Entra Registrati
ADWD - Progetto Rilettura ASOIAF
A di Albert Stark
creato il 25 marzo 2015

A
AemonTargaryen
Confratello
Utente
513 messaggi
AemonTargaryen
Confratello

A

Utente
513 messaggi
Inviato il 26 maggio 2017 14:53

AGOT, capitoli 33-36. Siamo al giro di boa.

 

Eddard VIII.

L'anti-concilio/3.

Un concilio di codardi e adulatori, come pensa Ned, mi sembra un definizione centrata. Condivido le considerazioni di Jon sull'integrità morale di Eddard, che in questo capitolo emerge in maniera imperiosa in confronto alla bassezza degli altri membri del Concilio ristretto. Forse, salverei ser Barristan Selmy, dal momento che alla fine dà la sua visione delle cose, schierandosi con Eddard e facendo notare al Re quanto poco onore ci sia in un gesto simile, sapendo che in ogni caso verranno messi in minoranza.

Concordo ancora con Jon sul sistema decisionale e sullo spirito di conservazione. A tratti, nel capitolo, quando Eddard rimane il solo ad opporsi alla proposta dell'omicidio di Daenerys, si riesce quasi ad immedesimarsi nei suoi panni. Il capitolo, che inevitabilmente, come già è stato sottolineato, non può che portare ad empatizzare per lord Stark, nella sua prima parte lascia un forte senso di desolazione.

Altre considerazioni:

  • da notare lo sguardo pieno di sospetto lanciato da Pycelle a Varys, nel momento in cui quest'ultimo cita le Lacrime di Lys.

  • Eddard mette a nudo l'ipocrisia del Re, che considera il veleno un'arma da codardi ma che allo stesso tempo parla di mandare qualcuno a tagliare la gola ad una ragazzina di quattordici anni. Si parla spesso del crimine dell'omicidio di Elia e dei suoi figli e delle responsabilità di Tywin Lannister. Cosa dovremmo pensare di Robert?

  • Poco prima, Renly non si rivela molto meglio del fratello: "Avremmo dovuto far uccidere Viserys e sua sorella anni fa, ma sua maestà mio fratello commise l'errore di dare retta a Jon Arryn."

  • Sì, sui comportamenti di Varys potremmo versare fiumi d'inchiostro. Danno effettivamente da pensare, soprattutto riguardo all'entrata in scena di Aegon; in particolare, viene da chiedersi se fosse prevista da Martin fin dagli anni Novanta o se invece non fosse un'aggiunta "in corsa". Personalmente, credo che tutto sommato non sia incoerente la ricostruzione secondo la quale lo sbarco a Westeros del presunto figlio di Rhaegar fosse previsto fin dall'inizio: nel corso dei romanzi, riguardo ai corpi dei due bambini uccisi dagli uomini di Tywin Lannister, si afferma infatti che sull'identità della principessa Rhaenys non v'erano dubbi, a differenza del corpo trucidato del bambino, ormai irriconoscibile.

  • Dal punto di vista della statura morale, il momento in cui Eddard lascia la carica di Primo Cavaliere rappresenta l'apice del suo ergersi imperioso al di sopra degli altri.

  • "Ma anche quando l'hai trovata, quella verità, che cosa ne farai? Esistono segreti che è meglio mantenere tali. Realtà troppo pericolose per essere condivise, perfino per coloro che amiamo, dei quali ci fidiamo." Ho trovato questo pensiero di Eddard particolarmente significativo. Le righe precedenti, che riguardano la ricerca della verità sulla morte di Jon Arryn, indurrebbero a crede che Ned si riferisca appunto a quest'ultima. A prescindere dalla rilevanza o meno della frase, vorrei mettere in evidenza come in ASOIAF capiti spesso, durante la lettura, di ritrovarsi di fronte a passaggi che invitano alla libera interpretazione. Più in generale, citando Eco, ci si trova di fronte alle ambiguità del linguaggio e della vita. L'attenzione meticolosa ai dettagli è di certo uno dei grandi pregi dell'opera.

Catelyn VI.

Fra le varie cose da evidenziare all'interno di questo POV di Catelyn, vi sono senza dubbio le magnifiche descrizioni della Valle di Arryn, dalla Porta Insanguinata alle pendici della Lancia del Ciclope, fino al Nido dell'Aquila. Martin, qui, non perde l'occasione per raccontarci qualcosa anche sul passato del mondo che ha creato.

Giustamente, JonSnow fa notare come Cat abbia sensazioni positive su Tyrion, pur non realizzandolo nell'immediato. E infatti pone a sé stessa dei dubbi. È da notare, comunque, come con determinazione li respinga.

«Chi vuole passare per la Porta Insanguinata?» Incontriamo per la prima volta il mitico ser Brynden Tully, il Pesce Nero. Chiaramente questo, come sottolinea JonSnow, non è il suo capitolo e quindi non si va oltre un certo ruolo (appunto) da zio rassicurante. Comunque da sottolineare il grande carisma del personaggio, che promana pur in un capitolo dove egli è – sostanzialmente – poco più d'una comparsa.

Curioso, effettivamente, come Marillion sia sopravvissuto alla lunga marcia fino alla Porta Insanguinata... Vero è che un codardo non combatte in prima linea. Sui dubbi sollevati da Silk mi ritrovo abbastanza d'accordo: le ambiguità riscontrate fino a questo punto attorno alla sua figura inducono, giocoforza, a "pensar male".

Altre considerazioni.

  • Da sottolineare come anche Littlefinger finisse per confidarsi con il Pesce Nero.

  • Centrata la considerazione di Euron su Brynden: un pilastro della famiglia Tully. Sono curioso di vederlo in azione in TWOW. Anche perché sua nipote non dovrebbe essere lontana: potrebbe venirne fuori una situazione molto interessante.

  • È poi lo stesso Brynden il primo a sollevare dubbi riguardo un possibile sostegno di Lysa nei confronti di Catelyn.

    «E Lysa vorrà che risponda dei suoi crimini quanto lo voglio io. È il suo marito che i Lannister hanno assassinato. È la sua lettera che per prima ci ha messi sull'avviso contro di loro.»

    Il sorriso di suo zio era pieno d'affetto. «Mi auguro che tu abbia ragione, piccola mia» disse, ma il suo tono di voce dichiarava che lei stava commettendo un errore.

  • Ho trovato interessante l'osservazione di Silk sul fatto che il Pesce Nero si faccia portavoce della situazione della zona e dello stato d'animo dei lord della Valle. Notiamo, in questo frangente, una sorta di "cameratismo" abbastanza forte fra i nobili di uno stesso regno, che dopo la nomina di Jaime come Protettore dell'Est sono abbastanza risentiti, ed è normale che siano preoccupati circa l'adeguatezza del piccolo Robert.

  • Interessante il confronto fra Catelyn e Mya Stone. E qui abbiamo anche un piccolo spaccato sulla società di Westeros: quest'ultima parla di sposarsi con Mychel Redfort, rampollo di una delle più importanti casate della Valle di Arryn, ma dai pensieri di lady Stark traspare che, invece, il futuro potrebbe con tutta probabilità non rispecchiare le convinzioni della ragazza.

  • Catelyn non aveva nulla contro quella ragazza, ma non riuscì a evitare di pensare al bastardo di Ned finito sulla Barriera. Un pensiero che le fece provare un senso di rabbia e al tempo stesso di colpa.

    Condivido la considerazione di JonSnow, qui viene messa in risalto l'umanità di Catelyn. Si tende spesso a sparare a zero sulla sua figura, ma probabilmente certe analisi non tengono conto delle innumerevoli sfaccettature dei personaggi e del loro essere né bianchi né neri, ma grigi, e questo perché si tratta di personaggi fondamentalmente umani.

  • Sì, Lysa ci viene mostrata come folle.

Eddard IX.

La prima parte porta con sé, come sottolinea Jon, ulteriori spunti di riflessione per quanto riguarda i fatti della Tower of Joy e le origini di Jon Snow. Emblematiche le parole di Lyanna riguardo al suo promesso sposo.

«L'amore è una cosa dolce, caro fratello» aveva risposto Lyanna «ma non può cambiare la natura di un uomo.»

Il dialogo fra Eddard e la giovane madre è molto intenso. Queste poche righe mettono ancora una volta in luce l'aura negativa intorno alla figura di Robert Baratheon, che come pensa Ned giurava eterno amore nel pomeriggio, scordandosene prima del tramonto. Il lord di Grande Inverno, Protettore del Nord fa una sincera promessa ad una giovane prostituta. Egli avrà di certo i suoi difetti ed alcuni comportamenti, tipo l'aver spedito Jon sulla Barriera dando l'idea di non averci nemmeno pensato troppo, possono anche essere visti come macchie. Ma a livello morale, quanto si eleva, Eddard Stark, rispetto alla stragrande maggioranza dei nobili di Westeros? Tra il capitolo precedente e questo, l'uomo ci appare, da questo punto di vista, come un gigante.

Dopo le parole di Littlefinger che sottolineano i vizi del re, è emblematico che, nello stesso capitolo in cui Eddard ripensa alle parole di Lyanna sulla natura di Robert e sul fatto che non si sarebbe mai accontentato di un solo letto, la sua mente vada a Rhaegar Targaryen ed emblematico è il suo pensiero, il quale non è altro, se vogliamo, che un confronto "indiretto" ma non troppo fra quest'ultimo e Robert.

Per la prima volta dopo anni e anni, gli tornò alla mente Rhaegar Targaryen. Chissà se anche Rhaegar frequentava i bordelli. Per qualche ragione, non lo credeva possibile.

Chiaramente, l'azione del leone di Lannister è un'azione con ben poco onore, che contribuisce a dipingerlo come un personaggio abbastanza oscuro. Si tende spesso a scindere il Jaime di AGOT da quello di ASOS/AFFC. Personalmente non amo particolarmente questa "divisione" del personaggio: è vero che si tratta di un'astrazione, ma non trovo che ci siano mai stati due Jaime. Sono anzi d'accordo con JonSnow: si tratta di un personaggio con molte macchie oscure, ma che allo stesso tempo non è solo questo, ed i POV di ASOS/AFFC ci mostrano l'altra faccia della medaglia, a partire dalle motivazioni legate all'uccisione di Aerys Targaryen. È un personaggio grigio, complesso, umano.

Da sottolineare, infine, il fatto che Eddard non si rassegni a veder morire i propri uomini, anzi. Non esita un solo istante nel cercare di difenderli.

Daenerys IV.

Vaes Dothrak è una città davvero curiosa. Le parti in cui Martin spiega gli usi e i costumi dei dothraki, anche con qualche parentesi storica, sono abbastanza interessanti, soprattutto mettendoli in relazione con quelli di Westeros o delle stesse Città Libere.

Interessanti anche le considerazioni militari di ser Jorah, già sottolineate da Euron. Peraltro, ho trovato curiose le considerazioni di Mormont su Robert.

«Robert avrebbe dovuto nascere dothraki.» Curioso che proprio l'attuale Re, nei capitoli precedenti, parlasse di intraprendere una vita da dothraki. Forse, tutto sommato, sarebbe stata una vita adatta a lui.

Mi soffermerei sul giudizio che Jorah dà di Robert, molto distante dall'idea che ci siamo fatti di lui attraverso i POV di Eddard. Per Mormont, Robert è un uomo forte e valoroso. Vero è che si tratta di un uomo in esilio da diversi anni.

Passiamo a Viserys: sta avvicinandosi inesorabilmente la sua uscita di scena, ed è ormai chiaro che sarà Daenerys la condottiera rivoluzionaria destinata a portare avanti la rivalsa dei Targaryen.

È comunque evidente che, al di là delle buone intenzioni, Daenerys non avrebbe potuto aspettarsi una reazione diversa da parte di Viserys.

Ad ogni modo, le scene in cui i due fratelli Targaryen interagiscono sono quasi sempre sature di tristezza. Vedendole dal POV di Daenerys questo aspetto è accentuato: se da una parte v'è la (triste) follia di Viserys, dall'altra v'è l'affetto di sua sorella che, in un modo o nell'altro, tenta di lanciargli un salvagente. Proprio come in questo capitolo. Seppur, ripeto, la reazione di Viserys fosse prevedibile.

Il capitolo si chiude con la scena dell'uovo verde (quello di Rhaegal).

Sorrise, e scivolò nel sonno sognando casa.

Modificato il 05 July 2024 17:07

J
JonSnow;
Confratello
Utente
3334 messaggi
JonSnow;
Confratello

J

Utente
3334 messaggi
Inviato il 29 maggio 2017 15:23

Bran:

Questo è un capitolo che, pur essendo semplice almeno in parte, è colmo di piccoli dettagli da non lasciar sfuggire all'attenzione. E oserei dire che l'ho apprezzato ancor di più, in rilettura. Ci sono molteplici aspetti di valore.

Dunque... La prima uscita di Bran a cavallo, almeno dal fattaccio. Si scorge città dell'Inverno e, proprio a riguardo di quest'ultimo, le riflessioni del bambino si differenziano almeno parzialmente da quelle riscoperte negli altri. Stavolta la visione è di un qualcosa verso cui avvertire sì soggezione, ma anche meno nefasto e fatalista del solito. Un qualcosa verso cui provare invece altrettanto fascino, trepidazione e sorpresa.

Emerge poi prepotentemente la figura di Theon, che è citato di continuo con cognome annesso, a sottolineare la distanza di Bran nei suoi confronti. Ciò che è sorprendente è il fatto che, a differenza di Jon e Arya e nonostante alcuni atteggiamenti, Bran non provi astio o antipatia nei suoi confronti, ma gli sia invece completamente indifferente. Un approccio particolare, visto che per un bambino od un adolescente è solitamente tutto accentuato, dunque dovrebbe ritrovarsi più esposto ad un certo pensiero estremista. Theon, d'altro canto, viene qui messo in risalto come un soggetto frivolo, ebete, quasi fastidioso per l'integrità degli altri. Ovviamente è una lettura di parte e basata solamente su atti estemporanei, esulando poi dalla sua introspettiva. Il bello è che, per quanto profondo e complesso egli diverrà in futuro, mai fu forse più realistico di adesso. Tutti, chi più chi meno, nella vita reale hanno avuto a che fare con un Theon Greyjoy.

Vi sono progressi anche per quanto riguarda invece la figura di Robb, che è meno macchiettista e più vicino a sé stesso, più naturale. Si prende cura del fratello ma riesce, nonostante tutto, ad aprirsi nei suoi confronti e a cedere, con spontaneità, ad uno sconforto a cui si può difficilmente porre rimedio. ''Vorrei che fossi più vecchio, Bran'''. Il senso di solitudine, di abbattimento che traspare, il peso che grava su di lui, l'assenza di un confronto che sia un suo pari, in grado di comprendere e confortare altri aspetti di lui, i suoi drammi e non i suoi doveri, ciò che un interlocutore più esperto difficilmente può fare. In sostanza avverte indirettamente l'assenza di Jon, che avrebbe sopperito a questo bisogno, a differenza di un Theon o di un Luwin, entrambi troppo distanti dal suo mondo interiore per ragioni differenti.

Trovo poi che abbia cominciato a comportarsi con più naturalezza anche nel ruolo rivestito. Quando riprende Theon per i discorsi su Kyra, ad esempio, lo fa perché segue un pensiero ed una scia comportamentale del tutto differenti dalle sue. Non lo riprende per etichetta, o per emulare la rigidità del padre. Egli non crede in taluni atteggiamenti, ha anche lui una sua forma di dignità che intende rispettare per propria volontà. Ciò emerge anche nell'affrontare la notizia di Jory e gli altri, oltre che in uno degli scambi più belli con Bran. Quest'ultimo, dimostrando una sorprendente saggezza in relazione all'età e una capacità di comprensione e lettura delle situazioni attorno a sé non da poco, afferma che i loro genitori hanno sempre dato valore e ascolto ai consigli del Maestro Luwin. Di rimando, Robb afferma di ascoltare ciò che tutti hanno da dire. La leggo come una risposta che proviene dall'intimo, da ciò che si è dentro. Ecco perché anche in Robb comincia ad esserci una vera crescita. Egli cessa di aspirare ad una mera posizione ieratica, innaturale, in favore di una più umana, più vera, di più empatia.

Venendo al climax del capitolo, non mi sento di imputare l'abbandono di Bran a Robb. Come nel caso di Ned che non dà peso alle parole rivelatrici di Arya, è una forzatura di trama non da poco dello stesso Martin. Forse in quest'occasione è più pesante del solito, visto che cozza con i comportamenti apprensivi e precisi che Robb aveva avuto fino a quel momento nei confronti del fratello, creando una sorta di contraddizione ad effetto.

Mi concentrerei maggiormente su quanto accade a scontro concluso. Mi sento, nell'occasione, più vicino a Theon che a Robb. Pur con tutti i rischi del caso, il primo è riuscito a salvare la vita di Bran, per quanto la vanteria che ne segue indichi che probabilmente sia stato di pronta presa più per una futura auto celebrazione piuttosto che per motivi altruistici. In ogni caso il risultato è stato il medesimo, dunque Robb avrebbe potuto essere meno duro nei suoi confronti. Credo tuttavia che egli fosse preda del caos e dell'adrenalina generati da quanto appena successo, i quali lo hanno portato a scivolare in comportamenti più aggressivi e impulsivi. Vi sono infatti due note finali non proprio positive per lui. Nel giudicare Osha dimentica completamente o, probabilmente ignora, che sia impossibile che ella sia una disertrice dei GdN, visto che le donne non possono aderire alla Confraternita in Nero. Una mancanza non da poco, visto quanto gli Stark dovrebbero essere vicini all'ordine in questione e ai suoi usi. In seconda battuta, invece, il lasciare i corpi ai Corvi, senza seppellirli. Non giudico l'atto in sé, visto che potrebbe avere le sue ragioni, ma è sicuramente poco onorevole lasciare corpi privi di sepoltura, a meno che non si sia forzati a lasciarli in quelle condizioni dalla situazione. I briganti avrebbero probabilmente fatto lo stesso, come dice lui, ma è appunto un ragionamento impulsivo. Il fatto che altri abbiano comportamenti bestiali e immorali non significa che bisognerebbe averli per riflesso nei loro confronti, o equivarrebbe a perdere la propria identità.

Comunque è stato un episodio controverso, che aggiunge appunto controversia a Robb stesso. Un peccato Martin non abbia proseguito in questa direzione, dato che avrebbe dato più spessore al personaggio.

P.S. Bran s'infuria alla parola storpio tanto quanto Jon alla parola bastardo. A dimostrazione che il vero handicap da superare sia quello della paresi mentale più che fisica e che le parole di Tyrion siano forse l'insegnamento più importante dell'opera.

Tyrion:

Capitolo semi claustrofobico ma diretto, per cui si ha poco da dire in merito. Tyrion è a fare i conti con sé stesso, immerso in una posizione di prigionia che, più che limitarne libertà e movimento, ne minaccia incredibilmente l'integrità mentale e nervosa. Credo, magari azzardatamente, che egli, oltre che oppresso dalla mancanza di libertà, sia assai timoroso dei pensieri in cui potrebbe incappare, lontano dalla possibilità di vivere il suo quotidiano ciclo di oro, derisioni e meretrici. L'essere distante da una dimensione di smodata superficialità appesantisce la sua mente e lo costringe a focalizzarsi su riflessioni più approfondite e controverse. Riflessioni che egli è senza dubbio in grado di fare, data l'abilità della sua mente e l'innato genio, ma verso cui è reticente per un senso di paura. Come detto, egli quasi aborra la serietà per tale timore , fingendo invece che essa sia solo uno spreco. Comunque in risalto vi sono le sue capacità principali, pietra angolare del suo io: oratoria, carisma, dialettica, astuzia. Si districa perfettamente nella sua sorta di piano d'evasione, ma la riflessione che preferisco è quella sul Lupo e Leone. Apparentemente solo Tyrion è stato in grado di capire di non essere nient'altro che una pedina e che tutto ciò sia frutto del lavoro di una terza bestia che sta mettendo contro le due casate per scopi ignoti. In poche parole è il più vicino alla verità.

Il confronto con Lysa e Catelyn è una prova magistrale. Ha una lettura delle mancanze verbali altrui da far paura, specialmente nella capacità di girarle a proprio favore, riutilizzandole con successo immediato. Dopotutto si tratta di parole e siamo, appunto, nel suo campo. Concordo poi con le parole di Ser Egen, l'unico con un briciolo di dignità vera tra gli uomini di quella sala. Il piano di Tyrion, conscio delle abilità del fratello come proprio campione, è chiaro. Spettacolare è il suo rivolgersi a Marillion quando tale diritto gli è stato negato. E ancor di più l'entrata in scena di Bronn, che prova una scrittura precisa, mirata e soprattutto a lungo termine da parte di Martin. Ognuno, anche il pg più insignificante, ha uno scopo e una funzione.

Direi che questo è uno dei migliori cap di Tyrion, o almeno per comprendere ciò che Tyrion è e quale sia il suo meglio.

Eddard:

Si comincia con quella che è probabilmente la mia parte preferita in tutto ASOIAF. Distante, lontano, febbricitante. Il racconto del sogno stesso è impossibile da rivivere se non con le medesime modalità di Ned. Ciò che si avverte è una pesante coltre, un qualcosa che appesantisce i sensi, proposto in una nebbia impossibile da diradare. Quello che si consuma è un vero e proprio viaggio onirico, in tutta la sua essenza e dall'innegabile spessore. Il traumatico riverbero del passato, tra stipati e nascosti rimpianti, tra volti di un tempo che fu, i cui colori si disperdono in un'ombra profonda, malinconica, dinanzi a cui l'uomo non può nulla. Il sapore stesso di quel passato, le nubi sbiadite di quei giorni. Forme che mutano, bruciano, si consumano. E il tempo... Il tempo che si arresta, che lascia avvertire la sua assenza, ponendo il tutto in una posizione di solenne eternità. Questo è ciò che avverto ogni volta che leggo tali righe. E questo va aldilà di ciò che è celato all'interno di quella torre. Si diviene un tutt'uno con il profondo e insuperabile trauma centrale della vita di Ned. Lo scambio verbale con la Guardia Reale, poi, mette in assoluto i brividi per intensità.

Ovviamente le divagazioni sul passaggio in questione sono molteplici. Interrogativi che per anni hanno accompagnato il mistero più famoso di ASOIAF e la teoria ad esso collegata. Il perché si trovassero lì e non con il loro Re... Ma, alla luce di alcuni aspetti svelati di recente, reputo inutile riesumare tali interrogativi. Anche se, ad oggi, quello che più mi incuriosisce è come abbia fatto Ned, da solo con Howland come si presume, ad abbattere una torre di quel tipo. E' segno evidente che vi sia stato l'intervento di altre persone. E non credo che altre due bastino all'obiettivo. Non so perché ma credo che Starfall centri qualcosa.

Il resto del capitolo è il solito scontro tra la decenza di Ned e l'indecenza di Robert. Da molti, poi, lo schiaffo a Cersei sarà stato accolto con liberazione ed entusiasmo. Io vi vedo invece solo l'ennesimo triste atto di un uomo patetico. La risposta di Cersei al colpo è probabilmente da annali, perché ha ragione.

Catelyn:

Giungiamo al capitolo del processo per combattimento. Non prima di aver letto di più sulla pazzia di Lysa. Sento di concordare con il Pesce Nero, si tratta di nient'altro che un vuoto carnevale da idioti. Come dicevo in precedenza, oltre che del folle in sé, le responsabilità sono da dividere anche tra coloro che gli sono intorno e nulla fanno per reprimere e arginare le sue azioni. La corte del Nido dell'Aquila, come vediamo, non differisce molto dall'immoralità di Approdo. Tutto il circondario del cap si basa comunque sullo scontro e poco più, il quale è accompagnato dalla sensazione che ai protagonisti del Nord non vada mai niente per il verso giusto. Chiaramente non è un concetto sbagliato se si vuol proporre qualcosa di alternativo, ma anche far andare sempre tutto per il meglio all'antagonista/nemico di turno può creare una spirale di ripetitività e banalità. Non è ancora il caso di fare questa riflessione, comunque.

Tuttavia la parte più interessante del capitolo riguarda il flashback sullo scontro tra Brandon Stark e Petyr Baelish. Più che un malinconico e triste ricordo di Cat è invece una sorta di base che costituisce l'introspettiva di Ditocorto, è la scintilla iniziale, il background alle sue azioni attuali. In poche parole quello fu il momento in cui Ditocorto nacque, e divenne ciò che conosciamo.


I1er4og.png

« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

u1Rxfyo.png

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

*
***Silk***
Confratello
Utente
1752 messaggi
***Silk***
Confratello

*

Utente
1752 messaggi
Inviato il 30 maggio 2017 1:13

Un po' oltre il suono del gong, aggiungo anche il commento agli altri 2 capitoli della settimana passata, più o meno in breve.

 

Eddard

Vediamo Ned sulla strada del ritorno dal bordello di Chataya con Littlfinger. Il suo pensiero va a cosa Lyanna gli disse del caro amico Robert:

 

“Robert will never keep to one bed,” Lyanna had told him at Winterfell, on the night long ago when their father had promised her hand to the young Lord of Storm’s End. “I hear he has gotten a child on some girl in the Vale.” Ned had held the babe in his arms; he could scarcely deny her, nor would he lie to his sister, but he had assured her that what Robert did before their betrothal was of no matter, that he was a good man and true who would love her with all his heart. Lyanna had only smiled. “Love is sweet, dearest Ned, but it cannot change a man’s nature.”

 

Con pochi sguardi, vediamo che Lyanna aveva già capito quello che Ned ancora oggi stenta ad accettare. Cioè che era un farfallone e che neanche l'amore avrebbe potuto cambiare la sua natura.

Ned sembra rendersi conto della diversità caratteriale che intercorre tra l'estrema superficialità dell'amico e la propria profondità e serietà:

 

Robert would swear undying love and forget them before evenfall, but Ned Stark kept his vows. He thought of the promises he’d made Lyanna as she lay dying, and the price he’d paid to keep them.

 

Sul prezzo pagato da Ned per mantenere la promessa fatta alla sorella, si possono fare innumerevoli ipotesi: disinteressarsi del regno e nascondersi a Winterfell, disonorare la propria moglie, condannare Jon alla condizione di bastardo, tradire il proprio re, mettere a rischio la propria famiglia e casata. Oppure si può dire che il prezzo le includa tutte quante.

Visitando l'ultima, la più giovane bastarda di Robert, il pensiero di Ned non può non andare anche su Jon. Ma continua anche a riflettere su Robert e la sua codardia.

Il suo pensiero va anche a Rhaegar:

 

For the first time in years, he found himself remembering Rhaegar Targaryen. He wondered if Rhaegar had frequented brothels; somehow he thought not.

 

Pensiero che poco si dovrebbe addire a Ned, rispetto a ciò che sa il lettore in questo momento. Di capitolo in capitolo la RLJ è una costante dei pensieri di Ned. Ed anche lui non è poi così diverso da Robert, entrambi estremamente legati al passato, sembrano ancora oggi vivere nel passato, seppur in maniera diversa.

E questa affermazione su Rhaegar, potrebbe evidenziare quanto quello che noi siamo portati a credere sia un rapimento, fosse in realtà un fuga consenziente. In questo momento, Ned sembra soppesare la figura di Robert, rendendosi conto di quanto le parole di Lyanna avessero già colto nel segno. E quando si rende conto che proprio i comportamenti di Robert sono ciò che può aver portato Jon Arryn alla morte, che realizza (probabilmente ancora attraverso i pensieri di Lyanna) quanto diverso fosse Rhaegar.

Tutti questi pensieri sono interrotti dall’ingresso in campo di Jamie: ha saputo che Cat ha catturato il fratello ed è venuto ad esigere vendetta. Ad una prima lettura continuiamo a vedere Jamie come un personaggio negativo, superficiale e molto impulsivo. Dal punto di vista di una rilettura invece, la questione assume un aspetto diverso. Questa introduzione è costruita affinché il lettore si senta maggiormente coinvolto dalle ragioni degli Stark, ma non si può dire che Jamie non abbia le proprie. Noi sappiamo che non sono stati i Lannister ad uccidere Jon Arryn e che l’attentato a Bran è stato ordito in modo maldestro da Joffrey lasciando i propri familiari all’oscuro. Dal punto di vista di Jamie, il rapimento di suo fratello non può che essere visto come un atto intimidatorio da parte degli Stark per acquisire maggior potere a KL. Jamie è senz’altro impulsivo nella propria azione, ma mantiene comunque una certa lucidità che gli fa preservare l’integrità del proprio nemico per non rischiare che le conseguenze della propria azione possano ripercuotersi sul fratello.

 

Daenerys

Il completo estraneamento di Viserys dalla realtà e dalla comprensione del khalasar è sempre più evidente. Anche il suo essere completamente unfit to be a king: un re non si erge nella propria prerogativa e presunzione, ma si fonde col proprio popolo, coi loro usi e costumi, affinché il popolo possa riconoscersi in lui e riconoscergli la prerogativa che lo rende re. Forse è poco medievale come concetto, ma è quello che sembra dirci Martin, almeno in riferimento al khalasar. Ma è ciò che stava cercando di dirci anche attraverso la figura di Robert, dell’altrettanto unfit erede, Joffrey. E quello che cercherà di dirci più avanti con Young Griff e non solo.

Attraverso le parole di Jorah, ci vengono presentati Robert e Ned in maniera molto diversa: Robert viene presentato come un dothraki mancato, mentre Ned come irragionevolmente onorevole. Traspare il tempo che è passato dall’esilio del cavaliere, ed il rancore che ancora prova nei confronti di Ned Stark. Traspare anche una certa incomprensione della pena subita, da ascrivere al senso di superiorità che ancora oggi, per lignaggio, Jorah prova nei confronti dei bracconieri che aveva tentato di vendere come schiavi.

Vediamo anche che, nonostante Dany continui a sentire un legame col fratello e lo ritenga il suo stesso re, ormai è cresciuta e forte del suo ruolo di khaleesi, che le permette di essere potenzialmente difesa dalle proprie guardie e dal marito stesso, non è più disponibile ad accettare il comportamento irrispettoso del fratello. Questa rottura tra i 2 si amplificherà sempre di più, nutrendo la follia di Viserys ed instradandolo verso la sua imminente sorte.

Continua a rafforzarsi il legame con le uova di drago. Anche la descrizione che ne viene fatta in questa fine di PoV sembra dirci che ciò che sta risvegliando in Dany la consapevolezza della propria eredità ed un istinto che la porterà a far rivivere i draghi sia proprio il concepimento di Rhaego. Ovviamente, oltre alla condizione necessaria data dalla cometa e dal conseguente risveglio delle forze magiche:

 

Dany curled up on her side, pulling the sandsilk cloak across her and cradling the egg in the hollow between her swollen belly and small, tender breasts. She liked to hold them. They were so beautiful, and sometimes just being close to them made her feel stronger, braver, as if somehow she were drawing strength from the stone dragons locked inside. She was lying there, holding the egg, when she felt the child move within her . . . as if he were reaching out, brother to brother, blood to blood. “You are the dragon,” Dany whispered to him, “the true dragon. I know it. I know it.” And she smiled, and went to sleep dreaming of home.


"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”

 

She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.

 

“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”

 

***

 

"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor. 

 

 

A
AemonTargaryen
Confratello
Utente
513 messaggi
AemonTargaryen
Confratello

A

Utente
513 messaggi
Inviato il 30 maggio 2017 20:51

AGOT, capitoli 37-40.

 

Bran V.

 

Un capitolo che offre diversi spunti interessanti.

Su Theon in sé: condivido la considerazione di JonSnow sul realismo che attualmente lo contraddistingue.

Il fatto che Bran, nei suoi confronti, provi indifferenza (posizione di certo molto diversa da quella di Jon e Arya) sembra quasi mettere in evidenza una certa terzietà del giovane Stark. Anche nel ripensare a Tyrion, peraltro, non traspare alcuna sensazione negativa in riferimento alla figura del Lannister in sé (le dita gelide nell'udire i nome Lannister non sono riconducibili direttamente alla figura di Tyrion). Come sottolineato, si tratta di qualcosa di veramente particolare, se pensiamo all'età di Brandon.

Condivido le considerazioni su Robb che comincia a presentare delle peculiarità come individuo a sé, e trovo anch'io che Martin potesse accentuare le controversie del personaggio. In questo capitolo ci sono alcuni spunti interessanti riguardo il personaggio in questione, dal rapporto con Theon a quello con Brandon alla solitudine (già messa in evidenza): credo che, appunto, quel "vorrei che tu fossi più vecchio, Bran" sia un passaggio chiave per comprendere il Robb di adesso (e quindi il suo percorso futuro).

Sempre su Robb, sembra dare molta corda a Theon, ma non gli permette di andare oltre certi limiti, ed emblematico è non tanto lo scambio finale, quanto il "Non qui, Theon, non ora. Non quando mio fratello è presente" detto all'inizio del capitolo, prima dello scontro con i briganti. In generale, comunque, a parte alcuni momenti in cui i difetti emergono in tutta evidenza, vediamo un Robb in crescita.

E veniamo, appunto, allo scontro. Qui Robb uccide un uomo per la prima volta. Da notare la furia in battaglia, dato che qui lo accomuna ai meta-lupi. In particolare, da notare come Estate, di solito il più riflessivo, sia anche il più feroce. Di fronte alla vita di Bran messa in pericolo, il meta-lupo diventa incontenibile, una vera furia. L'accanimento sul cadavere di Hali è emblematico.

Al termine dello scontro, il gesto di lasciare i cadaveri insepolti fa (ovviamente) storcere il naso, ma letterariamente parlando "non fa così male" al personaggio.

Da sottolineare come Robb tiri un sospiro di sollievo nel risparmiare Osha, su consiglio del maestro Luwin (e quindi scegliendo la strada opposta a quella suggerita da Theon).

Osha manterrà la promessa fatta a Robb, mettendosi al servizio degli Stark (rischiando per questo la vita, nel prosieguo della saga), finendo poi per salvare la vita a Bran e Rickon. Un personaggio che attendiamo di rivedere in TWOW. Martin disse (sto andando a memoria) che avrebbe riservato uno spazio maggiore ad Osha, dopo essere rimasto positivamente colpito dal lavoro della sua interprete in GOT (Natalia Tena). Vedremo.

 

Tyrion V.

 

Si tratta di un capitolo in cui Tyrion Lannister dimostra che, effettivamente, se l'arma di re Robert è la mazza e quella di Jaime la spada, la sua è la mente. Ne dà una prova a dir poco egregia. Si parte dalla prigionia e dal suo argutissimo carceriere, con la prima parte che si chiude con Tyrion che maledice la propria bocca troppo larga. E però saranno proprio le parole, a tirarlo fuori dalla prigionia.

Altre considerazioni.

  • Breve parentesi sulle celle. Concordo sul fatto che il pericolo maggiore sia legato alla sfera mentale dei prigionieri.

    Sottolineerei anche l'aspetto descrittivo. Nelle dinamiche del capitolo passa in secondo piano, ma l'effetto è di grande impatto, nonostante il personaggio, di quella vista spettacolare, ne farebbe volentieri a meno.

    Tyrion aveva tutta l'aria fresca e tutto il sole che voleva, e di notte la luna e le stelle, eppure non avrebbe esitato a scambiare tutte quelle bellezze con il più tenebroso e umido buco nelle viscere di roccia di Castel Granito.

  • Le riflessioni di Tyrion in questo capitolo ne mettono in luce un'intelligenza superiore, e questo emerge con forza nel momento in cui intuisce che forse, il meta-lupo ed il leone non siano i soli animali nella foresta. Riflessioni, peraltro, che danno una buona chiave di lettura per quanto riguarda l'attuale intreccio politico.

  • Queste righe sono altresì interessanti anche per quanto riguarda altri personaggi, in particolare Cersei e Jaime.

    Su Cersei: sua sorella non era priva di una certa furberia di basso conio, ma era accecata dall'orgoglio. Di questo evento avrebbe visto l'oltraggio, non l'opportunità.

    Su Jaime: impetuoso, testardo e prono all'ira, Jaime era anche peggio di lei. Mai e poi mais uo fratello avrebbe sprecato tempo a sciogliere un nodo quando poteva tagliarlo in due con la spada.

  • La potenza di Castel Granito era molto lontana, e nessuno era amico dei Lannister nella Valle di Arryn. Nonostante ciò, Lysa (rectius: chi ne guida le azioni) non permetterà alle truppe della valle di intervenire. Non invia neppure un contingente per aiutare Edmure nella difesa delle Terre dei Fiumi.

  • Il momento in cui i pretendenti si fanno avanti per chiedere di affrontare Tyrion in duello, rappresenta uno spettacolo triste, che non rende certo giustizia al motto di Casa Arryn.

  • "Io combatterò per il Folletto" disse Bronn. Puntuale come un orologio svizzero. Degna conclusione del capitolo.

 

Eddard X.

 

La parte del sogno è probabilmente uno dei passaggi più intensi di tutta la saga (finora). In questo frangente Jaime appare come un uomo indegno di indossare la cappa bianca. Il Toro Bianco lo definisce il loro falso fratello. Ovviamente non è così. Jaime ha macchie molto oscure, come dicevamo la scorsa settimana, ma qualcuno avrebbe dovuto impedire che Approdo del Re saltasse in aria. La faccenda di Bran, la morte delle guardie di Ned (volendo citare l'ultima azione disonorevole) sono atti che lo macchiano, è vero. Potrà piacere o meno, ma nella sua complessità rimane uno dei personaggi più affascinanti di tutta l'opera. In particolare, credo che nella vita reale non sia poi così difficile ritrovarsi "Jaime Lannister".

Altre considerazioni.

  • Pur fugacemente, viene colta l'occasione per sottolineare le differenti reazioni di Sansa e di Arya.

    "Sansa prega quieta, ma Arya... Arya non ha più detto una parola da quando sei stato riportato qui. È una bambina piena di coraggio, mio signore. Mai visto un tale furore in una ragazzina di quell'età."

  • Su Robert e Cersei. Ancora una volta, il primo non perde occasione di dimostrarsi una persona pessima. E come sottolinea Jon, lo schiaffo è semplicemente il gesto di un uomo patetico, un'ulteriore dimostrazione dei suoi limiti evidenti e della sua natura, codarda e lasciva. Se Cersei ha le sue responsabilità nel rapporto con Robert (come è normale che sia), egli non ne ha meno di lei, anzi. Non è detto che il matrimonio sarebbe finito comunque in questo modo.

  • Così come non è detto che il protagonista della "cosa" che viene prima di Star Wars II fosse una causa persa a prescindere. Certo, parliamo di un ragazzo con dei disturbi, ma anche Robert ha delle responsabilità sulla crescita di suo figlio.

  • In questo capitolo troviamo conferma di come le riflessioni di Tyrion dello scorso capitolo su sua sorella (definita come "accecata dall'orgoglio") fossero giuste.

    "Con quale diritto hai osato mettere le mani sul mio sangue?" Cersei era furente. "Chi credi di essere?"

  • I capitoli in cui Robert compare (ormai, peraltro, siamo vicini alla sua morte) sono un continuo vortice di parole e azioni che non fanno altro che sminuirlo come persona. Altro esempio evidente lo abbiamo nel momento in cui Eddard parla a Robert di sua figlia Barra. Ha del comico, a riguardo, questa affermazione del Re: "Questi non sono argomenti degni delle orecchie di una regina."

  • Sì, avrei potuto citare anche il suo senso di giustizia in merito alla faccenda di Jaime, ma sarebbe stato come sparare sulla croce rossa.

  • Anche il pentimento rispetto allo schiaffo a Cersei dice molto di Robert. Al di là della negatività del personaggio e della facile ironia, episodi come questo mettono in luce una forte umanità in molti dei personaggi di Martin.

  • Eddard riesce a pensare alla vita di Daenerys persino in questo stato psico-fisico, il che è tutto dire.

 

Catelyn VII.

 

Il capitolo del duello.

Si apre con una bella descrizione dello stupendo paesaggio della Valle di Arryn. Osservandolo, Lady Stark ripensa alla storia di Alyssa Arryn, una donna che vide uccidere il marito, i fratelli e i figli, una donna che in vita provò un dolore enorme. Anche lei dovrà sopportare dolori immensi, e la caduta di Bran non è stato che il primo assaggio.

Catelyn si chiese quanto sarebbe stata grande la cascata delle proprie lacrime dopo che anche lei fosse scivolata nell'abbraccio della morte.

Nonostante le brevi apparizioni, è incredibile il carisma di Brynden Tully.

Sembra quasi inutile sottolineare la follia di Lysa. Gli scambi fra lei e Catelyn sono una costante di questi due capitoli ambientati al Nido dell'Aquila.

Volevo poi porre l'accento su una questione di "prospettiva". AGOT è un romanzo in cui il lettore tende ad immedesimarsi nei panni degli Stark, o comunque a comprenderne le ragioni. In realtà, in questa fase, i Lannister subiscono un torto non da poco. Tyrion rischia addirittura la vita per fatti rispetto ai quali è del tutto estraneo. Il fatto che Tywin stia radunando un esercito è comprensibile.

Il duello fra Bronn e ser Vardis dimostra quanto importante sia, per uno scrittore, documentarsi. È anche dalle descrizioni di eventi come tornei, duelli, banchetti, che un'opera acquista credibilità. ASOIAF è un bellissimo esempio di come un lavoro meticoloso sul worldbuilding (e tutto il lavoro di documentazione che ne sta dietro) sia un aspetto fondamentale nella letteratura fantasy.

Concordo con Jon sul fatto che Ditocorto sia nato il giorno del duello con Brandon. Emblematico il racconto che ne fa Catelyn, anche e soprattutto in riferimento al post-duello:

[…] Lysa aveva aiutato il loro maestro a curalo; in quei giorni era più dolce, premurosa. Anche Edmure aveva cercato di fargli visita, ma Petyr non aveva voluto vederlo. Nel duello, il fratello di Catelyn era stato dalla parte di Brandon in qualità di scudiero e Ditocorto non gliel'aveva perdonato.

Il lettore tenderà a non amarlo, ma Petyr Baelish deve aver provato un profondo senso di ingiustizia. E del resto la società di Westeros non è esattamente una società "giusta". Egli non può competere con lo sconosciuto del Nord né con i titoli e né con la spada. Nell'affrontare Brandon dimostra comunque del coraggio.

Una ferita profonda, dolorosa. Catelyn era stata certa che fosse mortale. Lui l'aveva guardata mentre cadeva e aveva mormorato: "Cat...". Il sangue ruscellava tra le sue dita avvolte da altra maglia di ferro.

Modificato il 05 July 2024 17:07


Euron Gioiagrigia
Confratello
Utente
9055 messaggi
Euron Gioiagrigia
Confratello



Utente
9055 messaggi
Inviato il 01 giugno 2017 14:39

Bran

La fine della lunga estate era vicina. L’inverno stava arrivando. Ancora una volta viene ribadito questo concetto, e non è casuale che venga proprio fatto nel capitolo di Bran che sarà probabilmente l’artefice, con l’aiuto di Bloodraven, della riscossa dal lungo inverno che con l’arrivo degli Estranei ha tinte molto fosche.

Comunque tra le caratteristiche del capitolo non posso non notare i continui riferimenti alle “qualità” del Theon di AGOT: l’abilità con l’arco, il successo con le donne e il continuo sorriso. Sorrideva molto spesso Theon Greyjoy, come se il mondo fosse un qualche scherzo segreto che soltanto lui era in grado di capire appieno. Incredibile come il personaggio verrà rivoltato come un calzino nel corso della saga, il simbolo dell’enorme abilità narrativa di GRRM.

Incredibile che Bran continui a sentirsi adulto a otto (otto!) anni: vero è che in ASOIAF si cresce molto più in fretta, un po’ come nel Medioevo in cui a quindici anni ti sposavi e a venti eri già vecchio, ma questo rientro nel discorso della paresi mentale di cui parlava JonSnow, l’incapacità di vedere le cose con chiarezza. Bran è un bambino, per di più storpio, e ancora non riesce ad accettare questa verità.

Altro passaggio molto interessante:

 

Eppure, solamente a udire il nome Lannister, sentiva [bran] invisibili dita gelide sul per la schiena. C’era qualcosa che aveva a che fare con loro, qualcosa che lui avrebbe dovuto ricordare, ma ogni volta che si sforzava di capire cosa, era preso dalle vertigini e lo stomaco gli diventava di pietra.

 

Bran non può ovviamente saperlo (comodo l’espediente narrativo della perdita di memoria), ma si parla di Jaime. Anche qui è molto irritante che Martin faccia subodorare al personaggio la verità, ma gliela neghi con la crudeltà che solo GRRM sa usare.

Infine lo scontro con i banditi. Cose da evidenziare:

- Martin ha un vero gusto per il realismo splatter delle battaglie, non ti sottrae nessun particolare. Viscere di fuori, sangue a fiotti, il terrore di chi viene fatto a pezzi da dei lupi giganti…terribile;

- Viene ancora ribadito come i metalupi siano molto più grossi e feroci dei lupi normali, vere creature ancestrali quasi soprannaturali, come i draghi;

- L’intervento di Theon, decisivo per risolvere la faccenda ma anche molto rischioso. Si conferma una regola cardine di ASOIAF: non esistono decisioni facili. Quello che ha fatto Theon era l’unico modo per liberare Bran, ma allo stesso tempo i rischi erano alti. Per qualche ragione mi sono venuti alla mente i fumetti di Tex Willer, in cui spesso il protagonista fa degli headshots da manuale contro i criminali che tengono come ostaggio degli innocenti, e le cose alla fine vanno a finire sempre bene. Qui, invece, i rischi erano alti, molto alti;

- Il lettore non lo può sapere, ma Osha avrà un’importanza determinante per il futuro.

 

Tyrion

Assai inquietanti le celle del Nido dell’Aquila, esposta alle intemperie e con il pavimento inclinato in modo che il prigioniero non possa dormire o rilassarsi mai, altrimenti scivola e cade giù. Un esercizio di crudeltà veramente raffinato, proprio brava gente gli Arryn. Gli dei mi salvino, il blu mi chiama.

Vabbè, andiamo avanti.

Viene ribadito che il Nido dell’Aquila è inespugnabile, e questa cosa verrà ripetuta molte volte nella saga. Siccome sono convinto che Martin non semini indizi a caso, potrebbe essere un segnale che in qualche modo il Nido cadrà. Per come è sistemato, solo i draghi potrebbero espugnarlo: del resto SPOILER TWOIAF

è così che è stato espugnato il Nido durante la campagna di Aegon.

Chissà…

Il capitolo conferma, se ce n’è bisogno, che l’unica arma di Tyrion è la lingua, nel bene e nel male. La lingua lo ha fatto rinchiudere, la lingua lo ha salvato. O almeno questo era valido nel Tyrion dei primi tre libri: in ADWD avremo un Tyrion molto più “moscio”, capace ancora di sarcasmo ma in realtà in balia degli eventi. Vedremo in TWOW se la sua abilità con le parole gli permetterà di fare un’alleanza con Dany.

Esilarante la confessione di Tyrion: è incredibile come nonostante tutto si prenda gioco della corte degli Arryn. Un pericoloso gioco di equilibrismo, da cui incredibilmente risulterà vincitore avendo intuito che Bronn, avido com’è, poteva essere interessato a difenderlo. Il dialogo, comunque, mostra un concetto di cui si era già discusso in questo forum: non esiste una vera giustizia a Westeros che garantisca i diritto degli imputati. Essere accusato di colpevolezza significa pure essere colpevole, e se poi a giudicarti sono persone come Cersei e Lysa Tully lasciamo perdere. Insomma, a Westeros Saul Goodman farebbe ben poca fortuna!

 

Eddard

Splendido l’inizio di questo capitolo: le suggestioni che riesce a trasmettere, il senso di mistero, i rimandi a cose passate e tuttavia fondamentali, l’oscurità della storia, tutto questo rende tale capitolo memorabile. Personalmente, non sono mai stato tanto preso dai misteri che circondano la Torre della Gioia, preferendo altre teorie riguardanti altri personaggi (Euron, l’origine degli Estranei, il destino di Stannis…), ma non posso non riconoscere la maestria di Martin nel delineare un quadro che ha appassionato milioni di lettori in tutto il mondo.

Comunque non riesco proprio a condividere le motivazioni dei membri della Guardia Reale: onorevoli e onesti quanto volete, ma difendevano un pazzo sul trono e, come risulterà dai capitoli di Jaime in ASOS, non facevano nulla per impedire che il re facesse del male alla moglie. Stessa cosa può dirsi per Rhaegar, personaggio bello onorevole e gentile ma comunque posizionato nella parte sbagliata della contesa.

Il capitolo mostra ancora Robert in tutto il suo degrado: arriva con una caraffa di vino in mano e con l’aspetto di chi ci ha già dato dentro, e assolutamente approssimativo nelle scelte. Non fa nulla né per punire Ned o i Lannister, giudicando che lo scontro di fatto si è risolto da solo (Ne ho avuto abbastanza di questa storia. Jaime ha ucciso tre dei tuoi uomini, tu cinque dei suoi. Finisce qui); ordina a Ned di dire a Cat di liberare Tyrion, fregandosene se Tyrion è veramente colpevole o no; e dà un ceffone a Cersei che di fatto mi ha fatto godere, ma che dimostra ancora la sua meschinità. Si conferma il concetto che se il regno di Robert è ricordato con benevolenza dai sudditi, è merito di Stannis e Jon Arryn.

 

Catelyn

Anche voi qui al carnevale degli idioti? La frase di Brynden riassume brillantemente tutta la storia del processo: Tyrion ha già vinto, anche senza verdetto finale, ma Lysa è troppo fuori per capirlo. Le risa infantili di Robert danno un tocco grottesco al tutto, come una commedia pirandelliana in cui la ragione e il buon senso non sono di casa. Incredibile poi il disprezzo che tutti i lord mostrano per Bronn e i mercenari in generale, sintomo di cecità e scollegamento dalla realtà. La situazione è talmente assurda da far apparire Cat sensata e ponderata.

Molto, molto interessante la rivelazione che fa Colemon sulla faccenda dell’adozione di Robert Arryn: Cat crede che Jon Arryn lo volesse mandare a Castel Granito, senza il consenso di Lysa, mentre Colemon giustamente le dice che la destinazione doveva essere Roccia del Drago, da Stannis. È un sintomo importante di contraddizione tra la “verità” di Lysa e la realtà che Cat non coglie ancora, ma che è determinante per far capire al lettore le stranezze delle storie di Lysa Tully. È, insomma, un’avvisaglia della rivelazione shock sul fatto che in realtà è Lysa ad aver ucciso Jon Arryn, e non i Lannister.

Infine il duello tra Bronn e ser Vardis: l’ennesima dimostrazione che in ASOIAF non vince chi ha più onore, ma chi sfrutta meglio le risorse che ha a disposizione. Bronn è molto abile a sfruttare il terreno e l’armamentario, compreso quello dell’avversario trasformandolo in un impiccio. Bronn dimostra così di essere furbo, una tacca sopra il combattente medio di Westeros. Lo dimostrerà ancora, paradossalmente, rifiutando in ASOS di combattere contro Gregor Clegane, mostro al di sopra delle possibilità di quasi tutti.

Modificato il 05 July 2024 17:07

*
***Silk***
Confratello
Utente
1752 messaggi
***Silk***
Confratello

*

Utente
1752 messaggi
Inviato il 02 giugno 2017 17:04

Essendo un po' indietro come al solito, anche questa volta spezzo in 2 parti.

 

Bran

Dopo molti capitoli bui, vediamo un Bran positivo e determinato che si appresta alla sua prima uscita a cavallo dopo la caduta as proud as any knight.

Vediamo che Bran, come avete già detto, si contraddistingue rispetto ai fratelli per il modo distaccato e freddo con cui considera Theon: non lo apprezza come Robb, né lo detesta come Jon, gli è indifferente.

I metalupi anche in questo caso sembrano percepire la notizia in arrivo da KL prima dell’arrivo del corvo.

Robb sente la mancanza di un suo pari, di Jon. Si trova in difficoltà nel relazionarsi con Bran che ritiene ancora troppo giovane per poter affrontare il difficile momento, ma capisce che non può estraniarlo dal contesto. Forse questo è anche uno dei motivi per cui vede positivamente la compagnia di Theon, certo coi suoi limiti. Robb, con la situazione precaria del padre, si sente in dovere di reagire, spalleggiato da Theon.

E’ interessante vedere invece come Bran si appelli al più mite consiglio di Maester Luwin e alla speranza di un ritorno di Cat pur di scongiurare la possibilità di prendere le armi:

Not so long ago, the thought of Robb calling the banners and riding off to war would have filled him with excitement, but now he felt only dread.

Robb in un momento di superficialità sceglie di andare a recuperare i metalupi da solo, lasciando solo anche Bran, che viene aggredito da un gruppo di bruti. Viene salvato da Theon, ma non senza una certa dose di superficialità. Attraverso gli occhi di Bran viene percepito un po’ come uno spaccone beota.

Questa vicenda sembra essere una sorta di epifania da parte di Robb: capisce che i comportamenti di Theon che fino a poco fa potevano divertirlo, adesso, col peso della responsabilità che grava sulle sue spalle, evidenziato dalla vicenda contingente, non sono più tollerabili.

A questo punto è molto interessante vedere come si stanno delineando i caratteri dei 3 fratelli, perché in questo capitolo, anche se Jon non è direttamente presente, fa comunque sentire la sua presenza. Prima quando Robb dice a Bran che vorrebbe fosse più grande, e poi quando Bran ricorda l’episodio della pesca, pensando a Jory che non c’è più e Jon. A Robb manca un “suo pari” con cui confrontarsi, mentre a Bran manca la protezione di un fratello più grande, che evidentemente Robb in questo momento non gli dà. Nell’assenza si capisce quanto Jon fosse fondamentale per il branco. Inoltre, vediamo anche la diversità della maturazione di Robb rispetto a quella di Jon: Jon ha avuto l’opportunità di confrontarsi con personaggi di un certo calibro da quando è partito per i GdN, mentre Robb non è uscito dal giro delle conoscenze a cui già erano esposti tra le mura di Winterfell e sembra dover maturare da solo con le sue forze.

 

Tyrion

Le parole, la sua salvezza e talvolta maledizione. Come avete già detto. Maledizione in tutto ciò che esce dalla sua bocca prima della prigionia: ha la percezione di pronunciare folli parole che gli arrecherebbero solo danno in quel contesto, ma, evidentemente, non può esimersi.

L’intelligenza è comunque la sua arma: è il primo a intuire che qualcuno stia tramando per mettere gli Stark e i Lannister l’uno contro l’altro. E lo è anche dal momento in cui ottiene una nuova udienza da Lysa in poi: nessuno capisce la sua strategia, tutti lo deridono, ma infine, oltre ad ottenere un processo, ottiene anche qualcuno disposto ad uccidere per lui: Bronn.

E’ interessante senitre da lui l’opinione che ha dei familiari:

- Cersei è intelligente, ma accecata dall’orgoglio, non riesce mai a sfruttare le situazioni a proprio vantaggio fino in fondo.

- Jamie è testardo e facilmente infiammabile, amcora meno sottile della sorella, capace ad usare soltanto la forza ( e lo vedremo poi nello scontro con Robb).

La descrizione delle celle del Nido fa star male soltanto a leggerla, figuriamoci a doverci stare! (Sì mi sto immedesimando troppo… )

Molto grottesca è anche la descrizione delle mani in cui è lasciato il potere dopo la Morte di Jon Arryn: un bambino malaticcio di 6 anni e sua madre reggente, non troppo in sé.

The Eyrie is impregnable: convengo con Euron, la continua ripetizione di questa certezza mi fa fortemente pensare che Nido cadrà.


"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”

 

She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.

 

“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”

 

***

 

"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor. 

 

 

A
AemonTargaryen
Confratello
Utente
513 messaggi
AemonTargaryen
Confratello

A

Utente
513 messaggi
Inviato il 07 giugno 2017 10:33

AGOT, capitoli 41-44.

Jon V.

Si apre con la decisione di ser Alliser di passare il gruppo di Jon al Lord comandante. Sono pronti per divenire uomini dei Guardiani della Notte.
...Tutti tranne Sam, che ben comprende come siano alte le probabilità di non farcela, senza l'aiuto del gruppo nel quale si era integrato. Il comportamento di Jon di fronte alle difficoltà di Sam, oltre ad essere quello di un buon amico amico è l'ennesima sottolineatura di quella che nelle scorse settimane avevamo definito una leadership in erba. Non solo aiuta Samwell ad integrarsi nell'ordine, ma riesce a far sì che le sue qualità, certamente molto diverse dalle qualità canoniche di un guerriero, vengano messe al servizio della Barriera: «Ci sono molte cose che può fare, tranne combattere. I guardiani della notte hanno bisogno di tutti. Perché uccidere un uomo senza uno scopo? Diamogli uno scopo, invece!»
Interessanti i discorsi sull'assegnazione ai vari ordini (ranger, costruttori, attendenti), ognuno con la sua peculiare funzione, ognuno indispensabile per tenere vivo l'ordine che vigila sull'ultimo confine del mondo.
«Tu hai fatto tutto quello che potevi, Jon.»
«Allora tutto quello che potevo non è stato sufficiente.»
Questo scambio tra Jon e Pyp è significativo. Il primo pensa a Sam, non si rassegna. Un Jon Snow intenzionato a non lasciare indietro un fratello, al punto da fare proprie le problematiche altrui.
Abbiamo poi il flusso di pensieri durante la cavalcata con Spettro. Sottolineerei la seguente frase:
C'era l'intero universo giù per quella strada, ma Jon Snow non l'avrebbe mai visto.
E, del resto, c'è la possibilità che vada proprio così.
I pensieri che precedono il ritorno a Castle Black, mettono in luce una graduale presa di coscienza del fatto che il posto di Jon sia effettivamente la Barriera. In questa parte, il pensiero va anche alla propria madre.
[…] Non c'era posto per lui a Grande Inverno e nemmeno ad Approdo del Re. Neppure sua madre aveva avuto un posto per lui. Sua madre. Il pensiero lo riempì di dolore. Chi era? Qual era il suo volto? Per quale motivo suo padre l'aveva abbandonata?
Nonostante i propri tormenti non siano certo meno dolorosi di quelli di Samwell, Jon ripensa a lui, tornando a Castle Black.
Abbiamo poi il dialogo con maestro Aemon, in cui Jon dà prova di essere bravo anche nell'uso delle parole. L'ennesima prova che abbiamo di fronte un futuro leader.
«Maestro Luwin ti ha insegnato bene, Jon Snow» disse il vecchio sapiente. «La tua mente è affilata quanto la tua spada.»

Tyrion VI.

Apertura con il dialogo fra il Lannister e Bronn, in cui viene delineato il rapporto fra i due, com'è attualmente e come sarà nel corso dei primi tre romanzi.
Quando Tyrion dice: «Negli uomini che scelgono quali loro servitori, gli Stark cercano coraggio, lealtà, onore […]» viene in mente Brienne di Tarth, che entrerà, appunto, al servizio di Catelyn.
Mentre Tyrion si impegna per farsi trovare dagli uomini dei clan delle montagne, da notare come Bronn, nonostante sia un uomo considerato della peggior risma, sottolineia il fatto di non essere "il leccaculo di nessuno". Un dialogo, quello con Bron – e, aggiungo, anche quello con gli uomini dei clan – che mette in evidenza la fama dei Lannister per quanto riguarda le loro ricchezze. In forza di ciò, Tyrion gioca la sua partita nella Valle di Arryn, finendo per sopravvivere a situazioni di elevato pericolo.« […] Ma se mai arriverà il momento in cui sarai tentato di vendermi, ricorda una cosa, Bronn: quale che sia la loro offerta, io sarò sempre in grado di rilanciare. A me piace vivere. E ora, che ne diresti di trovarci qualcosa per cena?»
Segue quella che è probabilmente la parte più interessante di questo POV, ossia il racconto riguardante Tysha. Ricordi assai dolorosi, per Tyrion. Righe di un crudo realismo a cui Martin (coerentemente) non rinuncia. Righe sature di tristezza, frustrazione, senso di impotenza. Più in là, ci saranno ancora strascichi per via di quell'evento. Alla fine di ASOS, quando, durante la fuga dalla Fortezza Rossa, Jaime rivelerà a Tyrion la verità sulla ragazza, Tywin ne farà le spese con un colpo di balestra.
Peraltro, sulla stessa Tysha, si è discusso della possibilità che possa trovarsi a Braavos.
In questo POV, per l'ennesima volta, Tyrion dimostra quanto – volendo utilizzare le parole di maestro Aemon del capitolo precedente – affilata sia la sua mente.

Eddard XI.

Capitolo in cui il Primo Cavaliere amministra la giustizia in nome del re, finendo per ritrovarsi un caso assai spinoso. Mentre nei Sette Regni sta per scoppiare una sanguinosa guerra fra grandi casate, re Robert Baratheon, ovviamente, va a caccia.
Altre considerazioni.

  • Il pensiero su Edmure è centrato: più valoroso che saggio. In sé, il giovane Tully dimostra veramente grande valore nello scendere in campo contro i Lannister senza esitare. La saggezza non è però il suo punto di forza. Ciò verrà sottolineato anche più in là, nei POV di Catelyn.
  • Così come centrato è il pensiero su Tywin Lannister, la cui figura comincia, in questo capitolo, ad aleggiare come un fantasma nei pensieri di Eddard, della corte e del lettore.
  • Persino nel suo stato di debolezza, Hoster Tully si dimostra, a differenza del figlio Edmure, un uomo saggio, cercando di limitare i danni (per quanto possibile).
  • L'essere con la catena al collo che non è Jay-Z comincia a mostrare (in maniera più evidente, al lettore) parte della sua natura. Il suggerire addirittura di attendere il ritorno del Re è emblematico: egli conosce bene Robert Baratheon, e sa che non oserà prendere serie contromisure alle deplorevoli azioni compiute da Gregor Clegane, dovendosi, in tal caso, schierare giocoforza contro Tywin Lannister.
  • Loras si fa immediatamente avanti. Eddard sostiene che la giustizia sia un concetto ben diverso dalla vendetta. Il giovane cavaliere storce il naso. Non dovrebbe.
  • Significativo l'intervento di Varys alla fine delle udienze.
    «Ci fossi stato io, lassù, avrei mandato ser Loras. Quanto voleva andare... e un uomo che ha i Lannister fra i nemici, dovrebbe avere i Tyrell fra gli amici.»
    Affermazione che si dimostrerà, in seguito, drammaticamente vera.


Sansa III.

Si riprende proprio dalla faccenda di Loras. Sansa ancora non comprende – e né in questo momento lo si pretende – le motivazioni di suo padre. Chiaramente, a livello politico, potrebbe anche considerarsi una mossa sbagliata, quella di non mandare il Cavaliere di Fiori. Non credo sia stato comunque un errore così pesante come la frase di Varys fa invece trasparire. Loras avrebbe anche potuto morire, contro Gregor. Inoltre, per stipulare alleanze, la via "classica" è rappresentata dal matrimonio.
Nel confronto che segue, quello con Petyr Baelish, Sansa motiva quella che sarebbe stata la sua scelta al posto del padre citando gli eroi ed i mostri nelle storie romantiche. La considerazione di Ditocorto è non solo per certi versi profetica, ma l'impressione è che tracci, in qualche modo, il punto di partenza di un percorso.
«La vita non è una ballata, mio tesoro. Un giorno, potresti essere costretta ad apprendere questa realtà a tue spese.»
Altre considerazioni.

  • Il pensiero di Sansa su Jeyne circa le sue (non) possibilità di sposare Beric, ricorda quello più o meno analogo di Catelyn riguardo Mya Stone di qualche capitolo fa.
  • Si prosegue con il racconto degli eventi di corte (in particolare l'arrivo di Yoren, ed i pensieri di Sansa sui Guardiani della Notte, con il confratello che ha l'aspetto molto diverso da suo zio Benjen e che appare molto distante dalle descrizioni che le ballate fanno dei neri cavalieri della Barriera).
  • Colazione con Arya, siparietto quasi comico, nonostante si tratti, comunque, dell'ennesimo litigio.
  • Sansa sogna Lady, sogna di correre con lei. Poi il sogno svanisce, e Lady muore di nuovo. L'impressione è che venga marcata la distanza tra la ragazzina, il suo percorso personale, e ciò che Lady rappresentava. Un sogno breve. Traspare rassegnazione e, per forza di cose, direi quasi accettazione.« […] ma cercare di ricordare era come voler prendere la pioggia con le mani.»
  • Curioso che alla notizia del ritorno a Grande Inverno, entrambe le sorelle siano poi d'accordo sul non voler ripartire. Soprattutto per quanto concerne Arya. Di fatti, dice Eddard:«Sembra che finalmente abbiamo trovato qualcosa sulla quale siete d'accordo entrambe.»
  • Arya sottolinea a Sansa come, in realtà, Joffrey non sia un leone, ma un cervo. La risposta di Sansa renderà a Ned tutto più chiaro.
    «Non è per niente come quel vecchio ubriacone di suo padre!»
Modificato il 05 July 2024 17:07


Euron Gioiagrigia
Confratello
Utente
9055 messaggi
Euron Gioiagrigia
Confratello



Utente
9055 messaggi
Inviato il 08 giugno 2017 11:20

Jon

Aspettate che arrivi l’inverno, e creperete come le mosche. In realtà, molti degli uomini verso cui Alliser Thorne mostra così tanto disprezzo combatteranno con valore al Castello Nero in ASOS, e questo soprattutto grazie alla leadership di Jon Snow che riesce a tirare fuori il meglio dalle persone. Ma in ogni caso c’è involontaria verità nelle parole di Thorne: l’inverno mieterà molte vittime. Ed è forte l’impressione di decadenza della Barriera che viene suggerita: viene detto come in passato i costruttori andassero a rinforzare la Barriera in modo serio, andando ad aggiungere blocchi di ghiaccio presi dai laghi ghiacciati nella Foresta Stregata, mentre ora possono fare solo piccole riparazioni che rallentano soltanto il disfacimento generale. Un altro indizio che non è improbabile pensare che in TWOW/ADOS la Barriera possa cadere, e l’ordine dei Guardiani della Notte possa avere fine: in fondo, con l’accoltellamento di Jon Snow, siamo arrivati al lord comandante numero 999, poi ci sarà il millesimo, che forse sarà l’ultimo…

I pensieri di Jon Snow meritano una riflessione: la tentazione di abbandonare la Barriera e vedere il mondo di fuori è forte, ma ancora più forte è tornare a Grande Inverno. Solo che non c’è più posto per lui lì, e l’immagine castratrice di lady Stark emerge con forza. Meritano inoltre di essere riportati i pensieri che fa Jon su sua madre:

 

Idiota. L’ha abbandonata [Eddard] perché era una pu***na, o forse un’adultera. Perché era un essere carico di oscurità, di disonore. Diversamente, perché lord Eddard continuava a essere così pieno di vergogna da rifiutare perfino di parlarne?

 

Povero Jon…sua madre è proprio l’opposto del disonore. Mi chiedo se saprà mai la verità, sarebbe molto da Martin mostrarla allo spettatore ma negarla al diretto interessato, è tipico della letteratura martiniana la presenza di equivoci, verità parziali e cose non dette.

Il capitolo diventa memorabile per la presenza scenica del maestro Aemon: nessun personaggio, in così poche righe, riesce a trasmettere una tale carica di saggezza e sapienza, un vero maestro da cui Jon imparerà molto. E inoltre il capitolo mostra un’ulteriore manifestazione dell’intelligenza di Jon, che riesce a tirare Sam fuori da guai. La tua mente è affilata quanto la tua spada, si direbbe.

 

PS: nota di curiosità per l’ostilità di Chett verso Jon, che sarà manifesta nel POV di Chett nel prologo di ASOS

 

Tyrion

Ancora si manifesta la capacità oratoria di Tyrion, la sua abilità nel giudicare le persone e nel valutare le situazioni. Il suo dialogo con Bronn è molto indicativo: in pratica, Tyrion riassume ciò che già sappiamo, ossia che era quasi certo che Bronn lo avrebbe difeso al processo per avere ricompense dai Lannister. Curiosamente, tutte queste riflessioni sono contrapposte all’incapacità di Tyrion di accendere il fuoco, il che dimostra per l’ennesima volta che l’arma migliore di Tyrion è il cervello, non certo il fisico che invece ne costituisce una vera limitazione. Questo particolare si potrebbe inserire in un discorso generale visto che sono tanti i personaggi di ASOIAF ad avere problemi fisici più o meno gravi:

 

- Tyrion è nano;

- Catelyn è non morta (direi abbastanza grave) e non può parlare bene;

- Jaime è monco;

- Doran Martell è gottoso e non cammina bene;

- Bran è storpio;

- Arya è stata cieca per parte del suo addestramento a Bravoos;

- Sandor Clegane ha mezza faccia bruciata;

- Sam è a dir poco obeso.

 

Adesso pare che questa, tutto sommato, non sia una grossa limitazione per il Folletto, ma nella seconda metà di ASOS vedremo che anche l’intelligentissimo Tyrion ha dei limiti, come dimostra la seguente frase:

 

Ma se arriverà il momento in cui sarai tentato di vendermi, ricorda una cosa, Bronn: quale che sia la loro offerta, io sarò sempre in grado di rilanciare.

 

Peccato che in ASOS non ci sarà offerta che convincerà Bronn ad affrontare Gregor Clegane…

L’aspetto più importante del capitolo però è il racconto di Tyrion su Tisha: qui è ancora convinto che forse tutta una farsa, ma alla fine di ASOS scoprirà la verità, e per lui sarà un ceffone violentissimo che rovinerà i rapporti con Jaime. Mi chiedo ancora cosa potrebbe accadere se si incontreranno di nuovo…

Infine, l’incontro con i clan delle montagne riconferma l’estrema intelligenza di Tyrion, che riesce a uscir fuori da una situazione complicatissima.

 

Eddard

Come giustamente ha fatto notare AemonTargaryen, il regno è sull’orlo della guerra civile e il re va a caccia, facendo fare tutto il lavoro sporco a Ned: impossibile non biasimarlo. Gli eccidi compiuti dalle truppe Lannister comandate da Gregor mostrano fin da subito la strategia di Tywin: seminare il terrore in modo da provocare il nemico e indurlo allo sbaglio, infatti Ned osserva giustamente che lo spiegamento di difese adoperato da Edmure conduce ad un indebolimento complessivo delle forze dei Tully . Tuttavia questi massacri sono solo una premessa a ciò che si avventerà sulle Terre dei Fiumi, in ACOK e ASOS l’intervento delle truppe del Nord getterà ulteriore benzina sul fuoco.

Il commento di Varys di fronte alle atrocità mi incuriosisce:

 

“Quale cosa terribile” mormorò Varys. “Quale crudeltà alberga nell’uomo”.

 

Peccato che Varys sia altrettanto cinico e stia sostenendo un usurpatore il cui intervento provocherà altra guerra e altre catastrofi…insomma, un personaggio proprio indecifrabile.

Curioso che venga citata per la prima volta la leggenda secondo cui il trono abbia ucciso qualcuno: si tratta di Maegor, giusto?

Comunque il comportamento di Pycelle mi fa salire il voltastomaco, e mi fa ringraziare mille volte Varys di essersene sbarazzato nell’epilogo di ADWD: difende a spada tratta Gregor, solo perché è il cane da guardia del suo datore di lavoro. Mi ricorda tanto la scena in cui lo stesso Pycelle apostroferà Ned come traditore, quando questi salirà sul patibolo.

E’ interessante osservare che col senno di poi il vero scopo dei Lannister in fondo era attirare Ned in una trappola: avrebbe dovuto essere Ned a comandare la spedizione punitiva verso Gregor, in modo che questi potesse ucciderlo. Peccato che Jaime abbia costretto Ned a riposo con una gamba rotta, un altro chiaro segno che in ASOIAF la casualità ha un ruolo determinante.

 

Sansa

Non ha mandato ser Loras. Ci sono state appena delle testimonianze di stupri, eccidi e incendi e la prima cosa a cui pensa Sansa è che il padre non ha mandato a combattere il suo beniamino Loras. La Sansa di AGOT mi lascia basito sempre di più, ma il peggio deve ancora venire, ed è in questo capitolo che vengono gettati i semi: quando Sansa saprò che stanno tornando a Grande Inverno, andrà ad avvertire Cersei contribuendo all’epic fail di Ned. In che maniera, mi pare che su questo forum se ne sia discusso ampiamente: diciamo che la colpa più grossa ce l’ha Ned andando a rivelare tutto quello che aveva scoperto a Cersei. A Cersei Lannister, per gli dei!

Il capitolo va ricordato per alcuni particolari:

 

- La vita non è una ballata, mio tesoro. Un giorno, potresti essere costretta ad apprendere questa realtà a tue spese. Ditocorto sa sempre essere bravo a prevedere il futuro. Non è casuale che Sansa provi uno strano disagio a pensare a queste parole, segno che come diceva JonSnow parlando di altri capitoli, Sansa non è priva di un certo acume, solo che non lo usa;

- L’immagine di un Joffrey eroico e puro continua a girare nella testa vuota di Sansa, insieme al continuare a dare la colpa ad Arya per la faccenda del Tridente.;

- Il contrasto tra Benjen e Yoren nell’immagine esteriore è in qualche modo la metafora della decadenza dell’ordine dei Guardiani, ma anche il contrasto tra il mondo come lo immagina Sansa e il mondo come è realmente;

- Quella sera, Sansa andò a dormire sentendosi cattivella quanto Arya. Sì vabbè…

- Osservando Beric e le sue truppe che partono per la loro missione, Sansa pensa a quanto sia tutto eccitante e di come tutto ciò ricordi una ballata. Peccato che la spedizione si tramuterà in un massacro e Beric uscirà a dir poco cambiato dalle plurime esperienze mortifere;

- Sansa sogna Lady, le sembra quasi che Lady sia lì con lei. Io continuo a chiedermi cosa possa significare il fatto che il legame metamorfo tra Sansa e la sua metalupa sia stato spezzato così precocemente, che conseguenze possa avere. Nulla di buono, temo, un po’ come il fatto che Stannis sia diventato un uccisore di consanguinei…

- I soliti sproloqui di Sansa che vorrebbe sposare il principe Joffrey. E basta, su;

- Non è per niente come quel vecchio ubriacone di suo padre! La rivelazione che cambia tutto, incredibilmente per bocca del personaggio più improbabile di AGOT. Peccato che sia l’ennesima palata di terra sulla tomba di Ned.


J
JonSnow;
Confratello
Utente
3334 messaggi
JonSnow;
Confratello

J

Utente
3334 messaggi
Inviato il 09 giugno 2017 19:57

Jon:

Emergono doti più cerebrali e maggiori dati sull'individuo Jon, che si sta formando da sé. Ciò che traspare è l'incapacità di provare un senso di quiete anche apparente ed una totale propensione verso il cupo. Ennesime sfumature di un character dalla natura tragica e, molto probabilmente, dal tragico destino. Egli è un assiduo visitatore di un limbo formato da pensieri malinconici e criptici, una sospensione di vita generata da questioni irrisolte e apparentemente irrisolvibili. Questa costante della sua natura tende a smentire parte dei suoi ulteriori tratti, ovvero quelli che lo accomunano al protagonista canonico, quindi classico. Quest'ultimo tende ad essere di per sé avventuroso e positivo, coinvolgente per energia e solarità. La natura di Jon Snow va invece nella direzione diametralmente opposta, rendendolo completamente atipico, pur condividendo con tale stereotipo un ruolo centrale.

Sorprendente che, riprendendo il discorso sull'incapacità di trovare una propria quiete, egli non si senta in pace con sé stesso se individui attorno a sé sono in una posizione spiacevole. Non è rassegnato e non lascia le situazioni al caso. Non lascia la persona al caso. Lo troverebbe un atto fuori posto, superficiale più che meschino. Dunque più che per l'innato altruismo è per tale ragionamento logico che si ritrova sempre sospinto ad aiutare Sam e coloro che ha intorno.

Ritornano poi ovviamente il trauma della madre, il senso di abbandono a sé stesso, il vuoto. Ne consegue che i sentimenti e le emozioni malinconiche celate in lui, per quanto possano al più risultare pesanti o depressive, sono invece la chiave del personaggio stesso.

Nel confronto con Maestro Aemon emergono, come dicevo in precedenza, doti più cerebrali. Jon si dimostra abile con le parole, abile nell'esporre il proprio pensiero con una dialettica di livello, ma anche nel soppesare chi ha di fronte. Egli non adula, si limita a presentare ad Aemon una contraddizione, portando questa al centro del suo ragionamento logico. Ma non è tanto la mente affilata di Jon il nocciolo, bensì anche l'evidente intraprendenza. Le idee che nascono, che si rivelano adeguate, che giungono veloci.

Un Jon qui davvero profondo, umano, sulla sua strada.

Tyrion:

L'individuo cinico che piace molto, per cui si sono spesso dispensate lodi a iosa. Lodi, tra l'altro, meritate. E' possibilmente il vero Tyrion, quello che sprizza la sua essenza e mostra le doti migliori. Non ha cura di apparire buonista, nobile o ligio al dovere e alla giustizia. Lo troverebbe non necessario, superficiale, inutile. Mostra invece la sua abilità di lettore dell'animo umano, poiché proprio come il padre è in grado di individuare le bassezze dell'uomo, le ambizioni più terrene in esso nascoste e, di conseguenza, sfruttarle a proprio vantaggio. L'oro diviene quindi una componente educativa, oltre che lo strumento con cui destreggiarsi nel lusso più sfrenato. Quando menziona gli Stark come persone che vogliono sottoposti idealisti e vicini alle loro convinzioni non lo fa con beffa o scherno. Sembra rispettare tale posizione ma la trova priva di profitto e svantaggiosa lungo andare, quindi da condannare. Bronn stesso sembra stupito di una tale sincerità e chiarezza d'intenti, al punto che, per quanto mantenga un approccio duro e a tratti minaccioso, si ritrova leggermente disorientato.

Tyrion è poi sempre più consapevole di poter contare esclusivamente sulla propria astuzia e dialettica, come una sorta di reincarnazione di Lann l'Astuto. E' conscio dell'impossibilità di passare totalmente in osservati, anche se solo in due. Dunque si regola si conseguenza. Egli è in grado di fornire iniziativa, di perdersi nel rischio. In poche parole un'incertezza con dei possibili svantaggi è preferibile ad una certezza con svantaggi acclarati.

C'è poi il racconto approfondito su Tysha, laddove, oltre l'impotenza, si fa largo uno spirito vendicativo e di rappresaglia mai sopito in lui. Tyrion non dimentica, per quanto gozzovigli nella superficialità e nel cinismo, è profondamente segnato. Non rivanga quindi l'evento con l'intento di riproporsi attimi spensierati, ma per focalizzarsi sul triste epilogo e sui suoi strascichi. Dentro di sé è tutt'ora inorridito dalla brutalità del padre, ma è altrettanto scosso su quanto ridondanti siano i suoi metodi punitivi, soprattutto sul tipo di lezione impartitogli, perché di tale si è trattata.

Fatalistico e ironico come reagisca alle parole di Bronn, che gli dice chiaramente che avrebbe ucciso l'uomo che lo avrebbe reso oggetto di una tale situazione. In poche parole Tyrion, con leggerezza, afferma che questo scenario sia ancora possibile. Ed infatti si concretizzerà in futuro.

Eddard:

Un Ned che, proprio come la sua gamba, è ad un punto di rottura. E' debilitato fisicamente e mentalmente, al punto da essere completamente saturo anche da un punto di vista diplomatico e morale. Non è più in grado di rifarsi alla diplomazia, o alla limitazione dei danni. E' ad uno spartiacque totale, resosi conto dell'inasprirsi di una situazione già feroce di per sé, che si ritroverebbe poi a cozzare di netto con le azioni ed il giudizio di un sovrano manipolato e irresponsabile. Emerge ancora una volta anche la brutalità di Gregor Clegane e quanto Tywin Lannister non si esuli dal sacrificare le vite di dozzine e dozzine di innocenti per preservare sé stesso e la posizione della propria casata. Ogni vita, d'altronde, non ha alcun valore se non è quella di un Lannister. Tale la mentalità dietro determinate azioni.

Vi sono anche maggiori avvisaglie sulla natura di Pycelle e su quanto viscido egli sia in realtà. Credo che il fastidio provato nel leggere le sue affermazioni sia pari a quello avvertito da Ned, che gli replica di rimando con un ironia che forse non gli è mai mancata, ma che di rado usa. A dimostrazione che Ned è anche questo.

La decisione del Primo Cavaliere ha l'obiettivo di un netto cambio di rotta, una presa di posizione definitiva, con l'intento di costringere lo stesso sovrano a fare la medesima cosa ed a cessare per costrizione il suo stato di disinteresse e ipocrisia.

Le posizioni di Varys e Ditocorto oscillano tra il provocatorio e l'astuto. Effettivamente Ned avrebbe dovuto mandare Ser Loras, dato che avrebbe posto i Tyrell in una situazione molto delicata. Ma non so quanto una morte di questi potesse essere decisiva, dato che un abile manipolatore di parole ed eventi avrebbe potuto benissimo indicare ai Tyrell lo stesso Ned come l'assassino indiretto del ragazzo e unico vero colpevole, d'altronde sarebbe stato lui a mandare un cavaliere fin troppo giovane in missione.

Sansa:

E' tutta l'essenza originaria di Sansa, o meglio, sono strascichi della prima Sansa che Martin aveva in mente. Nei progetti originari ella avrebbe in fatto dovuto compiere un vero e proprio tradimento verso la propria casata, perdendosi tra l'ingenuità delle scelte sbagliate ed una natura corrotta. Il cap è nato per essere frainteso, per essere travolgente ed irritante nella sua semplicità. Il lettore è in parte manipolato a porsi in una posizione di antipatia verso la ragazzina, poiché non incline ai canoni Starkiani. In poche parole il lettore assume una sorta di dittatura sul personaggio, ne rifiuta l'individualità, non ne accetta la diversità dal branco e di conseguenza tende al facile ed aspro giudizio. E' anche questo che Martin vuole trasmettere, oltre l'ingenuità e le illusioni della stessa Sansa. E' una trappola psicologica in cui è difficile non incappare, a maggior ragione dopo un gran lavoro di empatia sulla sua famiglia d'origine.

La ragazzina, comunque, è qui prigioniera del suo mondo fiabesco, delle proprie convinzioni derivate dall'educazione materna e di una superficialità di sottofondo. Ella riesce contemporaneamente ad essere ingenua e pura, ma altrettanto feroce nel giudizio, come su Beric e Jeyne. Ma anche su Robert. Si ritrova anche al centro di situazioni da lei riscritte ed idealizzate, ed è infine mossa da passioni spontanee e giovanili.

Il sogno su Lady lascia pensare che lei non abbia ancora superato il trauma, che il legame, per quanto breve sia stato, fosse anche intenso. L'idea più popolare è da sempre stata quella secondo cui la morte della Lupa sia stato l'addio verso la propria natura Stark, la divisione definitiva. Ma Sansa è di per sé già divisa dal branco, è un unicum, come Jon Snow.

Il tutto si conclude poi con il furente litigio con padre e sorella. Anche qui i comportamenti adottati sono puramente impulsivi e adolescenziali e tendono ad attirare sentimenti negativi e facile antipatia. D'altro canto Sansa è convinta di ciò che dice, di Joffrey, di Loras, delle apparenze. E' incapace di distaccarsi o di mettere in discussione il suo quadro perfetto.

La frase di Ditocorto, o meglio, il suo monito, è ai posteri un qualcosa verso cui provare disgusto. Egli è consapevole dell'imminente declino degli Stark e chissà che non avesse mire su di lei già allora. In ogni caso Sansa non si dimostra incapace di possedere un'intelligenza emotiva comunque pronta, specialmente dinanzi a lui.


I1er4og.png

« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

u1Rxfyo.png

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

*
***Silk***
Confratello
Utente
1752 messaggi
***Silk***
Confratello

*

Utente
1752 messaggi
Inviato il 13 giugno 2017 22:43

Ragazzi, ci tenevo a dire che non vi ho abbandonato, sono in vacanza. Vi recupero a fine mese!


"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”

 

She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.

 

“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”

 

***

 

"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor. 

 

 

A
AemonTargaryen
Confratello
Utente
513 messaggi
AemonTargaryen
Confratello

A

Utente
513 messaggi
Inviato il 15 giugno 2017 23:24

AGOT, capitoli 45-48.

 

Eddard XII.

 

Ned ha ormai tutto più chiaro; sono state le parole di Sansa dell'ultimo capitolo ad avergli aperto gli occhi sul segreto riguardante Cersei ed i suoi tre figli. Ovviamente, decidendo di confrontarsi innanzitutto con Cersei, sceglie di fare una mossa magari poco condivisibile, ma non priva di onore. L'onore che guida le azioni di Eddard pone spesso le azioni dello stesso in netta contrapposizione rispetto ad una logica utilitarista che, in certe situazioni, parrebbe (al lettore) la più ragionevole da perseguire. La rigidità che molte volte emerge nelle scelte, nei comportamenti di lord Stark, dettata dal perseguimento del suo onore, tende a richiamare (in senso lato) un altro tipo di rigidità, dettata da ragioni diverse, che riscontreremo invece in Stannis Baratheon, in cui il personaggio appare quasi come l'ipostasi del dovere.

Inutile sottolineare come il cuore pulsante di questo capitolo sia il confronto con la Regina: si tratta di una delle parti più intense di questo primo romanzo.

E se la situazione fosse rovesciata: la vita di un bimbo sconosciuto contro quelle di Robb, Sansa, Arya, Bran, Rickon... Cosa farei io? Uno dei (numerosi) passaggi che vengono spesso citati quando si parla della teoria che vuole Jon figlio di Rhaegar. Lo riporto invece per mettere in evidenza come, il fatto che Ned si ponga il quesito, ne metta in luce – semmai ce ne fosse ancora bisogno – doti umane non da poco. Significativo anche il pensiero su Catelyn rispetto a Jon, nella medesima prospettiva dell'amore per i propri figli e delle scelte che si compiono in nome di esso.

Inoltre, anche in questo dialogo troviamo spunti di riflessione per quanto concerne il rapporto Cersei-Robert. Emblematica la considerazione di Eddard: "Non so chi di voi due mi fa più compassione."

Il capitolo si chiude con la celeberrima frase di Cersei: "Quando si gioca al gioco del trono, o si vince o si muore." Una frase che trovo però maggiormente significativa ed ancor più intensa, è la risposta di Eddard alla provocazione di Cersei sul non essersi seduto sul Trono di Spade quando avrebbe potuto.

"Ho commesso molti più errori di quanti tu possa mai immaginare" ribatté Ned "ma questo non lo è stato".

Altre considerazioni.

  • "Ah, ma lui può permettersi di odiarlo, mentre tu non puoi permetterti di ucciderlo […] " Il breve scambio tra Eddard e Petyr sul Mastino contribuisce, in poche righe, a delinearne ancora meglio la figura. Tutti i possedimenti e tutte le terre di Casa Clegane andrebbero a Sandor, nel caso Beric Dondarrion riuscisse a giustiziare Gregor, eppure Eddard non potrebbe "contare sui ringraziamenti" del Mastino. Sandor, pur essendo figura secondaria all'interno di una grande storia, è un personaggio di straordinaria umanità. Sta anche qui la grandezza dello scrittore.

  • Eddard medita sul fatto che non ci sia nessuno (eccetto gli uomini venuti con lui dal Nord) di cui possa realmente fidarsi. Giudizio negativo su Ditocorto, anche per via della sua fuga di fronte allo scontro con Jaime; giudizio negativo anche su Varys. Stavolta, inoltre, non si esime da un giudizio negativo neppure riguardo Pycelle. L'ultimo pensiero va a Barristan.

    Ser Barristan Selmy era un vecchio rigido e rigoroso. L'unica cosa che avrebbe detto a Ned sarebbe stata di fare il suo dovere.

    Passaggio che potrebbe anche apparire curioso, visto che il POV è quello di Eddard. In realtà si tratta di due personaggi i cui comportamenti sono guidati da logiche diverse.

  • Nel parco, Ned riesce a sentire, all'ombra di una quercia, la presenza dei suoi dei. Sarà un luogo di rifugio anche per Sansa, più in là.

 

Daenerys V.

 

Un capitolo intenso, in cui la penna di GRRM fa immergere il lettore in scene davvero vivide, dall'inizio alla fine.

Il rito del cuore dello stallone selvaggio: rappresenta l'ennesimo passaggio che mette in evidenza la crescita di Daenerys. Abbiamo inoltre la profezia su Rhaego, che viene annunciato come lo stallone che monta il mondo. In questo senso, Martin insegnerà presto a prendere le profezie con le pinze.

A dispetto del solito pensare preconcetto nei confronti dei dothraki, nello sforzarsi ad imparare a parlare la lingua comune dei Sette Regni, Drogo mostra una parte di sé abbastanza diversa dal solito. Direi anzi che a Westeros si assiste spesso a crimini sanguinosi ed alle peggiori nefandezze, che non mi sembra evidenzino una società sempre necessariamente migliore di quella dothraki. Forse, un aggettivo più adatto, potrebbe essere diversa.

Molto intensa anche la scena del Grembo del Mondo.

Il capitolo si chiude con la morte di Viserys, la fine di un'esistenza molto triste.

 

Eddard XIII.

 

Si parte dal sogno nelle cripte di Grande Inverno e dal "Prometti, Ned!". Poi il risveglio, ed il Re di ritorno dalla caccia. Qui, assistiamo agli ultimi istanti di vita di Robert Baratheon, la cui parabola non può che far riflettere. Un uomo che così tante imprese compì in giovinezza, che trasformatosi in una larva umana finisce per farsi uccidere da un cinghiale. È comunque assai intenso quest'ultimo dialogo con Eddard. Robert riconosce nel no di Ned all'uccisione di Daenerys la sincerità che dovrebbe esser propria degli amici, definendo il resto dei membri del concilio ristretto esseri inutili.

Sottolineerei il pensiero di Eddard nel momento in cui anziché scrivere "mio figlio Joffrey" scrive "il mio erede": Quali menzogne diciamo in nome dell'amore. Altra frase abbastanza ambigua e che farebbe pensare ancora a quelle dette per mantenere la promessa fatta a Lyanna. Spietata la penna di Martin nel porre il parallelismo fra il "Prometti, Ned" di Lyanna e quello di Robert (riguardante non le problematiche del regno o i suoi figli, bensì le problematiche concernenti la maniera di cucinare il cinghiale al suo banchetto funebre).

La parte successiva riguarda l'aiuto offerto da Renly. In questo caso, avrebbe potuto dare maggiormente ascolto al più giovane dei Baratheon.

Segue la lettera a Stannis e l'incontro con Ditocorto, del qualche trovo interessante proprio la parte che riguarda lo stesso Stannis. Appare abbastanza chiaro, dalla spiegazione di Baelish, il perché Stannis non rappresenti la scelta preferibile per molte delle Casate di Westeros.

Il capitolo si chiude con Eddard che decide di fidarsi di Baelish.

 

Jon VI.

 

Si apre con Samwell entusiasta all'idea di poter entrare nei guardiani della notte e di assistere maestro Aemon.

Segue il discorso del lord comandante Mormont ai futuri guardiani, in cui viene evidenziato il fatto che il passato, il nome degli uomini entrati nella confraternita in nero, non abbiano più alcun rilievo. In particolare, Mormont sottolinea come "Qui, sulla Barriera, siamo tutti un'unica casa." Il Vecchio Orso sottolinea ancora come l'ingresso nei guardiani della notte rappresenti un nuovo inizio.

Se la scelta di giurare di fronte ad un albero diga, al di là della Barriera, mette in evidenza un senso d'appartenenza molto forte rispetto al proprio sangue Stark per quanto riguarda Jon, essa rappresenta invece, per Sam, una cesura rispetto al proprio passato e, per utilizzare le parole di Mormont, per lui è, appunto, un nuovo inizio.

Segue l'assegnazione ad i vari ordini: costruttori, ranger, attendenti. Quello che la prende peggio di tutti è, inizialmente, proprio Jon, che annebbiato dal desiderio di divenire un ranger non coglie nell'immediato il vero significato dietro la scelta di Jeor Mormont di nominarlo suo attendente personale. Tra l'altro, lì per lì non sembra coglierlo neppure ser Alliser.

Si percepisce comunque una certa amarezza di sottofondo, negli scambi successivi che Jon ha con Dareon e Sam.

Il primo:

"Giusto? La ragazza mi stava aspettando, nuda come il giorno in cui era nata. È stata lei a trascinarmi dentro quella finestra, e tu vieni a parlare di giustizia a me!"

Il secondo:

"Nessuno di noi si trova qui per averlo chiesto."

Qui emerge ancora qualche punta acerba per quanto riguarda il ragazzo. Abbiamo un comportamento infantile dopo alcune prove di maturità e di una leadership emergente. Eppure, tutto ciò "fa bene" al personaggio, la cui crescita si presenta realistica, umana.

Verso la fine, da notare come Sam, un ragazzo del Sud, percepisca comunque qualcosa di non banale, rispetto agli Antichi Dei ed agli alberi diga.

"Ci stanno guardando..." sussurrò. " Gli antichi dei".

"Lo so." Jon s'inginocchiò e Sam s'inginocchiò accanto a lui.

Il capitolo si chiude con il giuramento dei guardiani della notte, ed un macabro ritrovamento da parte di Ghost.

Modificato il 05 July 2024 17:07

J
JonSnow;
Confratello
Utente
3334 messaggi
JonSnow;
Confratello

J

Utente
3334 messaggi
Inviato il 16 giugno 2017 20:09

Eddard:

Un Eddard oltre ogni suo limite personale, in totale solitudine. Un Eddard che, per quanto le dicerie dicano il contrario, non è mai stato affatto privo di logica. Ci sono elementi che, nonostante non lo portino a conclusioni argute, riescono comunque a non sfuggirgli. Pycelle che fa rapporto, l'inaffidabilità di Varys e Ditocorto, le mosse nell'ombra. Magari è in grado di porsi tali dubbi più per il contrasto tra la propria natura onorevole e quella invece ambigua di chi gli sta intorno che per intelletto. Il fulcro è ovviamente il confronto con Cersei. La sua è una mossa di coscienza, di consapevolezza tra le azioni future di Robert, la sua indole furente e l'impossibilità di chiudere gli occhi dinanzi ad altre atrocità. Senza dubbio è una decisione azzardata e poco cauta, visto che avrebbe potuto raggiungere il risultato con altri metodi che non con confronti dettati dall'impulso. Qui più che l'onore di Ned emerge, appunto, una coscienza viva, in costante pressione. L'incapacità di volgere lo sguardo altrove, di convivere con qualcosa di schifosamente sporco. Dall'altro lato vi è il male spudorato e ragionato. Narcisismo e arroganza non prive di una causa scatenante. Il male in continua opera che viene però messo in discussione e diviene una sfumatura profonda, che cessa di essere tale, a ribadire che in ASOIAF salvo talune creature totalmente abbiette, il male ha sempre una ragione per essere e non essere tale, per discostarsi dal bianco e dal nero. La sincerità di Cersei non è solo una conclusione razionale. Lei non sceglie di essere totalmente sincera solo perché fare altrimenti sarebbe inutile. Lei sceglie questa strada perché, di fondo, si sente orgogliosa delle sue opere. E tale orgoglio, al di là del narcisismo, è scatenato dal confronto con gli atti di Robert, parimenti gravi. Con una disistima e un disgusto nei suoi confronti tali da annullare ogni forma di vita da lui generata nel proprio grembo. Questo... questo è il vero odio. L'offerta di Cersei, o comunque la sua controversa proposta, è forse una delle soluzioni più concrete e votate a preservare uno status di ordine e tranquillità per tutti. Purtroppo, se nell'immediato tale opzione risulterebbe la migliore, ad un'esame di coscienza significherebbe dare vita ad una dinastia che si regge sulla menzogna e consegnarvi dunque il reame. 

 

Probabilmente, se la natura di Joffrey fosse stata meno mostruosa e più pacifica, se avesse mostrato un accenno di doti, capacità ed una natura gentile e rispettabile, intelligente e propositiva, beh forse il dilemma sarebbe stato più ampio e pungente. Non dico che Ned non lo avrebbe contestato come sovrano, ma sicuramente si sarebbe posto una riflessione in più.

 

In ogni caso emergono anche ulteriori dettagli su Jon, tra la famosa frase includente i 5 figli e la menzione di Ashara Dayne, che da qui in poi aleggerà come un fantasma in ASOIAF. 

 

Daenerys:

I capitoli di Daenerys continuano nella propria aria avventurosa, almeno per questi tratti. Come dicevo precedentemente, è una riproposizione del soggetto perduto tra misteri e meraviglie. Quello che traspare maggiormente in quest'occasione è però la resistenza emotiva. Un qualcosa che Daenerys continuerà a sviluppare e rafforzare col passare del tempo. Alla fine è anche ciò che la scena del cuore implica. Non solo risolutezza, determinazione. Ma vera resistenza emotiva, emisfero di chi non vuole piegarsi, di chi non vuole assaporare il fallimento. Tutto ciò collima anche con una sorta di nuovo e naturale completamento con i costumi Dothraki. Ella stessa tiene a compiacere Drogo, ma soprattutto a divenire parte di quella società con tutta sé stessa, al punto da lasciare indietro ciò che era precedentemente. Dany comincia poi a diventare difatti una Dothraki vera e propria, consumando un rapporto sessuale in pubblico. Abbiamo poi ulteriori dettagli da Jorah, la cui figura diviene sempre più un consigliere sinistro, fedele solo per brama sessuale e non per integrità. Lui non dispensa consigli veramente pregni o insegnamenti, si limita a banali incoraggiamenti sospinti solo dai propri desideri ardenti. Ecco perché la figura di Barristan sarà un acquisizione importante per Daenerys in futuro. La questione delle uova e del fratello le fa onore. Lei sembra provare per lui sentimenti sinceri, ed è ancora distante da una natura egoistica di chi persegue un'ambizione personale. Sente inoltre la necessità di un raccordo con le proprie origini, con la propria storia. Viserys, per quanto folle, è visto da lei come un'incarnazione di ciò. 

 

L'ultima apparizione di questi in ASOIAF è tragica e colma di pena. Un uomo spezzato e ormai folle, accecato dal dolore provato per anni, al punto da deformare la sua natura in un qualcosa di orrido. A differenza di Joffrey è un mostro che poteva ancora essere salvato. Ma Daenerys non ha comunque colpe in merito. 

 

E' piuttosto la fine in sé a far storcere il naso. Il fatto che lei non cerchi di risparmiargliela o comunque di esercitarla con metodi meno atroci. Il non fare una piega e il fatto che lo giudichi infine come un falso drago sono ulteriori sfumature aggiunte. 

 

Eddard:

E' il climax di Ned. Peccato che tale climax, che richiede appunto la morte di Robert, venga raggiunto con un cliché che impedisce al Lord Primo Cavaliere di rivelare la verità al suo Re. Ciò ovviamente non si regge su una base illogica o incoerente, dato che la morte di Robert, come si scoprirà in seguito, era stata organizzata da Cersei. Tuttavia lascia comunque un retrogusto di forzatura, come se lasciare a Ned il tempo necessario alla rivelazione avrebbe significato un totale arresto dell'intero assetto narrativo. Vari punti interessanti sono in primis la pseudo-redenzione di Robert, che giunge a conclusioni assennate guarda caso sotto effetto del latte di papavero ed in punto di morte. Sicuramente è riuscito a congedarsi dalla vita con dignità, recuperata proprio negli ultimi momenti. In secondo luogo il confronto tra Ned e Renly, il cui risultato appare ancor più forzato ed è, a mio avviso, il peggior errore di Ned. Perché non contare sull'aiuto offerto da Renly? Perché rivelare il segreto di Cersei a Ditocorto e non a lui? Avere un Baratheon carismatico, con i propri uomini al seguito e dalla propria parte sarebbe stato molto più vantaggioso. Se avesse detto la verità a Renly avrebbe avuto più possibilità di un epilogo migliore. In ogni caso le proposte di Ditocorto cozzano completamente con i piani di guerra tra lupo e leone da lui scatenati. E' molto probabile che siano proposizioni fini a sé stesse, dietro la consapevolezza che mai Eddard Stark avrebbe accettato un compromesso tanto lesivo del suo onore. 

L'errore chiave, ribadisco, è stata la totale chiusura a Renly in quel momento. 

 

Jon:

Uno sguardo più profondo nei Guardiani della Notte. Il discorso di Lord Mormont non lo trovo affatto buonista, ma coerente. Un uomo alla Barriera non ha più nessuno, se non i propri confratelli. E' privo di casa, se non si osserva al Castello Nero. Paradossalmente l'assetto è simile a quello degli Uomini Senza Volto. Entrambi si lasciano all'indietro la vecchia vita, i vecchi sentimenti, le vecchie emozioni e sensazioni, in favore di un ordine dal fine più grande. La differenza è che i GdN sono costretti a mantenere la propria coscienza e consapevolezza, dunque la propria identità, esponendosi ad un fardello interiore ben più grande. Dalla scelta di Mormont, comunque, si evince che questi abbia ben capito il valore di Jon ed il suo potenziale, altrimenti non avrebbe cercato un modo di istruirlo personalmente. La reazione di Jon all'assegnazione agli attendenti è sinonimo di giovinezza, di incompletezza, quindi di un soggetto reale, vero, nel suo pregio e nel suo difetto. Talvolta è l'imperfezione che avvicina maggiormente ad una forma di perfezione, un paradosso che porta alla realtà. Da notare come l'amicizia tra Jon e Sam si stabilizzi ancor di più, ove stavolta è quest'ultimo a fare le veci di consigliere e di supporto morale. La reazione di Jon è ciò che lo rende, nonostante le varie ombre, un personaggio positivo. La capacità di vergognarsi delle proprie azioni, dunque di crescere e discernere. Di evolvere. 

 

Il macabro ritrovamento è tutt'oggi indice di dibattito. Che sia stato scatenato dalle abilità sensoriali di Ghost, che sia stato un caso o se dietro di tutto vi sia la mano di BloodRaven.


I1er4og.png

« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

u1Rxfyo.png

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

A
AemonTargaryen
Confratello
Utente
513 messaggi
AemonTargaryen
Confratello

A

Utente
513 messaggi
Inviato il 22 giugno 2017 19:23

AGOT, capitoli 49-52. La tensione narrativa continua a salire.
 
Eddard XIV.
Un capitolo breve ma intenso e, per forza di cose, molto diretto. Breve narrazione della colazione con Arya e Sansa. La prima sembra aver trovato una sorta di “equilibrio” nel rapporto con il padre; la seconda, invece, rispetto al fatto di non poter dire addio a Joffrey, ha una reazione abbastanza infantile: uno di quei comportamenti di Sansa rispetto ai quali si tende spesso e volentieri a sparare a zero sul personaggio. Personalmente, invece, non credo fosse verosimile aspettarsi qualcosa di diverso. Emotivamente parlando, un lettore potrà prenderla in vario modo, ma dal punto di vista narrativo v’è coerenza in questo comportamento.  
Eddard appare sorpreso del fatto che Renly abbia lasciato King’s Landing. Come avevamo messo in evidenza la scorsa settimana, non aver dato ascolto al terzogenito di Casa Baratheon è stata certamente una mossa poco condivisibile. Un errore dettato da esigenze di trama, verrebbe da dire, visto che non v’era apparentemente alcun motivo valido per rifiutare l’aiuto di Renly. Perlomeno, non in quella situazione e non con un rischio così alto. Le parole di Eddard (del POV precedente) per giustificare il rifiuto fanno un po’ storcere il naso: non per via delle buone intenzioni, quanto a causa della gestione un po’ superficiale di una situazione in cui il sostegno di Renly avrebbe potuto rivelarsi importante.
“Ti avevo detto di non fidarti di me.” La frase di Ditocorto che chiude il capitolo è indirizzata ad Eddard, ma più in generale suona come un avvertimento nei confronti del lettore. Gli stessi Lannister, finiranno col commettere l’errore di dargli molto potere, in ragione del fatto di non vederlo come una minaccia, sottovalutandolo.  
 
Arya IV.
“Le mie parole hanno mentito. I miei occhi, il mio braccio hanno gridato il vero. Sei tu che non hai visto.”
“Ma sì, invece. Ti ho guardato ogni secondo!”
“Guardare, mia ragazzina morta non significa vedere. Un danzatore dell’acqua vede.”

La lezione di Syrio Forel va oltre il semplice addestramento con la spada, anzi, si tratta di un insegnamento decisamente valido, più in generale, nella vita. Le lezioni di danza di Arya in AGOT con Syrio si riveleranno molto importanti per quanto riguarda il percorso di crescita della giovane Stark.  
La lezione viene interrotta dagli uomini dei Lannister, guidati da Meryn Trant. Syrio dimostra di essere davvero un grande spadaccino, mettendo fuori combattimento ben cinque avversari armato di bastone e senza armatura. Lo scontro con il cavaliere della Guardia reale, a parità di condizioni, sarebbe probabilmente finito in un altro modo. V’è comunque a da segnalare che nel corso degli anni, anche qui su Barriera, qualcuno abbia sollevato dei dubbi, in merito alla morte dello spadaccino braavosiano. Detto questo, credo che Syrio sia effettivamente morto, nello scontro con Meryn Trant.
Il resto del capitolo è incentrato sulla fuga di Arya. Già in questo stesso POV la giovane Stark ripensa in maniera quasi ossessiva alle parole, agli insegnamenti di Syrio, che in una situazione come quella in cui si ritrova assumono una valenza ancor più forte. La paura uccide più della spada.
Nel capitolo in questione Arya uccide un uomo per la prima volta, un ragazzo di stalla.
Inoltre, ripensa alle grigie mura di Grande Inverno come un luogo sicuro. In seguito alla morte di  Eddard cercherà effettivamente di tornare nel Nord. Le avventure tra la Strada del Re e le Terre  dei Fiumi la segneranno molto, e dopo la morte di Robb il suo percorso subirà una netta virata verso est.  
Da sottolineare, comunque, come riesca a scacciare definitivamente la paura ripensando alle tenebre delle cripte di Grande Inverno ed all’episodio dello scherzo di Robb e Jon.
 
Sansa IV.
All’interno del percorso di Sansa in ASOIAF, il POV in questione segna, in un certo qual modo, l’inizio di una fase: quella che vedrà Sansa in mezzo ai Lannister fino alla morte di Joffrey, con la giovane Stark che subirà tante, troppe angherie. Un capitolo che si dipana fra la paura, il timore in seguito al confinamento nella torre più alta del Fortino di Maegor e l’inizio del massacro, ed il tentativo di farsi forza cercando di comportarsi a tutti i costi come una vera lady, forte come sua madre.

Una ragazzina in preda alle proprie emozioni, quella che svela i piani di suo padre alla regina Cersei. Sicuramente una mossa ingenua, dal punto di vista di un adulto, ma non inverosimile, contestualizzando l’atto. In questo capitolo, Sansa viene usata: sarà un aspetto centrale del periodo di prigionia ad Approdo del Re, come ostaggio dei Lannister.
Ad ogni modo, visto e considerato il percorso personale ed il contesto in cui si trova alla fine di AFFC, le aspettative su Sansa relative al prossimo volume della saga rimangono (per quanto mi riguarda) abbastanza alte.
 
Capitolo che mette bene in evidenza il valore umano dei membri del concilio ristretto. Assistiamo al peggio di Pycelle; Ditocorto non renderà certo idilliaco il futuro della povera Jeyne Poole; Varys, che pure è un uomo assai discutibile (e con ancor meno scrupoli di altri), continua a dare il meglio di sé: notevole quanto a lungo riesca a rimanere ad Approdo del Re, conservando un incarico di grande potere come quello di maestro delle spie (forse un potere che gli alti lord tendono a sottovalutare), rendendosi credibile anche tramite azioni assai ambigue persino per il lettore (per esempio il tentativo di assassinare Daenerys) pur tramando da tempo contro la dinastia regnante.
 
Jon VII.
Si parte dal ritrovamento dei cadaveri di Othor e Jafer Flowers. Qui si sente tutto il peso della minaccia che l’inverno porterà con sé. Nell’analisi dei due corpi, Samwell fa un buon lavoro, che agli occhi di Mormont non passa inosservato. Così come non passa inosservato il comportamento di Jon, che aiuta il compagno nel farsi coraggio, nel prendere la parola, replicando a ser Jaremy Rykker – non certo l’ultimo arrivato. Lo stesso Lord comandante mostra, in questo capitolo, di riporre grandi speranze in Jon, non mancando di valutarne parole e azioni; lo dirà espressamente allo stesso, in seguito alla lite tra questi e ser Alliser.  
La reazione degli animali di  fronte ai non morti – fatta eccezione per Ghost – induce a chiedersi se, nell’ottica di uno scontro militare su larga scala fra uomini ed Estranei, sia possibile o meno l’impiego di cavalleria.  
Nella prima parte troviamo anche l’ennesimo sogno nelle cripte di Grande Inverno. Nella ricerca del proprio padre, si ritrova proprio nelle cripte, dove vede i re dell’Inverno uscire dalle tombe.
Inoltre, a proposito di inverno, continua ad essere messo in evidenza che ad una lunga estate seguirà un lungo inverno; come sottolineato nei commenti delle scorse settimane, sembra si sia di fronte ad un monito.
 
Sottolineerei questo pensiero di Jon su Eddard, che trovo particolarmente significativo per coglierne la crescita, ed il modo di vedere sé stesso, in una prospettiva certamente diversa rispetto a quella che lo caratterizzava all’inizio di AGOT. Spesso, peraltro, torna l’eco delle parole di Tyrion Lannister, del suo suggerimento di fare di ciò che si è la propria armatura:
Gli chiederò di mia madre” decise. “Sono un uomo fatto, adesso. È ora che lui mi dica la verità. Non m’importa niente anche se era una pu***na. Voglio sapere.
 
Il giuramento viene poi messo alla prova per la prima volta, anche se in tal senso leggeremo di più nei prossimi capitoli. Un destino abbastanza amaro, quello di Jon Snow. La vita sulla Barriera è in sé una vita durissima, e sono pochi coloro che la scelgono spontaneamente. Oltre a ciò, forse ancor più duro è il fare i conti con sé stessi, e con il tremendo senso di impotenza che si ha di fronte al mondo che cambia ed ai propri cari in difficoltà. Particolarmente intenso, questo capitolo. Nel dialogo tra Jon e Jeor Mormont troviamo una di quelle citazioni che rimangono impresse (con Martin capita spesso):
Ma le cose che amiamo finiscono sempre con il distruggerci.”
 
Nel capitolo si sottolinea spesso il rapporto con Ghost. Viene fatto anche un parallelismo con Sansa e Arya e le loro due lupe. Jon pensa che Lady e Nymeria avrebbero potuto proteggerle. Tra l’altro, in questo stesso capitolo Ghost sarà fondamentale per Jon contro il non-morto. Va anche detto che, nel combattimento, lo stesso Ghost viene salvato da Jon. Per quanto, infine, la grande intensità di questo rapporto emerge con tutta forza anche nei momenti di quiete, quando Jon sente su di sé il peso della solitudine.
 
È vero, da un lato, che i guardiani della notte sono (quantomeno in senso lato) fratelli. Eppure, il fatto che Sam si proponga di accompagnare Jon a pregare al di là della Barriera va oltre: forse anche un altro confratello l’avrebbe fatto, ma Sam arriva a formulare una proposta che normalmente non avrebbe mai fatto anche grazie al comportamento che Jon tiene nei suoi confronti, all’umanità dimostrata, al suo aiuto sincero e disinteressato in un un momento di difficoltà. Intendo dire che non ritengo si tratti soltanto di un gesto formale, ma di un gesto spontaneo, istintivo: un vero e proprio gesto di amicizia, fratellanza. Anche Pyp e Green si mostrano solidali con Jon, che finirà per pensare:
“Sono veramente miei fratelli, quanto lo sono Robb e Bran e Rickon…”
 
Segue lo scontro con ser Alliser. Un rapporto in cui sono entrambi, in un certo senso, vittime della trama. Mai, Thorne, si sarebbe accanito in questo modo con il figlio di Rhaegar.  
 
Capitolo che si apre con i guardiani della notte che colgono i primi segnali della minaccia estranea, e che si chiude con lo scontro con il non-morto. Fondamentale, in questo caso, l’aiuto di Ghost e l’utilizzo del fuoco. Dèi, v’imploro, lasciate che bruci!....

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

J
JonSnow;
Confratello
Utente
3334 messaggi
JonSnow;
Confratello

J

Utente
3334 messaggi
Inviato il 23 giugno 2017 18:43

Eddard:

La confusione, il caos, il trambusto. Tutto ciò giunge da una resa interiore, da una capitolazione emotiva. Ned è ben oltre lo stremo, è appesantito dal mondo intorno a sé, è un essere che ormai si limita a trascinarsi traendo forza dal proprio codice etico e dalla consapevolezza di dover adempiere ai suoi doveri. 

Un assioma che lo porta a rinunciare alla propria sicurezza personale e ad una prospettiva di possibile sollievo e auto conservazione. Il bailamme nasce dal rifiuto e dalla totale chiusura mostrata a Renly, spartiacque di cui tutt'ora non si hanno basi tanto solide per spiegarlo con razionalità. In un certo senso l'autore stesso, oltre ad avvicinarsi maggiormente a scenari canonici e classici che mettono in difficoltà il soggetto dalle buone intenzioni, tende a portare Ned in un isolamento narrativo che mette ancor più in risalto l'aura di dispersione e disperazione in cui egli sarà destinato a sprofondare. Non si tratta di accanimento, bensì di rimarcare la gravità di taluni scenari, rendendo impossibile qualsivoglia appiglio a cui aggrapparsi. 

Sul finale vi è il prosieguo di quel sottofondo già citato a riguardo delle Cronache: la natura umana corrotta e la visione nichilista che diventa realismo in una società che corrotta lo è de facto. Sia Ditocorto che le Cappe Dorate sono la ripartizione concreta, estremamente tangibile, di questo silente concetto. 

 

Arya:

I colpi di spada e di legno non sono che una colonna sonora rispetto al fulcro dell'insegnamento impartito da Syrio. Quest'ultimo non fa che educare Arya all'uso della percezione, dei sensi, dell'istinto. Ma soprattutto la introduce alla filosofia della verità, a divenirne un tutt'uno. Anche gli occhi, uno degli elementi cardini di ASOIAF, cominciano ad assumere un ruolo chiave per la stessa Arya, che avrà una serie di conflitti morali e fisici nei confronti degli stessi per l'intera Saga. In poche parole la verità è ad Arya menzionata e proposta come una presa di coscienza nei confronti della realtà oggettiva, sottratta da qualunque tipo di influenza in relazione al contatto visivo e alla sfera individuale. In poche parole è una totale contrapposizione all'ideologia d'origine greca, secondo cui la verità non è che disvelamento, strumento per rivelare il falso. La lezione di Syrio si limita al solo riconoscimento di ciò che è vero, quindi la percezione della menzogna diviene solo una conseguenza. Ciò che Arya deve fare, in tale schema, è solo prendere atto

La rocambolesca fuga che ne consegue è una sorta di dinamico addio ad Arya Stark ed un introduzione a ciò che sarà. 

Vi è il primo omicidio, avvenuto per difesa e per sfuggire ad un pericolo. Non considererei tale evento come un vero e proprio inizio, piuttosto una situazione a sé stante, dato che gli omicidi che verranno avranno invece scopo punitivo e vendicativo, nascendo dunque come un modo di dispensare la propria giustizia. 

 

Sansa:

Il capitolo è un vomito di paure, emozioni e illusioni, oltre che di egoismi adolescenziali e situazioni idealizzate. Ma soprattutto auto convinzioni. Sansa si mantiene coerente nell'emergere come elemento a sé stante, isolato dal branco Stark per carattere, personalità e ambizioni. L'instabilità emotiva dettata dalla pubertà e dal modo in cui è cresciuta la portano a diversi errori, si destreggia tuttavia tra il dispiacere degli eventi e la risolutezza nel voler portare a termine il suo sogno (capriccio). E' incredibile quanto distante sia dalla realtà e dalla verità non per il rifiuto di vedere e osservare, bensì per concentrarsi così tanto sul compimento di un suo personale desiderio. In tutto ciò è anche il risultato di svariati riflessi condizionati e automatici ormai divenuti canonici a causa dell'educazione ricevuta. In poche parole sono gli automatismi che Sandor Clegane, più volte, le rinfaccia e da cui cerca di svezzarla. 

Sono sottolineate anche l'ambiguità morale e l'assenza di etica nella Regina e nel Concilio Ristretto, a prosecuzione di quella visione della figura dell'essere umano da cui Martin non si discosta quasi mai. Le loro parole, comunque, non sono del tutto errate. Sansa e tradimento non rappresentano un accostamento illogico ed impossibile. Per un motivo o per un altro, coscientemente o meno, ne sarebbe capace. Dopotutto era nei piani originari di GRRM. 

 

Probabilmente anche questo Cap rappresenta un addio a Sansa Stark, alla ragazza delle ballate e dalle mille autoconvinzioni. E' il punto più elevato di auto illusione, probabilmente perché gli eventi che seguiranno subito dopo la porteranno ad un'inesorabile caduta. 

 

Ps. Si parlava di verità mediante percezione. Ecco, lei non ne è priva. Basti pensare a come riesca a leggere perfettamente Petyr Baelish attraverso il suo strato emotivo.

 

Jon:

Samwell diviene prova vivente che il discorso fatto da Jon Snow a Maestro Aemon non era basato solo su parole vacue alla ricerca di fini persuasivi. Ogni uomo ha una sua funzione ed utilità, così come ogni oggetto. Sam si dimostra capace di usare la logica e osservare, dando testimonianza di capacità più cerebrali che si contrappongono ai suoi limiti fisici. Il capitolo, oltre che emotivo per Jon, avvicina maggiormente al mistero degli Estranei e al meccanismo con cui questi ultimi sono in grado di rianimare i cadaveri spingendoli a servirli e ad essere usati per scopi sinistri. E' interessante constatare che Mormont, oltre che belle speranze, si fosse affezionato nel vero senso della parola. Lo si intuisce, molto chiaramente, dall'insistenza con cui intima a Jon di bere quel vino, segno che temesse un suo mancamento. Nel confronto con Mormont, al di là dell'amore e del rispetto che egli nutre per il padre, viene fuori quel chiodo che lo accompagna da sempre e cioè la colpa di essere l'unica macchia sul suo onore, una colpa, uno sbaglio. 

Jon, per carisma ed empatia, riesce ad attecchire su una parte della confraternita, al punto di essere ben visto e ben voluto anche da Noye e da Hobb. Lo scambio di battute con Pyp, Gren e gli altri confratelli mette in risalto l'origine dei Guardiani della Notte, le poche luci che tale confraternita ha dentro di sé e cioè un'ideale di fratellanza poi venuto meno a causa della mancanza di spessore morale nei soggetti che si apprestavano a compiere giuramento. 

Contro Thorne reagisce poi a mo di zio Brandon, venendo quindi confinato. Lo scontro con il non-morto, che gli porterà un'ustione non da poco (altro eterno materiale di dibattito dei fans sui Targaryen e il loro essere presunti ignifughi), dimostra la capacità di adattarsi in combattimento e di cercare la mossa più logica anche sotto pressione. Inoltre, chissà se per coraggio o puro impeto d'inconscienza, non cerca la fuga.

 

PS. I sogni sulle Cripte non possono essere casi sporadici o coincidenze. Hanno sicuramente un loro scopo e un loro significato celato. Nell'occasione, più che la madre di Jon, potrebbero simboleggiare l'arrivo degli Estranei e dei non Morti. Non a caso i Re dell'Inverno fuoriescono dai loro sepolcri.


I1er4og.png

« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

u1Rxfyo.png

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.


Iceandfire
Confratello
Utente
5939 messaggi
Iceandfire
Confratello



Utente
5939 messaggi
Inviato il 02 luglio 2017 12:35

Sansa riesce a leggere bene Ditocorto vuoi perché sta realizzando che si era nutrita fino ad allora solo di fole del tutto avulse dalla realtà ,vuoi perché sta sviluppando un briciolo di intuito femminile ,non credo ci sia arrivata razionalmente ,per quello ci vuole ancora tempo

Circa Jon direi che stiamo assistendo al cammino dell'eroe che ci viene sviscerato punto per punto

Tutte le sue interazioni ed esperienze,specie le negative dico io,lo stanno costruendo tassello per tassello..per portarlo ad essere un leader credibile e efficiente ,empatico ed altruista

Difficile trovare un leader con queste importanti e precise peculiarità 

Modificato il 05 July 2024 17:07

Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei   miei bellissimi  ed elegantissimi avatar e firma

bQ7ab7S.png;
« I am a wolf and I fear nobody. »

''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''

« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »

''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.

 

Messaggi
1.3k
Creato
9 anni fa
Ultima Risposta
5 anni fa

MIGLIOR CONTRIBUTO IN QUESTA DISCUSSIONE
A
Albert Stark
137 messaggi
*
***Silk***
108 messaggi
J
JonSnow;
68 messaggi
F
Figlia dell' estate
59 messaggi