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Sfida Letteraria
di Lady Monica
creato il 04 gennaio 2015

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Seija
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Inviato il 12 marzo 2015 16:52

Un libro che ti ha fatto piangere.

 

"Suite francese" di Irene Nemirovsky.

 

A quarantanni Irene Nemirovsky fu deportata ad Auschwitz. Nei mesi che precedettero il suo arresto compose febbrilmente i primi due romanzi di una grande"sinfonia in cinque movimenti"che doveva narrare, quasi in presa diretta, il destino di una nazione, la Francia, sotto l'occupazione nazista :" Tempesta in giugno"(che racconta la fuga in massa dei parigini alla vigilia dell'arrivo dei tedeschi) e "Dolce"(il cui nucleo centrale è la passione che lega una "sposa di guerra"a un ufficiale tedesco)."Suite francese" è il volume che li riunisce.

È difficile non amare e stimare Irene Nemirovsky a lettura ultimata del suo romanzo non portato a termine. Doveva essere un libro di mille pagine, scritto prendendo a modello la quinta sinfonia di Beethoven. Dei cinque capitoli previsti ne ha portato a termine solo due, mentre per la parte rimanente si possono intuire i prosegui previsti, solo grazie alla lettura dei suoi accurati appunti, scritti prevedendo la fine ormai imminente. Lei che condannava la paura e qualsiasi forma di umiliazione, ha sfidato tutto e tutti, decidendo con lungimiranza di lasciarci in eredità questo splendore di romanzo.

Si tratta di un affresco lucido di una Francia abulica, vinta e occupata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. E nelle strade dell'esodo dei francesi in una psicosi di guerra, sotto i bombardamenti, incrociamo realtà personali variegate tra le diverse classi sociali. Nella prima parte si parla di una famiglia dell'alta borghesia di cui spiccano la figura della madre e di un figlio prete e alcuni borghesi che si pongono in atteggiamento di disgusto nei confronti dei più umili e una coppia di impiegati che tra tutti si evidenziano perché saranno gli unici che riusciranno a mantenere integra la propria dignità.

Nella seconda parte si parla di soldati tedeschi che vengono accolti in casa dai francesi;in particolare la storia di Lucille, una donna francese il cui marito è in guerra prigioniero e di un soldato tedesco che alberga da lei, sotto gli occhi vigili e scrutatori della suocera.

In tutto il racconto emerge la lotta del destino dell'individuo e della collettività, il tentativo di uscire dallo "spirito dell'alveare",la consapevolezza di un rancore rivolto dalla comunità nei confronti dell'individuo che sa far male e che difficilmente riesce a perdonare.

Irene Nemirovsky ha una rara capacità:porre la giusta attenzione ai sentimenti, in modo dettagliato e schietto, anche nei confronti del nemico, secondo la"morale del soldato". Lei sa indagare l'animo umano come pochi scrittori sanno fare;sa cogliere le alleanze tra le classi, i poveri che si cercano nel bisogno e si aiutano vicendevolmente;i ricchi che sodalizzano i vincoli e che, avari, si difendono sempre nella società.

Da questo racconto scaturiscono una serie di riflessioni che dimostrano in modo evidente maturità e capacità di giudizio nei confronti dell'uomo in generale . È nelle avversità che l'animo umano, complesso, molteplice, diviso, misterioso, si rivela in modo definitivo, perché non cambia, ma vengono alla luce gli aspetti che solitamente rimangono nell'ombra e chi come l'autrice sapevano cosa significassero coraggio, paura, amore, ha saputo osservare gli uomini e le donne in tali situazioni, poteva dire di conoscerli e di conoscere se stessa.Le persone si mettono a nudo e si trovano cambiate per affrontare le nuove avversità, per vivere o meglio sopravvivere. E le catastrofi ovvero le scosse della vita passano;restano coloro che non si sono lasciati sopraffare e hanno resistito, atteso, sperato, lottato.

Quest'autrice ci parla del mondo, questo povero mondo così bello e così assurdo, dimostrando di possedere un animo cosmico nel quale trovano eco i grandi problemi dell'umanità.

Con dolore ho terminato la lettura di questo sublime libro, pensando a lei, sempre rispettosa anche nei confronti del nemico e dello straniero, proprio ad opera del quale ha trovato la propria triste fine.

Attendo (probabilmente fino a questa sera stessa)la versione cinematografica con il timore che la vicenda sentimentale prevalga, soffocando la denuncia sociale e il dramma personale.



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Inviato il 16 marzo 2015 18:32

Un'opera teatrale.

 

"Nozze di sangue" di Federico Garcia Lorca.

 

"Il teatro -diceva Garcia Lorca- è uno degli strumenti più efficaci, più utili per l'edificazione di un paese, un barometro che ne registra la grandezza o il declino. Un teatro avvertito e ben orientato a tutti i livelli dalla tragedia al vandeville, può trasformare in pochi anni la sensibilità del popolo". E aggiungeva:" Il teatro è una scuola di lacrime e di risa, una tribuna libera dalla quale si possono difendere morali vecchie o equivoche, così come si possono portare alla luce, mediante esempi viventi, le leggi eterne del cuore e dei sentimenti umani". In questo spirito e in questa convinzione Garcia Lorca, nel 1932, aveva dato vita a "La Barraca",cioè al suo famoso teatro popolare ambulante. In questo medesimo clima ideale sono nate le 3 grandi tragedie lorchiane, di cui "Nozze di sangue" è la prima, le altre 2 sono "Yerma" e "La casa di Bernarda Alba".

"Nozze di sangue" è un dramma in 3 atti. Mentre si preparano le nozze tra la Sposa e lo Sposo, il dialogo fra la Madre dello Sposo e una Vicina:si viene a sapere che Leonardo, ex fidanzato della Sposa e già sposato, appartiene alla famiglia dei Felix, uccisori del marito e dell'altro figlio della Madre . È il primo cupo presagio della tragedia che incombe. Alle nozze si presenta Leonardo, e la Sposa che sente riaccendersi l'antica passione fugge con lui a cavallo nella foresta. Lo Sposo li raggiunge, sfida Leonardo e nel duello entrambi si uccidono. L'azione finale è rappresentata attraverso le parole di 2 boscaioli, accompagnata dal commento della Luna, simbolo di sangue e di delitto, e dalla comparsa della Morte che si nasconde sotto le sembianze di una vecchia mendicante. Il dialogo conclusivo tra Madre e Sposa conferma i presagi luttuosi accumulatesi nel corso della vicenda e sancisce la dura sorte delle 2 donne, condannate al sacrificio e alla solitudine.

A partire da un evento di cronaca della sua Andalusia, con "Nozze di sangue " Garcia Lorca concepisce una tragedia classica in cui i contadini sono vittime di passioni dirompenti, divengono corpi sofferenti in azione, archetipi di una cultura universale dominata dall'incapacità di comunicare e giungere alla comprensione dell'altro a causa di quella potenza oscura che ognuno porta dentro di sé, subdola e irresistibile. Questo dramma è forse la più intensa affermazione dell'universo tragico di Federico Garcia Lorca, l'opera maggiormente pervasa dall'ansia di rappresentare la scissione tra il fuoco di eros e lo strazio di thanatos, essendo l'uno lo sfondo indissolubile dell'altro. I temi dell'amore impossibile, del tradimento, della fuga e della vendetta sono costantemente alimentati dai simbolo tragici della poetica lorchiana; il risultato è un'allegoria moderna irripetibile e struggente che attribuisce un ruolo centrale alla presenza dell'universo femminile, la cui capacità generatrice diviene maledizione quando non assolve al ruolo imposto da una società patriarcale che ha fallito.



Seija
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Inviato il 23 marzo 2015 12:46

Un libro di un'autrice donna.

 

"Il cardellino" di Donna Tartt.

 

I temi fondamentali al centro di questo romanzo sono due. Il primo e più evidente è il tema della solitudine, della disperazione quasi senza voce del giovane protagonosta Theo, che viene privato del grande amore della madre e per la madre in seguito a un tragico attentato al Museo d'arte moderna di New York. Il contatto con il mondo esterno, non mediato dalla presenza amorevole della madre, è cinico e amaro e conduce Theo, appena tredicenne, attraverso dure esperienze che diventano sempre più dolorose. Il rapporto frustrante e deludente con il padre, l'amicizia con Boris, forte e deviante a un tempo, lo trascinano verso l'incubo della droga e dell'alcool.

La grande tradizione americana è qui chiara ed evidente:Theo è il discendente del picaro Huckleberry Finn, di Twain, e del più moderno Dean Moriarty di Kerouac.

Unica costante in questo mondo degradato in continuo movimento, è il segreto che Theo conserva gelosamente:il quadro sottratto al momento dell'attentato al museo, il piccolo gioiello dipinto da Fabritium, nel 1654,"Il cardellino". E qui si innesta il secondo tema, non meno importante, del romanzo, quello della funzione dell'arte e del rapporto opera d'arte e fruitore dell'opera.

"Il Cardellino" fu dipinto da Fabritius con la tecnica del trompe d'olil e questo particolare è estremamente significativo nella comprensione del romanzo. Il quadro crea dunque un'illusione. Dipinto su uno sfondo simile ad una parete, l'uccellino, legato al posatoio da una catenella, sembra voler spiccare un volo impossibile da un momento all'altro. Ne' d'altra parte la scelta di questo volatile è causale, poiché esso era conosciuto nell'antichità come un piccolo animale domestico, facilmente addestrabile, in grado di eseguire piccoli trucchi.

In questa prospettiva il giovane Theo si identifica con il cardellino stesso, nella sua aspirazione alla libertà negata, nella sua propensione all'inganno e alla truffa.

Con grande sensibilità la Tartt si chiede quale sia il confine che separa il bene dal male, insinua il dubbio che sia difficile separare le due cose ed è per questo che il protagonista del suo romanzo oscilla tra l'incoscienza e la superficialità generata dalle droghe e la consapevolezza e la lucidità dei momenti sobri.

Ed ecco l'interrogativo che Theo pone a se stesso:"Come è possibile che pur rendendomi conto che tutto quel che amo o che mi interessa è un'illusione, io continui a sentire che tutto ciò per cui vale la pena vivere risiede proprio in quell'illusione?...il cuore non sceglie. Non possiamo obbligarci a desiderare ciò che è bene per noi o per altri. Non siamo noi a determinare le persone che siamo."

Nello stesso modo Theo si pone di fronte all'illusione creata dall'opera d'arte:"...mi sono convinto che non c'è alcuna verità dietro l'illusione.Perche' tra la realtà da un lato e il punto in cui la mente va a sbattere contro la realtà, esiste uno spazio sottile, uno spicchio di arcobaleno da cui origina la bellezza...questo è lo spazio in cui tutta l'arte prende forma."

A parte qualche caduta di tono, dove sembra che la Tartt abbia ceduto al fascino del cinema americano tendente alla pulp fiction, direi che l'insieme è un omaggio alla grande funzione dell'arte nella vita di ogni individuo, che sia essa espressa dall'opera di pittori, musicisti, artisti di ogni genere, sia essa espressa dall'abilita' manuale dei restauratori che sono in grado di preservare quei manufatti che conservano in sé anni di storia e di storie. Concludo con una frase tra quelle che chiudono il romanzo, che rende ancora più chiaro il concetto:"E nel pieno del nostro morire, mentre ci eleviamo al di sopra dell'organico solo per tornare vergognosamente a sprofondarvi, è un onore e un privilegio amare ciò che la Morte non tocca."



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Inviato il 24 marzo 2015 23:10 Autore

Un libro che possedevi, ma non avevi mai letto

 

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Corrag è una ragazza inglese fin da subito marchiata come strega. Scapperà dal suo paese Natale per raggiungere le Highlands della Scozia e trovare rifugio nel feroce clan dei MacDonal, fino a quando non ci sarà il massacro di Glencoe. Da li la fine pare vicina.

Il romanzo poteva essere strutturato mille volte meglio. Innanzi tutto prima di decollare bisogna aspettare che passi circa metà libro. solo quando la protagonista arriva in Scozia, la lettura si fa più interessante e svelta. La scelta narrativa è pessima: scrittura ridondante, interi paragrafi ripetuti per dire sempre le stesse cose. alla fine anche la storia in Scozia poteva essere sviluppata meglio, invece l'autrice si ripete nuovamente su cose già trite e ritrite. Finirlo è stato un supplizio

Voto 4,5


È Frittella il nostro Re

Fa i pasticci, fa i bignè 

Io ne mangio pure tre

È Frittella il nostro Re!!! 

 

 

You're mine. Mine, as I'm yours. And if we die, we die. All men must die, Jon Snow. But first we'll live.

 

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La cosa bella di essere guardiani? l'affetto con cui veniamo ripagati, ma anche il rispetto, la riconoscenza. E' un impegno che dà molto onore e tanta gloria (Cit @Maya )

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Inviato il 25 marzo 2015 1:46

Un libro non-fiction

Lucchetti babbani e medaglioni magici: Harry potter in italiano le sfide di una traduzione

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è un'analisi sulla traduzione, aggiornato in questa edizione anche con riferimenti alla recente revisione del 2011. Non l'ho ancora finito, lo sto leggendo. Che dire...lo consiglio assolutamente ai fan di Harry Potter, ma mi stanno cadendo le braccia sempre di più man mano che proseguo la lettura. Alcune cose già le sapevo ma altre no e alcune scelte di traduzione sono totalmente nonsense :wacko: Anche se ormai ci sono affezionata alla vecchia traduzione..


Comitato L'Allegra Compagnia di Frittella Dolci e Affini: Paige91 Guardia della Glassa Reale

Comitato F. F. C. (Folletto Fan Club) ---- C.P.J.L."Comitato Pro Jaime Lannister" --- Membro del Comitato Pro Jon Snow

Membro del M.T.P.S, ovvero "Margaery Tyrell Porta Sfiga" ---- Membro del Comitato di protesta G.M.A.C (George Martin arrichisce i cimiteri)

Comitato W.F.D.M "Walder Frey deve morire (possibilmente nel crollo delle sue torri) --- Membro di S.R.D.N: "Stark re del nord" --- S.M.B. "Gli starkiani del Mulino Bianco"

Membro del C. A. T. A. J. Chi Accidentaccio è Talisa? Aridateci Jeyne! --- R.F.D.M.C.C.V. - Rhaegar fai di me ciò che vuoi!

Membro del Comitato "In cucina con Hobb Tre Dita" ---- Membro del Comitato anti-Penny C.A.P. "Buttiamola ai pesci"

Membro Onorario del T.B.D.F. "Team Baciate Dal Fuoco" ---- Membro del D.F.N.B.L "Datte foco non bruciare i libri"

Comitato di T+S Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito) --- CPML - comitato pro metalupi e lupi --- Comitato Pro Draghi

Membro del C.C.E.D.V.R (Comitato contro l'estinzione delle Vipere Rosse) --- Membro del Comitato ISCOM: "Io Sto Con Oberyn Martell!!"

R.S.E. "Reading, sleeping, eating" ------ Comitato ETST : "Edd Tollet seppellirà tutti!!" ---- Membro di di O.S.B.: "Orbi Sulla Barriera"

Sansa - Jaime - Theon Sacra Triade del C.A.P.C.E.I.C.E. (Comitato Ammiratori Personaggi Complessi Ed In Continua Evoluzione)

Comitato Regala una famiglia a Jon Snow E poi gli ho detto "Jon, al mio ritorno, parleremo di tua madre." "E chi era sua madre?" "Boh, non me lo ricordo più neanche io."

CCEM- Comitato contro l'estinzione dei metalupi - B.S.I.N.D.R - Basta Storpiare Il Nome di Rhaegar (perché ogni volta che accade un piccolo drago muore nelle lande del  Fantasy)

E.S.S.S. Eddard Stark Santo Subito in memoria del grande Eddard Stark padre, marito, fratello, amico e lord esemplare

Gemellato con

R.S.S.S. Robb Stark Santo Subito in memoria dell'unico King in The North

Fondatrice del comitato S.F.C. (Sandor Fan Club)


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Inviato il 25 marzo 2015 10:33 Autore

Tipo? Puoi fare qualche spoiler? Mi hai incuriosito.


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Inviato il 25 marzo 2015 12:18

Hagrid ad esempio, nella prefazione all'edizione italiana hanno scritto che parla un inglese palesemente sgrammaticato, ecco perchè in italiano l'hanno tradotto così. In realtà parla correttamente ma con l'accento di Bristol, così come Krum che nell'edizione italiana si esprime come una capra ma parla correttamente anche lui, con un po' di accento bulgaro. Le sorelle stravagarie erano una citazione a shakespere e tutti uomini, ma questo lo avevamo visto nel film. La fenice di Silente è un lui e il nome Fawkes era una strizzatina d'occhio a Guy Fawkes (e a quanto pare in patria si sono fatti due risate per il nostro Fanny), così come il nome di Mrs Purr/Mrs Norris lo era a Jane Austen. Al capitolo "errori e incongruenze" ci devo ancora arrivare ma a una rapida occhiata ho letto di confusione a tradurre i così detti "falsi amici" o frasi che sono spuntate solo nella traduzione italiana..


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Inviato il 25 marzo 2015 14:09 Autore

Sono senza parole :shock: Mi sa che prima o poi me lo devo recuperare!


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Inviato il 25 marzo 2015 20:00

Un libro proibito.

 

"Tropico del Cancro" di Henry Miller.

 

V.M.17

 

Il racconto di "Tropico del Cancro" è in prima persona e non ha una struttura, ma è un luogo inquietante e geniale flusso di coscienza, meglio di in-coscienza, in cui con stile irrazionale e analogico Henry si racconta, anzi, vive alla giornata, travolto dagli eventi che si susseguono senza lena trascinando tutto: il protagonista, gli amici, le donne, le f***e, le vere protagoniste del romanzo, accanto a Parigi, quelle che come enormi voragini ingoiano tutto.

"Tropico del Cancro"uscito a Parigi per la prima volta nel 1934, verrà pubblicato in America dopo 30 lunghi anni di polemica, che provocò un processo per oscenità in seguito al quale il Paese rivide le leggi sulla pornografia. Tradotto in Italia da Feltrinelli nel 1962, è ancora oggi al centro di polemiche tra i detrattori che non riconoscono all'opera la dignità dell'arte e sostenitori che vedono in Miller un genio della letteratura proprio per quel deragliamento sconvolgente dei sensi da cui è travolto Henry e company e il lettore che sia pronto a entrare in un'altra dimensione, forse quella vera, non orpellata, non mistificata, non mascherata, ma vissuta con tutto l'empito e la spontaneità che ne fanno un'opera anche insensata e perciò geniale.

"Tropico del Cancro"si apre con Henry che vive a villa Borghese da un amico, ma non è un alloggio definitivo;ha una serie di conoscenti che lo ospitano ogni tanto;tutto è provvisorio, come il lavoro e le tante relazioni sessuali;è povero in canna, non ha nulla di stabile con nessuno in fondo, e questo stato di provvisorieta'lo fa sentire libero. Vive un'esperienza alla Mattia Pascal, potremmo dire, ma senza avvertire il disagio di possedere la maschera:quella l'ha buttata giù da tempo. Lavoricchia:correttore di bozze, dà lezioni di inglese, posa nudo come extrema ratio, insegnante a Digione. Tante le donne con relazioni a sfondo meramente sessuale:incontri occasionali di una notte o più lunghe. Qualche donna lascia un segno: Tania, che è molto presente nell'opera, la moglie Mona e Germanie, la prostituta di un pomeriggio. Quindi non è il tempo che determina l'incisivita' di una relazione, ma l'intensita' del rapporto sessuale, perché il tempo è il vero cancro, la vera malattia è la vita perché mortale. Non c'è tempo lineare, ma solo interiore: a Tania canta in questo mondo in cui tutto si dissolve, lasciando qua e là chiazze di tempo. All'origine fu non eros, ma caos e Tania è il suo caos e il caos è la partitura su cui è scritta la realtà. Tania è l'incarnazione di tale valore per Henry, che in generale si circonda di gente sgangherata, di poetastri, scrittoruncoli;ci sono anche persone di talento ma su tutto trionfa l'ignavia, il nichilismo radicato dentro i corpi, perché forse le anime nemmeno ci sono. Tutti personaggi perdenti e al limite del sociale. La realtà ci trascina via col tempo che tutto involve, tanto vale vivere con crudezza, impudicizia, ricorrendo anche alla scurrilita',con un linguaggio nuovo, innovativo, delirante, evocativo in un procedere istintivo come un fiume in piena. Tanto quello che sta scrivendo non è un libro. " È libello, calunnia, diffamazione...insulto prolungato, uno scaracchio in faccia all'Arte, un calcio alla Divinità, all'Uomo, al Destino, al Tempo, all'Amore, alla Bellezza...a quel che vi pare".

E poi c'è Parigi, la vera protagonista del romanzo, colta , vissuta, intuita a 360 gradi : quartieri poveri, ricchi, degradati, fatiscenti, lussuosi, cafe',brasserie, parchi verdi, lunghi viali, strade affollate, buie, spente, desolate. Con tratti anche di totale perdizione: " Cielo d'indaco sgombro di filacciose nubi, scarni alberi a distesa infinita, sbracciando rami secchi come sonnambuli. Alberi tetri, spettrali, con tronchi pallidi come cenere di sigaro...imposte chiuse, botteghe serrate. Un lume rosso, qua e là, segnale d'appuntamenti. Ma...passando dall'Orangerie, mi viene in mente un'altra Parigi, la Parigi di Maughan, di Gauguin,...di George Moore... Per il momento non so pensare a nulla:tranne che sono una creatura senziente, trafitta dal miracolo di queste acque che riflettono un mondo dimenticato".

Poi a Pasqua cammina per Les Champs-Elysee con occhio così vivo e presente che ci sembra di essere lì :" Oggi è di nuovo bello e su Les Champs-Elysee al crepuscolo è come un serraglio all'aperto zeppo di uri dagli occhi neri. Gli alberi han la chioma piena, di un verde così puro, così ricco, che paiono ancora umidi scintillanti di rugiada. Da Palace du Louvre all'Etoile è come un pezzo di musica di pianoforte..."

"Tropico del Cancro " è un libro vero, uno scavo nell'animo umano che grida o parla piano, ma destruttura le certezze borghesi per parlare della vita, bella certo, ma anche spesso falsa e meretrice.



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Inviato il 25 marzo 2015 22:33 Autore

Libro da leggere in un giorno

 

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In realtà bastano anche due ore, ci metti un giorno solo se hai una vita da vivere.
E' la storia di un gruppetto di bravi ragazzi che crescono e cambiano, apparentemente a causa di una ragazza altolocata e pure zo****a.

Sinceramente.... no. Fosse stata scritta da uno come Benni ne sarebbe potuto venir fuori qualcosa di bello e divertente, ma Baricco è riuscito a renderla prolissa e noiosa in sole 139 pagine. Niente, Seta è lontanissimo.

Voto: 4


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Inviato il 26 marzo 2015 15:43 Autore

Libro che ti fa paura

 

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Dieci sconosciuti si ritrovano intrappolati su un'isola di fronte alle coste del Devon. Apparentemente sono li per una vacanza, ma non ci vorrà molto per capire che qualcuno non ha altri progetti per tutti.
Non è che mi faccia vera e propria paura, anche perchè l'ho letto moltissime volte. Ma siccome la prima lettura l'ho fatta che avevo 12 anni, più o meno, mi ha sempre lasciato una sorta di timore che mi porto dietro ancora adesso. Ogni volta che apro la mia copia del libro, annuso l'odore della carte e un brivido mi scende lungo la schiena.
Dieci Piccoli Indiani è sicuramente il capolavoro assoluto di Agatha Christie e consiglio a tutti di leggerlo.

voto: 10


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Inviato il 26 marzo 2015 16:52

Il primo libro di un autore famoso.

 

"Kitchen" di Banana Yoshimoto.

 

L'ambientazione giapponese del libro offre uno spaccato di società orientale in cui la protagonista Mikage, rimasta priva di tutta la famiglia, si rifugia in un luogo, la cucina, a lei molto caro, accogliente e sicuro per meditare e raccogliere tutti i suoi pensieri. Per alleviare la solitudine della protagonista, un amico, Yuichi, le offre la possibilità di trasferirsi presso casa sua. Mikage accetta e trova conforto soprattutto nella mamma dell'amico, Eriko, in realtà persona ambigua, che le ridara', con i suoi modi affabili ed i suoi discorsi, la gioia di vivere accogliendola come una persona di famiglia e facendole tornare il sorriso. Pare che tutto vada per il meglio per Mikage, sino a quando i meccanismi vitali si interrompono:lei ricade nuovamente in quella solitudine che non l'aveva mai abbandonata. Il rapporto poco chiaro con l'amico e il forte carattere della ragazza che ha subito la perdita degli affetti familiari sono le tematiche principali del romanzo che vengono narrate affrontando con serenità valori e sentimenti di amicizia, amore, omosessualità, solitudine e tristezza con uno stile schietto, semplice ma profondo.

Probabilmente chi divora fumetti e manga è più naturalmente predisposto alle storie della Yoshimoto, alla maniera che ha lei di raccontarle, non curando affatto-o talmente poco da non darlo a vedere-la verosimiglianza e la logica a beneficio di un risultato finale che torna sempre identico, nonostante sembianze differenti.

Con questo libro la Yoshimoto esordì nel mondo letterario alternando la felicità e il dolore con una naturalezza tale da risultare forse infantile, ma ciò che ne viene fuori risulta terapeutico.

E poi c'è la cucina...e nella mia testa tutto è un fermento, sento l'odore e il rumore delle pentole vuote o piene, e vedo tè fumanti davanti alla solitudine di due giovani innamorati, vedo ramen e piatti di tempura di ogni genere. Vedo la felicità scoppiare all'improvviso davanti a quei piatti ricchi.

Vedo futon stesi su pavimenti illuminati dal sole e con la mente torno ai tempi in cui guardavo i cartoni animati e mi chiedevo quali strani letti avessero loro, messi semplicemente a terra. Ricordo che la mia curiosità impazziva quando Sailor Moon mangiava quei triangolini di riso belli pieni con una"strana cosa nera"ad avvolgerli. Solo da adulta ho placato quell'impeto di curiosità frenetica. Io adoro gli Onigiri!

Tutto questo per dire che la Yoshimoto ha un dono prezioso. Quello di portare il lettore ad assaporare gusti ed atmosfere tipiche del Giappone. Non solo, riesce a farti toccare gli stati d'animo dei personaggi, quasi sempre giovani rimasti soli e colpiti duramente dalla vita, e ti accompagna fino alla fine, con grazia e un briciolo di fiabesca immaginazione. Per abbattere definitivamente i limiti che ancora oggi dividono gli uomini, è forse necessario guardare il mondo come fa un bambino.


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Emma Snow
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Inviato il 27 marzo 2015 1:21

Un libro con opposti nel titolo: Nord e Sud di Elizabeth Gaskell

 

Margaret Hale, figlia diciannovenne di un pastore, a causa di una crisi di fede del padre è costretta a lasciare l'incantevole paesino di Helstone, nel Sud dell'Inghilterra, e gli agi di Londra per trasferirsi con lui e la madre nella città manifatturiera di Milton-Northern, nel Nord. Qui si scontra con una realtà moto diversa da quella a cui è abituata: la tranquilla vita abitudinaria della campagna cede il passo ai ritmi frenetici di una città fondata sul commercio e in cui abbondano le fabbriche. Proprietario di una di queste fabbriche è il signor Thornton, a cui il padre di Margaret fa da precettore, e da subito tra i due si instaura un rapporto complicato: Margaret lo stima perchè è un uomo che ha creato dal nulla la propria fortuna, ma non condivide le sue idee di gestione del lavoro e in particolare dei suoi dipendenti.

 

Ho letto che Nord e Sud non è il titolo che avrebbe voluto dare l'autrice (che avrebbe invece preferito semplicemente il nome della protagonista), ma trovo che sia una scelta indovinata perchè riassume alla perfezione tutte le dualità che si incontrano nel libro: oltre a quella evidentemente geografica, il Sud rappresenta il lato ancora "infantile" di Margaret, legato a una vita sicura, dai valori tradizionali e dalla mentalità ancora piuttosto ristretta, mentre il Nord che lavora senza sosta incarna la modernità a cui la società sta andando incontro e la nuova consapevolezza di sè che Margaret acquisisce nel corso del romanzo.

 

C'è una grande attenzione alla società industriale dell'epoca: sindacati, scioperi e condizioni di vita degli operai vengono trattati attraverso varie figure più o meno rilevanti nel romanzo ed è proprio questo sfondo concreto che dà ancora più spessore alla storia romantica che fin da subito si intuisce tra i due, anzi, forse è proprio la storia romantica a fare da sfondo al resto.

 

Ho decisamente apprezzato questo libro, essendo stato tradotto molto tardi rispetto all'originale non è molto conosciuto in Italia, ma meriterebbe più attenzione... Ed è entrato diretto nella lista dei miei classici preferiti :)



Lady Monica
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Inviato il 27 marzo 2015 13:02 Autore

Splendido Nord e Sud *____* Guardati, se non l'hai già fatto, lo scenggiato della BBC con Richard Armitage: veramente reso benissimo.


È Frittella il nostro Re

Fa i pasticci, fa i bignè 

Io ne mangio pure tre

È Frittella il nostro Re!!! 

 

 

You're mine. Mine, as I'm yours. And if we die, we die. All men must die, Jon Snow. But first we'll live.

 

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La cosa bella di essere guardiani? l'affetto con cui veniamo ripagati, ma anche il rispetto, la riconoscenza. E' un impegno che dà molto onore e tanta gloria (Cit @Maya )

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Inviato il 27 marzo 2015 15:16

No, non l'ho ancora visto perchè volevo prima leggere il romanzo! Appena riesco lo recupero :)


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