Rush finale! (parte 1)
65-68
Arya V
Arya inizia la strada della sopravvivenza sulla strada. Abbiamo un primo scorcio su Fondo delle pulci e l’infima fascia sociale che lo abita. Come dice @JonSnow; qua l’uomo ritorna al suo stato animale in un luogo in cui vige la legge della giungla e chi è più forte può appropriarsi di ciò che vuole. E quella è la considerazione che gli high lords hanno di loro: al passaggio di Lord Redwyne viene dato l’avvertimento di fare largo pena l’essere travolti dai cavalli al galoppo.
E’ attraverso gli occhi di Arya che diamo l’addio a Eddard. Come fece con Lyanna, anche in questo caso lo vediamo scegliere di salvare i propri cari e confessare ciò che non ha commesso. Joffrey, contro il volere di Cersei, Varys e il septon decide di condannarlo a morte seduta stante. E quello che per un intero libro abbiamo creduto essere il protagonista ci lascia. Il fatto che né Cersei né Varys siano d’accordo e che Janos Slynt insieme ai suoi gold cloaks sembri preparato ad adempiere velocemente all’ordine di Joffrey, ci lascia un unico sospettato: Petyr.
Bran VII
Bran racconta Luwin il sogno che ha fatto: il corvo a 3 occhi lo ha portato nelle cripte dove incontra suo padre, triste per Jon.
Hodor è spaventato dalle cripte. Summer e Osha sembrano sentire con disagio la presenza degli antichi Re del Nord. Attraverso la voce di Bran è raccontata la storia della casata Stark e dei suoi capostipiti fino al presente. Fino alle statue di Rickard e dei suoi figli. Questi ultimi non avrebbero dovuto averle, ma Eddard per il grande amore che li legava a loro infranse la tradizione. E’ nella tomba vuota di Eddard che trovano Rickon e Shaggydog: anche Rickon ha sognato il padre nella sua tomba. E’ sorprendente che la preveggenza di Bran abbia avuto bisogno di essere svegliata dal corvo a tre occhi, mentre quella di Rickon sembri naturale, o così suppongo in assenza di un suo POV. Rickon a differenza di Bran ha anche la percezione del ritorno del padre, cosa che effettivamente avverrà anche se non da vivo.
Dei COTF è detto che conoscevano le canzoni degli alberi, potevano volare come gli uccelli, nuotare come i pesci e parlare agli animali. E cioè connettersi agli alberi per comunicare e vedere nel tempo, ed entrare negli animali come metamorfi. Si dice anche che la loro musica fosse così bella da scatenare la commozione negli ascoltatori. E questa immagine non può non portare alla mente il canto di Rhaegar a Harrenhal e la commozione di Lyanna. Che Rhaegar abbia avuto contatti coi COTF?
Inoltre, quando Maester Luwin parla delle lunghe vesti fatte di foglie dei COTF, riporta alla mente la descrizione del prologo dell’estraneo (per quanto in questo caso potesse trattarsi più facilmente di un’armatura mimetica, riflettente l’ambiente circostante). Si amplia la storia già accennata nel capitolo di Cat:
The old songs say that the greenseers used dark magics to make the seas rise and sweep away the land, shattering the Arm, but it was too late to close the door. The wars went on until the earth ran red with blood of men and children both, but more children than men, for men were bigger and stronger, and wood and stone and obsidian make a poor match for bronze. Finally the wise of both races prevailed, and the chiefs and heroes of the First Men met the greenseers and wood dancers amidst the weirwood groves of a small island in the great lake called Gods Eye. “There they forged the Pact. The First Men were given the coastlands, the high plains and bright meadows, the mountains and bogs, but the deep woods were to remain forever the children’s, and no more weirwoods were to be put to the axe anywhere in the realm. So the gods might bear witness to the signing, every tree on the island was given a face, and afterward, the sacred order of green men was formed to keep watch over the Isle of Faces. “The Pact began four thousand years of friendship between men and children. In time, the First Men even put aside the gods they had brought with them, and took up the worship of the secret gods of the wood. The signing of the Pact ended the Dawn Age, and began the Age of Heroes.” […]
So long as the kingdoms of the First Men held sway, the Pact endured, all through the Age of Heroes and the Long Night and the birth of the Seven Kingdoms, yet finally there came a time, many centuries later, when other peoples crossed the narrow sea. “The Andals were the first, a race of tall, fair-haired warriors who came with steel and fire and the seven-pointed star of the new gods painted on their chests. The wars lasted hundreds of years, but in the end the six southron kingdoms all fell before them. Only here, where the King in the North threw back every army that tried to cross the Neck, did the rule of the First Men endure. The Andals burnt out the weirwood groves, hacked down the faces, slaughtered the children where they found them, and everywhere proclaimed the triumph of the Seven over the old gods. So the children fled north—”
Quindi sappiamo che la Lunga Notte venne prima che gli Andali arrivassero nei sette regni.
Prima che arrivi il corvo portatore del messaggio della morte di Ned, vediamo che Summer e Shaggydog percepiscono questa notizia e al notare la loro reazione riesce a prefigurarsela anche Bran. E Rickon, che alla vista del corvo inizia a piangere.
Sansa VI
Sansa è spezzata, la più ingenua e delicata della cucciolata Stark, la prima a perdere la sua metalupa, è l’ultima che si sveglia dall’ingenuità e dal candore di un’infanzia trascorsa a Winterfell.
Nell’affrontare Joffrey dopo ciò che è successo, dimostra un certo coraggio: gli dice in faccia che non vuole sposarlo e che lo odia, guadagnandosi ben poco. Il Mastino le dà subito i primi insegnamenti e lei capisce che deve apprendere tutto alla svelta, ne va della sua sopravvivenza, sola, in questa tana di leoni:
“Did he instruct you to hit me if I refused to come?”
“Are you refusing to come, my lady?” The look he gave her was without expression. He did not so much as glance at the bruise he had left her. He did not hate her, Sansa realized; neither did he love her. He felt nothing for her at all. She was only a . . . a thing to him. “No,” she said, rising. She wanted to rage, to hurt him as he’d hurt her, to warn him that when she was queen she would have him exiled if he ever dared strike her again . . . but she remembered what the Hound had told her, so all she said was, “I shall do whatever His Grace commands.”
In un paragrafo viene riassunta la nuova Sansa. E’ ancora lei, ma si rende conto che tutto ciò che le hanno insegnato e tutto ciò che valeva a Winterfell, luogo in cui era al sicuro, non è applicabile alla sua nuova realtà, vorrebbe giustizia ma non ha i mezzi, si augura che un eroe possa compierla per lei (Jon!) ma ha imparato che non esistono, la vita non è una canzone. E tutto quello che può fare per sopravvivere e risparmiarsi delle sofferenze è compiacere Joffrey. Quel Joffrey che neanche Cersei adesso è in grado di tenere a bada:
Frog-faced Lord Slynt sat at the end of the council table wearing a black velvet doublet and a shiny cloth-of-gold cape, nodding with approval every time the king pronounced a sentence. Sansa stared hard at his ugly face, remembering how he had thrown down her father for Ser Ilyn to behead, wishing she could hurt him, wishing that some hero would throw him down and cut off his head. But a voice inside her whispered, There are no heroes, and she remembered what Lord Petyr had said to her, here in this very hall. “Life is not a song, sweetling,” he’d told her. “You may learn that one day to your sorrow.” In life, the monsters win, she told herself, and now it was the Hound’s voice she heard, a cold rasp, metal on stone. “Save yourself some pain, girl, and give him what he wants.”
Nel finale del POV il coraggio di Sansa tocca l’apice, intravede la possibilità di uccidere di Joffrey sapendo ciò che le costerebbe, è la sua occasione di vendicare ciò che gli Stark hanno subito, interrotta dall’intervento del Mastino :
The outer parapet came up to her chin, but along the inner edge of the walk was nothing, nothing but a long plunge to the bailey seventy or eighty feet below. All it would take was a shove, she told herself. He was standing right there, right there, smirking at her with those fat wormlips. You could do it, she told herself. You could. Do it right now. It wouldn’t even matter if she went over with him. It wouldn’t matter at all. “Here, girl.” Sandor Clegane knelt before her, between her and Joffrey. With a delicacy surprising in such a big man, he dabbed at the blood welling from her broken lip. The moment was gone. Sansa lowered her eyes. “Thank you,” she said when he was done. She was a good girl, and always remembered her courtesies.
Daenerys IX
La minaccia di Viserys è un mantra che si ripete mentre Dany sogna la porta rossa, Drogo, Rhaegar e le uova sul bracere, la morte di Viserys, un gelido respiro (gli estranei?), ciò che Rhaego avrebbe potuto essere, consumato dal fuoco. Il mantra si rarefa e cambia in vuoi svegliare il drago? E Dany vede i propri antenati Targaryen che a tratti ricordano anche gli imperatori di Yi-Ti:
The Jade Emperor, the Tourmaline Emperor, the Onyx Emperor, the Topaz Emperor, and the Opal Emperor followed in turn, each reigning for centuries … yet every reign was shorter and more troubled than the one preceding it, for wild men and baleful beasts pressed at the borders of the Great Empire, lesser kings grew prideful and rebellious, and the common people gave themselves over to avarice, envy, lust, murder, incest, gluttony, and sloth. When the daughter of the Opal Emperor succeeded him as the Amethyst Empress, her envious younger brother cast her down and slew her, proclaiming himself the Bloodstone Emperor and beginning a reign of terror.
La incitano e Dany inizia a volare.
Il mantra cambia ancora in “sveglia il drago” e mentre vola si avvicina alla porta rossa, a casa.
Infine ai minimi termini si riduce a “il drago”. E Dany vede Rhaegar su un cavallo nero come la sua armatura. L’ultimo drago, ma scopre essere sé stessa.
Al risveglio, Dany è l’unica a percepire vita e calore nelle uova di drago. E scopre che quanto aveva visto in sogno è vero: Rhaego è morto, si dice fosse nato morto è deforme, quasi con le sembianze di un drago. E’ morto per l’incantesimo. E’ la vita pagata per quella di Drogo. Nel sogno si deduce che in Dany qualcosa si è risvegliato:
She told herself that there were powers stronger than hatred, and spells older and truer than any the maegi had learned in Asshai.
La visione e le incitazioni degli avi devono aver portato con sé qualcos’altro.
Edit: ieri ho tirato un po' via, specialmente l'ultimo capitolo che mi piacerebbe espandere un altro pochino.
Questo sogno, sommato alle impressioni già espresse dei POV precedenti di Dany a partire dalla gravidanza, sembra quasi andare incontro all'impressione che mi ero fatta: cioè che Rhaego è stato fondamentale per Daenerys. Il sogno sembra quasi voler sottendere che la sua aura vitale si sia trasferita nella uova di drago: lo vediamo nell'immagine che avrebbe potuto ricoprire come uomo e un attimo dopo dissolversi come divorato dal fuoco. Andando a ritroso, l'amore materno che Dany infonde nelle uova mentre è incinta, oltre ai tentativi di immergerle nel fuoco, possono aver creato quel legame necessario alla schiusa.
Non è possibile determinare quanto il rito della tenda abbia influito sulle uova perché non vi abbiamo assistito direttamente. Inoltre, leggendo TWOIAF abbiamo notizie di feti deformi come Rhaego nella genealogia Targaryen. Con una certa probabilità, si può dire che sia stato determinante per la morte di Rhaego, come Mirri afferma la sua intenzione era non soltanto distruggere Drogo ma anche la sua progenie, che come stallone che monta il mondo avrebbe inflitto ancora più morte distruzione di quella a cui la Maegi aveva assistito. E' possibile che mi chiarisca appena rileggerò l'epilogo, ma, nel frattempo, che ne pensate?
Altra parte che fa lavorare molto le nostre menti è la profezia del ritorno di Drogo:
“When the sun rises in the west and sets in the east,” said Mirri Maz Duur. “When the seas go dry and mountains blow in the wind like leaves. When your womb quickens again, and you bear a living child. Then he will return, and not before.”
Potrebbe essere una semplice perifrasi per indicare che Drogo non tornerà mai.
Ma potrebbe anche fare riferimento ad una qualche sorta di visione avuta durante il rito, o a una qualche conoscenza/consapevolezza di Mirri. Si è tanto discusso di cosa le diverse parti della profezia significassero: se il sole fosse metafora dell'epilogo di Quentyn, i mari dei mari Dothraki, le montagne le piramidi di Meereen. E cosa implica il ritorno di Drogo? Che sia una metafora per un suo ritorno nella Lunga Notte o che più probabilmente sia una metafora della morte di Dany, che avverrà quando darà alla luce un figlio vivo?
Sono abbastanza convinta che possa essere la seconda, non voglio credere che Martin estingua i Targaryen, e Dany con Young Griff o Jon è l'unica che possa far proseguire la stirpe.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Finalmente, vi ho raggiunto!
Tyrion IX
Come avete già detto, da questo capitolo viene fuori la pochezza degli alfieri Lannister, l’estrema crudezza di Gregor per il quale i propri uomini sono solo mezzi per arrivare al proprio fine. Tywin, colpito nel segno con la perdita di Jamie, il figlio che ritiene uscito bene, restringe la seduta a Tyrion e Kevan, gli unici che sembrano avere un po’ di sale in zucca.
Alla fine di AGOT, per i Lannister sembra mettersi male, oltre alla pesante sconfitta inflitta da Robb a Jaime, ai aggiungono sul piatto la dichiarazione di Renly supportato dai Tyrell e la silente preparazione di Stannis. Con Approdo in mano ad un re incapace di pensare una strategia decente e impossibile da controllare attraverso Cersei:
Roose Bolton and the remnants of his host are north of us. Our enemies hold the Twins and Moat Cailin. Robb Stark sits to the west, so we cannot retreat to Lannisport and the Rock unless we choose to give battle. Jaime is taken, and his army for all purposes has ceased to exist. Thoros of Myr and Beric Dondarrion continue to plague our foraging parties. To our east we have the Arryns, Stannis Baratheon sits on Dragonstone, and in the south Highgarden and Storm’s End are calling their banners.
Si prepara già il contesto a ciò che metterà in atto Roose :
Bolton does not concern me. He is a wary man, and we made him warier on the Green Fork. He will be slow to give pursuit. So . . . on the morrow, we make for Harrenhal.
E Tyrion è spedito ad Approdo, Tywin non ritiene Cersei affidabile per il controllo del regno ed inizia anche a dubitare dei membri del Concilio Ristretto, visti i danni di immagine alla corona, arrecati dal momento in cui Joffrey è salito al trono.
Jon IX
Capisco il punto di vista di @JonSnow; nel dire che questa parte non sia tra quelle che apprezza del personaggio di Jon. Però è un pezzo del puzzle della personalità di Jon che Martin ha scelto di darci. L’azione impulsiva di fronte a questi eventi, secondo me, sono molto in personaggio: rendono Jon il figlio dei propri genitori. Se Lyanna è nota per il suo sangue di lupo, per quel poco che sappiamo di Rhaegar non possiamo dire che avesse pianificato con grande senno le sue ultime imprese da Harrenhal in poi. Ma lo sapremo a tempo debito. Mi viene però da pensare che quando dice che se ne stia andando perché dopo tutto era figlio di suo padre, Martin voglia giocare con le parole non specificandone il nome. E che continui a giocare con noi, quando faccia pensare a Jon:
Nor was he Aemon Targaryen.
SPOILER GOT 7X07
Si dice che nella serie il vero nome di Jon possa essere Aegon. Immagino che sarà così anche nei libri. Personalmente spero proprio di no o che Martin lo contestualizzi in maniera sensata.
E alla luce della sua identità segreta non c’è niente di più vero della sua condanna al ruolo di outsider perenne, di uomo che vive nell’ombra e non osa pronunciare il suo nome. Infatti, fino ai libri pubblicati, non lo ha mai pronunciato.
Durante la fuga Jon, sembra quasi capire di non aver fatto una mossa intelligente, specialmente quando gli ritorna alla mente la sorte del guardiano disertore. Mi piacciono le ipotesi di @AemonTargaryen sulle ragioni dietro il gesto di Ghost, potrebbe essere l’inconscio di Jon che parla attraverso il metalupo, oppure Ghost come i suoi fratelli potrebbe aver presagito l’imminente cambiamento d’idea di Jon ed aver agito anticipandolo e facilitandolo, infine può anche aver agito in maniera autonoma. Quello che mi auguro è che BR che parla sicuramente attraverso il corvo di Mormont, non abbia usato Ghost per spingere di nuovo Jon a Nord.
Se da un lato vengono messi in luce i limiti che ancora Jon ha, dall’altro possiamo apprezzare la sua crescita nel fatto che si sia guadagnato la fedeltà dei giovani guardiani che hanno rischiato la diserzione per riportarlo alla ragione. Ed anche negli insegnamenti che Mormont, successivamente continua ad impartirgli e le riflessioni che lo porta a fare: cosa ti fa ritenere che la tua presenza al fianco di Robb possa essere un vantaggio per questa guerra? Pensi di riportare indietro Ned?
E gli rivela che la sua presenza è più fondamentale per la guerra che i GdN si apprestano a combattere, perché sia lui che Ghost hanno mostrato un innato sesto senso per presagire e sconfiggere i non morti.
E questo dà uno scopo a Jon, un posto nel mondo, permettendogli di mantenere il proprio onore e continuare il suo percorso di crescita.
Catelyn XI
Il POV è intriso del dolore per la perdita di Ned e la sorte che attende Hoster.
Ma ci mostra anche il concilio dal punto di vista dell’altra parte. Come dice @JonSnow; i lord di questa fazione sono una versione migliorata di ciò che abbiamo visto nel POV di Tyrion. Se quanto a strategia militare Robb finora si è mostrato impeccabile, si iniziano ad intravedere i limiti di questa formazione: la mancanza di saper cogliere le opportunità e la frammentazione. L’unica cosa su cui concordano tutti è nominare Robb King in the North.
Mi dispiace non condividere il vostro entusiasmo sulla sua proclamazione, ma rileggere questa parte col senno di poi, riconoscendoci già le premesse delle parabola ascendente che seguirà, non la fa più suonare come la prima volta.
Daenerys X – epilogo
Dany si prepara a compiere il suo rito per concedere a Drogo il riposo e riportare i draghi nel mondo.
Mirri è evidentemente preoccupata da quello che potrà succedere perché non manca di irretirla ed offrirle nuovamente il proprio aiuto per compiere una magia di sangue. Ma dopo quello che ha compiuto quale folle le concederebbe ancora fiducia?
Jorah teme che voglia suicidarsi gettandosi nella pira ma è evidente che questa non è la sua intenzione da ciò che dice ad Aggo:
Aggo would have added the weapons Drogo’s bloodriders had given Dany for bride gifts as well, but she forbade it. “Those are mine,” she told him, “and I mean to keep them.”
E dal dialogo con Jorah:
“Viserys is dead. I am his heir, the last blood of House Targaryen. Whatever was his is mine now.” […]
I will not watch you burn.” “Is that what you fear?” Dany kissed him lightly on his broad forehead. “I am not such a child as that, sweet ser.” “You do not mean to die with him? You swear it, my queen?” “I swear it,”
Dany si chiede con cosa avesse iniziato Aegon il Conquistatore per arrivare alla conquista di Westeros e come lui rompe gli schemi ponendosi come Khaleesi alla guida dei resti (per non dire gli scarti) del khalasar di Drogo.
La consapevolezza che aveva intravisto durante tutto il suo arco nel Khalasar di come riportare i draghi nel mondo finalmente trova compimento:
She had sensed the truth of it long ago, Dany thought as she took a step closer to the conflagration, but the brazier had not been hot enough.
Certo credo che oltre al fuoco sia stata fondamentale anche la cura e il legame che ha avuto con le uova, altrimenti i draghi sarebbero rinati anche a Summerhall.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Comunico che, dopo la pausa estiva, la rilettura ripartirà lunedì 18 settembre con A Clash of Kings.
Ricordo che i link ai post di apertura delle singole settimane sono reperibili all'interno della prima pagina del topic (in particolare, qui troverete l'indice dei commenti ai capitoli di A Game of Thrones di quest'ultima rilettura), e che la partecipazione è aperta a tutti, anche a rilettura in corso.
Perfetto! Comincio già a mettermi a leggere
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
Sono appena arrivata sul forum e sono super contenta che abbiate creato questa iniziativa, avevo giusto intenzione di rileggere la saga e fortunatamente siete solo a A Clash of Kings! Stando lontano da casa per un po' dovrò accontentarmi dei pdf, ma commentarlo con voi sarà un piacere.
Manca poco all'ora X ma, non essendo sicuro di poter postare un'analisi completa nei giorni a venire, lo faccio ora...
Prologo:
Uno dei migliori prologhi, se non il migliore. La percezione è inevitabilmente intaccata da quell'alone cupo che il testo trasmette sin dalle fasi iniziali. E' come un notturno che tutto risucchia a sé, lasciando in eredità presentimenti, ansie e il rumore del mare. Una nuova brezza vota a rimarcare che ciò che finora è stato mai più sarà. Tutto il prologo è strutturato per gran parte su presentimento ed interpretazioni esoteriche di sottofondo. Una linea narrativa che si ripeterà anche nei primi capitoli mediante il fenomeno della Cometa Rossa, ricca di diverse interpretazioni personali che daranno vita anche a ragionamenti assurdi. Nota di rilievo è anche lo stile con cui il testo viene recepito. Si avverte una stanchezza pressante che è propria di Cressen; egli trascina la narrazione quanto trascina ciò che è rimasto della sua persona. La sua inesorabile vecchiaia, rapportata alla sua capacità di vivere secondo assoluta bontà d'animo e modi, rende possibile una connessione unica, per quanto breve, con il lettore.
Il prologo è così corposo e completo da risultare esagerato sotto il profilo della moltitudine di presentazioni e informazioni. Forse un male necessario. Si scoprono dettagli più diretti sul passato dei Tre Baratheon, della diversità tra fratelli e fa capolino per la prima volta il personaggio di Macchia.
Patchface è l'unico personaggio di ASOIAF che sia mai riuscito a trasmettermi vera inquietudine. Non orrore, non repulsione, non paura. Inquietudine. Perché inquietante è il suo mistero; vi è qualcosa di nefasto e facilmente percettibile nella sua essenza malata, in ciò che cela dentro di sé. Indubbiamente lo riscopriremo poi un abile profeta di sventura, ma nient'altro. Solo libera interpretazione ed ermetici interrogativi. La sventura è la sua seconda pelle.
Vi è spazio anche per un breve scorcio riguardo alla sagoma di Davos, di cui spiccano una ritrovata onestà e un certo pragmatismo verbale. Egli è fedele all'uomo che lo ha premiato e punito al tempo stesso. In virtù di questa fedeltà reputa dunque inutile l'uso della demagogia, elemento sconosciuto per chi ha vissuto una vita da contrabbandiere.
La stessa Melisandre è poi preceduta da giudizi aspri corroborati in seguito da una base di sensazionalismo ed esagerazione, volti a incamerare in un sol blocco la sua esaltazione religiosa e la ferrea presa di posizione nei confronti degli altri.
Ma è ovviamente Stannis a risaltare. La sua descrizione è tra le migliori di Martin, austera quanto la sua figura, simbolica, dura. Metaforica il giusto, ma soprattutto diretta, spietata nell'essenza, colma di verità e priva di diplomazia. Completa, minuziosa. Martin descrive un Re, un uomo sui generis, una vittima del rancore, una sentinella del dovere, un ragionato artista del dissenso, un persecutore del codardo e dell'immorale, un incompreso. Un uomo mai elogiato o premiato per i propri traguardi, mai apprezzato per la propria liceità e risolutezza, mai oggetto di empatia per la sua fedeltà alle regole. Le medesime regole a cui si è sottoposto affinché tutto lo squallore e i peggiori comportamenti umani che ritrovava negli altri venissero riequilibrati e gli dessero un senso di appagamento. Non un invidioso, non un essere trasbordante una cascata di vacua bile, bensì un essere umano profondamente offeso dai torti subiti, conscio delle scorrettezze e delle bassezze ricevute. La sua pericolosità sta proprio nell'amore per la verità e per quell'assetto di leggi a cui, per contrasto, si rifà da sempre. E la verità porta ogni volta ad un bivio inevitabile, ad una reazione di causa-effetto polarizzante. Stannis può essere profondamente odiato o amato. Si può scegliere di restare al di fuori della sua innata antipatia o di imparare ad ascoltare il rumore dei suoi denti e della mascella che ritmicamente si digrignano, fino a comprenderne la melodia e l'essenza, fino a comprendere che forse non ha tutti i torti ad essere così, a far notare talune cose, a reclamare. Vi è tanta capacità di amare e di evolvere in quell'aridità sparsa nel suo animo corroso. Egli non è di certo diplomatico, è lontano dal compromesso, ma assolutamente vicino ad un'ironia senza pari, tagliente e demotivante per coloro che la ricevano, ma assolutamente favolosa, che fa intravedere una mente acuta dietro l'uomo integerrimo. Quindi come dico sempre... è vero, Jon Snow è il mio preferito, colui che sento più vicino, ma Stannis Baratheon è colui che mi scatena tifo irrazionale.
Non ho apprezzato, ammetto, l'episodio conclusivo. Forse è stata una delle poche volte in cui non ho apprezzato il comportamento di Stannis. Mi riferisco al comportamento verso Cressen e all'umiliazione permessa nei suoi confronti. Un tipo di atteggiamento nient'affatto insito nella natura di Stannis, come lo stesso maestro fa notare e che porta una lieve contraddizione nel suo saldo codice etico.
Comunque cupo fu l'inizio e cupa è la fine. Per quanto Cressen compia un atto d'affetto e speranza del tutto estremo, esso è inutile e ha il solo compito di far ridondare la figura di Melisandre e la sua pericolosità.
Arya:
E' l'inizio di una perdita d'identità quasi definitiva. L'escalation di Arya verte tra sconforto ed ira. Ella metabolizza il dolore attraverso la sua natura selvaggia e ne dà libero sfogo, rifugiandosi nel senso di appartenenza alla propria Casata e nella consapevolezza di un amore mai sopito. Dà libero sfogo al suo dolore, lo riveste di ira, ira verso sé stessa, verso gli altri, verso il mondo. Non vi è passività, bensì uno stato d'animo che preannuncia la sua attiva volontà di cambiare le regole in corso, di azzerarle in favore di una giustizia personale e sommaria. Solo quel tipo di giustizia, così emotiva e brutale, è in grado nella sua visione delle cose di ridurle il vuoto che ha dentro e compensare una perdita che l'ha segnata per sempre. Lo scontro con Frittella, l'eccessiva violenza che le viene fuori, sono tutti sintomi di un'evoluzione verso quella direzione. Il mondo è così, questa è la società, questo è il meccanismo. Ad un discorso del genere lei non si piegherebbe mai, ma cercherebbe sempre di ribaltarlo, con rispettabile determinazione.
Comunque, tra una riflessione e l'altra, spunta come sempre il nome di Jon e riferimenti verso il fratello ''perduto''. Mai frasi a caso, ma piccoli tasselli di uno dei legami cardine di ASOIAF.
Da notare come pensi spesso a lui non solo come Jon, l'amorevole fratello, l'unico che la comprende. Ma anche come Jon Snow. Non a segnalare una distanza, bensì come a dargli risonanza, valore, solennità.
Sansa:
Un ennesimo capitolo di qualità e introspettiva. Il dolore di Sansa, a differenza di quello di Arya, è solo inizialmente brutale, per poi venire incamerato in una fase passiva, causata dalla stessa natura di Sansa. Per quanto percossa o abusata, la sua natura è inviolabile, non intaccabile, pertanto ella non dimentica ma placa la propria furia, agisce secondo carattere proprio, si fa forza sugli stessi dettami che le furono impartiti tempo addietro. Ella diviene Lady in tutto e per tutto, lady nel portamento, lady nella menzogna, lady nella grazia e nella recita, lady nella profondità. L'etichetta la sorregge e lei sorregge l'etichetta, mostrando una resistenza emotiva con pochi eguali e riuscendo a districarsi il più delle volte da situazioni critiche. La stessa stupidità di Sansa diviene sempre più una una semplice leggenda antica, soprattutto nel momento in cui ella si dimostra in grado di rabbonire, tamponare e manipolare la follia del mostro innanzi a sé. Nel salvare Ser Dontos il suo spirito di iniziativa fa la propria comparsa, accompagnandosi alla ferrea convinzione di non voler più assistere a barbarie. Salvando Ser Dontos, pone fine alla propria passività. Paradossalmente non agisce solo per salvargli la vita. Compie un atto di volontà. Risveglia una parte sopita della sua psiche. Si rifà ai soli mezzi a propria disposizione. Una scelta di parole adeguate e un comportamento aggraziato. Il Mastino, poi, diviene per il lettore sempre più ambiguo. Egli non può fare a meno di correre in aiuto di una creatura indifesa allo stesso modo di quanto lo era lui in balia del fratello.
Il confronto con Tyrion è poi emblematico. Ella non ha odio per ogni Lannister, riesce ad avere equilibrio in questo, ma al tempo stesso non si fida di lui. Come Catelyn, però, avverte una sensazione inconscia dentro di lei che la porta a capire di ritrovarsi di fronte qualcuno totalmente diverso dalla propria famiglia. Allo stesso modo in cui lei non rispecchia le caratteristiche chiave degli Stark e sia un unicum.
E' divertente e interessante al tempo stesso, poi, la narrazione in parallelo tra frasi meccaniche e di etichetta e veri pensieri, soprattutto nel vederli contrapposti.
Tyrion:
Il vero Tyrion. Il confronto con la sorella è spregiudicato e diretto. Cersei è messa in risalto come la donna piena d'insicurezza e paure che è di fondo, celando dietro la propria presunzione e i propri ordini un desiderio di rassicurazione e stabilità, che qui sono veicolati nella presenza dell'Esercito di Tywin ad Approdo del Re. D'altro canto Tyrion è un felino troppo cresciuto che adora torturare il proprio giocattolo preferito. Nulla stimola la sua mente o la sua verve come l'esercizio in questione. Il deridere la sorella, metterne in luce le lacune, i limiti. La presunzione corrisposta ad altra presunzione. La consapevolezza di essere intellettualmente un passo avanti e di potersi concedere un momento di pure risa verso un interlocutore pieno di sé, alla totale ricerca di vanagloria e umiliazione altrui. Perché sì, Tyrion è irriverente, irrispettoso, con buone intenzioni, ma di fondo la umilia non per uno schema da obiettore morale, bensì solo perché vedere lo sguardo della sorella rompersi nell'ira e nella consapevolezza di una sconfitta cocente lo fa sentire meglio. E' così soggiogato da questa sensazione che arriva a spingersi oltre con quelle battute sui fratelli e l'aprire le gambe. Allo stesso modo, però, la sua capacità di dialogare e di portare la persona dove egli vuole che vada, gli permette di farle rivelare particolari diretti e scabrosi sia sulla fine di Robert che su Eddard, particolari in cui la stessa Cersei non spicca tanto per malvagità, quanto per pochezza sul piano umano.
Il confronto con Varys è invece più subdolo, più implicito, più pericoloso. L'eunuco, conscio della posizione di potere che Tyrion andrà a rivestire, vuole subito farlo confrontare con il proprio, di potere. Fa sì che diventi spettatore della propria tela, che veda ogni filo che il ragno ha pazientemente tessuto e che vi si immagini intrappolato. La stessa minaccia pone un freno alla natura ridanciana di Tyrion, che nel caso in questione eleva Varys a suo pari, con la consapevolezza di aver trovato un rivale con cui lo scherzo e le leggerezze non sono ammesse.
Il finale a sfondo sessuale non è che la riemersione di un trauma mai superato e di un loop che ininterrottamente si ripete.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
Si ricomincia. Questa settimana ho preparato, come per AGOT, il prologo ed i primi quattro POV successivi ad esso. Nel caso aveste optato tutti per commentare fino a Tyrion I, mi adatterò.
Ne approfitto anche per comunicare che, questa rilettura di A Clash of Kings, sarà soggetta ad una piccola sperimentazione (su proposta di @Ellyn Reyne ): verranno esclusi tutti i POV di Daenerys, i quali verranno letti e commentati solo alla fine del romanzo, un po' come fossero una sorta di racconto a sé stante (vedi Blood of the Dragon), e questo al fine di ottenere una lettura più “densa” ed immersiva, dandoci poi la possibilità, per i romanzi successivi, di valutare altre sperimentazioni di questo tipo.
Buona rilettura a tutti.
Prologo (Maestro Cressen).
Si riparte con un capitolo che presenta al lettore tratti esoterici del mondo di ASOIAF. Se A Game of Thrones si è chiuso con la nascita dei draghi, A Clash of Kings ci porta immediatamente nella sede ancestrale di Casa Targaryen, Dragonstone, occupata da Stannis Baratheon, auto-proclamatosi Re di Westeros. Si tratta di un capitolo che si fa ricordare per vari aspetti; emotivamente, come lettore, mi è sempre rimasta impressa la tristezza di Cressen, dei suoi pensieri su Stannis Baratheon: sul ragazzo triste che era, sull'uomo solo che è “ora”.
Interessanti le considerazioni di @JonSnow; su Stannis, sulle quali tendo per lo più a concordare. In particolare, poi, v'è da sottolineare la conclusione del prologo, dove quest'ultimo assume un atteggiamento indegno nei confronti di un uomo come Cressen, pronto a dare la vita per lui.
Prologo da segnalare, come detto, per vari aspetti:
la cometa rossa. La prima ad interpretarla come un segno propizio è stata Daenerys nell'epilogo di AGOT; in ogni caso è curioso pensare alle numerose interpretazioni di essa che ritroveremo nel corso del romanzo: dalla shierak qiya dei dothraki al dragonsbreath di Melisandre, dalla King Joffrey's Comet al blood and fire di Osha, passando per l'interpretazione (invero un po' forzata) data da Aeron (che la ricollega addirittura al Drowned God) fino alla Mormont's Torch dei Guardiani della notte. @Ellyn Reyne forse, queste numerose interpretazioni, potrebbero rientrare nel discorso sulle varie percezioni e la tecnica narrativa di GRRM.
Le speranze di Stannis (chiaramente un ossimoro). Ma sul punto era stato già abbastanza indicativo il POV di Eddard in cui Baelish spiegava i motivi per cui Stannis non sarebbe stato la scelta migliore per il Regno. Emblematico, comunque, il pensiero di maestro Cressen:
Nor will they ever. He is strong, able, just ... aye, just past the point of wisdom... yet it is not enough. It has never been enough.
La massima di Tywin – nonostante l'empatia ingenerata dalla causa e dalle lotte del personaggio – vale anche per Stannis. Per quanto vi sia da dire che, nel recarsi a Nord, si dimostra il primo Re a mettere la salvezza del Regno davanti a se stesso (per quanto, poi, si possa discutere sulla precarietà dal punto di vista politico-militare dopo la Battaglia delle Acque Nere e dell'opportunità di lasciare o meno Dragonstone).
Gli incubi di Shireen si prestano a varie interpretazioni. Così come le canzoni di Macchia, sulle quali, in rilettura, vien da soffermarsi ed, inevitabilmente, porsi degli interrogativi. Un personaggio strano, con sfaccettature ancora non chiare e sulle quali mi chiedo se mai verrà fatta luce.
Viene introdotto Davos Seaworth. Bastano poche righe per delineare un personaggio umanamente di grande spessore, a dispetto del fatto di essere stato per anni un fuorilegge.
“You could bring him no hope?”
“Only the false sort, and I'd not do that,” Davos said. “He had the truth from me.”
Un interlocutore fondamentale per Stannis, al punto che finirà per apparire (come si è detto più volte sul forum) quasi come la proiezione della sua coscienza.
A livello narrativo, la parte di trama che lo riguarda mi incuriosisce, soprattutto per quanto concerne le pieghe che potrebbe prendere in TWOW. Ancora non mi è ben chiaro il suo eventuale ruolo in futuro: in particolare come andrebbe ad incastrarsi un eventuale recupero di Rickon Stark con gli sviluppi successivi alla Battaglia del Ghiaccio (oltre alla variabile rappresentata dalla situazione a Castle Black).
Arya I.
Il gruppo guidato da Yoren ha lasciato King's Landing. Emblematica la composizione del gruppo di uomini che il confratello in nero conduce alla Barriera, a conferma di quanto letto in AGOT a proposito di tale ordine. Parte dei Guardiani viene da una condizione di miseria. L'altra ha conosciuto il crimine, e quindi viene anch'essa dalla miseria.
È il primo capitolo di Arya successivo alla morte di Eddard, un capitolo che al di là dell'effettiva importanza a livello di trama (per la verità non fra i più rilevanti) è, a mio parere, particolarmente importante per la costruzione del personaggio di Arya, il quale è soprattutto grazie ai POV dei libri successivi ad AGOT che va oltre un certo cliché letterario.
Un primo spunto sulla crescita di Arya credo sia riscontrabile in questo passaggio.
[…] She had cried in her sleep the night before, dreaming of her father. Come morning, she'd woken red-eyed and dry, and could not have shed another tear if her life had hung on it.
La reazione violenta ai danni di Hot Pie è poi significativa. In quel momento – mi vien da pensare – non sta pestando Hot Pie, bensì scaricando la propria rabbia sullo stesso; una rabbia immensa (teniamo pur sempre presente che si tratta di una bambina) e che non è dovuta alle provocazioni da parte dei due ragazzi, quanto, ovviamente, al drammatico vissuto di Arya a King's Landing. Non è il solito stereotipo (abusatissimo) della donna ribelle, bensì, forse soprattutto, una ragazzina con dentro di sé un odio immenso ed una rabbia latente che torna su costantemente. Un odio con il quale, prima o poi, dovrà fare i conti. Sicuramente ci si può alimentare di rabbia, almeno in principio. Quello che mi domando è se, arrivati ad un certo punto, alla fine non ci sia il rischio che la stessa rabbia si alimenti dell'uomo.
Per altro, una delle interazioni più interessanti della saga è, a mio parere, quella di Arya con Sandor Clegane (alla quale si è accennato nel focus sul personaggio del Mastino, aperto da JonSnow).
Le citazioni di Jon nei POV di Arya tendono spesso a portarmi alla mente il progetto originario di ASOIAF, la famosa trilogia, quantunque una prospettiva di tal genere appaia abbastanza improbabile nello scenario attuale.
Sansa I.
Capitolo che si dipana fra la sostanziale condizione di ostaggio di Sansa, le grandiose prove da despota illuminato del Satanasso Biondo e l'arrivo di Tyrion nella capitale.
La povera Sansa continua a fare i conti con la follia di Joffrey. Rileggendo questo capitolo, al pari di altri di AGOT, mi sorgono delle riflessioni sulla considerazione che una fetta più o meno larga dei lettori ha di Sansa e, quindi, delle critiche – spesso e volentieri feroci – che vengano mosse a tale personaggio. Abbiamo scritto varie cose in merito durante la rilettura di AGOT, per cui eviterò di dilungarmi sul punto. Tuttavia continuo a trovare incomprensibili certe etichette, o per lo meno abbastanza pretestuose; di fondo, oltre alle personali simpatie, ritengo che spesso vi sia anche incomprensione.
In tal senso, condivido l'espressione utilizzata da @JonSnow; sulla presunta “stupidità” di Sansa: leggenda antica.
Altre considerazioni (più o meno) sparse.
Mi sembra che al pari di quanto stia avvenendo con Arya, dopo la morte di Eddard anche Sansa, nel profondo, si stia “indurendo”, quantomeno dal punto di vista del riporre la fiducia negli altri (faccio riferimento ai pensieri della stessa su Tyrion in chiusura).
Sansa 2. L'armatura di una lady è totalmente differente da quella di un cavaliere. Sansa “si difende” strenuamente nella tana del leone. E rimane un personaggio sul quale ripongo aspettative abbastanza alte.
È interessante lo spaccato sui membri della Guardia reale, di cui si ritrova un accenno anche nel successivo POV di Tyrion. Arys Oakheart emerge come una figura più positiva delle altre, per lo meno agli occhi di Sansa, quantunque anch'egli, pur trattenendosi, non si esima dall'eseguire gli ordini di percuoterla da parte di Joffrey; Meryn continua ad apparire un uomo freddo e risoluto, pronto ad eseguire anche ordini deprecabili; su Clegane vi sarebbe da scrivere un elogio a parte; Mandon Moore, invece, rimane una figura abbastanza inquietante, come verrà confermato nel prossimo POV.
Elogio del Mastino, dicevo. Ebbene, uno degli aspetti che più mi hanno affascinato della saga di Martin è lo straordinario realismo di cui essa è pregna: ciò si riflette inevitabilmente sui personaggi, ed il modo in cui lo scrittore dipinge le sfumature grigie di character come Sandor Clegane è mirabile. Di fatti, se da un lato vi sono azioni nefande difficili da perdonare, dall'altro vi sono degli elementi di positività, pur celata sotto la “scorza” di personaggi come questo, che non possono essere ignorati. Il risultato è affascinante. Il meglio dell'interazione Sansa-Sandor deve ancora venire, ma già il passaggio seguente mi sembra sia, nel suo piccolo, significativo.
Joffrey scowled. He knew she was lying, she could see it. He would make her bleed for this. “The girl speaks truly,” the Hound rasped. “What a man sows on his name day, he reaps throughout the year.” His voice was flat, as if he did not care a whit whether the king believed him or no. Could it be true? Sansa had not known. It was just something she'd said, desperate to avoid punishment.
Clegane 2. In rilettura, stride maggiormente l'atteggiamento di Tyrion nei confronti di Sandor.
Rileggere di Tommen e Myrcella, delle interazioni fra essi e Jake Lloyd in Star Wars Ep. I e del confronto impietoso che ne esce ogni volta, mi ha fatto tornare alla mente la profezia di Maggy la Rana. Dovesse compiersi, due fanciulli dall'animo gentile pagherebbero per quanto seminato da altri. Nel mondo in cui i personaggi son calati, d'altronde, ciò non stupisce. È (tremendamente) realistico.
Tyrion I.
Il POV dell'arrivo del Folletto nella capitale condensa in sé varie aspetti, più o meno importanti dal punto di vista narrativo: il confronto con Cersei, le manovre politiche del Concilio ristretto, l'altofuoco, le conseguenze della guerra e un fantasma del passato. In ogni caso, un capitolo in cui risalta soprattutto il confronto con la sorella. Appare evidente già qui l'inadeguatezza di Cersei al governo (non è necessario attendere AFFC per capire come ella non sia un novello Churchill al femminile) ed il confronto con Tyrion è impietoso per certi aspetti. Vero che da un lato il fratello abbia una mente affilata (e che lo stesso definisce arma, nel dialogo con Jon Snow) ma dall'altro Cersei proprio non sembra in grado di tenere le redini del regno (e allo stesso tempo tenere Joffrey sotto controllo), ed il fratello, più o meno velatamente, cerca di farle capire la necessità della sua presenza a King's Landing. Cersei è caustica nei confronti del fratello, e del resto non ci si potrebbe aspettare il contrario per per personaggi e contesto, eppure lo ascolta, seppur, molto probabilmente, più per via dell'ombra incombente su entrambi, quella del padre. Tyrion è costretto a mentire per poter cominciare a svolgere il proprio lavoro: un caso in cui il fine giustifica i mezzi, si direbbe, seppur dall'altra parte non abbia trovato di certo il Frank Underwood di Westeros.
Penso poi che, umanamente, fosse per Tyrion non vi sarebbe motivo di questo contrasto con Cersei, alimentato in un certo senso a senso unico dalla stessa, almeno fino ad un certo punto dei romanzi. D'altro canto, riguardo la decisione di spedire Myrcella a Dorne, ad esempio, la furia di Cersei come madre e l'astio nei confronti del fratello mi sembra comprensibile. Per quanto rimanga ingiustificabile, da un punto di vista morale, l'atteggiamento tenuto nei confronti di Tyrion fin dalla nascita dello stesso.
Altre considerazioni sul capitolo.
Si accenna alla pericolosità di Mandon Moore (dopo gli accenni nel POV di Sansa) tramite una citazione indiretta di Jaime e, in effetti, sarà un personaggio che Tyrion dovrà tenere decisamente d'occhio durante ACOK.
Mi chiedo, in tal senso, se mai verrà effettuato un chiarimento sul mandante del tentato omicidio del Lannister.
La discussione tra fratelli Lannister sui membri del Concilio mette in evidenza come i sospetti di Tyrion durante la prigionia nella Valle di Arryn fossero fondati: nella foresta non vi sono soltanto leoni e lupi, ed il lettore comincia a comprendere quanto possa essere importante tenere sotto controllo le mosse dei membri del Concilio.
Confronto con Cersei 2.
“Did you think I was as blind as Father?” Tyrion rubbed his cheek. “Who you lie with is no matter to me... although it doesn't seem quite just that you should open your legs for one brother and not the other.”
She slapped him.
Nella domanda è condensato molto di Tywin. Per quanto poi il non vedere o il non voler vedere possano essere oggetto di discussione.
Confronto con Cersei 3. Nonostante la leonessa pecchi di arguzia politica, riesce a percepire in maniera limpida quali movimenti stiano prendendo forma nell'animo della giovane Sansa. Per quanto, v'è da dire, non fosse poi così difficile.
“The girl was wet with love. She would have done anything for Joffrey, until he cut off her father's head and called it mercy. That put an end to that.”
L'accenno al wildfire è significativo. Già nei primi capitoli del romanzo, l'autore sta disseminando le pagine di elementi fondamentali per le vicende chiave di esso (sia pur, talvolta, ben celati). Ed a proposito di wildfire (facendo un balzo in avanti) verrebbe da chiedersi se i tempi della guerra fra lo schieramento di Aegon e quello dei Lannister-Tyrell possano consentire la produzione di un'elevata quantità di esso e se, nel caso, qualcuno possa pensare di utilizzarlo. Dopo la morte di Kevan, in teoria, le carte dovrebbero darle i Tyrell, visto e considerato che in ruoli chiave del governo vi sono elementi legati a tale Casata, e da loro mi sembra sia abbastanza improbabile un utilizzo di esso. Certo, ove Cersei riuscisse a tornare al potere potrebbe anche essere che si assista ad un nuovo utilizzo di wildfire. Del resto, quel «The flames are so pretty. I want to watch them for a while» detto da Cersei a Jaime non passa inosservato.
Se intendiamo la parola “politico” dal punto di vista del machiavellismo, Baelish è di certo uno dei più capaci del mondo di Martin, e la tassa per l'ingresso in città, in tempo di guerra, con migliaia di persone in fuga, è una mossa che lo dimostra. Per quanto, poi, sia una mossa crudele e deprecabile. Clever, come pensa Tyrion. Clever and cruel.
E appunto, la popolazione. In rilettura mi sono soffermato maggiormente sulle considerazioni di Tyrion in riferimento alle condizioni della popolazione. È uno spaccato significativo, messo lì non a caso. Considerati anche i tempi narrativi di ASOIAF, lo scrittore si è soffermato su questo punto. Non tantissimo, ma lo ha fatto. È un aspetto di ASOIAF che andrebbe tenuto presente. Quante persone patiscono orribili sofferenze a causa delle guerre di un Joffrey, di uno Stannis, di un Robb?
Nel finale viene menzionata Tysha. Tyrion ci ripensa per auto-tutelarsi, per erigere difese personali di fronte a potenziali, nuove sofferenze, simili a quelle, dolorose, patite in passato. E invece Tysha si rivelerà esser stata altro, e se forse George non farà incontrare nuovamente i due, la figura di questa donna rappresenta una delle chiavi di lettura del personaggio di Tyrion e, probabilmente, del suo rapporto con Jaime nei prossimi romanzi, in caso di nuove interazioni (nell'immediato poco probabili) fra i due.
Bran I.
Capitolo in cui viene focalizzata l'attenzione sui sogni di lupo del giovane Bran, e del diverso clima che si respira a Winterfell dopo la partenza di Robb. Continua ad esserci, inevitabilmente, molta sofferenza in Brandon a causa dei limiti fisici conseguenti alla caduta dalla torre, ma d'altro canto v'è da sottolineare come lo stesso cominci a trovare una specie di valvola di sfogo nella dimensione onirica, nei sogni di lupo. Si sottolinea anche, sia ad inizio capitolo e sia all'interno della descrizione di uno di questi sogni, il fatto che a Brandon piaccia osservare, e ciò, se pensiamo alla piega che la sua storia prenderà nei romanzi successivi, è significativo, quantunque, in tal senso, già in AGOT vi fossero indicazioni neanche troppo celate.
Altre considerazioni sparse.
Si torna poi a discettare sulla cometa rossa, leitmotiv di questo secondo romanzo delle Cronache. Curioso come, in tal senso, il background di ogni personaggio porti a considerazioni diverse, anche radicalmente. In questo POV è interessante il fatto che, oltre alla Vecchia Nan, “indovini” anche Osha, indice, probabilmente, di un'atavica sapienza insita nella cultura del Popolo Libero riguardante (almeno) gli aspetti di carattere più spiccatamente esoterico del mondo di Martin. Ciò è confermato, per altro, dalle considerazioni della stessa Osha sui sogni di Brandon.
Cometa rossa 2. Tutti aspetti riferibili ad una sfera che va al di là della conoscenza dei maesters (o dell'effettiva credibilità che tali argomenti abbiano per gli stessi): in tal senso, sia Luwin che Cressen nel prologo mi ricordano il Filemazio della canzone Bisanzio di Francesco Guccini, con il suo senso di smarrimento e l'incapacità di capire i cambiamenti del mondo.
Cometa rossa 3. «Hodor.»
Comunque, ripensavo al fatto che Old Nan che non chiami mai Bran “principe”. Alla fine dei conti, comunque, ipotizzo possa essere semplicemente riferibile alla confidenza dell'anziana donna verso il giovane Brandon (nome che sappiamo quanto significhi per lei).
...O no?
Interessante la caratterizzazione cui George non rinuncia neppure in riferimento ai meta-lupi. Una caratterizzazione trami le azioni. Tecnica che funziona molto bene anche con le persone.
L'attacco di Shaggydog ai Walder, il gioco del guado ed i discorsi sulla successione sullo scranno delle Twins, sono tutti eventi che hanno un che di profetico. Il diavolo sta nei dettagli, e George pare davvero non lasciar nulla al caso: ciò, in un mondo così complesso, è un grande merito.
“I'd sooner be a wolf. Then I could live in the wood and sleep when I wanted, and I could find Arya and Sansa. I'd smell where they were and go save them, and when Robb went to battle I'd fight beside him like Grey Wind. I'd tear out the Kingslayer's throat with my teeth, rip, and then the war would be over and everyone would come back to Winterfell. If I was a wolf...” He howled.
Questo sfogo di Bran è particolarmente struggente. Esso è, in un'altra prospettiva, un qualcosa di peculiare per quanto riguarda il personaggio ed il percorso che dovrà affrontare, perché si sottolinea con forza un attaccamento al proprio branco ed il desiderio di difenderlo, di riportare tutti indietro, messo a confronto con una realtà durissima, con l'impossibilità di farlo, ed un enorme senso di impotenza. Sono curioso di sapere come si rapporterà, in TWOW, il fatto di essere “allievo” di Bloodraven (con tutto ciò che tale percorso comporterà) ed il legame di Bran verso la propria famiglia; mi chiedo se, a seconda degli incastri fra le varie trame, non possa ritrovarsi di fronte ad un qualche conflitto tra l'attaccamento alla propria famiglia e quello che dovrà essere il suo compito al di là della Barriera.
La chiusura è particolarmente significativa ai fini degli sviluppi futuri del romanzo, denotando una certa qual forma di preveggenza da parte dei meta-lupi, o comunque di un loro “andare per sensazioni” molto, ma molto efficace. Una conclusione intensa, e le ultime parole rappresentano l'estrema sintesi del percorso di Bran (e del fratello Rickon) in ACOK: […] and he knew he must answer or die.
A me l’ingrato compito di postare dopo i due titani che mi precedono.
Dato che i colleghi hanno già sviscerato molto cercherò di essere breve, anche perché mi riservo le forze per i futuri capitoli di Theon.
Prima di cominciare, lasciatemi dire quanto è bello il titolo dell’edizione italiana: il regno dei lupi.
Tra tutti quelli proposti per i vari sottolibri italici è sempre stato il mio preferito, anche se a ben vedere come tutti gli altri ci azzecca poco con il testo, però ha un che di evocativo che mi ha sempre ispirato.
Va bene sarà anche una deformazione legata al mio cognome…
E dopo questa breve nota un po’ anche autoreferenziale, cominciamo.
Devo dire che questi primi quattro POV non mi hanno entusiasmato più di tanto.
Il prologo un po’ di più perché presenta un contesto nuovo e ricco di suggestioni, appunto esoteriche come ha ben scritto chi mi ha preceduta.
Cominciamo subito infatti con una delle entità più misteriose delle Cronache: la cometa, da sempre foriera di presagi, solitamente negativi, nella nostra cultura millenaria, così come a Westeros.
Le prime righe sono intrise di un senso di mistero e di attesa di qualcosa di terribile con tutti questi presagi che sembrano incutere timore persino a un uomo di scienza come maestro Cressen. Dopo la cometa, il luogo e la fortezza così particolare (molto suggestiva la descrizione di Roccia del Drago. Martin è sempre molto apprezzabile nel tinteggiare le ambientazioni) , ci viene presentata la figura triste di Shireen accompagnata dall’inquietante Macchia. Diciamo che come primo approccio a Roccia del Drago le impressioni che abbiamo non sono proprio positive e molto si gioca sulle percezioni di qualcosa che è aldilà del tangibile.
La canzone che canta Macchia sulle ombre e che spaventa Shireen sembra foriera di altre ombre a venire. Nelle restanti parole di Macchia, per quanto mi sia sforzata, non sempre riesco a cogliere dei riferimenti. Questa figura è una di quelle più sfuggenti in tutte le Cronache e spesso mi sono chiesta se abbia un ruolo che non sia puramente decorativo, diciamo così. Personalmente non la amo e ne avrei fatto volentieri a meno perché trovo che appesantisca un settore già denso di soprannaturale, credenze, misteri e atmosfera decadente che è la corte di Stannis.
Parlando del quale… Figura che da subito si connota come avvolta da un alone di tragedia, vuoi per la gravità vuoi per la durezza, anche eccessiva e il rancore nei confronti dei fratelli. Molto significativo a questo proposito anche il cenno al rapporto tra Robert e Ned. Come personaggio personalmente non ho ancora ben inquadrato Stannis, nel senso che è una delle figure di cui avrei bisogno di leggere tutto il percorso completo per poter dare un giudizio, ma un dato di fatto è che, come per Sansa, i capitoli che lo riguardano mi piacciono sempre molto.
In generale, capitolo intriso di profonda tristezza. Il modo in cui Cressen che pare uno dei pochi ad aver voluto bene a Stannis viene messo da parte e finanche deriso al banchetto e vedere il modo in cui le due donne riescono a vincere le diffidenze del Lord e far presa su di lui lascia un senso di amarezza.
Ma anche capitolo che “tara” molto bene l’indirizzo che stanno prendendo le vicende con quel senso di minaccia incombente e di tragicità che caratterizzano tutti gli avvenimenti a venire.
Menzione a questa descrizione: Molti la consideravano bella, ma Melisandre non era bella. Era rossa. Terribile, e rossa.
Il successivo POV di Arya non mi ha trasmesso particolari sensazioni se non quella del solito leggero fastidio dovuto al sensazionalismo di cui ho sempre trovato pregno il personaggio. Come ho scritto più volte Arya non mi fa impazzire, e questa manifestazione di violenza accostata alla figura di una bambina, elemento che per la sua novità dovrebbe stupire, non mi ha mai convinto più di tanto. Certo il suo è uno sfogo, ma eccessivo così come è eccessiva la freddezza o l’assolutismo di talune affermazioni.
Anche lei a un tratto medita sulla cometa, interessante che Gendry la chiami “la Spada Rossa”.
Invece per contro è molto bello il contrasto col successivo POV di Sansa. La diversa reazione delle due sorelle dopo la morte del padre. La prima che scoppia con violenza, aggressiva, ferale quasi, laddove possiamo individuare il pieno sfogo del lato lupesco, dall’altra parte il muro di ghiaccio. Quindi di nuovo proprio come si era già considerato nel topic di confronto di Ellyn Reyne, se non sbaglio - ragazzi, producete troppi contenuti di valore e non si riesce a starci dietro, anche un po’ per colpa dell’alzeheimer, ma quello è un problema mio ^^” – si nota bene il contrasto tra le due sorelle. Per quanto Sansa sia un personaggio dibattuto e, così come Stannis, su cui potrò dare un giudizio solo a saga ultimata, i suoi POV mi piacciono sempre molto, perché ricchi di dettagli, contrasti e sfumature.
Come è molto bella la strizzata d’occhio da parte di Martin che comincia il capitolo con lei che si sofferma su abiti, tornei e cavalieri, e poi butta lì quasi con indifferenza il riferimento al fatto di essere stata picchiata. Quasi a voler far sentire in colpa il lettore che inizialmente è portato a pensare alla sua vacuità.
Come avete già scritto è interessante anche la rassegna che ci viene proposta dei vari componenti della guardia reale, con una prima presentazione di Arys Oakheart che assieme al Mastino pare l’unico ad obiettare davanti alle richieste di picchiarla. Ciononostante alla fine obbedisce e ciononostante stupisce in questo frangente anche il fatto che Sansa cerchi di voler fare conversazione, quasi a voler stabilire un legame.
Sansa è passiva, si trincera dietro questo muro di ghiaccio e cortesia, ma se vogliamo potrebbe rispecchiare anche la modalità che aveva lo stesso Ned di gestire le situazioni, perché lui appare più riflessivo che non aggressivo, a differenza di Brandon. Qui vediamo Sansa che può definirsi passiva ma fino a un certo punto, perché proprio come suo padre, proprio come una Stark, laddove vede un’ingiustizia non riesce a trattenersi e in modo quasi involontario, tant’è che si sorprende di sé stessa, prende la parola per difenderlo. E così su due piedi tutto sommato riesce anche a cavarsela, segnale che non è affatto stupida, ma naturalmente usa i mezzi che le sono propri, che sono quelli della lady. E forse ci vuole più intelligenza per questo che non nel mulinare una spada o i pugni.
In questo frangente mi rimarrà per sempre la curiosità: il Mastino si intromette per cercare in qualche modo di aiutarla? Oppure per cercare di limitare Joffrey? Insomma, in questo momento chi è che sta cercando di proteggere?
Martin sceglie di inserire in questo frangente, quasi a voler bilanciare il senso di pericolo e crudeltà rappresentato da Joffrey, una pennellata di dolcezza con la figura del piccolo Tommen che prova la quintana. E di nuovo, anche l’ingresso di Tyrion, mitiga la tensione nell’aria e, col senno di poi, pone anche i germi per una situazione che vedrà Tyrion e Sansa molto vicini molto tempo dopo.
Concludiamo poi con il POV di Tyrion in cui il Folletto comincia a destreggiarsi con il suo nuovo compito, che gli riesce piuttosto bene e per il quale ha le idee già abbastanza chiare. Vediamo anche che, a differenza del padre, ha un quadro molto preciso sia riguardo la sorella, che il suo rapporto con Jaime.
Se nella prima metà del capitolo lo troviamo a suo agio e in una posizione tutto sommato vittoriosa nel modo in cui ha tenuto testa alla sorella, con Shae lo vediamo poi purtroppo indulgere in quella che sarà la sua principale debolezza, che lui stesso riconosce dandosi dello stupido.
PS. @AemonTargaryen Forse ho perso un passaggio, ma non riesco a inquadrare il tuo riferimento al piccolo attore di Star Wars
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
Stavo facendo ironia su Joffrey. Anche se ammetto di non essere molto in forma, questa settimana.
Determinate sensazioni sono normalissime. Sansa e Arya, come qualche altro pg, nascono da uno stereotipo che poi va evolvendosi in un qualcosa di maggiormente complesso. L'una la ragazzina snob e viziata, l'altra il tomboy genuino da supportare sin dal primo momento che ritroviamo quasi in ogni opera. Sta al lettore approcciarsi come meglio preferisce alle due. Certamente, comunque, queste marcature fanno parte di uno schema iniziale, ma via via si dissiperanno in un quadro più unico e articolato. La stessa Sansa è una sorta di lezione morale al lettore che pretende che ella sia uniforme al branco e rifiuta la sua diversità, punendola per gran parte del tempo con aspri giudizi per questo.
Io comunque nell'analisi che ho postato ieri non ho commentato Bran perché ho tenuto conto del solito schema da 4 capitoli settimanali, in cui ho conteggiato il Prologo. Nel caso decidiate di commentarlo, aggiungerò il pezzo che lo riguarda.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
Anche io Bran lo avevo calcolato nella prossima tornata ^^"
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
Come siete stati solerti! Chi pronto addirittura in anticipo e chi allo scoccare dell'inizio della settimana...
E' bello vedere tutto questo entusiasmo alla ripresa della rilettura!
Visto che 2 su 3 hanno optato per non includere Bran, essendo pigra di natura mi sono adeguata a questa impostazione.
Ho cercato di mettere in luce aspetti che non avete toccato, per quanto possible per espandere di più l'analisi, tra un concordare con l'uno e con l'altro. Ma veniamo al dunque...
Prologo:
ACOK si apre sulla cometa, cometa che come ci ricorda @AemonTargaryen ci accompagnerà per molti POV in questo libro, declinata in svariati modi secondo le credenze più disparate. Ed anche Maester Cressen, poco incline alla superstizione è impressionato da questo segno nel cielo.
Il prologo ci consegna un senso di disagio, ineluttabilità, desolazione, sia nella descrizione che il maestro fa di Dragonstone (Dragonstone non è un posto in cui sentirsi a casa se non è casa tua e non è né la casa del maestro né la casa di Stannis Baratheon), sia nella descrizione dei suoi abitanti.
Ritorna anche il monito che ci avverte dell’incedere del freddo: il maestro ha ricevuto la colomba bianca della Cittadella che sancisce la fine dell’estate e ci ricorda che a una lunga estate si dice corrisponda un altrettanto lungo inverno.
Colpiscono gli incubi di Shireen: sogna di essere mangiata dai draghi. Se anche i suoi sogni sono premonitori, si possono aprire una marea di interpretazioni su quello che possa significare, da un superficiale incontro con le armate di Daenerys, unica in possesso dei draghi finora, a significati più metaforici associabili al fuoco o ai draghi intesi come Targaryen.
Nel raccontarci l’arrivo di Patchface a Storm’s End, il maestro ci racconta anche della fine di Lord Steffon e sua moglie, a cui Robert e Stannis hanno assistito dal castello: erano andati a Essos a cercare una moglie di sangue valiryano per il principe Rhaegar, al posto suo trovarono un formidabile giullare, unico superstite alla loro nave affondata, broken in body and mind. Questo episodio ha sicuramente influito nella percezione che i Baratheon superstiti avessero dei parenti Targaryen. In particolare, per Robert, Rhaegar non si configura soltanto come colui che gli ha rubato la promessa Lyanna, ma anche come una sorta di agente causante la morte dei propri genitori.
Restando per un attimo ancora su Patchface, sembra che sia un personaggio che possa avere la funzionalità del corvo di Mormont. Le sue affermazioni vanno comprese ed interpretate. Purtroppo la comprensione di ciò che dice sembra per ora essere molto più ardua rispetto a ciò che esce dal becco del corvo.
Mi ha anche molto colpito la descrizione del suo essere broken in body and mind. Quasi come a sottolineare i potenziali poteri soprannaturali che possono essere insiti in un essere estremamente debole.
Dopo un intero libro (AGOT), in cui abbiamo ricevuto centellinate informazioni su Stannis, presentatoci e come la chiave delle vicende di Jon Arryn a KL e, nella sua fuga, come un segno di grande pericolo che Ned avrebbe dovuto cogliere, finalmente fa la sua apparizione. Alla prima lettura devo ammettere che ho odiato Stannis come personaggio in ogni sua sfaccettatura, l’amore per lui è nato col tempo, di rilettura in rilettura. Ho trovato estremamente calzante la breve descrizione del personaggio fatta da @JonSnow;. Stannis è un personaggio inusuale e si caratterizza subito per la sua tragicità estrema nell’essere quasi l’artefice della propria sventura, sia nelle modalità con cui sceglie di chiamare a raccolta i propri alfieri, sia nel rapporto che si presuppone abbia portato avanti da una vita col fratello minore. Emblematico è l’episodio che lo lega al fidato Davos:
Lord Stannis had rewarded Davos with choice lands on Cape Wrath, a small keep, and a knight’s honors... but he had also decreed that he lose a joint of each finger on his left hand, to pay for all his years of smuggling. Davos had submitted, on the condition that Stannis wield the knife himself; he would accept no punishment from lesser hands.
Stannis è forte ed incredibilmente abile, ma è anche incredibilmente duro con sé stesso e con gli altri e se questa durezza può essere accettata da un animo affine come quello di Davos, difficilmente avrà la stessa popolarità tra i suoi pari senza la dovuta diplomazia e capacità di relazione. Le sue grandi capaci sono troppo estreme per poter confluire nella ragionevolezza, il suo ordine di valori troppo severo perché un senso di empatia gli faccia comprendere che ciò che per lui è un unico baluardo possa non essere altrettanto per i suoi simili. Da qui deriva la sua convinzione delle ingiustizie subite, una vittima del rancore (come dice @JonSnow;) che queste gli provocano, un convinto incompreso. Ma non si può dire che abbia avuto la pragmaticità per impedire che tutto ciò avvenisse. Né per accorgersi di come tutto ciò sia avvenuto.
L’umiliazione che Stannis permette nei confronti di Maester Cressen ha stupito anche a me, più che altro nelle intenzioni dietro a questo atto. Avrei potuto capirlo se Stannis avesse ridicolizzato la figura del maestro al fine di sminuire le sue opinioni di fronte ai propri alfieri. Purtroppo quel gesto non sembra una strategia, ma più una punizione estemporanea per aver contraddetto il re in pubblico.
Arya I
Arya mostra subito una grande rabbia nei desideri che la animano mentre lascia KL, ma allo stesso tempo dimostra anche quanto forte sia l’attaccamento alla famiglia: smette di augurarsi il peggio per KL al pensiero di Sansa e si focalizza solo sul pensiero del suo ritorno alla tanto bramata casa, Winterfell.
La reazione estremamente violenta di Arya verso Hot Pie e gli altri, come dice bene Aemon, è uno sfogo di Arya verso tutto ciò che è successo e nella sua testa di bambina decenne ha dovuto subire a KL. Vediamo già ciò che ha potuto apprendere nel breve periodo con Syrio. Ma vediamo anche che Yoren capisce bene che cosa si trova di fronte e cerca di spiegarle che prendersela con chiunque non cambierà ciò che è successo. E da lui apprendiamo ciò che già era intuibile dalle reazioni di Varys e Cersei al momento dell’esecuzione di Ned: non era prevista, qualcosa è andato storto. Arya capisce subito che è stato Joffrey. Ovviamente noi sappiamo che Joffrey è stato a sua volta manovrato. E se non da sua madre, né da Varys, ne resta soltanto uno di giocatori all’appello.
Da questo capitolo abbiamo inoltre una riprova, come anticipato del prologo che nei cosiddetti “segni” ogni personaggio tende a vedere ciò che vuole vedere, o ciò che la sua conoscenza del mondo lo porta a vedere. E nella maggior parte dei casi è possibile che sia colto in fallo dalla propria limitatezza. Infatti la cometa diventa per Gendry una spada in corso di foggia, mentre per Arya rappresenta Ice con sopra il sangue della vita del proprio padre scorso via.
Sansa I
Anche questo POV si apre mostrandoci la vacuità dei cosiddetti "segni divini": per Ser Arys la cometa è un segno che sancisce l’ascesa al trono di Joffrey, come successore (fino a un certo punto) di Aegon il conquistatore e come Lannister; Sansa però dubita, non è Joffrey altrettanto Baratheon quanto Lannister? E non dovrebbe quindi essere dorata più che rossa una cometa che sancisce la sua presa del potere? E per i servi non è invece questa la coda del drago?
Mi associo a tutti voi nell’affermare che la stupidità di Sansa sia leggenda. Cosa che avevo già azzardato dire in AGOT, ma che appare ancora più evidente in seguito all’esecuzione di Ned. Sansa sfrutta le sue armi per sopravvivere e cercare di arginare la crudeltà di quello che è il suo promesso: lo si vede dalla cura che ha nel presentarsi al meglio, accocciandosi e nascondendo i segni delle sue percosse, per consentire a lui di apparire al meglio e dall’armatura di ghiaccio che separa il suo sentire interiore dall’esteriorità della sua cortesia. E lo si vede anche dalla capacità di lettura che ha di Joffrey:
Unhappy, Joffrey shifted in his seat and flicked his fingers at Ser Dontos. “Take him away. I’ll have him killed on the morrow, the fool.” “He is,” Sansa said. “A fool. You’re so clever, to see it. He’s better fitted to be a fool than a knight, isn’t he? You ought to dress him in motley and make him clown for you. He doesn’t deserve the mercy of a quick death.” The king studied her a moment. “Perhaps you’re not so stupid as Mother says.” He raised his voice. “Did you hear my lady, Dontos? From this day on, you’re my new fool. You can sleep with Moon Boy and dress in motley.”
Ed è pure la prima ad augurarsi ciò che altri si augureranno e faranno sì che accada più avanti:
If only Tommen were the elder instead of Joffrey, Sansa thought. I wouldn’t mind marrying Tommen.
Tyrion I
Tyrion arriva a KL in veste di Hand in sostituzione del padre. Nel dialogo con la sorella lo vediamo molto scaltro sebbene diretto e, per contro, possiamo apprezzare tutte le debolezze di Cersei. Apprezziamo anche quelle di Tyrion però: vediamo che trae gusto nel porsi dall’alto in basso verso la sorella nel tentativo di umiliarla e sentirsi migliore per stare meglio con sé stesso. Un difetto che fa da contraltare alla sua grande lucidità.
D’ impatto il confronto con Varys alla locanda. Dei soggetti probelmatici che dovrà gestire, Varys si configura subito il più pericoloso tra loro, o, almeno, quello che, per adesso, ritengo essere il giocatore una spanna avanti a tutti. Interessante vedere anche il suo pensiero riguardo alla cometa:
“In the streets, they call it the Red Messenger,” Varys said. “They say it comes as a herald before a king, to warn of fire and blood to follow.”
L’allusione all’avvento di un prossimo Targaryen è piuttosto evidente.
Varys lascia Tyrion con una delle sue frasi più famose:
“May I leave you with a bit of a riddle, Lord Tyrion?” He did not wait for an answer. “In a room sit three great men, a king, a priest, and a rich man with his gold. Between them stands a sellsword, a little man of common birth and no great mind. Each of the great ones bids him slay the other two. ‘Do it’ says the king, ‘for I am your lawful ruler.’ ‘Do it’ says the priest, ‘for I command you in the names of the gods.’ ‘Do it’ says the rich man, ‘and all this gold shall be yours.’ So tell me-who lives and who dies?” Bowing deeply, the eunuch hurried from the common room on soft slippered feet.
Mi sono sentita in dovere di citarla, per quanto apprezzi Varys, ma ormai lo sapete…
Il POV si conclude sull’altra grande debolezza di Tyrion: Shae. O meglio il ricordo di Tysha. O meglio la necessità di essere amato e accettato. O meglio la necessità di illudersi di poter essere amato e accettato nonostante il suo aspetto ed i complessi che la propria famiglia e la società che lo circonda gli ha inculcato:
Fool, he thought to himself afterward, as they lay in the center of the sagging mattress amidst the rumpled sheets. Will you never learn, dwarf? She’s a whore, damn you, it’s your coin she loves, not your cock. Remember Tysha? Yet when his fingers trailed lightly over one nipple, it stiffened at the touch, and he could see the mark on her breast where he’d bitten her in his passion.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Bran I:
Capitolo che serve ad approfondire il crescente metamorfismo in Bran. Al di là del warging vero e proprio, Bran comincia a comportarsi in modo selvaggio e irriverente anche al di fuori dei cosiddetti ''sogni'', la sua personalità muta, facendolo regredire a quello che in effetti dovrebbe essere: un bambino spazientito, innervosito dalla propria condizione che lo soggioga mentalmente e moralmente, oltre che a livello fisico. Come sempre ci sono anche giudizi facili e disturbati su qualsiasi ipotesi di natura magica, specialmente da Maestro Luwin, sempre più stucchevole nelle sue forzature.
Arya II:
E' il controaltare alla condizione di benessere in cui la ragazza aveva vissuto finora. Si riscopre un senso di vita vera, impossibile da ipotizzare a priori per chi non è abituato a vedere oltre le altezzose mura del proprio castello, cristallizzandosi in un'esistenza ben lontana da stenti e patimenti. Fa capolino Jaqen, i cui modi sono totalmente unici nel suo genere e perciò indice di singolarità e interesse. Messa in risalto è anche la figura di Gendry, la cui pericolosità per i Lannister risiede nel proprio sangue.
Jon I:
L'inizio è atto a comprovare le parole di Jon del libro precedente, ovvero le abilità di Sam a livello intellettuale. Il resto è una manciata di ulteriori indizi e dicerie sulle origini di Jon, a cominciare dal discorso di Mormont sulla dinastia Targaryen, passando per il paragone con Maestro Aemon e per le strane parole del Corvo del Lord Comandante, che conferiscono maggiori elementi a sostegno della tesi di Rhaegar e Lyanna quali genitori. Il pezzo finale è meraviglioso, perché pone Robb e Jon in una posizione speculare, con appunto turbamento, ma senza invidia.
Catelyn I:
La riprova che non è vero che Catelyn sia stata un'idiota a livello politico e una vera stupida. Anzi, i suoi consigli sono stati ottimi e le sue iniziative non avevano nulla di sbagliato. Ripete a Robb più volte, anche in modo ossessivo, di non mandare Theon come emissario sulle Isole di Ferro. Col senno di poi è stato un suggerimento molto più che saggio. Allo stesso modo l'idea di provare una sorta di alleanza con Renly è ancor più assennata. Non concordo con lei nel giudicare Robb troppo esplicito e infantile in quell'udienza. Pur non essendo un sanguinario, per acquisire autorità è necessario che si mostri talvolta iconico ed estremo, pertanto il siparietto con il Lupo in tal caso è dovuto, a maggior ragione se alimenta la sua aura di potere e leggenda verso il popolino. Le guerre si vincono anche con questi metodi più cerebrali.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
Capitoli 5-7 (questa settimana avevo un POV da "scontare"): il romanzo deve ancora "accendersi".
Vorrei cogliere l'occasione per ricordare - anche a coloro che seguono il progetto da "esterni" - che sulla nostra Wikibarriera sono disponibili le voci complete di ogni POV di A Clash of Kings e tanto altro ancora.
Arya II.
Un capitolo che, dopo quello di Tyrion della scorsa settimana, mette in evidenza le (drammatiche) conseguenze della guerra.
She wondered why no one else was going the same way as them.
Sostanzialmente v'è una fuga di massa dai luoghi dello scontro, e la via di fuga più semplice è naturalmente quella verso King's Landing. Il paesaggio, del resto, è via via più desolante. Più ci si avvicina al cuore della guerra, e più si avverte la vicinanza della morte, della distruzione. Nessuna guerra dovrebbe mai essere considerata giusta.
V'è un primo accenno alla sorte della meta-lupa di Arya, Nymeria, dopo l'abbandono presso il Tridente.
She hadn't wanted to, but Jory said they had no choice, that if the wolf came back with them she'd be killed for biting Joffrey, even though he'd deserved it.
Qui colpisce in positivo la figura di Jory: nel POV di Bran della scorsa settimana emerge con evidenza che, pur a Winterfell, non tutti i membri al servizio degli Stark amino i meta-lupi. Jory, salvando Nymeria, dà veramente l'idea di essere stato il degno capitano delle guardie di lord Stark. Mi sembra se ne possa leggere una sorta di comprensione (magari anche sfuggente) verso ciò che queste creature rappresentano per la Casa Stark.
She probably wouldn't even know me now, Arya thought. Or if she did, she'd hate me.
Non so se George abbia in programma una reunion fra la ragazza e la meta-lupa, per quanto credo abbia intenzione di far ricomparire Nymeria. In ogni caso, sarei curioso di leggere di un'eventuale incontro fra le due, e più che altro dal punto di vista della reazione del lupo.
La scena in cui il gruppo di Yoren si arma contro le cappe dorate è emblematica, quantunque abbiamo ormai compreso le dinamiche della confraternita in nero.
Questo mi sembra un passaggio particolarmente significativo:
“I guess,” said Hot Pie, scrambling on all fours for a big rock to throw. Arya could not believe what she was seeing. She hated Hot Pie! Why would he risk himself for her?
Diciamo pure che Arya, non sapendosi destinata alla Barriera, appare decisamente distante da alcuni principi fondamentali dei Guardiani della notte, quali ad esempio la loro neutralità (… Lord Tully is my grandfather, Arya thought. It mattered to her, but she chewed her lip and kept quiet, listening) e la fratellanza fra di essi. Eppure, nel momento in cui si passa dalla teoria alla pratica, finisce per essere colpita da quest'ultimo aspetto.
Chiosa su Yoren. Un vero uomo dei Guardiani della notte. Al di là dell'aspetto, lontano dall'essere quello delle ballate, il suo essere integerrimo nel perseguire il proprio dovere, pur mettendo a rischio la propria vita (sfidando le cappe dorate così vicino a zone battute dai Lannister) lo rende sicuramente una figura di grande spessore: una sorta di incorruttibile (e un po' scorbutico) cavaliere jedi venuto a trasformare, a qualunque costo, coloro che la società ha scartato in padawan dei guardiani della notte.
Jon I.
POV che ci riporta sulla Barriera. È curioso il confronto di Jon con Samwell, che è un po' il confronto fra l'uomo d'azione e lo studioso. Il fascino che i libri esercitano sul secondo lasciano invece indifferente il primo, il quale esibisce una fretta che, per una volta, mi appare quasi fastidiosa, pur comprendendola. Decisamente due personaggi destinati ad essere il sostegno l'uno dell'altro, compensandosi sotto vari aspetti.
In questo spezzone narrativo, comunque, non è difficile empatizzare per la specie di venerazione che Sam dimostra verso i libri, risultando un po' fastidiosa l'incomprensione di Jon. Ritengo che questo passaggio renda bene l'idea:
“You'd be surprised. This vault is a treasure, Jon.”
“If you say so.” Jon was doubtful. Treasure meant gold, silver, and jewels, not dust, spiders, and rotting leather.
Altre considerazioni più o meno sparse.
“A brother of the Night's Watch shouldn't be so scared.”
“We're all scared. We'd be fools if we weren't.” […] “There's no shame in fear, my father told me, what matters is how we face it. Come, I'll help you gather up the maps.”
Niente, volevo semplicemente riportare una delle frasi di ASOIAF che, personalmente, mi porto dietro da tempo.
E comunque mi sembra un passaggio che rende bene l'idea della complementarietà fra i due personaggi.
Jon potrà anche non essere il figlio di Eddard Stark dal punto di vista biologico, ma lo è da un punto di vista assai più importante: quello spirituale.
“Do what you want,” he told Toad, “I took a vow.”
Jon 2. Per quanto, rispetto al modello rappresentato da Eddard, finisca per mostrare tratti propri. Ciò emerge in maniera maggiormente evidente una volta al comando.
Le considerazioni di Donal Noye sui fratelli Baratheon mi hanno sempre spinto a domandarmi, proprio come Jon Snow, quale metallo potesse essere Robb.
Il corvo di Mormont continua a parlare in codice. E forse, stavolta, potrebbe aver profetizzato l'epilogo della saga (o, quantomeno, un epilogo potenziale). Una scena sulla quale si è spesso discusso, sul forum. Mormont che non stacca gli occhi da Jon proprio in quel momento darebbe da pensare, e sicuramente GRRM è stato davvero bravo nella stesura di scene sature di ambiguità come questa. Eppure va sottolineato come il Lord comandante stesse studiando Jon da un po', e la cosa viene evidenziata anche in questo POV e prima dell'intervento del corvo.
Consapevolezza. Sicuramente si riscontra una consapevolezza maggiore del proprio status, da parte di Jon. POV, insomma, in cui viene a consolidarsi la dichiarazione d'intenti pronuniata di fronte a Mormont nell'ultimo POV (di Jon) in AGOT.
“Be troubled,” said Jon, “and keep my vows.”
Maestro Aemon. Penso le sue azioni, le sue scelte, soprattutto quelle di gioventù, delineino da sole, in maniera limpida, quale sia il personaggio e il suo spessore. Jon ha molto in comune con la figura di questo anziano maestro. Anche se, la decisione ultima di marciare contro i Bolton, mi sembra finisca col mettere una certa distanza fra le due figure.
Catelyn I.
Pagine che oscillano fra la costante sensazione che gli eventi stiano prendendo una brutta piega e vari spunti di riflessione sulla Guerra dei Cinque Re. Pagine, peraltro, sature delle preoccupazioni, delle angosce di una madre che darebbe la propria vita per riavere le sue figlie sane e salve; il dolore di una donna di fronte all'impatto della morte del proprio compagno; il dolore di una figlia, di fronte alla lenta ed inesorabile morte del proprio padre. I capitolo di Catelyn sono di un'intensità che non lascia indifferenti.
Un capitolo in cui si continua a vedere un Robb “a fasi alterne”, che mostra picchi positivi a delle uscite francamente poco condivisibili. Non il capitolo in cui ne esce meglio, a mio parere: sulla scenata con la spada e con Grey Wind di fronte al povero Cleos Frey tendo quindi a ritrovarmi distante dal punto di vista di @JonSnow;, pur riconoscendo la potenziale funzionalità di certi metodi "cerebrali". In sostanza, non ritengo quel comportamento "dovuto". DIrei che mi ha fatto storcere il naso.
Il confronto di Cat con suo zio Brynden Tully ci mostra più chiaramente su che basi si stia sviluppando lo scontro fra il Lupo ed il Leone. Ora, è evidente che per ragioni di trama l'alleanza con Renly – e quindi il suo eventuale intervento in soccorso del Re del Nord - non avrebbe potuto andare in porto. Eppure, tenendo presente la rigidità di Stannis e le manipolazioni di Baelish su Lysa, Renly a questo punto della storia rappresenta per Robb il miglior alleato possibile. Concordo quindi, in questo caso, con il punto di vista di Jon sull'assennatezza di tale alleanza.
Ce lo conferma il sorriso del Pesce Nero (prodotto della “old school” che, ancora una volta, “sfoggia” nelle pagine in cui compare un carisma straripante), comparsa che al lettore, all'interno di un capitolo del genere, appare quantomai rassicurante.
Ci sono anche io!
BRAN
Molto bella la prima parte in cui Bran ci racconta dei lupi e dei loro ululati, chiedendosi che cosa significhino. Così come la rassegna delle varie interpretazioni, tra cui v’è anche quella che i lupi ululino alla cometa, scambiandola per la luna. Cometa che per Osha significa sangue e fuoco, un motto ben conosciuto.
L’atmosfera che viene descritta, con il continuo ululare, appare davvero suggestiva e densa di attesa, tanto più che Bran racconta che le voci appaiano provenire da luoghi diversi, come se i lupi si muovessero (è una tecnica tipica dei lupi quella di far sembrare il branco più numeroso modulando i loro ululati in modo che appaiano diversi o provenire da diversi punti) . Non paiono però dello stesso parere gli abitanti del castello, che la notte preferirebbero dormire ^^”
Molto divertente anche la parte in cui Bran si mette a ululare e i lupi rispondono. Una delle cose che più apprezzo dei capitoli di Bran (troppo inquietante e metafisico per i miei gusti da un certo punto in poi, per non dire soporifero) è quest’alternanza tra il suo lato infantile, in cui appare come il bambino che è, e un lato molto più adulto, quasi da guru o saggio di riferimento, in cui l’estrema razionalità e lucidità, ma direi proprio anche disincanto che dimostra lo fanno apparire molto più grande, quasi vecchio o meglio antico.
Si passa poi agli accenni ai sogni di lupo e alle visioni di un albero diga, con maestro Luwin che pare in difficoltà. Ho sempre trovato un peccato che Luwin liquidasse questi eventi come farneticazioni di un bambino. Fortunatamente Osha dimostra di credere a Bran.
Una volta in più, con gli accenni a Rickon quando Bran ricorda di come sia lui a cercare di consolarlo, questo capitolo trasmette tutta la tristezza della situazione di questi due bambini lasciati da soli, senza nessun adulto della loro famiglia a vegliare su di loro, né Roderick né Luwin infatti paiono comprenderli appieno. Capisco la contingenza degli eventi, ma gli Stark si sono comportati davvero stranamente in questo.
Si chiude col suggestivo sogno di lupo, fatto di odori e sensazioni. Un plauso alla descrizione che l’autore ha saputo rendere in modo suggestivo senza risultare stucchevole o troppo artificiosa.
ARYA
Arya comincia a sperimentare gli effetti della guerra, sia con la fiumana di profughi, che noi sappiamo troveranno una brutta sorpresa per entrare ad Approdo del Re (la tassa di Ditocorto), e le tombe ai lati della strada.
Bello il momento in cui scopre che Robb è sceso per vendicare il padre, e apprendiamo le leggende che circolano su di lui, come quella che si presenta in battaglia su un lupo grande come un cavallo.
Ancor di più però commozione per questa menzione al branco di lupi guidato da una lupa leggendaria.
I tre sul carro mi hanno sempre inquietato, in questo concordo con Gendry che dimostra più buon senso di Arya.
JON
Sam in biblioteca trova molte informazioni interessanti. Per esempio il fatto secondo cui questo Ranger avrebbe fatto addirittura commerci con I figli della foresta. O quando menziona che viene descritto il loro linguaggio.
In questo capitolo c’è una delle citazioni più famose a opera di Donal Noye, che paragona i tre metalli ai tre fratelli Baratheon.
Gran parte del capitolo si configura come una lezione di storia Targaryen, con l’espediente di raccontare la storia di maestro Aemon. Interessante il finale col corvo che gracchia proprio Re, con tutte le implicazioni del caso.
«Penso che voglia dire che dovresti essere tu ad avere la corona, mio signore.» ancor più divertente la risposta di Jon. Credo che l’interpretazione sia corretta, ma che tra i due uomini presenti nella stanza, il corvo non si riferisca a Mormont.
Tutto il panegirico di Mormont scopriamo, si configura però come un monito a Jon, anche lui fratello di Re, tuttavia Jon non fallisce nella risposta.
CATELYN
Il capitolo si apre con la corona di Robb. Corona che per lui, ho sempre pensato, abbia decretato la vera condanna a morte. Corona che sappiamo poi diventerà un qualcosa di quasi ossessivo per Catelyn. Ancora una volta lady Stark dimostra lucidità estrema nella sua riflessione, mentre osserva Robb che cerca di sistemarsi la corona. “non esiste una posizione comoda per una corona. Soprattutto per un ragazzo di quindici anni.”
Come è molto suggestiva la riflessione riguardo la voce di Robb, che “non suonava gelida come quella del padre, ma nemmeno come quella di un ragazzo di quindici anni”, segno della maturazione in atto. L'ho scritto più volte, incredibile il modo in cui Robb sia passato in così poco tempo alla fase adulta.
Nota: in questo punto, almeno nella mia versione, Robb ha i capelli neri così come è nero Vento Grigio ^^
Non trovo così sconvolgente queste menzioni alla spada sulle ginocchia, chiaro segno di minaccia, e alla presenza del lupo come sottolinea @AemonTargaryen. Si tratta di simboli, che hanno lo scopo di sottolineare l’autorità e soprattutto il background di provenienza di Robb: lui è un lupo del Nord e al Nord non ci sono false cortesie, ma si mettono subito le cose in chiaro. Ser Cleos è un nemico e Robb lo accoglie come tale, dimostrando però nella missione affidatagli come nel Nord ci sia anche rispetto (in questo passaggio anzi ravviso un velato contrasto tra il modo in cui Robb tratta un nemico, e il modo in cui Stannis e la corte si fanno beffe del maestro). Perdipiù credo che Robb faccia molto bene a tenersi Vento Grigio sempre accanto, avrebbe dovuto farlo anche in seguito.
Seguono quindi le condizioni di pace, esposte in modo chiaro e a mio modo di vedere eque. Robb non vuole affatto strafare dal mio punto di vista, anche se dopo l’assemblea Cat rientra in modalità madre apprensiva e per prima cosa rimbrotta Robb per il lupo, e poi per le condizioni. Certo dal suo punto di vista più miti equivarrebbe a più facilmente accettabili favorendo così il rilascio di Arya e Sansa e forse, la salvezza di tutti i suoi figli… ma secondo me Robb si dimostra molto più razionale di lei. Lo sarà anche in seguito quando ricorda alla madre che i Lannister non lasceranno mai correre quanto accaduto e che non è possibile venire a patti con loro. L’unico perno su cui si gioca lo stallo è proprio il fatto che Jaime sia prigioniero di Robb. Non che Cat non sia irragionevole, le sue argomentazioni hanno senso, ma non si possono applicare con quel tipo di avversari. Possibile che Cat, che pure dimostra saggezza e raziocinio in alcune osservazioni, non pensi ai Reyne di Castamere? (risposta ovvia, non può perchè altrimenti niente sorpresona per noi )
Nota 2: in quest’altro punto i capelli di Robb sono diventati castano ramato… ora non voglio tirare in ballo altieri, pace all’anima sua, ma i revisori delle bozze dormivano? 2 colori di capelli diversi a distanza di 3 pagine.
Si arriva a uno dei primi punti di rottura tra Catelyn e Robb. Robb non è insensibile e certo non ha dimenticato le sorelle (bellissimo il passo sugli occhi) ma appunto tra i due è Catelyn di nuovo che si comporta da irrazionale arrivando a far vacillare suo figlio, invece che sostenerlo, come se Robb non avesse già abbastanza pensieri. Continua a menzionare Ned, che era la pietra delle sua vita, senza forse rendersi conto che ora è Robb che tira avanti tutta la baracca e la loro unica protezione. Salta lui e salta pure tutto il resto, teste comprese. E difatti Robb cerca di spedirla alle Torri Gemelle o a casa. E non sbaglia molto in quest’ultimo frangente come abbiamo letto poco prima.
Sia chiaro io non ho un particolare odio per Catelyn, come accade invece ad alcuni lettori, capisco la sua irrazionalità di madre, ma capisco anche che non sia il migliore degli aiuti in un momento così delicato, perché lei appunto non ragiona lucidamente, ma solo in relazione al suo desiderio di riavere tutti i suoi figli al sicuro, mentre ormai la guerra è scoppiata e non è più possibile tirarsi indietro.
Si arriva quindi a menziona la missione di Theon.
Qui invece è Robb a peccare di ingenuità, e a commettere lo stesso errore di sua madre con le condizioni di pace. Ragiona in astratto e le sue affermazioni non sono sbagliate a priori (chi meglio di suo figlio potrebbe fare i conti con Balon Greyjoy? Parrebbe sensato) ma di nuovo non si considera l’avversario con cui si ha a che fare. Né il fatto che Theon è stato un ostaggio degli STARK per metà della sua vita. Certo è un peccato che le rimostranze della madre lo portino a ignorare quanto ha da dire su questo punto. Ma anche in questo caso, così come per le nozze di Ross, sono sempre più convinta che quanto accade dopo sia stato "spinto" per ragioni di trama.
Che bello ritrovo il Pesce Nero! Lui sì molto pragmatico e lucido quando saggiamente ricorda che in guerra le perdite ci sono per entrambe le parti. E con le idee molto chiare sul conflitto in corso, a differenza del nipote e della sua brillante idea di far tornare i lord dei Fiumi a combattere per le loro terre.
Chiudiamo con la sinistra storia di Harrenhall, sempre molto suggestiva, che fa anche un po' da antefatto per la storia delle Isole di Ferro, facendoci capire che non erano poi così morti de fame come appaiono al momento e che forse forse non sono nemmeno da sottovalutare, almeno dal punto di vista militare.
PS. sono io che mi faccio troppi film o già qui, nella storia di Harren il Nero, potrebbe esserci una precursione di quanto accadrà in futuro tra un un certo Re delle Isole con visioni di grandezza e una certa straniera che ha tre draghi?
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi