forza. Un uomo che ha ambizione, ma anche consapevolezza dei propri limiti.

 

Tyrion XI. Ci si prepara all'imminente scontro. Vengono messe in atto due ulteriori mosse: lo spostamento di Tommen in un sito segreto e l'invio dei Corvi di Pietra dall'altra parte del fiume a razziare le colonne dei rifornimenti di Stannis.

 

Uno degli aspetti più interessanti del capitolo è l'ipotesi (verosimile) che la produzione di altofuoco sia facilitata da un eventuale ritorno dei draghi.

 

Theon IV. Theon, in verità, si è spinto troppo avanti già da un po'. In questo capitolo non fa che aggravare la sua posizione. Inoltre, è un'ipotesi il fatto che con il crimine dell'uccisione dei due figli del mugnaio diventi, letteralmente, un kinslayer.

 

Jon VI. Un capitolo d'azione, ma non soltanto. A livello descrittivo, il lavoro è decisamente mirabile. Risalta, qui, anche l'elegante (e poetica) traduzione di Sergio Altieri.

 

Palpabile la tensione prima e durante l'attacco di Jon e Stonesnake. A fine capitolo, Jon Snow risparmia la vita di Ygritte, consentendole di fuggire.

 

Sul paragone con Eddard. Le variabili sono tante e giungere ad una conclusione netta risulta un po' azzardato. Però è vero, Ned è capace anche di decisioni in apparenza sorprendenti, e non è legato al legalismo come lo è Stannis. Tra l'altro, si sente in colpa verso Jon, ma non verso Robert (rispetto alla questione Jon).

Immaginando un Eddard coetaneo di Jon, e pur tra mille dubbi, non escludo (non a priori, perlomeno) un comportamento analogo.

 

Sansa IV. Interessante l'interazione con il Mastino, altrettanto quella con Cersei. Il rapporto con Sandor sta in qualche modo giungendo a maturazione. Non è un caso che in seguito (Sansa V) nel Fortino di Maegor, di fronte alla presenza di Ilyn Payne, ella pensi:

 

Sarei più grata se si trattasse del Mastino.” Brutale come era, Sansa non credeva che Sandor Clegane avrebbe mai permesso che le venisse fatto alcun male.

 

Jon VII. Uno dei capitolo più belli di ACOK, in cui si condensa molto della saga di Martin. Abbiamo finalmente il metamorfismo (i pensieri di Ghost sono la metafora del branco Stark), l'apparizione dei giganti, e poi le parole di Qhorin, dal racconto su Mance alle considerazioni sui bruti, attraverso le quali il guardiano della notte riconosce loro lo stesso valore e coraggio dei membri della Night's Watch, quantunque difettino di disciplina: parole che colpiscono molto, dette da un personaggio noto per essere un loro acerrimo nemico. E poi c'è l'epicità, la drammaticità della situazione, il coraggio dei guardiani della notte, con l'imperturbabilità di Scudiero Dalbridge nel sacrificarsi per permettere la fuga ai suoi confratelli.

 

Qhorin, dicevo, è uno dei veri leader della saga. Emblematico il confronto con Jon Snow in questo capitolo, in cui emerge il suo modo di pesare i propri uomini, e di guidarli.

 

E in effetti, anche Jon pesa gli individui attraverso le loro azioni.

 

Tyrion XII. Confronto molto aspro con la Regina. Il fatto che non sia riuscita a scoprire di Shae non basta a tranquillizzare Tyrion, il quale, invece, si espone eccessivamente con le minacce nei confronti della sorella.

 

Catelyn VII. Il capitolo del crollo emotivo. Condivido la sensazione che Jaime riesca ad uscire meglio dal duello verbale.

 

Nonostante la guerra sembri volgere a favore degli Stark e dei Tully - tra la campagna di Robb nell'Ovest e le vittorie sul Tridente - le cose stanno per prendere una brutta piega. Il gesto di Catelyn non farà che peggiorarle.

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 31 gennaio 2018 19:07

Domandina.

 

Sono rimasti 4 pov + 1. E i 5 di Daenerys. Che si fa? 5 e 5 ?


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" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "

 

Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Inviato il 31 gennaio 2018 20:42

Sì, è la soluzione migliore. Quindi direi 5+5.

 

In pratica scontiamo l'aver cominciato a commentare ACOK includendo assieme al prologo tre capitoli anziché quattro.


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Inviato il 31 gennaio 2018 21:05

Bravo che c'hai pensato!

 

Sì sono d'accordo con voi, facciamo 5+5. È la cosa più sensata.

La pigrizia iniziale non ha pagato.

Qualcuno lo disse se ricordo bene.

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”

 

She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.

 

“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”

 

***

 

"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor. 

 

 

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Inviato il 01 febbraio 2018 18:57

Theon V. Penultimo POV di Theon in ACOK, in cui il Principe di Grande Inverno non fa che aggravare la propria posizione. La lucidità di impostazione del discorso di Asha mette in rilievo quale grande errore sia stata la presa di Grande Inverno.

 

Sansa V. Nonostante il male subito, in Sansa si conserva una sorta di purezza sublime. Significativo il fatto che non si esima dal pregare anche per Tyrion e Sandor.

 

Da sottolineare, più in generale, come la massima di Tyrion secondo le quale bisognerebbe fare di ciò che si è la propria armatura, sia messa in pratica senza soluzione di continuità dalla giovane Stark, che cerca di non rinunciare mai a comportarsi da vera lady.

Peraltro, questo progetto mi convince sempre più del fatto che molte delle critiche rivolte al personaggio siano figlie del pregiudizio. Di fatti, ad un'attenta analisi, non può sfuggire come Sansa sia tutt'altro che “stupida” (sic!). Ed innegabile è altresì una sua crescita nell'arco della saga, e la si nota anche soltanto nel passaggio dai suoi capitoli di AGOT a questi ultimi di ACOK.

 

Intanto, fuori, la Battaglia delle Acque Nere ha inizio.

 

Davos III. Tensione palpabile. La flotta di Stannis supera la foce delle Rapide Nere, e la battaglia ha inizio. L'imprudenza di ser Imry condanna la flotta alla distruzione.

 

Tyrion XIII. A parte riferimenti ai draghi vari ed eventuali, qui rileva la risolutezza di Tyrion nel decidere di guidare personalmente una sortita contro gli assedianti alla Porta del Re. L'invio di uomini Baratheon attraverso il Campo dei Tornei poteva, in effetti, rivelarsi una mossa decisiva.

 

Fra le altre cose, è il capitolo della “sconfitta” del Mastino.

 

Sansa VI. È vero, le parole di Cersei – che nelle intenzioni parrebbero voler assurgere ad insegnamenti – non penetrano nell'animo di Sansa, la cui interiorità rimane incorrotta. Personaggio tutt'altro che piatto, anch'ella subisce un'evoluzione nel corso della storia. La purezza di fondo, l'umanità, e l'intelligenza di cui, al contrario di quanto talvolta si dica, è dotata (più volte, infatti, quelle di Sansa risultano osservazioni acute) la rendono un personaggio decisamente interessante in ottica futura.

 

Tyrion XIV. Capitolo epico, e al contempo drammatico, in cui Tyrion si comporta come Robb Stark, combattendo laddove la battaglia è più cruenta. Tra la Porta del Re e la Porta del Fango, si concretizza letteralmente una tempesta di spade. Qui dimostra di essere il fratello del Leone di Lannister. Nell'inferno sotto le mura di Approdo del Re, quantunque nano, torreggia (e con sicumera) su uomini molto più grandi di lui.

 

La guerra si riduceva alle dimensioni della sua feritoia nell'elmo. Cavalieri grossi il doppio di lui fuggirono nel vederlo arrivare. Quelli che lo affrontarono, morirono. Parevano così piccoli e impauriti.

 

Nel clangore dello scontro finisce per provare la febbre della battaglia, di cui Jaime gli aveva parlato spesso. E il ricordo delle parole del fratello maggiore non fa che esaltare le sue sensazioni.

 

Febbre della battaglia. E io sono il mezzo uomo, ebbro di massacro. Uccidetemi pure... se ce la fate.”

 

Quando Podrick uccide Mandon Moore, il pensiero di Tyrion va immediatamente al fratello Jaime che, un po' come accade per i piccoli Stark con Robb, assurge ad una sorta di figura rassicurante. Riguardo Tyrion, comunque, credo ci sia da considerare anche un ulteriore elemento. Jaime rappresenta probabilmente l'unica persona sulla quale Tyrion crede di poter contare davvero. E subentra anche una sorta di ricerca di affetto che in Jaime, a differenza di altri, riscontra. E in effetti il rapporto fra i due ha un indubbio fascino, facendosi interessante (soprattutto) in prospettiva futura, visto e considerato quanto accaduto nelle battute finali di ASOS. Ma per ora...

 

...Chi altri avrebbe potuto venire a salvarlo se non suo fratello?

 

Sansa VII. Un capitolo in cui abbiamo un primo assaggio delle capacità di Sansa di porsi in una posizione di guida (in maniera più esplicita, leadership).

 

Non seppe mai che cosa la spinse ad alzarsi in piedi, ma si alzò. "Non abbiate paura," disse a tutti loro a voce alta.

 

Qui nessuno ha la pretesa di avere in mano verità assolute, ma una volta di più, non posso che trovare infondate le più note critiche al personaggio, che ad un'analisi attenta risulta molto diverso da come lo si dipinge. E la complessità di Sansa, invero, è affascinante.

Qui, peraltro, troviamo anche la consapevolezza di dover fare i conti con la dicotomia fra il cinismo (di cui le parole di Cersei nei precedenti capitoli rappresentano una sorta di manifesto) e l'umanità di cui, neppure di fronte agli orrori vissuti, Sansa riesce a fare a meno.

 

«Aiutatelo» comandò Sansa a due servi. […] Insieme, Sansa e il servitore rimasto riuscirono a rimettere in piedi il cavaliere ferito. «Portalo da maestro Frenken.»

Lancel era uno di loro, eppure Sansa non riusciva proprio a volerlo morto. “Sono molle, sono debole, sono stupida, proprio come dice sempre Joffrey. Dovrei ucciderlo, non aiutarlo.”

 

Intensi, molto intensi, gli ultimi istanti trascorsi assieme al Mastino. Momenti di rara umanità, mentre fuori si consuma l'inferno. E qui si intravede, appunto, dell'umanità, della luce anche in Sandor Clegane. Personaggio secondario, certo, ma ennesima, affascinante creatura dell'opera di Martin.

 

Un istinto ignoto la spinse ad allungare una mano verso di lui, a toccargli la guancia. La stanza era troppo tenebrosa perché lei potesse vederlo. Le sue dita percepirono l'appiccicoso del sangue, e anche qualcos'altro di liquido. Qualcosa che non era sangue.

«Uccellino...» disse un'ultima volta, la sua voce aspra come l'acciaio strisciato sulla roccia. […]

Sul pavimento c'era il suo mantello, tutto attorcigliato, la stoffa bianca macchiata di sangue e annerita dal fuoco. […] Si era levato un vento gelido, che faceva sbattere le imposte. Sansa aveva freddo. Spiegò la cappa lacerata e si raggomitolò dentro di essa sul pavimento, tremando.

 

Arya X. Il capitolo della fuga da Harrenhal, in cui troviamo anche elementi interessanti in merito alla figura di lord Bolton, fra i quali il notevole il controllo sugli individui che lo circondano, e la gestione della situazione. Nonostante la Waterloo fragorosa di Stannis, Bolton appare imperturbabile. Come lo è nel mandare migliaia di uomini del Nord a schiantarsi a Duskendale.

Lo stesso gesto di bruciare il libro è indicativo del personaggio Roose Bolton.

 

Con lui troviamo un nutrito seguito di Frey. E George deve essersi divertito nello scrivere il siparietto fra Arya ed Elmar.

 

Il momento in cui Arya si inginocchia di fronte all'albero del cuore è pregno di intensità e solennità. È possibile che la conclusione cui Arya giunga in questo frangente risulti fondamentale anche di fronte ad un possibile “bivio” futuro, in quel di Braavos. La centralità degli insegnamenti di Eddard anche in uno spirito indomito come quello di Arya è emblematica. Sembra che, nonostante la sua morte, in qualche modo Ned continui a vegliare sul branco Stark, attraverso la propria eredità morale.

 

Quando la neve cade e i venti gelidi soffiano, il lupo solitario perisce, ma il branco sopravvive.”

«Ma non c'è nessun branco» bisbigliò Arya al volto dell'albero. […] «E io non sono nemmeno più io, sono Nan. Adesso.»

Tu sei Arya di Grande Inverno, figlia del Nord. Mi hai detto che puoi essere forte. E in te, c'è sangue di lupo.”

«Sangue di lupo» adesso, Arya ricordava. «Sarò forte quanto Robb. Sì, ho detto che lo sarei stata.»

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 05 febbraio 2018 0:59

Sansa VI

Sansa continua a dimostrarsi un’ottima osservatrice e attraverso le sue parole Martin ci descrive Cersei con un flash efficacissimo “Eyes of wildfire”, con cui ci comunica che l’animo di Cersei è incostante, imprevedibile, e devastante, quanto l’altofuoco.

Cersei continua nel suo ruolo di mentore per Sansa, l’espressione sdegnata con cui parla è un evidente segnale del suo rifiuto per la propria condizione femminile: comparando l’arma dell’uomo a quella della donna, ammette il proprio ruolo passivo e intollerabile nella società patriarcale dell’epoca. Ella non può provare cosa sia quel sentirsi vivo di cui Jamie parla in battaglia, può solo provarlo nel letto, luogo dove evidentemente sfoga tutta la sua frustrazione derivante dalla condizione di donna. E luogo che ha imparato ad utilizzare a proprio vantaggio, perché nella sua ottica risulta esserle più decoroso delle lacrime.

Emerge una grande ossessività nell’intollerenza di Cersei per la sua condizione femminile: ha trascorso ogni singolo istante della sua vita a vedersi uguale al gemello in tutto e per tutto e a vedersi trattata ed educata in maniera significativamente diversa, mentre Jamie veniva preparato alla gestione del potere e della forza, Cersei veniva educata a subire quel potere e quella forza e questa differenza, se non viene incanalata nei modi corretti può essere declinata patologicamente, come nel suo caso. Sansa non comprende perché Cersei non si glorifichi dell’apice raggiunto nel divenire regina dei 7 Regni, ma Cersei le risponde, e non ha proprio torto:

 

“When it comes to swords, a queen is only a woman after all.”

 

Dalle sue parole, emerge l’incorruttubilità di Stannis davanti all’edonismo:

 

“Were it anyone else outside the gates, I might hope to beguile him. But this is Stannis Baratheon. I’d have a better chance of seducing his horse.”

 

Che poi è vero fino a un certo punto se pensiamo a Melisandre – l’eccezione che conferma la regola.

Mentre dal dialogo continua ad emergere l’incorruttibilità della visione ottimistica di Sansa:

 

“Another lesson you should learn, if you hope to sit beside my son. Be gentle on a night like this and you’ll have treasons popping up all about you like mushrooms after a hard rain. The only way to keep your people loyal is to make certain they fear you more than they do the enemy.”

“I will remember, Your Grace,” said Sansa, though she had always heard that love was a surer route to the people’s loyalty than fear. If I am ever a queen, I’ll make them love me.

 

Cersei è convinta che la battaglia stia volgendo al peggio e dà libero sfogo al proprio humour e sarcasmo. Apprezzo sempre queste parti brillanti:

 

“Very good, dear.” The queen leaned close. “You want to practice those tears. You’ll need them for King Stannis.” […]

“I pray for Joffrey,” she insisted nervously.

“Why, because he treats you so sweetly?”

 

E si raggiunge il climax, passando dal sarcasmo alla minaccia e violenza finale con cui Cersei sfoga la propria frustrazione dovuta alla sua condizione su Sansa, svelandole il motivo per cui Ilyn presenzia nella stanza:

 

Ser Ilyn opened his mouth and emitted a choking rattle. His poxscarred face had no expression.

“He’s here for us, he says,” the queen said. “Stannis may take the city and he may take the throne, but I will not suffer him to judge me. I do not mean for him to have us alive.”

“us?”

“You heard me. So perhaps you had best pray again, Sansa, and for a different outcome. The Starks will have no joy from the fall of House Lannister, I promise you.” She reached out and touched Sansa’s hair, brushing it lightly away from her neck.

 

Tyrion XIV

Ed ecco Tyrion a guidare la sortie. Vediamo subito che i suoi pensieri cercano di adattarsi al diverso contesto in cui viene a trovarsi, passa dalla meditazione colta in tranquillità al pensiero veloce del campo di battaglia.

 

Ahead of Tyrion was a knight whose surcoat showed a fox peering through a ring of flowers. Florent was his first thought, but helmless ran a close second. He smashed the man in the face with all the weight of axe and arm and charging horse, taking off half his head.

 

E così anche Tyrion riesce a provare la febbre della battaglia, come tante volte gliel’aveva descritta il fratello (chissà Cersei che invidia…)

 

Tyrion felt drunk. The battle fever. He had never thought to experience it himself, though Jaime had told him of it often enough. How time seemed to blur and slow and even stop, how the past and the future vanished until there was nothing but the instant, how fear fled, and thought fled, and even your body. “You don’t feel your wounds then, or the ache in your back from the weight of the armor, or the sweat running down into your eyes. You stop feeling, you stop thinking, you stop being you, there is only the fight, the foe, this man and then the next and the next and the next, and you know they are afraid and tired but you’re not, you’re alive, and death is all around you but their swords move so slowly, you can dance through them laughing.” Battle fever. I am half a man and drunk with slaughter, let them kill me if they can!

 

Ed ecco la prima avvisaglia dell’arrivo dei Tyrrell:

 

Battle, what battle, if Stannis hasn’t crossed who is he fighting? Tyrion was too tired to make sense of it.

 

E nel momento del bisogno, ecco l’attentato di Mandon Moore. Lo salvano la prontezza di neuroni e le capacità di osservazione:

 

it was only at the very last, as their fingers brushed across the gap, that something niggled at him... Ser Mandon was holding out his left hand, why... Was that why he reeled backward, or did he see the sword after all? He would never know. The point slashed just beneath his eyes, and he felt its cold hard touch and then a blaze of pain. His head spun around as if he’d been slapped.

 

Ed infine, quel Pod che non avrebbe voluto al suo fianco nella battaglia, perché troppo giovane, è proprio colui che lo salva.

 

Sansa VII

Dal POV precedente di Sansa, l’unica preoccupazione di Cersei è l’incolumità del suo primogenito.

SPOILER LOST 1 e 2

Riesce quasi a raggiungere la pedanteria di Micheal!

Preoccupazione che dimostra la sua pochezza strategica: la diserzione delle truppe è dovuta all’abbandono del campo da parte del re. E come Cersei lascia la stanza in preda alla follia, Sansa, coraggiosamente, prende in mano la situazione e fa ciò che Cersei avrebbe dovuto fare: gestisce le dame rimaste e soccorre Lancel. In questo POV esce fuori tutta la positività e l’amorevolezza di Sansa, come diceva @JonSnow;. Ha un istinto innato per cogliere il meglio della realtà che la circonda e per dare il suo meglio, non è convinta che sia la cosa più vantaggiosa da fare, anzi non lo è, ma non può fare altrimenti. Avrebbe potuto non occuparsi delle dame rimaste, svantaggiando la posizione di Cersei, eppure sarebbe stato empio non sollevare il morale delle poverette. Avrebbe potuto lasciare Lancel al suo destino, ulteriormente ferito da Cersei, eppure di fronte alla sofferenza di un essere umano, amico o nemico che sia, ella non può fare altro che fare il possibile per alleviarla:

 

Lancel was one of them, yet somehow she still could not bring herself to wish him dead. I am soft and weak and stupid, just as Joffrey says. I should be killing him, not helping him.

 

Sansa si rifugia nelle sue stanze. La sua passività fa da contraltare al rifiuto della passività che Cersei ci ha mostrato nel POV precedente:

 

Sansa backed away from the window, retreating toward the safety of her bed. I’ll go to sleep, she told herself, and when I wake it will be a new day, and the sky will be blue again. The fighting will be done and someone will tell me whether I’m to live or die.

 

In un momento in cui tutto è perduto il suo pensiero va a Lady, a testimonianza dell’unione imprescindibile che si era/è creata tra ogni Stark ed il corrispettivo metalupo, sembra quasi un legame ancora più forte di quello che può essere lo stesso legame familiare:

 

“Lady,” she whimpered softly, wondering if she would meet her wolf again when she was dead.

 

E trova Sandor, rifugiatosi nella sua stanza, un uomo in pezzi che non riesce ad accettare questo suo stato e cerca di annichilirlo. Essendo ormai compromesso, in uno slancio di amore, sembra quasi proporre a Sansa di trarla in salvo per poi accontentarsi di un canto:

 

She had forgotten the other verses. When her voice trailed off, she feared he might kill her, but after a moment the Hound took the blade from her throat, never speaking.

Some instinct made her lift her hand and cup his cheek with her fingers. The room was too dark for her to see him, but she could feel the stickiness of the blood, and a wetness that was not blood. “Little bird,” he said once more, his voice raw and harsh as steel on stone. Then he rose from the bed.

 

Così, per un istante breve ed infinito, Sandor trova pace, viene a patti con sé stesso e se ne va. E Sansa si eleva al climax della sequenza dei suoi gesti di amore incondizionato, prestando fede alla promessa che si era fatta nel POV precedente:

 

If I am ever a queen, I’ll make them love me.

 

E dopo che Sandor se ne va, Sansa si rannicchia ciò che resta del suo mantello.

Alla fine di questa lunga notte, la città è salva e la profezia di Melisandre si avvera: Renly – o almeno la sua armatura – ha sconfitto Stannis alle porte di King’s Landing.

 

Arya X

Dopo averlo riscontrato nei precedenti POV di Cat, ritorna il tema dell’incomunicabilità coi morti ed il desiderio inconscio di un mantenimento bilaterale del legame, lo abbiamo visto prima con le silent sisters e adesso coi corvi:

 

Do the ravens remember Maester Tothmure? Arya wondered. Are they sad for him? When they quork at him, do they wonder why he doesn’t answer? Perhaps the dead could speak to them in some secret tongue the living could not hear.

 

L’insediamento a Harrenhal di Roose sembra essere più duro e crudo nei modi di quanto non lo sia stato quello di Tywin.

L’interazione tra Arya e quello che dovrebbe essere il suo promesso è molto comica sia all’inizio del POV:

 

He liked to boast how he was the son of the Lord of the Crossing, not a nephew or a bastard or a grandson but a trueborn son, and on account of that he was going to marry a princess. Arya didn’t care about his precious princess, and didn’t like him giving her commands. “I have to bring m’lord water for his basin. He’s in his bedchamber being leeched. Not the regular black leeches but the big pale ones.”

Elmar’s eyes got as big as boiled eggs. Leeches terrified him, especially the big pale ones that looked like jelly until they filled up with blood. “I forgot, you’re too skinny to push such a heavy barrel.”

“I forgot, you’re stupid.” Arya picked up the pail. “Maybe you should get leeched too. There’s leeches in the Neck as big as pigs.” She left him there with his barrel.

 

Sia alla fine, dove noi possiamo ridere sotto i baffi quando si dà della stupida e si augura la morte. Ma le nostre risate di lettori sono rese più amare dalla certezza del voltafaccia dei Frey e del red wedding imminente:

 

“What’s wrong?” Arya asked him when she saw the tears shining on his cheeks.

“My princess,” he sobbed. “We’ve been dishonored, Aenys says. There was a bird from the Twins. My lord father says I’ll need to marry someone else, or be a septon.”

A stupid princess, she thought, that’s nothing to cry over. “My brothers might be dead,” she confided.

Elmar gave her a scornful look. “No one cares about a serving girl’s brothers.”

It was hard not to hit him when he said that. “I hope your princess dies” she said, and ran off before he could grab her.

 

Roose si mostra molto sicuro di sé, si mostra nudo durante il leeching a tutta la congrega e, come di consueto, non ha bisogno di far risuonare la sua voce per sottolineare la sua leadership, quando la sua flebile voce si alza, tutti prestano attenzione. E la sua calma glaciale, insieme all’incipit del dialogo, lasciano intendere che la sua mente sia a lavoro per trarre il maggior vantaggio dagli eventi che si susseguono:

 

“Lord Tywin is many leagues from here,” Bolton said calmly. “He has many matters yet to settle at King’s Landing. He will not march on Harrenhal for some time.”

Ser Aenys shook his head stubbornly. “You do not know the Lannisters as we do, my lord. King Stannis thought that Lord Tywin was a thousand leagues away as well, and it undid him.”

The pale man in the bed smiled faintly as the leeches nursed of his blood. “I am not a man to be undone, ser.”

“Even if Riverrun marshals all its strength and the Young Wolf wins back from the west, how can we hope to match the numbers Lord Tywin can send against us? When he comes, he will come with far more power than he commanded on the Green Fork. Highgarden has joined itself to Joffrey’s cause, I remind you!”

“I had not forgotten.”

 

Così manda Glover e Tallhart a Duskendale e tra le righe, possiamo voler leggere un’ammissione del suo ribaltone:

 

“It’s said that direwolves once roamed the north in great packs of a hundred or more, and feared neither man nor mammoth, but that was long ago and in another land. It is queer to see the common wolves of the south so bold.”

 

La notizia della morte di Bran e Rickon colpisce Arya nel profondo, i suoi pensieri iniziano a susseguirsi incontrollatamente e deve trovare dentro di sé la forza per arginare la sua scioccante reazione emotiva:

 

For a moment Arya forgot to breathe. Dead? Bran and Rickon, dead? What does he mean? What does he mean about Winterfell, Joffrey could never take Winterfell, never, Robb would never let him. Then she remembered that Robb was not at Winterfell. He was away in the west, and Bran was crippled, and Rickon only four. It took all her strength to remain still and silent, the way Syrio Forel had taught her, to stand there like a stick of furniture. She felt tears gathering in her eyes, and willed them away. It’s not true, it can’t be true, it’s just some Lannister lie.

If the Lannisters hurt Bran and Rickon, Robb will kill them every one. He’ll never bend the knee, never, never, never. He’s not afraid of any of them. Curls of ash floated up the chimney. Arya squatted beside the fire, watching them rise through a veil of hot tears. If Winterfell is truly gone, is this my home now? Am I still Arya, or only Nan the serving girl, for forever and forever and forever?

 

E questo nuovo colpo continua a minare l’identità di Arya, il suo percorso di faceless come si diceva pagine addietro inizia ben prima del trasferimento a Essos. La forza della sua emotività è paragonabile al desiderio ardente di vendetta per tutte le angherie subite dai Lannister:

 

Arya was glad to hear that the castle of the Darrys would be burned. That was where they’d brought her when she’d been caught after her fight with Joffrey, and where the queen had made her father kill Sansa’s wolf. It deserves to burn.

 

La vediamo sfogarsi e, a suo modo, pacificarsi con sé stessa nella Godswood. Questo è il luogo in cui si dedica alla cose per lei importanti: sopire la propria mancanza di casa e famiglia attraverso il contatto con gli antichi dei, allenarsi al combattimento per sentirsi forte e non dover essere rimessa in condizione di avere paura, ripetere la lista dei nomi per non dimenticare chi ha fatto del male a lei e ai propri cari, e ricordarsi il saluto insegnatole da Jaqen, se mai dovesse averne bisogno e per confortare anche sé stessa nel ricordo della quasi unica relazione vagamente positiva che ha avuto da quando il mondo è iniziato a crollarle addosso.

Sicuramente la lenta ed inesorabile distruzione della propria famiglia colpiscono la bambina duramente: ha assistito alla decapitazione del padre, la sorella è perduta in mano ai Lannister, Robb sta combattendo una guerra, e adesso la notizia della morte di Bran e Rickon. Stenta a credervi, si augura che non sia vero, perché che luogo diventa casa, se quello che vi amavi non puoi più ritrovarcelo? Si apre dunque nella sua mente, per la prima volta, la possibilità di andare oltre, lontano, molto lontano, per fuggire da un luogo che non è più quello del cuore e fuggire anche un po’ da sé stessa - come dimostra l’acuirsi della sua crisi d’identità -, per dare sfogo al suo desiderio e curiosità di conoscere il mondo e le sue meraviglie, i draghi, i mostri marini, il Titano di Braavos, e così tenersi impegnata per non pensare al passato che ha perduto e che ha tanto amato ma che è anche irrimediabilmente irreuperabile.

Resta il mistero di Roose che getta il libro nel fuoco. Una volta pensavo che Tywin avesse potuto lasciarvi dentro un messaggio. Adesso non pendo per nessuna interpretazione salvo il fatto che è un’azione che mi colpisce molto e credo debba essere significativa.

Dal dialogo con l’insolente Arya, credo si possa intravedere che Roose, per quanto sia un personaggio molto scuro, da molti definito esclusivamente nero, mostri un lato di sé che, forse forse così nero non è. Sicuramente resta colpito e – azzarderei - incredulo, visto il modo con cui tutti sono soliti rivolgersi a lui, del coraggio mostrato da Arya nel porgli quella domanda. La rimette subito al suo posto, ripristinando la gerarchia, ma quel coraggio lo colpisce e, pur non dovendo sprecarsi nel rispondere ad una serva, sceglie di farlo, in qualche modo la ricompensa. Arya compie lo stesso errore per la seconda volta. Questa volta la ferma più brutalmente, ma si limita ad un avvertimento minaccioso, quasi a volerla educare. Infine la congeda, quasi perdonandole questa impudenza. Niente gli avrebbe impedito di tagliarle la lingua, come ci dice Arya:

 

He would do it as easily as another man might cuff a dog, she knew.

 

Eppure non lo fa. Possiamo darci la scusa che tagliarle la lingua non sia funzionale alla narrazione, ma Martin avrebbe potuto risparmiarci questo dialogo se avesse voluto dipingere Roose come la Montagna. Quindi sono d’accordo con quanto spiegava @JonSnow; in giro in altri topic.

E’ molto suggestivo il momento in cui Arya torna alla godswood per riflettere. Il susseguirsi di un lontano ululato di un lupo, probabilmente è lei che percepisce Nymeria:

 

And then, far far off, beyond the godswood and the haunted towers and the immense stone walls of Harrenhal, from somewhere out in the world, came the long lonely howl of a wolf.

 

E subito dopo un ritorno alla propria identità e agli insegnamenti di Ned: Arya è forte, ha in sé il sangue di lupo e ha il dovere di riunirsi al proprio branco per renderlo più forte. Quindi "casa" non è più Winterfell, ma dove potrà trovare il resto del branco.

Ed altrettanto suggestivo è il momento in cui si incammina verso la guardia, ultimo ostacolo tra lei i suoi amici e l’inizio della fuga da Harrenhal:

 

Alone, she slid through the shadow of the Tower of Ghosts. She walked fast, to keep ahead of her fear, and it felt as though Syrio Forel walked beside her, and Yoren, and Jaqen H’ghar, and Jon Snow.

 

Cammina veloce per sentirsi sicura e si rassicura la mente con la vicinanza di Syrio, Yoren, Jaqen, e Jon. Coloro che l’hanno presa in carico e colui che oltre ad averla presa, in qualche modo, in carico per quasi una vita, è anche stato la sua anima affine. E quindi la fuga.


"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”

 

She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.

 

“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”

 

***

 

"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor. 

 

 

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Inviato il 05 febbraio 2018 11:36

Sansa:

Cessa il clangore della battaglia ed emerge il rumore dell'ipocrisia. L'intera Sala del Trono è al cospetto di un Re atroce, in attesa di giudizi e compiacimenti. Singolare è l'ennesimo contrasto tra l'apparenza e la realtà. Nonostante Tywin si erga fiero e vittorioso, nonostante una scintillante armatura ed una gran fama, è lo sterco a seguirlo come un'ombra ed ad essere rilasciato sul pavimento, in un triste gioco di ironie e sottigliezze. I Tyrell, ancora una volta, provano a cogliere, a loro visione, le migliori opportunità politiche possibili. 

Sorprendente, ma infine neanche molto, che Joffrey opponga una tale resistenza alla nuova proposta di matrimonio e sia quindi incalzato da madre e corte affinché egli l'accetti. Probabilmente il desiderio di tormentare ancora Sansa era una prospettiva troppo allettante perché egli potesse rinunciarvi a cuor leggero. Una Sansa che qui, presa dall'entusiasmo di una promessa di matrimonio ormai estinta e spezzata, si illude al massimo della propria ingenuità, auto convincendosi che presto sarebbe stata lasciata andare. 

Ed è sotto i suoi occhi che gli ultimi eventi di guerra vengono snocciolati, tra nuove investiture e crudeli esecuzioni. Alcuni dei seguaci di Stannis mostrano una risolutezza invidiabile anche nelle ultime ore, ma al contrario della resistenza morale e innata del loro comandante, ciò è in parte dovuto al misticismo becero di Melisandre, il cui culto ha ormai annebbiato le menti di molti, al punto da non fargli temere dolore alcuno. 

 

L'incontro con Dontos, nell'occasione meno irritante dell'ultima volta, porta con sé nuove istruzioni sul piano di fuga, in maniera quasi speculare alla fuga di sua sorella Arya. Un destino parallelo, che dir si voglia. E' sconcertante notare come a Sansa siano state necessarie le parole di Dontos su Joffrey per rendersi conto che non sarebbe mai stata liberata. 

Eppure l'esperienza in questa circostanza avrebbe dovuto insegnarle qualcosa, dato che più e più volte ha dimostrato di cogliere perfettamente la natura ipocrita della corte e la mostruosità del suo ex amato. La chiosa finale di Dontos è poi una sorta di profezia, dato che quelle ametiste genereranno davvero della vendetta. 

 

Theon:

Maestro Luwin, uomo dedito solo alla ratio, è nella circostanza faccia a faccia con i sintomi della pietà. Ed è la compassione, oltre al voto di servire, a fargli fare più di un tentativo affinché Theon accetti la resa e constati l'impossibilità dei suoi obiettivi. Tuttavia l'ultimo figlio in vita di Balon Greyjoy si è spinto troppo oltre per tornare indietro. Ed il suo narcisismo imperante è ancora più presente, raggiungendo il suo culmine nel desiderio di andare nella tomba con degli abiti degni. 

L'adunata ha poca utilità per Theon e conferma solo ciò che egli già sapeva: il suo essere totalmente solo, per nulla rispettato, temuto o amato. L'umiliazione finale di una solitudine dilagante a cui egli stesso ha contribuito. Ed è nel confronto con Ser Rodrik che egli deve affrontare tutto l'odio che si è attirato addosso, come un fuoco con una falena. Di fondo è ben consapevole di meritare astio e maledizioni, eppure non può fare a meno che stupirsi e cogliere ciò con il massimo della difficoltà. A ciò si aggiunge la paura, il brivido di freddo totalmente differente dall'adrenalina che scorre lungo la schiena quando si combatte con uomini con cui si condividono stima e affetto. Perciò innanzi a Rodrik egli ricorre all'ultima carta possibile pur di sopravvivere ed evitarsi un destino maggiormente spiacevole. Un ricatto non cambia le cose e non intacca ulteriormente la reputazione di chi è già noto per aver assassinato dei bambini innocenti. 

Eppure in quel frangente, nella metafora del cappio al collo, emerge tutto il dolore inconscio del ragazzino di dieci anni privato della sua casa e dei suoi familiari. Perché sì, ben trattato o meno, egli rimaneva un ostaggio di guerra, una garanzia verso ulteriori ribellioni o guerre causate da Balon. 

 

Nelle ultime riflessioni Theon è pienamente cosciente del vuoto creatosi attorno, della fama ormai irrimediabilmente nefanda, della solitudine inevitabile che essa ha comportato. Non c'è altro che l'umiliazione dell'assenza, dello scorno. Eppure è Luwin ad offrirgli un'ultima opportunità. Un'opportunità che egli non vede come una redenzione, ma come l'ennesimo spiraglio in cui provare a raggiungere gloria e soddisfare la propria vanità. Tuttavia è troppo tardi per coglierla e l'attacco è alle porte.

 

Reek, ossia Ramsay, è di parola e ancora una volta gli Stark cadono. Questa volta è il loro castello, la loro casa ancestrale a crollare, nella spirale del tradimento e nella distruzione. Finalmente il bastardo si svela, tra crudeltà e natura distorta. E con gli Stark a cadere è lo stesso Theon, che si ritrova ad osservare il proprio cavallo morire tra le fiamme. Sì, un atto carnale quanto metaforico. Sorriso muore, così come muore quello sulle labbra di Theon, che per lungo tempo non farà più la sua comparsa. 

 

Tyrion:

Nelle viscere di febbricitanti sogni. Come accaduto a Lord Eddard in occasione della Tower Of Joy, ancora una volta Martin dimostra la propria capacità di coinvolgere tutti in un meraviglioso e oscuro limbo, lasciando ad ognuno la possibilità di trarre le proprie conclusioni. Ed è in quegli attimi che Tyrion coglie i frammenti più significativi della sua esistenza; l'essere un Leone, il desiderio più grande di affermarsi come Lannister ed essere il figlio di suo padre. La coscienza che pulsa e spinge affinché egli ricordi i morti lasciati sul campo, mostrando una remora tale che, a posteriori, potrebbe salvarlo almeno in parte sul piano morale dall'atrocità che, per quanto necessaria, si è ritrovato ad ideare e ancor di più a commettere. Le reminiscenze dei soli attimi di libertà e amore che egli abbia mai vissuto, nei giorni con Tysha. E poi le figure accanto a lui, anch'esseinserite nei propri sogni da una mente febbricitante che non può fargli rendere conto di essere stato più e più volte visitato durante la degenza. 

 

Il risveglio segue i passi più incontrovertibili dei sogni e degli incubi appena compiuti: è traumatico. Nel dolore e nella debolezza egli è conscio di aver riportato ferite profonde, non solo emotive. Nessun compromesso o versione addolcita. Egli, come in tutte le azioni della sua vita, sceglie di osare. E osando fa la conoscenza del suo nuovo volto, accogliendolo con l'ironia necessaria a nascondere l'ennesimo dolore interiore. 

 

Ma ciò che fa più male è la retrocessione, lo stato d'abbandono e l'assenza di riconoscenza. Tutto ciò che comporta il crollo delle sue illusioni e la fine delle proprie speranze di riconoscimento e apprezzamento da parte della propria famiglia. Ed è questo impulso a far convergere la mente di Tyrion con l'inesauribile cinismo e a portarlo ancora una volta a pianificare le sue mosse, tra l'irato, il mostruoso e il vendicativo. 

 

Jon:

E' la grandezza di Qhorin il Monco a riconfermarsi ulteriormente in modo chiaro e preciso. Egli mostra tutte le proprie doti di comandante e pianificatore, disperdendo abilmente i suoi uomini affinché rimanesse solo con Jon e potesse dare vita al suo vero piano. Jon, nell'occasione, si perde tra il riflessivo e il malinconico, arrivando ad interrogarsi sulla vita precedente di Qhorin. Quest'ultimo, sia per ricordargli il suo dovere, sia sperando che il ragazzo tragga forza di volontà da esso, gli chiede di recitare con lui il giuramento della Confraternita in Nero. Un modo per rafforzare il giovane innanzi a sé per quanto dovrà avvenire, ma anche un modo per trarre egli stesso coraggio nel sacrificio che dovrà compiere in prima persona. Ecco dunque l'ordine fatale, dove ogni vita singola non ha senso e lo scopo è l'unica cosa a risaltare e a contare davvero.

Jon non trova alcuna gioia nel tradimento e nella rinuncia, nonostante esse facciano parte di una farsa. La sua individualità gli impone coerenza, perciò il suo è un sacrificio parimenti grande in vista del raggiungimento dello scopo finale. Una lezione che dovrà ricordare per i giorni avvenire: anche attraversando la falsa infamia e gli atti più spiacevoli si può raggiungere una meta positiva e un fine nobile.

 

Nel confronto con Rattleshirt e nella farsa che ne consegue si fa largo poi un senso di drammaticità e inevitabilità. Jon tiene fede al patto ed esegue i suoi ordini. Qhorin è maestoso nel recitare la parte che si è attribuito e senza il minimo ripensamento guida il duello affinché gli sia sfavorevole e fatale. Ciò che sorprende è il comportamento di Ghost; non è possibile sapere se anche il metalupo avesse compreso la falsità di quello scontro, o se pensasse invece che Qhorin stesse rappresentando un vero pericolo.

 

Triste è invece la sorte delle sue ossa, ma ancor di più la notizia che Ygritte reca a Jon. Una Ygritte che ha fatto di tutto per salvargli la vita, non solo per ricambiare, ma perché evidentemente colpita dal ragazzo. L'assedio della Barriera è imminente. 

 

Bran:

Un capitolo che pone forse, insieme ad altri dettagli, Bran come il vero protagonista di fondo delle Cronache. Le Cripte dunque hanno rappresentato il rifugio più sicuro, buia ancora di salvezza e misticismo, la cui oscurità e suggestione si perdono nei laconici silenzi del vuoto, lasciando solo un qualcosa di criptico, come il loro stesso nome enuncia. Si ha anche l'occasione di conoscere qualcosa in più sui Lord e Re precedenti della Casata Stark, nonché la percezione di un'assenza di luce tale da poter celare qualunque cosa o passaggio.  Si apprende che il ragazzino sia passato allo stadio successivo, riuscendo a padroneggiare le proprie doti di metamorfo, wargando così Summer in piena consapevolezza e controllo. Jojen, per contro, gli fa notare la pericolosità del meccanismo e la necessità di restare ancorato alla realtà. Perfino Osha è costretta ad arrendersi all'evidenza dopo un ultimo, strenuo tentativo di nascondere a Bran la realtà sui suoi poteri. 

 

E dunque comincia un'altra fuga, proprio come Arya e Sansa. Non prima di un adeguata ispezione e un commiato dovuto a Grande Inverno, il quale è ormai pervaso solo dalla morte, dalla cenere e dalla distruzione. Toccante è l'addio tra Luwin e i ragazzi. Nonostante l'estrema difficoltà della sua condizione, egli riesce a tenere fede ai propri doveri con un ultimo atto di razionalità, ordinando la separazione degli eredi di Robb, affinché vi possa sempre essere speranza per Casa Stark.

 

E dunque essa avviene, ma è un Bran diverso a lasciare il Castello dell'Inverno. Non il ragazzino che si arrampicava di continuo, non lo storpio che si autocommiserava. 

 

"La pietra è forte" disse Bran a se stesso. "Le radici degli alberi scendo- no profonde. E sotto la terra, i re dell'Inverno siedono sui loro troni." Fin- ché tutto questo esiste, anche Grande Inverno continuerà a esistere. Non era ancora morta, era solo spezzata. 

"Come me" pensò Brandon Stark. "Nemmeno io sono ancora morto." 

 

E' con queste riflessioni che Bran giunge a nuova vita e che il suo vero percorso comincia. Ed è altrettanto con esse che questo volume si conclude


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

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Aegon il mediocre
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Inviato il 05 febbraio 2018 12:03

Sansa

 

Pagliacciata post-assedio + la retina delle meraviglie.

 

Theon

 

Lo troviamo coi nervi a fior di pelle, disperato impaurito e testardo, deciso a restare fino alla fine. Errore più errore meno, solo, conscio di trovarsi in una brutta posizione, prova perlomeno a conquistarsi un barlume di gloria contemplando una onorevole dipartita. "Se morirò, morirò solo e abbandonato." Leggiamo per la prima volta il famoso epiteto “Voltagabbana”: la maledizione di Theon. Qualunque cosa Theon avesse fatto, dall’arrivo a Pyke in poi, sarebbe stato un Voltagabbana. Era il suo destino. E non sapremo mai se il suo desiderio di onore (le molli terre verdi hanno rammollito pure lui) lo avrebbe portato a prendere il nero, avesse avuto solo qualche istante in più per pensarci. E alla fine arriva Ramsey..

La chiusura è dolorosamente stupenda.

 

Tyrion

 

Il capitolo di tyrion è pervaso dal dolore fisico e mentale ed il fisico, alla luce delle riflessioni e dei ricordi, non fa altro che aumentare il mentale. Il ricordo di Tysha (che comunque corrisponde perfettamente ad una scena tra innamorati, si nota la differenza rispetto alle provocazioni sessuali di shae), la consapevolezza di non essere nella sua stanza, il suo lifting, i meriti della difesa della città in secondo piano, il tradimento generale di cui si sente vittima. Gli rimane solo Pod.

 

Jon

 

La situazione è sempre più precaria. Qua non si gioca, si fa sul serio. Qhorin prova ad avvertire i guardiani dei pericoli imminenti e soprattutto prova ad infilare la talpa presso i bruti, per la salvaguardia dei guardiani della notte. E chissà cosa cercavano i bruti nella valle del fiumelatte.

 

 

Bran

 

Estate si aggira presso la devastazione post battaglia a Grande Inverno. Bran si aggira dentro Estate e rischia di dimenticarsi del suo vero corpo. Abbiamo conferma del contatto con Jon. Cregan Stark contro il cavaliere del drago, necessito di ripassino.. e interessante il seguente passaggio: “«C'è della forza nel legno che vive» Jojen Reed parve quasi leggere quello che passava nella mente di Bran. «Una forza possente quanto quella del fuoco.»”. E Grande Inverno spezzata ma non morta.


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" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "

 

Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J
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Inviato il 05 febbraio 2018 12:09

@Aegon il mediocre

 

Da come Theon riflette a riguardo nel suo PoV, si può dire che molto probabilmente avrebbe ceduto e cercato di arruolarsi nei Guardiani della Notte. Tuttavia i motivi precisi necessiterebbero di approfondimento, dato che nel pezzo in questione lui vede nei Guardiani l'ennesima occasione di gloria, di avere liberamente qualunque donna e un senso di libertà confermato. Alla base vi sarebbero ancora l'ego ed il narcisismo. Ma dalle fasi successive vedremo che Theon non è comunque privo della capacità di cogliere i suoi errori e rimpiangere il passato, quindi si può anche dire che probabilmente col tempo avrebbe potuto redimersi anche in nero. 


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

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Aegon il mediocre
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Inviato il 05 febbraio 2018 12:37

...

"Un confratello dei Guardiani della notte..." Significava niente corona, niente figli, niente moglie... ma significava anche continuare a vivere, e con onore. Il fratello di Ned Stark, Benjen, aveva scelto il nero. E anche Jon Snow. "Di abiti neri ne ho in abbondanza, basta che strappi via la piovra. Perfino il mio cavallo è nero. Potrei raggiungere un rango elevato, nella confraternita... capo dei ranger, forse addirittura lord comandante. Che se le tenga pure Asha le dannate isole di Ferro, sono cupe quanto lei. Se servissi al Forte Orientale, potrei comandare una mia nave, e c'è cacciagione in abbondanza oltre la Barriera. Quanto alle donne, quale donna dei bruti non 
vorrebbe un principe nel suo letto?" Un sorriso strisciò sulla sua faccia. "Un mantello nero non può essere giudicato. Varrei tanto quanto gli altri..." 

...

 

Le ragioni sono rintracciabili in questo passo. 

Ovviamente sono rintracciabili la sua vanagloria ed il suo desiderio di gloria, indipendenza e donne. Ma questi sono tratti che ben conosciamo, rintracciabili lungo tutto il pov e costituenti la base immediata e quasi banale del personaggio.

 

Ma nel corso della rilettura abbiamo più volte parlato della ambiguità di Theon, mezzo lupo mezzo piovra, ma allo stesso tempo nessuno dei due. Questa ambiguità lo porta ad avere anche sensibilità per gli scrupoli morali più "ordinari". Pur essendo eccentrico, è consapevole dell'importanza dei valori comunemente riconosciuti, come l'onore. 

Tendenzialmente, nella rilettura, mi focalizzo sulle cose che mi colpiscono e che mi permettono di "esplorare" sfaccettature che precedentemente non avevo considerato, glissando sul resto.

In questo caso, si tratta di ciò che ho evidenziato nel passaggio.

 

19 minutes fa, JonSnow; dice:

Alla base vi sarebbero ancora l'ego ed il narcisismo

 

Questi elementi dicono il contrario.

Ciò che ci aspettiamo, in condizioni "normali", è proprio quello che Theon farà: cercare gloria e mettersi in mostra. Invece, in una situazione di emergenza, di tensione emotiva, esce fuori l'altro lato di Theon, quello più profondo che, come dicevo, avrebbe probabilmente portato ad un esito differente  se in condizione di avere più tempo a disposizione: vivere con onore, esattamente il contrario di emergere ad ogni costo e morire nel tentativo. 

Inoltre, Theon detesta, solitamente, ordinarietà e conformismo e soffre il giudizio altrui, da qua la necessità di "brillare" in mezzo agli altri. E qua invece, in una situazione critica, abbiamo l'esatto contrario, il nero gli permetterebbe di liberarsi dal fardello del giudizio altrui e di essere un uomo qualunque.


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" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "

 

Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J
JonSnow;
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JonSnow;
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J

Utente
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Inviato il 05 febbraio 2018 12:50

Sì, vero, c'è pure questo. Ma egli fa correre il pensiero anche alle prospettive migliori.

Non riflette sulla possibilità di servire i GdN per redimersi o per bilanciare le azioni deprecabili con il sacrificare la propria vita e la propria individualità per uno scopo nobile. Egli pensa subito alla possibilità di raggiungere un grado elevato e di ritrovarsi anche a capo della confraternita, di avere una propria nave, in genere di comandare, oltre ad avere qualunque donna dei bruti egli voglia. Esattamente ciò che ha perseguito sino a quel momento come presunto Iron Born. 

 

In ogni caso ciò non significa che non avrebbe raggiunto un percorso di redenzione simile a quello vissuto dopo la parentesi Reek. Di fatto il problema di Theon non sta in una presunta assenza di morale o nell'ego più sfrenato, bensì nel fatto di conformarsi agli altri nel momento in cui egli, più di ogni altra cosa, ricerca approvazione e ammirazione. Da qui il conflitto metà piovra metà lupo. 

 

La confraternita avrebbe forse potuto stimolare l'Io latente di Theon, portandolo alla chiave della sua personalità: trovare sé stesso, ciò che veramente è, senza il peso di dover soddisfare o deludere le aspettative di qualcuno, dal padre Balon ad Eddard, con la sola responsabilità invece di fare i conti con sé stesso e con un mondo visto esclusivamente con una mentalità solo e soltanto sua, senza aspettarsi nulla in cambio. 

 


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

A
Aegon il mediocre
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Aegon il mediocre
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A

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Inviato il 05 febbraio 2018 14:05

Ma senza addentrarci nei se e nei ma... ma restando su quanto leggiamo, con i piedi per terra..

 

Continuare a vivere e con onore. 

 

Se prendi il nero, qualunque tua azione pregessa è redenta dal sacrificio della tua vita al servizio della confraternita e del reame. O almeno così si dice solitamente. 

 

Essere guardiano è vivere e morire per onore e non per la gloria.

 

Quel "continuare a vivere e con onore" è in antitesi con il Theon principe di grande inverno, con il Theon tutto ego e vanità.. Perché appunto, la situazione (il personaggio in questo caso) è più complessa.


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