AGOT, capitoli 53-56.
Bran VI.
Robb ha radunato i vessilli, che accorrono alla chiamata del Lord di Grande Inverno. Il meta-lupo si prepara a scendere in guerra.
Si apre con l'arrivo dei Karstark. Si coglie l'occasione per sottolineare come essi abbiano sangue Stark nelle vene. Eppure, Bran ritiene che non abbiano affatto l'aspetto degli Stark, essendo imponenti, minacciosi, i volti coperti da fitte barbe, capelli lunghi oltre le spalle. Ciò potrebbe apparire curioso, ma non dobbiamo dimenticare che gli Stark che Bran (ed il lettore) conosce sono i propri fratelli ed il padre (rispetto al quale i figli – Bran compreso – presentano delle notevoli differenze fisiche, ad eccezione di Arya e Jon, il quale, chiaramente, merita un discorso a parte).
«Il valore di un uomo non si misura dalla presenza della parola "ser" davanti al nome.» Le parole di maestro Luwin evocano un tema ricorrente in ASOIAF, rispetto al quale (in un verso o nell'altro) personaggi come Jaime Lannister, Sandor e Gregor Clegane ne sono esempi emblematici.
V'è una maggiore consapevolezza di come la vita del ragazzo sia cambiata dopo la caduta, anche se abbiamo – nel corso dello stesso capitolo – degli alti e bassi che forse però, più che di consapevolezza, sembrano riferibili allo stato d'animo di Bran, che finisce per avere momenti di sfogo in presenza di Luwin. Emblematico che – rispetto al fatto di essere deriso – pensi: "Che facciano pure". […] Nella sua stanza non c'era nessuno a deriderlo, ma lui non avrebbe trascorso l'esistenza a letto.
La seconda parte si apre con alcune riflessioni di Bran, focalizzate sul suo rapporto con gli Antichi Dei, gli dei di suo padre. Emblematico come egli trovi conforto nei profondi occhi rossi dell'albero del cuore. Allo stesso tempo, con il senno di poi, lascia un senso di amarezza la preghiera del piccolo Stark. «Vi prego, fate che Robb non vada via. […] Vi prego, fate che rimanga. O se deve andare, fate che ritorni a casa sano e salvo, assieme a nostra madre, a nostro padre e alle ragazze... e fate anche che il piccolo Rickon capisca.»
Si sottolinea come Rickon sia diventato più selvaggio di una tempesta d'inverno al momento di apprendere la notizia della partenza di Robb. Rickon rappresenta di certo uno Stark atipico rispetto a quelli che Martin ci fa conoscere in ASOIAF, ma nonostante tutto è forse – potenzialmente – il più vicino ai canoni degli Stark di un tempo. Brandon Stark (fratello di Eddard) rappresenta forse l'esempio più recente dei caratteri degli Stark dei tempi che furono.
Rickon è un bambino, però non nascondo che le scelte che Martin potrebbe operare tendono ad intrigarmi non poco, anche alla luce dei caratteri evidenziati. Tra l'altro, il fatto che sulle sue tracce sia stato messo Davos Seaworth rende tutto ancor più interessante .
Capitolo che ci dice diverse cose anche per quanto riguarda Robb Stark, un ragazzo che pur in mezzo a qualche incertezza dimostra di essere cresciuto molto.
«Non voglio andare» aveva risposto Robb scuotendo con decisione il capo. «Devo andare.»
Viene evidenziata maggiormente la dicotomia Robb il fratello/Robb il lord. In particolare, per Bran il secondo è sostanzialmente un estraneo. Il fatto che Robb ceda a dei momenti di sfogo con il fratello più giovane non lo sminuiscono, rendendolo semplicemente più realistico. E in fondo, la scena dell'assalto di Grey Wind nei confronti di Grande Jon è l'ennesima riprova che quando un uomo ha paura può essere coraggioso. Facendosi coraggio in un momento di grande paura, Robb conquista la lealtà di Grande Jon, seppur in maniera poco ortodossa (v'è da dire, però, che probabilmente lo stesso Grande Jon è un personaggio sui generis). Insomma, il giovane erede di Eddard Stark riesce a mettere da parte le proprie paure e le proprie incertezze, conquistando passo dopo passo i lord del Nord. Sarà dopo il Bosco dei Sussurri e la vittoria su Jaime Lannister, che essi gli riconosceranno un vera e propria leadership. In questo capitolo lo mettono più che altro alla prova, e non trovo nulla di strano nella richiesta di Roose Bolton di assumere il comando militare.
Sulla lettera di Sansa (rectius: Cersei) ho trovato significative le parole di Bran. «Ha perduto la sua lupa.» Segue poi il racconto del ritorno delle ossa di Lady a Grande Inverno, un grande gesto da parte di Eddard. Ci viene raccontata l'inumazione della giovane meta-lupa e la reazione dei suoi fratelli, accecati dal dolore. La scena è tremenda, struggente, di un'intensità che si fa ricordare all'interno del romanzo.
Fra le altre cose, curiosa l'affermazione di Osha nel momento in cui parla a Bran degli Estranei. Ella afferma: «Noi del popolo libero... noi ricordiamo.»
Il capitolo si chiude con l'addio a Robb, che guida l'esercito a sud per affrontare Tywin e Jaime Lannister. Ribadisco che nonostante i momenti di debolezza, Robb Stark dimostra un coraggio immenso.
PS. da notare come Bran contempli l'opzione Theon Greyjoy per il comando dell'esercito del Nord. Sembrerà un'ipotesi poco realistica, eppure anche in Catelyn VIII verrà fatto nuovamente cenno a questa possibilità.
Daenerys VI.
Il capitolo successivo alla morte di Viserys. Si apre con il botta e risposta tra Daenerys e Drogo sull'opportunità di attraversare il Mare Stretto per riprendersi il trono appartenuto alla sua stirpe. Per ora, Drogo è decisamente orientato per il no.
Il dialogo successivo, quello con Jorah, mette in luce un aspetto curioso. Mormont parla di tornare a casa. Ma giustamente Daenerys pensa che egli una casa dove tornare l'abbia, e cioè l'Isola dell'Orso, chiedendosi quale invece sia la sua, di casa. Allo stesso tempo, però, la Khaleesi sente dentro di sé di dover tornare nel Continente Occidentale, riprendendosi il Trono di Spade (in questo frangente, per metterci suo figlio Rhaego). È interessante in tal senso la riflessione dell'ultima principessa Targaryen.
"Se io non fossi il sangue del drago, questa potrebbe essere la mia casa" […] Per qualsiasi donna, tutto questo sarebbe stato più che sufficiente... ma non per il drago. Viserys non c'era più, e adesso era lei l'ultima rimasta. In assoluto. Daenerys Targaryen, Nata dalla Tempesta: seme di re e di conquistatori. Anche la vita dentro di lei era dello stesso seme. Non doveva dimenticarlo.
Segue la visita al Mercato Occidentale, dove l'attentato a Daenerys viene sventato da un ser Jorah ormai rapito dal fascino della Khaleesi.
Verso la conclusione, il gesto di appoggiare le uova di drago all'interno del braciere è un chiaro segnale di avvicinamento a quello che avverrà nell'epilogo. Gesto che Daenerys compie per istinto, senza nemmeno sapere perché. Come non c'è una spiegazione chiara, del resto, dietro alla nascita dei tre draghi dalla pira funebre di khal Drogo.
Si chiude con la solenne promessa di Drogo di donare i Sette Regni al proprio figlio Rhaego. Altra scena potente, intensa. Drogo aveva già dimostrato di non essere un dothraki comune, tant'è che anche Daenerys si rende conto della sua maggiore apertura, ma in questa promessa c'è qualcosa di straordinario.
Catelyn VIII.
Cat incontra il figlio Robb lungo la Strada del Re, presso il Moat Cailin. Al pensiero di sapere che Robb stia guidando un esercito ha una reazione di paura, ma anche di orgoglio. Ed è evidente anche ai suoi occhi come il proprio figlio sia cresciuto.
"Mio figlio sta guidando un esercito in guerra" […] Un anno prima era solo un ragazzo. Cos'era diventato adesso?
Intanto, a sud, i combattimenti sono già iniziati.
Altre considerazioni.
Roose Bolton non perde tempo nel domandare a Catelyn di Tyrion Lannister. Indipendentemente dai sospetti alimentati con il senno di poi, il Lord di Forte Terrore dimostra di essere un uomo abile.
Theon, nel momento in cui i lord lasciano la sala, rimane. Questo è significativo.
Sempre su Theon: viene citato per la seconda volta come possibile comandante sul campo dell'esercito del Nord, seppur Catelyn ammetta che non sarebbe stato la sua scelta.
Catelyn cita la triste sorte dei figli di Rhaegar per far capire a Robb di cosa i Lannister sarebbero capaci in caso di esito favorevole della guerra. La reazione di Robb è emblematica, e denota come effettivamente si sia di fronte ad un vero Stark (per citare Grande Jon), nel senso che tenendo in considerazione l'opinione di Eddard in merito a quella triste storia e la reazione di Robb (che un momento prima si era mostrato indeciso) possiamo affermare di ritrovarci di fronte al figlio di Eddard Stark.
Nei giovani occhi del figlio Catelyn vide la paura ma anche la forza. «Allora non sarò sconfitto.»
Robb comincia poi a mostrare le sue doti di condottiero. Alla fine trae il meglio dai piani dei Glover/Karstark e da quelli degli Umber, elaborando un piano rispetto al quale viene difficile ipotizzare scelte migliori.
Due parole riguardo al consiglio di Catelyn sul comando della fanteria. Se con il senno di poi il nome di Roose Bolton farà storcere il naso a molti, è anche vero che sulla carta si tratta di uno dei migliori comandanti a disposizione di Robb per affrontare una situazione di questo tipo.
Tyrion VII.
Breve capitolo, in cui Tyrion giunge all'accampamento Lannister assieme agli uomini dei clan delle montagne.
Nel dirigersi all'accampamento, Tyrion fa una breve riflessione sull'eccesso di partecipazione nei consigli per quanto riguarda gli uomini dei clan. Il Lannister trova assurda l'opinione che la voce di ciascun uomo dovesse essere udita in consiglio, per cui discutevano qualsiasi cosa all'infinito.
V'è un passaggio importante, all'interno del POV, per quanto concerne il rapporto di Tyrion con il padre (e forse con se stesso).
Quando aveva su di sé gli occhi del padre, diveniva dolorosamente consapevole di tutte le proprie deformità e deficienze fisiche.
Tywin ha enormi responsabilità per quanto riguarda le sofferenze del figlio. D'altro canto, qui è evidente come al di sotto dell'armatura sia talvolta difficile riuscire a rimanere indifferenti rispetto a certe situazioni, in questo caso di fronte al proprio padre, che in ogni occasione ha fatto pesare a Tyrion il fatto di essere un nano e, nondimeno, di aver causato morte di Joanna. Paradossalmente, Tyrion è il figlio che più gli somiglia.
Tywin, in questo POV, sottovaluta Robb, il quale riuscirà invece a beffarlo. Non nascondo che sarebbe stato interessante assistere ad uno scontro sul campo tra i due.
In chiusura, viene evidenziata la capacità di Tywin nell'adattare la propria abilità diplomatica con gli uomini dei clan delle montagne, convincendoli a scendere in campo dalla parte dei Lannister.
Bran:
L'essenza del Nord tra vessilli nel vento, momenti di incertezza, superstizioni religiose e percezione di pericoli incombenti. Bran ricopre il ruolo di primo osservatore e non è esente dalle consuete riflessioni sulla sua condizione, verso cui si dimostra in parte cresciuto e in parte volubile, passando dall'indifferenza verso la derisione a importanti reazioni emotive, come nello sfogo con Luwin. La condizione continua a pesargli, ma con più consapevolezza rispetto a prima. L'invocazione presso gli antichi Dei è un atto totalmente spontaneo, un'evoluzione di un timore istintivo. In un certo senso Bran si appella a loro non per fede, ma mediante un'idea di soggezione e suggestione, percependo i volti negli alberi come figure di profonda saggezza e, quindi, potere. La conversazione con Osha ha invece l'obiettivo di porre il focus al di là della Barriera e cioè verso lo snodo narrativo di Bran, il cui lato esoterico avrà un ruolo sempre maggiore. Proprio dalle parole di Osha nasce una sensazione di impotenza e paura, con una certezza nell'ombra che non lascia adito ad altre considerazioni. Attraverso i sui occhi si prende poi un principio di confidenza con l'esercito del Nord e i relativi alfieri, con varie piccoli aspetti da egli notati che pongono una differenza tra gli uni e gli altri.
Come spesso è solito fare, Bran continua a scindere le figure di Robb tra il fratello maggiore ed il Lord, probabilmente tale divisione non è altro che il modo con cui egli denomina la sua maturazione. Nonostante possa essere in parte impreparato o incerto, Robb si dimostra per ora all'altezza del ruolo, riuscendo a districarsi tra i vari Lord. Come è sottolineato, egli si rivela in grado di dissuaderli e di far prevalere la propria volontà su di loro, senza che quest'ultima sia percepita come un'imposizione. Segno evidente che, molto probabilmente, Robb non sia stato affatto sprovvisto di carisma. La scena con il Grande Jon non mi è infatti sembrata una bravata impulsiva, al contrario di altre sue azioni precedenti, bensì un modo per solidificare la propria posizione, già precaria a causa della giovane età, che non conferisce quel tipo di aura che porta all'obbedienza. Ben presto, comunque, quell'indole impulsiva muterà in una più equilibrato sfogo di decisione.
Le parole di Bran alla lettera di Sansa hanno un retroscena filosofico e non suonano come un'accusa o una nota negativa, bensì rammarico. Con tale frase Bran suggerisce una sorta di disconnessione personale tra la sorella e il nucleo familiare, che l'ha allontanata da un certo stile in favore di un altro. Sorprendente è che il tutto sia più un modo di esentarla da colpe, sottraendosi alla facile condanna con una sorta di giustificazione. E' qui forse che il bambino Bran mostra cenni di quella stessa saggezza che mirerà a raggiungere in futuro.
Il fatto che Robb si apra quasi quotidianamente a Bran e non gli risparmi molti dettagli, talvolta anche aspri, è sempre più segno di una sua personale sensazione di solitudine e abbandono, che sfocia nella necessità di una figura paritaria su cui fare affidamento. Figura che, come già detto, potrebbe avere in Theon ma che non soddisfa del tutto il bisogno, dato che non fa parte della famiglia. Jon sarebbe la risposta più adatta, il supporto psicologico definitivo.
Rickon manifesta invece comportamenti che si rivelano essere la sigla finale sull'accostamento allo zio Brandon, di cui è degno erede. E' un bene che abbia una così personale linea di differenziazione, anche al punto di essere ingestibile. In ogni caso il piccolo in questo capitolo ha avuto ragione nel rifiutare ogni parola di conforto, affermando che ''tanto non torna mai nessuno''. Perché sarà così anche per Robb.
Daenerys:
Come sottolineato esplicitamente anche nel capitolo in questione, si procede sempre più sul canone della ragazzina che matura attraverso mille avventure e meraviglie con cui interagire. Ella avverte ormai l'ingombrante necessità di ritrovare un senso di appartenenza, uno scopo, un qualcosa di definitivamente suo. Pertanto persegue la volontà di approdare a Westeros e così prova l'opera di convincimento su Drogo. In effetti è palese come non vi sia ancora un'ambizione e una pretesa egoistica nel suo desiderio, che più che una visione di riconquista è una visione di riequilibrio, di romantico ritrovamento personale. Si procede poi spediti verso il tentativo di avvelenamento e dietro questo sviluppo narrativo si celano ancora tanti nodi e spiegazioni controverse. Se davvero Varys ha avallato la volontà di Robert Baratheon di uccidere Daenerys, muovendosi in tale direzione, allora qual era lo scopo della ragazza nei loro piani? Non essendo ella così inutile, visto che porterebbe con sé un largo esercito e rappresenterebbe di suo la più valida opzione matrimoniale per Aegon, mi sorprenderebbe se fosse stata realmente valutata sacrificabile. Quindi la questione è per il momento ambigua o forse è solo uno dei tanti buchi logici che possono capitare in una vasta opera. In ogni caso Ser Jorah, più invaghito che mai, riesce a metterla in salvo. Dal triste evento Daenerys riesce anche ad ottenere ciò che voleva e cioè un'apertura da parte di Drogo ai suoi progetti. Come si suol dire non tutti i mali vengono per nuocere. Ovviamente la promessa di Drogo è una delle parti più intense del primo libro, ma oserei dire che in forma scritta non rende quanto in forma visiva, laddove quest'intensità è ancor più riscontrabile e coinvolgente. Jason Momoa diede il meglio di sé.
La scena con le uova di Drago conferma una sorta di capacità sensoriale di Daenerys o comunque una connessione insita in lei verso i draghi. Come si è più volte detto e ridetto, vari Targaryen prima di lei hanno manifestato capacità particolari in questo senso, dunque ritengo tale ''potere'' molto probabile per lei. Dopotutto la stessa Dany è uno dei pg meno cerebrali di ASOIAF e il più delle volte userà l'istinto invece della logica per raggiungere l'obiettivo e la direzione corretta.
Catelyn:
Nonostante sia spesso criticate per la morbosità dimostrata nei confronti del primogenito, direi che in questo capitolo Catelyn si comporti al meglio delle sue possibilità, dando i migliori consigli per una posizione di quel tipo, nonostante sia una donna e quindi non meglio indicata per la belligeranza dei tempi. Roose emerge già ora come figura ambigua, scaltra e cinica. Nel confronto con Robb ella diviene più una consigliera neutra che una madre, testando anche il proprio figlio su taluni punti. Non è chiusa ai suoi timori, anzi, ma è altrettanto rigida nel fargli notare l'impossibilità di indietreggiare e il dovere di perseverare nei propri intenti nonostante la situazione possa essere sfavorevole. Ella soppesa anche lo spessore degli alfieri di Ned quando cita Roose Bolton e Rickard Kastark, lasciando intendere che non possano garantire una fedeltà cieca rispetto ad uomini come Jon Umber. Perfino militarmente non dà consigli propriamente sbagliati, dato che, anche a riguardo della Forca, a meno di avere facoltà di precognizione, un uomo più freddo e riflessivo è militarmente più adatto a quel particolare compito rispetto ad un uomo esclusivamente impulsivo e temerario. Quindi tutt'ora non mi sento di condannare Cat, a maggior ragione nel capitolo corrente, per il ruolo che in tale momento deve ricoprire. Ed altrettanto Robb emerge come particolarmente predisposto a strategie e ruolo militare, dove si può dire abbia dato il meglio di sé.
Ps. Sia nel capitolo di Bran che in quello di Catelyn, Robb non fa a meno di citare la propria istintiva paura nei confronti di Roose Bolton. Questo timore basato semplicemente sull'apparenza si rivelerà invece profetico.
Tyrion:
Primo confronto tra Tyrion ed il padre per il lettore. Tywin emerge per ciò che è, un uomo pragmatico, orgoglioso, spietato, privo di mezze misure e compromessi. D'altro canto Tyrion non può che adoperare il sarcasmo e la beffa per sfidarlo e rifocillare sé stesso dalla pesante sensazione di inadeguatezza che lo sguardo dell'anziano leone innesca in lui. Nonostante le parole taglienti e il fatto che ribatta celermente, il folletto non è indifferente all'odio e al rancore paterno, che tutt'al più lo hanno costretto a un risultato di autocommiserazione e facile ironia con cui affrontare il mondo. Indicativo, poi, che Tywin non veda la vera minaccia in Robb Stark e nel suo esercito, quanto in Stannis Baratheon, segno che al netto delle tante prese in giro sulla sua rigidità e inflessibilità, tutti siano a conoscenza del suo valore sotto il profilo mentale e militare, oltre che della sua indissolubile risolutezza. In effetti Stannis è per i Lannister il primo vero e proprio nemico, il vero ostacolo della Guerra dei Cinque Re, per quanto possa sembrare il contrario. Nonostante Kevan perda la pazienza e consideri l'atto degli uomini dei Clan come un affronto, Tywin considera solo l'opportunità e il guadagno, riuscendo ad ottenere un vantaggio non quanto valido stratega, ma quanto insuperabile opportunista. Quindi in un certo senso il cap è atto a presentare il capostipite Lannister con tutti gli onori del caso.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
Volevo fare un post unico di recupero, ma andando per le lunghe ho preferito dividere in 2. La prima parte è 38-47.
Ci ho messo un po’, pardon!
Non dovrei dilungarmi troppo sui capitoli vecchi ma, scusatemi, con quelli di Ned, non posso fare altrimenti. Li abbiamo tutti in questo libro e devo cercare di cogliere ciò che non ho ancora colto nelle letture precedenti…
Eddard X
E’ il capitolo in cui Ned sogna la Torre della Gioia. Se non lo avessimo ancora capito, ci viene subito ricordato nuovamente il letto di sangue. Non discerne più i volti dei suoi compagni di un tempo, ma le 3 guardie reali sono ancora vivide nel suo sogno, forse a sottolineare la grandezza dei 3 cavalieri che fronteggiò, o forse a sottolineare qualche altra cosa che non saprei dire.
Il dialogo con loro è ben costruito: il primo a rispondere è il comandante confermando la loro assenza al Tridente. Avevano un compito più importante rispetto alla difesa di Rhaegar, oppure Rhaegar stesso aveva loro ordinato di dedicarsi ad un compito di maggiore importanza rispetto alla sua difesa.
Alla seconda domanda sulla loro presenza a KL, risponde di nuovo il comandante, ammettendo la loro distanza e sottolineando la negatività di Jamie. Ho visto che questo particolare ha colpito Aemon, secondo me si tratta di un tassellino messo da Martin per portare il lettore a ritenere Jamie una figura negativa, perché riportato dal suo comandante. Non dimentichiamoci che la negatività è comunque filtrata dalla percezione di Ned e che, alla luce degli intrighi di potere tra Tywin ed Aerys, sarebbe, in ogni caso, una percezione lecita. La loro assenza anche da tale luogo denota ancora di più un ordine ricevuto da un più alto in grado (Rhaegar), oppure un compito più importante da svolgere rispetto alla difesa del loro re. In questo caso, ritengo si più probabile la prima opzione perché il re vale più dell’erede al trono, a meno che i 3 cavalieri non fossero invischiati nei piani che Rhaegar avrebbe dovuto attuare al ritorno dal Tridente.
Ned prosegue nel rilevare la loro assenza anche da Capo Tempesta, dove i Redwyne e i Tyrell gli si sono arresi. Questa volta risponde Arthur, come a dire che loro non si sarebbero arresi.
Ned riporta anche la fuga di Darry con quello che era ritenuto l’erede al trono designato da Aerys dopo la morte di Rheagar, o comunque ritenuto tale dai lealisti una volta ucciso anche Aegon. Questa volta risponde Oswell rimarcando che loro non sarebbero fuggiti. Intervengono anche gli altri 2 sottolineando il loro giuramento. Quindi il loro giuramento li ha legati alla Torre della Gioia e questo legame sarei portata a credere che derivi da un ordine di Rhaegar che non contrastava gli ordini che avevano ricevuto da Aerys prima della partenza. Come ci ricorda il prologo, una volta distaccati valgono gli ordini del più alto in grado. E alla Torre della Gioia, l’unico membro della famiglia reale che avrebbe potuto dare ordini a cui legare le guardie reali ed il loro comandante era Rhaegar. Se ha voluto che Jon fosse difeso ad ogni costo, c’è la quasi certezza che almeno per Rhaegar Jon fosse il principe promesso.
Inoltre, l’importanza e la serietà con cui le guardie reali si pongono verso il loro giuramento va in parallelo alla sacralità con cui Ned si pone verso la promessa fatta alla sorella.
Vorrei citare anche la descrizione di Dawn, perché sono convinta che avrà un ruolo:
The blade was pale as milkglass, alive with light.
Interessante anche l’immagine finale del sogno: una tempesta di petali di rosa blu come gli occhi della morte volano contro un cielo con venature di sangue. Le rose blu di R e L, il sangue del parto, ma anche il tramonto che precede la lunga notte e gli occhi degli estranei.
Vorrei fare anche 2 considerazioni sulla coppia reale. Sapendo tutto quello che c’è sotto la reazione di Cersei è abbastanza comprensibile. Già adesso traspare la sua difficoltà nei panni di donna: lei che ritiene di essere l’unica degna di rivestire la carica di erede di Casterly Rock tra i fratelli Lannister (e credo che parte di questa sua invidia sia stata rilevante nel manovrare Jamie per farlo diventare guardia reale, oltre ad altre ragioni), paragonandosi a Robert si vede ancora più fit alla guida del regno (e non ha tutti i torti, rispetto a lui molti sarebbero più adeguati). A questa esternazione Robert reagisce picchiandola in modo piuttosto importante: non credo che la follia di Joffrey sia totalmente imputabile alla madre, ma più imputabile all’assenza di Robert e ai suoi comportamenti. Certo Joffrey probabilmente non è centratissimo di natura, ma il trattamento che riserva a Sansa sembra trovare ispirazione anche nel mediocre esempio di Robert.
Inoltre, prosegue l’impressione che se Ned vive il presente restando ancorato alla Torre della Gioia, Robert lo fa restando ancorato al tridente. Tutto ciò che è venuto dopo è imprescindibile da quell’evento che sancisce una sorta di precedente arcadia felix ad un baratro di decadenza.
Catelyn VII
Come ha già sottolineato Aemon, mi piace molto il ricordo della tragedia di Alyssa Arryn e della leggenda che recita non avrebbe avuto pace finché la cascata a lei intitolata non avrebbe bagnato la terra ove i suoi cari sono stati sepolti. E’ una interessante prefigurazione del destino che attende Cat nelle vesti di LS: continuerà a non aver pace finché non avrà sterminato tutti i Frey, finché non ritroverà la perduta umanità, finché… boh
Nel leggere questo capitolo, nonostante sia abbastanza plausibile il livore di Lysa contro Cat e gli Stark a causa di Ditocorto, mi domando se in realtà più che connivenza da parte di Lysa, non sia stata soltanto abilmente manovrata da Ditocorto, del resto, pendendo lei dalle sue labbra è una soluzione altrettanto plausibile.
Interessante anche il ricordo di Cat relativo al duello tra Brandon e Ditocorto. Come detto capitoli addietro, da quel duello Cat e Ditocorto si sono rivisti a KL per capire di chi fosse la daga con cui avevano attentato alla vita di Bran. E’ abbastanza curioso vedere che Cat si fidi di Ditocorto, quando probabilmente i fatti non sarebbero in favore di questa scelta. E’ anche chiaro da questo racconto come non possa essere che Lysa, la persona con cui Ditocorto sa di aver fatto sesso pensando che fosse Cat.
Jon V
Come avete già notato, è bello vedere Jon agire da leader in erba: tutti festeggiano per la promozione, lui invece si preoccupa per Sam che viene lasciato indietro. Nel voler incontrare Maester Aemon dimostra una forte determinazione. Durante il loro incontro, dimostra una lungimirante capacità di gestione di gruppi nel comprendere l’utilità di ogni uomo nella loro diversità ed un’eccellente capacità di persuasione e discorsiva, utilizzando riferimenti scelti con cura per essere il più familiare all’interlocutore.
Ritorna anche il senso di spreco che Jon sente all’avvicinarsi del momento del giuramento, ma si ricorda anche del perché avesse intrapreso questa strada: non c’era posto per lui a Winterfell adesso, evidentemente neanche a KL, l’unico posto in cui avrebbe potuto avere un futuro sembrava essere soltanto la barriera.
Tyrion VI
Anche Tyrion si conferma un gran lettore di persone e stratega. E’ riuscito a portare Bronn dalla sua a Nido dell’Aquila e ha pianificato come provare a passare indenni attraverso i territori dei clan delle montagne.
Racconta la storia di Tysha: già adesso c’è una mini prefigurazione del rancore che Tyrion possa provare verso Tywin:
“Thirteen or thirty or three, I would have killed the man who did that to me.” Tyrion swung around to face him. “You may get that chance one day. Remember what I told you. A Lannister always pays his debts.”
Tyrion dice che all’epoca aveva 13 anni, quindi Jamie deve averne avuti una ventina. E’ interessante vedere quale influenza avesse Tywin sullo stesso Jaime.
Eddard XI
Come dice Aemon, vediamo Ned amministrare la giustizia del re, mentre i 7 regni sono sull’orlo di una guerra e si susseguono raid dei Lannister nelle terre dei fiumi, perché la priorità del re è andare a caccia.
Il cavaliere di fiori si offre per rendere giustizia alle offese arrecate ai lord delle Terre dei Fiumi da parte della Montagna ed il suo seguito. Ned rifiuta per non dare adito ad un’azione vendicativa, incaricando Lord Beric. Mai scelta fu più funesta pensando ai giochi politici ed agli equilibri di potere di KL, come puntualizza bene Varys:
“Had it been me up there, I should have sent Ser Loras. He so wanted to go . . . and a man who has the Lannisters for his enemies would do well to make the Tyrells his friends.”
Sansa III
Neanche Sansa apprezza la decisione di Ned : si vede privata dell’incarnazione di una canzone in cui il vero eroe Loras avrebbe potuto uccidere il mostro Clegane. L’errore della scelta di Ned è ulteriormente rimarcato dall’intervento di Ditocorto:
“Oh, I don’t know, Septa. Some of her lord father’s decisions could do with a bit of questioning. The young lady is as wise as she is lovely.”
Ovviamente, le ragioni elencate da Sansa sono risibili. Però si stabilisce il trend Sansa=strega, cioè tutto quello che lei dice/si augura si avvera, mi ricordo di aver letto tempo fa in un topic una previsione futura sulla sorte di Harry (qui).
Come faceva notare Aemon, c’è anche un altro accenno a quanto immobile sia l’organizzazione della società: come Cat trovava le attese di Mya inopportune, Sansa rileva lo stesso con quelle di Jeyne.
Anche Sansa condivide la visione utopica che Jon aveva dei GdN e, alla vista di Joren, si dispiace per il fratello e la vita che ha scelto, che evidentemente sembra non essere patinata come atteso.
Di nuovo si evidenzia la diversità tra le 2 sorelle. Il senso di giustizia per Arya è ciò che la tocca da più vicino, vorrebbe che il Mastino e Jamie fossero giustiziati perché hanno ucciso Mycah e i soldati del padre. Dalle sue esternazioni, capiamo che è a lei incomprensibile questa presa di posizione nei confronti della Montagna, se non ce n’è stata una né per il Mastino, né per Jamie.
Il senso di giustizia per Sansa invece è molto più malleabile: il Mastino non può essere punito in forza della sua posizione di guardia personale dell’erede al trono. Anche adattabile, ormai si è autoconvinta, che la bugia che ha detto al castello dei Darry per non dare contro a Joffrey sia la verità. E’ come se si stesse preparando ad affrontare ed accettare la realtà distorta del compromesso tipica di KL.
Sansa che è sempre composta, ma che diventa molto selvaggia e cruda, quelle poche volte che perde totalmente le staffe:
“You’re horrible,” she screamed at her sister. “They should have killed you instead of Lady!”
“He is not! He’s not the least bit like that old drunken king,” she screamed at her sister, forgetting herself in her grief.
“Hodor!” Sansa yelled. “You ought to marry Hodor, you’re just like him, stupid and hairy and ugly!” She wrenched away from her sister’s hand, stormed into her bedchamber, and barred the door behind her.
Eddard XII
Dal capitolo precedente in poi Ned inanella un errore dietro l’altro: se avesse inviato Loras contro la Montagna avrebbe aumentato l’inimicizia che già intercorreva tra i 2, potendola portare ad un’inimicizia tra Lannister e Tyrell ed avvicinando i Tyrell agli Stark (visto il clima di quasi guerra sarebbe stato quantomeno strategico); essendo più o meno a conoscenza dell’educazione impartita a Sansa le rivela che vuole rispedirla a Winterfell rompendo il fidanzamento col futuro re (bastava prelevarla a sorpresa al momento opportuno); ammette a Pycelle che non ha nessuna intenzione di richiamare il drappello inviato contro la Montagna, nonostante le rimostranze di Tywin, per colpire la regina (lei ha alleati KL, lui no). Infine si convince che Robert ucciderà i bastardi di Cersei ed è talmente preoccupato da sognare la fine funesta che quindici anni prima fecero i figli di Rhaegar. E da parlarne a viso aperto con Cersei, offrendole un ultimatum da una posizione di nessuna forza senza alcuna alleanza.
In questo incontro iniziamo a vedere Cersei come la leader della coppia di gemelli, bella l’immagine di Jamie che nasce tenendo un piede di Cersei, quasi come a seguirla. Interessante anche il momento in cui lei afferma che si sente una soltanto quando è carnalmente unita a Jamie, è l’unico momento in cui la sua persona possiede anche le caratteristiche maschili che tanto brama. Evidente è anche l’orgoglio di Cersei, già menzionato da Tyrion come uno dei suoi più grandi limiti. E’ proprio il suo orgoglio smisurato, abbinato alla superficialità di Robert, il baratro della coppia reale:
“I remember Robert as he was the day he took the throne, every inch a king,” he said quietly. “A thousand other women might have loved him with all their hearts. What did he do to make you hate him so?” Her eyes burned, green fire in the dusk, like the lioness that was her sigil. “The night of our wedding feast, the first time we shared a bed, he called me by your sister’s name. He was on top of me, in me, stinking of wine, and he whispered Lyanna.”
Il fantasma di Lyanna continua ad aleggiare come protagonista nascosto. Non solo ha determinato la decadenza di Robert, i fantasmi che affliggono Ned e di conseguenza Cat, ma anche l’innesco della rovina della coppia regale e l’annullamento della loro discendenza.
Daenerys V
Finally the crone opened her eye and lifted her arms. “I have seen his face, and heard the thunder of his hooves,” she proclaimed in a thin, wavery voice. “The thunder of his hooves!” the others chorused. “As swift as the wind he rides, and behind him his khalasar covers the earth, men without number, with arakhs shining in their hands like blades of razor grass. Fierce as a storm this prince will be. His enemies will tremble before him, and their wives will weep tears of blood and rend their flesh in grief. The bells in his hair will sing his coming, and the milk men in the stone tents will fear his name.” The old woman trembled and looked at Dany almost as if she were afraid. “The prince is riding, and he shall be the stallion who mounts the world.”
Lo stallone che monta il mondo parte con le migliori premesse, ma si fermerà prima di iniziare. Come diceva Aemon, George ci mostra l’inaffidabilità delle profezie, ma anche la loro difficile interpretazione. Per quello che abbiamo letto finora è molto probabile che lo stallone sia in realtà Dany, impensabile per il pensiero dothraki perché donna. Oppure, nell’epoca in cui il futuro viene visto, futuro inteso come in divenire, quello di Rhaego era ancora roseo perché la strada di Drogo e Dany non aveva ancora incrociato quella della maegi.
Dal momento in cui Viserys minaccia Dany ed il suo bambino, Dany completa il suo distacco dal fratello, iniziato già precedentemente con la presa di coscienza della sua natura. Continua a definirlo “the man who had been her brother”. Da quel momento smette di difenderlo ed accetta l’intenzione di Drogo.
Eddard XIII
Ned sogna le cripte e soprattutto la statua di Lyanna che gli ricorda sussurrando la promessa, con la simbologia associata a Rhaegar (rose blu) e Jon (il sangue del parto che in questo caso si trasforma in lacrime). Jon sembra non essere l’unico a sognare le cripte.
Sul letto di morte Robert fa promettere a Ned di servire il cinghiale alla sua festa di funerale. Questo richiama alla mente di Ned la promessa di ben più solidi contenuti che fece a Lyanna. Ormai i fatti del passato sono sempre più presenti nella mente di Ned.
Varys ha già capito le manovre dietro la fine di Robert e non esita a mettere la pulce nell’orecchio dei presenti.
Ned nella spirale verso il baratro rifuta l’ultima occasione di alleanza che gli si presenta: Renly. Ned molto candidamente sembra non aver capito che Kl non è Winterfell e non si aspetta che Cersei colpisca ma che segua il suo consiglio e fugga portando i suoi figli al sicuro, convinto che qualsiasi essere umano ponga la sicurezza dei propri figli al primo posto.
Neanche il chiarissimo sunto delle ragioni per cui Stannis non dovrebbe salire al trono ad opera del furbo Petyr riesce a far cogliere a Ned gli svantaggi e l’assenza di supporto che lo accoglieranno dovesse insistere nel proseguire su questa strada. A dire il vero non coglie neanche l’evidente ostilità di Petyr e decide per la prima volta da quando è arrivato a KL di affidarsi a lui.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Sansa:
Un'innocente cammina, anzi incede, in un coacervo di ipocriti ed esseri servili. Il volgere lo sguardo altrove, l'isolare con tutte le proprie energie una ragazzina, il creare una gogna silenziosa con un'impareggiabile solerzia. Tutto ciò rimarca maggiormente l'idea che Martin coltiva il più delle volte dell'animo umano - probabilmente a ragion veduta - e cioè un desiderio egoista fatto carne, la perseveranza del peccato, la totale dipendenza dal proprio status quo. Avidità, ingordigia, ipocrisia. La totale rinuncia a sé stessi e alla decenza in virtù di una ricompensa materiale, di un vantaggio, pur immorale che sia. Sorprendente è l'irruenza con cui la ragazzina è incalzata e attaccata verbalmente da uomini ben più grandi di lei. Sorprendente è quanto nessuno di loro accusi la pesantezza dell'atto, ma che si ritrovi invece a perpetrarlo con disdicevole leggerezza. Questo non è solo il manifestarsi di personalità peculiari, ma è raschiamento. Totale assenza di tatto, di pudore.
Su Barristan invece, per quanto la scena sia di indubbia intensità, non avverto particolari emozioni, poiché sono probabilmente guidato da un sentimento che non mi permette di avere empatia nei suoi confronti. Per quanto egli abbia agito sulla base della riconoscenza, la facilità con cui è passato su certe cose e abbia lasciato a sé stessi gli ultimi membri rimasti della famiglia che aveva giurato di proteggere, non lo rende realmente integerrimo ai miei occhi. Tra l'altro si lamenta solo a posteriori di Jaime.
Per il resto Sansa compie un atto di coraggio, certamente guidato dalla rituale idealizzazione della figura di Joffrey e dalle conseguenti autoconvinzioni che ne scaturiscono, ma è uno dei primi atti che mette in risalto una futura resistenza emotiva da parte sua, che le permetterà di non ritrovarsi contaminata dalle circostanze. Ciò che è interessante, per quanto ella non brilli di astuzia e intelligenza particolari, è il fatto che sia riuscita a trovare una scusante plausibile al comportamento del padre, concentrando l'attenzione sugli effetti del latte di papavero. A mio avviso questo lascia intendere, di per sé, come la stupidità totale di Sansa sia in effetti una banale diceria sopravvissuta negli anni.
Ps. Trovo molto interessante anche il fatto che i passi silenziosi di Varys siano diventati via via un mantra. E' vero, si tratta di mettere in risalto una sua caratteristica e magari lo scopo è solo questo, ma è incredibile come ciò venga ripetuto di volta in volta ad ogni sua apparizione, con minuziosità.
Eddard:
Se Robert viveva nel passato, per Ned si tratta di un caso simile. Le radici dei traumi passati sono la base su cui Ned ha edificato il proprio presente e, per quanto egli si sia completato, creando un nucleo familiare invidiabile e di indubbia veridicità emotiva, egli rimane una creatura cui il passato fa di volta in volta visita, un qualcuno che tale passato richiama a sé, appartenente ad un tempo di fantasmi e visioni ingiallite. Lo stato di costrizione non fa che intensificare tale sentimento, spingendolo ad un processo di febbricitante malinconia e rimpianto. E' legato alla figura di Lyanna ed il trauma di Jon è il cordone ombelicale di tutto ciò. Lyanna ed il suo lascito divengono l'ultimo, scandito, ripetuto sussurro della vita di Ned, condizionando per sempre la sua intimità, la sua mente.
I ricordi portati alla luce nei PoV di Ned hanno un qualcosa di particolare. Sono percepibili come vere e proprie visioni senza tempo, disperse, dimensionali. Così è anche per il torneo ed ancor più indicativo e figurativo è quel ''tutti i sorrisi si spensero''.
Emergono le prime capacità di travestimento di Varys e nello spazio di poche battute si ha la conferma di quanto già era intuibile: egli è una figura ben più profonda ed imprevedibile del suo dirimpettaio Ditocorto. La differenza risiede nel fatto che quest'ultimo sia limitato dalla foga che la sua ambizione comporta, oltre che dall'estremo cinismo con cui condiziona sé stesso ed il suo piano di riscatto ventennale. Ma Varys... Varys è oltre. E ciò non significa, in ogni caso, che egli sia più rispettabile e positivo. E' anzi parimenti privo di scrupoli.
Interessante è anche la totale sincerità sulla propria sfera personale, che non è mezzo per deridere Eddard, quanto un letale strumento per aprirlo ad una totale comprensione della società in cui vive. Egli non ha la pretesa di apparire coraggioso, ma anzi, quella di interpretare il proprio ruolo con il massimo dell'efficienza. Dal confronto io intuisco che, per quanto anch'egli sappia che Ned non brilli di particolare acume, non abbia disprezzo o scherno per lui, ma un rispetto autentico, veritiero, nella sua accezione più diretta. Anche se Eddard non è che l'ennesima pedina, Varys apprezza realmente la sua integrità.
Il capitolo, più che sulle decisioni di Ned, ha proprio lo scopo di porre attenzione sulla figura dell'eunuco, su quanto egli sia un passo avanti agli altri e su quanto la teatralità sia una componente imprescindibile della sua persona. Oltre che omettere dalla conversazione la morte dell'infante Aegon, ciò che risalta è il fatto che anch'egli, come gli altri, veda il vero pericolo in Stannis e nella sua risolutezza, nella sua inflessibilità. Ed altrettanto interessante è come egli sia forse l'unico ad aver compreso la reale pericolosità di Petyr Baelish e le macchinazioni che quest'ultimo generi.
Ps. Non credo che il messaggio che Ned volesse scrivere fosse relativo a Jon, in quanto pensa a quest'ultimo solo dopo che Varys lo ha menzionato, scatenando quindi una reazione di sorpresa. In ogni caso si ha almeno la conferma che Ned, in tali circostanze, avrebbe rivelato la verità a Jon.
Catelyn:
Rammarico, molto rammarico. Molto rammarico perché, a rileggere certe cose, pesa soprattutto il fatto che madre e figlio tanto male non erano partiti e che le loro considerazioni non fossero errate od oggetto di valutazioni discutibili. Catelyn, nella sua immensa risolutezza morale e mentale, era ben conscia della poca onorabilità di un soggetto come Walder Frey e non aveva affatto posto suggerimenti sbagliati, per quanto ella sia sempre soggetta ad uno spietato giudizio da parte dei lettori non particolarmente affezionati alla sua figura. Lo stesso Robb, a rileggerlo, non manca di spessore in questo frangente e non viene risucchiato dalla presenza ingombrante della madre. Come quest'ultima è anch'egli determinato, ma al contempo afflitto dal senso di impotenza del momento. I consigli dei suoi alfieri, oltre che sinceri al momento, hanno indubbio valore. In poche parole il fatto che Robb possa contare su sottoposti di livello è facilmente riscontrabile. Roose Bolton, comunque, emerge come al solito nella sua lettura degli eventi così essenziale, cinica, pragmatica.
Il fatto che Cat decida di sobbarcarsi il peso della questione, comunque, evidenzia ancor di più la sua forza emotiva e di conseguenza la rispettabilità che ne consegue. Il confronto con Walder è aspro, iconico e macchiettistico ed ha il compito di confermare al lettore le parole precedenti di Catelyn, svelando l'anziano capostipite Frey per quello che è e cioè un vecchio rappreso nel suo stesso rancore. Per quanto sia in parte giustificato, s'intende.
Robb decide di accettare le condizioni con solennità, probabilmente sospinto dalla volontà di salvare il proprio padre ad ogni costo, senza una lucida analisi della questione. In ogni caso, ancora una volta ribadisco, non erano partiti male.
Jon:
Un altro capitolo molto emotivo e intenso. Il confronto con il vecchio Orso lascia intendere come quest'ultimo sia ormai conquistato dal giovane Jon, vedendo in lui un successore degno o comunque una persona di compiere qualcosa di decisivo in futuro. Il dono della spada è atto a siglare questo personale pensiero, per quanto venga manifestato come l'estinzione di un debito. La questione è ancor più rimarcata nel fatto che abbia mandato temporaneamente via Alliser Thorne. Comunque la prontezza mentale di Jon non è mai assopita. Egli, anche per via di Sam, è ben conscio che Jeor non consideri saggio rivelargli le verità più aspre sui conflitti in corso.
''E' la spada di un altro che voleva...'''
Emerge comunque anche il profondissimo affetto che Jon ha per Ned, con una sensazione di rispetto e solennità ad accompagnare tale sentimento, che non è invece presente nei suoi fratelli, probabilmente esenti dal senso di soggezione che lo status di bastardo può comportare. E' interessante come Jon non veda il padre amorevole, ma una sorta di figura superiore che ispiri onore e autorità. Altrettanto è il fatto che non nasconda mai a sé stesso l'invidia per Robb, ma che al contempo non ne sia alienato, riuscendo ad accompagnare tali pensieri con il dovuto senso di colpa che non lo rende del tutto negativo, bensì coscienzioso e leale.
Il capitolo è anche un incipit per legare indissolubilmente la figura di Jon alla minaccia Estranei, non solo per destino, quanto anche per intimità ed ambizione personale. Jon è infatti colpito e catturato da ciò che ha visto e vissuto sulla sua pelle, al punto da esserne segnato.
Il faccia a faccia con Aemon è una delle parti più affascinanti e profonde di ASOIAF. Quelle del Maestro non sono parole di circostanze, il peso degli anni non le rende vetuste, banali, retoriche. Sono solo risultato di una sincerità senza condizionamenti. Non è questa, forse, la vera saggezza? La comprensione totale di sé stessi, di coloro che sono intorno, dell'uomo. E la capacità consequenziale di rifuggire innanzi al giudizio, di non condannare il prossimo. Dunque la non menzogna, la verità. L'uomo che non ne condanna moralmente un altro, che coglie il peso dei suoi errori, degli strascichi. Lì la saggezza, dunque l'inattaccabilità.
Jon si sarà sentito trafitto da tale confronto, nella mente e nei sensi. E qui sta la sua crescita: Chi ha il potere di riscoprirsi stupido, in errore, agendo di conseguenza, è infine beato.
Ps. Da notare come il Corvo di Mormont al sentir nominare Ned come padre di Jon scuota il capo con decisione.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
AGOT, capitoli 57-60.
Sansa V.
Una corte che è l'emblema di una società corrotta ab imis. La prima cosa di cui Sansa si rende conto è l'ostentata indifferenza dei lord e delle lady, indice di un discutibile valore umano e di una non troppo celata codardia nel salutare la figlia di un presunto traditore.
Si sottolinea l'appartenenza di Joffrey alle Case Baratheon e Lannister. Ciò è significativo. Il piccolo satanasso biondo ha un forte legame con la casata di sua madre. In questo, oltre alla possibilità che egli abbia di suo una predilezione per la sua metà Lannister e alla possibilità che ciò sia anche merito di un lavoro psicologico di Cersei, credo possa esser ricompreso anche il fatto di aver avuto un padre come Robert oltre ai pessimi rapporti con Renly.
La lunga lista di nomi letta da Pycelle – che colpisce la giovane Sansa – fa ben comprendere come nei Sette Regni vi sia una notevole frammentazione politica. I cognomi sono illustri, e vanno dall'Altopiano a Dorne, dal Nord alle Terre dei Fiumi passando per le Terre della Tempesta, finanche alla Valle di Arryn.
Abbiamo poi la destituzione di ser Barristan Selmy dalla Guardia reale. Scelta oltre che discutibile sul piano morale (Barristan non sarà stato integerrimo ma ciò non toglie che in questa circostanza subisca un'ingiustizia) persino sconveniente sul piano politico (penso alle parole di Tywin) e pratico (Selmy potrebbe veramente tagliare i suoi confratelli come burro). In questo episodio, emerge il discutibile valore umano di Cersei, della corte e persino degli altri membri della guardia reale, i quali si uniscono al coro di scherno nei confronti del loro ex comandante ridendo alla battuta di Ditocorto, il quale, dietro la derisione di un cavaliere leggendario come Barristan Selmy, conferma un lato della sua personalità già emerso nei (reiterati) momenti di derisione nei confronti di Eddard.
Dopo la destituzione del Lord comandante, il Mastino accetta di entrare nella Guardia, sottolineando in maniera decisa al nuovo sovrano ed ai suoi nuovi confratelli come non abbia intenzione di prestare alcun giuramento di cavaliere. Si tratta di poche righe, che però fanno sentire il peso della figura di Sandor Clegane, personaggio secondario ma di notevole spessore.
Ancora una volta, Sansa ripete a se stessa di dover essere forte come la lady sua madre. Riponendo la propria fiducia nella persona sbagliata, il capitolo si chiude.
P.S. Da notare come Stannis, dopo le (implicite) preoccupazioni espresse da Tywin Lannister, sia preso sul serio anche da ser Barristan.
Eddard XV.
Si tratta dell'ultimo capitolo narrato dal punto di vista di Lord Stark.
Come sottolineava Jon due settimane fa, ci ritroviamo di fronte ad un uomo allo stremo, fisicamente e – soprattutto – mentalmente. Capitolo che si ricorda per il confronto con Varys e l'aut aut finale, relativo al "confessare" o meno. Il lettore riesce quasi a sentire su di sé parte della sofferenza psico-fisica del personaggio, all'interno di un capitolo comunque molto intenso.
Due capitoli più in là, ossia in Jon VIII, maestro Aemon chiede a Jon: «Dimmi, Jon, se un giorno tuo padre fosse costretto a una scelta, l'onore da un lato, quelli che ama dall'altro, cosa farebbe?» In questo caso, l'amore per i propri figli ha la meglio sul senso dell'onore. Il sacrificarsi per cercare di salvaguardare l'incolumità della propria figlia, una ragazzina innocente, è un gesto saturo d'amore.
Concordo sul fatto che Varys sia oltre, rispetto a Ditocorto. Disarmante, in ogni caso, la sua franchezza, nonostante il suo essere immerso negli intrighi. Concordo, peraltro, anche sul fatto che nei confronti di Eddard ostenti un rispetto sincero.
Sul messaggio: nutro anch'io dubbi sul fatto che potesse essere qualcosa concernente Jon. Ritengo più probabile si trattasse di disposizioni relative all'organizzazione del Nord nell'ottica dello scontro militare con l'Occidente.
Catelyn IX.
Non posso che concordare. Non erano affatto partiti male. In realtà Catelyn riesce probabilmente ad ottenere il massimo in una contrattazione di certo non semplice. Vero è che forse sarebbe stato più conveniente promettere Robb alla figlia di una casata di maggior peso rispetto ai Frey, dal punto di vista politico. Ma in queste circostanze è chiaro che non ci fossero molte alternative, se non ritrovarsi ad affrontare Tywin Lannister in campo aperto, con tutti i rischi del caso: partita non decisa in partenza, sia per via della vicinanza all'Incollatura, e sia per via del fatto che in ogni caso non sempre i numeri decidono le battaglie (tra l'altro, Tywin dovrebbe avere solo un paio di migliaia di uomini in più di Robb nelle proprie fila); ed è anche vero che gli alfieri degli Stark sono per la maggior parte uomini che sul campo sanno farsi valere. In ogni caso, ribadisco, sarebbe stato molto rischioso. Le Terre dei Fiumi, poi, avrebbero tracollato ben presto. Per concludere, in tema di speculazioni belliche, v'è da dire che un intervento della Valle di Arryn avrebbe potuto essere decisivo. La scoperta di Catelyn dei veri piani di Jon Arryn riguardo al proprio figlio, e cioè la decisione di inviarlo alla Roccia del Drago, è un indizio di un certo peso.
Sottolineerei poi l'importanza, per Robb, di poter contare oltre che su alfieri al momento leali ed in ogni caso competenti, su di un uomo come Brynden Tully, che sarà letteralmente gli occhi e le orecchie del giovane Stark durante la campagna nel sud.
Robb appare molto determinato, e nella conduzione dell'armata ha un modo di interagire con i propri alfieri che (a Catelyn) ricorda molto il modo di fare di Eddard. Sta crescendo, indubbiamente.
Jon VIII.
Quando non c'è nulla da temere, il peggiore dei vili può essere coraggioso quanto il più valente degli uomini. E quando non c'è alcun prezzo da pagare, tutti noi sappiamo fare il nostro dovere. Eppure, presto o tardi, nella vita di ogni uomo viene un giorno in cui nulla è facile, un giorno in cui si deve compiere una scelta.
Non è necessaria la rilettura perché queste parole di maestro Aemon rimangano impresse.
Il capitolo si incentra su due confronti importanti: il primo con il Vecchio Orso, il secondo con maestro Aemon.
La prima parte evidenzia la sofferenza interiore – oltre che quella fisica – che affligge Jon in un momento in cui il mondo "esterno" va avanti, suo padre è rinchiuso ed accusato di tradimento e suo fratello Robb marcia a sud per affrontare i Lannister. Chiunque altro sarebbe stato entusiasta del dono di Lungo Artiglio. Jon ha però altre preoccupazioni, che non fanno altro che affliggerlo, in questo momento. I vari sogni confusi in cui tende a mescolarsi anche la figura di Eddard sono emblematici. Allo stesso tempo, Jon riconosce la nobiltà del dono ricevuto. E strappa un sorriso il pensiero che ancor più nobile sia stata la scelta di spedire ser Alliser a sud.
Condivido la considerazione di Jon, che mette in evidenza come Mormont sia orma conquistato da Jon. In questo capitolo è particolarmente evidente, seppur già nello scorso POV di Jon si era intuito che il Vecchio Orso nutrisse grandi aspettative e, oltre a ciò, dell'affetto nei confronti del suo nuovo attendente. In questo capitolo il Lord Comandante sottolinea come Longclaw sia la spada di un uomo, e non di un ragazzo, attendendosi da Jon un agire da uomo.
Particolarmente significativo il comportamento del corvo di Mormont, come è già stato evidenziato. I suoi interventi non sembrano affatto casuali. Invero, non credo lo siano.
Il confronto con maestro Aemon è importante. Come è stato sottolineato, ci ritroviamo di fronte alla vera saggezza. Un confronto di quelli che temprano, che aprono la mente, che aiutano ad acquisire maggiore consapevolezza della propria situazione. Ogni scelta ha un prezzo, e un uomo – inteso come una persona valente – una volta compiuta una determinata scelta, deve quindi essere disposto ad accettarlo. La scelta di fronte alla quale si trova Jon è tremenda, ed il dolore di cui parla maestro Aemon è profondo. A dispetto dei suoi quindici anni, Jon Snow dimostrerà di avere la forza di scegliere, accettando le conseguenze della propria scelta.
Daenerys:
Capitolo che serve a cementare delle connotazioni eroiche per Daenerys, lasciando che emerga nel più canonico dei ruoli. Ciononostante è singolare che di impulso non faccia piega dinanzi ai risultati dell'attacco e massacro ai Pastori, segno che molto probabilmente l'inclinazione Dothraki cominciava ad esser forte in lei; è tuttavia altrettanto singolare che sia invece toccata nel profondo nell'assistere agli stupri post-conflitto. Da notare come la situazione non tanga minimamente Jorah, esponendolo ancor di più come privo di onore. Nel caso specifico, però, temo che la mancanza di tatto del cavaliere sia atta a far brillare ancor di più la purezza della decisione di Daenerys, che in questo caso viene paragonata a Rhaegar in toni positivi.
Il capitolo è anche necessario per rafforzare la personalità della ragazza, che deve apparire sotto alcuni aspetti temeraria e risoluta, nel tentativo di creare attrazione e seguito come personaggio per il ruolo che dovrà andare a ricoprire. Mirri fa quindi la propria comparsa, sfruttando la situazione di Drogo per una propria via di fuga personale e abusando della benevolenza di Daenerys, ad insaputa di quest'ultima. Ma, proprio per le sue azioni deprecabili, sarà anche un elemento assolutamente indispensabile alla nascita dei Draghi. Come le Cronache ci insegneranno man mano, Daenerys riuscirà spesso a trarre il meglio dal peggio.
Tyrion:
Un capitolo molto psicologico e adrenalinico, per prima e seconda parte. Tyrion è ovviamente al massimo della vulnerabilità quando si ritrova a confronto con il padre. Nonostante provi a trincerarsi dietro l'ironia e la beffa, è chiaro non regga né il peso dello sguardo scrutatore, né la continua e silente condanna che quegli occhi gli trasmettono. Non credo che l'idea che Tywin voglia assassinarlo sia determinata dalla ben nota autocommiserazione, quanto da un dolore sincero basato sul totale rifiuto paterno. Osservando un po' più nel profondo si può pensare che, per quanto assurdo, egli arrivi davvero a provare una parte di senso di colpa nei confronti del padre per essere ciò che è. Ed è strabiliante perché non va ad intaccare la natura infantile e provocatoria che tende a mettere in mostra. D'altro canto non sono mai stato dell'idea che Tywin volesse realmente la sua morte negli anni. Per un uomo così pragmatico e concreto vi sarebbero stati metodi più efficienti allo scopo. Lo stato di vulnerabilità e pressione viene messo di nuovo in luce nel momento in cui Tyrion ordina a Bronn di trovargli una pu***na ma, al contempo, di dirle chiaramente chi è e soprattutto cosa è.
La battaglia è una delle migliori in ASOIAF perché presentata sotto uno strato di adrenalina e confusione. Peculiare anche perché sarà una delle poche battaglie descritte in modo così preciso e con una tale dovizia di particolari, molto probabilmente anche perché da quel che ricordo Martin non ama approfondire gli scontri militari, motivo in più per il quale non ha dato un PoV a Robb Stark. Da quel poco che Tyrion ha potuto sul campo, si avverte comunque l'aura di predestinazione e ciò è generato da quel tipo di fortuna, di salvezza mistica che nei momenti in cui chiunque perirebbe accompagna chi è davvero predestinato.
La spiegazione del piano di Tywin lascia intendere ancor di più il suo acume ma al contempo espone le sue debolezze e cioè un narcisismo tale da dare altre persone per scontate, peccando della sicumera di conoscerle profondamente al punto da anticiparle e giocarle a proprio favore. La frase finale in cui Tyrion rimembra le parole di suo padre a riguardo di Robb è infatti la miglior chiosa possibile per il capitolo.
P.s. Il fatto, comunque, che Tywin comandi la riserva e si limiti perlopiù ad osservare non mette in mostra codardia, ma mancanza di temerarietà.
Catelyn:
Un altro capitolo meraviglioso e pieno di senso. La rilettura mi ha ricordato quanto Cat spiccasse sia come personaggio femminile che come Pov. Pur vero è che la narrazione di fondo segue sempre il canone della madre che non si rassegna alla crescita del proprio figlio, ma è parimenti affascinante constatare un tipo di legame che va oltre l'apprensione, come se il cordone ombelicale non fosse mai stato reciso. Questo legame si esacerberà in un risvolto morboso in ADWD, ma non c'è niente di sbagliato di principio. E' palese che Robb, essendo il suo primo, rappresentasse qualcosa al di là della propria carne e del proprio sangue. E' un amore profondo, insuperabile. Emblematico è il passaggio dove ''l'elmo calò su quel volto che tanto amava''. Altrettanto rilevante è la capacità del character Catalyn di trasmettere le proprie sensazioni del momento, riversandole sul lettore. Le sue righe trasudano di apprensione, ansia, esagitazione. Ad ogni passo il cuore martella, reclamando un seguito, una risposta al di sopra.
Qui comincia anche a essere messa in risalto l'abilità militare di Robb, ma soprattutto quanto egli sia ben consigliato da uomini di valore attorno a sé. Anche Robb e Ser Brynden agiscono soppesando la personalità del loro avversario e regolandosi di conseguenza, la differenza principale con Tywin è che non vi sono sicumera e narcisismo in questo processo, ma determinazione e cautela. Non è dunque sorprendente se il risultato ottenuto è altrettanto diverso da quello dell'anziano Leone.
Viene tuttavia approfondito anche Jaime sul campo, non lasciando spazio a dicerie sul suo coraggio. Egli è qui una sorta di Achille medievale, traboccante di furia e gloria. Le sue azioni in battaglia, pur giusticate dal conflitto, contribuiscono a dissacrare la figura di un Jaime totalmente ligio ed incompreso, marchiandolo invece sempre più come controverso e moralmente ambiguo.
Il cap è fantastico per narrazione e soprattutto per ritmo, oltre che per scelta di parole e colpo di scena finale.
Daenerys:
E' uno dei passaggi che solitamente sono necessari al cammino del protagonista o dell'eroe, cioè la perdita, affinché esso rinasca e affronti un processo di crescita sul piano morale e sul piano umano. Se tale perdita avviene nel momento in cui sembra proseguire tutto per il meglio, allora si è ancor più fedele ai classici schemi narrativi. Nel qual caso è proprio così, con un Drogo ormai sulla soglia dell'al di là ed una Daenerys disperata. La disperazione è uno degli elementi che induce l'essere umano a compiere gesti completamente irrazionali, seguiti poi dalla speranza e dal caso. Mirri non ha potuto che approfittare della situazione, facendo leva sulla vulnerabilità di Daenerys in quel momento. Al di là della baraonda che ne scaturisce, non mi sorprende che Dany avvertisse sensazioni negative verso di lei durante lo stato di semi-svenimento. E' palese che abbia inclinazioni particolari verso l'esoterico e che non ne sia estranea, motivo per cui è possibile che nel corso del processo abbia avvertito la vera natura della Maegi.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
AGOT, capitoli 61-64.
Daenerys VII.
Il khalasar di Drogo si è scontrato con quello di khal Ogo in un insediamento degli uomini agnello. Il POV ci dà un primo assaggio degli orrori della guerra: la penna di GRRM si contraddistingue – come al solito – per via della sua narrazione intrisa di realismo, e nel prosieguo non si esimerà dal mettere in evidenza come in tali circostanze l’uomo tenda a dare il peggio di sé.
Capitolo che vede una Daenerys abbastanza combattuta, probabilmente in difficoltà anche nei confronti di se stessa. Da un lato non riesce a tollerare gli orrori ai quali assiste, mentre dall’altro è consapevole del fatto che essi siano il prezzo per il Trono di Spade. Di fatti, continuerà a ripetere a se stessa il mantra “io sono il sangue del drago”: in questo caso, però, non riesce a “trattenersi”, finendo per intervenire a favore delle donne fatte prigioniere dal khalasar: il gesto denota grande cuore, portando tuttavia scontento tra le fila dothraki; tra l’altro, la stessa Mirri Maz Duur non si sentirà in obbligo di ricambiare il (sia pur nobile) gesto della Khaleesi. In ogni caso, si tratta di un gesto coraggioso, che le rende onore. In merito alla reazione di Daenerys: in realtà non credo sia rimasta indifferente al massacro, piuttosto mi sembra si sia auto-imposta di indurire il proprio cuore di fronte a tale scempio; non abbiamo la descrizione diretta di uno stato d'animo affranto, è vero, ma a prescindere da ciò mi sembra si percepisca una certa amarezza di fondo. Condivido, ad ogni modo, la considerazione relativa a Mormont: un uomo che pecca di onore.
Da notare come khal Drogo, pur cresciuto tra certe usanze, dia retta a Daenerys a dispetto dell’opinione dei propri cavalieri di sangue: è vero che da un lato egli abbia dimostrato una maggiore apertura mentale rispetto ad altri dothraki, ma oltre a questo v’è da sottolineare la grande determinazione di Daenerys, che agisce istintivamente di fronte a quelle persone in difficoltà, nonostante sia consapevole di quali siano le tradizioni dothraki; fondamentale, in questo caso, l’affetto che il Khal prova per lei.
Il capitolo si chiude con le preoccupanti ferite di khal Drogo e l’intervento di Mirri Maz Duur.
Tyrion VIII.
Sulla prima parte. Sostanzialmente condivido l'analisi su Tyrion relativamente all'aspetto introspettivo di tale personaggio. Ed in effetti la chiusura di questa parte del capitolo è emblematica, denotando come veramente Tyrion si senta in soggezione, appunto vulnerabile, durante i confronti con il proprio padre. Ad ogni modo, nei POV di Tyrion, al di là dell'irriverenza, dell'umorismo caustico e, in generale, degli aspetti più "leggeri", si percepisce un substrato di amarezza che tende a emergere con intensità variabile: in questo POV viene fuori in maniera evidente, e si percepisce il peso della grande solitudine (ed implicitamente il dolore, il senso di colpa) che Tyrion si porta dietro.
Giungiamo alla battaglia della Forca Verde. Scontro che dimostra come il consiglio di mettere un uomo come Roose Bolton al comando della fanteria in luogo di Grande Jon sia stato, tutto sommato, un buon consiglio. È probabile che un comandante come Grande Jon sarebbe caduto nella trappola ordita da Tywin, basata sul cedimento (intenzionale) dell’ala sinistra dell’esercito Lannister. Errore che Roose Bolton non commette, anzi: nonostante i numeri non faveroli riesce ad uscirne ancora in piedi, dal punto di vista militare. La battaglia conclusa vede gli Stark conseguire il proprio obiettivo (impegnare Tywin Lannister mentre il grosso della cavalleria marcia contro Jaime) riuscendo a mantenere in piedi la seconda armata, sia pur con delle perdite (inevitabili). Per converso, i Lannister non conseguono una vittoria chiave, finendo per ritrovarsi in una posizione non ottimale dal punto dal vista strategico. Altre considerazioni.
Viene messo l’accento sulla conflittualità tra Tyrion e il padre. Il gesto di mandare Tyrion con l’avanguardia (che avrebbe dovuto cedere) è emblematico. In ASOIAF, il tema della contrapposizione individuo-famiglia (e della soggettività che, giocoforza, rischia di esserne compressa) è trattato in maniera particolarmente intensa, soprattutto per quanto concerne i Lannister.
Il POV offre il primo incontro fra Tyrion e Shae, la quale sembra essere esattamente ciò di cui il Lannister avesse bisogno. Credo ciò vada oltre la sfera sessuale. In questo capitolo traspare in maniera lampante come Tyrion si senta un uomo solo. Non stupisce, peraltro, che egli si senta così solo nonostante la presenza del padre e dei ventimila uomini dell’esercito Lannister.
È vero, in questo frangente Tywin paga il proprio narcisismo. C'è comunque da dire che, nonostante non sia il migliore in assoluto, si tratta di un condottiero militare di livello. Per quanto riguarda questa fase della guerra: credo che il fatto che Robb sia riuscito ad aggirarlo non sia dovuto soltanto ad una sottovalutazione dell'avversario da parte di Tywin, o meglio, anche; metterei però l'accento anche sul fatto che Robb – nonostante la giovane età e l'inesperienza (compensata in parte dai suoi alfieri) – finisca per dimostrare, in tale circostanza, di avere la stoffa del grande condottiero.
Catelyn X.
La guerra tra il Lupo ed il Leone è ormai entrata nel vivo: dopo la Battaglia della Forca verde, assistiamo alla replica degli Stark, alla Battaglia del Bosco dei Sussurri. Un capitolo assai intenso, vivido, coinvolgente: certamente uno dei capitoli chiave di questo primo romanzo e non solo. Il Bosco dei Sussurri porta con sé la prigionia del Leone di Lannister, la rabbia mai sopita di lord Karstark, la prima vittoria del giovane condottiero al quale gli uomini del Nord hanno già attribuito l'epiteto di Young Wolf. La narrazione dal punto di vista di Catelyn è, come al solito, di assoluto livello; nella fase antecedente alla battaglia, poi, narrando i pensieri di Cat, Martin "si lascia andare" a righe intrise di poesia.
Da sottolineare come Jaime Lannister, indipendentemente da come la si pensi, sia un combattente formidabile. Condivido la definizione di Achille medioevale. Per quanto agli occhi del lettore possa comunque apparire un personaggio negativo persino in questa circostanza, dove le uccisioni compiute trovano una giustificazione nel conflitto bellico, Jaime dimostra qui di non essere secondo a nessuno per coraggio e valore in battaglia: certo, l'impazienza fa da contraltare, ma l'epiteto di Leone di Lannister mi sembra meritato.
P.S. Da sottolineare come ser Brynden Tully sia davvero l'uomo in più per Robb Stark. Fondamentale il lavoro svolto dal Pesce Nero fin dall'arrivo al Moat Cailin.
Daenerys VIII.
Siamo ormai giunti al climax di AGOT, e – chiaramente – ciò vale anche per questa parte della storia. L'ennesimo capitolo di grande intensità, che si dipana tra l'ineluttabile sorte di Drogo, khal caduto da cavallo dal destino ormai segnato, le tensioni nel khalasar e l'emergere del lato più inquietante di Mirri Maz Duur. Nel capitolo in questione, Daenerys si ostina a sfidare a viso aperto i cavalieri di sangue del Khal, pur consapevole della loro ostilità. Nonostante tutto, siamo di fronte ad un personaggio caparbio, che quando sceglie di seguire il proprio cuore va fino in fondo, costi quel che costi. La principessa Targaryen è cresciuta molto, ma allo stesso tempo in futuro mostrerà delle défaillance: ella diviene più "credibile" come personaggio proprio grazie ai momenti di debolezza, che emergeranno con forza anche più in là.
Tra le altre cose, nonostante la pochezza intrinseca, tutto sommato Mormont dimostra un certo pragmatismo in alcune situazioni di crisi. A suo modo, è risultato funzionale relativamente alla narrazione delle vicende di Daenerys.
La disperazione – come già sottolineato – è padrona della scena. Unita alla debolezza fisica finirà per portare la narrazione su un piano al limite dell'irrazionale, nelle ultimissime battute.
molti elementi suggeriscono che invece roose abbia condotto malissimo la battaglia , probabilmente per dissanguare le altre casate
1) roose effettua una fin troppo lunga marcia notturna ma poi lascia tempo ai lannister di schierarsi
2) nonostante debba solo distrarre tywin da cosa stia facendo robb, roose attacca
3) i lannister hanno migliaia di cavalieri contro poche centinaia dei nordici eppure gli ultimi iniziano l'attacco
4) pur di attaccare un avversario superiore i nordici abbandonano una collina facilmente difendibile
5) pioggia di frecce su entrambi gli schieramenti
All'interno del mio commento ho messo l'accento sulla validità del consiglio di assegnare a Roose Bolton il comando della fanteria al posto di un comandante più irruento (quale poteva essere ad esempio Jon Umber) in virtù del fatto che una maggiore intraprendenza, unita ad un'analisi superficiale della situazione e delle scelte da operare sul campo, avrebbero ben potuto condurre la seconda armata del Nord incontro alla disfatta totale. Con Roose Bolton ciò non avviene. Il mio giudizio si basa – banalmente – sul conseguimento del risultato.
Il fatto che abbia preservato il più della forza bellica di Forte Terrore a discapito di altre casate, ritengo debba collocarsi su un altro piano, concernente altri aspetti del personaggio.
AGOT, capitoli 65-68. Siamo ormai prossimi all'epilogo del primo romanzo.
Arya V.
Una ragazzina sveglia, che cerca i districarsi tra le avversità della strada. Un capitolo che vuol far comprendere al lettore che lo scrittore "fa sul serio", che non ci si trova di fronte ad un'opera qualunque. Disorientamento, un continuare a perdersi cercando la propria strada, il tremendo senso di impotenza. Qui assistiamo alla (dolorosa) scissione tra dignità personale e dignità sociale, all'onore tenuto alto a caro prezzo da Eddard che non serve ad impedire che tutto venga annichilito da un esercizio indegno del potere.
D'altro canto, il fatto che Yoren tenti di salvare Arya è emblematico: il rischio è altissimo, eppure quest'uomo – non legato da un giuramento di fedeltà nei confronti di Eddard – mette in gioco la propria vita decidendo di aiutare la piccola Stark. Torna alla mente il discorso sulla fratellanza fatto a Ned diversi capitoli or sono, quando Yoren definì Benjen fratello. E del resto una prima dimostrazione del forte legame tra guardiani della notte (anche a sud della Barriera) l'avevamo avuta dalla cavalcata senza sosta dello stesso Yoren per avvertire Eddard del rapimento di Tyrion.
Bran VII.
Capitolo in cui si approfitta per dare varie informazioni concernenti la storia dell'universo di ASOIAF, dalla narrazione delle vicende dei Figli della Foresta, dei Primi Uomini e degli Andali a quella degli antenati di Casa Stark, gli antichi Re dell'Inverno. Si mette una volta di più l'accento su certe sfaccettature peculiari relative non solo a Brandon, ma anche a Rickon (e ai due meta-lupi). Tra l'altro, è la seconda volta che assistiamo alle premonizioni del più piccolo degli Stark. L'insistenza di Osha – una donna tutto sommato abbastanza pragmatica – riguardo all'esistenza dei Figli della Foresta non sortisce alcun effetto di fronte a Luwin, il quale, per converso, rimane colpito dall'arrivo del corvo.
P.S. Ovviamente, le parole dette da Bran a Luwin rappresentano l'ennesimo elemento di speculazione concernente le origini di Jon Snow.
Sansa VI.
Anche Sansa ha sofferto non poco. Un capitolo saturo di dolore, sofferenza. A parte la demenza del nuovo Re, vorrei sottolineare come anche il comportamento di Sansa (che è ovvio sia diverso da quello che avrebbe tenuto, ad esempio, la sorella Arya) denoti una certa forza. Forza nel sorridere quando dentro si è distrutti, forza nel non cedere all'impulso di spingere l'insopportabile Joffrey nel vuoto nonostante il livore che monta dentro. Ribadisco: forza, non stupidità.
Capitolo che mette in evidenza come un personaggio visto in precedenza come quasi esclusivamente nero, Sandor Clegane, sia, alla fine dei conti, il meno peggio nel covo di serpi che è Approdo del Re. Anzi, in questo POV appare – sia pur in senso lato – come un sostegno per la giovane Sansa.
Daenerys IX.
Capitolo che si dipana tra l'onirico e la cruda realtà. Daenerys ha perso suo figlio. Allo stesso tempo, il calore promanato dalle uova di drago (che solo lei percepisce) sembra un segno premonitore di ciò che avverrà nell'epilogo. Uova di drago che danno molta forza all'ultima principessa Targaryen. La scena in cui Daenerys giura vendetta nei confronti di Mago e khal Jhaqo ha una sua potenza, ed è importante non tanto per la dichiarazione di intenti in sé, quanto per la consapevolezza che Daenerys ha acquisito. Ella non è un personaggio qualunque. È il fuoco nelle Cronache. È Daenerys Nata dalla Tempesta, della nobile Casa Targaryen, sangue di Aegon il Conquistatore e di Maegor il Crudele e, prima di loro, dell'antica Valyria. Figlia del drago.
Il capitolo rappresenta un momento di rottura profonda. Una prima fase della sua storia è giunta al termine con la morte di khal Drogo e di Rhaego. Ora sta per cominciarne un'altra.
Arya:
Il capitolo d'addio ad Eddard. La struttura dello stesso è un'amalgama di crudezza e brutalità, atte a presentare la differenza nello stile di vita di chi appartiene ad un ceto sociale più basso, o per meglio dire, infimo. Come sempre si tratta di realismo e nichilismo, in una commistione di intensi e sparigliati punti di vista. L'essere umano che non si cura dell'altro, che mira a far circolare voci per pure motivazioni ludiche e, per ultimo, che nella disperazione ai fini della sopravvivenza è disposto a ridursi a ciò che, per effetto primordiale, è: un animale. Del resto, più che crogiolarsi nella situazione, Arya sceglie di seguire il proprio spirito di adattamento, ma soprattutto di non voltare le spalle agli insegnamenti di Syrio. Il cap segue difatti anche questo trancio narrativo, facendo sì che la ragazzina non cada nell'inganno dei Lannister al Porto. Ma, dopotutto, ogni travestimento è per conversione spesso un autoritratto. Quanto accade infine al Tempio di Baelor è la conferma delle parole di Maestro Aemon. Di fronte all'onore, l'uomo tenderà a scegliere sempre l'amore, soprattutto se questa scelta significa proteggere e preservare coloro ai quali tale sentimento è diretto. Ciononostante, il tutto si rivela un sacrificio inefficiente, soprattutto dinanzi alla follia del Re Ragazzino, totalmente inebriato da ogni sorta di nefandezza. La scena è claustrofobica, ansiosa, ritmica. Non vi è il colpo netto, ma vi è per riflesso quello emotivo. In un certo senso è la prima vera e originale sigla di Martin, a lasciar intendere quanto tutto sia contrario al classico e quanto tutto possa accadere, in ogni senso.
Ps. Ancora una volta viene sottolineato il fatto che Varys fluttui. I tentativi di rabbonire Joffrey innanzi alla folle decisione sembrano seguire le parole del confronto con Illyrio, piuttosto che una vera e propria clemenza. Egli vuole Eddard in vita affinché il conflitto rallenti e sia più adattabile ai piani pro-Aegon. Per contro, Cersei tiene a preservare la vita del proprio amante.
Pps. Lo stato del fondo delle pulci, ma anche la sua stessa esistenza, parlano ben chiaro a riguardo della qualità del regno di Robert, ma anche dei propri predecessori. Il messaggio di fondo è che in ASOIAF nessuno, ma veramente nessuno, si interessi nel profondo a chi giace nella povertà assoluta.
Bran:
Lo scritto presta il fianco alla situazione precaria del Nord, ormai sguarnito e impoverito in tutti i sensi dalle conseguenze del conflitto. La mancanza di uomini validi, o di uomini in sé, lascia una sensazione di vulnerabilità non da poco e tende ad intristire il lettore, o almeno me che tanto sono affezionato al luogo in questione. Il capitolo è comunque orientato quanto più possibile al lato fantasy dell'opera, suggerendo quanto lo stesso Bran ne sia attratto e richiamato. Si può anche notare e avvertire nitidamente quanto Maestro Luwin tradisca una certa ansia, rendendolo quasi incapace di gestire la pressione della situazione in cui si ritrova. Un aspetto da non sottovalutare data la presunta saggezza del ruolo. Le sue risposte sono difatti quasi sempre piccate e le sue parole non seguono la fredda logica, ma sono condizionate dal proprio umore. Egli si distanzia di fatti da ogni ciò che non riesce a comprendere riguardo le parole e i comportamenti di Bran, tendendo a spegnerli in maniera superficiale e con autoconvinzione. Questo atteggiamento, che in teoria dovrebbe avvicinarlo all'estrema ratio, in realtà lo allontana dalla stessa. Viene anche approfondita la storia antica delle Cronache, tra figli della Foresta, Andali e Primi Uomini, ma è soprattutto messa in risalto la capacità comune degli Stark di ultima generazione e ossia una sorta di connettività esoterica. Rickon e Bran condividono il medesimo sogno, che è in realtà uno scenario di precognizione ed entrambi reagiscono di conseguenza, con consapevolezza.
- Rickon e Shaggydog sono ancor più approfonditi nell'occasione, presentandosi nel loro aspetto più noto: l'essere selvaggi e incontrollabili. Il bambino arriverà addirittura ad assaggiare il sangue, segno che a Skagos non dovrebbe ritrovarsi poi così spaesato.
- R+L=J, Eddard e l'importanza che tale informazione celata ha per Jon. Come sottolinea Bran, Eddard nella visione è nelle cripte ed è triste a riguardo del proprio figlio bastardo. Un'allusione diretta verso l'ormai impossibilità di rivelargli la verità sui propri natali e la statua di Lyanna.
Sansa:
E' uno dei capitoli che preferisco, a suo riguardo. Avevo già riletto i Pov di Sansa, rivalutandola completamente, rileggere questo ancora una volta rafforza determinate convinzioni.
La disperazione della ragazza è tangibile con mano, così come si può udire il suono dell'esplosione di quella bolla che perfettamente contornava il suo mondo. Non stupidità, ma ingenuità. Incredibilmente ella assorbe, sopporta, comprime. Ma nonostante ciò, la sua anima resta incontaminata. Ciò che cambia e si rafforza è la sua individualità, una ritrovata consapevolezza. Ella non si distacca dall'etichetta, ma non reprime piccole, letali esternazioni di verità, anche se le stesse potrebbero ritorcersi contro di lei.
Paradossale anche quanto cambi la sua visione di Joffrey nel presente, circoscrivendo i suoi tratti a fattezze quasi mostruose che non possono far altro che ripugnarla, come svegliandola da una pericolosa ipnosi che tanto l'ha attanagliata. Per di più si nota maggiormente la pochezza dell'essere umano e, come sempre, la mancanza di decenza. Da notare come Meryn Trant non si limiti ad eseguire l'ordine, ma a portarlo a termine con brutalità, con una non necessaria efferatezza, come se colpire una ragazzina inerme aiutasse a soddisfare la fame della propria bestialità. Per contro, il Mastino, che porta il nome di una bestia, ha i comportamenti più umani e delicati di tutti i presenti, al punto da simulare anche un vuoto di memoria a riguardo dello scherno su Robb. Sia la frase sul non essere un vero cavaliere verso Trant, sia l'impeto di gettarsi nel vuoto con Joffrey rappresentano una forza inedita da sempre celata dentro di lei.
Per quanto mi riguarda uno dei suoi migliori capitoli.
Ps. Il passaggio migliore è il suo pensiero rivolto ad un eventuale suicidio con caduta dal balcone, dove immagina il suo corpo spezzato che diviene simbolo della loro vergogna. Qui emerge il valore di Sansa, in tutti i sensi.
Daenerys:
Martin adora le visioni ed i sogni febbricitanti, non è una novità. Il metodo narrativo con cui li porta avanti è altrettanto coinvolgente e febbricitante, al punto da creare una sorta di anamnesi collettiva, in uno scenario all'Alice nel Paese delle Meraviglie, confusionario, privo di respiro, a tratti elegante.
Il suo risveglio e le reazioni successive sono profonde e adatte. Un pianto dirompente sarebbe stato incoerente con la natura in crescita del personaggio, ma altrettanto poco adatto alla situazione. Un blocco emotivo, al punto da non avvertire il colpo subito, portandola ad un'ibernazione interiore, è decisamente più calzante e significativo. Forse lascia avvertire anche maggiormente il dolore intrinseco che in quel momento non è conscia di provare del tutto. Nell'occasione ella è determinata non per sfrontatezza, ma per una nuova rinascita personale, generata dalla perdita. Le parole di Mirri, così minuziose nel descrivere aberranti dettagli, lasciano intendere tutta la malvagità che ella ha dentro di sé. Una malvagità con cui Daenerys si rapporta con classe, con umanità. Nonostante si ritrovi a confronto con un livore quasi bestiale, la ragazza è sinceramente delusa e colpita in profondità da quello che considera una sorta di tradimento, un velenoso tornaconto per un'azione che invece credeva essere giusta. Mirri, dal canto suo, come ogni personaggio negativo di Martin (Montagna e folli a parte), presenta delle ragioni comprensibili dietro il proprio comportamento. Ella vendica con metodo sommario ogni perdita subita, tra pazienti innocenti uccisi, tempio bruciato, ragazzini mutilati e quant'altro. Non solo, porta in essere come motivazione anche le future barbarie che l'erede di Drogo avrebbe potuto compiere. E da Dothraki, ciò sarebbe stato effettivamente inevitabile. Quindi, in un certo senso, Mirri non uccide solamente l'individuo, ma anche il suo futuro. Tutto ciò non è chiaramente qualcosa che le permetta di avere giustificazioni e apologie, solo motivazioni.
L'eutanasia su Drogo è invece uno dei tanti atti che porterà Daenerys al superamento di sé stessa. La chiave di tutto, comunque, permane la connessione con le uova di Drago, che contengono quelli che, effettivamente, sono e saranno i suoi veri unici figli ed eredi.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
Piano piano vi raggiungo, eccone altri 10 (48-57), purtroppo mi sono un attimo distratta col fantagot...
Jon VI
Alla luce del frequente dire di Varys che tutto ciò che lui fa lo compie per il reame, colpisce molto questa parte di discorso del Lord Commander (sì Varys è sempre con me anche nei capitoli in cui non compare):
“A man of the Night’s Watch lives his life for the realm. Not for a king, nor a lord, nor the honor of this house or that house, neither for gold nor glory nor a woman’s love, but for the realm, and all the people in it. A man of the Night’s Watch takes no wife and fathers no sons.
Quando Varys ripete di guardare al bene più grande del reame si riferisce anche lui a tutti coloro che lo compongono ? Senz’altro sembra che l’educazione di Young Griff abbia voluto guardare alla creazione del sovrano perfetto, nonostante i limiti intrinseci al carattere del ragazzo.
Certo il parallelo non può essere completo perché nel suo caso va a mischiarsi con l’onore di una casata, però riflettere su questo discorso può darci una mano ad interpretarlo.
Interessante anche la descrizione che viene fatta della God’s wood oltre la Barriera:
Beyond the Wall the haunted forest stands as it stood in the Dawn Age, long before the Andals brought the Seven across the narrow sea. You will find a grove of weirwoods half a league from this spot, and mayhap your gods as well.
Si tratta di un luogo molto antico. Ed anche molto particolare: ci sono addirittura 9 weirdwood insieme, mentre a sud della barriera non se ne trovano più di 2 o 3 insieme:
Even in the wolfswood, you never found more than two or three of the white trees growing together; a grove of nine was unheard of.
Jon, per quanto abbia delle grandi potenzialità si dimostra ancora molto green, com’è giusto che sia per un ragazzo della sua età del resto. L’essere nominato tra gli stewards lo acceca dalla rabbia e subito lo vede come una manovra di Ser Alliser. In realtà, lui ha saputo dimostrare di guidare i ragazzi che sono arrivati con lui molto più del maestro d’armi, di fargli fare squadra e di saper vedere del buono anche in reclute non evidentemente utili, come Sam. Ha anche dimostrato di sapersi relazionare alle alte cariche e costanza ed intelligenza nell’ottenere ciò a cui mira. Per fortuna, Sam, più riflessivo, gli fa notare cosa questa scelta apparentemente non entusiasmante possa significare.
E si arriva al giuramento:
“Hear my words, and bear witness to my vow,” they recited, their voices filling the twilit grove. “Night gathers, and now my watch begins. It shall not end until my death. I shall take no wife, hold no lands, father no children. I shall wear no crowns and win no glory. I shall live and die at my post. I am the sword in the darkness. I am the watcher on the walls. I am the fire that burns against the cold, the light that brings the dawn, the horn that wakes the sleepers, the shield that guards the realms of men. I pledge my life and honor to the Night’s Watch, for this night and all the nights to come.”
Spoiler GOT 6
La guardia finisce con la morte, niente di più chiaro. Evidentemente le situazioni speciali oltre di essa non sono contemplate. E’ previsto che il GdN viva e muoia alla sua postazione. L’unica incongruenza potrebbe essere la frase finale: consacro vita ed onore ai GdN per questa la notte e tutte le notti a venire. Le notti ci saranno anche dopo, ma che valore può avere la vita e l’onore al ritorno dal nulla, se di vita si può ancora parlare?
Jon nota che i colori di Ghost riprendono i colori degli alberi sacri. Come ben sappiamo non riprendono solo quelli.
Eddard XIV
Il povero Ned tradisce tutta la sua incompetenza politica quando si chiede perché Cersei non sia ancora fuggita: perché dovrebbe fuggire se ha alleati ed un esercito maggiore? Mai come in questo caso Ned mi sembra la metafora del centrosinistra italiano che pensa di vincere tutte le volte alle elezioni per superiorità morale e poi ci resta sempre male. Una pretesa superiorità morale che sussista o meno non dà vantaggi relazionali né di potere, anzi come succede nel caso di Stannis (concedetemelo con tutte le pinze possibili data la diversità dei 2 personaggi), se non adeguatamente comunicata e supportata da un lavoro di alleanza, diventa una qualità percepita negativamente.
Sempre più ingenuo e sprovveduto si meraviglia che Renly abbia lasciato la città. Ovviamente, essendo più furbo di lui, non potendo prevalere visto il rifiuto di Ned di appoggiarlo, ha visto bene di non fare una brutta fine e tornare tra i suoi nobili.
E’ molto curioso vedere quanto si aggrappi all’idea del legittimo re Stannis, ormai unico potenziale alleato senza essersi neanche mai relazionato con lui, ma solo basandosi sulla fiducia della giustizia e della relazione che aveva instaurato con Jon Arryn.
L’ultimo errore lo fa quando sceglie di fronteggiare la regina a viso aperto. Certo, la colpa è che aveva la certezza di avere le cappe dorate dalla sua, però una maggiore cautela non sarebbe guastata… soprattutto con le figlie non ancora partite, Renly fuggito, e Stannis a Roccia del drago.
Amarezza finale, la battuta di Petyr.
Arya IV
L’ultima lezione di danza con Syrio, lo lasciamo così:
The fourth sliced his stick in two, splintering the wood and shearing through the lead core. Sobbing, Arya spun and ran.
Mi è piaciuto molto il commento a questa prima parte all’apprendimento di Arya di JonSnow. Oltre al costante riferimento agli occhi che ha colto nella storyline di Arya, c’è anche un rimando al percorso di Bran, a cui il corvo cerca di far aprire il terzo occhio. La formazione iniziale dei 2 fratelli è contraddistinta da questo dettaglio.
Sansa IV
E’ il capitolo in cui Sansa inizia ad essere messa di fronte alla cruda vita reale senza più la campana di vetro protettiva starkiana:
She had grown up to the sound of steel in the yard, and scarcely a day of her life had passed without hearing the clash of sword on sword, yet somehow knowing that the fighting was real made all the difference in the world. She heard it as she had never heard it before, and there were other sounds as well, grunts of pain, angry curses, shouts for help, and the moans of wounded and dying men. In the songs, the knights never screamed nor begged for mercy.
Sansa incontra la regina ed il concilio ristretto a 3 giorni dallo scontro. Jeyen Poole ne ha viste parecchie di atrocità durante lo scontro; infatti Cersei si premura subito di farla sparire dalle sue stanze e dalla città e Ditocorto risponde subito all’appello. Povera Jeyne.
Ditocorto fin dal primo incontro con Sansa sembra tradire una certa attrazione nei suoi confronti, che anche in questo caso viene confermata:
she could feel Littlefinger staring. Something about the way the small man looked at her made Sansa feel as though she had no clothes on. Goose bumps pimpled her skin.
La regina ed il consiglio la avvertono del tradimento del padre. Molto interessante una frase di Varys se la togliamo dal contesto generalizzandola:
“Oh, so poignant,” said Varys. “And yet, it is truly said that blood runs truer than oaths.”
Potrebbe essere un riferimento al fatto che nonostante lui abbia servito molti padroni la sua fedeltà primaria è al sangue che scorre nelle sue vene (Blackfyre o Brightflame ?).
Cersei ed il concilio manipolano Sansa per inviare un messaggio ai suoi parenti che detengono 3 dei 7 regni di Westeros.
Jon VII
Ritrovano Othor e Jafer che mostrano i segni di essere non morti: occhi blu, mani nere, i cavalli si innervosiscono, anche i cani sono a disagio. I corpi a prima vista sembrano freschi, non odorano di decomposizione, ma, come fa Sam, si nota la loro età dal punto in cui Ghost ha staccato il polso ad uno dei 2.
Ricorre il sogno di Jon sulle cripte di Winterfell. Le cripte tornano dopo soli 2 POV: prima sono state il calmante di Arya, adesso sono di nuovo un mistero per Jon. Sogna di cercare suo padre nelle cripte: quindi, come ci aspettiamo, dovrà davvero cercare qualcosa laggiù per conoscere la verità. Assiste anche al risveglio dei vecchi re del nord. Questo potrebbe essere un riferimento agli estranei e ad una qualche connessione di essi con la famiglia Stark (last hero, Night’s King, whatevah). Tendo ad essere d’accordo con quanto ipotizza @JonSnow; in questo caso.
Torna anche l’idea dell’imminente inverno e della sua probabile lunghezza:
The old men called this weather spirit summer, and said it meant the season was giving up its ghosts at last. After this the cold would come, they warned, and a long summer always meant a long winter. This summer had lasted ten years. Jon had been a babe in arms when it began.
E all’attesa del lungo inverno alle porte si associa la leggenda degli estranei:
In that darkness, the Others came riding, she used to say, dropping her voice lower and lower. Cold and dead they were, and they hated iron and fire and the touch of the sun, and every living creature with hot blood in its veins. Holdfasts and cities and kingdoms of men all fell before them, as they moved south on pale dead horses, leading hosts of the slain. They fed their dead servants on the flesh of human children . . .
In questa uscita Jon dà prova di saper motivare le persone e metterle nella giusta condizione affinché si rendano utili, Sam dà prova di poter essere una fonte di conoscenza.
Alla notizia della morte del re, Jon si pone positivamente sperando di poter rivedere Arya e di poter finalmente chiedere a Ned l’identità di sua madre.
Un tema ricorrente nelle cronache è l’amore ci distrugge, come tempo fa Jaimie, prima di buttare Bran dalla finestra, sospira “the things we do for love”, adesso lo stesso tema viene diversamente declinato dal Lord Commander:
The things we love destroy us every time, lad. Remember that. My son loved that young wife of his. Vain woman. If not for her, he would never have thought to sell those poachers.
Anche nella vicenda che coinvolge Ned a KL, Jon sembra essere il più avanti di tutti. Avendo brevemente conosciuto Joffrey, si chiede infatti se lascerà mai che Ned si unisca ai GdN. Ed all’apprendere questa notizia, Jon si trova davanti per la prima volta alla difficoltà di doversi lasciare alle spalle le vicende della propria famiglia di origine. In questo momento di grande tristezza ed apprensione, la presenza silente di Ghost è ciò che lo conforta ed in questo conforto realizza che le sue sorelle non possono avere neanche questo: Lady è stata giustiziata e Nymeria non è più con Arya.
La solidarietà dei suoi compagni ed il coraggio istintivo dimostrato da Sam nel proporgli di pregare nel bosco degli dei sono quasi commoventi e fanno comprendere a Jon che anche loro sono suoi fratelli.
Una caratteristica dell’arrivo dei non morti è il gran freddo che li accompagna. E l’altra caratteristica è che possono essere eliminati col fuoco. Provvidenziale l’aiuto di Bloodraven attraverso il corvo di Mormont che all’improvviso inizia ad urlare “Burn”. Molto avvincente il corpo a corpo tra Jon+Ghost e Othor, specialmente il gioco di squadra svolto dai 2. Inquietante il continuo puntare all’obiettivo del braccio di Othor anche dopo essere stato staccato dal corpo del non morto. E ci si chiede perché i non morti volessero eliminare il Lord Commander.
Bran VI
Sono arrivati tutti i bannermen chiamati da Robb. Bran chiede i numeri totali a Maester Luwin, soffermandosi sulla numerosità dei cavalieri, cavaliere che Bran aspirava a diventare prima della caduta. Altra tematica ricorrente è il concetto che ci ricorda Luwin, come ha ricordato @AemonTargaryen:
To be a knight, you must stand your vigil in a sept, and be anointed with the seven oils to consecrate your vows. In the north, only a few of the great houses worship the Seven. The rest honor the old gods, and name no knights . . . but those lords and their sons and sworn swords are no less fierce or loyal or honorable. A man’s worth is not marked by a ser before his name. As I have told you a hundred times before.
In mezzo al caos degli alfieri, l’unico luogo in cui trovare un po’ di pace è il bosco degli dei. E’ lì che Bran va e lì ritrova la pace, in compagnia di Summer e, soprattutto, degli alberi. Ammette che dopo la caduta, si sente sempre più attratto da quel luogo. E’ qui che prega che non accada tutto ciò che poi invece accadrà: prega che Robb resti, o che torni sano e salvo, insieme a Cat, Ned, e le sorelle.
Rickon, invece, non si dà pace dalla notizia della partenza di Robb: piange, è arrabbiato, urla. Addirittura si nasconde nelle cripte ed attacca chi lo va a cercare con una spada arrugginita delle tombe dei re del nord, con Shaggydog al suo fianco. Per lui tutti quelli che partono, non faranno mai più ritorno.
La tragicità di Robb è tutta nella breve risposta che dà a Luwin e Bran quando lo implorano di non partire:
“I don’t want to go. I have to.”
Robb che finalmente in questo POV sembra essere davvero cresciuto: lo vediamo gestire bene i vari lord che hanno risposto alla chiamata e a districarsi bene dai loro interessi. Non mancano le confessioni di paura e sconforto. E su di lui, come sugli altri 2 fratelli, impera la mancanza del padre. Le voci più disparate sono arrivate a WInterfell sugli accadimenti di KL. La più incredibile, il ritorno di Rhaegar Targaryen dal mondo dei morti con un folto gruppo di eroi antichi per riprendersi il trono del padre. Ritorna anche in questo capitolo l’apprezzamento mai sopito per la dinastia Targaryen da parte del “popolo” (passatemi il termine).
Toccante il ricordo del ritorno delle ossa di Lady a Winterfell:
remembering the day when four of his father’s guardsmen had returned from the south with Lady’s bones. Summer and Grey Wind and Shaggydog had begun to howl before they crossed the drawbridge, in voices drawn and desolate. Beneath the shadow of the First Keep was an ancient lichyard, its headstones spotted with pale lichen, where the old Kings of Winter had laid their faithful servants. It was there they buried Lady, while her brothers stalked between the graves like restless shadows. She had gone south, and only her bones had returned.
Il ricordo viene poi espanso al nonno e allo zio che, anni or sono, subirono la stessa sorte. Ed unito al terrore che questa stessa sorte possa applicarsi a tutti i familiari che sono scesi a sud ed anche a Robb che si appresta a farlo. Il destino di Robb è già prefigurato dalle parole di Osha: non ci sono gli antichi dei a sud, gli alberi-diga sono stati estirpati da quelle terre da lungo tempo e, senza gli occhi, gli antichi dei non hanno potere.
Daenerys VI
In questo capitolo continuiamo a vedere una Danaerys diversa da quella degli inizi. Sta maturando e sta comprendendo a pieno il potere di essere alla guida di un popolo come moglie del khal ed infatti ciò che ammette di amare di più di Drogo sono i suoi capelli, simbolo della sua forza e del suo potere:
She loved his hair especially. It had never been cut; he had never known defeat.
Con la morte di Viserys, sente l’onore ed onere di essere l’ultima Targaryen e quindi il dovere di riconquistare ciò che un tempo era della sua famiglia e che passerà in eredità al nascituro Rhaego:
If I were not the blood of the dragon, she thought wistfully, this could be my home. She was khaleesi, she had a strong man and a swift horse, handmaids to serve her, warriors to keep her safe, an honored place in the dosh khaleen awaiting her when she grew old . . . and in her womb grew a son who would one day bestride the world. That should be enough for any woman . . . but not for the dragon. With Viserys gone, Daenerys was the last, the very last. She was the seed of kings and conquerors, and so too the child inside her. She must not forget.
Per rispondere a @JonSnow; sul fatto che Varys abbia appoggiato l’assassinio commissionato di Dany, credo che si possa dire che abbia voluto avere un ruolo di primo piano per avere la certezza di poterlo sventare ed usarlo come leva per smuovere Khal Drogo a prendere il mare. E’ spesso ripetuto sia da Illyrio sia da Jorah che i dothraki fanno le cose nel tempo che ritengono opportuno, quindi è possibile che Illyrio, conoscendo bene i dothraki, avesse bisogno di una causa scatenante che facesse venire voglia a Drogo di muoversi. Ricordiamo anche le parole che si scambiano Varys e Illyrio nei sotterranei: sanno che i dissidi tra Stark e Lannister stanno precipitando per cui Varys ha bisogno di rallentare gli accadimenti a KL, mentre Illyrio ha bisogno di velocizzare la venuta dei Dothraki. Che la cosa fosse costruita credo che Martin ce lo dica chiaramente qui (o almeno mi piace pensarlo!):
A dozen caravan guards had come running. With them was the master himself, Merchant Captain Byan Votyris, a diminutive Norvoshi with skin like old leather and a bristling blue mustachio that swept up to his ears. He seemed to know what had happened without a word being spoken. “Take this one away to await the pleasure of the khal,” he commanded, gesturing at the man on the ground.
Questo gesto, unito all’apprensione per il bambino che porta dentro, che assieme a lei è l’ultimo della dinastia dei draghi, come dice Dany, fa risvegliare il drago. Il terrore, l’amore e l’istinto di sopravvivenza per sé stessa, per il figlio e per la propria casata risvegliano in Dany un istinto volto a far risvegliare in concreto i draghi dalla pietra. Come dicevo in alcuni POV precedenti, per far risvegliare in Dany questo istinto è stata fondamentale la gravidanza: il suo rapporto speciale con le uova inizia nel momento in cui si rende conto di essere incinta e continua grazie a questo:
Cradling the egg with both hands, she carried it to the fire and pushed it down amongst the burning coals. The black scales seemed to glow as they drank the heat. Flames licked against the stone with small red tongues. Dany placed the other two eggs beside the black one in the fire. As she stepped back from the brazier, the breath trembled in her throat. She watched until the coals had turned to ashes. Drifting sparks floated up and out of the smokehole. Heat shimmered in waves around the dragon’s eggs. And that was all.
Catelyn VIII
Alla visione del Moat Cailin’ c’è subito un interessante riferimento a ciò che si narra fecero in passato i Children of the Forest:
And the tall, slender Children’s Tower, where legend said the children of the forest had once called upon their nameless gods to send the hammer of the waters
Si parla del hammer of waters che separò Westeros da Essos per impedire le migrazioni dei primi uomini verso quello che era il loro continente e che evidentemente era stato conquistato (forse anche abbastanza faccilmente) fino al Moat Cailin’ da dover far propendere per un’azione tanto drastica per correre ai ripari.
Da TWOIAF:
Most scholars do agree that Essos and Westeros were once joined; a thousand tales and runic records tell of the crossing of the First Men. Today the seas divide them, so plainly some version of the event the Dornish call the Breaking must have occurred. Did it happen in the space of a single day, however, as the songs would have it? Was it the work of the children of the forest and the sorcery of their greenseers? These things are less certain. Archmaester Cassander suggests elsewise in his Song of the Sea: How the Lands Were Severed , arguing that it was not the singing of greenseers that parted Westeros from Essos but rather what he calls the Song of the Sea—a slow rising of the waters that took place over centuries, not in a single day, and was caused by a series of long, hot summers and short, warm winters that melted the ice in the frozen lands beyond the Shivering Sea, causing the oceans to rise. Many maesters find Cassander’s arguments plausible and have come to accept his views. But whether the Breaking took place in a single night, or over the course of centuries, there can be no doubt that it occurred; the Stepstones and the Broken Arm of Dorne give mute but eloquent testimony to its effects. There is also much to suggest that the Sea of Dorne was once an inland freshwater sea, fed by mountain streams and much smaller than it is today, until the narrow sea burst its bounds and drowned the salt marshes that lay between. Even if we accept that the old gods broke the Arm of Dorne with the Hammer of the Waters, as the legends claim, the greenseers sang their song too late. No more wanderers crossed to Westeros after the Breaking, it is true, for the First Men were no seafarers … but so many of their forebears had already made the crossing that they outnumbered the dwindling elder races almost three to one by the time the lands were severed, and that disparity only grew in the centuries that followed, for the women of the First Men brought forth sons and daughters with much greater frequency than the females of the elder races. And thus the children and the giants faded, whilst the race of men spread and multiplied and claimed the fields and forests for their own, raising villages and forts and kingdoms.
Catelyn, come nei precedenti capitoli, dimostra di essere una donna piuttosto in gamba per i suoi tempi, conosce grazie a Ned quanto possa essere formidabile come difesa il presidio di Moat Cailin, nonostante appaia come un rudere fatiscente.
Mi è piaciuto molto l’incontro tra lei e Robb, così pieno di contrasti. I 2 sono in una situazione formale che impedisce loro un atteggiamento più amorevole e familiare, seppur tradito dal tono di voce di Robb e dai pensieri di Cat. Eppure riescono a trovare quel calore che la fomralità impedisce loro attraverso Grey Wind: Grey Wind la vede subito, va verso di lei come Robb non può fare, e lei lo accarezza, come non può fare con Robb.
Vediamo già da un breve descrizione la particolarità e l’aspetto un po’ sinistro di Roose Bolton: ha una voce flebile ma quando parla tutti restano in silenzio per ascoltarlo (eppure un comndante è spesso detto che debba avere una voce imponente), ha un aspetto sinistro e gli occhi talmente chiari da sembrare quasi senza colore. Lui chiede subito dell’ostaggio Tyrion ed insieme agli altri Lord apprende con delusione che non è più un ostaggio.
Nel confronto che Cat e Robb hanno da soli, Cat ripete a Robb che essere sceso in battaglia in prima persona è stato un errore e che avrebbe dovuto mandare uno dei suoi vassalli, come già sostenevano Maester Luwin e Bran. Ma ormai il dado è tratto e non si può più tornare indietro, pena la credibilità futura di Robb in qualità di erede di Winterfell. Cat si dimostra molto lungimirante e razionale in tutta la conversazione e Robb un piccolo stratega militare in erba. Non credo che a questo punto si possa condannare Cat per aver fatto riflettere Robb sull’opportunità di scegliere Greatjon al comando della seconda armata, la sorte di una battaglia guidata da lui avrebbe potuto essere imprevedibile. Certo con la piccola guarnigione lasciata al Moat Cailin, i Reeds allertati all’incollatura, forse scegliere un Bolton, con la storica rivalità che li ha contrapposti agli Stark non è stata l’idea migliore, ma gli errori grossolani hanno ancora da venire.
Tyrion VII
Incontriamo finalmente Tywin dal vivo. Prima ancora che ci venga ricordato che non ama le mezze misure vediamo che del luogo in cui è avvenuto il rapimento di Tyrion ne è stata fatta tabula rasa. I modi drastici di Tywin, già ampiamente ricordati dal trattamento riservato ai figli di Rhaegar, appaiono in tutta la loro ferocità. Non si scompone neanche quando gli uomini dei clan irrompono al concilio di guerra.
Non è minimamente preoccupato dalla scesa in campo degli Stark, non ritiene Robb un pericolo degno di considerazione. Alla lunga avrà ragione, non tanto per le sue verdi qualità militari ma per tutto l’aspetto politico-opportunistico con cui si vincono le guerre. Aspetto di cui Tywin ci dà già un assaggio nel modo in cui fa decidere ai clan di scendere in guerra coi Lannister.
Sansa V
Sansa è ben conscia della sua disgrazia. Gli umori della corte glielo ricordano nel repentino cambio di comportamento verso di lei, insieme alla Honour-guards e alla restrizione di libertà di movimento. E non è neanche stupida come a molti piace pensare: dalla lettura dei nomi capisce bene che Arya sia riuscita a fuggire. E dimostra un certo ragionamento nel modo in cui si presenta: sceglie i vestiti del lutto per unirsi alla condizione della famiglia reale che ostenta la perdita di Robert, ma nello scegliere il nero sceglie anche di avere un aspetto il più accattivante possibile per avere più presa sul suo interlocutore. Dimostra anche un certo ragionamento quando adduce il latte di papavero come scusa per le affermazioni del padre.
Cersei, dopo essersi appropriata di un seggio al concilio ristretto, aver nominato il padre primo cavaliere e retribuito Janos Slynt per essersi schierato dalla sua parte, tutto attraverso Joffrey, si libera anche di Barristan Selmy, l’unico che si è scomposto alla vista di lei che strappava il testamento di Robert. Purtroppo, come Tyrion ci ricorda, l’orgoglio di Cersei le fa fare un grosso errore, inimicandosi l’unico cavaliere di peso della Guardia Reale.
Le prese in giro di Littlefinger, come le precedenti contro Ned, mostrano la sua natura abbastanza meschina: ogni volta che un grande Lord, o Cavaliere cade mentre lui resta in piedi è motivo per lui di orgoglio e ulteriore motivazione nel perseguire la sua arrampicata sociale.
La caduta dell’ultimo degno Kingsguard simboleggia anche la caduta finale del regno con l’avvento di Joffrey sul trono, come aveva già preannunciato suo padre, che temeva questo giorno. Non credo che Barristan possa essere incolpato per essersi disinteressato delle sorti dei Targaryen. In una società in cui vale il trial by combat che dà come verdetto la volontà degli dei, non credo che Barristan sia da biasimare per avere giurato fedeltà a Robert ed aver proseguito a servire il regno sotto di lui, del resto la battaglia del Tridente poteva essere interpretata come risultato di un volere divino.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Tyrion:
Un capitolo che oscilla tra l'appagamento, la soddisfazione personale e la mancanza di onorabilità e tatto dei Lord dell'Ovest. Lo stesso concilio presenta una situazione tragica, innanzi alla quale ogni individuo tende a preservare la propria posizione e la propria salute. Comportamento a dir poco umano, nell'accezione più negativa. D'altro canto lo stesso Tywin, perfino agli occhi di Tyrion, mostra atteggiamenti criptici. L'osservazione sulle parole della Montagna è difatti uno snodo chiave per l'introspettiva del patriarca Lannister. Egli è soddisfatto e gioioso dell'estrema efficienza del suo brutale alfiere, ma al contempo non può esimersi da un giogo di repulsione, che lo porta in un certo senso a distanziarsi da quella medesima brutalità che egli sollecita in prima persona nel momento in cui vi siano compiti da portare a termine. E' affascinante una codardia così umana in Tywin, a maggior ragione se pensiamo a quanto essa sia seppellita sotto il suo narcisismo. D'altro canto Tyrion, che non si sottrae mai dai propri modi pungenti e da un'ironia che ha il chiaro obiettivo di irritare il prossimo, non può che cedere ai propri sentimenti malcelati, ovvero quelli di ricevere una qualsiasi forma di approvazione paterna che lo astragga dai giudizi della propria condizione. Non è un comportamento contraddittorio, ma invece complementare. Assai graditi sono anche i riferimenti a Jaime, il cui legame fraterno assume valore più deciso, anche nei complessi che lo stesso Tyrion ha nei suoi confronti.
L'obiettivo di Tywin è ovviamente quello di regolare i conti ad Approdo. Peccato che la situazione sia in uno stato così critico proprio a causa della sua cecità nei confronti dei figli, di cui osserva pure le mancanze, ma verso cui non cerca di porre rimedio nei termini più adatti.
Jon:
Ammetto che questo è uno dei pochi capitoli di Jon Snow che non ho mai apprezzato più di tanto. Certamente l'azione impulsiva di disertare e abbandonare tutto a seguito della morte del padre, per unirsi a Robb, è un atto comprensibile ai fini narrativi, in quanto coerente. Peccato che tutta la struttura dello stesso, ogni minimo atteggiamento di Jon così come del circondario trasudino di stereotipo e lo avvicinino nell'occasione, molto pericolosamente, alla figura del Gary Sue. Il protagonista ancora acerbo che, preso dai propri umori, sta per fare la cosa sbagliata ma gli amici intervengono a farlo ragionare. Troppo classico, troppo macchiettistico. Jon Snow è una figura complessa, controversa e insolita. Pertanto situazioni del genere, per quanto logiche con la trama, diminuiscono il suo prestigio.
Chiaramente non vi sono solo note negative. Il passaggio de ''Voleva morire come uno Stark, affinché si dicesse che Eddard Stark aveva quattro figli maschi, non tre.'' è uno dei più commoventi e profondi per la sua introspettiva.
Catelyn:
Molto malinconico, cupo, per quanto la situazione volga al momento a sfavore dei Lannister. Catelyn è un character molto sensibile alle emozioni e ai presentimenti, al punto da recepire in anticipo le vibrazioni negative di probabili e futuri eventi nefasti. Parlerei, appunto, più di una predisposizione sensoriale piuttosto che di un eccessiva apprensione. La figura di Robb, comunque, è via via più solenne e ruvida, nel tentativo di riscoprirsi degno successore di suo padre. La scena della preghiera collettiva è difatti propensa a suddetta direzione. Specularmente il concilio Nord-Fiumi non è poi molto differente da quello dei Lannister, se non per una maggior dose di buone intenzioni ed un egoismo che non risiede nel tornaconto personale, quanto nel soddisfare la propria necessità interiore, sia essa il rivedere casa o la vendetta per la morte di un caro. Robb, come direbbe Tyrion, è qui incline alla belligeranza, ma ciononostante non lascia da parte logica e onore, ragionando secondo entrambi i citati. Nonostante l'opzione Renly fosse la più remunerativa, quella di Stannis è un qualcosa da cui è impossibile sottrarsi in quanto Stark. I ragionamenti di Catelyn, per quanto diano noia a molti, sono comprensibili e meravigliosi dal punto di vista materno. Come madre è qui impeccabile e come madre pone la salute della propria prole innanzi al compimento di qualunque vendetta. Dunque non è da condannare. Per il resto, la scena è tra le migliori del primo volume e trasuda solennità e gloria. Una sola chiosa finale:
The King In The North!
Daenerys - Epilogo:
Un finale in cui si ha la conferma che Daenerys proceda per proprio istinto e per sensazioni, siano esse fondate sul mero presentimento o su una vera e propria capacità che superi l'umana natura. Di per sé non vi sono quindi altre spiegazioni o moventi dietro un atto che, visto con raziocinio e con rischio, avrebbe potuto generare esiti mostruosi. Ma, d'altronde, la figura di Dany, sia pur in minor parte rispetto alla Serie, anche in ASOIAF tende a superare l'umano e, pertanto, non incontra molto il mio interesse. La nota migliore del capitolo, però, è quell'amaro ringraziamento nei confronti di Mirri, con la ragazza che afferma di aver appreso la lezione. Si risveglia, infine, l'animo Fantasy di ASOIAF già presente grazie all'alone degli Estranei.
Eccoci dunque giunti alla fine. Se siete d'accordo, dato che anche per quanto mi riguarda non so se sarò in grado di dimostrare la medesima frequenza di questi tempi, proporrei una pausa, anche breve, prima dell'inizio della rilettura del prossimo volume.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
Per evitare di scrivere post troppo lunghi, ho deciso di spezzare in 2 o 3 quello che voleva essere il rush finale per riprendervi alla fine di AGOT, per ovviare al rischio illeggibilità/noia. Ecco qua la sessione 58-64 (che comunque non è breve):
Eddard XV
Come avete già detto anche voi, Ned vive nel passato e questa dualità tra il passato ed il presente è ben esplicata dal ritmo dormi-veglia che ha nella cella: mentre dorme sogna del passato e mentre è sveglio si preoccupa delle sorti dei propri familiari.
Ned sogna il torneo di Harrenhal: c’erano Brandon, Robert, Jaimie (che venne nominato Kingsguard), e Rhaegar. Rhaegar vinse quel torneo battendo Brandon, Bronze Yohn Royce e Arthur Dayne. E mentre Robert stava ancora giostrando, Rhaegar depose la corona di rose blu sul grembo di Lyanna. Ed appena si sveglia ricorda la promessa che le fece nel letto di sangue. Qua c’è tutto: Rhaegar che si espone con Lyanna e lei che muore dopo aver dato alla luce suo figlio.
Concordo con voi che Varys abbia una sorta di rispetto per Ned, o per lo meno un interesse particolare fin dal suo arrivo a KL. Ammette anche la sua natura di informatore e come tale viscido, ossequioso e senza scrupoli. Come dicevate voi, dimostra anche di essere più avanti di tutti, Littlefinger incluso. Certo c’è anche da dire che la macchina Varys ha anche dei mezzi diversi da lui. L’unico scopo che continua a professare è quello di servire il reame:
Varys smiled thinly. “Why, the realm, my good lord, how ever could you doubt that? I swear it by my lost manhood. I serve the realm, and the realm needs peace.”
La cosa non ci aiuta. Dal suo punto di vista potrebbe essere sia Blackfyre che Brightflame.
Nel discorso finale in cui paragone la potenziale sorte di Sansa a quella che una volta fu quella di Rhaenys e l’amarezza con cui rileva che nel grande gioco del potere sono sempre gli innocenti ad averne le peggiori conseguenze, intravedo però una maggiore possibilità che Aegon possa essere o il vero Aegon, o un discendente Brightflame (del figlio che aveva si sono perse le tracce anche se alcune teorie vogliono che sia stato usato per risvegliare i draghi a Summerhall). Non mi sovvengono innocenti nella vicenda Blackfyre ma potrei sbagliarmi.
Catelyn IX
Cat inizia subito benissimo, esponendo quello che è Walder Frey. Le loro analisi ed i loro intenti come dicevate erano molto buoni. La notizia della disfatta di Riverrun, li obbliga però ad accelerare i tempi per andare in soccorso all’assedio. Per cui dovranno scendere a patti con Walder, non possono permettersi di cercare un’alternativa. Robb sta crescendo, è vero, ma non ha ancora una sua autonomia, come capita anche a Jon, in certi casi perde la razionalità e per fortuna ha Cat al suo fianco che lo riporta sulla strada della razionalità.
E’ vero, scegliere un tale patto matrimoniale per Robb nel lungo periodo non è un grosso affare, si tratta di un vassallo del nonno che dovrebbe già essergli fedele e che non gli porta grandi numeri e risorse. Ma in questa circostanza è perfettamente comprensibile, non si poteva pianificare per il lungo periodo, rischiando la totale disfatta di Riverrun (unico alleato) e un attacco da parte di Tywin mentre cercavano un ‘alternativa al ponte.
Abbiamo la conferma che il piccolo Arryn doveva essere spedito a Dragonstone secondo il volere del padre e che quindi Lysa ha mentito.
Jon VIII
Attraverso le parole di Mormont torna la promessa di un inverno lungo e terribile alle porte.
Anche io, come dice @AemonTargaryen, credo che le parole del corvo non siano casuali. Ripete Father quando si parla di Ned, boy quando si parla di Joffrey sul trono, take it quando Mormont lo invita a prendere la spada, who will quando Mormont si chiede chi si ricorderà come si combattono gli estranei quando la lunga notte scenderà, claw quando Mormont pronuncia il nome della spada. Su questa ultima affermazione del corvo però non saprei dire… Ripete anche crow quando Mormont spiega che Ser Alliser possa avere più credibilità a corte di una qualsiasi “corvo” che ha trovato nei di GdN una sorta di scala sociale.
Sebbene fosse già evidente dai POV precedenti il fatto che Mormont volesse crescere Jon come suo attendente in quanto potenzialmente lo ritiene l’unico degno dei propri confratelli a cui passare il comando dei GdN, questo rapporto trova il suo culmine in questo capitolo, dove Mormont lo sostituisce metaforicamente al figlio che ha perduto nella nuova famiglia della confraternità. Questa metafore è sigillata dal passaggio “ereditario” della spada di famiglia dei Mormont. Jon si pone come il vero erede dei GdN sia nelle intenzioni di Mormont, sia spiritualmente: è colui che saprà come combattere gli estranei quando arriveranno, non tanto perché lui abbia dimostrato o abbia delle conoscenze perdute ai più ma perché ha saputo ascoltare e connettersi con gli elementi peculiari del Nord, in ultimo il corvo di Mormont nel POV precedente (Burn!).
Jon sogna Ned che ritorna nelle vesti di estraneo: che sia un presagio della sua morte imminente? Altro?
Yet in his nightmare he faced it again . . . and this time the burning corpse wore Lord Eddard’s features. It was his father’s skin that burst and blackened, his father’s eyes that ran liquid down his cheeks like jellied tears. Jon did not understand why that should be or what it might mean, but it frightened him more than he could say.
Il ghiaccio ed il fuoco metaforicamente non solo sono rappresentati in Jon, nel s uo uso del fuoco per combattere la minaccia del ghiaccio del suo scorso POV, ma anche in Ghost i suoi occhi erano più scuri del granata (come gli occhi di Rhaegar del più scuro dei viola) e più saggi di quelli degli uomini (per I COTF gli occhi rossi rappresentano il massimo grado di saggezza/preveggenza). Di Ghost è ricordato il ritrovamento: Jon fu attirato da un rumore e trovò Ghost, il metalupo che non fa mai rumore. E’ evidente che la connessione che lega Jon e Ghost è molto forte e lo è altrettanto la capacità di ricezione di Jon.
Jon incontra poi Maester Aemon. Nella sua prima frase si prefigura già quanto speciale sia il corvo di Mormont. E torna ancora una volta il tema cardine di questo primo libro: l’amore è la disgrazia dell’uomo, l’assillo dell’onore, la morte del dovere (the things we do for love!). Maester Aemon chiede a Jon cosa l’onorevole Ned sceglierebbe tra color che ama ed il proprio onore, e noi sappiamo benissimo che cosa Ned scelse, la cosa giusta come dice Jon, proteggere il figlio della sorella che aveva tanto amato. Mentre il dovere verso il proprio nuovo re e l’onore inteso a livello sociale nel mondo post-RR gli avrebbero richiesto tutt’altro. Introduce a Jon le ragioni per cui i GdN fanno voto di non sposarsi né di avere figli e di rinunciare alle famiglie di origine, perché non siano distratti nel loro compito dall’amore e perché l’adempimento di questo compito risulti facile per chiunque la maggior parte delle volte:
“A craven can be as brave as any man, when there is nothing to fear. And we all do our duty, when there is no cost to it. How easy it seems then, to walk the path of honor. Yet soon or late in every man’s life comes a day when it is not easy, a day when he must choose.”
Ma talvolta arriva il momento difficile e questo è ciò che il presente riserva a Jon, che ci apre la strada alla rivelazione dell’identità del maestro, uno dei personaggi più tragici e commoventi dell’intera saga, sempre più tragico e commovente ad ogni rilettura:
“Three times the gods saw fit to test my vows. Once when I was a boy, once in the fullness of my manhood, and once when I had grown old. By then my strength was fled, my eyes grown dim, yet that last choice was as cruel as the first. My ravens would bring the news from the south, words darker than their wings, the ruin of my House, the death of my kin, disgrace and desolation. What could I have done, old, blind, frail? I was helpless as a suckling babe, yet still it grieved me to sit forgotten as they cut down my brother’s poor grandson, and his son, and even the little children . . . ” Jon was shocked to see the shine of tears in the old man’s eyes. “Who are you?” he asked quietly, almost in dread. A toothless smile quivered on the ancient lips. “Only a maester of the Citadel, bound in service to Castle Black and the Night’s Watch. In my order, we put aside our house names when we take our vows and don the collar.” The old man touched the maester’s chain that hung loosely around his thin, fleshless neck. “My father was Maekar, the First of his Name, and my brother Aegon reigned after him in my stead. My grandfather named me for Prince Aemon the Dragonknight, who was his uncle, or his father, depending on which tale you believe. Aemon, he called me . . . ” “Aemon . . . Targaryen?” Jon could scarcely believe it. “Once,” the old man said. “Once. So you see, Jon, I do know . . . and knowing, I will not tell you stay or go. You must make that choice yourself, and live with it all the rest of your days. As I have.” His voice fell to a whisper. “As I have . . . ”
Daenerys VII
Il capitolo si apre sugli orrori della guerra e la crudezza degli uomini d’arme Jorah incluso. Mostra a Dany ciò che è necessario compiere/demandare di compiere per ottenere e mantenere il potere e ciò a cui è esposto chi questo potere detiene. Questo è ciò a cui dovrà prepararsi per riprendere l’eredità della propria casata.
Il tentativo di Dany di salvare le donne dal loro fato di stupro, morte e schiavitù del suo popolo, agli occhi di Jorah instaura una metafora che rende la sua figura parallela a quella di Rhaegar. Purtroppo, come ci ricordava Maester Aemon nel capitolo precedente, questi slanci estremamente positivi appartengono a pochi, e questo in particolare sarà usato da Mirri Maaz Duur contro Dany stessa per vendicare questi orrori con altri orrori. Mirri è una donna del tempio, con ricche vesti e ha assistito ai salvataggi effettuati da Dany. Ha un’intelligenza superiore alla media del proprio popolo e niente da perdere per vendicare la conquista subita: ha appreso le arti del proprio popolo dalla madre, le arti dei maegi di Asshai, dei guaritori dei Jhogos Nhai dei dothraki e dei maestri di Westeros (Marwyn che incontreremo più avanti e che è stato ad Asshai).
Mentre Mirri cura (si suppone) Drogo i riders la minacciano che subirà lo stesso fato, non una grande minaccia se si pensa che ormai la morte è la cosa migliore le possa capitare.
Ad una prima valutazione superficiale, Dany può sembrare molto ingenua nel fidarsi di Mirri, ma è probabilmente, in parte, il suo istinto verso i draghi e, in parte, la sicurezza di avere al suo fianco qualcuno che conosca le arti dei maestri di Westeros, che la portano a perseverare nel dare fiducia ad un soggetto che nel 99% dei casi sarebbe meglio non avesse.
Tyrion VIII
Tywin decide di mettere Tyrion e i clan nella vanguard della battaglia. Sembra che i clan con la richiesta di avere Tyrion con loro in battaglia abbiano dato modo a Tywin di obbligare il figlio a partecipare attivamente alla sconfitta di Robb (Tywin non lo ritiene un avversario all’altezza) dandogli modo di ottenere della gloria militare da vivo o da morto (migliore sorte che possa capitare a Tyrion agli occhi del padre). Ovviamente, non avendo Tywin alcuna fiducia nel figlio che, a suo avviso, gli è uscito male, non gli concede il comando ma lo mette nelle mani della Montagna.
Tyrion oltre al complesso della sua natura che Tywin e Cersei hanno contribuito a far sì che restasse tale, si vede che è stato anche fortemente toccato dalla vicenda della sua gioventù: nel primo incontro con Shae canticchia la canzone che canticchiava la sua amata nel breve tempo che sono stati insieme, quasi come se cercasse di rivivere quei momenti con una qualsiasi altra prostituta (che è abbastanza inquietante).
Come Jon vive in parallelo con Robb, il fratello fit, lo stesso fa Tyrion in parallelo con Jaime: non solo il padre gli ricorda le sue capacità militari, ma anche lui si trova a chiedersi cosa provi il fratello prima di e come si prepari a una battaglia.
Il confronto dell’armatura di Tywin con quello della Montagna è ciò che sintetizza la differenza tra la testa della battaglia che resta indietro ad occuparsi della strategia e del resto (se Tywin non è lo stratega numero 1 dei 7 regni, è comunque tra i migliori e ciò che gli può mancare a renderlo il migliore lo compensa con la politica e la diplomazia) e le mani della battaglia, il macellaio che si sporca le mani e ha bisogno di un abbigliamento funzionale a questo anziché denotante il proprio prestigio. Tywin aveva preparato una strategia per accalappiare un giovane alle prime armi, cosa che in fin dei conti Robb si è rivelato non essere, superando almeno per tattica militare in questo caso Tywin. Come dice @AemonTargaryen la scelta di Roose Bolton come comandante di questa parte dell’esercito Stark si è rivelata vincente a livello militare. Greatjon avrebbe abboccato probabilmente.
I Lannister catturano Cerwyn, Wylis Manderly, Harrion Karstark, 4 Frey. Lord Hornwood muore in battaglia. Elementi utili allo sviluppo delle successive vicende. Mi viene anche da dubitare che la morte di Lord Hornwood sia accaduta per mano dell’esercito nemico, vista la vicinanza delle sue terre a quelle dei Bolton (se mi ricordo bene).
Catelyn X
Il bosco si riempiva di sussurri. Cat aspetta il ritorno di Robb ricordando quegli uomini della sua vita che l’hanno lasciata in attesa per le loro battaglie promettendole il ritorno e Robb è stato colui che le ha fatto compagnia mentre il giovane Ned combatteva per Robert, prima dentro di lei e poi dopo la sua nascita. Per quanto Cat affermasse che Bran fosse il figlio preferito molti POV fa, sembra che sia legata a Robb da un legame ancora più speciale, probabilmente quello che i neo genitori provano per il primogenito.
Si denota anche l’errore che Tywin fa nell’analizzare le qualità di Robb come stratega. Non lo ritiene tanto diverso da Jaime. Jaime, l’uomo d’azione, che non sa aspettare.
E l’attesa rende Cat apprensiva, si aggrappa alle speranze e alle preghiere che Robb sopravviva a questa prova. Del resto, a differenza di un padre che avrebbe potuto combattere al suo fianco, a lei non resta altro che questo, perché non c’è niente di peggio di più impensabile e aberrante di un genitore che sopravviva al proprio figlio. Ma non c’è solo apprensione in lei, c’è anche una gran fierezza.
Se per un paio di POV ci stavamo dimenticando dell’imminenza dell’inverno, ecco che ci viene nuovamente ricordato, con quel they che si riferisce agli uccelli ma che ammicca sommessamente agli estranei:
A bird called faintly in the distance, a high sharp trill that felt like an icy hand on Catelyn’s neck. Another bird answered; a third, a fourth. She knew their call well enough, from her years at Winterfell. Snow shrikes. Sometimes you saw them in the deep of winter, when the godswood was white and still. They were northern birds. They are coming, Catelyn thought.
Nel tentativo di Jaime di uccidere Robb quando ha visto che la battaglia era ormai persa per i Lannister sul campo, non ci vedo un aspetto negativo da parte del personaggio, ma strategico : gli Stark stanno marciando contro i Lannister per ottenere la liberazione di Ned, le ragazze e i Tully. Morto l’erede Stark e comandante dell’esercito, non ci sarebbe più senso per l’esercito del Nord di combattere: non per Riverrun verso cui non hanno prestato nessun giuramento e non senza un condottiero che li unisca.
E tutta l’immaturità e superficialità di Theon è confermata per l’ennesima volta: c’è poco da stupirsi se non ne imbroccherà una.
Daenerys VIII
Drogo è ormai un uomo morto che cammina e Dany inizialmente non riesce ad accettare una realtà che equivarrebbe a perdere tutto quello che finora l’ha tenuta in vita: la fede nel sangue di drago e nella riconquista delle terre degli avi. Jorah è un ottimo contraltare, pratico e crudo da aprirle gli occhi su ciò che sta succedendo e Drogo e la sorte che la attende aprendole gli occhi sulle differenze del diritto dothraki rispetto a quello Westerosiano. La sorte che attende Rhaego riporta alla mente quella che fu dei figli di Rhaegar.
Nonostante la ferita di Drogo sia ormai infetta, Dany rivolge ancora una volta a Mirri. Di lei denotiamo ancora il livore che l’ha mossa all’uccisione di Drogo quando ricorda a Dany che a una schiva non si chiede, si ordina. Mirri imputa l’irreversibilità dello stato di Drogo al suo aver contravvenuto alle indicazioni date, ma ho seri dubbi. Serve a Dany un’ultima speranza per espandere il piano di vendetta alla stirpe di Drogo.
Durante il rito, appare un coltello nelle mani di Mirri, non è dato sapere se lo avesse nascosto nelle proprie vesti à la Melisandre o se sia apparso, ma è di bronzo, a forma di foglia, con sopra antiche iscrizioni. Personalmente mi fa pensare ai COTF. Con questo, taglia la gola al cavallo di Drogo perché la sua forza vada in Drogo e manda tutti fuori perché nessun vivo può assistere al resto del rito. Fuori dalla tenda succede il putiferio e Dany sembra intuire che il prezzo non specificato da Mirri sia troppo alto, sia che si riferisca alle vite perse negli scontri o intuitivamente a ciò che sta accadendo a Rhaego dentro di lei.
Interessante che tra le ombre che danzano dentro la tenda veda un grande lupo e la sagoma di un uomo avvolto nel fuoco. La visione potrebbe alludere agli Stark (metalupi e Brandon e Rickard bruciati da Aerys), ma non saprei, potrebbe anche fare riferimento a Ghost e il non morto incendiato da Jon, o a tutt'altro.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
AGOT, capitoli 69-72.
Tyrion IX.
Un capitolo di rilievo, all'interno del quale vengono delineate situazioni che costituiranno la base della narrazione della Guerra dei Cinque Re. Questo POV anticipa quindi il quadro che si andrà a delineare nelle fasi iniziali di ACOK.
Dal punto di vista narrativo, i Lannister giungono intontiti all'epilogo di AGOT dopo le prime sonore batoste ad opera del Giovane Lupo. Eppure essi, da un lato con il lavoro di Tywin nelle Terre dei Fiumi e dall'altro con quello di Tyrion nella capitale, non solo riusciranno ad evitare la debacle, ma addirittura a vincere questa guerra.
Il concilio degli uomini dell'Ovest mette bene in evidenza come lo spessore di uomo emerga chiaramente in situazioni di estrema criticità. E qui concordo con la considerazione di Jon. Assistiamo ad una (bassa) forma di autotutela, dettata dallo spirito di (auto)conservazione della propria posizione da parte dei lord, che sfocia in interventi quasi pietosi. Emerge il poco spessore di molti degli alfieri. Ciò non fa che rafforzare l'idea che ad Ovest il dominio plurisecolare di Casa Lannister non sia affatto casuale. Viene anzi alla mente la repressione della Reyne-Tarbeck revolt. Se casate importanti come Stark, Martell o Tyrell hanno da sempre dovuto fare i conti con casate pronte ad approfittare delle loro debolezze, i Lannister appaiono invece – persino in un momento di così grande difficoltà – i padroni indiscussi dell'Ovest. Con ciò non intendo dire che il concilio a cui assistiamo nel POV di Catelyn sia totalmente differente da questo, anzi, come sottolineato da @JonSnow; una certa dose di egoismo emerge anche qui – sia pur per ragioni differenti. Ad ogni modo, messo da parte il velo delle forme, vediamo due condottieri che ascoltano prima di esprimere le proprie considerazioni e decisioni, e che sanno ascoltare. Rimane comunque abbastanza diversa l'interazione con i propri alfieri.
Interessante la considerazione di Jon riguardo l'atteggiamento di Tywin rispetto al suo alfiere Gregor Clegane. Questa codardia,così profondamente umana, è un elemento che ha un peso determinante nella costruzione del personaggio Tywin, e va a braccetto con l'opportunismo del vecchio leone; se a ciò aggiungiamo la spiccata intelligenza, la capacità di trarre il massimo vantaggio dalle varie situazioni appare quasi un naturale corollario.
Trovo, allo stesso tempo, che i prestigiosi successi passati (e futuri) rendano quasi naturale, il fatto che la codardia venga letteralmente sepolta dal narcisismo. E lo trovo anch'io decisamente affascinante.
Oltre a Tywin, anche lo stesso Tyrion emerge come un uomo di ben altro spessore rispetto a molti degli alfieri. Abbiamo, nel POV, un confronto fra Lannister al termine del concilio. Ser Kevan è sempre pronto ad obbedire agli ordini del fratello maggiore, mostrando, da un lato, una certa attitudine a prestarsi in favore della propria famiglia, e dall'altro, una predisposizione a fare il gregario rispetto al fratello.
Comunque, Kevan mostra spesso di avere buonsenso, tant'è vero che non verrà ucciso per caso, nell'epilogo di ADWD. Un gregario, certo. Ma bravo.
Tywin conferma di avere una visione dell'onorabilità non dissimile da quella adottata dalla società in cui vive (ed in cui ha successo). Trova deprecabile la scelta di destituire Barristan e riduce il confronto fra questi ed il Mastino ad un fatto di nome, di titolo. Un'idea certamente molto formale di onorabilità.
Jon IX.
Concordo sul fatto che la fuga ed il recupero da parte dei propri compagni possa apparire in linea con certi stereotipi. Ad ogni modo, Jon raccoglie quello che ha seminato.
Non sono peraltro certo che egli fosse del tutto convinto che Robb l'avrebbe accolto a braccia aperte. Mi sembra sia significativo che, all'interno del POV, non riesca ad immaginare il sorriso di suo fratello, sostituito invece dal disertore dei guardiani della notte decapitato da lord Eddard. Altrettanto significativo è il comportamento di Ghost, che spinge palesemente Jon in direzione nord. Per un verso, lo si potrebbe interpretare come un indicatore del fatto che Jon non fosse pienamente convinto della decisione. D'altro canto, lo si potrebbe interpretare anche come un comportamento pienamente autonomo del meta-lupo albino, che avrebbe quindi agito indipendentemente dalle intenzioni di Jon. O ancora, potrebbe trattarsi semplicemente di un espediente narrativo, in cui però l'autore avrà voluto sottolineare quanto speciale sia questa creatura.
Durante il confronto con Mormont, Jon acquisisce la consapevolezza che le guerre per il Trono di Spade non siano meno importanti della guerra che vedrà in prima linea i guardiani della notte, ed anzi, che chi siederà sul Trono durante la calata dei morti non avrà alcuna importanza. Mi azzarderei a dire che senta, in questo confronto con il Lord comandante, di trovarsi in un posto in cui ci sia (o, potenzialmente, potrebbe esserci) bisogno di lui, al di là del fatto che il brivido lungo schiena corra nel momento in cui Mormont parla di una missione oltre la Barriera.
Catelyn XI.
Riverrun vede il ritorno di due dei suoi figli, Catelyn e il Pesce Nero. Il primo POV di Lady Stark successivo alla morte di Eddard. Ed è ancora una volta un grande dolore quello che Cat deve sopportare. Eppure non si fa spezzare da esso, dimostrando ancora una volta tutta la sua forza. Ed è forse il richiamo dei suoi doveri di madre che alimenta questa forza. Un personaggio di grande spessore.
Il ritorno a Riverrun non può non far riaffiorare ricordi di giovinezza, ed a tratti sembra quasi di vedere le due sorelle Tully giocare con Petyr, o quest'ultimo duellare con Brandon. Più in generale, però, è il raffronto tra passato e presente a fungere quasi da filo conduttore in queste pagine. E così, il POV si apre con il ricordo del giorno in cui lasciò il castello per recarsi a Winterfell, con un Robb ancora in fasce, ed il parallelismo con il ritorno a Riverrun assieme ad un Robb che ora indossa corazza e maglia di ferro. E poi il ricordo del padre Hoster, dei suoi muscoli, del castano intenso dei capelli e della barba, ormai divenuto, in punto di morte, l'ombra di se stesso. Per converso, il Pesce Nero rappresenta invece una sorta di punto di continuità, una certezza rimasta pressoché immutata nonostante il corso del tempo.
Abbiamo poi la scena della preghiera nel parco degli dei. Robb non è più il ragazzo di Winterfell. Questo momento di condivisione intima con i propri alfieri mette in evidenza una grande distanza fra il Robb dei primi tempi al governo del Nord, ed il Robb che varca la Porta dell'acqua di Riverrun.
La scena finale è una di quelle di maggior impatto. Epica, potente. Peraltro, trovo che la trasposizione televisiva sia riuscita bene, con una buona alchimia fra scrittura, interpretazione e, perché no, musica.
The King in the North!!!
Daenerys X – epilogo.
Un punto di profonda rottura, non solo nel percorso di Daenerys, ma inevitabilmente all'interno dell'intera saga. La Khaleesi diviene in questo POV guida per il proprio khas, che ora diviene il suo khalasar. Il romanzo che l'ha vista partire in balia degli eventi, si chiude con una Daenerys che diviene una guida per coloro che le stanno intorno. Sebbene il porsi come Condottiera Rivoluzionaria venga facilitato da un evento che lo stesso Martin ha definito eccezionale (specificando che la stessa Daenerys non sarebbe ignifuga) ritengo che la stessa avesse comunque, dentro di sé, la stoffa del grande condottiero. Rectius, del rivoluzionario.
Questo capitolo mi dà anche modo di spendere due parole su una questione da sempre dibattuta fra gli appassionati di ASOIAF, ossia la "contrapposizione" fra intrigo politico ed elemento fantastico e la preferenza rispetto all'uno o all'altro.
A mio parere si tratta di due elementi che, nella loro diversità, risultano fondamentali nella struttura dell'opera e nell'identità della stessa, e sarebbe perciò inverosimile pensare di poter fare a meno dell'uno in favore dell'altro, o comunque ridimensionarne di molto lo spazio. E questo perché credo che essi caratterizzino ASOIAF ab imis, e che l'intera opera poggi sulla costruzione narrativa data dall'alchimia di questi. Del resto, narrativamente, le necessità dettate dalla minaccia proveniente da nord, sembrano inevitabilmente destinate a collidere con quelle del gioco del trono, e la sensazione è che chiunque verrà chiamato ad organizzare la resistenza degli uomini, dovrà necessariamente fare i conti con tutto questo.
La scena finale è forse una delle più belle di tutta la saga. Martin è un maestro anche nel ritmo, e l'azione risoluta di Daenerys prende il via nel momento in cui in cielo compare la cometa rossa. I vari momenti della nascita dei draghi, dall'agonia della maegi all'odore di carne bruciata, dalla graduale immersione di Daenerys nelle fiamme alla schiusa delle uova, sono scritti in maniera magistrale.
Il canto dei draghi, con cui A Game of Thrones si conclude, è da brividi.