Tyrion:
Il terzogenito di Casa Lannister muove le sue prime mosse nella capitale. Peculiare è il suo oscillare tra il sardonico e il cinico. La cena di Slynt è un gioco di scherni e prevaricazioni, una sorta di gogna dell'avarizia. Con essa Tyrion non solo mira a mettere in luce l'estrema avidità e ingordigia dell'uomo che ha di fronte in quanto individuo, sia a livello metaforico che pratico, ma si serve della medesima affinché si crei l'occasione giusta per estrapolare le ultime informazioni possibili dallo stesso Janos Slynt, di modo che egli venisse privato infine di qualsivoglia utilità prima di essere esiliato. Questo stratagemma, per l'appunto, assembla un interessante costrutto di cinismo e ben celato onore. Quella del folletto è un'umiliazione diretta, elargita con la rituale dose di ironia e sarcasmo. Egli adopera il proprio tempo con un uomo riprovevole, riesce a servirsi di lui, ma al tempo stesso riesce anche ad avere la coscienza ed il buonsenso di provare un disgusto diretto e assoluto, nonostante Tyrion non faccia dell'onore una medaglia da sfoggiare valorosamente sui propri farsetti. E' la linea di demarcazione tra la bestialità e la decenza, un moto di disapprovazione e biasimo, per l'appunto di riprovazione, ciò che chiunque avrebbe il dovere di provare dentro di sé dinanzi ad un atto che contempli l'assassinio di un'infante. La scelta di Jacelyn è poi garanzia del controllo delle Cappe Dorate per l'intera Approdo del Re. Il suo ingresso in scena, pur fugace, traccia la figura di un uomo rispettabile o comunque non avvezzo alla nefandezza. Il fatto stesso che esseri come Janos Slynt ne parlino male è un indizio ancor più pesante su quest'ipotesi, dato che gli amorali tendono ad avere la miglior opinione di coloro che rispecchiano la propria natura, mentre sono del tutto negativi e reticenti verso chi rappresenta l'esatto opposto della loro meschinità.
Il confronto con Varys, poi, pone in risalto l'umanità di Tyrion in quanto creatura fallibile e soggetta a traumi. Nonostante l'arguzia, i ciclici ricordi di volti passati ne piegano la mente e mettono a dura prova lo spirito, intaccando talvolta la sua lucidità ed il suo benessere. La massima del Ragno Tessitore è, tra le varie cose, la più vicina alla verità, in quanto priva di presunzione ed anzi, votata a mettere in luce l'inconsistenza dei ragionamenti e dei meccanismi comportamentali di coloro che detengono il potere, i quali risultano il più delle volte abbarbicati su strutture facilmente assediabili. Varys, pur teatrale come sempre, lascia intravedere un rispetto sincero per le capacità di Tyrion, le quali non sfuggono al suddetto e non causano in lui irritazione, bensì curiosità. Pertanto, attraverso questa particolare considerazione, l'eunuco riesce a mettere in piedi con lui una solida collaborazione, per quanto si perseguano piani ed intrighi del tutto diversi.
La domanda finale a Bronn e la risposta che ne segue è la chiosa finale dell'eterna lotta tra rimorso, coscienza e brutalità dell'animo umano.
PS. Notare di quanta considerazione godano i GdN nei Sette Regni, datosi che Slynt sembrava quasi non aver mai sentito parlare del Lord Comandante in carica.
Arya:
Capitolo breve e di transizione nella sua funzionalità. Esso ha lo scopo di frenare gli impeti di Arya e proporre al lettore il lato più spontaneo della sua condizione, ossia l'essere, per quanto sveglia, una bambina di dieci anni, con tutte le fragilità e le problematiche che ne conseguono. Una scelta che pone una maggior veridicità alle sue vicende e ai suoi comportamenti. Ciò che di fatti fa capolino è una consapevole sensazione di sconforto e spaesamento, che si allarga ancor di più nel compito di dover indurire il proprio cuore e cessare di asserragliarsi nei ricordi. In lei ed ogni testo che la riguarda scocca come sempre il momento in cui Jon Snow è menzionato, nota che tende a irrobustire l'idea che egli rappresenti il suo legame più vero e diretto. Singolare poi il suo rifiuto verso la metafora dei lupi, a segnalare una lontananza verso tali creature in sé, ma una vicinanza esclusiva a quello che era il suo branco, tra famiglia e metalupo. L'abbandono di Nymeria, soprattutto per il modo in cui questa è stata costretta ad allontanarsi, a suon di pietre, dopo quello della morte di Ned, è uno dei trami più incisivi per la psiche della ragazzina.
Davos:
Se la figura di Stannis è precedentemente apparsa per la prima volta con assoluta importanza e profondità, quella di Davos segue il canone. Il rogo delle statue dei Sette Dei è da lui visto con oggettività, ossia una combinazione di fanatismo e clamorosità, che lascia intravedere il contatto tra predicatrice e menti plagiate, le quali lasciano soggiogarsi al fine di un solamente ipotetico tornaconto spirituale. L'atto in sé, però, non è del tutto blasfemo nel momento in cui, quasi teatralmente, viene concluso dall'ingresso in scena del legittimo erede di Casa Baratheon. Questi, con rituale rigidità, riduce definitivamente in detriti quelle statue non perché inneggiante al Dio Rosso, non per scherno, bensì per rancore e insoddisfazioni personali, le quali danno il là nella sua mente ad un ragionamento a tratti inattaccabile. Tali Dei non hanno mai contribuito al suo favore, ad eventi per lui lieti, non hanno minimamente ridotto quel senso di ingiustizia da sempre provato nei suoi confronti, né lenito il dolore dentro di sé. Pertanto non sono meritevoli della sua adorazione o della sua fede.
C'è spazio anche per il rapporto con i figli, con la precisa volontà di far risaltare il ruolo chiave di uomo di famiglia che Davos ha sempre sostenuto fedelmente. Egli segue al meglio delle proprie possibilità ciò che un padre avrebbe il compito di fare sin dal primo giorno con i propri figli. Proteggerli, esaltarne le capacità, mantenerli ancorati alla realtà e prepararli al viaggio che li porterà a scoprire il proprio posto nel mondo. La sua preoccupazione corrente, in questo senso, è il far capire loro da dove provengano, nonostante lo status nobiliare che hanno oggi, affinché non perdano lucidità.
Il confronto con Sallador e il successivo approdo al cospetto di Stannis lasciano intravedere anche le peculiarità di Davos come individuo in sé: la furbizia del contrabbandiere, così abituato alla dialettica da non cadere in trappole verbali, l'assoluto equilibrio morale, una mente che ragiona con criterio e moderazione, ma soprattutto un uomo che ha ormai attraccato la propria nave all'onestà, perlomeno nella sua critica. Il gregario nella sua accezione più positiva, il più degno dei seguaci, proprio perché intriso da indissolubile fedeltà, ma non schiavo dell'obbedienza e della venerazione al punto da essere incapace di dire la verità, mistificarla o abbandonarla per lodi sperticate. E di ciò Stannis ne è ampiamente consapevole, motivo per il quale ricerca di continuo il faccia a faccia con il Cavaliere delle Cipolle, nonostante esso porti ad ulteriore irrigidimento della sua mascella. In un certo senso Davos è anche una sorta di grillo parlante, il quale ha il fine di dire a Stannis, talvolta, ciò che egli vorrebbe dire ma non può, per non minare il suo cammino verso il Trono e per non far vacillare la propria determinazione, che lo porta ad essere disposto al tutto pur di adempiere la sua causa.
I discorsi di Stannis, comunque, sono come al solito un manifesto al suo totale ripudio verso la diplomazia ed il compromesso. Antipatico come la verità più spietata, ma per questo ammirevole. L'aneddoto sul falco ferito, poi, per quanto sia anche una sorta di metafora sul solito Robert che ha il massimo del successo a dispetto del resto, indica anche un'innegabile sensibilità repressa in Stannis, in quanto solo una persona del genere avrebbe potuto prendersi cura di un animale ferito, instaurando anche un legame col medesimo.
P.s. La lettera di Stannis, comunque, raccoglie come sempre il mio ferreo consenso. E' davvero il Mannis.
P.p.s Nel capitolo viene approfondita anche la leggenda di Azor Ahai, di Lightbringer e di Nissa Nissa. Si è dibattuto per anni della questione, ma il dettaglio di maggior rilievo nel rileggere e rileggere è come si alluda ad un'eclissi, più che ad un'invasione di esseri mostruosi che portano il gelo.
Theon:
Immaturo, sprezzante, assolutamente detestabile. E' un Theon primordiale, ai primi passi della propria evoluzione. Tutta la descrizione delle fortezze, del mare e quant'altro è messa in luce con un lessico che sfiora quasi il romantico, in realtà denota, coerentemente, la suggestione che lo stesso Theon prova nel riavvicinarsi a tali luoghi, al punto da subire un inevitabile senso di suggestione. Il narcisismo che lo accompagna in queste situazioni, poi, è riscontrabile nel modo con cui appella, nella propria mente, le persone attorno a sé, giudicandole con spregio e sottolineandone gli aspetti più superficiali. Il capitano, ad esempio, altro non è che un ignobile grassone. Il rapporto sessuale, per quanto assurdo, è un raffronto con sé stesso. La ragazza, difatti, non appare altro che come un oggetto animato con cui, distrattamente, dialoga. In vero egli si astrae e allontana cerebralmente, rapito tra convinzioni personali e ambizioni chimeriche. Interessante è anche il faccia a faccia con Dumphair, con cui si può fare un raffronto con l'approccio differente da quello di Melisandre. Egli, pur fervente predicatore che sia, non si perde in un esaltazione personale e non vive la sua fede con questa presunzione, risultando però a tratti ancor più soggiogato da essa. Nel pensare poi agli Stark, a Ned, a Jon con fare sprezzante è palese il desiderio recondito di essere, di fondo, egli stesso parte integrante e reale del branco, pur non appartenendo ad esso per motivi di sangue. Non è altro che l'estremo odio causato dall'amore.
Il medesimo capitolo mette in rilievo l'ostentazione che Theon fa della sua natura e del suo rango dei Greyjoy. Il senso di appartenenza che per l'appunto ostenta verso la sua Casata è del tutto forzato. Egli, di fondo, è forse consapevole di essere lontano da quella cultura, ma il dirsi così ad essa vicina e disperdersi in discorsi sugli Uomini di Ferro è un modo per darsi un tono, ma soprattutto nobilitarsi, poiché essendo Theon Greyjoy è anche l'erede, dunque un pari di Robb, un eguale di un Lord e di un Re, non più un ostaggio, non più un soggetto dai più smodati complessi di inferiorità. E tutto ciò è palese anche nel confronto con il padre. La mancanza di un'accoglienza realmente dignitosa e con gli onori del caso, nonché il confinare il proprio erede in sale anguste ed il modo in cui, ferventemente, pare disprezzarlo, sono solo un modo di esorcizzare il proprio fallimento e la propria caduta. Perché, in effetti, in Theon Balon non vede altro che il giorno della sua disfatta, una vergogna tale da soffocare l'affetto.
Nota finale: tutto il costrutto del cap è una catarsi delle illusioni di Theon, il quale, come sempre nei suoi primi tempi, vede esclusivamente la destinazione, non rendendosi conto dell'impossibilità del cammino che porta ad esso. Perciò ciò che prova è quel tipo di umiliazione che porta ad un pianto rabbioso. Una sensazione che egli non ha mai smesso di provare dentro di sé.
Comunque tutto lo scritto è tra i migliori per approfondire Theon in sé, come anche le gesta e la storia dei Greyjoy. E' un po' una riprova di quanto il suddetto fosse in verità un soggetto interessante sotto il piano psicologico e introspettivo già prima della sua trasformazione in Reek e del conseguente cammino di redenzione. Theon, come detto in separata sede, è un tipo soggetto che si può trovare in qualunque società, pertanto è denso di realismo.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
Questa volta arrivo più puntuale. L'influenza aiuta ad avere più tempo...
Scusate ma non ho potuto evitare di dilungarmi sul POV di Davos, Stannis è un personaggio che trovo molto interessante nella sua costruzione, sebbene non mi possa ritenere facente parte del #teamStannis
Tyrion II
Vediamo Tyrion inizialmente impegnato a “giocare” con Janos Slynt prima di imbarcarlo definitivamente verso il suo destino, per guadagnare tutto quello che può da questo scomodo personaggio.
Janos Slynt è un uomo “grosso”, con poco acume e troppa convinzione. Scopriamo dalle sue parole che la piccola Barra e sua madre sono state uccise dal suo braccio destro Allar Deem. E ci arriva conferma di ciò che già si poteva dedurre dalla scena della morte di Ned in AGOT che Varys e Cersei fossero veramente all’oscuro della sentenza ordinata da Joffrey. E mentre se ne va in preda alla furia per la volontà di Tyrion di spedirlo alla Barriera si tradisce un po’:
I am the king’s friend, you know. We shall hear what Joffrey has to say about this. And Littlefinger and the queen, oh, yes. Janos Slynt has a good many friends.
E finalmente ci lascia diretto a nord.
Arriva poi Varys, con cui aveva concordato di sbarazzarsi di Janos e dei suoi fedeli. Con lui, abbiamo la conferma che l’ordine di uccidere i bastardi di Robert proviene da Cersei, azione molto cruda ed anche poco lucida, causata dalla scoperta sulla paternità dei suoi figli da parte di Ned. La loro cancellazione non sarebbe stata utile né a fini dinastici (i bastardi baseborn come Barra e Gendry di certo non sarebbero stati una concorrenza per i suoi bastardi non di sangue reale, sarebbero venuti prima i discendenti legittimi laterali di Robert, l’unica minaccia, se proprio potrebbe rappresentarla Edric Storm), né per cancellare l’aspetto esteriore che i figli di Robert dovrebbero avere (restano vivi e vegeti Mya Stone ed Edric Storm). Già da prima che Martin ci conceda un POV di Cersei, tra le righe possiamo capire che è molto fumo e poco arrosto e prospera grazie alle abilità e le necessità altrui. Infatti l’uccisione di Barra non se l’aspettava neanche Varys:
“Alas, no. There was another bastard, a boy, older. I took steps to see him removed from harm’s way... but I confess, I never dreamed the babe would be at risk. A baseborn girl, less than a year old, with a whore for a mother. What threat could she pose?”
“She was Robert’s,” Tyrion said bitterly. “That was enough for Cersei, it would seem.”
Varys ci aiuta a soppesare l’indizio precedentemente dato da Slynt sull’esecuzione di Ned:
“King Joffrey gave the command. Janos Slynt and Ser Ilyn Payne carried it out, swiftly, without hesitation...” “... almost as if they had expected it. Yes, we have been over this ground before, without profit. A folly.”
Dietro il comando di Joffrey e la pronta azione degli esecutori, c’è la premeditazione di qualcuno che ha preparato gli esecutori ed inculcato questa idea a Joffrey all’ultimo momento per sorprendere Cersei e Varys. Della lista di Slynt ci resta solo un nome. E se Tyrion non lo avesse intuito, glielo rimarca chiaramente:
“Some say knowledge is power. Some tell us that all power comes from the gods. Others say it derives from law. Yet that day on the steps of Baelor’s Sept, our godly High Septon and the lawful Queen Regent and your everso-knowledgeable servant were as powerless as any cobbler or cooper in the crowd. Who truly killed Eddard Stark do you think? Joffrey, who gave the command? Ser Ilyn Payne, who swung the sword? Or... another?” Tyrion cocked his head sideways. “Did you mean to answer your damned riddle, or only to make my head ache worse?” Varys smiled. “Here, then. Power resides where men believe it resides. No more and no less.”
Continuiamo anche a vedere che come Ned era pesantemente afflitto dal trauma di Lyanna da vivere in funzione di questo, Tyrion ha lo stesso problema nei confronti di Tysha, tanto da essere ossessionato dale prostitute in genere e più che mai da Shae, lo si vede da ciò che pensa mentre parla con Slynt e con Varys.
Arya III
In questo capitolo vediamo bene la considerazione che ha nel tempo corrente la confraternita dei GdN: se già @JonSnow; rileva la poca considerazione quando Slynt ne parla nel POV di Tyrion, qua possiamo apprezzare il malo modo in cui Yoren è trattato. Poi si può argomentare se questo sia dovuto più alla rovina in cui sembrano versare i GdN o più allo stato di guerra che affligge le zone in cui si trovano a viaggiare.
Vediamo anche l’umanità di Yoren nel salvataggio della donna e la bimba, l’umanità di un umile guardiano appartenente ad un ordine ormai snobbato in molte parti dei 7 regni, che si contrappone agli atti disumani compiuti invece dalle guardie del re nel POV di Sansa: il nero che non è poi così nero versus il bianco che del candore ha ormai solo un pallido ricordo.
Davos I
Il primo POV di Davos, che si definisce subito come un uomo che deve la sua intera fortuna a Stannis e a lui è irrimediabilmente legato:
That is, if Stannis won his throne. If he lost... Everything I am, I owe to him. Stannis had raised him to knighthood. He had given him a place of honor at his table, a war galley to sail in place of a smuggler’s skiff. Dale and Allard captained galleys as well, Maric was oarmaster on the Fury, Matthos served his father on Black Betha, and the king had taken Devan as a royal squire. One day he would be knighted, and the two little lads as well. Marya was mistress of a small keep on Cape Wrath, with servants who called her m’lady, and Davos could hunt red deer in his own woods.
Ho trovato molto interessante il commento con cui @Ellyn Reyne ha terminato la sua disamina del prologo:
Citaa me sembra soprattutto una morte volta a scatenare in noi lettori una reazione emotiva ben determinata, che ci porterà ad avallare da qui in avanti l’opinione che Cressen aveva di Stannis, e quindi a non cedere davanti alle meno gradevoli manifestazioni del carattere di quest’ultimo, né screditare il “morbido” filtro-pov di Davos.
Anche perché questo POV si apre proprio con una scena che ci mostra Stannis in maniera abbastanza negativa, ovverosia la durezza con cui, nonostante abbia pochi lord che lo supportino nel suo claim al trono, si oppone a quei pochi che non hanno accettato di rinnegare il credo dei 7. La cosa assume un aspetto anche più grave alla luce del fatto che Stannis, a differenza della moglie, avalla questo credo soltanto per il potere che scorge in Melisandre che di riflesso ingrandisce il proprio e per le profezie che questa gli snocciola che soddisfano la sua insoddisfazione di fronte ai torti che ritiene di aver subito nel corso della sua vita.
Non ha tutti i torti @JonSnow; nel vedere un riferimento ad un’eclissi piuttosto che alla venuta degli estranei nella profezia del ritorno di Azor Ahai:
“In ancient books of Asshai it is written that there will come a day after a long summer when the stars bleed and the cold breath of darkness falls heavy on the world. In this dread hour a warrior shall draw from the fire a burning sword. And that sword shall be Lightbringer, the Red Sword of Heroes, and he who clasps it shall be Azor Ahai come again, and the darkness shall flee before him.”
A me, col riferimento alle bleeding stars, riporta alla mente più un cataclisma à la “estinzione dei dinosauri”, che potrebbe essere più riconducibile ad un’ipotetica causa della lunga notte.
Dal dialogo tra Davos e Salladhor Saan, il rito di Melisandre e Stannis ci appare per quello che è: una mummer's farce, almeno per chi conosce le tradizioni e leggende del dio della luce:
That sword was not Lightbringer, my friend.” The sudden shift in subject left Davos uneasy. “Sword?” “A sword plucked from fire, yes. Men tell me things, it is my pleasant smile. How shall a burnt sword serve Stannis?” “A buming sword,” corrected Davos. “Burnt,” said Salladhor Saan, “and be glad of that, my friend. Do you know the tale of the forging of Lightbringer? I shall tell it to you. It was a time when darkness lay heavy on the world. To oppose it, the hero must have a hero’s blade, oh, like none that had ever been. And so for thirty days and thirty nights Azor Ahai labored sleepless in the temple, forging a blade in the sacred fires. Heat and hammer and fold, heat and hammer and fold, oh, yes, until the sword was done. Yet when he plunged it into water to temper the steel it burst asunder. “Being a hero, it was not for him to shrug and go in search of excellent grapes such as these, so again he began. The second time it took him fifty days and fifty nights, and this sword seemed even finer than the first. Azor Ahai captured a lion, to temper the blade by plunging it through the beast’s red heart, but once more the steel shattered and split. Great was his woe and great was his sorrow then, for he knew what he must do. “A hundred days and a hundred nights he labored on the third blade, and as it glowed white-hot in the sacred fires, he summoned his wife. ‘Nissa Nissa’ he said to her, for that was her name, ‘bare your breast, and know that I love you best of all that is in this world.’ She did this thing, why I cannot say, and Azor Ahai thrust the smoking sword through her living heart. It is said that her cry of anguish and ecstasy left a crack across the face of the moon, but her blood and her soul and her strength and her courage all went into the steel. Such is the tale of the forging of Lightbringer, the Red Sword of Heroes. “Now do you see my meaning? Be glad that it is just a burnt sword that His Grace pulled from that fire. Too much light can hurt the eyes, my friend, and fire burns.”
Verrà anche per Stannis il momento in cui Melisandre gli chiederà di temperare Lightbringer nel cuore pulsante della sua Nissa Nissa? E soprattutto, se questo dovesse accadere chi sarà la sua Nissa Nissa? Dubito possa essere Selyse…
Piccola nota: ci arriva anche una conferma della leggendaria bellezza di Cersei dalla brama di Salladhor.
La lettera di Stannis anch’essa è emblematica della sua personalità. Uno Stannis che per molti lettori è identificato come l’uomo giusto. Lettura vera fino ad un certo punto, senz’altro un po’ limitante, a tratti superficiale. Stannis che si presta alla sceneggiata di Lightbringer è lo stesso Stannis che si rifiuta di mentire sull’amore che lo univa a Robert e che ammette la propria conversione al signore della luce anche se questa è immaginabile gli costi il supporto di molti. Perché per lui mentire di fronte ai suoi seguaci è ammissibile, ma non lo è nella ricerca del supporto degli altri? Più che gesti di moralità, mi sembrano:
1) un gesto di rancore verso il fratello maggiore, da cui ritiene di aver subito il torto di non aver ereditato Storm’s End e di non essere stato scelto come Hand al posto di Ned;
2) un lecito rischio che sceglie di prendersi per poter continuare a proporre a chi si aggiungerà al suo seguito la retorica del predestinato, dell’Azor Ahai ritornato, che, oltre a sopire la sua insoddisfazione, gli permette di continuare a servirsi liberamente del potere di Melisandre.
E lo ammette lo stesso Stannis di fronte a Davos:
Your people will not love you if you take from them the gods they have always worshiped, and give them one whose very name sounds queer on their tongues.” Stannis stood abruptly. “R’hllor. Why is that so hard? They will not love me, you say? When have they ever loved me? How can I lose something I have never owned?” He moved to the south window to gaze out at the moonlit sea. “I stopped believing in gods the day I saw the Windproud break up across the bay. Any gods so monstrous as to drown my mother and father would never have my worship, I vowed. In King’s Landing, the High Septon would prattle at me of how all justice and goodness flowed from the Seven, but all I ever saw of either was made by men.” “If you do not believe in gods-” “-why trouble with this new one?” Stannis broke in. “I have asked myself as well. I know little and care less of gods, but the red priestess has power.” Yes, but what sort of power? “Cressen had wisdom.” “I trusted in his wisdom and your wiles, and what did they avail me, smuggler? The storm lords sent you packing. I went to them a beggar and they laughed at me. Well, there will be no more begging, and no more laughing either. The Iron Throne is mine by rights, but how am I to take it? There are four kings in the realm, and three of them have more men and more gold than I do. I have ships... and I have her. The red woman. Half my knights are afraid even to say her name, did you know? If she can do nothing else, a sorceress who can inspire such dread in grown men is not to be despised. A frightened man is a beaten man. And perhaps she can do more. I mean to find out.
Ha ragione @JonSnow; quando parla di uno Stannis sensibile per la sua insistenza con Proudwing, il falco che aveva curato e tentato di addestrare guadagnandosi le prese in giro di Robert. Ed è anche vero che quello Stannis non esiste in più: Stannis ammette che la sua sensibilità a nulla gli è valsa, per cui ha voluto reprimerla e adesso è un altro uomo, un uomo che vuole ottenere il potere che ritiene gli spetti:
One day our great-uncle Ser Harbert told me to try a different bird. I was making a fool of myself with Proudwing, he said, and he was right.” Stannis Baratheon turned away from the window, and the ghosts who moved upon the southern sea. “The Seven have never brought me so much as a sparrow. It is time I tried another hawk, Davos. A red hawk.”
Theon I
Tutto ciò che Theon ha provato durante la sua permanenza come ostaggio a Winterfell, la sua voglia di rivalersi sugli Stark e di riscattarsi per aver vissuto in una condizione da inferiore, è ben riassunto da questo brano:
Above the Sea Tower snapped his father’s banner. The Myraham was too far off for Theon to see more than the cloth itself, but he knew the device it bore: the golden kraken of House Greyjoy, arms writhing and reaching against a black field. The banner streamed from an iron mast, shivering and twisting as the wind gusted, like a bird struggling to take flight. And here at least the direwolf of Stark did not fly above, casting its shadow down upon the Greyjoy kraken.
Il suo problema è che, non avendo trascorso a Pyke gli ultimi 10 anni della sua vita, ha riempito il suo ideale del luogo, dei Greyjoy e degli Ironborn, utilizzando, come più gli aggradava, le storie che poteva sentire, i ricordi addolciti dell’infanzia, e coprendo I restanti buchi con la sua fantasia. Il castello gli sembra più piccolo di ciò che ricorda, probabilmente perché il suo ricordo doveva servirgli a non sentirsi sminuito di fronte alla fortezza degli Stark.
Anche in prima persona si conferma essere lo spaccone arrogante che già pensavamo fosse attraverso i POV degli altri:
The cabin was the captain’s, in truth, but it had been turned over to Theon’s use when they sailed from Seagard. The captain’s daughter had not been turned over to his use, but she had come to his bed willingly enough all the same. A cup of wine, a few whispers, and there she was. The girl was a shade plump for his taste, with skin as splotchy as oatmeal, but her breasts filled his hands nicely and she had been a maiden the first time he took her. That was surprising at her age, but Theon found it diverting. He did not think the captain approved, and that was amusing as well, watching the man struggle to swallow his outrage while performing his courtesies to the high lord, the rich purse of gold he’d been promised never far from his thoughts.
Il grande dramma del primo Theon è la difficoltà di accettare la sua condizione di ostaggio. Nei 10 anni vissuti a Winterfell ha visto in Robb un suo pari e attraverso la sua compagnia ha maturato ciò che ritiene che la sua condizione di ostaggio a Winterfell gli ha negato di poter avere a Pyke, coi distinguo di cui sopra. Questa condizione ha talmente afflitto Theon nell’arco della sua maturazione da bambino a uomo che la sua reazione è stata: poter dimostrare, nel suo piccolo, la sua forza e potenza ogni qual volta fosse possibile (vedi l’episodio in cui salva Bran dai bruti correndo il rischio di ucciderlo), godere dei pochi e piccoli piaceri che la sua condizione potesse concedergli (vedi il rapporto facile che ha con le donne ed il sesso), votandosi alla superficialità per non dover prendere in considerazione la sua vita come uno spreco in una gabbia dorata.
E queste caratteristiche ritornano nel piacere che Theon prova a tenere sotto il capitano in una specie di gioco di potere e nella relazione con la figlia del capitano che è sia parte integrante di questo gioco, ma anche piacere sessuale da non negarsi, nonostante la ragazza non le piaccia neanche poi tanto.
Il narcisismo ed egocentrismo, già rilevato da @JonSnow; nel suo intervento, è poi evidente dalla reazione che ha al pensiero che sia stato suo padre a chiamare a raccolta i loro alfieri:
Had Lord Balon anticipated him and called the Greyjoy banners? His hand went inside his cloak again, to the oilskin pouch. No one knew of his letter but Robb Stark; they were no fools, to entrust their secrets to a bird. Still, Lord Balon was no fool either. He might well have guessed why his son was coming home at long last, and acted accordingly. he thought did not please him. His father’s war was long done, and lost. This was Theon’s hour-his plan, his glory, and in time his crown.
In questa sua affermazione, perde totalmente il contatto con la realtà. E’ disposto a opporsi a chiunque gli impedisca di ammantare di gloria il proprio nome, siano gli Stark e i Baratheon che hanno impedito a Balon di staccarsi dal regno, siano i Greyjoy stessi. In questa volontà di affermazione è insito il destino alla sconfitta che lo attende.
Theon considera gli Stark colpevoli della sua inferiorità sociale e considera i Greyjoy la famiglia in cui poter affermare le sue ambizioni represse da Stark, ma si scontra subito con la dura realtà, perché, per i Greyjoy, Theon è ormai uno sconosciuto cresciuto ed educato dal nemico:
“From me, you shall not. We are commanded not to speak of this to any man.” “Even to me?” Theon’s anger flared. He’d led men in war, hunted with a king, won honor in tourney melees, ridden with Brynden Blackfish and Greatjon Umber, fought in the Whispering Wood, bedded more girls than he could name, and yet this uncle was treating him as though he were still a child of ten. “If my father makes plans for war, I must know of them. I am not ‘any man,’ I am heir to Pyke and the Iron Islands.” “As to that,” his uncle said, “we shall see.” The words were a slap in the face. “We shall see~ My brothers are both dead. I am my lord father’s only living son.” “Your sister lives.”
Dura realtà che troverà poi il suo culmine nell’atteggiamento e parole di Balon, che ribaltano le sue aspettative e i suoi piani di vanagloria.
Nel ricordare gli Stark è palese l’invidia che prova per Jon Snow, che ha sì una condizione addirittura inferiore, ma almeno ha, a differenza sua, un legame di sangue con la famiglia in cui entrambi si sono trovati a crescere. Legame di sangue che evidentemente ai suoi occhi lo avvantaggia. Del resto, Theon e Jon sono una diversa declinazione dello stesso iniziale prototipo. Questi però si sviluppano in maniera diversa e prendono strade altrettanto diverse: la voglia di rivalsa che porta all’invidia, solitudine e annientamento, contro la voglia di rivalsa che porta alla ricerca di un posto nel mondo, alla ricerca di un’unità in una nuova sorta di famiglia e alla crescita.
Infine 2 parole su Ned. Anche da questo capitolo si intuisce un'opera di lungimiranza che egli ha avuto: l’educazione di Theon Greyjoy. Ned è riuscito a crescere questo bambino, l’ultimo erede di Balon, come uno Stark, trasmettendogli una serie di aspettative e valori opposti alla cultura delle isole di ferro. E’ anche vero che a Balon restavano 2 fratelli che avrebbero potuto succedergli al posto del figlio, quindi questo ridimensiona l’operazione. Ciononostante, resta un piccolo capolavoro compiuto da Ned.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Per la serie come avere l’analisi pronta da una settimana e arrivare comunque per ultima ^^
Vediamo un po’ chi ci porta questa settimana.
TYRION
Ammazza quanto magnano questi!
Capitolo che dimostra l’abilità di Tyrion e anche il suo desiderio di fare in qualche modo giustizia per quanto accaduto ad Eddard Stark e alla piccola Barra. Tyrion che dimostra di aver un qualche senso dell’onore di giustizia, ma anche un certo senso di come va il mondo, riuscendo però a rimanere ingenuo in certi frangenti. Non perché incapace, ma perché sceglie di non avventurarsi fino ai più sordidi meandri della miseria umana.
Mi piace sempre molto il sodalizio Tyrion/ Varys, che sa davvero tutto di tutti ed ha un modo tutto suo di esprimersi, con leggerezza quasi.
Incontriamo un’altra delle frasi famose di ASOIAF: il potere è dove gli uomini credono che risieda.
ARYA
Curioso che Lommy ipotizzi che Gendry sia ricercato perché è il figlio bastardo di Lord Stark. Non è così fuori strada, dopotutto.
Capitolo che inizialmente suggerisce molto bene le lungaggini del viaggio per poi passare ad una sensazione di pericolo incombente, di ansia crescente.
Bello il passo in cui Arya incontra di sfuggita i lupi e dice a Yoren che Nymeria non avrebbe permesso che uccidessero suo padre se fosse stata con loro. Ingenuità di una bambina. Avrebbe potuto fare bene poco.
Straziante il pezzo in cui incontrano la donna e la bambina. Direi che verso la fine il capitolo diventa quasi claustrofobico per il senso di tragedia tutt’attorno, per la bassezza umana che suggerisce nell’ambito della guerra, con crimini perpetrati da tutti i contendenti.
DAVOS
Questo capitolo lunghissimo non finiva più!
Lo scempio degli dei e di un sistema culturale fatto con la forza. Quando si bruciano vestigia di una cultura non posso che rabbrividire. E l’atto è tanto terribile quanto dimostrano le reazioni dei presenti che sono scossi, quantunque la maggior parte non lo ammetta apertamente per paura di una punizione.
Lo stesso Davos è a disagio, eppure deve tutto a Stannis. Nonostante questo, proprio per la sua sincerità morale il lettore non è portato a dubitare di una sua faziosità.
«Sotto il mare, il fumo sale a bolle. E le fiamme ardono nere e verdi e blu.» Era Macchia che cantava da qualche parte. Forse questo riferimento può essere messo in relazione all’esplosione con l’altofuoco nelle Acque Nere durante l’attacco ad Approdo del Re?
Viene narrata la storia di Azor Ahai durante la cerimonia della spada, cerimonia che Stannis, senza nemmeno sentirlo parlare, comprendiamo ritenere un’inutile baracconata. E’ molto comico il modo in cui si presta controvoglia e poi se ne va di gran carriera, gettando una luce molto diversa da una messa in scena che è comunque suggestiva, anche se appunto viene recepita solo come “spettacolino”.
Di nuovo viene menzionata la spada portatrice di luce, con la vera storia di come venne forgiata.
Vediamo nel colloquio tra Davos e Stannis che quest’ultimo non manca di realismo, tuttavia manca di empatia. E’ un uomo schiavo del suo rancore giovanile, non solo verso i fratelli ma finanche verso gli dei veniamo a sapere.
THEON
E finalmente arriviamo a Theon e ai suoi castelli in aria, anzi sul mare. Cerco di essere breve e di toccare qualcosa di diverso rispetto ai molti spunti che avete già individuato.
Capitolo che da un lato ci presenta molto bene le informazioni principali relative alla vita sulle Isole e dall’altro ci fa conoscere per la prima volta quello che passa per la testa di Theon. E’ molto suggestivo anche il fatto che il lettore venga introdotto all’ambiente e ai fatti di pari passo a Theon che ritorna a casa come un estraneo.
Molto bello l’inizio che si gioca tutto sulle prospettive.
Bellissima la descrizione di questo castello suggestivo e poco confortevole, quasi una sfida agli elementi della natura e che parafrasa bene gli uomini cui appartiene.
Theon ci presenta subito delle massime della sua cultura di appartenenza, come la tendenza a non lasciarsi impressionare dal lignaggio, il coraggio dei suoi compatrioti, salvo poi essere il primo a pavoneggiarsi per il lingnaggio e a dimostrarsi forte coi deboli e servizievole coi forti dimostrando insomma che lui al lignaggio in realtà guarda eccome. Theon l’uomo delle mille contraddizioni e dei mille contrasti.
Vediamo che l’accoglienza non è quella che Theon si aspetterebbe, nonostante sapessero del suo arrivo.
Noto un riferimento a rare lettere che il padre gli avrebbe mandato in passato mentre era dagli Stark che avevo del tutto dimenticato. Se non altro almeno suo padre qualche volta gli ha scritto.
Lievemente comico lo zio che lo battezza così, seduta stante, quasi per disinfettarlo dei germi starkiani. Lievemente esagerato Theon che vorrebbe urlare per l’acqua salata negli occhi. E che è, candeggina?
Mamma mia che mortorio di accoglienza…
Mi è sempre piaciuta la battuta sul vento nero e sul vento grigio.
Ma tornando all’accoglienza, dopo che lo zio Aeron gli apre gli occhi sul fatto che forse non è l’unico erede ma è addirittura visto come uno Stark, Theon si lascia andare ad un lungo monologo intriso di rancore e delusione. Ned che aveva di quando in quando provato a fare il padre, ma lui più che altro da piccolo lo aveva temuto. Lady Catelyn ancora più altera e fredda, e non c’è da stupirsi. I sentimenti rancorosi e negativi per Jon. Solo Robb si salva… ma di quei sentimenti è meglio non parlare conclude Theon, rendendosi conto che alla fine niente è cambiato dalla sua partenza dieci anni prima e i sentimenti verso le altre casate sono gli stessi o persino esacerbati dopo la sonora sconfitta. E’ molto bello il passaggio in cui nota che le Isole di ferro vivevano nel passato perché il presente era troppo duro, effettivamente non saprei esprimerlo meglio. E’ proprio una caratteristica di questi luoghi continuare a bearsi delle antiche glorie, mentre sul continente tutti li considerano poco, a parte una seccatura quando si ribellano.
Significativo anche il ricordo di Patrek Mallister, il modo in cui aveva legato con lui, nonostante fossero nemici. Roba che Lord Balon lo avrebbe gettato direttamente in pasto agli squali se lo avesse saputo! Una spia di quel bisogno di Theon di legare con gli altri, meglio se suoi “pari”.
Divertente quando in relazione a suo padre nota “e io che consideravo Eddard Stark un pezzo di ghiaccio”, non c’è da sorprendersi se Lord Balon si rivela un pezzo di ferro. Ferro e ghiaccio entrambi freddi, dopottutto ^^
Veniamo all’atteso incontro tra padre e figlio… Theon compie un passo falso dopo l’altro, prima coi vestiti, poi con la collana, poi persino con le parole con cui si esprime… ma certo pure suo padre è prevenuto. Come ho sempre sostenuto e scritto nell’analisi su Theon: per Balon Theon rappresenta la prova vivente del suo fallimento, averlo davanti agli occhi significa ricordargli il suo fallimento come lord e padre, è naturale che tenda istintivamente a respingerlo. Theon potrebbe fare qualunque cosa, ma Balon non lo vuole vedere, non vuole che gli si ricordi qualcosa che non è mai riuscito a digerire. A suo figlio questo non passa neanche per l’anticamera del cervello. E molto triste che non riesca a vedere altro; certo forse Balon sarà prevenuto, ma forse davvero in Theon c’è tanto di Stark agli occhi di un estraneo. Non è però questo il vero problema, ma i suoi castelli in aria, la mancanza di contatto con la realtà come ha detto bene @***Silk*** Proprio come hai scritto, per anni allo scopo di conservare una sua identità, ma anche una sua alterità magari in un contesto dove era additato e deriso o guardato con sospetto per le sue origini, comunque non incluso del tutto, deve essersi nutrito di storie e leggende sulla sua gente, ricamandoci sopra e senza alcuno con cui confrontarsi, finendo per creare una sua propria visione della realtà delle Isole di Ferro, visione distorta, malinconica e romantica insieme. Ma allo stesso tempo quanto più o meno segretamente abbia coltivato l’idea di sé stesso come vittorioso e glorioso, probabilmente in un contesto dove non era molto considerato. In fondo sempre riprendendo Silk le opzioni erano o isolarsi e diventare malinconico, o sopperire alle mancanze degli altri con una dose di autostima autosomministrata.
Vediamo subito quanto pensi in grande, arrivando ad aspirare a Castel Granito. E ben presto arriva alle male parole con suo padre, che dà prova di scoppi di violenza gratuita, che devono essere la norma da quelle parti. Ad ogni modo dalle navi già pronte, si può capire che Balon ha già le idee chiare sul da farsi e a poco sarebbe servito un diverso comportamento di Theon, credo.
Sorvoliamo sui suoi modi da lord verso la ragazza della nave, un mero accessorio. Del resto Theon anche nel suo rapportarsi alle donne è significativo: le usa solo come strumento per compiacere e appagare il suo ego. Tra l’altro è molto divertente il fatto che lui si lamenti del ciarlare della ragazza definendola stupida, quando poi con lo zio Aeron è lui stesso a ciarlare a vanvera poco dopo ^^” Anzi credo si possa proprio tracciare un paragone tra le ingenue speranze di lei, e le stesse speranze ingenue che Theon nutre per sé stesso. Laddove lui tratta con poco rispetto la ragazza, suo zio e soprattutto suo padre trattano in modo ancora peggiore lui. Alla fine del capitolo si ritrovano in una condizione piuttosto simili, delusi, disillusi e in balia delle ire del proprio padre per essersi ai loro occhi svenduti.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
E comunque nonostante la confidenza, talvolta Theon si riferisce a Robb, nella narrazione dei propri capitoli, come Robb Stark, segno che pensi, in quelle occasioni, al Re del Nord con cui ritrovarsi un giorno alla pari e non al ragazzo con cui è cresciuto. E' un complesso non da poco, che comunque non intacca, almeno inizialmente, la consapevolezza di avere un legame più ampio con lui.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
È lampante che tutta questa smania di diventare lui il Re delle Isole e la voglia di condurre un battaglia i suoi siano figlie di quanto è accaduto a Robb. E che Robb, pure più giovane diventa Re e lui no? Sarebbe un ulteriore schiaffo morale doversi rapportare con Robb da sottoposto. A Theon l'inferiorità è stata stretta per tutta una vita e sta ancora più stretta ora. Quasi che la regalità di Robb sia un'ulteriore barriera tra Theon e gli Stark, o meglio lo Stark, perché gli altri ci dice lui di non averli mai calcolati molto. In un certo modo si è visto per lui come un mentore, un fratello maggiore e la corona di Robb viene a spezzare questa visione. Se vuole restare al passo Theon pure deve coprirsi di gloria in battaglia e ottenere una corona. È l'unico modo per essere suo pari, che poi è quello che Theon vorrebbe.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
Tyrion II.
Tyrion cerca di tener fede a quanto prefisso nello scorso POV, ossia fare giustizia. Il Lannister è consapevole che punire personaggi come Slynt o Deem non sia una vera giustizia, in quanto il mandante rimane impunito. Ed un particolare interessante, ma più che altro ai fini del rapporto con Cersei credo sia quel e non era nemmeno certo di volerlo (di punirla, ndr): fosse per lui non vi sarebbe motivo di questo astio, di un rapporto che definire pessimo è un eufemismo.
Vorrei però tornare sull'assassinio della bambina e di sua madre. All'inizio del capitolo, quando Slynt parla del delitto, verrebbe da pensare che questo Allar Deem sia un mostro inumano, di una malvagità paragonabile a quella dimostrata da Gregor Clegane e Lorch con i figli di Rhaegar. La chiusura del capitolo sta a dirci, a mio parere, che se Tyrion ha al suo servizio cento Allar Deem, allora questo Allar Deem non ha proprio nulla di speciale... Mi ha fatto ripensare alla Banalità del male di Hannah Arendt.
Arya III.
Capitoli di Arya che, nel mostrare gli orrori della guerra, vanno in crescendo. POV che trasmette un po' dell'inquietudine provata dal personaggio, oltre ad un certo senso di desolazione. Uno di quei capitoli (come almeno uno degli scorsi due POV di Arya) che non rappresentano significativi passi avanti a livello di trama, ma il sottoscritto apprezza la scelta di George (in genere poco condivisa dai più per quanto riguarda AFFC e ADWD) di mostrarci anche i viaggi, e quindi quelle parti delle storie che, solitamente, vengono saltate in toto. La cosa, ovviamente, ha i suoi pro ed i suoi contro. Quantunque poi, pro e contro, siano una questione di prospettiva. Mi piacciono molto le considerazioni di @Ellyn Reyne sulla parte descrittiva. Altre considerazioni più o meno sparse.
Il ricorso di Yoren a Koss e Kurz – i due uomini imprigionati per bracconaggio – mette bene in evidenza come i Guardiani della notte tendano a trarre il meglio dalle capacità dei propri uomini nelle varie situazioni. Mi è tornato in mente, alla lontana, il discorso di Jon Snow in AGOT per convincere maestro Aemon a ritagliare un posto per Samwell accanto a sé.
Un POV in cui Arya mostra, come sottolinea @JonSnow;, anche il suo lato più vulnerabile, quello di bambina di dieci anni: comincia ad emergere una certa paura, ed il capitolo trasmette le emozioni, le inquietudini di Arya in maniera davvero vivida.
Mi piace molto l'aggettivo utilizzato da @Lyra Stark per definire il capitolo: ed in effetti, nel finale è quasi claustrofobico. Nonostante si tratti di un capitolo “di transizione”, esso porta con sé un senso d'inquietudine non da poco.
Così come condivido in pieno le considerazioni di @***Silk*** su Yoren. Non scopriamo certo il suo spessore umano in questo POV, ma il gesto si va certamente a collocare su un piano morale che, per certi versi, può sembrare persino “inadeguato” al realismo di ASOIAF, soprattutto in una situazione del genere.
Sui lupi. Ho fatto lo stesso pensiero di Ellyn. Chissà...
Davos I.
POV che si apre con il rituale iconoclasta nei confronti del culto dei Sette Dei. Sul capitolo in questione tendo a condividere per larghi tratti molte delle analisi proposte, nonostante siano stati approfonditi punti differenti. Sarò quindi breve.
La disposizione delle navi nel porto di Dragonstone evidenzia bene come, nonostante Davos sia stato elevato al rango di cavaliere, fra la sua Casata e le antiche famiglie di cui fanno parte i vassalli di Dragonstone continui ad intercorrere una differenza sostanziale.
La sensazione di un'ineluttabile sconfitta è ancora più forte, in rilettura. Se sul piano politico-militare non vi sia neanche da discutere, le parole di Salladhor Saan sulla spada bruciata gelano del tutto qualsiasi speranza residua, anche su un piano, per così dire, più esoterico.
Spada magica 2. Finora non ho mai ritenuto credibile una riproposizione della leggenda di Azor Ahai e Nissa Nissa negli stessi termini dei racconti che leggiamo in ASOIAF, anche perché non riesco proprio ad immaginare una rievocazione esatta del rito della spada. Mi sembra sia da intendere in senso lato.
Vero è che fa specie ripensare alla quantità d'inchiostro versata su questa leggenda lungo i cinque romanzi.
Stavolta notavo, nello scambio con Pylos riguardante la lettera, quel conclusivo “... and of Cersei's infamy.” Sembra esserci, oltre all'incaponimento sulla propria pretesa al Trono di Spade, una sorta di astio “aggiuntivo”.
Sul fatto che Stannis sia o meno un uomo giusto trovo interessanti le considerazioni di Silk. Aggiungo che, in generale, etichettare quella di Stannis come una giustizia tout court sarebbe una semplificazione eccessiva. Talvolta non si tratta neanche di giustizia in senso stretto, quanto di diritto formale. Tra l'altro, andrebbe tenuta ben presente la differenza concettuale fra legge e giustizia.
E la stessa considerazione di Stannis come “re di diritto” appare drammaticamente vuota, messa di fronte alla cruda realtà. Per altro, se è vero che Stannis sul Trono equivale ad un reame sanguinante (come ci spiega Littlefinger in un noto passaggio di un POV di Eddard) allora le sue lotte non risulterebbero, nei fatti, molto più “nobili” rispetto a quelle di altri. Stannis, a mio parere, si eleva rispetto agli altri contendenti nel momento in cui decide di andare a nord. In tal senso ritengo emblematiche le parole dette a Jon Snow in ASOS:
“I was trying to win the throne to save the kingdom, when I should have been trying to save the kingdom to win the throne.”
Theon I.
Un essere umano fuori contesto. Questa è l'impressione che si ha in questo primo approccio in prima persona con il character di Theon Greyjoy. Fuori contesto in mezzo agli Stark così come in fra gli ironborn. E naturale corollario dell'essere fuori contesto non può che essere la solitudine. Mi piace la metafora della gabbia dorata utilizzata da Silk. Aleggia, in questo POV, una certa insoddisfazione perenne di fondo, a riprova del fatto che la felicità non discenda soltanto dal benessere materiale, anzi.
Ad ogni modo, se è vero che la spavalderia è solitamente sintomo di timidezza, anche in questo caso si tratta di un atteggiamento mirato ad una sorta di autotutela. La mia sensazione è che sotto l'atteggiamento superficiale, tracotante e spesso e volentieri insopportabile di Theon, sia latente un'insoddisfazione enorme, dovuta anche (forse soprattutto) all'essere perennemente fuori contesto. L'ambizione di indossare una corona, poi, mi sembra più che altro dettata da una convinzione auto-imposta per cercare di dare un senso a varie cose. Lo spiega bene Lyra citando il percorso “parallelo” di Robb. Altre considerazioni più o meno sparse.
Per altro, quando Theon arriva addirittura ad invidiare la posizione di Jon Snow, da un certo punto di vista non ha tutti i torti. Se vero che la reazione a due situazioni in potenza abbastanza simili sia totalmente differente, e che quella di Jon sia certamente quella più “propositiva” (e forse anche "positiva", in fondo), la posizione di Theon presenta delle peculiarità che la rendono non migliore di quella del futuro Lord commander dei Guardiani della notte, anzi. Cito solo, fra le varie cose, il fatto di convivere per dieci anni con il terrore di vedere la lama di Ice calare sul proprio collo.
Poi è chiaro che, misurando tutti i character con il jonsnowmetro (definizione icastica che centra in pieno un vizio abbastanza diffuso, coniata da @Aegon il mediocre nel topic su Theon) correremmo il rischio di comprendere molto poco dell'opera di Martin o, peggio, di averne una visione del tutto distorta.
Inutile sottolineare come in Theon sia il realismo, e quindi le umane contraddizioni, ad affascinarmi.
Mi piace la considerazione di Silk sull'educazione di Theon da parte di Eddard. Credo, comunque, che un passaggio del dialogo con Aeron spieghi bene come, alla fine dei conti, con Balon vivo ci fosse poco da fare.
His uncle grunted. “You warn a servant of the Drowned God, boy? You have forgotten more than you know. And you are a great fool if you believe your lord father will ever hand these holy islands over to a Stark. Now be silent. The ride is long enough without your magpie chatterings.”
Sul rapporto con Robb tendo a condividere le considerazioni aggiuntive di Jon. Si tratta di un rapporto in cui GRRM avrebbe potuto entrare un po' di più nel merito, ma tutto sommato a me sta anche bene questo detto non detto. Mi ha colpito sin dalla prima lettura di ASOIAF il passaggio seguente (da ADWD) che trovo struggente come pochi:
[…] Robb che era stato per Theon un fratello, più di ogni altro figlio generato dai lombi di Balon Greyjoy. "Ucciso alle Nozze Rosse, macellato dai Frey. Avrei dovuto essere con lui. Invece dov'ero? Sarei dovuto morire al suo fianco."
Per altro, trovo un po' “strano” che, invece, per quanto riguarda Jon non ci sia un passaggio di un'intensità simile dopo l'aver preso conoscenza del Red Wedding. Vero è che George effettua un piccolo salto fra il ritorno a Castle Black ed il primo pensiero sulla morte di Robb e Grey Wind. Mi aspettavo comunque qualcosa in più, ma ne riparleremo più in là.
Invece sul piano narrativo, ricordo una discussione di un paio di anni fa in cui dibattevo con alcuni colleghi di fandom riguardo il destino del personaggio. C'era addirittura chi vedeva nel futuro di Theon un potenziale ruolo da lord o addirittura re delle Iron Islands. Sul punto, a maggior ragione rileggendo questo capitolo, non ho cambiato opinione. Più in generale, rimango dell'idea che il cambiamento dal Theon dei primi due romanzi fino a quello di ADWD passando da Reek, racchiuda in sé una storia. È anche vero, però, che per quanto affascinanti possano essere le costruzioni e gli sviluppi dei personaggi, essi siano sempre funzionali alla storia, e non il contrario. Lo stesso Jon Snow, individuato dai più come “l'eroe principale” della saga, è funzionale alla storia: se Martin in TWOW lo recuperasse per i capelli sarebbe solo perché rappresenta (forse) l'unico possibile punto di convergenza delle forze degli uomini in ottica Estranei. Tornando a Theon, non escludo una sopravvivenza nel medio termine (come non la escludevo allora) ma per il momento non immagino, nel futuro, una funzione “chiave” per il personaggio in questione nell'economia della storia. Pur non escludendo niente. Vedremo.
Postilla. Ho trovato una certa ironia nel passaggio “[...] He prided himself on keeping his weapons sharp.”
Vero! Ci ho ripensato anche io in questi giorni
Come pure molto condivisibile la tua osservazione su quel passaggio da ADWD che è molto suggestivo e denso di significato e, come hai scritto, risalta davvero la mancanza di un qualcosa di simile in un POV di Jon.
Credo che con Theon Martin abbia volutamente deciso di darci le informazioni più personali e più mirate sul suo rapporto con gli Stark dopo il tradimento, così come abbia voluto saltare a piè pari eventuali dilemmi di coscienza. Era tutto funzionale all'effetto sorpresa e al volerlo dipingere in un certo modo per creare maggiore contrasti nel lettore in ADWD.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
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Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
Su Stannis sono d'accordo con te. Infatti la sua sensibilità repressa di cui parlava anche @JonSnow; vedremo che anche in ACOK, di tanto in tanto, risale in superficie. Il punto che volevo più che altro mettere in luce è che sia Stannis, come anche Jon Snow sono dei character che tendono ad essere enfaticamente idealizzati in genere, mentre anche loro, né più né meno degli altri personaggi, hanno le loro ombre.
Vedi la ligia aderenza al diritto, ma anche il senso esasperato di giustizia e verità che passa attraverso il POV di Davos, che però se letto nei dettagli lascia trasparire contraddizioni: accettazione della farsa versus rifiuto delle menzogne di forma nella lettera. Questo per me traduce una forte volontà di rivalsa e vendetta dietro cui si nasconde un rancore ancora più forte, mitigato dal suo conservatorismo (Jaime per quanto Kingslayer è pur sempre un cavaliere, come lui stesso per quanto non amato è pur sempre il re di diritto) che nel suo caso è anche autoreferenziale.
Vedi anche tu nel caso di Jon Snow l'episodio di maggiore sensibilità che Theon ha verso Robb, o per restare ancorati a questi 4 capitoli l'evidenza dell'autoreferenzialità della sua sfortuna e tristezza quando si trova di fronte al desiderio di Edd.
Sul jonsnowmetro nell'analisi dei personaggi, temo che sia un vizio abbastanza diffuso, come rilevate sia tu sia @Aegon il mediocre.
Il mio paragone probabilmente dovrebbe essere esteso anche a Robb, perché questo trio esemplifica bene le potenzialità di una educazione simile che danno risultati molto diversi a seconda delle peculiarità del personaggio, ma anche della dose di fortuna che lo accompagna (come ci ricorda bene Woody Allen in Match Point).
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Io trovo che nel caso di Theon il confronto con Jon Snow sia del tutto legittimo, sono entrambi esponenti di una marginalità rispetto a un gruppo codificato e presentano affinità e contrasti. È proprio tra loro due che tale confronto acquisisce senso. Perciò mi sfugge questo riferimento, e forse velata critica? all'uso di un cosiddetto Jonsnowmetro (che poi a ben vedere, concettualmente, come definizione di un fenomeno risulta essere figlia di pregiudizio tanto quanto quello che vorrebbe sfatare, il solito problema delle etichette).
In questa circostanza il paragone è quasi obbligato, si propone in modo naturale e mi è piaciuto il modo in cui lo ha sintetizzato @***Silk***.
Quanto all'includere anche Robb in una sorta di triade, avrebbe senso sino a un certo punto, laddove va considerato che tra i tre, lui rappresenta il percorso e lo status di aspirazione degli altri due. È, in un certo senso, il loro metro di paragone, destinato a essere agognato e guardato con invidia e un pizzico di rancore allo stesso tempo. Si ritrova in una, seppur scomoda con l'andare del tempo, posizione privilegiata e compiuta che impedisce di rapportarlo agli altri due, oltre al non secondario fatto di non poter conoscere i suoi pensieri.
Tra Jon Snow e Theon, però, è quest'ultimo che ne ricalca quasi in pieno le gesta in una specie di macabra parodia.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
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Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
@Lyra Stark riguardo l'allusione al jonsnowmetro mi riferisco sostanzialmente all'analisi di un personaggio prendendo come riferimento la figura (spesso e volentieri idealizzata) di Jon Snow. È un metodo, questo, che trovo abbastanza limitante, se non deviante. L'allusione è dovuta al fatto che proprio Theon sia una delle vittime preferite del jonsnowmetro, e ciò appare, per certi versi, abbastanza scontato, visto che come sottolinei tu stessa il raffronto fra i due è quasi inevitabile. E di fatti io stesso ho tirato più volte in ballo Jon Snow all'interno del mio intervento: non sto quindi contestando l'analisi tramite il raffronto dei due personaggi.
Ma un conto è analizzare dei personaggi - anche tramite il raffronto fra di essi - in maniera obiettiva - e sul punto condivido pienamente la riflessione di Silk sull'idealizzazione dei personaggi e la capacità di coglierne (o meno) anche le ombre - mentre un altro è farsi accecare dalla luce emanata da un'idealizzazione di alcuni di essi che poi non trova, palesemente, riscontro fra le pagine dei romanzi. La mia, comunque, era una considerazione di carattere generale che esula dal tuo commento di Theon I (di fatti mi è "partito" il trattino, ma sarebbe da intendersi legata alla considerazione precedente).
Secondo me dipende in che ottica si paragonano i 3.
A guardarli dal punto di vista che ho espresso nel mio primo post, di un arco di rivalsa, @Lyra Stark hai ragione, Robb ci azzecca poco. Da questo punto di vista vediamo come la condizione di ostaggio e di diritto di sangue negato portano Theon ad una improbabile rivalsa da "predestinato" per sangue, che, una volta riportato nell'ambiente d'origine a lui estraneo e che non sa/può gestire, sfocia in un'arraffazzonata rivalsa negativa. Mentre la condizione di bastardo non avente alcun diritto di sangue portino a Jon quella fame positiva che lo portano ad un arco di rivalsa positivo e reale, ma questo anche perché Jon ha la fortuna di trovarsi davanti personaggi come Tyrion, Donal Noye, Jeor Mormont e Maester Aemon. Se anche Jon si fosse trovato una guida come Balon Greyjoy non so come sarebbe finito. Per quanto a Jon va senz'altro riconosciuta un maggior acume nella lettura della realtà, che gli deriva dallo status di bastardo, dallo scherno che può aver subito a Winterfell, non tanto da Ned e i mezzi fratelli, ma dagli abitanti e lo staff del castello e dalle difficoltà a cui Cat lo ha esposto.
Nell'espandere il paragone anche a Robb, secondo me si passa più su un piano educativo-ambientale. I 3 condividono la stessa educazione - un po' troppo protettiva degli Stark (vedi Robb e Jon che a 14 anni ancora non si allenano con spade di ferro) - e, per assurdo, da questo punto di vista il risultato migliore è Theon. Ned è riuscito a cambiarlo ed estraniarlo dalle tradizioni d'origine. Finché i 3 sono a Winferfell, Robb non ha un vero e proprio rivale o contraltare verso cui migliorare perché la sua posizione lo pone senz'altro al di sopra di Theon e Jon, ma anche dei fratelli e sorelle e questo ne mina le capacità di rapportarsi ai suoi pari. Theon si sente suo pari, ma vuoi per la condizione di ostaggio, vuoi per la maggiore età, sente sempre il bisogno di superarsi e di dimostrare la sua forza ed il suo potere, questo suo fermarsi in superficie per non approfondire il suo status gli impedirà comunque di sapersi rapportare segnatamente alla realtà, e la partecipazione alla campagna di successo di Robb in AGOT esaspererà la sua incapacità di rapportarsi alla realtà (basti pensare che si riteneva capace di conquistare e soprattutto mantenere le terre dei Lannister).
Jon che lascia prima Winterfell e gli altri 2, si trova altrettanto spaesato nel suo rapportarsi alla realtà idealizzata conosciuta a Winterfell ma è l'unico che ha la fortuna di trovarsi in una posizione tale per cui possa considerarsi ancora apprendista e di personaggi di un certo rilievo, già citati sopra. A differenza di Robb che non può che porsi da persona fatta e finita, nonostante non lo sia, e può contare solo su Brynden e Cat, che non sono certo poco, ma non sono stati educati alla leadership.
Poi sul macabro ripercorrere le gesta di Robb da parte di Theon, mi trovi assolutamente d'accordo è una sorta di arco parallelo condotto, a differenza di Robb, con superficialità: la stessa superficialità che gli impedisce a Winterfell di pensare alla sua condizione, viene poi applicata all'accettazione della proposta di Balon di spostare le proprie mire verso Winterfell, perché la sua necessità di rivalsa lo acceca ed anxhe la sua necessità di accettazione da parte della famiglia di origine. Diciamo che si lascia trasportare dalle onde senza troppo spirito critico.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Mah ......non si dovrebbero confondere le vicende raccontate nei libri con quello che viene tratteggiato nella serie ,dato che la caratterizzazione di un personaggio e’ diversa tra loro,certamente per un fenomeno di spettacolarizzazione e probabilmente di identificazione che nella serie è certamente voluto.
A parte il fatto che ognuno poi si costruisce il metro di riferimento che vuole in base a come “legge ed interpreta un personaggio “ partendo da dati che ha recepito (nella serie essenzialmente che qui non c’entra affatto).
La cosa più interessante comunque è che ,nello specifico metro di misura ,il paragone tra Jon e Theon lo ha fatto proprio Martin in una sua recente intervista per cui .....non capisco ....ecco ma probabilmente per un limite mio
Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei miei bellissimi ed elegantissimi avatar e firma
;
« I am a wolf and I fear nobody. »
''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''
« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »
''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.
In realtà è proprio lo stesso Theon a tirare in ballo un riferimento a Jon Snow nel recente PoV che abbiamo letto, motivo per cui continuo a non capire il discorso.
Avrò lo Jonsnowmetro tarato male.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
Non credo.
Ripeto Martin in persona ha parlato di Jon ,del fatto che tutti vorrebbero essere lui o lo amano e per associazione mentale ha parlato dell’invidia che il polipetto nutriva per Jon .
Questo vuol dire che se Jonsnowmetro deve essere ,beh Martin di certo lo ha tarato in modo chiarissimo e preciso.
Se poi non vogliamo usare il sistema metrico decimale forse la sua taratura cambia ,ma non credo di tanto dato che Martin, nella famosa ,recente intervista
Spoiler intervista Martin agosto 2017
ha detto che Jon e la biondina con trecce dovevano incontrarsi
in un incontro ravvicinato non so di quale tipo
Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei miei bellissimi ed elegantissimi avatar e firma
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''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''
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''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.
57 minutes fa, Lyra Stark dice:In realtà è proprio lo stesso Theon a tirare in ballo un riferimento a Jon Snow nel recente PoV che abbiamo letto, motivo per cui continuo a non capire il discorso.
Avrò lo Jonsnowmetro tarato male.
Tra l'altro, nel capitolo specifico, Theon non si ricollega a Jon neanche in quanto individuo, ma in ciò che egli rappresenta. Cioè un altro emarginato dal branco, con l'aggravante di essere un bastardo e dunque un soggetto che non dovrebbe godere di maggiori attenzioni da esso rispetto ad egli stesso, che gode invece di uno status da nobile erede. Il confronto che Theon stesso mette in pratica in realtà è un gioco delle parti, l'ennesima estensione del desiderio recondito di accettazione Starkista, né più né meno.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.