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ADWD - Progetto Rilettura ASOIAF
A di Albert Stark
creato il 25 marzo 2015

J
JonSnow;
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JonSnow;
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Inviato il 15 ottobre 2017 21:15

Ma va considerata anche la soddisfazione personale. Andare a letto con una donna in cui Tyrion aveva tanto creduto e speso energie, soldi ed interesse, è forse un'ulteriore azione di appagamento verso l'odio che ha sempre provato per il proprio figlio nano. Quindi un regalo a sé stesso e a quel rancore, in pratica. 


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

A
AemonTargaryen
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AemonTargaryen
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Inviato il 15 ottobre 2017 22:39

... il che rende bene l'idea di quanto grande sia il rancore provato da Lannister verso ciò che il figlio rappresenta. Messa sotto questa luce, l'intensità emotiva (in negativo) che caratterizza Tywin non può lasciare indifferenti. Essa è a dir poco notevole: uno sfregio che non ha bisogno di "appoggiarsi" sulla conoscenza di esso da parte di Tyrion ed anzi, si tratterebbe di appagare un odio così grande senza neanche la necessità di renderlo cosciente. Tremendo. E, da un punto di vista letterario, affascinante.


L
Lyra Stark
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Lyra Stark
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Inviato il 16 ottobre 2017 0:41

Sì, ne emerge un'impetuositá dei sentimenti, una passionalità nel senso più vero di capacità di provare passioni e sentimenti forti (qui negativi) che va contro l'immagine canonica di uomo freddo e calcolatore. 

Modificato il 05 July 2024 17:07

E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.

 

A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.

 

When the snows fall and the white winds blow,

the lone wolf dies, but the pack survives

 

Stark è grigio e Greyjoy è nero

Ma sembra che il vento sia in entrambi

 
 
What do they say of Robb Stark in the North?
They call him The Young Wolf
They say he can't be killed...
 
A thousand years before the Conquest, a promise was made, and oaths were sworn in the Wolf's Den before the old gods and the new. When we were sore beset and friendless, hounded from our homes and in peril of our lives, the wolves took us in and nourished us and protected us against our enemies. The city is built upon the land they gave us. In return we swore that we should always be their men. Stark men!

 

 
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Lyra Stark
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Lyra Stark
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Inviato il 16 ottobre 2017 0:42
3 hours fa, JonSnow; dice:

Ma va considerata anche la soddisfazione personale. Andare a letto con una donna in cui Tyrion aveva tanto creduto e speso energie, soldi ed interesse, è forse un'ulteriore azione di appagamento verso l'odio che ha sempre provato per il proprio figlio nano. Quindi un regalo a sé stesso e a quel rancore, in pratica. 

Esatto, ma come dicevo sopra è un pensiero che sembrerebbe incompatibile con l'uomo freddo e razionale che pare essere Tywin. O per lo meno che pare essere agli occhi di chi gli sta attorno.


E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.

 

A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.

 

When the snows fall and the white winds blow,

the lone wolf dies, but the pack survives

 

Stark è grigio e Greyjoy è nero

Ma sembra che il vento sia in entrambi

 
 
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They call him The Young Wolf
They say he can't be killed...
 
A thousand years before the Conquest, a promise was made, and oaths were sworn in the Wolf's Den before the old gods and the new. When we were sore beset and friendless, hounded from our homes and in peril of our lives, the wolves took us in and nourished us and protected us against our enemies. The city is built upon the land they gave us. In return we swore that we should always be their men. Stark men!

 

 
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JonSnow;
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JonSnow;
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Inviato il 20 ottobre 2017 16:18

Tyrion:

In sintesi il duello psicologico e strategico tra Tyrion e i Tre Membri più importanti del Concilio Ristretto, alla ricerca della gola più profonda.

Curioso il caso del sonno di Pycelle. Di norma, colui che ha il cuore pesante delle colpe e dei misfatti tende a conoscere meglio la notte e a non trovare ristoro. Ma egli non sembra avere una coscienza attiva, né tantomeno riconoscere le proprie nefandezze e porvi rimedio. Dunque sì, la causa altra non è che lo scorrere della vecchiaia e il deperimento che essa comporta su corpo e nervi. Eloquente come in ogni occasione la sua comparsa riesca a trasmettere repulsione e lentezza, presentandolo come una persona del tutto pesante; nell'essenza, nei modi, nell'amoralità. Le sue pause, così leziose e palesi, scoprono ancor di più la sua totale inaffidabilità. 

C'è spazio anche per Bronn, che con le sue parole nei confronti dei soggetti che si stanno addestrando propone una dimostrazione pratica del come mercenario non sia un termine che indichi la mera forza bruta o mancanza di acume. La stessa intelligenza che mette in mostra Bronn ha una radice che racchiude in sé una moltitudine di esperienze di campo, sporche, schifosamente utili. Una capacità d'osservazione basilare, essenziale, che omette l'inutile, quindi più funzionale. Interessante è anche l'assoluto cinismo con cui domina il vizio e nutre la propria autoconservazione. Le lussurie e gli impulsi possono attendere. Ciò che conta, principalmente, è garantire la propria sopravvivenza futura. Un must di ciò che Bronn sia e rappresenti. Un modo di fare e di pensare con cui Tyrion ben si incastra, laddove la sua cruda ironia sugli eventi relativi al fornaio e via discorrendo mettono in luce un'assoluta assenza di buonismo e un pragmatismo che sfiora il discutibile, almeno a livello morale.

Il vis a vis con Baelish, al di là della forzatura clamorosa di trama sulla Daga, che mai smetterò di considerare forse la forzatura numero uno di Martin, espone ancor di più la pochezza umana di Littlefinger e le regole chiave della società in cui vivono. Da notare come non sia affatto disturbato dallo spettacolo di crudeltà che Joffrey mette in pratica contro le lepri, ma ne sia anzi distrattamente divertito. I suoi modi, la mancanza di stile, il vantarsi di aver preso la verginità delle due lady di Tully, non sono altro che uno schema che ne prova la totale assenza di dignità, portamento, giudizio. Egli è foga su foga, tracotanza, quindi debolezza. Per quanto scaltro, è indirettamente un mostro di ego e dunque un rischio per sé stesso. Di fondo, altro non è rimasto altro che la figura dalla quale aspirava ad allontanarsi: Un nobile di fortuna, di basso ceto. Anzi, direi che il confronto con Tyrion è perso nel momento in cui egli stesso cede alle stesse strategie che mette da sempre in pratica, ossia il ritrovare la debolezza ed il punto di rottura dell'uomo con cui duella, arrivando ad averlo in pugno proprio in virtù di ciò. La smodata ambizione e il suo arrivismo concedono difatti al folletto il totale controllo su di egli. 

Diverso è il caso di Varys. Egli non ha ambizioni personali. Più che un uomo è un'incarnazione. Il fatto che da questo punto di vista si dimostri ambiguo non permette a Tyrion di etichettarlo come una persona affidabile e dall'elevata moralità, ma contemporaneamente gli impedisce di avere la certezza che egli sia esattamente il contrario. Certezza che invece ha di Baelish. Dunque il folletto è più vulnerabile nel rapportarsi all'eunuco e gli dà, almeno parzialmente, un beneficio del dubbio da sfiorare la fiducia. Inutile dire che lo stesso Varys, proprio perché privo di esagerazioni, non ha interesse nello screditare o schernire Tyrion, o nell'usare la volgarità del collega Littlefinger, quindi, paradossalmente, gli concede lo stesso credito. 

 

Ps. Anche Tyrion, come gli altri membri della famiglia, vede esclusivamente in Stannis Baratheon il vero pericolo. La riprova che, per quanto egli venga schernito a causa del carattere chiuso e burbero, sia ben noto a tutti per le proprie capacità e, di conseguenza, temuto dai più.

 

Sansa:

Un capitolo che dà vita ad uno snodo cruciale per l'arco di Sansa. Lo stesso è formato da un assetto semplice, che sfiora quasi la forma infantile, a riprova che pur essendo stata ingenua, rimane comunque una ragazzina, per nulla formata ad un mondo di sotterfugi e orrori. Quindi lo stile di Martin muta in modo molto brusco nel caso in questione. Sansa fa in ogni caso tesoro degli errori passati ed è in grado di considerare in modo serio ed oggettivo gli intrighi della Regina, al punto da sottrarsi da qualunque interazione maggiore con le varie serve o da ricorrere ad una prudenza subitanea nel momento in cui non perde tempo nel bruciare il messaggio ricevuto. Perfino nella scelta degli Dei a cui affidarsi, ella aveva in passato agito per emulazione materna e in virtù di una visione superficiale, che la avvicinasse a forme sgargianti e piene di vita, allontanandola da qualcosa di più serio e solenne, quindi fuori dallo schema frivolo e pertanto visto come sbagliato. La Sansa di adesso, però, ha un'indipendenza ed un discernimento maggiori e, come la maggior parte degli esseri umani, si affida alla religione in un momento di massima disperazione. 

La conversazione con Ser Dontos, oltre che garantire una prosecuzione imprevedibile ed aperta a tutto della trama di Sansa, lascia trasparire ulteriori dettagli sulla personalità della ragazzina, capace di affidarsi all'etichetta quanto di lasciarsi andare, talvolta, a giudizi sprezzanti, diretti e quasi crudeli. Ella dà dello stolto ubriacone a Dontos, rinunciando a qualunque forma di tatto. Dice la verità, come la sorella Arya, si limita ad affermare ciò che vede, senza influenze. Per quanto insensibile, è il principio di una nuova coscienza che sta emergendo in lei. 

Ma la parte più interessante è uno dei tanti confronti con Sandor Clegane, che chiude il capitolo. Anche nell'occasione in questione, il Mastino non è che un rumoroso, brutale istruttore. Un rudimentale Maestro di Vita che sta, molto consapevolmente, addestrando l'Uccelletto al ritrovamento di una vera indipendenza e ad un'accettazione totale della realtà in cui si trova, spegnendo per sempre ogni sorta di speranza sul buon cuore delle persone. Vorrebbe spianarle la strada verso il nichilismo, imponendole lo stesso percorso che egli ha compiuto per sé, di modo da crearle la corazza necessaria e raggiungere lo scopo: proteggere non solo il suo corpo, ma anche la sua mente. Ella non se ne rende conto, ma è esattamente ciò che sta facendo Sandor Clegane, comunque irritato dalla vulnerabilità e ripetitività di lei, che rimanda al bambino che si ritrovò con metà del volto sul braciere. Segno inequivocabile dei sentimenti del Mastino è il fatto che per quanto aggressivo e ubriaco, abbia i sensi funzionanti al punto da rendersi conto che Sansa sia spaventata da Boros e a rassicurarla di conseguenza, un silente atto d'affetto e protezione. 

L'aneddoto su Casa Clegane, poi, è scenario dell'ultimo insegnamento: Laddove tutti gli uomini sono infidi e bugiardi, i cani non mentono

 

Arya:

Nel viaggio di Arya continua a ripresentarsi lo stesso messaggio di fondo; la realtà, quella oltre ogni comodità e pensiero astratto, quella fatta di fango, sporcizia, paura, inesorabilità. La guerra non come piano, non come strategia, non come Consiglio attorno a un tavolo, ma come putrefazione, consequenzialità, distruzione.  Non è un caso se ogni particolare macabro, disgustoso, tetro, non sia mai risparmiato. Arya stessa è un tramite in cui ogni verità e realtà oggettiva prende forma, perché è esattamente ciò su cui sta imparando a fare affidamento. La presa di coscienza dell'ambiente, delle persone, della vita attorno a sé senza condizionamenti, basata solo sull'osservazione pulita e sui propri sensi. Quindi è coerente che ogni passaggio conservi la sua brutalità o eccessività, senza alcun tentativo di addolcimento o ridimensionamento. Quindi è emblematico che lei forzi i suoi occhi ad osservare nel dettaglio ogni cadavere penzolante, martoriato, maciullato, al punto da dare vita ad una narrazione repellente. Non ci sono mezze misure, solo estremismo. Forse uno dei modi più sicuri per eliminare la menzogna, di volta in volta. 

Il capitolo riprende poi un futuro gioco d'identità. Lei è costretta a svelarsi a un Gendry che, molto sinteticamente, la sa lunga. Un ragazzo così abituato alla vita di basso rango da mostrarsi totalmente insensibile nei confronti della morte, o dell'abbandono di un compagno in difficoltà. Uno stile di vita che porta alla sopravvivenza a tutti i costi e non lascia spazio per l'emotività. In ogni caso più che una vera e propria interazione mi è sempre sembrato un duetto che ripercorre, nel più semplice dei modi, il classico finto battibeccare di maschio e femmina che fa da inizio o input ad una possibile relazione futura, o comunque ad un'attrazione cerebrale. Non propriamente interessante, almeno per me, visto che il dualismo Gendry/Arya non mi ha mai ispirato. 

La cattura finale, con la comparsa della Montagna, è inevitabile per rompere la stasi narrativa e procedere verso una destinazione più importante. Come detto in precedenza, c'è sempre spazio per la figura di Jon Snow, vero gigante della memoria di Arya. La perdita di Ago è una vergogna in quanto rappresenta la perdita totale dell'ultima cosa che la lega al fratello bastardo.

 

Ps. Due cose molto interessanti sono in primis il passaggio:

''Che faccio se arrivano i lupi?''

''Ti arrendi''

Che racchiude tutto lo humor sadico e fatto di sarcasmo di Martin. E poi il fatto che, nonostante gli scenari macabri, non ci si distanzi ancora da una narrazione semi-poetica. Notare difatti come la narrazione di Arya descriva la luna. 

 

Tyrion:

Un Tyrion non solo operativo, ma anche sicuro dei propri mezzi nel momento in cui agisce. Viene approfondito maggiormente l'Ordine degli Alchimisti, il mistero dietro le loro creazioni e il funzionamento dell'Altofuoco. Da notare che l'approvazione del terzogenito Lannister verso questa strategia, più la solerzia con cui si appresta a metterla in atto mettono in luce quanto vere siano le parole future di sua zia Genna: egli è realmente l'erede di Tywin. Magari non irremovibile e insensibile fino a quel punto, ma cinico al punto giusto da adoperare qualunque mezzo pur di raggiungere lo scopo, rinunciando così a dilemmi morali. Tyrion non è dunque un'anima pia, per fortuna. La stessa solerzia, più la dovuta cautela, lo portano anche a pensare ad una forma di addestramento rapido con cui istruire le truppe Lannister all'utilizzo dell'Altofuoco. 

L'incontro-scontro con la sorella, d'altro canto, è come sempre il fulcro dei capitoli di Tyrion. Nell'occasione vi sono finalmente i frutti del piano da lui ordito in precedenza. Frutti che rivelano in modo inequivocabile l'identità della spia della Regina reggente. In ogni caso, per quanto strategico, pragmatico e risoluto Tyrion si dimostri, anch'egli cede continuamente ad impulsi e tentazioni. Lo scherno per la sorella è una vera e propria sorta di accanimento, di cui non può fare a meno. Cersei è dunque una valvola di sfogo su cui lasciar cadere tutte le frustrazioni accumulate in una vita sbagliata. Ciononostante egli sa sia alimentare l'ira della donna che gestirla successivamente, riuscendo a stimolare in lei almeno in parte un raziocinio latente. Il pianto di Cersei, pur teatrale, è in ogni caso spontaneo. Non è tuttavia una dimostrazione di sofferenza nei confronti del possibile destino della figlia, quanto il modo di esternare tutti i timori, le insicurezze e il disappunto di non avere il controllo sugli eventi, tantomeno la possibilità di interagire con Jaime nella propria intimità. E' un concentrato di emozioni distruttive, dunque. 

Le lacrime comunque hanno il potere di dimostrare la debolezza di entrambi. Lo smodato orgoglio con cui Cersei non vuole ritrovarsi consapevole e vulnerabile alla vista del fratello e quanto quest'ultimo, pur vendicativo e irrisorio, da sempre cerchi accettazione e tema di essere rifiutato. 

Le parti più interessanti sono però strategiche. A differenza di Tywin, sia Tyrion che Cersei vedono in Robb Stark il pericolo minore e commettono la leggerezza di sottovalutarne le capacità. La lettura su Renly, al di là dei numeri eccessivi di Martin, non è errata. Egli non vuole affondare il colpo con rapidità, ma farlo con sensazionalismo, quindi perde in efficacia. Ne consegue che come sempre Stannis sia il pericolo maggiore, il nemico numero uno, la vera preoccupazione, il vero problema da isolare e risolvere, nonostante le sue fila militari dovrebbero essere facilmente contenute. 

 

In ogni caso questo è uno dei capitoli in cui Tyrion è più Lannister che mai. 

 


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« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

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« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

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Lyra Stark
Confratello
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14108 messaggi
Lyra Stark
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Inviato il 20 ottobre 2017 21:44

Domani posto anche io. Purtroppo questa è una settimana soporifera, nessun capitolo mi è veramente piaciuto e ci sto mettendo un sacco a finire di leggere.

 

edit: ecco qua!

 

TYRION

Innanzitutto molto folkloristici i nomi dei veleni proprietà di Pycelle. Peccato non avere qualche informazione in più su come agiscono e da dove derivano.

In questo PoV il piano di Tyrion che preferisco: quello di giocarsi l’informazione di Myrcella per sgamare eventuali spie di Cersei. Si comincia con Pycelle, per passare a Ditocorto e finire con Varys.

Apprezziamo anche il pragmatismo di Bronn che non si perde con le servette ma a osservare i combattenti. La propria pelle prima di tutto. Su questo Tyrion dovrebbe prendere esempio.

Viene poi menzionato, tra i tanti ordini del giorno, questo lord delle Terre dei Fiumi che ha subito la furia dei luogotenenti di Tywin, tutti bella gente. Sarebbe anche interessante di quale Lord si tratta.  A memoria non mi viene in mente.

Passiamo ai problemi con le vettovaglie, che effettivamente non sono poco così secondari dati gli incidenti che si verificano (bellissima, ma anche un pelo inquietante la battuta: il fornaio lo hanno arrostito. E poi lo hanno anche mangiato? Che fa capire tutta la drammaticità della situazione)

Purtroppo vediamo che l’arrivo di Thorne con la manina sotto spirito viene schifato.

Assistiamo anche al momento glamour con la comparsa di Cersei, viene notato più volte da Tyrion quanto sia splendida.  Sorvoliamo invece sulle lepri di Joffrey.

La parte più interessante del capitolo è probabilmente il colloquio con DItocorto, in cui, prima veniamo edotti sulla sua rapidissima e sfolgorante carriera, e poi possiamo apprezzare da alcune piccole spie tutto il suo viscidume, nonché il suo essere un vero signore dato che va vantandosi a destra e a manca di aver preso la verginità di entrambe le sorelle Tully (non mi è ben chiara come affermazione, però). Viene tirata fuori, purtroppo solo questa volta e molto brevemente, anche la famosa daga.

Non è da sottovalutare comunque nemmeno Varys, il quale dimostra di avere molto chiaro, come sempre, il quadro della situazione con tutte le sue implicazioni. E anzi, nel far notare che Doran vorrà non solo la testa dell’esecutore materiale, ma anche del lord che diede l’ordine cioè Tywin, magari si dimostra due passi avanti rispetto a Tyrion che tutto sommato dà l’idea di non aver ben inquadrato il sentimento di vendetta dorniano e pensa di farlo quietare con qualche nomina e qualche possedimento.

 

SANSA

Interessante, a posteriori, vedere come nel capitolo precedente si spendano tante parole su Ditocorto e qui il POV si apra subito con quello che, scopriremo, sarà un altro dei suoi piani.

Dunque vediamo che Sansa, messa da parte la cautela, si appresta a una sortita per incontrare il suo salvatore misterioso. Si mescolano come sempre razionalità, istinto di autoconservazione, nostalgia e rimpianto, e un pizzico di coraggio in questa prima parte del POV.

Mi è piaciuto molto il passaggio sull’ambito religioso, il fatto che Sansa abbia preferito da sempre gli Dei della madre soprattutto per l’aspetto esteriore fatto di culti, statue e decorazioni ma, a ben vedere, credo perché si tratta di una religione più rassicurante rispetto a quella nordica.

Ma ormai Lady era morta, abbattuta da suo padre, a causa di Arya. See vabbè, auguri… Sansa fa 3 passi avanti e 2 indietro. Incredibile che continui a dare la colpa di questo ad Arya e a suo padre. Cersei non c’entra sicuramente niente.

Vediamo che l’incontro con Ser Dontos nel parco degli Dei continua in un misto di ingenuità e egoismo (come hanno potuto gli dei mandarmi uno come te?) alternati a raziocinio e decisione.

L’incontro con il Mastino si rivela un’altra volta interessante: lui capisce chiaramente che Sansa mente, tuttavia è gentile con lei e le dà pure consigli, mentre non pare amare troppo il suo re.  Personaggio che apprezzo ad ogni sua comparsa.

 

ARYA

Capitolo come sempre molto “cupo” nei passaggi relativi alla devastazione, soprattutto nella scoperta di quanto avvenuto al fortino, ma qui alleggerito dal siparietto tra Arya e Gendry, per tornare poi nel più nero degli incubi quando i fuggiaschi cadono nelle mani degli uomini di Clegane.

 

TYRION

Il capitolo si apre facendoci pensare al freddo, ma in realtà veniamo messi a parte dei segreti dell’altofuoco.

Sostanza quanti mai pericolosa, e se Cersei non si fa scrupolo a usarla, mi sorprendo che Tyrion non intuisca il problema. Il solo fatto che la città ne paia disseminata, alle sue fondamenta, con alcuni avvertimenti suggeriti da Hallyne, farebbe anche pensare che prima o poi qualcosa potrebbe accadere.

Finiamo con un altro incontro tra Tyrion e Cersei, prima a colpi di manrovesci e poi con le lacrime di lei, con Tyrion che, nonostante tutto, ne è toccato.

Modificato il 05 July 2024 17:07

E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.

 

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Inviato il 22 ottobre 2017 13:49

Difatti è proprio molto interessante, a livello umano, come reagisca Sansa verso Dontos. Mi pare tutt'altro che una reazione dettata dalla pressione, dall'impeto e dalla disperazione. Quella sorta di disprezzo, o comunque altezzosità, è proprio figlia dell'indole. 


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***Silk***
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1752 messaggi
***Silk***
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Inviato il 24 ottobre 2017 12:44

A questo giro sono andata lunga, scusate ho avuto una settimana terribile! :ehmmm:

 

Tyrion IV
Tyrion tende la sua trappola ai 3 sospettati di informare Cersei delle sue trovate: Pycelle, Littlefinger e Varys.
Vediamo anche che Lady Tanda ha una certa furbizia nel puntare Tyrion per Lollys: in questo momento è l’erede Lannister, sarebbe un bel colpo per loro. Molto comico quando Tyrion risponde alla prese in giro su questo tema a Bronn:


Perhaps you should eat the goose and marry the maid.


Tyrion ci identifica anche i più crudeli bannermen di Tywin: la montagna, Amory Lorch e questo Qohorik (che non mi ricordavo):


“A lordling down from the Trident, says your father’s men burned his keep, raped his wife, and killed all his peasants.” “I believe they call that war.” Tyrion smelled Gregor Clegane’s work, or that of Ser Amory Lorch or his father’s other pet hellhound, the Qohorik.


Evidentemente le leggende almeno sui primi 2 hanno un certo fondo di verità, non sono solo opinioni dei lord avversi ai Lannister. Cosa confermata poi dall’ammissione che a Casterly Rock era ben noto che la strage di Elia e dei suoi figli fosse stata commessa dalla stessa Montagna.
Littlefinger conferma il suo atteggiamento irriverente, a forte presa in giro, anche verso il re:


“The king is fighting hares with a crossbow,” he said. “The hares are winning. Come see.”


Ma quello che è più interessante è lo scambio sul pugnale che ha con Tyrion. Da questo, sembra che Tyrion sia propenso a fargliela pagare al più presto ma non adesso, perché alla fin fine, in questo momento di grande incertezza e potenziale accerchiamento da parte di Robb, Stannis, Renly, è meglio usufruire delle sue capacità e non soccombere agli avversari, servendo caldo il piatto delle vendetta e indebolendo  la propria posizione:


“That’s a handsome knife as well.” “Is it?” There was mischief in Littlefinger’s eyes. He drew the knife and glanced at it casually, as if he had never seen it before. “Valyrian steel, and a dragonbone hilt. A trifle plain, though. It’s yours, if you would like it.” “Mine?” Tyrion gave him a long look. “No. I think not. Never mine.” He knows, the insolent wretch. He knows and he knows that I know, and he thinks that I cannot touch him. If ever truly a man had armored himself in gold, it was Petyr Baelish, not Jaime Lannister. […]
But do I dare touch him? Tyrion wondered. Even if he is a traitor? He was not at all certain he could, least of all now, while the war raged. Given time, he could replace Littlefinger’s men with his own in key positions, but...


Petyr ci viene infatti mostrato come un mago nell’accrescere denari e ricchezze e nel far girare i soldi. Aveva prosperato come tassatore per conto di Jon Arryn, tanto che per le sue qualità sente la necessità di portarlo a corte, dove Petyr proseguirà la sua ascesa. Ma come un antesignano squaletto di Wall Street, crea anche un grande debito nelle finanze della corona. Inoltre, ci spiega anche perché tutti i potenti finora si sono disinteressati della sua ascesa: di basso rango, senza armate, senza grosse terre, né con prospetti di matrimonio buono. Tyrion sceglie di tentarlo con una di queste sue mancanze. La cosa interessante è che, dal dialogo, sembra quasi che la volontà di vendetta di Petyr non sia solo contro gli Stark, ma anche contro i Tully, che certo non lo trattarono meglio:


“Harrenhal is cursed,” Lord Petyr said after a moment, trying to sound bored. “Then raze it to the ground and build anew to suit yourself. You’ll have no lack of coin. I mean to make you liege lord of the Trident. These river lords have proven they cannot be trusted. Let them do you fealty for their lands.” “Even the Tullys?” “If there are any Tullys left when we are done.” Littlefinger looked like a boy who had just taken a furtive bite from a honeycomb. He was trying to watch for bees, but the honey was so sweet.


Quindi secondo me, anche il suo apprezzamento per Cat è molto finto ed usato per arrivare ad un fine. Del resto, se così non fosse, eviterebbe di ricordare a così tanti interlocutori di averle rubato la verginità.


Sansa II
Sansa riceve il primo biglietto con cui viene approcciata da Dontos e cioè da Petyr, anche io come @Lyra Stark col senno di poi ho apprezzato la consequenzialità con cui Petyr appare nel POV precedente ed aleggia in questo.

Dopo aver bruciato il messaggio, Sansa approfitta di un tumulto in corso per andare all’appuntamento, nonostante sia titubante sulla bontà dell’autore: è un vero cavaliere o uno scherzo dei Lannister per testare la sua affidabilità?
Vediamo che nonostante riconosca di commettere una pazzia, si prepara con risolutezza a ogni possibile evenienza:


Sansa threw a plain grey cloak over her shoulders and picked up the knife she used to cut her meat. If it is some trap, better that I die than let them hurt me more, she told herself. She hid the blade under her cloak.


Vediamo anche che nonostante il suo amore per le apparenze e l’immagine (quale ragazza più o meno non ce lo ha?), sente comunque il richiamo della sua eredità nordica:


The air was rich with the smells of earth and leaf. Lady would have liked this place, she thought. There was something wild about a godswood; even here, in the heart of the castle at the heart of the city, you could feel the old gods watching with a thousand unseen eyes. Sansa had favored her mother’s gods over her father’s. She loved the statues, the pictures in leaded glass, the fragrance of burning incense, the septons with their robes and crystals, the magical play of the rainbows over altars inlaid with mother-of-pearl and onyx and lapis lazuli. Yet she could not deny that the godswood had a certain power too. Especially by night.


Inoltre, il riferimento agli dei antichi dai mille occhi è un continuo rimando a chi molti anni prima in vita osservava il regno con mille occhi ed uno.
Vediamo anche che riconosceva il potere di Lady e che da sola a KL ne sente la mancanza:


And what will they do to me? Sansa found herself thinking of Lady again. She could smell out falsehood, she could, but she was dead, Father had killed her, on account of Arya.


Sansa si rende ben conto del salto di pazzia che deve fare per potersi affidare a Dontos, ma del resto, nella sua situazione disperata, può permettersi di fare la schizzinosa e non rischiare affatto?


This is madness, to trust myself to this drunkard, but if I turn away will the chance ever come again?


Nelle parole di Dontos, riecheggia la cautela di Petyr, che ben sa che ciò che viene detto all’interno delle stanze del castello può essere origliato dalla spia di turno. Quindi forse oltre ai segretissimi passaggi noti solo ai Targaryen, ce ne sono anche altri noti ai più.


You must come here, to the godswood. As often as you can. This is the safest place. The only safe place. Nowhere else. Not in your chambers nor mine nor on the steps nor in the yard, even if it seems we are alone. The stones have ears in the Red Keep, and only here may we talk freely.


Quando incontra Sandor è evidente che lui capisca che Sansa fosse sgattaiolata fuori e che ancora non sia in grado di essere abbastanza scaltra per darla a bere ai vari guardiani che la regina le ha assegnato, quindi la riporta alla sua stanza, provando a suo modo a darle degli insegnamenti che possano aiutarla a sopravvivere.
Un POV come diceva @JonSnow; infantile, quasi un viaggio nel sogno poco credibile e a tratti grottesco che sembra farsi realtà ed il brusco risveglio che la riporta alla propria stanza.


Arya V
Il POV si apre con le crudeltà della guerra, perpetrate in questo caso dai Lannister, attraverso gli occhi di Arya, per cui noi lettori siamo sempre più portati a vederli negativamente. Certo, non si può dire che la crudeltà della Montagna e di Lorch a cui consciamente Tywin si affida sia paragonabile a quella di altri bannermen, le loro vette difficilmente vengono raggiunte da altri, per altro già identificati come estrmamente crudeli dalla stessa loro fazione nel precedente POV di Tyrion. Comunque, a questo proposito Arya rimarca:


I don’t need to see the lion, I can see all the dead people, who else would it be but Lannisters?


E’ molto toccante, a tratti folle e a tratti geniale, la volontà con cui Arya vuole che almeno Yoren abbia una degna sepoltura. Un ultimo ringraziamento per aver tentato di salvarla da KL, dai Lannister, e per aver tentato di riportarla a casa. Ciononostante vediamo che abbiamo ancora a che fare con una bambina estremamente traumatizzata:


Part of her wanted to cry. The other part wanted to kick him. […]
At first they thought the two had just gone hunting, that they’d soon return with game and feed them all. But they waited and waited, until finally Gendry made them move on. Maybe Tarber and Cutjack figured they would stand a better chance without a gaggle of orphan boys to herd along. They probably would too, but that didn’t stop her hating them for leaving.


Possiamo notare che, una volta rimasti soli, il punto di vista oggettivo si traduce nelle opinioni espresse da Gendry, più che da Arya, che è senz’altro più acuta degli altri compagni ma anche molto parziale per via del suo stato d’animo inquieto e dalla sua estrazione sociale (vedi quando pensa che potrebbero cercare un maestro per curare Lommy, ma ignora che la maggior parte dei maestri non si presterebbero perché identifica la totalità dei maestri con Luwin). Infatti è un po’ Gendry che le insegna la filosofia "dell’esponente del popolino" mentre si allontanano dal gruppo, che è molto più utilitaristica di ciò a cui Arya fosse abituata.


“She’s no use,” Gendry repeated stubbornly. “Her and Hot Pie and Lommy, they’re slowing us down, and they’re going to get us killed. You’re the only one of the bunch who’s good for anything. Even if you are a girl.”


La modalità repentina, comica ed anche un po’ maldestra, con cui Gendry cambia poi il modo in cui si rivolge ad Arya, una volta scoperta la sua identità, ci fa capire quanto il popolino si possa sentire terrorizzato e totalmente in balia del lord di turno. Cosa che diverrà anche più chiara nel prossimo capitolo in cui verrà descritta l’aggressione al gruppetto reale/di lord a KL.
Come già rilevava @JonSnow;, topica la risposta di Arya a Lommy:


“What if the wolves come?” “Yield,” Arya suggested.


Oltre al fantastico humour sarcastico anglosassone, che personalmente apprezzo incredibilmente, specialmente da quando sono in astinenza da UK – ma mi rendo conto che sia un mio problema – è strabiliante come un botta e risposta così breve pennelli con grande precisione l’attuale stato di Lommy e i sentimenti che questo ispira.
Il finale in cui Arya viene portata al cospetto della Montagna e ciò che ne consegue assume un significato antitetico rispetto alla chiusura del POV precedente in cui il Mastino ha una funzione opposta nei confronti di Sansa.


Tyrion V
Apprendiamo che il potere dell’ordine dei piromanti è stato generalmente soppiantato da quello dei Maestri. Se ne può dedurre che il loro potere potesse essere connesso alla presenza dei draghi e quindi della magia, visto che si fa ironicamente riferimento anche alle loro millantate capacità di tramutare i metalli.
Ci viene anche introdotto che esiste dell’altofuoco risalente al regno di Aerys e che quindi il re folle ne avesse ordinato la produzione. Come rileva già @Lyra Stark, è incredibile come Tyrion non riesca a percepire il pericolo dell’avere la città disseminata di tale sostanza, o che magari non gli interessi, rivelandosi dunque, come dice @JonSnow;, degno figlio di Tywin nel raggiungere il proprio fine con ogni mezzo. Del resto, nel precedente POV fa buon viso a cattivo gioco anche nei confronti di Petyr perché lo ritiene ancora un mezzo utile allo scopo di preservare il regno di Joffrey e il potere della propria casata (se non vogliamo considerarlo un buco di trama).
L’incontro con Cleos ci fa capire, come dicevo prima, che anche l’altra parte in guerra non è proprio candida moralmente, è tutta una questione di prospettiva:


“It is bad in the riverlands, Tyrion. Around the Gods Eye and along the kingsroad especially. The river lords are burning their own crops to try and starve us, and your father’s foragers are torching every village they take and putting the smallfolk to the sword.


Del resto, come ci ricorda Tyrion, la Guerra è così a prescindere da quali siano le parti in causa:


That was the way of war. The smallfolk were slaughtered, while the highborn were held for ransom. Remind me to thank the gods that I was born a Lannister.


Infatti è da qualche POV che si riesce a percepire la grande insoddisfazione e le ancora più inaccettabili condizioni di vita del popolino, per cui gli sono altrettanto invisi sia l’alto septon sia i re che si stanno combattendo, tanto da prendere per buone tutte le voci messe in giro sia da Stannis, sia dai Lannister.
Nel dialogo tra Cersei è Tyrion, oltre ad essere evidente l’immenso orgoglio che affligge Cersei fino a farla sragionare, possiamo anche apprezzare il suo altrettanto evidente distacco dalla realtà: come regina e reggente si ritiene superiore a Tyrion, come si era già ritenuta superiore anche a Tywin nel momento in cui lo aveva richiamato a corte alla fine di AGOT. Quello che in realtà non comprende è che il suo potere non deriva dalla carica che riveste, visto che, ad esempio, l’essere re, non ha impedito alla stessa Cersei con l’aiuto di Lancel di porre le basi per la morte di Robert. Ma dalle relazioni che intesse e dall’intelligenza nel gestire quelle e le sfide che le si parano davanti.
E’ anche abbastanza intuibile che nella “svendita” di Myrcella ai Martell sia ancora palpabile l’odio e il rancore che la stessa Cersei prova ancora per aver subito la stessa sorte anni prima, quando fu inviata a Robert.
Vediamo anche il senso di appartenenza che Tyrion ha verso la propria famiglia e la forte necessità che ha di essere accettato, in primis, da Tywin ma, secondariamente, anche da Cersei: pur di non deludere il padre nel perseguire l’obiettivo con cui lo ha mandato a KL non teme di inasprire la relazione con la sorella, ma il continuo rifiuto che la sorella gli mostra lo addolora terribilmente.


Cersei would be displeased to learn that he had intercepted Stark’s letter, but his father had sent him here to rule, not to please Cersei. [...]
When your sister cries, you were supposed to comfort her... but this was Cersei! He reached a tentative hand for her shoulder. “Don’t touch me,” she said, wrenching away. It should not have hurt, yet it did, more than any slap.


Ed è proprio il loro dialogo a chiarirci definitivamente chi è l’erede almeno morale di Tywin, enfatizzando tutti i difetti di Cersei, come già ha chiarito bene @JonSnow;: Cersei è in pena per Jaime ed infantilmente ce l’ha con Tyrion e Tywin, che ai suoi occhi non stanno facendo niente per liberarlo. E la mancanza di pazienza, oltre ad aver già definito Jaime ed essere stata causa della sua sconfitta contro Robb, adesso definisce anche Cersei e va ad aggiungersi alle sue debolezze. E nel climax finale appare chiaro quanto di fronte a lei strategicamente parlando Tyrion appaia come un gigante:


Cersei regarded him suspiciously. “How could you know all this? Did Father tell you his intentions when he sent you here?” “No. I glanced at a map.” Her look turned to disdain. “You’ve conjured up every word of this in that grotesque head of yours, haven’t you, Imp?” Tyrion tsked. “Sweet sister, I ask you, if we weren’t winning, would the Starks have sued for peace?” He drew out the letter that Ser Cleos Frey had brought. “The Young Wolf has sent us terms, you see. Unacceptable terms, to be sure, but still, a beginning. Would you care to see them? “ “Yes.” That fast, she was all queen again. “How do you come to have them? They should have come to me.” “What else is a Hand for, if not to hand you things?”
 


"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”

 

She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.

 

“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”

 

***

 

"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor. 

 

 

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Inviato il 27 ottobre 2017 18:54

Bran:

Come già affermato in precedenza, è uno stile di capitolo che apprezzo molto, da Starkista e Nordista convinto. In particolare, pur essendo Bran talvolta impalpabile e poco coinvolgente emotivamente, stavolta riesce nell'intento. Tutto il testo si edifica in maniera lenta ed inesorabile su uno strato di malinconia indissolubile, quasi devastante, verso cui il ragazzino è totalmente indifeso, succube di un sentimento così spietato per un soggetto della sua età. Gli occhi di Bran sono lo strumento attraverso il quale saggiare con precisione gli usi e costumi dei Lord del Nord, le loro usanze, il loro modo di festeggiare. Dalle pietanze selvagge sino ai balli più sgraziati, tutto è atto a rappresentare l'indomabilità della terra in questione, la sua libertà, la sua fierezza, contrariamente al ludibrio a cui i suoi abitanti sono spesso esposti a Sud. C'è spazio per il divertimento inconsapevole, per la sporadica frivolezza, ma non per bearsi dei canti dei Menestrelli, così dediti all'Estate e a morbidezze inusitate. Il divertimento al Nord è privo di catene, privo di lussuria, privo di teatralità. Genuino e brutale. A tratti rozzo, da sgranare l'occhio, da imbarazzare. Ed è inevitabile non condividere il medesimo punto di vista di Bran che guarda a quel clamore con un retorico sorriso amaro, ponendosi il quesito di quanti di quei volti diverranno fantasmi nei tempi a venire. E' lo stato d'animo dell'Inverno, che ammette il calore dei compagni, ma non lascia scivolare via la malinconia. 

Ovviamente, al di là di ciò, il capitolo ha il compito di introdurre i due eredi di Casa Reed, pedine fondamentali nella trama di Bran. Il loro ingresso in scena, in ogni caso, svela nella narrazione un retroscena non da poco, che io stesso avevo dimenticato. Oltre alla decisività di Howland nello scontro con Dayne, ci viene rivelato che dopo gli eventi della Tower Of Joy, Ned Stark e Howland Reed sono rimasti comunque in contatto, scambiandosi varie lettere. Ciò significa molto, dato che Howland non aveva un vero e proprio ruolo nell'economia e nel governo del Nord, né tantomeno contribuiva ad esso, da novello eremita. Per cui, se si sono parlati, c'è sicuramente dell'altro. Chiaramente non avrebbero però mai scritto su carta riferimenti espliciti a Jon. 

 

Nel capitolo emerge anche il metamorfismo latente di Bran, innescato sia dal vino che dal successivo stato di sonnolenza avanzata. Il finale lascia presagire la singolarità della figura di Jojen e quanto questi sia tutt'altro che una comparsa. 

 

Catelyn:

L'apertura del Pov è chiaramente intrisa del solito status vedovile che accompagna ormai Catelyn più della sua stessa ombra. Più che il sogno, così spontaneo e scontato per una madre, è decisamente interessante il breve dialogo riportato con suo figlio Robb. Il Re del Nord è sempre meno capriccioso e sempre più deciso, cominciando a rasentare il perentorio e ad allontanarsi da una inizialmente necessaria pomposità. Per contro, qui inizia il vero errore di osservazione e constatazione di Catelyn, che pur riscontrando il cambiamento del suo primogenito, non riesce ad accettarlo con cognizione di causa, auto imponendosi un punto di vista esclusivo della madre. Come in occasione di alcuni PoV di Bran, stavolta accade lo stesso, ma all'inverso: il cap è uno stratagemma per avanzare di trama, ma anche presentare i Lord del Sud e i vari schieramenti.

Compare per la prima volta Brienne, di cui si può intuire una totale integrità già dal modo di combattere e conversare a ostilità concluse. Viene anche approfondito Ser Loras, la cui fama, si fa notare, è giunta nel tempo anche a Nord, il che fa capire come egli non sia solo un campione da Torneo e non sia dunque privo di un'abilità sul campo, pur grezza che sia. Non è poi errata la sintetica osservazione di Catelyn: Renly non è che una sorta di Robert risorto, con molta più vanità e poche capacità belliche. Incredibile l'inerzia che il continuo gozzovigliare comporta nelle azioni che lo riguardano. E' tremendamente pigro a causa di un predominante narcisismo, di un autocompiacimento senza fine, limite più grande che possa esistere in una guerra. Egli è poi più avventato del Robb di tanti capitoli addietro, un Re ragazzino, nel dispensare promesse e minacce. Considera i Lannister già in pugno, ma le sue parole si basano sui freddi numeri, privi di qualunque strategia. Il commento di Randyll Tarly, a cui Catelyn risponde con sagacia, lascia intravedere invece la figura di un uomo burbero, totalmente inflessibile, ma altrettanto efficace.

Lo stato d'animo di Catelyn durante il banchetto si riallaccia poi a quello provato da Bran nel Pov precedente, con una punta di presagio e presentimento in più che nella vedova Stark non sembra mai mancare. Non c'è più spazio per i sorrisi e le leggerezze, con l'inverno alle porte, checché ne dica Brienne.

La conversazione privata tra Catelyn e Renly, poi, non fa che confermare le considerazioni precedenti sul giovane pretendente Baratheon. Un insieme di lussurie e vanità, tra il pavoneggiarsi e il demagogo. Per quanto il ragionamento sull'ascesa di Robert al Trono, priva di legittimità e quant'altro, sia un'attenuante alla sua rivendicazione, ciò comunque non lo fa smettere di essere il pretendente con la pretesa più debole. Certamente comunque Renly era l'opzione più conveniente per la fazione Stark e, per quanto stravagante, egli non appariva malvagio o dimentico delle vecchie amicizie. Il finale del capitolo è invece un inno adrenalinico per chi ama Stannis. 

 

Jon:

Questo è un capitolo molto ambiguo, sia nella narrazione che nei contenuti. Ha l'aria di un sogno febbrile, di un vaneggio, di una dimensione ipnotica colma di black humor. Non a caso Edd l'Addolorato ne è parte attiva. Le sue battute, per quanto di umorismo tetro, non sono mai da lasciare al caso. Anzi, talvolta invitano a riflessioni decisamente poco desiderate, ma non per questo meno razionali. Il tutto è comunque un susseguirsi di eventi balzani, dai commenti ''ubriachi'' dei vari GdN, alla situazione in cui Craster e le sue figlie-mogli vivono, sino a Sam e la pozzanghera, la tempesta, la defecazione del Corvo di Mormont e quant'altro. Interessante che Jon non si risparmi nei giudizi e metta da parte qualunque forma di tatto. Nel suo Pov incappiamo più volte nelle parole ''cacata'' e ''pisciata'', come se egli si fosse abbrutito e rassegnato al nuovo stile di vita. Dunque tali parole, così contratte, divengono quasi un modo per accettarlo. La disputa con Chett, comunque, è il classico espediente in cui il protagonista canonico si fa dei nemici per il suo modo di essere, ligio e amichevole. Forse Martin sarebbe potuto essere qui meno palese. 

Gilly si rivolge a Jon su input di Sam, segno che il ragazzo abbia significato molto per quest'ultimo e sia da egli stimato al punto da vederlo come una possibile soluzione a molti dilemmi. Nonostante il buon cuore, Jon si dimostra più fedele al dovere e sveglio al tal punto da non tradire la prudenza che si era imposto. Ennesimo segno che egli proceda su una linea molto sottile tra l'onorevole e il machiavellico. E' poi possibile intuire quanto egli rimanga - giustamente - inorridito dal rituale di Craster, ma ancor di più dal fatto che Jeor Mormont e i suoi sottoposti ne siano da sempre consapevoli. Ancora una volta il ragazzo fa appello agli insegnamenti del padre e tende per ora a rifiutare di accettare fin dove un uomo debba spingersi per via del compromesso, dimostrando in tutto e per tutto l'impetuosità della sua adolescenza e i giudizi facili che spesso essa comporta. 

 

Ovviamente il focus di questo tratto di trama è Mance Rayder, nonché i suoi movimenti. Quest'ultimo è al momento presentato come una minaccia astratta, dallo scopo apparentemente chiaro, ma dalla consistenza ignota. Presumibilmente negativo e ''malvagio'' poiché opposto ad una causa tendenzialmente positiva, che incamera dentro di sé personaggi con la cui integrità si ha ormai confidenza. Ma si rimane nell'ambito del nulla, senza concretezza, finché non si arriverà ad un confronto personale. 

 

Theon:

Il testo di questo PoV è, in parole povere, il seguito diretto del precedente. Il ritorno di Theon alle Isole di Ferro si macchia di un'ulteriore quantomai definitiva umiliazione, che coincide con l'esordio di Asha nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. La ragazza, senza la minima pretesa o tracotanza, si serve di un trucco efficace, che lascia intravedere l'ombra di una mente scaltra e assolutamente maliziosa. Suo fratello Theon non può che cadere preda dei difetti della propria personalità e di quei complessi che lo portano a prefiggersi mete irragiungibili, oltre a cavalcare un radicato senso di superiorità che non ha alcuna base solida per resistere al confronto con la realtà. Egli è qui umiliato come mente, come uomo, nello spirito, ma anche come Iron Born. La sua identità è messa in dubbio, demolita, sospinta verso la collisione. E' un fargli rendere conto di essere poco più che uno sconosciuto, un nessuno, un narcisista dall'estrema superficialità, uno sgorbio di lussuria. Proprio per contro Asha è invece concretezza e risultato, è sicurezza, determinazione, traguardo senza pomposità. Il confronto è dunque impietoso da qualunque punto di vista lo si guardi. Ma, attenzione. Asha non è per nulla contro Theon per propria iniziativa o a priori. A differenza dei suoi parenti pone su di lui il beneficio del dubbio ed è per questo che ella gioca una tale farsa. Se lui si fosse dimostrato più sobrio, o sarebbe il caso di dire più serio, nulla vieta che Asha avrebbe potuto dimostrare un sincero rispetto per il fratello ritrovato. Ma questo Theon è l'antitesi di serio e ogni cosa che racchiuda in sé la serietà è da egli vista come un'esasperazione, un qualcosa da cui stare lontani.

I piani di Balon, poi, non tengono conto del lungo termine. Come molti suoi colleghi di generazione e Cronache, tende troppo a puntare al vantaggio nel breve, non rendendosi conto che il Nord non potrebbe mai tenerlo a quelle condizioni. Quindi, in un certo senso, le utopie che Theon si pone sfiorano quasi il genetico.

L'uscita di scena da ubriaco, invece, è la firma finale sull'intera umiliazione.


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

*
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Inviato il 31 ottobre 2017 19:49

Visto che sto andando lunghina, intanto posto i primi 3 POV e a breve aggiungo anche quello di Theon, abbiate fede!

 

Edit: Theon II aggiunto!

 

Bran III
Finalmente, anche solo per un breve istante, Bran si sente fiero di ciò che è e ciò che rappresenta:


He was old enough to know that it was not truly him they shouted for-it was the harvest they cheered, it was Robb and his victories, it was his lord father and his grandfather and all the Starks going back eight thousand years. Still, it made him swell with pride. For so long as it took him to ride the length of that hall he forgot that he was broken.

 

Ritorna il suo sentirsi spettatore di una realtà che sembra non appartenergli, quasi a prefigurare il suo destino oltre barriera:


He watched them as from a distance, as if he still sat in the window of his bedchamber looking down on the yard below, seeing everything yet a part of nothing.


E il suo potere si rafforza, stava wargando da sveglio:


Bran itched under his grey and white woolens, and suddenly he wished he were anywhere but here. It is cool in the godswood now Steam is rising off the hot pools, and the red leaves of the weirwood are rustling. The smells are richer than here, and before long the moon will rise and my brother will sing to it. “Bran?” Ser Rodrik said. “You do not eat.” The waking dream had been so vivid, for a moment Bran had not known where he was.


Al suo sentirsi estraneo alla realtà si aggiunge la mancanza dei propri cari.
Rickon come di consueto si conferma selvaggio come al solito dopo la partenza da Winterfell di quasi tutta la famiglia:


Rickon was to his right, his mop of shaggy auburn hair grown so long that it brushed his ermine mantle. He had refused to let anyone cut it since their mother had gone. The last girl to try had been bitten for her efforts.


Tra parentesi: che bontà le venison pies e il resto della selvaggina, ma anche il pesce portato da Lord Wyman. Comunque, tornando a noi, è il POV in cui fanno la prima apparizione Meera e Jojen. Se in AGOT abbiamo percepito la differenza di usi e costumi tra il Nord e il resto di Westeros, in questo caso percepiamo la differenza tra il Nord stesso e i crannogmen. Differenza che è con ogni probabilità ancora più acuta col resto del regno: anche se la cruda opinione dei Frey non è troppo attendibile, basta pensare al trattamento riservato a Howland a Harrenhal anni prima.


He tried to recall all he had been taught of the crannogmen, who dwelt amongst the bogs of the Neck and seldom left their wetlands. They were a poor folk, fishers and frog-hunters who lived in houses of thatch and woven reeds on floating islands hidden in the deeps of the swamp. It was said that they were a cowardly people who fought with poisoned weapons and preferred to hide from foes rather than face them in open battle. 


Interessanti le parole scelte per il loro giuramento. Da come Meera lo introduce sembra voler lasciar intendere che le parole che lo compongono siano le stesse di quando all’alba dei tempi, i primi Reed giurarono fedeltà ai primi Stark:


“To Winterfell we pledge the faith of Greywater,” they said together. “Hearth and heart and harvest we yield up to you, my lord. Our swords and spears and arrows are yours to command. Grant mercy to our weak, help to our helpless, and justice to all, and we shall never fail you.” “I swear it by earth and water,” said the boy in green. “I swear it by bronze and iron,” his sister said. “We swear it by ice and fire,” they finished together.


Jojen da subito si dimostra interessato a vedere i metalupi. Che questo possa essere un/il segno atteso da Howland/Bloodraven per identificare Bran come potere interessante?
Nel leggere questa descrizione che segue, mi è venuto il dubbio che non possa essere una sorta di anticipazione per la battaglia che ha da venire:


The music grew wilder, the drummers joined in, and Hother Umber brought forth a huge curved warhorn banded in silver. When the singer reached the part in “The Night That Ended” where the Night’s Watch rode forth to meet the Others in the Battle for the Dawn, he blew a blast that set all the dogs to barking.


@JonSnow; @Lyra Stark @AemonTargaryen e @Ellyn Reyne che ne pensate? Riuscite a vederci qualcosa?

Ravviviamo l'interesse! ^_^


Inoltre, la comparsa dei giovani Reed porta alla mente di Bran un racconto del padre, come Howland Reed lo salvò dal miglior cavaliere incontrato da Eddard:


“The finest knight I ever saw was Ser Arthur Dayne, who fought with a blade called Dawn, forged from the heart of a fallen star. They called him the Sword of the Morning, and he would have killed me but for Howland Reed.” Father had gotten sad then, and he would say no more. Bran wished he had asked him what he meant.


La tristezza di Ned credo che possa essere facilmente riconducibile al ricordo occulto di Lyanna piuttosto che a qualche mossa a sorpresa di Reed. Vorrei anche sottolineare il fatto che per l’onorevole Ned Stark la guardia reale dei tempi di Dayne fosse da considerarsi ancora onorevole. Evidentemente la decadenza dell’ordine inizia col cambio di regno, con l'atto del kingslayer, almeno agki occhi di Ned, nonostante la stessa guardia reale goda ancora della presenza di Barristan.
Il POV si conclude con l’incontro tra i Reed e i metalupi. La cosa interessante di questa parte è ciò che Jojen dice di sentire dei 2 lupi: Shaggydog è tremendamente spaventato e impaurito, Summer invece è forte, più forte di quanto non pensi egli stesso. Un sentire che ricalca molto anche quello dei loro rispettivi umani.


Catelyn II
All’inizio vediamo subito che ormai Cat e Robb viaggiano su 2 binari completamente diversi. Quindi, è molto probabile che il distacco tra i 2 sia, come dice @JonSnow;, dipendente dall’incoronazione di Robb e dal suo nuovo status di re e dall’impossibilità di Cat di accettare questo fatto.
Cat è stanca di questa guerra, che non la sta riunendo alla propria famiglia ma, al contrario, la sta minando ancor più. I suoi unici desideri sono quelli della Cat umana: stare accanto al padre morente e riportare a casa le figlie in balìa del nemico. Non sono i desideri di Lady Stark, madre del re del Nord. E’ Robb che la riporta anche alla sua funzione formale, non comprendendo il momento di debolezza della madre. 
Questa vicendevole incomprensione l’uno delle posizioni dell’altro è anche ciò che porterà la loro fazione allo sfacelo. Ed è anche quella parte in cui più si sente l’assenza di un POV alternativo a quello di Cat che indaghi Robb.
Passando al viaggio a sud, la prima impressione dell’accampamento di Renly è l’imponenza sia in termini di numeri che di potenziale forza.


“This is a fearsome lot of men,” Ser Wendel Manderly observed as they crossed the ancient stone span from which Bitterbridge took its name. “That it is,” Catelyn agreed. Near all the chivalry of the south had come to Renly’s call, it seemed.


Poi in realtà ci accorgiamo dei difetti di questa fazione, che sceglie di tenere un torneo in un momento in cui la guerra imperversa tutt’attorno. La cosa non dovrebbe stupirci viste le precedenti descrizioni disseminate qua e là sulla personalità di Renly:


This is madness, Catelyn thought. Real enemies on every side and half the realm in flames, and Renly sits here playing at war like a boy with his first wooden sword.


Renly ci viene subito descritto come un novello Robert dei tempi della ribellione e Cat sospetta che molti Lord, oltre che dalla capacità di intessere relazioni da parte dei Tyrell, lo seguano per la promessa che questo comporta, la possibilità di una nuova chance seguendo il Baratheon con l’aspetto da re. In realtà, vediamo subito che è uno specchietto per le allodole, un’immagine che rimanda a Robert ma che assegna il potere ai Tyrell, come del resto doveva essere col piano iniziale in AGOT:


In their midst, watching and laughing with his young queen by his side, sat a ghost in a golden crown. Small wonder the lords gather around him with such fervor, she thought, he is Robert come again. Renly was handsome as Robert had been handsome; long of limb and broad of shoulder, with the same coalblack hair, fine and straight, the same deep blue eyes, the same easy smile.


Leggendo l’introduzione alla vittoria di Brienne, già si capisce la problematicità del personaggio agli occhi della società Westerosiana: pochi la acclamano perché ciò che incarna è un affronto e chi la acclama lo fa per lo più per scherno (A Beauty! A Beauty!). La stessa Cat è sorpresa dal disgusto dei più, salvo inorridirsi alla scoperta dell’identità del cavaliere.
L’incontro tra le 2 fazioni anticipa già l’impossibilità dell’unione tra le stesse. Se per il Nord, Renly non è che il King in the South, per i Tyrell (è loro il claim di Renly alla fine) Robb non è che il Lord di Winterfell, e nessuna delle 2 fazioni è disponibile a cedere un millimetro. I Tyrell vogliono il regno per intero e gli Stark non possono permettersi di arretrare sull’indipendenza del Nord se non è il re stesso (assente come sottolineato da Randyll) a farlo.
Si possono contrapporre anche le abilità strategiche della squadra Tyrell vs Robb e onestamente, Robb sembra ancora brillare perché fa intuire di muoversi ma non per marciare su Harrenhal come invece farebbero i supporters di Renly. Oltre a questo, alla festa è anche palese che molti dei supporter dei Tyrell sono molto giovani e figli dell’estate, come i piccoli Stark di AGOT. Anche Loras, per quanto scaltro possa essere. E questa visione idealistica, che alla prima difficoltà li porta poi a percorrere la strada più facile, è perfettamente riassunta, quasi all’estremo, da Brienne:


“Lady Catelyn, you are wrong.” Brienne regarded her with eyes as blue as her armor. “Winter will never come for the likes of us. Should we die in battle, they will surely sing of us, and it’s always summer in the songs. In the songs all knights are gallant, all maids are beautiful, and the sun is always shining.”


Fa venire quasi i brividi la prefigurazione che George qua già ci fa del futuro di Cat, una donna affogata, affogata nel/dal dolore:


The steel was polished to such a high sheen that she could see her reflection in the breastplate, gazing back at her as if from the bottom of a deep green pond. The face of a drowned woman, Catelyn thought. Can you drown in grief?


Vediamo anche già il legame esistente tra Renly e Loras, quel legame che si era già potuto intuire dal piano di AGOT:


From time to time, King Renly would feed Margaery some choice morsel off the point of his dagger, or lean over to plant the lightest of kisses on her cheek, but it was Ser Loras who shared most of his jests and confidences.


Veniamo alla conversazione tra Renly e Cat. Come prima cosa si preoccupa di sapere se Ser Barristan sia andato a Nord dopo aver lasciato KL per recarsi dal vero re. Una volta appurato che l’ultimo cavaliere rimasto della vecchia guardia reale non ha scelto Robb a suo sfavore, può parlare da pari o da better claimant, perché alla fin fine lui è pur sempre un Baratheon e Robb un ribelle. Mette sul piatto la maggior potenza militare ed il diritto del più forte, anche per poter precedere Stannis. Ma Stannis gli si è rivoltato contro. Ed anche in questo Stannis ci dimostra che il suo rancore prevale sulla strategia, prefigurandoci il suo destino, a mio avviso, poco promettente.


Jon III
Dopo tanti villaggi abbandonati i GdN finalmente arrivano a quello di Craster, definito come amico dei GdN nonostante la sua reputazione:


“The man’s half-mad, I won’t deny it,” he’d told the Old Bear, “but you’d be the same if you’d spent your life in this cursed wood. Even so, he’s never turned a ranger away from his fire, nor does he love Mance Rayder. He’ll give us good counsel.” So long as he gives us a hot meal and a chance to dry our clothes, I’ll be happy. Dywen said Craster was a kinslayer, liar, raper, and craven, and hinted that he trafficked with slavers and demons. “And worse,” the old forester would add, clacking his wooden teeth. “There’s a cold smell to that one, there is.”


L’odore di freddo ci prefigura l’offerta dei propri figli maschi agli estranei, insieme alla “diceria” che lo vede come un kinslayer who trafficked with demons.
Altre battute di Edd ci preparano al gran segreto di Craster:


Well, truth be told, I’m hungry enough to eat one of Craster’s children, so long as he was served hot.


L’importanza del segreto di Craster traspare anche da questo commento di Jon:


I didn’t see any men, just Craster and his women and a few small girls. I wonder he’s able to hold the place. His defenses were nothing to speak of, only a muddy dike.


Finché Gilly non si reca da lui rivelandoglielo:


He gives the boys to the gods. Come the white cold, he does, and of late it comes more often. That’s why he started giving them sheep, even though he has a taste for mutton. Only now the sheep’s gone too. Next it will be dogs, till... She lowered her eyes and stroked her belly. “What gods?” Jon was remembering that they’d seen no boys in Craster’s Keep, nor men either, save Craster himself. “The cold gods,” she said. “The ones in the night. The white shadows.”


Segreto poi un po’ di pulcinella visto che, a parte Jon e i giovani, i GdN sapevano e tolleravano il suo comportamento perché la posizione della keep di Craster garantiva maggior sicurezza nelle spedizioni oltre Barriera dei GdN.
Craster rivela di non aver visto Ben negli ultimi 3 anni ma di aver visto il gruppetto di Waymar Royce. E a proposito dello zio Ben, l’interrogativo che mi pongo è: la sua sparizione ha solo la funzione di spianare la strada a Jon nel rapporto col Lord Commander e nel divenire quindi il suo delfino, oppure ce lo ritroveremo davanti anche in qualche altra veste?


Ci troviamo di fronte alla vita oltre barriera, che sembra quasi un far west a temperature molto più fredde: Craster con le sue forze e una morale, diciamo, elasticamente adattabile, è riuscito a ritagliarsi la sua minuscola e poco sfarzosa “keep” eliminando tutti i potenziali rivali, dandoli in pasto agli estranei che di conseguenza tollerano la sua presenza. A sud della barriera, il figlio di una bruta e di un GdN nella migliore delle ipotesi avrebbe potuto aspirare a una carriera da GdN e quindi di servizio e sacrificio. Ma più probabilmente sarebbe finito peggio. Non ha tutti i torti a voler rifiutare l’offerta di Mormont di scortarli al sicuro dall’altro lato della barriera, anche perché, per il momento, ha la certezza che non sarà toccato da ciò da cui figguono gli altri wildling.
Per quanto riguarda le teorie sulle origini di Craster, che lo vogliono imparentato con gli Stark o i Karstark, è interessante rilevare che egli nota subito il look Stark di Jon. In un luogo in cui si viaggia poco, e i ritratti sono appannaggio di pochi eletti, è curioso che Craster sappia quali siano le caratteristiche fisiche attese dei membri della famiglia Stark.
Nel generale abbrutimento già rilevato da @JonSnow;, è quasi un sollievo il risveglio di Jon, l’estetica del sublime del paesaggio oltre barriera, che sembra quasi l’atmosfera di un sogno – certo popolato da personaggi grotteschi – ed il pensiero che vola alla sensibilità delle sue sorelle ed al modo con cui anch’esse apprezzerebbero questa immagine:


The pale pink light of dawn sparkled on branch and leaf and stone. Every blade of grass was carved from emerald, every drip of water turned to diamond. Flowers and mushrooms alike wore coats of glass. Even the mud puddles had a bright brown sheen. Through the shimmering greenery, the black tents of his brothers were encased in a fine glaze of ice. So there is magic beyond the Wall after all. He found himself thinking of his sisters, perhaps because he’d dreamed of them last night. Sansa would call this an enchantment, and tears would fill her eyes at the wonder of it, but Arya would run out laughing and shouting, wanting to touch it all.


Dopo la conversazione con Gilly, Jon decide di non voler accettare il cibo offerto da Craster. Come le aveva fatto notare Gilly, se non accetta la sua offerta non ha ragione di sentirsi legato alle sue regole e può quindi lasciarsi aperta la strada per aiutare Gilly. Certo, sente ancora che disobbedire alle regole dategli da Mormont sia disonorevole, ma in cuor suo sente che in questo caso specifico non siano giuste.
Come dice @JonSnow;, il focus del POV è Mance Rayder. Ci viene presentato come una grande minaccia all’intero regno, soprattutto in questo momento, che vede i GdN estremamente indeboliti sia a livelli quantitativi sia qualitativi, ma che vede anche Winterfell impegnata a sud nella guerra ai Lannister. E concordo pienamente con lui nel dire che si tratti ancora di un qualcosa di molto astratto, una sorta di lunga preparazione all’incontro che sarà.

 


Theon II
Su questo POV sposo in pieno la disamina fatta dal buon @JonSnow;.
Vediamo il contrasto tra la superficialità e la poca arguzia di Theon contro l’astuzia di Asha e la sua capacità sottile di manipolarlo, usando i suoi punti deboli. Lei lo schernisce, istigandolo:


“Oho.” She grinned. “I’d best be careful. This lordling has a honeyed tongue.”


E nel dialogo vediamo che lui ci casca come un pollo e ad ogni frase ingrandisce il suo ego per rendersi appetibile agli occhi di chi tiene le redini della conversazione:


“My eyes can see your face. My ears can hear your laughter. And my cock’s gone hard as a mast for you.”
The woman stepped close and pressed a hand to the front of his breeches. “Well, you’re no liar,” she said, giving him a squeeze through the cloth. “How bad does it hurt?”
“Fiercely.”
“Poor lordling.” She released him and stepped back. “As it happens, I’m a woman wed, and new with child.”
“The gods are good,” Theon said. “No chance I’d give you a bastard that way.”
“Even so, my man wouldn’t thank you.”
“No, but you might.”
“And why would that be? I’ve had lords before. They’re made the same as other men.”
“Have you ever had a prince?” he asked her. “When you’re wrinkled and grey and your teats hang past your belly, you can tell your children’s children that once you loved a king.”
“Oh, is it love we’re talking now? And here I thought it was just cocks and cunts.”


Appena sbarcato nelle isole di ferro, Theon riesce a rinnegare le tradizioni della sua terra, a non mostrarsi rispettoso di esse. Sfrutta le tradizioni di un luogo o di un altro a proprio uso e consumo, per la propria vanità e l’appagamento del suo ego, dimostrandosi in fin dei conti uno straniero:


“I did.” He caught her hand. “Help me, my lady. in the green lands, they believe a woman with child means good fortune for any man who beds her.” “And what would they know about ships in the green lands? Or women, for that matter? Besides, I think you made that up.” “If I confess, will you still love me?” “Still? When have I ever loved you?” “Never,” he admitted, “but I am trying to repair that lack, my sweet Esgred. The wind is cold. Come aboard my ship and let me warm you. On the morrow my uncle Aeron will pour seawater over her prow and mumble a prayer to the Drowned God, but Id sooner bless her with the milk of my loins, and yours.” “The Drowned God might not take that kindly.” “Bugger the Drowned God. If he troubles us, I’ll drown him again. We’re off to war within a fortnight. Would you send me into battle all sleepless with longing?”


Sia l’intelligenza mostrata da Asha nella conversazione, sia il cambiamento degli uomini di ferro, non fanno scattare niente nella mente di Theon. E’ talmente autocentrato e autoreferenziale che non si ferma a soppesare la possibile identità della ragazza, dando per buono ciò che lei dice, né l’improvviso e immotivato  rispetto mostrato dagli uomini di ferro:


Ironmen did not bend their knees often nor easily, but Theon noted that oarsmen and townfolk alike grew quiet as they passed, and acknowledged him with respectful bows of the head. They have finally learned who I am, he thought. And past time too.


Theon continua a bruciarsi quando arrivano a parlare dei Greyjoy stessi, non ritiene possibile che la sorella possa precederlo come erede al trono, ne schernisce l’aspetto di cui ha un vago ricordo (che invece sembra apprezzare!) e la considera come un mezzo per stringere alleanze a fine guerra.
Non considera i suoi zii una minaccia perché l’unico che potrebbe esserlo non è presente sull’isola e sarebbe visto come uno straniero. Peccato che non applichi lo stesso discorso a sé stesso, ritenendo di poter mostrare col tempo, durante il regno del padre, un’apparente appartenenza alle loro tradizioni. Anche perché il modo con cui vorrebbe trattare Asha, ma anche le parole che usa per la religione delle isole di ferro traducono proprio la sua estraneità a questo mondo. Vuole mostrarsi apparentemente aderente agli usi e costumi di Pyke solo per insediarsi come erede:


“Aeron is drunk on seawater and sanctity. He lives only for his god-” “His god? Not yours?” “Mine as well. What is dead can never die.” He smiled thinly. “If I make pious noises as required, Damphair will give me no trouble.


E tocca il culmine quando si limita a definire Balon il padre di un grande uomo e nella mancanza del desiderio di rivedere la madre. Theon non solo si dimostra distante dalle tradizioni degli iron men, non prova nessun affetto né mostra alcun rispetto per i membri della propria famiglia di origine, sembra essere tornato soltanto per reclamare ciò che secondo le tradizioni delle green lands gli spetterebbe di diritto. Quindi solo per appagare il proprio ego. In questo momento Theon è l’incarnazione della superficialità e del mondo fantastico che si è costruito negli ultimi 10 anni per sopravvivere a Winterfell. La sola cosa che gli ha permesso di arrivare all’oggi è il rifugio nel sé, l’autoreferenzialità. Caratteristiche non sufficienti però per poter aspirare alla realtà altra, al coronamento dei propri sforzi di sopravvivenza in casa del nemico. Una volta sopravvissuto non ha più alcuna qualità per poter vivere una realtà diversa. Dovrà espandere il proprio sé per riuscire ad adattarsi alla sua nuova condizione ed il dramma di Theon è che al momento non è in grado o non ha i mezzi per farlo. Il fatto che continui a cercare un colpevole al di fuori di sé per giustificare la sua poca arguzia, prima in Wex e poi in Asha stessa, dimostra la sua pochezza, il suo distacco dalla realtà e le poche chance che ha di destreggiarsi in autonomia una volta staccatosi dalla prigionia/porto sicuro degli Stark.

Tutto questo è perfettamente riassunto dalla battuta con cui Asha replica a Theon quando lui le sussurra di averle rubato il posto alla destra del padre:


She turned to him with innocent eyes. “Brother, surely you are mistaken. Your place is at Winterfell.”


E poco dopo meglio esplicitato da questo dialogo:


“You’d do well to heed what I told you about choosing a crew.” A thrall offered them a platter, and she stabbed a salted fish and ate it off the end of her dirk. “If you had troubled to learn the first thing of Sigrin, I could never have fooled you. Ten years a wolf, and you land here and think to prince about the islands, but you know nothing and no one. Why should men fight and die for you?“ “I am their lawful prince,” Theon said stiffly. “By the laws of the green lands, you might be. But we make our own laws here, or have you forgotten?”


Theon riassume poi la sua pochezza di mezzi anche nel decidere di scaricare tutta la sua frustrazione, che in realtà non deve che a sé stesso, vero la sorella e verso il piano ideato da Balon. È Asha che lo sta derubando di ciò che, ai suoi occhi gli spetta, è su di lei che vomiterebbe quando l’atto potrebbe essere una possibilità non troppo remota dopo aver bevuto troppo. Infine, concorda col piano soltanto perché non può dissentire, ma la sua mancanza d'umiltà vorrebbe farlo dissentire a gran voce da un piano molto più affidabile del suo delirio di conquista di Winterfell.


Piccola nota: en passant Martin ci ricorda che non solo Winterfell discende dai Primi Uomini, anche le Isole di Ferro:


Lord Balon occupied the Seastone Chair, carved in the shape of a great kraken from an immense block of oily black stone. Legend said that the First Men had found it standing on the shore of Old Wyk when they came to the Iron Islands.
 

Modificato il 05 July 2024 17:07

"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”

 

She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.

 

“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”

 

***

 

"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor. 

 

 

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Inviato il 06 novembre 2017 18:41

Tyrion:

Questo è un capitolo che mette in risalto tutte le doti mentali di Tyrion, il cui acume è ampiamente percettibile e costituisce gran parte dei paragrafi stessi, svolgendo il ruolo di base da cui ogni ramo della narrazione corrente, inevitabilmente, parte. Per di più c'è vero cinismo nelle sue gesta. Egli guarda esclusivamente all'obiettivo e, tutt'altro che sorprendentemente, finisce anche col divertirsi e fare umorismo delle disgrazie altrui. Non vi è empatia per due fratelli che combattono tra loro, bensì solo soddisfazione di coglierne un vantaggio assoluto. Ma, per quanto emerga il figlio di Tywin, nel brindisi con la sorella emerge anche la parte più vulnerabile di lui, quella che ha sempre sofferto del disprezzo fraterno e che, sotto sotto, l'affetto di Cersei l'avrebbe voluto. 

Come si capiva già in precedenza, l'udienza di Ser Cleos Frey fa capire come Robb Stark, al contrario che per il padre, sia l'ultimo dei pensieri di Tyrion, che non riconosce mai in lui un pericolo tale per cui valga la pena ingegnarsi. Al contrario, invece, la paura gli tende una trappola non da poco nel confronto con Thorne. Talvolta la verità, oltre che di un contenuto vero, ha bisogno di essere esposta con dignità, contegno, ma soprattutto di provenire da un soggetto i cui modi non possono distorcere la percezione di ciò che va ad esporre. Nell'occasione, Ser Alliser ha pagato la propria fama di persona acida e burbera. Non che il risultato sarebbe stato troppo diverso se quelle parole le avesse pronunciate un Jon Snow, ma avrebbe certamente ottenuto meno scherno e una migliore attenzione. Ovviamente Tyrion fa opera di autoconvincimento su sé stesso, ma non si nega il ragionamento coscienzioso secondo cui egli abbia percepito presenze oscure al di là della Barriera. 

Ciò che è molto interessante è quel duello verbale che non manca mai con Varys, il quale nel pronunciare quelle parole ha la precisa volontà di far capire a Tyrion come egli sia ai suoi occhi trasparente e tutti i suoi piani, per quanto acuti, passino comunque sotto la supervisione del suo potere silenzioso. Quello per liberare Jaime ne è un esempio chiaro.

 

Ovviamente il climax del capitolo è l'irruzione nelle stanze di Pycelle, la cui natura è finalmente svelata del tutto. Io ho sempre pensato che quest'insistenza di Tyrion nell'incastrare taluni soggetti non fosse solo figlia dell'ossessione che nutre per la sorella e per i suoi piani, bensì di una chiara volontà di proteggersi, a sua volta causata da un timore che tradisce tutta la sua ansia. Come da precedente discorso, Pycelle si rivela per ciò che effettivamente è: un essere viscido, senza alcuna morale, privo di ogni giudizio etico. Si conferma poi a conoscenza del segreto di Cersei ed un totale servo di Casa Lannister. Tale fedeltà non è mai stata spiegata con delle vere e proprie ragioni, pertanto mi sono sempre limitato ad intenderla come uno stare dalla parte del più forte. 

 

Arya:

Questo è invece un capitolo molto breve che ha il solo compito di introdurre Arya e la sua trama ad Harrenhal. Oltre al classico mantra figlio degli insegnamenti di Syrio Forell, vengono approfondite le abitudini di guerra delle truppe dei Lannister che nei capitoli di Arya emergono come persone meschine e prive di ogni beneficio del dubbio. Proprio al netto di questa caratteristica, c'è la conferma nell'episodio del bambino di 3 anni a cui è stata sfondata la testa con una mazza. Incredibile come non ci sia remora alcuna nel compiere omicidi così gratuiti ed efferati, ancor più intollerabile che essi inneschino nei vari assassini un senso di macabro divertimento. 

Ma, per la verità, è il conflitto interiore di Arya la parte più interessante. Il fatto che non accetti i propri limiti umani e quindi la paura, arrivando ad odiare sé stesso. Chiaro segnale che simili sentimenti e pensieri non possano che trovare sfogo in una giustizia personale e sommaria. 

 

Bran:

I fratelli Reed vengono approfonditi con precisione assoluta. Bran trova in loro la compagnia ideale poiché essi sono privi di manie di grandezza, violenza verbale e pretenziosità. Jojen e la sua personalità trovano una coerenza con i suoi effettivi poteri. Più aumentano il sapere e la saggezza, più si è distanti dagli altri. Il fatto che appaia quasi asettico è dunque più che giustificato. Rilevante è anche il modo in cui Meera cerchi di esplicare le capacità del fratello minore, omettendone la totale affidabilità in tutti i casi. Il fatto che Jojen incalzi Bran così tanto, di modo da invogliarlo a liberare le proprie abilità recondite, fa comprendere che quella del duo è una vera missione e non un semplice e ordinario compito affidatogli. Il modo così chiaro e diretto con cui il ragazzo Reed riporta quanto vissuto da Bran non lascia spazio a dubbi sulla sua integrità morale e sull'efficacia di quanto millanti. Per contro la reazione di Bran è quella che hanno la maggior parte delle persone innanzi a verità scomode: paura, negazione, contraddizione. Tale stato d'animo porta Summer ad attaccare, con il supporto di Shaggydog al seguito. Questa non è che l'ennesima prova del legame profondo e trascendentale tra Stark e Metalupi.

D'altro canto i discorsi con il Maestro Luwin gettano nuove luci sui modi di fare di quest'ultimo. La sua totale chiusura alla magia non è solo causata dalle proprie autoconvinzioni umane, ma dai fallimenti ottenuti. E quando si ottiene un fallimento, è rassicurante constatare quelli altrui. 

Il finale del capitolo, invece, è una chiosa nefasta che fa largamente comprendere quanto a Dei, Martin e co non sia bastato ciò che di negativo è già accaduto alla famiglia Stark.

 

PS. Nel cap c'è anche spazio per Ramsay, che comincia a causare i primi guai, mettendo da un lato a repentaglio la posizione del padre Roose, ma rafforzandola dall'altro con il possibile ottenimento di nuove terre.

 

Tyrion:

Il modo in cui Lancel Lannister cade è magistrale, ma tutt'altro che unico nel suo genere. Come tutti coloro che vivono di sicumera ingiustificata, poggiando il proprio senso di superiorità su basi fallaci, alla fine non può che ottenere una rovinosa caduta, a maggior ragione se causata dal confronto con una mente superiore come quella del suo parente, che lui spregiudicatamente appella come Folletto, limitandosi a sottolinearne la deformità fisica senza avvedersi dei giochi che la sua mente produce. C'è dunque l'ennesima conferma che Cersei tenti di porre rimedio alle sue ansie con una ridondante attività sessuale, pur scadente che essa sia e che non abbia un vero e proprio senso di fedeltà verso la figura di Jaime che, per quanto sia da lei benvoluto, non è altro che il riflesso maschile in cui ella si rivede. 

Ma è la seconda parte ad approfondire maggiormente sia la natura che la trama di Tyrion. Shae è una sorta di premio finale, una soddisfazione del tutto personale dopo tante elucubrazioni, la ciliegina che tutto ultima e conclude, portandolo a comprendere come, per quanto critichi la sorella ed il padre, egli sguazzi allo stesso modo in intrighi, sotterfugi e giochi di potere, trovandosi perfettamente a suo agio lontano dalla quiete e da una pace che non solo avrebbe giovato a lui, ma a tanti altri, famiglia compresa.


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

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Inviato il 13 novembre 2017 19:20

Altro giro...

 

Arya:

Capitolo molto, molto corposo in cui vengono approfonditi una moltitudine di dettagli rilevanti. In primo luogo viene raccontato dell'ennesimo cambio di identità di Arya, che si ritrova a far fronte all'ennesima situazione sfavorevole appellandosi alla sua capacità di adattamento. L'irriverente e ormai a tal punto camaleontica ragazzina rifugge in un primo momento alle consolanti forme nel sentimentalismo, focalizzandosi esclusivamente su quelle distorte rappresentate da rancore e vendetta, per poi farvi ritorno in un successivo momento sentendo il richiamo del branco, al punto da immaginare sé stessa chiedere perdono ad una Sansa che, in fondo, ha sempre voluto bene. E' un'Arya sempre più diversa, sempre più concetto e meno persona, al contrario di quanto traspaia da determinate emozioni. Ella diventa il risvolto pratico di vari insegnamenti, nel caso in questione quelli di Syrio, destreggiandosi tra ascolto ed osservazione, non lasciandosi sfuggire il più insignificante dei pettegolezzi di guerra, o il vizio e la ritualità di determinati soldati. Un modo di passare forse il tempo, ma soprattutto di raccogliere la maggior parte di informazioni possibili. 

Meravigliosi sono poi gli spunti successivi su Tywin Lannister, a cominciare dall'ingresso in scena di Vargo Hoat che è esclusivamente votato a rappresentare la totale assenza di remore e scrupoli nell'utilizzo di strumenti di guerra e di ciarpame umano da parte del succitato. Irreprensibile è poi il suo regime, la sua innata punitività. Egli fa impiccare due sottoposti di Vargo per aver dato vita ad un conflitto interno, stroncando così sul nascere ogni lacuna disciplinare e tramandando il chiaro messaggio in cui ricorda a tutti di stare al loro posto. Sorprendente, ma neanche tanto, è il parallelo finale che la ragazzina fa tra il padre Eddard e Tywin, vedendo qualcosa del volto del primo nel secondo. Penso che questo paragone, a tratti così improprio, non si basi solo sul comune ruolo di Lord e di autorità, quanto su un senso di malinconia represso e seppellito dentro di sé, che talvolta emerge sui volti. E' possibile che Arya abbia ravvisato quelle sensazioni celate che rimandano a Joanna e a un briciolo di umanità.

L'aneddoto raccontato da Chiswyck, in tutta la brutalità del caso, fa luce sulla contraddizione tra il giuramento che porta al Cavalierato e il non rispetto dello stesso. In più aumenta l'aura di violenza assoluta di Gregor Clegane con della rozzezza di fondo. Vere storie di guerra, in ogni caso. 

Ma è ovviamente la figura di Jaqen, finalmente più vicina al lettore, ad accattivarsi l'intero testo. Lo strano modo di rivolgersi agli altri, le parole utilizzate, la totale assenza dell'odore della battaglia e della vita militare. Una sensazione astratta di perfezione e inusuale. Poi, finalmente, l'uscita pseudo religiosa. Una fedeltà ad un fantomatico Dio rosso mai poi realmente spiegata, dato che la divinità in questione dovrebbe corrispondere a R'hllor, ma poi si scoprirà invece che i Faceless venerano lo Straniero e, più puerilmente, l'icona della morte, unica dominatrice assoluta sull'umanità. 

A riguardo di Arya ci si avvia invece in una forzatura di trama, dato che da questo momento in poi si servirà di lui evitando di pronunciargli nomi che contino davvero.  

 

Catelyn:

Si inizia con il consueto approfondimento della terra in cui ci si trova, del suo background e delle leggende più antiche che la sorreggono, un disordinato anticipo di quanto poi si potrà rilevare in modo più appropriato in The World Of Ice and Fire. Storie che nel caso corrente non elevano Capo Tempesta a livelli irraggiungibili, ma aggiungono ad essa misticismo e solennità. 

Il confronto Catelyn-Stannis-Renly è iconico, almeno per me, soprattutto per il passaggio della pesca, che si riallaccerà a future riflessioni che tormenteranno l'Unico Vero Re al punto di non ritorno, dando vita ad uno dei paragrafi più belli di ASOIAF. Catelyn, comunque, ha la capacità di non sfigurare nel duello verbale con Stannis e tale capacità non solo mette in risalto la sua grandezza come donna, ma anche una determinazione, una sagacia senza pari, rendendola degna di rispetto e seconda a nessuno, al netto di futuri errori e ingenuità da cui comunque non sarà esentata. Con saggezza, risolutezza e calma ella ribatte alla sfrontatezza e all'inflessibilità da cui il suo interlocutore non si separa mai. Un fioretto dialettico non da poco che raggiunge le fasi più importanti all'arrivo di Renly. Renly e Stannis rappresentano in questa conversazione due forme di estremismo. Da un lato eccessiva serietà e mancanza di compromesso, dall'altra fin troppa superficialità ed ironia sterile, al punto che, come vuole Martin, è proprio Catelyn l'equilibratore. Renly è eticamente debole, ha certamente della verve, è in parte divertente, ma la sua ironia è manchevole di incisività. Paradossalmente l'unico suo momento degno di nota nel capitolo è quando vi è la sua spassionata ammissione di non avere diritti al trono e di perseguirlo sulla base della forza militare e del desiderio personale. Ciò, ovviamente, dà indirettamente ragione a Stannis, che giudica aspramente non solo la posizione di usurpatore del fratello minore, ma anche la sua eccentricità e frivolezza. D'altro canto va ammesso che il modo in cui Renly lo irride con quella pesca e quella nonchalance è senza pari. In ogni caso la mancanza di conciliazione non poteva essere evitata se si voleva far continuare ASOIAF, quindi me la spiego in questi termini, oltre che constatare come i Lannister la scampino maggiormente per questo.

Il finale di preparazione, poi, mette in risalto Renly per quel che è: non un Robert risorto, quanto un impreparato narciso con troppa foga di apparire e poca saggezza di essere. 

 

Sansa:

Capitolo che, come la maggior parte di quelli di Sansa, è scritto con una forma veramente infantile, atta a sottolineare l'immaturità della ragazzina e una sua certa propensione. Al di là dei caratteri e delle personalità, se si fa il raffronto con la forma usata da Martin per Arya, si avrà un'impressione nettamente diversa, molto più matura e svezzata, per quanto l'età delle due sia differente. In ogni caso Joffrey, come sempre, si esibisce con la sua deviazione mentale, sputando minacce e improperi dietro i quali cela le sue paure. In opposizione a ciò ci sono gli interventi di Dontos e del Mastino, sempre più legato emotivamente alla ragazza, al punto da ''abbaiare'' per un attimo al suo Re, cercando di fermare l'abuso delle sue Guardie Reali, che come sempre si dimostrano vuote, spregevoli, manchevoli di ogni forma di pudore umano. L'intervento di Tyrion, che evita che la situazione peggiori, si palesa con un tempismo perfetto, mettendo apposto sia il nipote che i suoi protettori. 

La mossa di isolare Sansa nei propri alloggi è ambivalente. Da un lato c'è la sua volontà, da Primo Cavaliere, di non compromettere una pedina di importanza assoluta nell'assetto strategico della Guerra corrente, dato che abusi e percosse ripetute si sarebbero potuti evolvere in un punto di non ritorno. E dopo aver perso Arya, perdere anche Sansa sarebbe stato un suicidio definitivo su questo piano. Ma è ovvio che in Tyrion ci sia anche un interesse più personale, ancora in fase embrionale. Un'attrazione ancora lieve, ma riscontrabile, che sicuramente non ne mettono in discussione la decenza dimostrata nel salvarla e nel non volerle fare del male, ma che comunque non evitano di mostrarlo come più umano che più umano non si può nei suoi impulsi. 

La conversazione seguente ci dimostra come i capitoli di Sansa siano anche un'occasione per ragguagliarsi sugli eventi di guerra e su quanto accade ad Approdo. E' spettacolare il contrasto tra la ragazzina che mente, recitando la sua parte e la ragazza lupo, la cui coscienza non smette di dire la verità. Come si può non esultare a propria volta nel momento in cui lei è in giubilo per la vittoria di Robb? Un Robb che, per la prima volta, è preso sul serio da Tyrion e che conferma le sue eccellenti abilità militari e strategiche. Tyrion, comunque, è lungimirante ed è conscio delle abilità del proprio padre, che nell'occasione sembra anche ammirare.

 

Catelyn:

La prima parte lascia immergere il lettore nell'ambito religioso di ASOIAF. I Sette Dei, stavolta, raggiungono una dimensione più profonda, a discapito delle volte in cui sono menzionati solo per una farsa, per demagogia o per superstizione. Catelyn prega in modo agitato, profondo, irreversibile. E' totalmente immersa in questo contatto fittizio o mistico che dir si voglia, si pone degli interrogativi, persegue il dubbio, la domanda. Non ha odio per Cersei, bensì una pena generale, per ognuno. Azzeccati sono alcuni dei suoi paralleli, per quanto è abbastanza inusuale che ella ricolleghi il guerriero ad un Jon Snow in erba. Un Jon che, come dimostrerà il suo arco narrativo, sarà molto più legato allo Straniero. 

Altro punto importante è che finalmente ella ricolleghi tutti i tasselli e comprenda ciò che realmente ha portato alla caduta di Bran da quella torre. Ancora una volta Catelyn predica nel deserto, ritrovandosi una totale chiusura, ma per narcisismo e non inflessibilità, da Renly, che rifiuta qualunque ragionamento su un possibile Gran Consiglio. 

La morte di Renly è un colpo di scena necessario, visti i numeri elevati del suo esercito, al punto da renderlo la minaccia principale. Ribaltamento di fronte che fa riflettere soprattutto per le modalità in cui avviene. La prima vera manifestazione, nel corso della trama, di magia nera vera e propria per scopi di morte e assassinio, soprattutto mediante Melisandre. 

Ovviamente Catelyn riesce con la sua credibilità e la sua dialettica a convincere Royce dell'innocenza di Brienne. Peccato che ciò non avvenga con gli altri, dato che avrebbero dovuto collegare facilmente i sentimenti di Brienne per Renly con quanto accaduto, vedendo l'improbabilità nell'accusa in questione. 

In questo capitolo, soprattutto a fuga conclusa, va fatto notare che effettivamente anche Martin non si allontana da determinati cliché, visto che non solo la fazione più onorevole della storia è già messa in difficoltà dagli eventi precedenti, dalla totale mancanza di ascolto di Renly e Stannis, ma lo è anche dall'omicidio del primo. Per la serie: agli Stark va quasi sempre tutto storto.


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

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AemonTargaryen
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AemonTargaryen
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Inviato il 14 novembre 2017 23:14

Sono in leggero ritardo, a quanto pare. Ma la premessa rimane quella, e le intenzioni anche. Per cui, procedo con una prima parte del recupero. ACOK, capitoli 13-16.  

 
Jon II.
G.R.R.M. catapulta la narrazione oltre la Barriera, dove i Guardiani della notte affrontano una spedizione che li metterà di fronte al vero pericolo, che non è rappresentato dai wildlings. Vorrei comunque precisare che nonostante l’utilizzo del sostantivo “pericolo” per riferirmi agli Others, non sono affatto sicuro che essi siano da qualificarsi come “il male che gli uomini devono combattere” secondo i più classici canoni della letteratura fantastica. In tutta sincerità non mi piacerebbe una soluzione narrativa di questo genere. Ma credo anche che Martin non abbia optato per tale soluzione. È lo stesso scrittore che mi ha fatto innamorare della sua opera anche per questo suo ribaltare certi schemi, per cui…
 
Qui Jon mi sembra molto più sul pezzo come attendente del Lord Commander. È immerso nel suo ruolo e lo svolge con una maggiore disinvoltura, e dall’interazione che ha con gli altri confratelli si continua a rafforzare il delinearsi del carisma che ammanterà sempre di più il suo personaggio. Diciamo pure che gradualmente diviene meno “pulcino”. Inutile sottolineare ancora una volta quanto apprezzi il relativismo rispetto a molti aspetti umani. In questo POV, la dicotomia (che forse in merito è un termine eccessivamente semplificatorio) paura-coraggio, ed in particolare trovo significativi i pensieri di Jon su Samwell.
 
Significativo, a mio avviso, come nonostante la consapevolezza delle condizioni asperrime i cui versi il Free Folk, vi sia così tanto disprezzo nei confronti della sua gente. Anche se, come dimostra l’interazione dei ranger con alcuni di essi, probabilmente non dovremmo assolutizzare questo aspetto della vita nell’estremo nord di Westeros.
 
Trovo molto interessante la tua considerazione, Jon, sui pensieri riguardo Arya ed il sentirsi meno soli. Credo colga un aspetto fondamentale, che permea entrambi i personaggi e che sarà interessante osservare nella sua evoluzione nel prosieguo della saga. Un rapporto sul quale ho aspettative abbastanza alte, quanto ai possibili sviluppi.
 
Arya IV.
Lo accennava anche Jon. V’è della poesia, nei POV di Arya. E non è solo nelle descrizioni, ma anche nella stessa narrazione, nei pensieri della ragazzina. E poi quella immensa rabbia latente. E l’odio. Uno dei personaggi (nonché dei POV) che sto maggiormente (ri)apprezzando in rilettura.  
Rispetto all’introspettiva di Arya, risulta a mio avviso emblematico, nel capitolo, questo passaggio già evidenziato da Silk.


…it wouldn’t be ghosts at Harrenhal, it would be knights. Arya could reveal herself to Lady Whent, and the knights would escort her home and keep her safe. That was what knights did; they kept you safe, especially women. Maybe Lady Whent would even help the crying girl.


Gradualmente, la realtà si rivela a lei per ciò che è. Lo sta già facendo in maniera durissima, e continuerà farlo.
Mesi fa, quando eravamo ancora alle prese con A Game of Thrones, definii Daenerys Targaryen rivoluzione. Anche Arya ha dentro qualcosa del rivoluzionario, e non è qualcosa di riconducibile a dei tratti che richiamano una Mary Sue della situazione, quanto alla sua umanità in mezzo al dolore ed al suo continuare a guardare avanti ed a lottare per sopravvivere in una realtà durissima, senza però perdere un’immensa umanità (con i suoi pro e contro) di fondo. Fra le altre cose, emblematico il gesto di salvare Jaqen e compagni, oltre che la bambina. Possibile che nel prosieguo possa lasciare qualcosa per strada, per divenire (forse) più forte sotto altri aspetti. Così come non scommetterei nemmeno che non si possa verificare il contrario, e che conviva con quella che definirei quasi una contraddizione, vista nella prospettiva di ciò che si sta accingendo a divenire.
 
Mi piace la ricostruzione di Silk sui sogni della giovane Stark degli ultimi POV. È una ricostruzione che condivido.
 
Tyrion III.
Molta carne al fuoco, qui. Dalla sessione del concilio all’incontro con i fabbri, da Chataya a Varys. Prima una considerazione di carattere generale su Tyrion. È sicuramente una delle menti più acute e brillanti dei romanzi e, oltre a ciò, si percepisce in lui, oltre a dei tratti abbastanza caustici, un’umanità profonda e, al di là del (giusto) pragmatismo, un suo senso di giustizia. Un uomo che meriterebbe di governare. Sicuramente sarebbe fra i miei candidati, idealmente, al di là di considerazioni di carattere narrativo. Altre considerazioni.
-    Cersei è un personaggio saturo di negatività, anche se non è solo questo. Eppure in queste sfumature molto scure trovo molto dell’essere umano, ed è sotto certi aspetti affascinante. Lo spiega bene Jon nel topic dedicato all’analisi del personaggio.
-    Interessante il dialogo con Chataya. Altro esempio dell’eccellente lavoro di world building di George. In particolare, il sesso viene qui delineato quasi come una vera e propria religione. Sempre molto interessante il “multiculturalismo approfondito” di ASOIAF. Gli approfondimenti (e talvolta anche solo gli accenni) alle varie culture dei romanzi danno spesso degli spunti di riflessione decisamente interessanti.
-    What a wretched fool you are, dwarf.  Qui c’è tutta l’umanità di Tyrion Lannister. Un personaggio condensato in poche parole, ma in maniera molto, molto efficace.
-    Varys è un personaggio decisamente affascinante. La sua accoppiata con Tyrion è decisamente efficace a livello letterario. Mi chiedo se negli ultimi due romanzi possano finire per incontrarsi di nuovo. Incontro che potrebbe avvenire anche in un’ottica di scontro. Ed è curioso,  se pensiamo che più avanti sarà proprio Varys a tirare Tyrion fuori dai guai.
 
Bran II.
Capitolo decisamente interessante ai fini della comprensione della situazione politica del Nord, le cui lotte non sono meno infide di quelle nel Sud. Inoltre, la solita malinconia del giovane Stark. E la solitudine. La vicinanza di Hodor e la simbiosi fra i due è a tratti emozionante. Una volta speravo che, per lo meno in senso lato, Bran potesse realizzare il suo sogno di divenire una Guardia reale. Era, chiaramente, una speranza costruita semplicemente sul “rapporto” emotivo fra lettore e personaggio.  
C’è un passaggio che mi ha sempre colpito molto, per una specie di ironia intrinseca e satura di una certa malinconia di fondo, contenuta in esso.


His hands were always gentle, though his strength was astonishing. “You could have been a knight too, I bet,” Bran told him. “If the gods hadn’t taken your wits, you would have been a great knight.”
“Hodor?” Hodor blinked at him with guileless brown eyes, eyes innocent of understanding.
“Yes,” said Bran. “Hodor.”


E ciò vale, ovviamente (un po’ come in una sorta di gioco degli specchi) anche per Bran.

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 16 novembre 2017 17:51

Bentornato @AemonTargaryen! :)

Adesso il trio di AGOT si è ricostituito, dobbiamo solo scegliere un nick per uno che inizi con la P.

XD

 

Come l'altra volta, metto i primi 3 e aggiorno poi col quarto, perché sono indietro...

 

Tyrion VI
Oltre a quello che ha già detto @JonSnow;, con cui sono fondamentalmente d’accordo, voglio soffermarmi su alcuni dettagli, visto che sul grosso lui è stato molto esaustivo. 
E’ interessante il commento che Cersei fa alla cessione di Storm’s End che Robert fece a Renly:


“And Stannis has always felt he was cheated of Storm’s End,” Cersei said thoughtfully. “The ancestral seat of House Baratheon, his by rights... if you knew how many times he came to Robert singing that same dull song in that gloomy aggrieved tone he has. When Robert gave the place to Renly, Stannis clenched his jaw so tight I thought his teeth would shatter.” “He took it as a slight.” “It was meant as a slight,” Cersei said.


A suo dire, per quanto non si possa contare sulla sua affidabilità, sembra che Robert non lasciò Dragonstone a Stannis per il valore dimostrato durante la ribellione, ma lasciò Storm’s end a Renly per fare uno sgarbo a Stannis. Mi chiedo: è vero? E se sì perché?
Anche in questo POV, si conferma l’idea che Tyrion non colpisca Littlefinger per la sua utilità, non di meno i suoi pensieri denotano un certo desiderio nell’attesa di una vendetta che non arriverà:


Littlefinger was not appeased. “I do not like being lied to, my lord. Leave me out of your next deception.” Only if you’ll do the same for me, Tyrion thought, glancing at the dagger sheathed at Littlefinger’s hip. “If I have given offense, I am deeply sorry. All men know how much we love you, my lord. And how much we need you.” “Try and remember that.” With that Littlefinger left them.


Infine si esplicita la vera natura di Pycelle e si evidenzia che dietro la sua maschera di educazione c’è un uomo abbastanza sordido. Sono d’accordo con @JonSnow; quando lo ritiene un totale servo di casa Lannister: egli infatti sembra sorpreso di essere assalito da Tyrion, in quanto Lannister, oltre a confermare il fatto con le sue stesse parole:


“All I did, I did for House Lannister.” A sheen of sweat covered the broad dome of the old man’s brow, and wisps of white hair clung to his wrinkled skin. “Always... for years... your lord father, ask him, I was ever his true servant... ‘twas I who bid Aerys open his gates...” That took Tyrion by surprise. He had been no more than an ugly boy at Casterly Rock when the city fell. “So the Sack of King’s Landing was your work as well?” “For the realm! Once Rhaegar died, the war was done. Aerys was mad, Viserys too young, Prince Aegon a babe at the breast, but the realm needed a king... I prayed it should be your good father, but Robert was too strong, and Lord Stark moved too swiftly...”


Parole che tradiscono anche quello che era, al tempo, il vero piano di Tywin, che ho sempre pensato sperasse nella vittoria di Rhaegar al Tridente.
Il suo totale asservimento ai Lannister è ulteriormente dimostrato dal fatto che sarebbe stato pronto a eliminare Robert, come Jon Arryn, pur di preservare il loro potere e la posizione di Cersei.
Infine sul comportamento di Tyrion, sono anche io convinta che le sue azioni siano mosse più da una necessità di sentirsi protetto a corte piuttosto che da un’ossessione verso il rapporto con la sorella della quale più volte ricerca in realtà approvazione e affetto.


Arya VI
Prigioniera della Montagna, Arya comprende cosa sia la vera paura, ammettendo a sé stessa di non averla mai provata in maniera così intensa, non quando gli Stark sono stati assaltati alla Red Keep, né quando poco tempo prima ha combattuto per la vita insieme a Joren e gli altri confratelli-to-be:


She had thought she had known what it meant to be afraid, but she learned better in that storehouse beside the Gods Eye.


Questo mi sembra un fatto cruciale per la formazione di Arya che quindi dai circa 10 anni si trova a vivere in perenne condizione di terrore. La sua evoluzione nasce da questo. E soprattutto, Arya non ha mai conosciuto né la paura, né alcun senso di inferiorità prima di quando ha iniziato ad avere a che fare coi Lannister. Per cui non può che odiare i Lannister, per tutto ciò che la loro presenza nella sua vita ha comportato, e sé stessa, per non essere stata in grado di evitarlo e per la spirale verso il basso in cui si sta ritrovando a cadere:


The direwolf was the sigil of the Starks, but Arya felt more a lamb, surrounded by a herd of other sheep. She hated the villagers for their sheepishness, almost as much as she hated herself. The Lannisters had taken everything: father, friends, home, hope, courage. One had taken Needle, while another had broken her wooden stick sword over his knee. They had even taken her stupid secret. […]
Arya watched them die and did nothing. What good did it do you to be brave? One of the women picked for questioning had tried to be brave, but she had died screaming like all the rest.

 

Anche qua vediamo il popolino che rimpiange il re folle. Non Robert, quindi si può presupporre, qualora il soggetto possa essere ritenuto attendibile, che il regno di Robert per le persone comuni non sia stato un granché, che non sia mai decollato dopo la Ribellione:


“It’s a sin and a shame,” an old man hissed. “When the old king was still alive, he’d not have stood for this.” “King Robert?” Arya asked, forgetting herself. “King Aerys, gods grace him,” the old man said, too loudly.


L’unica cosa a cui Arya riesce ad aggrapparsi è la lista delle persone che le hanno causato del male, la lista dell’odio, per non dimenticare intanto e per vendicarsi poi:


Every night Arya would say their names. “Ser Gregor,” she’d whisper to her stone pillow. “Dunsen, Polliver, Chiswyck, Raff the Sweetling. The Tickler and the Hound. Ser Amory, Ser Ilyn, Ser Meryn, King Joffrey, Queen Cersei.” Back in Winterfell, Arya had prayed with her mother in the sept and with her father in the godswood, but there were no gods on the road to Harrenhal, and her names were the only prayer she cared to remember.

 

Con Arya ammetto di aver avuto sempre un rapporto controverso: l’ho amata alla prima lettura, poi me ne sono distaccata per via di un certo egoismo che vi rivedevo. Questa rilettura mi sta facendo mettere nella giusta prospettiva sia gli aspetti che inizialmente ho apprezzato, sia quelli che poi mi sono piaciuti di meno, in una sintesi che mi fa riniziare ad apprezzare il personaggio.


Bran IV
Bran ci dice che Meera gli ricorda Arya. E’ curioso che Jon si senta tanto legato ad Arya e Bran finisca col tempo per interessarsi ad una ragazza che gliela ricorda.
Vediamo che Ramsey ha già iniziato a muoversi: ha attaccato Lady Hornwood e l’ha sposata per assicurare le sue terre ai Bolton. 
Come dice @JonSnow;, Bran sfugge al suo destino, sembra impaurito da ciò che lo attende, sembra non accettare inizialmente le parole di Jojen, per quanto, secondo me, se ne senta altrettanto attratto. Jojen sembra essere l’unica persona a condividere il suo stesso vissuto: l’esperienza vicina alla morte, l’incontro col corvo a 3 occhi, i green dreams. Il suo disagio, e non accettazione della propria condizione trovano specchio in Summer e Shaggydog. Questi attaccano i Reed senza che Bran riesca a fermarli.
Il contrasto tra la non accettazione del suo destino e l’attrazione verso la magia e quindi il mondo dei Reed e del corvo a 3 occhi mossa dalle ragioni sbagliate si traduce in una chiusa molto delicata, tenera e malinconica:


Nothing bad was coming to Winterfell, no matter what Jojen said. Bran was relieved... but disappointed too. So long as there was magic, anything could happen. Ghosts could walk, trees could talk, and broken boys could grow up to be knights. “But there isn’t,” he said aloud in the darkness of his bed. “There’s no magic, and the stories are just stories.” And he would never walk, nor fly, nor be a knight.


Maester Luwin continua a essere la voce della ragione, della razionalità. Mi chiedo se questo derivi dalla sua esperienza personale alla Cittadella, dall’insoddisfazione che sembra aver provato nell’approcciarsi alle arti magiche alla Cittadella, oppure dalla teoria che vuole che i maestri lavorino perché la magia scompaia per sempre da Westeros.
Infine, interessante il sogno che Meera racconta a Bran:


You were sitting at supper, but instead of a servant, Maester Luwin brought you your food. He served you the king’s cut off the roast, the meat rare and bloody, but with a savory smell that made everyone’s mouth water. The meat he served the Freys was old and grey and dead. Yet they liked their supper better than you liked yours.


Onestamente, non mi viene quale possa essere l’interpretazione, oltre ad un metaforico godimento del potere. Voi avete altre letture più azzeccate?
 

Tyrion VII

Lancel si dimostra molto molto acerbo. Forte della sua posizione nel letto di Cersei, si permette di rivolgersi a Tyrion, il primo cavaliere, in una maniera non troppo propria. Forte probabilmente anche del modo in cui Tyrion è visto all’interno della casata, ma è pur sempre il figlio di Tywin quindi, nonostante l’appoggio della regina forse farebbe bene a mostrare maggior cautela. La sceneggiata dalla posizione di forza dura poco, sottolineando l’acume di Tyrion, ma anche la pochezza di Lancel.

Cersei invece sa benissimo quali armi usare per manovrare le persone di cui ha bisogno. O per lo meno, sembra buttarsi spesso sulla stessa. Cosa che, oltre al suo importante orgoglio e carattere poco riflessivo, tenderà a svantaggiarla nel lungo periodo.

Le difficoltà sempre maggiori che la guerra porta nella capitale possono essere apprezzate sia dalla vecchia timorosa che Tyrion&co gli rubino la propria cena (povero gatto) e dalla discesa di qualità dei vini serviti al bordello di Chataya. Ci sono tutte le premesse per l'attacco che subirà la delegazione regale.

Il pensiero di Tyrion che va sempre a Tysha e la maniera “fedele” con cui si approccia a Shae continuano a tradire un suo grosso trauma. E’ quasi come se scegliesse Shae in quanto donna di mestiere perché non riesce a staccarsi dall’idea di Tysha e dal fatto che sia rimasta, nella sua mente, una situazione irrisolta. Ed è solo con una pari di lei che pensa di poterne scacciare il ricordo, mettendosi il cuore e la testa in pace. Tyrion è un personaggio che ha bisogno di riscatto un po’ su tutti i fronti e, alla fine, per quanto diverso sotto molti aspetti dai suoi familiari, sicuramente ne condivide la pride, la fierezza, l’orgoglio:

 

It is real, all of it, he thought, the wars, the intrigues, the great bloody game, and me in the center of it... me, the dwarf, the monster, the one they scorned and laughed at, but now I hold it all, the power, the city, the girl. This was what I was made for, and gods forgive me, but I do love it... And her. And her.

 

Infine, una frase che mi ha colpito nel POV:

 

He had seldom seen such elegance and dignity in a whore. Though to be sure, she saw herself more as a kind of priestess. Perhaps that is the secret. It is not what we do, so much as why we do it. Somehow that thought comforted him.

 

Edit: aggiunto anche il POV di Tyrion VII.

Modificato il 05 July 2024 17:07

"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”

 

She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.

 

“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”

 

***

 

"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor. 

 

 

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JonSnow;
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Inviato il 17 novembre 2017 21:30

@AemonTargaryen

L'osservazione che fai del passaggio sul sesso è molto acuta. Sì, in effetti oltre che dare spazio al multiculturalismo c'è sempre la mano di Martin votata a beffeggiare qualunque sorta di tabù. Ovviamente non è che ciò per riflesso inneschi una sua passione per l'edonismo a tutti i costi e le sue forme. Semplicemente fa strage di concetti bigotti con la sua tagliente ironia, rappresentando il sesso per ciò che effettivamente è: un atto naturale, di piacere, di completamento. Non è un caso che egli si rivolga più volte nelle sue righe con scherno verso coloro che si scandalizzano per gli aspetti sessuali della sua opera, restando però totalmente indifferenti a quelle descrizioni così dettagliate di crani che si spaccano e viscere che fuoriescono.

Molto malinconico il passaggio che ti ha colpito, quello riguardante Bran. Quello ''yes'' Hodor è una sorta di rassegnazione alla solitudine interiore, conscio che non ci possa essere dialogo, ma solo scambio emotivo con il suo interlocutore.

 

@***Silk***

L'eccessiva razionalità di Luwin deriva certamente dall'insoddisfazione nell'approccio passato alle arti magiche. Quando si prova sulla propria pelle un fallimento, difficilmente si finisce per sperare nel successo degli altri nel medesimo campo e ci si rifugia in una chiusura totale, giustificandola come un monito ai visionari. Purtroppo è solo tanta reazione umana, giustificata o meno, nel non aver compreso e oltrepassato un ostacolo, finendo quindi nel volere che neanche altri riescano nell'intento. Personalmente l'ho sempre trovato poco apprezzabile sotto vari aspetti il caro Luwin, perché alla fine la razionalità a tutti i costi che dimostra è appunto assoggettata ad emozioni interiori e quando c'è così tanta emozione, vi è anche poca logica. 

 

Sul passaggio del sogno di Bran a cena, non saprei. Ci sono varie, confuse interpretazioni. E' un passaggio molto ambiguo perché a differenza di altri presagi non si ricollega ad eventi poi verificatisi. Probabilmente ha a che fare con il potere che citi, ma più con il fatto che Bran trarrebbe poche soddisfazioni da una posizione di rilievo. 


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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

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