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Secondo Megacontest di Scrittura Creativa
di Viserion
creato il 08 aprile 2014

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Inviato il 13 aprile 2014 17:14

 

 

No. Non è stato pubblicato. è stato inviato ad un concorso letterario nella precedente versione, ma non è stato selezionato per la pubblicazione.

 

 

Bella storia.

Mi è piaciuto, ben scritto e ben impaginato, cosa che rende piacevole la lettura.

 

Grazie.


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Inviato il 13 aprile 2014 17:15

Bene! Arrivano i primi scritti e...

 

Ben arrivato a Senzavolto anche se fuori concorso ad una lettura veloce, debbo dire che mi è piaciuto(evvai!), e speriamo che prossimamente ti aggreghi anche tu al gruppo dei contestuali <img alt=" />

 

Devo leggere quello di uno dei tanti re del nord :) thkinginthenorth, che già allo scorsco contest(la sua prima partecipazione), mi aveva colpito per ritmo di narrazione e capacità di scrittura. Vediamo con calma però :)

 

Forza ragazzi!!!

Grazie.


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Inviato il 13 aprile 2014 17:17

Come numero due potrebbe andare bene due personaggi entrambi con doppia personalità vera e presunta? Ne avrei uno vecchio vecchio ma mai andato da nessuna parte. Di scrivere cose nuove non ho tempo in questo periodo.


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Erin
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Erin
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Inviato il 13 aprile 2014 18:37

Eccomi qua, alla fine il racconto ha preso forma.

 

 

 

Megacontest di scrittura creativa. Il numero due.

 

Titolo: il secondogenito del popolo alato.

 

9962 caratteri (Letter Count).

 

 

Il dio Aquila donò ai suoi figli prediletti le ali affinché loro potessero essere liberi.

 

“Mamma, guarda!”

Con questa esclamazione gioiosa Eilan ripiegò le sue candide ali e si buttò in picchiata verso il lago che stavano sorvolando.

Risa stava per richiamarlo, ma poi sorrise nel guardare il suo bambino, perfetta incarnazione della frase scritta nelle antiche pietre. Planò a quota più bassa per poter osservare l’agile figurina che si raddrizzava in tempo per evitare l’impatto con l’acqua: i morbidi stivaletti iniziarono a sfiorare la superficie del lago, lasciando una piccola scia che si dirigeva velocemente verso la riva.

“Eilan – lo chiamò Risa – atterra, da bravo. Facciamo una pausa.”

“Ma non sono stanco – protestò il bambino, eseguendo comunque l’ordine, la sua esuberanza tenuta a freno dalla dolce voce materna – e poi il viaggio non è stato lungo.”

“Abbiamo ancora molta strada da fare, tesoro – sorrise, posando i piedi sull’erba e inginocchiandosi in modo che il figlio si potesse accoccolare a lei – e le tue ali non sono abituate a così grandi distanze: a sette anni i piccoli Aler non fanno simili voli.”

Ma in cuor suo la principessa del popolo alato sapeva che il suo primogenito poteva fare cose che per i suoi coetanei erano proibitive. Eilan era perfetto con i suoi capelli dorati e ribelli, gli occhi azzurri e vivaci, uno spirito curioso ed entusiasta. Se suo padre fosse stato vivo ne sarebbe andato enormemente fiero: quale Aler non avrebbe voluto un figlio come lui?

Quell’amore così rapido e fugace, quando era appena ragazza, le aveva regalato un bambino meraviglioso.

“Mamma – mormorò Eilan, richiamando la sua attenzione – come hai detto che si chiama?”

“Sì chiama Kirian e ha quasi tre anni. Ricordi cosa ti ho raccontato di lui?”

“Che è tuo figlio, il secondogenito, ma non abbiamo lo stesso padre.”

“Esattamente – Risa gli passò una mano tra i serici capelli dorati, così diversi da quelli folti e grossi di Kirian – suo padre si chiama Keroy, ed è stato un grande alleato del nostro popolo nelle ultime guerre. E’ il tuo fratellino e devi prenderti cura di lui.”

“E le ali nere?” non c’era timore o ribrezzo nelle sue parole: Eilan era troppo giovane per aver assimilato i pregiudizi della sua razza, una cosa che Risa, per amore dei figli e del loro futuro rapporto, aveva deciso di evitare ad ogni costo.

“Ecco – esitò lievemente – all’inizio ti sembreranno strane, ed è vero che non può volare…”

“A tre anni? Strano, ma è vero che c’è tempo per imparare bene.”

“No, amore, lui non può: le sue alucce non sono forti come le tue, specie la destra – ma si fermò, vedendo l’espressione perplessa del bambino che, ovviamente, non riusciva ad immaginare una deformità fisica – Non ti preoccupare, Eilan, vedrai che tu e Kirian andrete d’accordo.”

 

“Mamma! Mamma!” Kirian corse nella stanza, l’andatura traballante di chi non ha ancora discreta confidenza con lo stare in piedi. Le sue ali nere si muovevamo spasmodicamente nell’esaltazione di rivedere Risa e questo comprometteva maggiormente l’equilibrio.

Keroy sorrise nel vedere la sua amata inginocchiarsi ed accogliere tra le braccia il loro piccolo prima che facesse un capitombolo sul tappeto.

Gli sembrava incredibile che fossero passati più di due anni e mezza da quando era giunta da lui con quell’esserino dalle ali nere e deformi tra le braccia. Non era stato facile accettare quella malformazione per l’orgogliosa principessa Aler, ma l’istinto materno aveva prevalso: le splendide ali bianche ora sfioravano quelle nere in un gesto carico d’amore e protezione.

“Mammina.” fu quasi un pigolio quello che fece il bambino, mentre chiudeva gli occhi e si rifugiava ancora di più nel rassicurante abbraccio. La testolina strusciò sulla spalla di Risa, alla ricerca di quell’amore di cui troppo spesso era costretto a fare a meno, nonostante per i piccoli Aler il legame con la madre fosse di fondamentale importanza fino ai dieci anni.

“Kirian – Risa rispose a quel richiamo – sono qui, pulcino mio. Quanto sei cresciuto.”

Gli accarezzò i capelli corvini, così simili a quelli del padre, e poi lo indusse ad alzare il viso, ammirando gli occhi grandi e neri che la fissavano con amore assoluto.

“Resti?” chiese con esitazione, quasi avesse timore di ricevere una risposta negativa come spesso succedeva.

“Certo, tesoro, la mamma questa volta resta per diverso tempo. Ma ora ti vorrei presentare una persona; Eilan, vieni, da bravo.”

A quelle parole una figura agile e orgogliosa si fece avanti e Kirian si trovò a sbirciare con timida curiosità il suo fratellastro di cui fino a quel momento ignorava l’esistenza. Gli occhi azzurri e quelli neri si scrutarono per diversi secondi prima che Eilan allungasse una mano e toccasse una ciocca di capelli scuri.

A quel gesto il piccolo arrossì e si ritrasse, cercando rifugio nelle braccia di Risa.

“Ali nere, capelli neri, occhi neri – Eilan disse quelle parole quasi fossero una strana filastrocca – è lui dunque?”

“Sì, tesoro. Lui è Kirian.”

L’ala destra rachitica e con quell’angolazione così strana, ebbe uno spasmo dettato dalla paura. Eilan sgranò gli occhi nell’intuire l’innaturalità di quel gesto e d’istinto le sue ali ebbero un battito di sorpresa. Ma poi intercettò lo sguardo rassicurante della madre e sorrise.

L’idea di un secondogenito non era male: voleva dire che lui diventava fratello maggiore.

Anche se è diverso da qualsiasi altro bambino che io abbia mai visto.

 

Nonostante le prime ore di reciproca diffidenza, avvenne quello che Risa e Keroy avevano sperato: gli Aler facevano grande affidamento sul concetto di fratellanza, era istintivo per i piccoli stare assieme ed aiutarsi a vicenda. E dunque Eilan, pur con qualche dubbio sugli strani colori di Kirian, assunse il suo ruolo di fratello maggiore e dunque leader.

Una volta che furono nella grande stanza di Kirian, piena di vari giocattoli, si portò al centro e chiamò il bambino a sé, mettendosi a braccia conserte e fissandolo con aria compiaciuta

“Funziona così, Kirian: io sono il primogenito, tu il secondogenito, quindi devi fare sempre quello che dico io, hai capito?”

Kirian lo squadrò perplesso e dopo qualche secondo, con un sorriso, percorse i pochi passi che lo separavano da lui e gli cinse le gambe in un abbraccio entusiasta.

“Eilan!” chiamò gioiosamente.

“Non è questo che intendevo – protestò, non riuscendo a capire un atteggiamento simile – e stai buono con quelle ali! Possibile che non riesci a controllare i movimenti?”

“Ali!” ripetè Kirian, orgoglioso di poter sfoggiare con qualcuno che non fossero i genitori, il suo vocabolario in continuo ampliamento.

“Sì, ali – il biondo lo guardò con sospetto, scostandolo da sé – guarda come si muovono. Avanti prova a farlo pure tu: è semplice, no? Dentro e fuori, uno e due: sono esercizi facilissimi.”

“Due, uno! Uno, due! Uno, uno!” Kirian sorrise, prendendolo ovviamente come gioco e mosse le braccia come se fossero ali perfette. Ma le sue appendici nere non furono altrettanto brave a compiere i movimenti richiesti: la sinistra ci provava, ma veniva completamente mandata fuori ritmo dagli strani e scattanti movimenti della destra.

“Ma come fai?” Eilan provò ad imitare quei battiti scomposti, cosa per lui impossibile.

“Ali!” ripetè Kirian, proseguendo nella sua esibizione, naturalmente felice di poter muovere le sue ali, come qualsiasi piccolo Aler.

“Forse sono solo messe male – borbottò Eilan, girando attorno al fratellino e fermandosi dietro di lui per osservare le strane appendici nere – eppure questa sembra tranquilla. Fermo ora, provo a raddrizzarti questa più piccola.”

Non era sua intenzione fare del male al bambino: pensava che fosse una situazione simile a quando veniva qualche crampo e bastava stendere la parte interessata per far passare tutto quanto. Ma come iniziò a tirare l’ala nera, cercando di metterla in un’angolazione corretta, Kirian iniziò a piangere di dolore e dimenarsi come un ossesso.

“Non agitarti! – si impanicò, senza tuttavia mollare la presa – Ti voglio solo aiutare, stupido! Poi non fa più male, non capisci!”

“Papà! Papà!” strillò Kirian, contorcendosi nel tentare di liberarsi da quella stretta con il concreto risultato di farsi ancora più male.

Fu solo questione di una decina di secondi prima che Keroy e Risa entrassero nella stanza; Eilan aveva già mollato la presa e fissava con dolorosa sorpresa il bambino che, scosso da violenti singhiozzi, si era raggomitolato sul pavimento.

“Pulcino – mormorò Risa, abbracciandolo, mentre Keroy gli accarezzava con dolcezza i capelli corvini – che è successo?”

“Volevo solo raddrizzargli l’ala destra – ammise Eilan, non capendo cosa ci fosse di sbagliato nel suo gesto – non volevo fargli del male.” i suoi occhi azzurri osservarono i nuovi spasmi dell’ala nera.

Come poteva tollerare di non poterla muovere decentemente?

 

Quando Eilan si svegliò durante la notte, in parte infastidito dal letto nuovo, notò che Kirian, nel giaciglio accanto al suo, dormiva sul fianco sinistro. In questo modo l’ala destra non era costretta a nessun contatto con il materasso e dunque non poteva essere infastidita.

Non pensavo che gli facesse così male.

Con un sospiro si alzò e con un agile balzo, accompagnato da un battito d’ali, atterrò sul letto del fratello.

“Eilan?” mormorò Kirian, svegliandosi per quel movimento e stroppiciandosi gli occhi con la manina.

“Ti fa ancora male?” chiese.

“No.” adesso gli occhi scuri erano del tutto aperti e lo fissavano con timore.

“Non te la tiro più, tranquillo.”

“Dormi con Kirian?” chiese il piccolo, tendendo la manina.

“Va bene, fratellino – acconsentì – domani proviamo di nuovo a fare esericizi con le ali?”

“Uno due?”

“Sì, quelli.”

“Divertente! A Kirian piace fare uno due!” sorrise il bimbetto, abbracciandolo.

Eilan annuì con soddisfazione, lieto di vedere che l’incidente non aveva intaccato la fiducia che il piccolo riponeva in lui.

Prima o poi avrebbe insegnato al secondogenito a volare: un fratello maggiore fa anche questo.


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Eddard Greyjoy
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Eddard Greyjoy
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Inviato il 13 aprile 2014 22:21

Scusate ancora, ma con due si intende anche un bivio, una scelta tra DUE opzioni?


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hacktuhana
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hacktuhana
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Inviato il 14 aprile 2014 0:52

Mamma mia Erin!

 

Vuoi proprio farmi piangere! :)

 

Bellissima scelta!

 

Molto molto gradita :)

 

E come sempre, sarò monotono e ripetitivo, scritta benissimo, come piace alle mie corde...

 

Aspetto altri racconti!



Maya
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Guardiani della Notte
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Inviato il 14 aprile 2014 10:28

Come numero due potrebbe andare bene due personaggi entrambi con doppia personalità vera e presunta? Ne avrei uno vecchio vecchio ma mai andato da nessuna parte. Di scrivere cose nuove non ho tempo in questo periodo.

Innanzi tutto grazie per aver risposto alla mia domanda sul nome e perdonami per la mia curiosità, ma non resisto all'idea del sapere il perché di certi nickname. ;)

 

In realtà, il tema del doppio lo avrei escluso. La traccia inviterebbe più ad una successione. Tuttavia, visto che ci sono DUE personaggi, lo si può intendere come DUE in senso letterale, quindi secondo me va bene (e poi dopo il tuo primo bel racconto sono curiosa!)

 

 

Scusate ancora, ma con due si intende anche un bivio, una scelta tra DUE opzioni?

 

Direi che potrebbe anche andar bene, in fondo. Quando compi una scelta, una opzione diventa prima, l'altra seconda...

 

Non ho ancora letto Erin e Thekinginthenorth, ma rimedio presto.

 

La verità sul mio racconto è... che non ho uno straccio di idea! <img alt=" />


"Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità" (La ragazza nella nebbia - Donato Carrisi)

 

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kinginthenorth
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kinginthenorth
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Inviato il 14 aprile 2014 11:33

 

Intanto, complimenti a Kinginthenorth, la storia mi è piaciuta, è una tematica che ho immaginato più volte, e direi che l'hai resa molto bene!

 

Bravo!(e sono DUE) <img alt=" />

 

grazie mille <img alt=" /> non ho ancora avuto modo neanche io di leggere il tuo e gli altri scritti, in questi giorni di vacanza rimedierò <img alt=" />



Maya
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Inviato il 14 aprile 2014 14:08

Piccolo OT (nemmeno tanto): aneddoto di Ernest Hemingway sui gatti (da me cosa potevate aspettarvi?) per augurarvi una buona settimana creativa:

 


"Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità" (La ragazza nella nebbia - Donato Carrisi)

 

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Lochlann
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Lochlann
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Inviato il 14 aprile 2014 20:32

Un'ideuzza è arrivata, devo lavorarci perchè ora come ora col tema del contest c'entra poco o nulla <img alt=" />


Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.

All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.

200s6pw.jpg

"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.

I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"

"Yes" said Caladan Brood "you never learn."

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Eddard Greyjoy
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Eddard Greyjoy
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Inviato il 24 aprile 2014 15:01

Ecco il mio racconto (l'ho fatto "breve", spero apprezziate lo stesso)

 

Contest di Scrittura Creativa

Titolo: Buio e sangue

Caratteri: 6904 (spazi inclusi)

 

“Sempre a me i lavori peggiori” pensò Qembris, mentre scendeva le scale per arrivare alle segrete.

Il piano del suo capitano stava funzionando: con la scusa di dover arruolare nuovi marinai, Qarnar stava per riprendersi Immis.

“Il suo trofeo. Una pu***na dai capelli rossi.”

Qembris era stato scelto tra tutti per andare tra i prigionieri e liberare la bella Vraed.

“Sono lo scarto. Quello di cui si può fare a meno. Quello a cui toccano le cose più dure. Un mio consanguineo le sa bene queste cose” disse tra sé e sé.

Man mano che scendeva, si faceva tutto più freddo e più buio.

“Puzza anche questo posto.”

Il carceriere lo intimò di fermarsi, dicendo il solito e monotono “chi va là”. Qembris si fermò. Era vicino a una cella, al cui interno non c’era nessuno. O meglio, qualcuno c’era: un grosso ratto peloso dagli occhi rossi.

Il carceriere era un uomo dai capelli grigiastri e lunghi. Il colore degli suoi occhi era di un nero intenso. Era basso e aveva una cicatrice che percorreva tutto il naso.

Sorrise a Qembris, che notò l’assenza di due denti nella bocca di quello.

<<Chi accidenti sei, tu? Un nuovo regalo di Ser Pelato? O un’ altro omaggio del nostro amato lord?>>

“Lord Nwemidh dal cuore di pietra, il lord di Altatorre. Lo conosco fin troppo bene. Ma chi cavolo è Ser Pelato?”

<<Ser chi?>> chiese perplesso Qembris.

<<Il tuo amico, Ser Dordwar.>>

<<E chi ha detto che siamo amici?>>

<<Che vuoi tu?>>

“Quanto gli puzza l’alito!”

<<Lord Nwemidh richiede la presenza di quella lì.>> disse il marinaio, fingendo di non ricordarsi il nome di lei.

<<Quella chi?>>

“Chissà chi.”

<<Cosa…Lady Immis Vraed>>

<<La bella prigioniera! Oh, che peccato! Cominciavo a divertirmi con lei. Però non l’ho ancora…toccata, diciamo.>>

“Meno male. Aspetta, perché “meno male”? Cos’è tutto questo interesse?”

<<Vieni.>> ordinò il carceriere. <<Io, Raeos, mi ritengo un buon carceriere. Ho modi bruschi, questo è vero, ma mi ritengo più gentile di altri.>>

“Più gentile? Non ci credo. Di certo è più brutto di altri.”pensò.

Camminarono con un passo abbastanza rapido fino alla cella della prigioniera.

Non era sola: insieme a lei c’era un vecchio rannicchiato, che dava loro le spalle.

<<Ma guarda un po’! Dorme, la signorina>> disse in tono sarcastico Raeos. <<Ora la sveglio.>>

Chiunque avrebbe cercato di destarla chiamandola a gran voce, strattonandola, tirandole dell’acqua fredda o in qualunque altro modo. Ma, a quanto pare, il carceriere aveva un metodo tutto suo.

Si avvicinò a Immis e si chinò vicino a lei. Era molto lento nei movimenti. Avvicinò la sua faccia alla sua, aprì la bocca e…ruttò in maniera molto rumorosa.

Il fetore del suo alito riusciva a sentirlo anche Qembris.

“Insopportabile per me. Per la povera Immis sarà una tortura.”

La bella prigioniera si svegliò, tossì per diversi attimi e, vedendo il carceriere, si ritrasse da lui e cercò di andare verso il muro, strisciando all’indietro come i gamberi.

<<Guarda chi c’è.>>

Immis si voltò verso Qembris. Lo sguardo di lei, seppur fragile e debole, fece sentire il marinaio stranamente a disagio.

Ella riconobbe Qembris e si spaventò.

<<Mandalo via, ti prego. O dei, fate che sia un incubo, questo. Mi stupreranno.>>

<<Non ti farò niente, dolcezza. Voglio solo che vieni con me.>>

<<Andrei dovunque tranne che con voi sulla vostra nave.>>

<<Hai visto, eh, quanto è testarda?>> domandò, sorridendo, Raeos.

“Sciocca più che altro. Poco attenta alle situazioni in cui si trova.” disse tra sé e sé Qembris.

<<Fortunata lei. Meno male che ha me come carceriere. Le voci girano davvero molto velocemente: Lord Ernan Axtar ha preso la città di Doenab, tradendo Re Wodhe. Ha fatto prigionieri il figlio del re e molti lord e alfieri. Tra di loro c’era anche il signore di Rivo Est, un certo Torthad Tardem. Si era lamentato del pessimo cibo e il carceriere…sai cosa gli fa? All’inizio non gli dava più niente, poi aveva cominciato a dargli le peggiori schifezze. Per esempio, acqua mista ad urina. O anche di peggio…aveva fatto i suoi bisogni sulla ciotola del cibo e aveva costretto il poveretto a mangiarli tutti.>>

“Può un uomo essere così crudele?” si chiese Qembris, che provava molta pietà per il povero Torthad.

Immis era scoppiata in lacrime. <<Smettila. Che storia orribile.>>

<<Hai un taglio sul labbro, mia cara.>> disse Qembris.

<<Colpa sua.>> disse la prigioniera, voltandosi verso Raeos.

<<Non ho ancora finito la mia storiella. Tardem, non potendone più, si è suicidato, lasciando il suo castello senza un signore. Io non stato troppo crudele con te.>>

<<Abbiamo due concetti di crudeltà molto diversi.>>

<<Tu dici? Credo che…>> Raeos si interruppe e urlò di dolore. Si tastò la schiena e guardò la sua mano insanguinata.

<<Piccolo b****do!>> gridò in faccia a Qembris, che colpì il carceriere con un pugno.

“Accidenti, che pelle dura! Mi sono fatto male più io che lui.”

Immis era molto spaventata, tanto che si era accucciata e aveva chiuso gli occhi.

Raeos, accecato dalla rabbia, si avventò verso il suo avversario, che si spostò di lato e colpì il fianco sinistro del carceriere col suo pugnale.

<<Pezzo di me**a schifoso!>> urlò il ferito.

Raeos, più furioso che mai, si avventò di nuovo contro Qembris: stavolta fu più veloce, malgrado le ferite e il sangue che ne usciva copiosamente.

Afferrò il volto del suo rivale con una mano e cominciò a stringere forte.

Qembris tentò di colpirlo con qualche calcio, ma fu tutto inutile.

“Sto soffocando. Cosa aspetta ad aiutarmi, la dolce Immis?” pensò.

Dalla sua mano destra cadde il pugnale sporco di sangue.

Raeos continuava a stringere e il tempo passava: ogni secondo sembrava un’eternità.

Il marinaio afferrò le braccia del rivale e tentò di liberarsi, ma la presa era troppo forte.

“Non posso andarmene così.”

Qembris stava lentamente perdendo conoscenza. I suoi occhi cominciavano a chiudersi. Le sue forze lo stavano abbandonando.

Sembrava non esserci più speranza.

Improvvisamente sentì la presa farsi più debole.

Raeos lo lasciò a terra e si toccò la testa.

Qembris respirò affannosamente per diversi secondi, guardando il suolo sotto di lui.

Alzò lo sguardo lentamente e vide che il carceriere aveva un brutto taglio sulla fronte. Vicino a lui c’era un sasso abbastanza grande. Di sicuro lo aveva tirato Immis e questo Raeos lo capì subito, tanto che si girò verso di lei.

<<Brutta t**ia! Adesso ti st**ro fino a romperti le ossa!>> urlò rosso in viso.

Il marinaio si alzò di scatto, raccolse lesto il pugnale, e si gettò verso il carceriere, gridando “no!”.

Colpì ripetutamente e rabbiosamente il torace del suo avversario e poi lo uccise definitivamente, tagliandogli la gola da parte a parte.

Raeos cadde a terra con un tonfo rumoroso e, prima di morire, riuscì a vedere la bocca sorridente di Qembris.

“Un altro ostacolo è superato.” disse tra sé e sé il vincitore.

Si girò verso la sua Immis e le disse:

<<Andiamocene.>>


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hacktuhana
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hacktuhana
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Inviato il 25 aprile 2014 15:04

Immis... bene bene :)

 

La saga continua <img alt=" />


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Eddard Greyjoy
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Eddard Greyjoy
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Inviato il 25 aprile 2014 15:38

cosa puoi dire sul racconto, mastro hack?



Maya
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Guardiani della Notte
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Maya
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Guardiani della Notte

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Inviato il 28 aprile 2014 14:25

Sono finalmente rientrata ed appena mi sgombero di un po' di lavoro mi metto a pari con la lettura.


"Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità" (La ragazza nella nebbia - Donato Carrisi)

 

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hacktuhana
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hacktuhana
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Inviato il 30 aprile 2014 9:51

Aspetto buone novelle :)


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